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'A Finistella Ru Chivo:

un aggiornamento della storia medioevale di Camerota

da drs. Michael Shano

'A Finestella Ru Chivo:


un aggiornamento della storia medioevale di Camerota

La cinta muraria, che unisce il castello di Camerota col vecchio rione Chivo, a strapiombo sul vallone orientale del paese, recentemente franata. 'A Finistella era un'apertura nel muro, usato per buttare via l'immondizia, nonostante il fatto che questa potesse ostacolare il sentiero sottostante. Questo sentiero ti porta, dopo una cinquantina di metri, all'antica cappella rupestre nella grotta di San Biagio. La grotta sembra quasi sospesa nello spazio con uno straordinario balcone naturale, posto come il nido di un aquilone, l dove lo strapiombo profondissimo della roccia chiamato l' Armu il pi ripido. Il nome 'Armu', che significa 'rupe' nel greco bizantino, e la devozione del santo medico San Biagio dall'Armenia fanno capire che la storia dell'attuale insediamento di Camerota comincia con l'arrivo dei monaci italogreci nel Salernitano nel periodo dal VIII al X secolo. Prediligevano posti remoti e boscosi per i loro cenobi ed eremi.

La felice ristrutturazione del posto della frana nel muro alla Finistella ha creato oggi un quieto belvedere, trasformando quel pezzo della via del Levante in un luogo pi degno dell'ampio spettacolo naturale di montagna, mare e cielo, inattesamente colpendo lo spirito della gente che passa. Istintivamente, le persone di passaggio fanno l una pausa per aprirsi agli effetti calmanti e invigorenti che misteriosamente si raggiungono nel silenzio che, a volte, interrotto dallo stridio solenne dei falchi che fanno la guardia del loro nido nell'Armu sottostante. Si capisce bene perch i monaci italo-greci hanno scelto luoghi silvopastorali come questo per fuggire il tumulto del mondo, per coltivare lo spirito e l'intelletto e per dissodare, con i mezzi pi avanzati dell'epoca, le terre quasi vergini.

Il Belvedere della Finistella

Il contesto della nascita di Camerota I monaci italo-greci di allora non potevano sapere che, nel XII secolo, questo territorio di Camerota sarebbe stato gi inglobato da un generale fenomeno di espansione demografica, sviluppo economico e messo a coltura di nuove terre. Il motore locale di questa colonizzazione interna era la ricca regione urbanizzata di Salerno, Amalfi e il Nocerino ed era legato ad una congiuntura economica e politica in tutto il Mezzogiorno, che favoriva anche il piccolo proprietario e premiava la relativa scarsa manodopera. Attraverso contratti di pastinatio, dopo un periodo di sette a dieci anni di dissodamento e la messa in coltura del nuovo terreno, il contadino diventava il proprietario della met. Ma, diversamente da ci che era tipico del resto dell'Europa occidentale al nord del Mezzogiorno, l'assorbimento del Camerotano nel'orbito del mondo latino non risultava in una veloce emarginazione di questi monaci bizantini. Al contrario, i cenobi italo-greci, con le loro aziende fondiarie e con la loro spiritualit bizantina e le loro biblioteche greche erano altrettanto integrati, come un elemento fra altri, nel nuovo e straordinario assetto politico, sociale e culturale, che liberava e sintetizzava la soffocata potenzialit del Mezzogiorno, cambiando per sempre la storia d'Italia e dell'Europa occidentale.

