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JEAN-LOUIS SKA S.I.

Abramo nel Nuovo Testamento

Abramo citato spesso nel Nuovo Testamento (NT) (73 volte), pi di Davide (59 volte) e un po meno di Mos (80 volte). Ma limportanza del patriarca non dipende soltanto da questa statistica: il NT non poteva manifestare la sua novit senza parlare di Abramo, il padre dei credenti per il popolo dIsraele1. Infatti i primi cristiani si trovavano di fronte a un dilemma: non potevano rifiutare Abramo senza rifiutare ogni legame con il Dio dIsraele e con la fede del popolo ebraico; daltra parte, se volevano accogliere i pagani nella loro comunit e quindi reinterpretare losservanza della Legge di Mos, non potevano continuare ad affermare che erano i discendenti di Abramo. Ci proponiamo qui di mostrare come il NT cerchi di risolvere questo problema. Abramo il credente modello Il NT, com prevedibile, si riferisce ad Abramo come modello di comportamento. Cos lo vedeva la tradizione ebraica, ed normale che la tradizione cristiana abbia fatto lo stesso. Soprattutto la Lettera di Giacomo e la Lettera agli Ebrei insistono su tale aspetto: Abramo presentato, fra laltro, come colui che stato fedele nella prova, una situazione che i cristiani dovevano conoscere al tempo della redazione di queste Lettere. La Lettera di Giacomo (cfr Gc 12,21-23) contiene una polemica contro una certa interpretazione del pensiero di Paolo, che avrebbe ridotto la religione cristiana alla sola fede senza alcun legame con le opere2; Giacomo replica che la fede senza le opere una fede morta 3. A tal fine prende come esempi Rahab e Abramo: riguardo a questultimo, la Lettera di Giacomo afferma che il patriarca non fu giustificato per la sola fede, ma per le sue opere, perch accett di sacrificare il figlio (cfr Gc 2,21-22). Tale esegesi pu sorprendere: infatti Abramo giustificato per la sua fede in Gen 15,, testo che precede Gen 22 (la prova di Abramo) e nel quale Abramo giustificato non per le sue opere, ma per aver creduto alla promessa divina. Probabilmente la Lettera di Giacomo legge Gen 22 come faceva la tradizione ebraica del suo tempo, tradizione gi presente in Sir 44,20-21 e 1 Mac 2,52. Questultimo testo dice esplicitamente: Abramo non fu forse trovato fedele nella tentazione, e ci gli fu accreditato a giustizia?. Secondo questa tradizione, ripresa da Gc 2,21-23, Dio ha promesso ad Abramo di adempiere le promesse a causa della sua fedelt e della sua obbedienza (Gen 22,15-18; cfr 26,4-5). Anche la Lettera agli Ebrei offre una lettura pi etica che teologica della figura di Abramo4. Secondo questo scritto, il padre dei credenti egli stesso per tutta la vita un perfetto esempio di credente modello. Nel cap. 11 la Lettera riprende il testo della Genesi per mostrare come Abramo e Sara hanno dato prova di una fede esemplare. Ci si verifica soprattutto in quattro momenti: anzitutto in occasione della vocazione di Abramo (cfr Gen 12,1), quando il patriarca, per
Articolo apparso in La Civilt Cattolica 2001 I 50-60. Su questo punto cfr R. MARTIN-ACHARD, Actualit dAbraham, Neuchtel, Delachaux et Niestl, 1969, 137-160; K.J. KUSCHEL, La controversia su Abramo. Ci che divide e ci che unisce ebrei, cristiani e musulmani , Brescia, Queriniana, 1996, 135-229, D. MARGUERAT, Fils et filles dAbraham selon le Nouveau Testament, in TH. R MER (ed.), Abraham. Nouvelle jeunesse dun anctre , Genve, Labor et Fides, 1997, 61-77. 2 Cfr R. MARTIN-ACHARD, Actualit ..., cit., 142 s. 3 Paolo stesso riassume la sua concezione dellesistenza cristiana con questa formula lapidaria: La fede che opera per mezzo della carit (Gal 5,6). 4 Cfr R. MARTIN-ACHARD, Actualit ..., cit., 143-145; K.-J. K USCHEL, La controversia... , cit. 188-192.
