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PIU VECCHI

il post definitivo sullindie rock rock.


E una zona grigia dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. Possiede allinterno una struttura incredibilmente complicata, ed alberga in se quanto basta per confondere il nostro bisogno di giudicare (Primo Levi, I Sommersi & I Salvati, 1986) http://www.youtube.com/watch?v=K2LOLmjPOlM (Mio nipote Niccol, qualche giorno fa) Nel corso degli ultimi mesi in molti mi hanno chiesto un parere sulla cosiddetta musica indie. Ho sempre evitato di rispondere a tutti quegli ask in blocco perch questo argomento -che definire (d)annoso eufemistico- ha finito di stufarmi circa dieci anni fa, con luscita dellatipico (post-rock?) Murray Street dei Sonic Youth e con tutte le questioni ad esso correlate. E infatti da oramai quasi ventanni che rispondo e argomento la suddetta bararre con esiti pressocch immutati nel tempo e del tutto inutili: passa qualche mese e qualcun altro si riaffaccia con le stesse domande. Ho quindi deciso di scrivere questo

post definitivo sullindie per spiegare, definitivamente appunto, la mia visione in merito; cos da poterla riutilizzare -dora in avanti- ogni qual volta mi possa tornare utile per me e per gli altri. Partendo dallo stretto legame (quanto meno, concettuale) tra musica indipendente e avanguardia musicale, ci su cui non si dibattuto per nulla nel corso degli anni la profonda continuit delle avanguardie novecentesche rispetto alle epoche precedenti; e a tal proposito, nella parte III de Il senso dellorientamento questo paradosso veniva definito la grande truffa della Neue Musik, la grande truffa della musica nuova: ovvero la pretesa di spacciare per novit il disperato tentativo -da parte delle lites artistoidi dominanti- di riciclarsi in eterno, e di bloccare quella massificazione che procede (a seconda dei casi) tanto in senso democratico quanto in quello totalitario. Sul piano musicale, lavanguardia rovesciava tutto; su quello sociale, operava per isolamento consapevole (cfr. le teorie di Theodor Adorno) oppure in senso gramsciano in cui invece era il musicista a guidare il popolo. Ma oltre a quello complicatamente storico e/o sociologico, c un altro paradigma attraverso cui si potrebbe filtrare La Nuova Musica del XXI secolo, per comprenderla forse ancora meglio: il paradigma morale. Ovvero quella concezione per cui la musica il supremo campo di battaglia tra il Bene e il Male, tra chi sta dalla parte giusta e chi da quella sbagliata, tra chi ama lArte e chi ne fa (o disponibile a farne o tollerante nel vederne fare) mercimonio. Questo paradigma morale presente da secoli allinterno del sistema musica, anche se con lavvento del business musicale inteso come multinazionali capitaliste della musica ha forse raggiunto il suo apice oggettivo: prima magari era pi relazionato al rapporto che si instaurava tra committente e artista. Ma la questione morale coinvolge da tempo immemore i compositori, gli interpreti, gli insegnanti, i critici, il pubblco, tutti. Ed tanto presente che si fa finta di non vederla, anzi non la si vede proprio, tanto scontata e presuntamente doverosa la sua influenza: siamo ipocritamente moralisti di nascita, dunque generalmente ciechi allesistenza stessa questo moralismo, incapaci di esplicitarlo, di comprenderlo, di metterlo in discussione. Prendiamo tutto per buono, perch la nostra finta morale non ci permette di esser critici a dovere. Detto in termini ancora pi ampi (ma anchessi datati): ogni genere musicale, fino a tempi recentissimi, stato definito in senso moralistico dallopposizione tra un filone mainstream ed un filone indipendente, con poche o nessuna possibilit di infiltrazioni tra i due. Ad avere un minimo di residuale onest intellettuale, si capisce: poi se volete credere che i 30 Seconds To Mars siano indie, beh, smettete pure di leggere qui e subito. Gli artisti, almeno in teoria,