3 Nel periodo dal 1050 al 1150, il territorio di Camerota, di cultura longobardo-bizantino, era trasformato da un'emarginata regione di periferia di economia silvo-pastorale, in un prospero e popolato distretto-chiave dell'appena nato Regno di Sicilia. Camerota, insieme con Policastro, aveva un'importanza strategico-militare gelosamente sorvegliata dall'ultimo principe longobardo di Salerno nel XI secolo e, dopo, dal duca normanno, suo cognato, Roberto il Guiscardo, il quale ha orchestrato l'unificazione del Mezzogiorno. Duca Roberto metteva un fine per sempre, sia al dominio dell'Imperatore Bizantino a Costantinopoli nella Puglia, la Basilicata e la Calabria, sia al dominio dell'ultimo principe longobardo, Gisulfo II, nell'Italia a Salerno. Con la benedizione del papa, il Mezzogiorno si riteneva anche indipendente dal impero franco-tedesco nella Germania. Con il suo fratello, Ruggero, Roberto il Guiscardo, conquist la ricca e fiorente Sicilia, occupata dagli arabi dal IX secolo, portandola dentro la sfera dell'occidente latino per la prima volta dopo secoli. La popolazione della Sicilia era diventa di maggioranza musulmana. Poteva continuare a osservare la proprie religione in cambio della fedelt al duca Normanno. I cristiani erano ormai una minoranza. Appartenevano alla chiesa bizantina ed erano di cultura e lingua greco-bizantino come la maggioranza della popolazione di Calabria. Nuovi diocesi latini venivano creati nella Sicilia, ma, all'inizio, i cristiani di lingua latina nella Sicilia erano pochissimi. Nel Salernitano, i cristiani latini e greci continuavano a coesistere ed erano spesso intercambiabile. Come in Sicilia e in Calabria, i monasteri e le chiese non latine erano lasciate in pace al prezzo di riconoscere il duca e il papa a Roma come i nuovi protettori. Gli insediamenti attorno a questi cenobi e chiese, come a Camerota e a Licusati, non hanno sofferto, anzi.

4 Con la creazione del Regno di Sicilia nel 1130, il ducato a Salerno divent la base continentale. Il re, della dinastia normanna della famiglia Altavilla, con la sua capitale nella citt cosmopolita di Palermo, continuava la tradizione di affidare il territorio di Camerota ai parenti stretti della famiglia principesca longobardonormanno e ai funzionari di indubitata fedelt. Per il numero crescente di abitanti di Camerota il rapporto stretto con il cuore del ducato ed del Regno aveva notevoli vantaggi. Potevano integrarsi anche socialmente e culturalmente in un Mezzogiorno unificato dagli Abruzzi alla Sicilia e potevano profittare da questo esperimento statale unico nella storia dell'Europa occidentale.

Il mausoleo di Boemondo I (1058-1111), il primogenito di Roberto il Guiscardo a Canosa di Puglia. Anche qui la fusione fra l'arte araba e bizantina palese. Boemondo , nato in Calabria, divent il principe di Antiochia, l'antica citt patriarcale della Siria nel Levante, durante la prima Crociata. Era un atto di aggressione. Avrebbe dovuto cedere Antiochia al sovrano legittimo, l'imperatore Costantinopolitano. Per sposare la sorella del principe Salerno, il padre di Boemondo faceva dichiarare il matrimonio precedente invalido. Boemondo, dunque, non poteva essere l'erede legittimo di Salerno. Per essere meglio accettato dal popolo, conveniva il Guiscardo avere figli col sangue longobardo dalla famiglia principesca di Salerno. Cos, gli eredi di Roberto il Guiscardo a Salerno erano i figli dalla sorella del principe longobardo, Sichelgaita. Quei due figli erano i sovrani di Camerota prima

di

della creazione del Regno di Sicilia nel 1130.

I caratteri originali di Camerota Camerota era nata con l'impronta di una identit storica che la distingueva dal settentrione d'Italia a causa del suo carattere multi culturale, multi religioso e multi etnico che consisteva di elementi greco-bizantini, italo-longobardi, italo-normanni, siculo-arabi ed ebraici. Camerota, come il resto del Salernitano, non aveva mai subito gli effetti sociali e istituzionali della dominazione carolingia come il nord d'Italia e l'Europa a nord delle Alpi. Aveva caratteristiche regionali proprie, che recenti studi storici hanno ampiamente portato alla luce della nostra conoscenza. Economicamente, il Mezzogiorno era precocemente prospero, essendo ben inserito nel commercio internazionale con il suo controllo strategico del centro del Mediterraneo e con il dominio navale del mare che aveva ereditato dagli arabi, contemporaneamente con la conquista della Sicilia alla fine del XI secolo.