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ordine di Dio, lascia la sua patria per andare a stabilirsi nella terra promessa; poi quando vive come ospite in mezzo a popolazioni straniere, in attesa della realizzazione della promessa; quindi quando Sara crede che dar alla luce un figlio nonostante la sua et avanzata; infine quando Dio comanda ad Abramo di sacrificare il figlio. Appare chiaro che la Lettera agli Ebrei non parla molto del contenuto di questa fede, ma insiste piuttosto sul comportamento che essa implica e che fatto soprattutto di obbedienza, di perseveranza e di fiducia. Letica cristiana prende il sopravvento sulla teologia, e questa del resto unevoluzione normale. La paternit di Abramo secondo il NT5 Tuttavia il NT non si limita a fare di Abramo un modello di comportamento cristiano ante litteram. Alcuni testi vanno oltre: il problema quello della paternit di Abramo. Infatti, per Israele, Abramo soprattutto un padre, e il fatto di essere un padre modello non fa che aggiungere una qualit supplementare alla sua paternit. Per semplificare le cose, nella teologia dIsraele lelezione riservata praticamente ai soli discendenti di Abramo. Senza dubbio la salvezza accessibile soltanto a certe condizioni, ma si tratta prima di tutto di un privilegio del popolo eletto, quindi dei figli di Abramo secondo la carne (cfr Rm 4,1). Su questo punto il NT prende le distanze dalla tradizione ebraica. LAntico Testamento (AT) aveva preparato la strada a questa nuova concezione della paternit di Abramo: i testi pi eloquenti si trovano in Isaia ed Ezechiele. Il primo contesta fortemente la posizione occupata dai patriarchi nella fede dIsraele allinterno di certi gruppi, del resto piuttosto difficili a definirsi6. Lautore del testo si rivolge cos a Dio: Tu sei nostro padre, perch Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda pi di noi. Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore (Is 63,16). Il testo gioca su unopposizione tra i patriarchi Abramo e Giacobbe/Israele da una parte, e JHWH dallaltra, per affermare chiaramente che il vero padre di Israele JHWH pi che i patriarchi, perch lui che li redime (Is 63,16b). Lesegesi pi semplice di questo testo la seguente: Israele pu vantarsi di avere come antenati Abramo e Giacobbe/Israele, ma questo non basta: Israele non pu vivere e sopravvivere se Dio non interviene in suo favore per salvarlo. E ci che egli fa nellesodo, che ricordato poco prima nello stesso capitolo: JHWH si ricordato dei giorni antichi, di Mos suo servo (Is 63,11; cfr 63,1-14). Con un gesto simile a quello dellesodo, Dio salver di nuovo il suo popolo nel futuro. Opponendo JHWH ad Abramo e a Giacobbe/Israele, il testo oppone dunque Mos ai patriarchi: Israele nato veramente non con Abramo, ma al momento dellesodo; questo significa che il popolo nato da un atto salvifico di Dio e non dalla semplice generazione umana. I vincoli di sangue e lappartenenza al popolo eletto non bastano pi per assicurare la salvezza7: necessario che Dio redima di nuovo il suo popolo come ha fatto al tempo dellesodo. Ezechiele si colloca nella stessa linea; ma se Isaia 63 insiste piuttosto sulla grazia dellintervento divino in favore dIsraele, Ezechiele ricorda la necessit dellosservanza della
Cfr R. MARTIN-ACHARD, Actualit..., cit., 145-149; D. MARGUERAT, Fils et filles..., cit., 69-71; K.-J. K USCHEL, La controversia..., cit., 172-179. 6 Secondo noi, probabile che si tratti di popolazioni rimaste nel Paese durante lesilio, che si sono opposte a quelle che ritornavano da Babilonia dopo il 530 a.C. Questultimo gruppo era culturalmente ed economicamente superiore, e fin per imporsi. Cfr J. L. S KA, Introduzione alla lettura del Pentateuco. Chiavi per linterpretazione dei primi cinque libri della Bibbia , Bologna, EDB, 2000 3, 211-213; 255-258. Sulla questione dei patriarchi in questi testi, cfr T H. RMER, Israls Vter, Fribourg (Suisse) - Gottingen, d. Universitaires - Vandenhoeck & Ruprecht, 1990, 513-517; 537. 7 Lo stesso detto da Osea 12, che oppone Giacobbe a Mos. Per Osea, Mos e lesodo sono pi importanti di Giacobbe: Israele esiste come popolo non soltanto in forza dei vincoli di sangue, ma anzitutto a causa di unesperienza di liberazione. Cfr A. DE PURY, Ose 12 et ses implications pour le dbat actuel sur le Pentateuque, in P. HAUDEBERT, Le Pentateuque. Dbats et recherches. XlV e Congrs de lACFEB, Angers (1991) , Paris, Cerf, 1992,175207.
