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Introduzione
Capire la nostra evoluzione culturale alimentare ci può aiutare a determinare quali stili di vita
abbiamo assunto nel tempo, da quando l’uomo si è evoluto fino ad oggi.
È opinione oramai diffusa che oggi la nostra evoluzione biologica si sia arrestata e che al posto di
questa stia avvenendo quella culturale, e dato che il modo in cui ci nutriamo dipende dalla nostra
cultura diviene importante ricercare, studiare e infine capire in chiave evolutiva un ampio ramo
dell’antropologia culturale quale l’evoluzione culturale dell’alimentazione.
Ultimamente grazie a ricerche di genetica, biochimica e fisiologia stanno emergendo interessanti
dati che ci dicono come abbiamo vissuto e quali abitudini hanno modificato nel tempo. Possiamo
subito renderci conto che la parola chiave perché l’evoluzione culturale alimentare sia potuta
avvenire è “tecnologia”; grazie allo sviluppo di metodi e all’avvento di strumenti l’uomo ha potuto
cacciare, lavorare, cucinare e conservare il cibo.
In una bella giornata passeggiamo nella folla costituita da persone che cercano di comprare dei
prodotti alimentari come frutta o pesce, e in particolare, vicino una bancarella dove si compra della
frutta notiamo due individui molto differenti d’età. Un signore che avrà all'incirca ottanta anni e un
ragazzo di venticinque. Proviamo a porgli delle domande: quali stili d’alimentazione assumono
durante la settimana? Quando lei aveva la stessa età di questo bel ragazzo, cosa mangiava?
Posso assicurarvi che è una bell’esperienza poiché quando si pongono questi tipi di domande ai
signori anziani hanno passione a spiegare agli individui più giovani le loro usanze e stili di vita,
commentare ciò che loro hanno costruito, quello che ricordano, rimpiangono e desiderano si
potesse. In più dalla conversazione avvenuta potrete scorgere un altro aspetto importante: la netta
differenza che c'è tra gli stili di vita alimentari dei due individui, non solo odierni, ma soprattutto su
ciò che il signore anziano mangiava, quando aveva venticinque anni. L'evoluzione culturale e in
particolare quell’alimentare fa passi da gigante in soli dieci anni. In poco tempo possiamo
accorgerci che il modo di nutrirci cambia, dovuto al fatto che l'evoluzione tecnologica cambia, la
produzione agricola aumenta sia in quantità ma soprattutto in termini di qualità, dall'altra parte i
consumatori desiderano un alimento che è di qualità, e di qualità ne possiamo intendere di differenti
tipi: nutrizionale, edonistica e sensoriale, d’uso e servizio.
Il consumatore desidera magari un pranzo veloce e comodo, un alimento che si trasporta meglio e
che si cuocia subito, oppure tutte quante le cose e in più che fa bene.
Per raggiungere quest’obiettivo lavorano i tecnologi delle produzioni alimentari: biologi,
agricoltori, agronomi, veterinari per citare qualche esempio, persone che cercano di raggiungere gli
obiettivi prefissati.
Torniamo un attimo a parlare dei nostri due intervistati e ricordiamo i quesiti a loro riproposti:
Quali stili d’alimentazione assumono durante la settimana?
Anziano: Io mangio molte verdure e frutta, poca carne, e cerco di bere molta acqua. Adoro bere un
bicchiere di vino a pranzo. Insomma cerco di propormi uno stile d’alimentazione analogo a quello
di, quando ero più giovane, proprio come lui ( indica il ragazzo). A volte nel corso della settimana
mangio legumi, verdura lessa condita con olio d’oliva, con pane. Adoro la pasta fatta in casa
cucinata con un bel sugo fresco di pomodori. Il pesce lo mangio più di frequente rispetto a, quando
ero giovane, prima non ce lo potevamo permettere, del resto come la carne. La mangiavo massimo
una o due volte al mese.
Ragazzo: Mi alzo e mi propongo una colazione con un solo caffé, al massimo un croissant, in ogni
modo molto veloce, per il semplice motivo che vado a lavorare presto e non si ha molto tempo per
fare una colazione lunga e prolungata. Per quanto riguarda il pranzo mangio un primo composto
essenzialmente da pasta, condimento variabile da giorni a giorni, associata a sughi o a legumi o
patate. Come secondo piatto mangio carne molto spesso rossa, preferisco un' abbondante porzione.
Nel pomeriggio bevo un caffé con amici e la sera mangio una pizza o un panino presso un fast-food.
In ogni modo non mangio molto pesce, frutta e verdura. I legumi non mi piacciono per niente.
Quando lei aveva la stessa età di questo bel ragazzo, cosa mangiava?
Naturalmente ci riferiamo solo alla persona anziana...
“Certamente non mangiavo tanta carne quanta se ne mangiava oggi, e non assumevo gli stessi
comportamenti che assumeva il ragazzo. Come le ho già detto la carne costava tanto e non ce la
potevamo permettere ogni giorno. Mangiavamo molti legumi che erano facilmente reperibili ed
economici. Ci piacevano, non li mangiavamo solo per un caso di necessità. Ci facevano bene ed
erano facili da digerire, perlomeno io li digerivo abbastanza, in particolari piselli, fagioli e ceci.
Soffrivamo poco di patologie dentarie e di tutte quelle malattie come il cancro. Lavoravamo all'aria
aperta in campagna, producevamo il vino, l'olio e c'erano poche industrie.”.
Possiamo renderci conto subito che la dieta assunta dalla persona anziana è più equilibrata rispetto a
quella del ragazzo, infatti, mangiando più legumi e verdura ci alimentiamo di carboidrati che sono
la risorsa più diretta e facilmente reperibile d’energia, in particolare i legumi contengono una serie
di sostanze interessanti: carboidrati, proteine aventi funzione plastica e biochimica importantissima
e lo xilolo, un composto derivante nel gruppo degli alcoli che ha un'azione benefica per i nostri
denti, non per niente è contenuto in tutti i nostri dentifrici.
Assumeva associato a verdura e legumi, l'olio d’oliva, un toccasana per l'apporto di trigliceridi che
rappresentano una forma di riserva di energia utilizzabile quando i carboidrati non sono disponibili.
Riguardo alla carne se n’assumeva poca e questo non è per niente un male. Secondo un recente
studio d’oncologia chi assume quotidianamente più d’ottanta grammi, di carne rossa, in particolare
vitello e maiale, per tutta la settimana ha un'alta probabilità di produrre radicali liberi che
rappresentano una delle cause dei tumori all'intestino.
Bibliografia
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