Tavola sepolcrale di una signora aristocratica normanno-sicula con la scritta in Latina (sinistra), Greca (destra) Ebrea (sopra) e Araba (sotto), anno1148.

La conquista dell'Inghilterra da parte di altri normanni nel 1066 era contemporanea a questi avvenimenti nel meridione d'Italia. Ma diversamente da ci che faceva il duca di Normandia in Inghilterra, il programma dei normanni venuti nel Mezzogiorno non era di sradicare le classi dirigenti indigeni e di colonizzare il paese culturalmente. Invece, si assimilavano pragmaticamente alla societ e all'economia esistente, che era gi precocemente prospera e diversificata, e dove gli abitanti erano abituati alla coesistenza di una variet di culture in quell'antico mondo Mediterraneo, cimentato da una medesima koin e mentalit comune di una sorta di reciproca tolleranza pur nella consapevolezza delle differenze esistenti tra le varie stirpi. La opulenza e raffinatezza dei monumenti di arte e architettura da Palermo ad Amalfi ed il loro gusto decorativo, dimostrano una fusione felice delle diverse culture, squisitamente Mediterranee, del Medioevo, e testimoniano, ancora oggi, la realt e (il temporaneo) successo di questo programma culturale in cui anche Camerota svolgeva un ruolo.

Il mare Mediterraneo non domina il panorama dalla Finistella. Ma la sua importanza per la qualit della vita degli abitanti di questo territorio nel medioevo non va sottovalutato. Quando erano arrivati i monaci italogreci, il Mare Tirreno era ancora dominato dalla forza navale degli emirati musulmani. Ma alla met del XII secolo, una grande parte di questa forza navale era ormai integrata nella marina del Regno che controllava il traffico orientaleoccidentale del Mediterraneo, facendolo un conveniente mare nostrum. Anche questo distingueva la situazione iniziale del Regno di Sicilia da quello fondato dai normanni in Inghilterra.

La mappa mundi di Al-Edrisi, geografo arabo a Palermo (1154) nel Regno di Sicilia nel tempo di Florio di Camerota. Anticipava da tre secoli la conoscenza geografica disponibile al resto dell'occidente. Per lui non c'era dubbio che il mondo era una sfera. Questa mappa fa vedere che l'orizzonte mentale nel Medioevo si allarg oltre il Mediterraneo invece di ristringersi, specialmente nel Mezzogiorno.

Si doveva aspettare il XVI secolo prima di poter parlare di una dominazione navale Inglese del mare, ma il Regno di Sicilia era nato gi signore del suo mare. Per i Camerotani questo garantiva per la prima volta nei secoli la possibilit di sfruttare in pace il suo litorale senza pagare il tributo agli emirati. Ma era anche redditizio per il re. Le entrate del fisco, solo del porto di Palermo, erano superiori alle totali entrate del Regno di Inghilterra di quell'epoca. Gli altri regni europei erano invidiosi. La politica di tolleranza etnica e religiosa del Regno di Sicilia era una politica pragmatica e inclusiva che non va esagerata. In quei tempi non si riconosceva il diritto della libert di coscienza. Ma il fatto che, nel XII secolo nel meridione, le diverse culture erano pienamente inseriti nella vita culturale e intellettuale del territorio incontestabile ed ancora visibile, come abbiamo visto, nell'arte, l'architettura e la scienza. La scuola di medicina a Salerno, con la sua collaborazione interculturale, prestigio internazionale e ricerca scientifica empirica nei secoli XI e XII anche sintomatico di un atteggiamento intellettuale che anticipa ci che sar, poi, comune nel resto dell'occidente molti secoli dopo. I diritti delle fondazioni dei monaci greci a Camerota erano protetti dal decreto reale. Nel 1168, il re Guglielmo II di Sicilia consegnava all'abate del monastero greco a Carbone nella Lucania la posizione d'archimandrita, con giurisdizione su tutte i monasteri greci nella Lucania e la parte meridionale del Salernitano. Nel 1195, l'imperatrice Costanza, la figlia del primo re normanno, confermava questa autorit e, nominando il nuovo archimandrita, comandava di sradicare eventuali costumi non conforme alla 'regola di San Basilio'. Secoli dopo, nello nuovo spirito di intolleranza portata all'eccesso, i libri sacri liturgici greci a Cuccaro Vetere saranno bruciati dal vescovo latino.