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Legge. Egli riporta una discussione tra gli esiliati e la popolazione rimasta nel Paese: Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio delluomo, gli abitanti di quelle rovine nel paese dIsraele vanno dicendo: Abramo era uno solo ed ebbe in possesso il paese, e noi siamo molti; a noi dunque stato dato il paese (Ez 33,23-24). La popolazione rimasta nel Paese ritiene dunque che la terra le appartenga a motivo della sua discendenza abramitica; Ezechiele, che si trova in esilio, riferisce la risposta divina: Cos dice il Signore: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso il paese? Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo, e vorreste avere in possesso il paese? (Ez 33,25-26). Segue lannuncio del castigo (Ez 33,27-29). chiara largomentazione di questo oracolo: per possedere il Paese non basta essere discendenti di Abramo ma bisogna anche rispettare un certo numero di imperativi religiosi e morali. Ezechiele, insomma, ricorda che il possesso del Paese condizionato dallosservanza della Legge, un tema sviluppato in lungo e in largo nel libro del Deuteronomio8. La predicazione di Giovanni Battista, che spesso considerato lultimo dei profeti (cfr Mt 11,9-11; Lc 16,16), si colloca nella scia dei due profeti ora citati 9. Anchegli contrappone lappartenenza fisica al popolo eletto e il comportamento morale, cio la conversione, secondo il linguaggio dei Vangeli sinottici: E non crediate di poter dire: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio pu far sorgere figli di Abramo da queste pietre (Mt 3,9; cfr Lc 3 ,8). Matteo, che incomincia la genealogia con Abramo (cfr Mt 1,2), introduce subito una sfumatura importante nella filiazione abramitica. Essa, di per s, non basta per sfuggire al giudizio: vero per che anche per Giovanni Battista il giudizio, come la salvezza, riguarda soltanto i discendenti di Abramo. Sempre nel Vangelo di Matteo, Ges fa un passo avanti quando afferma, a proposito del centurione romano che gli chiede la guarigione del figlio e gli crede sulla parola: In verit vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede cos grande. Ora vi dico che molti verranno dalloriente e dalloccidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sar pianto e stridore di denti (Mt 8,10-11)10. Secondo questo testo i pagani potranno essere salvati, mentre gli stessi figli di Abramo potranno essere esclusi dal regno dei cieli. Certamente Ges contrappone la fede del centurione romano, tipico esempio dello straniero indesiderato e vituperato, al rifiuto di cui egli stesso fatto oggetto almeno da una parte del suo popolo. In termini molto semplici, questo testo significa che pi importante credere al Messia che appartenere al popolo eletto: perci Matteo mette laccento sulla fede. Come vedremo, su questa base che san Paolo costruir la sua argomentazione. Ma il NT contesta ancora pi radicalmente la paternit di Abramo nella Lettera agli Ebrei e nel Vangelo di Giovanni. Il sacerdozio di Melchisedek (Eb 7) La Lettera agli Ebrei (Eb 7,1-17; cfr 5,10) vuole dimostrare che il sacerdozio di Ges Cristo superiore a quello del tempio di Gerusalemme11. A tale scopo, propone una esegesi molto sottile e allegorica del testo di Gen 14,18-20. Gen 14 racconta una campagna militare, nel corso della quale il patriarca libera suo nipote Lot, che era stato fatto prigioniero da quattro re giunti dallOriente. Al ritorno Abramo si reca a Salem (Gerusalemme), ove ricevuto dal re e sacerdote Melchisedek, che benedice il patriarca, e questi offre in cambio al re le decime dei suoi beni. Secondo la Lettera agli
