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LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
domenica 26 maggio 2013
Unicuique suum
Anno CLIII n. 120 (46.364)
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non unelemosina sociale ma un valore sociale. E ci chiede la sua cittadinanza. Infatti, ha spiegato il Papa, la crisi attuale non solo economica e finanziaria, ma affonda le radici in una crisi etica e antropologica. Seguire gli idoli del potere, del profitto, del denaro, al di sopra del valore della persona umana, diventato norma fondamentale di funziona-
mento e criterio decisivo di organizzazione. Cos, ha proseguito il Pontefice, ci si dimenticati e ci si dimentica tuttora che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c lessere umano e c qualcosa che dovuto alluomo in quanto uomo, in virt della sua dignit profonda: offrirgli la possibilit di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune.
Ogni attivit umana, ha detto ancora il Papa citando il suo predecessore Benedetto XVI, anche quella economica, proprio perch umana, deve essere articolata e istituzionalizzata eticamente. Dobbiamo tornare alla centralit delluomo, a una visione pi etica delle attivit e dei rapporti umani, senza il timore di perdere qualcosa.
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NOSTRE INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; Sua Beatitudine Eminentissima il Signor Cardinale Baselios Cleemis Thottunkal, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India).
Un campo profughi nel Darfur (Ansa)
Anche nella finale di Coppa Italia una metafora della vita cristiana
Un derby stellare
di JOS G. FUNES*
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evo subito avvertire il lettore e invocare la sua benevolenza: scrivo queste righe nella mia veste giallorossa di tifoso della Roma. Molti argentini hanno ereditato il dna dei loro antenati italiani. Ed forse per questo fattore genetico che argentini e italiani condividono molte cose, fra cui la passione per il calcio. Un giorno gli scienziati scopriranno il gene che ci fa soffrire e gioire con i colori della nostra squadra del cuore. Spero di essere pi bravo come astronomo che come calciatore. Fin da piccolo ho avuto la passione per le stelle e per il calcio. Ma non ho mai tirato bene col pallone rispetto agli standard a cui siamo abituati noi argentini. Ho giocato nel cortile delle Escuelas Pas dei padri scolopi, che frequentavo a Crdoba, poi nel seminario di San Miguel con i confratelli gesuiti e a Padova durante il periodo del dottorato in astronomia. Negli ultimi anni a Castel Gandolfo ho giocato qualche partita
con gli studenti della scuola di astrofisica e con i dipendenti delle Ville Pontificie. Arrivato ormai a cinquantanni, dovrei essere vicino a smettere. Ma non riesco a smettere di tifare. La mia squadra il River Plate, lundici argentino finito in serie B nel 2011 e tornato in serie A proprio in questultima stagione. Come ogni grande squadra, dopo essere caduto il River si subito rialzato. Ricordo che nel 1992, appena arrivato a Roma per studiare teologia alla Gregoriana, capii che dovevo professare una fede calcistica per potermi inculturare pienamente nel mio nuovo ambiente romano. Allepoca cerano Gabriel Batistuta che giocava con la Fiorentina e Abel Balbo con la Roma. Scelsi la Roma. E non me ne sono pentito, nonostante la sofferenza di questi ultimi anni. Era lepoca in cui tutte le partite si giocavano contemporaneamente la domenica pomeriggio. E la sera si guardava in televisione Novantesimo minuto per poter vedere i gol della giornata. I miei amici laziali mi dicono
che, considerando i colori biancocelesti della mia nazione, avrei dovuto tifare Lazio. Con i laziali si dialoga, ma non si negozia lidentit! Per romanisti e laziali questa stagione stata deludente e pensiamo di rifarci vincendo la Coppa Italia. Ma ricordiamoci che una finale, non la fine... Luned la vita continua. E come tutti i luned dopo un derby, romanisti e laziali si ritroveranno in ogni angolo della citt per scambiare battute e pagare qualche piccola scommessa. Non bene prendere la vita troppo sul serio, tantomeno il calcio. Noi tifosi ci aspettiamo che i nostri beniamini si allenino con seriet e che in campo diano il massimo con lealt sportiva. Non si tratta di una battaglia allultimo sangue. In una societ in cui dilagano aggressivit e violenza, occorre saper fermare la palla e con lungimiranza fare lassist filtrante. Abbiamo bisogno di riscoprire la bellezza del calcio, gioco di squadra che esalta al tempo stesso anche le qualit individuali. Forse oggi persino san Paolo avrebbe utilizzato la metafora di una partita di pallone