9 Camerota aveva la fortuna di cominciare con un senso collettivo di sicurezza e la promessa di una partecipazione pi dignitosa negli affari del mondo. La storia della nascita di Camerota ha un fascino particolare perch il paese era nato con un'impronta storica legata ad un esperimento politico, sociale e culturale di grande proporzione nel medioevo, un esperimento che sembrava bizzarro o almeno strano negli occhi di osservatori loro contemporanei da altri regioni dell'Europa occidentale. In nessun altro parte dell'occidente latino circolavano monete d'oro e anche i follari di bronzo dalla zecca a Messina, circolando a Camerota, portavano iscrizioni in latino ma anche in arabo.

Follaro Gugliemo II 1166-1189 D/Legenda cufica circolare, Duriba bi-amr al- malik al musta' izz billah ( Coniato per ordine del re magnifico bramoso di essere esaltato da Dio). Nel campo legenda cufica su tre righe: Al malik Ghulyalim al-thani ( il Re Gugliemo il secondo) R/ legenda circolare + Operate Messane, nel campo REX W/ SCoS.

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Florio di Camerota
Chi passa oggi lungo la via del Levante nel Chivo, sopra la rupe dell'Armu, vede il panorama delle stesse montagne, cielo e mare di mille anni fa, praticamente non segnato dal tempo. Alle spalle, in alto, si erige la possente roccaforte col suo rettangolare maschio reale normanno, segno del mandato reale a Florio di Camerota (m. 1189), itinerante giudice reale, incaricato nella sua lunga carriere a portare la giustizia del re, a tutti i distretti del Regno del suo incarico, per proteggere gli abitanti dagli abusi dei signori locali contro le buone consuetudini dei posti. Florio di Camerota era uno dei funzionari del re pi in vista. Insieme con due vescovi andava in Inghilterra per chiedere formalmente la mano della sorella di Riccardo Cuor di Leone come sposa per il re. Era la faccia laica di un regno meridionale che destava molto curiosit nel nord d'Europa. In Inghilterra sopravviveva il ricordo, fino all'inizio del Ottocento, di Camerota come un paese di persone colte e cortese. Il prestigio di Sarolo di Camerota, all'inizio del XII secolo, fa vedere che Camerota godeva gi una funzione significativa ai vertici della cultura politica regionale e nel ducato di Puglia. Florio di Camerota, per, era legata attraverso la sua famiglia ed i suoi incarchi ad avvenimenti in tutta la penisola italica. Lo zio suo, Alfano (m. 1182), era arcivescovo di Capua. Aveva missioni diplomatici nei negoziati che mettevano fine alle pretese esagerate di dominio imperiale in Italia dall'imperatore Barbarossa. E quando Florio si trovava in difficolt, il papa Alessandro III scriveva al re Luigi VII di Francia, perch intervenga presso re Guglielmo di Sicilia in favore di Florio o, se necessario, presso l'imperatore Costantinopolitano. Il ricordo di Florio di Camerota, il primo figlio illustre di questa cittadina Cilentana, oggi trascurato, come sono anche dimenticati i monaci italogreci, che per primo hanno cominciato il dissodamento strutturale della terra di Camerota, portando qui le loro devozioni di santi orientali, come San Pantaleone, anche lui medico come San Biagio. Praticando la cura pastorale, battezzavano la gente, guarivano i malati e seppellivano i morti. Anche dimenticato il fatto che il baricentro culturale della sua societ originaria e creativa non era Napoli ma Salerno e Palermo, durante il periodo storico pi dignitoso e prospero del Mezzogiorno.