Cfr in particolare le benedizioni e le maledizioni di Dt 28. Sappiamo come il libro della Genesi e la tradizione giudaica abbiano risposto a tale sfida: hanno fatto di Abramo un giudeo modello, un fedele osservante della Legge (cfr Gen 26,5). Cfr J. L. SKA, Abramo nella tradizione ebraica, in Civ. Catt. 2000 IV 341-349. 9 D. MARGUERAT (Fils et filles..., cit., 69-79) cita anche il testo di 4 Esdra 7,102-105, che insiste sulla responsabilit personale al momento del giudizio: Quel giorno ciascuno porter con s i propri atti di giustizia e di ingiustizia. Il testo per non fa direttamente allusione ad Abramo. 10 Cfr K.-J. KUSCHEL, La controversia... , cit., 176-179. 11 Ivi, 192-195.
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Ebrei, Abramo riconosce cos la sua inferiorit rispetto a Melchisedek. Chi benedice superiore a chi benedetto, e pagare le decime significa pure riconoscere una certa dipendenza: Melchisedek dunque superiore ad Abramo. Pi avanti la Lettera agli Ebrei suggerisce che Melchisedek, sacerdote in eterno (Sal 110,4) una figura di Cristo sommo sacerdote. Il termine di paragone, che a qualche spirito moderno pu sembrare un po ricercato, che Melchisedek presentato senza genealogia: dunque non ha n padre n madre. Inoltre non si parla n della sua nascita n della sua morte: sembra dunque che sia eterno come il Figlio di Dio, Ges Cristo. il motivo per cui, secondo la Lettera agli Ebrei, egli sacerdote in eterno (Eb 7,3; cfr Sal 110,4). Avendo cos assimilato, in qualche modo, Melchisedek a Ges, allautore della Lettera agli Ebrei rimane da fare ancora un passo. Riconoscendo la superiorit di Melchisedek, Abramo ha riconosciuto non soltanto la propria inferiorit, ma anche quella di tutti i suoi discendenti, in particolare di Levi, suo pronipote e padre di tutti i sacerdoti levitici: dunque il futuro sacerdozio levitico che, nella persona di Abramo, si inchina davanti a Melchisedek, figura di Ges (cfr Eb 7,910). In tal modo la Lettera agli Ebrei dimostra che il sacerdozio di Ges superiore a quello di Levi. Del resto molto probabile che la Lettera agli Ebrei sia stata scritta dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme e voglia mostrare a tutti i cristiani di origine ebraica che non hanno perduto nulla di essenziale quando lesercito romano ha posto fine brutalmente al culto del tempio. Il sacrificio di Ges Cristo si sostituito una volta per sempre ai sacrifici del tempio che stato distrutto, e la vita cristiana il vero culto da rendere a Dio (Eb 10,19 13,17). Tale argomentazione corrisponde in fondo alla predicazione del Battista e alla riflessione di Ges a proposito della fede del centurione: Abramo non occupa un posto unico e insostituibile nella storia della salvezza. Tuttavia la Lettera agli Ebrei si limita a dimostrare che il sacerdozio levitico e quello di Cristo appartengono a due ordini diversi: luno caduco e incompleto, laltro eterno e perfetto. Poich lautore della Lettera si occupa della questione del culto, normale che non tratti a fondo quella del rapporto tra Abramo e Ges nella storia della salvezza: questo appare nel Vangelo di Giovanni. Prima che Abramo fosse, Io Sono12 Il Vangelo di Giovanni indubbiamente meno irenico di quanto sembri a prima vista: contiene infatti alcune delle pi violente polemiche tra il mondo ebraico e il NT; dobbiamo cos constatare che il dialogo tra ebraismo e cristianesimo nel quarto Vangelo diventato molto arduo. Secondo ogni probabilit, il Vangelo di Giovanni si riferisce alla situazione molto tesa che segu alla caduta di Gerusalemme nel 70 d.C., quando le autorit ufficiali dellebralsmo furono costrette a ridefinire molto strettamente lappartenenza al popolo eletto 