piuttosto che della corsa o del pugilato come fa nel nono capitolo della prima Lettera ai Corinzi per spronarci a conquistare quella corona che dura per sempre. Con lo Spirito Santo in veste di allenatore, che ci fa affrontare lavversario il nemico della natura umana, come lo chiamava santIgnazio di Loyola con un 3-5-2, un 4-3-3 o un 4-4-2, incoraggiandoci e dandoci lucidit nellardore della partita. E con Ges in veste di capitano: Un capitano, c solo un capitano!. Alla fine, se si vince, vince tutta la squadra. E se si perde, perde tutta la squadra, anche se qualcuno ha giocato una partita stellare. Una buona squadra quella in cui tutti difendono e tutti attaccano. Perch nel calcio moderno per fare squadra bisogna anzitutto saper essere solidali. Speriamo che domenica la finale di Coppa Italia sia una festa. E vinca il migliore (anche se noi gi sappiamo chi )! *Direttore della Specola vaticana
Il Santo Padre ha nominato lEminentissimo Cardinale Francesco Monterisi, Arciprete emerito della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura, Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva del VI Centenario del ritrovamento della statua della Madonna della Libera che si terr nel Santuario di Cercemaggiore (Italia), il 2 luglio 2013. In data 25 maggio, il Santo Padre ha accettato le dimissioni presentate dallEminentissimo Cardinale Julio Terrazas Sandoval, C.SS.R., dal governo pastorale dellArcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), ai sensi del canone 401 1 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Sergio Alfredo Gualberti Calandrina, finora Arcivescovo Coadiutore della medesima Arcidiocesi.
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In molti Paesi restano le difficolt mentre la Germania recupera e in Francia cresce la fiducia degli industriali
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Positivi i primi riscontri dei colloqui con israeliani e palestinesi
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Protesta di giovani palestinesi contro un bulldozer israeliano nel villaggio di Kafr Qaddum nei pressi di Nablus (Afp)
TEL AVIV, 25. Gli incontri sono stati produttivi, ma nei prossimi mesi dovranno essere prese decisioni difficili da affrontare in negoziati diretti. Non ha usato mezzi termini il segretario di Stato americano, John Kerry, lasciando il Vicino Oriente al termine della sua quarta visita dallo scorso febbraio, nella quale ha incontrato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente dellAutorit palestinese (Ap), Abu Mazen. Colloqui che hanno toccato i punti nodali del contenzioso storico tra le due parti e, in particolare, la spinosa questione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e le rivendicazioni palestinesi su Gerusalemme est. Sugli insediamenti intervenuto ieri il capo del Foreign Office, William Hague,
anche lui in questi giorni a Gerusalemme, sottolineando tutte le difficolt attuali. La finestra di opportunit per un accordo sui due Stati fra israeliani e palestinesi si sta chiudendo ha detto Hague. Dal canto suo Kerry parlando con i giornalisti prima di partire dallaeroporto Ben Gurion di Tel Aviv non ha negato le divergenze tra le parti: Israele si concentra infatti sui temi della sicurezza, mentre i palestinesi su quelli dei confini del loro futuro Stato. Tuttavia, Kerry ha detto di essere stato molto preciso sulla linea rossa che deve definire i negoziati: entrambe le parti devono puntare a fare passi in avanti con negoziati diretti e ha ammonito ad astenersi da una retori-
ca di provocazione o da azioni che facciano fare passi indietro. Israeliani e palestinesi sembrano aver accolto positivamente le dichiarazioni di Kerry e si sono dichiarati disposti a sedersi di nuovo al tavolo delle trattative. Siamo pronti ha detto una fonte governativa israeliana citata dalla stampa a iniziare negoziati con i palestinesi immediatamente. Anche Ramallah ha giudicato positivi i colloqui. Una prima occasione di confronto potrebbe esserci gi in questi giorni in Giordania, dove in corso (fino a domenica) il Forum economico mondiale. Sono attesi il presidente israeliano, Shimon Peres, Abu Mazen, Kerry e Abdullah II bin Hussein Re di Giordania.