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Il maschio Normanno- Svevo, ducale e reale, di Camerota

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Camerota Soffocata e Emarginata di Nuovo Era il destino di questo distretto del Principato longobardo di Salerno nel Cilento, di uscire da una condizione di emarginazione silvo-pastorale nel XI secolo, integrandosi con la fiorente economia urbana del golfo di Salerno che, a sua volta, era un nodo per il traffico interno fino ai porti dell'Adriatico nella Puglia ed il traffico esterno con l'Africa ed il Levante, e poi a cadere di nuovo nell'emarginazione sociale-economica alla fine del XIII secolo, nonostante gli sforzi del imperatore normanno-svevo a Palermo che guadagnava una reputazione Europea come il stupor mundi. Gli stati dominanti dell'Europa occidentale, non ancora arrivati alla saggezza politica e morale di accettare le societ multiculturali e multi-religiosi, appoggiavano un'invasione compiuta dagli angioini che smantellavano, con palese disprezzo, l'equilibrio culturale del Mezzogiorno. Era disastrosa anche economicamente per il Cilento, perch, dopo i Vespri Siciliani, nel 1282, la lunga guerra, che risult nella divisione del Regno in due "Sicilie" era combattuta ferocemente per terra proprio nel Cilento, distruggendo sistematicamente i campi coltivati e massacrando la popolazione. Gli alberi e le viti potevano ricrescere, ma la congiuntura particolare che favoriva lo sviluppo positivo del XI e XII secolo non ritorn mai pi. Perci, guardando al panorama dalla Finistella si vede il verde delle montagne, ma non rimane una traccia visibile della notevole societ medioevale che una volta fioriva nella valle e lungo la via del Levante, che una volta, veramente aveva rapporti profondi con il Levante sul litorale orientale del Mediterraneo. I Camerotani attuali sono gli eredi dei pionieri di un esperimento sociale che, oggid, il resto dell'Europa finalmente diventato abbastanza maturo di voler ripetere.
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L' Enkolpion di San Giovanni a Piro La piccola croce d'oro ornata da figure in smalto cloisonn da iscrizioni in smalto champlev, e custodisce una reliquia della S. Croce, che ne attesterebbe l'origine costantinopolitana, poich essa era concesso solo dall'imperatore... Le testimonianze artistiche, i documenti, e le fonti, dunque mostrano incontestabilmente che, fin dall'epoca antica e per tutto il Medioevo, i contatti fra la Campania e l'universo greco furono frequenti e vitale. Nella regione meridionale, dove i Longobardi si erano insediati diffusamente, attestata la presenza greca come una realt etnica e religiosa pienamente inserita nella vita culturale ed intellettuale del territorio, che quindi, proiettato in una dimensione fitta di traffici, commerci, rapporti politici, storici ed artistici tali da renderlo pulsante di stimoli ed esperienze diverse, generatrice di rilevante fenomeni artistici. (Maria R. Marchionibus, Il Cilento Bizantino, Vatolla Salerno, 2004)

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L'Eredit Culturale Medioevale di Camerota

Tocca a chi vive oggi a Camerota di recuperare un consapevolezza della loro identit culturale originaria, se non desiderano di continuare a vivere senza la conoscenza profonda delle loro dignitose radici storiche. Grazie agli studi condotti negli ultimi decenni abbiamo acquisito una nuova documentazione archeologica e la revisione di vecchi dati che ci permettono di modificare sostanzialmente il vecchio panorama storico, che valutava il periodo medievale del Cilento come un periodo dominato dalla decadenza e barbarit.