13. Scomparso il tempio, segno essenziale dellidentit ebraica divenuta losservanza della Legge: su questo punto la comunit giovannea entra in conflitto con il mondo ebraico, poich voleva dare pi spazio alla persona di Ges che alla Legge di Mos. Lopposizione tra i due gruppi appare chiaramente nel racconto della guarigione del cieco nato, quando, nella discussione tra i farisei e il cieco, che domanda loro se vogliono diventare discepoli di colui che lo ha guarito, i farisei rispondono: Noi sappiamo che a Mos ha parlato Dio, mentre costui [Ges] non sappiamo di dove sia (Gv 9,29). Il risultato della discussione, per il cieco nato come per la piccola minoranza cristiana, era inevitabile: lesclusione dalla sinagoga (cfr Gv 9,22.34-35; 12,42; 16,2). La polemica tra la comunit ebraica e quella cristiana doveva necessariamente risalire da Mos ad Abramo, il padre di Israele (cfr Gv 8,39): ci che troviamo nel cap. 8 di Giovanni. La discussione comporta tre punti importanti. Anzitutto Ges afferma che i giudei che cercano di ucciderlo non sono figli di Abramo e ancor meno figli di Dio (Gv 8,41), ma figli del diavolo (Gv
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Ivi, 198-209. Ivi, 199-201.

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8,44). Laffermazione di una violenza inaudita, anche per il NT. La sola circostanza attenuante che si possa invocare per giustificare o almeno spiegare tale violenza il fatto che la situazione estremamente tesa: si tratta di una questione di vita o di morte. I giudei sono pronti ad attentare alla vita di Ges, ed probabile che la minoranza cristiana per la quale fu scritto il quarto Vangelo lottasse anchessa per sopravvivere, dopo essere stata isolata socialmente ed economicamente dal mondo giudaico da cui proveniva. In secondo luogo, Ges rovescia la prospettiva: non lui che deve guardare verso Abramo per beneficiare dei privilegi concessi a tutti i discendenti del patriarca; invece Abramo che guarda verso Ges, perch da lui viene la salvezza: Abramo esult nella speranza di vedere il mio giorno, lo vide e se ne rallegr (Gv 8,56). Il testo fa allusione al dialogo tra Dio e Abramo in Genesi 17. Ad Abramo, che ha ormai 99 anni, Dio promette un figlio da Sara, che ne ha 90 (cfr Gen 17,16): a questa notizia Abramo ride, secondo il testo di Gen 17,17; tale riso, che esprime la sorpresa e lincredulit, stato invece interpretato dalla tradizione ebraica posteriore come un segno di autentica gioia. Giovanni (8,56) si ricollega a questa tradizione; quindi, per il quarto Vangelo, Abramo si rallegrato per la nascita del figlio promesso da Dio; per per Giovanni questo figlio non propriamente Isacco, ma Ges14: dunque Ges il vero Isacco. Il testo gioca anche sul verbo ebraico che significa ridere, la cui radice si trova nel nome Isacco 15. La gioia viene ad Abramo da un altro, e questo altro, per il Vangelo di Giovanni, non pu essere che Ges stesso. dunque difficile dire che Abramo sia pi grande di Ges (cfr Gv 8,53): Abramo stesso attendeva la venuta del Messia. Infine Ges fa ancora un passo avanti quando afferma che egli esisteva prima di Abramo: Prima che Abramo fosse, Io Sono (Gv 8,58). Vuole cos dimostrare che incontestabilmente superiore ad Abramo (cfr Gv 8,53). Laffermazione della preesistenza divina, che doveva necessariamente offendere il rigido monoteismo del mondo ebraico, mette fine alla discussione: davanti a quella che per loro manifestamente una bestemmia, i giudei prendono le pietre per lapidare Ges (cfr Gv 8,59). Questa affermazione della preesistenza si comprende meglio nel mondo antico in generale e nel mondo biblico in particolare, in cui lanteriorit temporale