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valeria luiselli

Cercando la tomba di Brodskij


di Vittorio Giacopini

l rapporto tra il narratore e lo spazio "cartografico". Prima viene la mappa, poi lazione (e con lazione il viaggio, la scoperta, lattraversamento di frontiere, lincidente che dischiude orizzonti inaspettati o ti fissa nella posa beota del turista o del guardone). In origine, ci sono territori immaginari, mappe e leggende. Lintuizione di Chabon e di Calvino messa alla prova in questo libro anomalo e incantevole. Messicana giramondo pi per forza di cose che per scelta, sempre consapevole che la letteratura anche larte dellinganno quella di Ulisse, quella di Proteo Valeria Luiselli ci consegna un pugno di carte false che si animano come un mazzo di tarocchi. Sono dieci racconti o saggi, cambia poco dove la parola "carte" finisce per esplodere in un fuoco dartificio di significati che alludono a una certa esperienza della modernit, a uno stile della presenza (e dellassenza). Piante topografiche, carte da gioco, documenti didentit, libri e traslochi. Prima viene la mappa, poi lazione, ma spesso limmagine idealizzata in progetto lineare o aspettativa si tramuta in pietra dinciampo, linea derranza. Com giusto che sia, tutto inizia e finisce - in un camposanto. Le pagine sulla tomba di Brodskij a Venezia sono assai belle. Valeria Luiselli evita qualsiasi retorica da pellegrinaggio letterario (una voga stucchevole, noiosa) e va al cuore del problema, freddamente: Cercare una tomba al cimitero come cercare un volto sconosciuto nella folla. Non si tratta di un omaggio rituale ma della costruzione, e coerente, di un pretesto. Il pretesto che organizza uno spazio, lo organizza; il metodo che connette la mappa (una delle infinite mappe) con la vita. E poi anche questione di contrarre i movimenti, semplificare. Nello spazio, linfinito non si esprime in espansione ma nel ritrarsi. Bisogna costruire (o trovare, decifrare, saper leggere) strutture delimitate, figure logiche. Forme precise che si impongono razionali, intellegibili ( lo stesso Brodskij a dirlo, daltra parte, quando canta il mondo che si contrae in cellula, armadio a muro, tomba). Ma il mazzo di carte false della Luiselli nasconde mille altri tesori, e altre sorprese. Stare nel mondo (e scrivere del mondo, raccontarlo) vuol dire soltanto camminare, o pedalare. Valeria Luiselli scrive nellunico modo possibile, o accettabile, ossia come una camminatrice, o una ciclista. Non centrano niente la critica dei consumi o il salutismo; ancora una volta questione di attenzione e di sguardo, di mente critica. Come Beckett (uno sradicato che si sente a casa propria in diversi luoghi), la prosa di Luiselli vive tra gli spazi, accudisce il vuoto. Che anche un modo per ribellarsi alle costrizioni di una falsa esistenza, alla vita offesa, alla rete di norme obbligatorie e di convenzioni di unenorme impostura globalizzata. Niente ad esempio pi falso di un certo modo di viaggiare. Lesempio degli schermi sui voli intercontinentali dove la sagoma di un aeroplanino si muove su un finto mappamondo come una mosca sul vetro perfetto. Nessuna invenzione mai stata cos contraria allo spirito della cartografia quanto questa in cui viene imposta una traiettoria e non si possono tracciare percorsi alternativi. Le uniche carte buone le uniche che possano innescare qualcosa, creare mondi sono quelle "false", a conti fatti. Lastrazione dello spazio trasmuta in fantasia, sogno e visione: Lo spazio che una mappa cartografica ci spalanca davanti silenzio e quiete del territorio astratto stimola limmaginazione. Soltanto su una superficie statica e senza tempo la mente pu correre a suo agio.
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Valeria Luiselli, Carte False, traduzione di E. Tramontin, La nuova frontiera, Roma, pagg. 114, 15,00

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