Il Pulpito del Duomo di Ravello: Il gusto decorativo della Campania nel Regno di Sicilia Normanno Secolo XII

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I dintorni della Finistella formavano un punto di incrocio di tre porose civilt nel X secolo. Camerota stava sulla porosa frontiera di Calabria, una provincia dell'Impero di Costantinopoli. Il nome greco, Armu, lo testimonia ancora. Il nome Chivo, dal latino clivus, rupe, e la zona Collazzone di fronte alla Finistella, che deriva dal nome longobardo 'Azzone' testimoniano al fatto che Camerota sorvegliava la frontiera del principato longobardo di Salerno, che aveva rapporti insoliti con il resto dell'occidente latino. Il litorale vicino alla torre di avvistamento, che si vede dalla Finistella, formava la altrettanto porosa frontiera con la civilt araba che dominava il mare, aprendo il Mediterraneo al Medio-Oriente fino all'India ed all'Africa sub Sahariana.

L'abside trionfale del duomo di Salerno 1080 di ispirazione araba e bizantina.

Finanziato dal normanno Roberto il Guiscardo dopo la presa di Salerno e l'acquisto della sovranit su Camerota nel 1077.

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La culla in cui Camerota era nutrita consisteva di un felice intreccio di queste tre civilt durante i seguenti tre secoli che si incrociavano temporaneamente per creare una societ nuova sulla faccia della terra, una societ creativa ed aperta che oggi suscita l'ammirazione di un crescente numero di studiosi internazionali. Durante gli ultimi venti cinque anni gli studi sul Salernitano medievale ci hanno procurato approfondimenti privilegiati a causa della particolare abbondanza di documenti inediti ed una nuova lettura pi spregiudicata dei fonti.

Il mosaico rappresenta l'incoronazione di Ruggero II a Natale 1130 a Palermo. Ruggero incoronato direttamente dal Cristo. Il suo nome, Rogerios rex, scritto con lettere greche e la corona e abito sono del stile imperiale del imperatore al Costantinopoli. Il sovrano di Camerota, dunque, si riteneva indipendente sia dall'Impero Romano a Costantinopoli, sia dall'impero Romano (occidentale) nella Germania.

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In quei tre secoli gli avi dei Camerotani trovavano la loro identit storica, partecipando nella creazione della nuova Europa occidentale latina che, da allora, ha il suo cuore al nord degli Alpi e, per sempre, non pi nel mare nostrum dei Cesari. Il resto dell'Europa occidentale, con una classe dirigente che rimaneva troppo chiuso nella sua mentalit poca aperta alla coesistenza religiosa e culturale, non era in grado di seguire i pionieri culturali del Mezzogiorno. Hanno stroncato iniziativi scientifici e culturali che avrebbero contribuito a un mondo pi umano e meno sgarbato nei secoli successivi. Le successive guerre di religione e i tanti esempi di pulitura etnica nell'occidente, del epoca moderna, erano il risultato. Persino nel tempo di Galileo, morto nel 1642, la censura dello stato continuava di impedire la scienza empirica che era tipica, quattro secoli prima, nel Regno di Sicilia.

Ci sono stati tentativi nel corso della storia di riplasmare i caratteri originali cosmopoliti di Camerota e di sradicare la mentalit mediterranea della reciproca tolleranza tra le varie stirpi di Camerota. Emblematico il tentativo, nell'epoca moderna, di sostituire il suo primo santo protettore, San Pantaleone, protettore degli oppressi con uno 'santo' che era un notorio antisemita. Camerota continua a rimanere fedele alla sua identit ed ai suoi valori originari quando onora il suo primo santo protettore che ispira la compassione per tutti.
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Il monastero incompiuto dei normanni a Venosa, fine del XI secolo.

I pi recenti punti di partenza per le rilevanti fonte storiche primarie e secondarie sono: Vito Lor, Monasteri, Principi, Aristocrazie. La Trinit di Cava nei secoli XI e XII, (Spoleto, 2008), e G. A. Loud, The Latin Church in Norman Italy, (Cambridge, 2007). Per la sua gentile assistenza, un ringrazio speciale a Arnaldo D'Alessio, Camerotano. Si estende un gentile invito ad eventuali interessati nella formazione di un'associazione O.N.L.U.S. per la valorizzazione del patrimonio medioevale del Cilento di prendere il contatto. Dott. M. Shano, via del Levante 13, 84040 Camerota tel.: 0974-920029, msshano@yahoo.com

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