significa superiorit nellordine dei valori16. Se Ges preesiste ad Abramo, e da tutta leternit, gli infinitamente superiore; ugualmente, non ci pu essere una misura comune tra lappartenenza alla stirpe di Abramo e la fede in Ges Cristo, soprattutto se si deve ammettere che Abramo stesso ha atteso la venuta di Ges (cfr Gv 8,56). Il quarto Vangelo va molto lontano. Per rendersene conto, basta ricordare che il mondo ebraico ha fatto di Abramo un precursore di Mos e che lislm vede in lui il vero fondatore della religione musulmana. Il Dio che appariva a Mos era il Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe (Es 3,6), e la religione musulmana la religione di Abramo ( millat Ibrahim). Sullarchitrave della porta della salvezza che Mos e Maometto aprono ai credenti scritto il nome di Abramo. Per il Vangelo di Giovanni le cose sono diverse; lunica mediazione quella di Ges, che eclissa tutte le altre: Io sono la porta (Gv 10,9) e nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv 14,6). Non c da meravigliarsi se, dopo tali dichiarazioni, il dialogo sia diventato impossibile: Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto (Gv 8,25), dice Ges ai farisei. Tuttavia Abramo, anche nel Vangelo di Giovanni, conserva una posizione particolare: Ges un figlio di Abramo ed anche quello che stato il pi atteso, e la cui venuta provoca la pi grande gioia (cfr Gv 8,56).

Cfr anche Gal 3,16: secondo tale testo, la discendenza di Abramo Cristo. Il nome Isacco significa infatti ha riso, si rallegrato. 16 Cfr J. L. SKA, Introduzione..., cit., 187-192.
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Ges dice alla Samaritana: La salvezza viene dai giudei (Gv 4,22) 17: ma allora la salvezza annunciata da Ges non pu essere almeno prefigurata da Abramo? lultima questione che ci rimane da esaminare: la risposta viene dalle Lettere di san Paolo. Paolo e la salvezza per la fede Paolo, nella Lettera ai Galati e in quella ai Romani, vuole convincere i suoi interlocutori che il principio della salvezza la fede e non losservanza della Legge di Mos. Come tutti gli autori del mondo antico, si serve dellargomento dellanteriorit temporale per dimostrare la sua tesi 18: deve dunque mostrare che la fede ha preceduto la Legge nelleconomia della salvezza. Paolo sa certamente che la Legge di Mos non apparsa subito nella storia dIsraele, poich i patriarchi precedono Mos nel tempo; ma si scontra in unaltra difficolt: nel mondo ebraico del suo tempo Abramo visto come un fedele osservante della Legge. Perci Paolo decide di dare una nuova interpretazione alla figura di Abramo: per lui il patriarca non il primo fedele osservante della Legge, ma il primo credente. Per questo, Paolo abbandona la tradizione ebraica conosciuta, per tornare alle fonti, cio al testo biblico. Infatti il primo testo biblico che parla della fede Gen 15,6, dove si dice che Abramo credette alla promessa divina di una discendenza numerosa, e questo gli fu accreditato come giustizia (Gal 3,6; Rm 4,3.9) 19. Se la fede di Abramo anteriore alla Legge di Mos, la fede pi importante della Legge: Ora io vi dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non pu dichiararlo nullo una legge che venuta 430 anni dopo, annullando cos la promessa (Gal 3,17). Il ragionamento questo: Dio ha fatto ad Abramo una promessa incondizionata (Gen 15,1-5) e Abramo vi ha creduto (cfr Gen 15,6). La Legge, che viene pi di 400 anni dopo, non pu cambiare la natura di questa promessa di salvezza, che rimane sempre valida. Inoltre, se anteriore, molto pi importante: perci la salvezza viene da una promessa unilaterale e gratuita di Dio, a cui Abramo ha risposto con la fede e