devono scegliere il loro campo, ed in base a quello venire giudicati. Perci il giudizio estetico non mai stato solo un giudizio estetico: stato anche un giudizio politico, sociale, filosofico e soprattutto -appunto- morale. Forse il fatto di aver cercato infine di definire un genere musicale autonomo proprio in base al suo presunto essere alternativo al sistema, era il segnale che questa dinamica si stava per esaurire. Come noto si fa risalire alluscita di Nevermind dei Nirvana -24 settembre 1991- il crollo di questultimo muro, che ancora separava gli indipendenti dai massificati. E da allora le divisioni tra i due schieramenti sono diventate talmente porose da scomparire. Tant che molti che acoltano i 30 Seconds To Mars si saranno sentiti chiamati in causa quanto basta da voler leggere questo post. Eppure, mai come negli anni successivi fino ai giorni nostri quei termini, indie e alternativo, sono stati usati e abusati; facendo aumentare esponenzialmente tutti quegli interrogativi -appunto- e dissertazioni sul concetto di musica indie di cui parlavo allinizio. Musica della quale si avverte una residua vitalit (almeno rispetto agli altri generi: tutti, chi prima chi dopo, definiti morti) ma al tempo stesso, si riesce sempre meno a giustificare la classificazione (cosa veramente indie? Il Teatro degli Orrori o Emma Filtrino?) o perfino lesistenza (ha senso parlare ancora di indie o sarebbe meglio spostarci -come mentalmente faccio da oramai qualche anno- alla definizione di outsider?). Di tutte queste riflessioni, nonostante il generoso sforzo, non c quasi niente che valga la pena di essere ricordato. N personalmente sono riuscito a trovare una parola definitiva sullargomento; o almeno, non sono mai riuscito a trovarla in quel genere di riflessioni esplicite. Il senso della musica indie, quando mi sembrato di coglierlo, sembrava piuttosto annidarsi in scritti che parlavano di tuttaltro; e mai con tale chiarezza come ne I Sommersi e i Salvati di Primo Levi: lultima riflessione dello scrittore, pubblicata nel 1986, sulla sua esperienza nei campi di concentramento. Concludendo. Levi parla di zona grigia per intendere tutto ci che sfugge alla logica tra il Bene e il Male, e ne riconosce lorigine proprio allinterno dellorrore assolutodi Auschwitz. I personaggi che occupavano questa zona grigia erano la classe ibrida dei prigionieri-funzionari, in cui il prigioniero ed il funzionario risultavano talmente complementari e compenetrati da divenire infine indistinguibili. Esattamente come avvenuto tra la musica mainstream e la musica indie (o grandissima parte di essa): laddove questultima finita non tanto perch soffocata dalle sue stesse contraddizioni come a volte si tende a ripetere, dato che queste contraddizioni erano sempre esistite nella moralistica lotta tra Musica Buona contro quella cattiva. E gi Ludwig Van

Bethoven o Giueseppe Verdi sarebbero potuti soffocare nelle loro stesse contraddizioni, perch come molti finti-moralisti di adesso praticavano gli stessi vizi da loro imputati ai mainstreamer-filistei: perch, pur se nessuno sa bene cosa abbiano fatto di male (a parte lessere un po ventuti-politeisti) la brutta fama biblica gli rimasta addosso nei secoli, li ha resi un simbolo per indicare IL nemico in quanto tale. Tant che conosco fior fiori di addetti ai lavori che per anni hanno messo 8 o 4 secondo di questa suddivisione, anche se a volte i 4 (Psalm 69 dei Ministry, Evil Empire dei Rage Against The Machine) e gli 8 (certe porcate black metal o insensatezze neo folk) sarebbero dovuti essere invertiti. Fin quando il sistema, come quello raccontanto nel libro di Levi, non ha cominciato a vedere allargarsi sempre di pi la sua zona grigia: e come sono finiti in stragrande parte gli schieramenti tra blocchi idiologici in politica e nelle religioni, cos avvenuto in ambito musicale. Forse chi continua a chiedermi cosa ne penso della cosiddetta musica indie [1] non si ancora reso conto della portata enorme di questo cambiamento, ma tra il 1989 e il 1991 si consumata la fine di una civilit intera: quella fondata sul pensiero bipolare.

[1] Specie considerando che coloro che mi interpellano con indie si riferiscono o a gruppi e artisti presenti oramai nellimmaginario collettivo (Pearl Jam, The Strokes, Verdena, Foo Fighters) o ad artisti che comunque non mancano nelle pi importanti classifiche di fine anno (The Horrors, Blonde Redhead, Editors, Zola Jesus) perch dal lato opposto vedono solo i peggiori residuati da souvenir paesano postbellico: le pausini, i bocelli, i ramazzotti. Ma mai uno che mi citasse, non so, qualche indie duro & puro come Yonlu, morto suicida a 16 anni con un solo disco allattivo; Sun Arraw, stupendi; David Eugene, irreprensibile con il suo banjo da ventanni; o Bruno Dorella, per quante gliene possiam dire.
Postato il Gennaio 5, 2012

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