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Dal: A. Caffaro, Scrivere in Oro: Ricettari medievali d'arte e artigianato (secoli IX-XI) p, 45
I TARTARARI DI CAMEROTA
NON RIMANEVANO SEMPRE CON LA TESTA NEL FONDO OSCURO DELLE BOTTE. DA TEMPO IMMEMORABILE I TARTARARI VEDEVANO IL PANORAMA MARITIMO DA STROMBOLI A CAPRI E SAPEVANO PROFITTARE DEL PATRIMONIO CULTURALE COSMOPOLITANO DEL CENTRO DEL MEDITERRANEO.
SAPEVANO BENISSIMO CHE ACCANTO AL VINO CI FOSSERO ANCHE I LIQUORI E ALTRI DISTILLATI.
Questo manoscritto l'edizione aggiornata a quellepoca del famoso trattato tecnico Mappae Clavicula che risale da almeno la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo. La maggior parte delle ricette riguarda procedimenti per la preparazione di colori e per la trasformazione dei metalli. In questa raccolta anonima erano confluite le conoscenze presenti negli antichi trattati alchemici e alessandrini greche e bizantini dell'Egitto. Spesso salvati per noi attraverso traduzioni nell'arabo.
l'XI secolo grazie alla Scuola medica salernitana che riprese le tecniche utilizzate dagli arabi. Fondata nel IX secolo, la scuola medica della citt capitale del Cilento, aveva assorbito il meglio della scienza araba da quel crogiolo di cultura greca, araba e normanna che era il Regno di Sicilia, diventando uno dei centri di irradiazione della cultura islamica in tutto lOccidente latino. Un importante miglioramento era anche costituito dallimpiego di disidratanti come il carbonato di potassio. Lalambicco tradizionale fatto di vetro o spesso addirittura di ceramica, era un cattivo conduttore del calore e dopo il riscaldamento iniziale il suo potere di condensazione diminuiva molto rapidamente. Il salto di qualit avvenne con la cosiddetta testa di moro (XV secolo) che fu messa a punto allepoca in cui la cultura alchemica raggiunse massicciamente lOccidente. Era costituita da un contenitore di vetro o ceramica fatto in modo da poter immergere lalambicco nellacqua di raffreddamento. Furono queste invenzioni a rendere possibile la preparazione massiccia di distillati ad alta gradazione alcolica. Gli italiani del Mezzogiorno erano per lungo tempo particolarmente esperti in questarte. NellItalia del XIII secolo laqua ardens conteneva circa il 60 per cento di alcool e doveva il suo nome alla sua capacit di prendere fuoco. Lalcool a pi di 90, ottenuto attraverso distillazioni successive, veniva chiamato aqua vitae o radicis vitae. Informativo il Liber de Vinis, dedicato al stupor mundi, il re Svevo di Sicilia, Federico II, e il suo seguito, il Tractatus de aquis medicinalibus, opere in cui magnificava le virt dell aqua ardens e di vini farmaceutici di ogni tipo, cos come di acque meravigliose ottenute distillando i vapori provenienti da soluzioni contenenti sostanze e metalli di vario genere. Nella letteratura corrente nel XII e XIII secolo numerosi erano i trattati dedicati a queste aquae, note per le loro virt mediche o per le propriet chimiche.
La dieta mediterranea fa parte del patrimonio antico cilentano calcolato di essere veramente buona per la salute e di "gusto giocondo"!
(Questo non un mito!)
Preparata da Michael Shano, msshano@yahoo.com, a base di una critica esame della informazione alla pubblica disposizione, specialmente su Wikipedia.