non in base alla Legge (cfr Gal 3,18). Nella Lettera ai Romani Paolo risponde a unaltra possibile obiezione. Abramo il padre dei circoncisi: allora la salvezza come pu essere offerta ai non circoncisi, e precisamente ai pagani? Paolo ricorre di nuovo al testo biblico per trovare una via di uscita (cfr Rm 4,1-25). Abramo circonciso nel cap. 17 del libro della Genesi (cfr 17,26), cio dopo aver creduto alla promessa di Dio (cfr Gen 15,6): la fede anteriore alla circoncisione, dunque le superiore. Abramo il padre di tutti quelli che credono, prima di essere padre dei circoncisi, cio del popolo dIsraele: pu dunque, per la fede, essere padre dei circoncisi e dei non circoncisi (cfr Rm 4,9-12). Cos Paolo reinterpreta nel suo fondamento la paternit di Abramo: il patriarca padre, non anzitutto secondo la carne (Rm 4,1), ma in primo luogo per la fede. Per conseguenza Abramo diviene il padre di tutte le nazioni che aderiscono a Ges Cristo per la fede. Per sostenere la sua tesi, Paolo usa di nuovo due testi della Genesi. Il primo fa parte della vocazione di Abramo: In te saranno benedette tutte le genti (Gen 12,3, secondo il testo greco della Settanta; Gal 3,8). Il secondo si trova nel lungo discorso che Dio rivolge ad Abramo, dove pure si tratta della circoncisione. Dio gli cambia il nome Abram in Abramo dicendo: Ti ho costituito padre di molti popoli (Gen 17,5; Rm 4,17). Per Paolo tale promessa si compiuta quando le nazioni pagane hanno creduto nel Vangelo di Ges Cristo. In conclusione, Paolo risolve tutti i dilemmi del NT facendo di Abramo il padre dei credenti. Abramo ha dunque una doppia paternit: anzitutto padre per la fede dei circoncisi e dei non circoncisi , ed padre del popolo ebreo secondo la carne. Le due paternit non si escludono, anzi: ma la paternit secondo la fede precede quella secondo la carne, quindi pi importante.
Per tale testo, su cui spesso si discute, cfr K.-J. K USCHEL, La controversia..., cit., 201 s; I. DE LA POTTERIE, Nous adorons, nous, ce que nous connaissons, car le salut vient des Juifs. Histoire de lexgse et interprtation de Jn 4,22, in Biblica 64 (1983), 74-115. 18 Cfr nota 16. 19 Il testo ha ricevuto molte interpretazioni. Il senso pi ovvio questo: Abramo ha creduto, e questo atteggiamento lo ha giustificato agli occhi di Dio. Abramo ha fatto quello che Dio si attendeva da lui.
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Alcune parole della Lettera ai Galati riassumono questo pensiero: Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c pi giudeo n greco, non c pi schiavo n libero, non c pi uomo n donna, perch tutti voi siete uno in Cristo Ges. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa (Gal 3,27-29). Perci la fede in Ges Cristo non dovrebbe pi dividere; al contrario, dovrebbe unire facendo cadere tutte le barriere: quelle religiose che separano giudei e greci; quelle sociali che separano gli schiavi dagli uomini liberi; quelle sessuali e culturali che separano uomini e donne. Per la fede in Ges Cristo tutti sono diventati figli e figlie di Abramo. Il paradosso ha voluto tuttavia che il messaggio di Paolo abbia avuto per molto tempo leffetto contrario: invece di conciliare ebrei e cristiani, ebrei e pagani, il suo messaggio li ha opposti per secoli. Per superare tale opposizione e ristabilire il dialogo20, non bisogna forse ripartire dalla figura di Abramo come ha fatto lo stesso Paolo? una delle questioni che rimangono aperte dopo questa ricerca, e non la pi piccola.

Cfr J. MAGONET, Abrabam - Jesus - Mohammed. Interreligiser Dialog aus jdischer Perspektive , Gtersloh, Gtersloher Verlagshaus, 2000.
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