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Tra spirito contemplativo e gioiose bizzarrie
Il cuore di Filippo
di ED OARD O ALD O CERRATO* ella vita di san Filippo Neri c un avvenimento che, bench in gran parte avvolto nel mistero (Secretum meum mihi, secretum meum mihi ripeteva incessantemente Filippo), lascia intravedere le sorgenti della vita del santo. Solo alla fine dei suoi giorni egli rivel qualcosa della straordinaria esperienza mistica avuta quando ancora era laico, neppure trentenne, e della quale port indelebile il segno per sempre. Al cardinale Federico Borromeo, suo amico e penitente, confid che supplicava lo Spirito SanLa fiamma et lo spirito de Iddio to perch gli desse spirito. Allora attesta Borromeo gli soprabbundava talmente che pareva mi disse il Padre che sent queli volesse uscir fuor del petto sto moto che sempre poi gli durato. Quale fosse questo non potendosi contener dentro quei termini moto, riferito da numerosi che la natura gli haveva prefissi testimoni oculari: padre Antotestimoni padre Antonio Gallonio nio Gallonio, per esempio, testimonia: Intesi dire dal p. ms. Filippo, in questa sua ultima malattia che lo congiunse a Christo, che dello stesso Filippo, nellimminenza della la palpitatione che sentiva, la quale chiama- Pentecoste del 1544 (il concilio di Trento va infermit sua, lhaveva portata cin- stava per iniziare) e localizzata nelle cataquantanni. Questa era quello affetto del combe di San Sebastiano, le sole allora accore che lo faceva esultare in Dio vivo, s cessibili, dove Filippo sovente si recava a che poteva dire col Profeta: cor meum et pregare passandovi, pare, anche qualche caro mea exultaverunt in Deum vivum. Que- notte. sto stesso affetto di core lo rapiva talmente Quel luogo misterioso e solitario gli evoin Dio, che li faceva gridar pi volte: vul- cava la storia suggestiva delle prime generaneratus charitatis sum ego. Per questo ecces- zioni cristiane, leroica professione della fede, la lunga schiera dei martiri, la Roma sacra di Pietro e di Paolo, imporporata di sangue cristiano: un motivo che rimase in lui sempre vivo e che gli ispir sentimenti, propositi, indicazioni di vita per s e per coloro che lo seguivano. Nel quarto centenario di quello straordinario avvenimento, Pio XII, antico chierichetto della Chiesa Nuova, scriveva al preposito dellOratorio di Roma: richiamo e conforto inatteso alla tenera piet da Noi nutrita fin dallinfanzia per il caro San Filippo Neri la imminente data, quattro volte centenaria, del singolare carisma di carit onde lApostolo di Roma fu privilegiato da Dio con la visibile dilatazione del cuore: prodigio nuovo, col quale piacque alla divina Bont di confermare sensibilmente la santit del Suo servo e in particolar modo il suo impeto di amore per il divin Maestro Ges, per la sua Madre Maria e per la salute delle anime. Apostolo di unevangelizzazione davvero nuova che cambi il volto spirituale di Roma, impegnato come pochi altri in uninstancabile attivit apostolica, Peter Paul Rubens, Filippo Neri (1606) Filippo Neri conosciuto da molti per le
so di cuore la fiamma et lo spirito de Iddio gli soprabbundava talmente che pareva li volesse uscir fuor del petto, non potendosi contener dentro quei termini che la natura gli haveva prefissi. La straordinaria effusione di Spirito Santo che gli aveva dilatato il cuore come pot constatare lautopsia fino a staccare alcune costole dallo sterno perch il cuore potesse avere spazio, e che lo aveva infiammato di un tale amore da costringere spesso Filippo a gridare nellestasi: Non posso pi, mio Dio, non posso pi, stata collocata, sulla base delle scarne confidenze
Convegno a Roma
Nuovi orizzonti
La diocesi di Treviso, alla morte del vescovo Giuseppe Apollonio, nel 1903, si presentava come una diocesi gi attiva, ferma nella tradizione ecclesiale, inventiva dal punto di vista pastorale. Era, dunque, necessario in pastore giovane e coraggioso; un pastore che sapesse diventare guida di fronti pastorali diversificati; un uomo contemplativo nellinteriore adesione vocazionale, ma anche operativo nella dinamica vita pastorale dei trevigiani; un uomo che con responsabilit e prudenza sapesse dirigere di persona coloro che fino ad allora avevano rappresentato la migliore ricchezza della diocesi, ma sapesse anche coinvolgere persone nuove che condividessero insieme a lui scelte determinanti. Quelluomo era monsignor Andrea Giacinto Longhin. Cos il cardinale Jos Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, ha introdotto, venerd 24 maggio nella Domus Sanctae Martae in Vaticano, la presentazione dellimponente e bel volume Un pastore e la sua Chiesa. Immagini di vita del beato Andrea Giacinto Longhin, vescovo di Treviso (1904-1936) Treviso, Compiano 2012, pagine 848, euro 45) di monsignor Lucio Bonora, direttore dellArchivio vescovile di Treviso e officiale della Segreteria di Stato. A presentare lopera allincontro erano presenti, tra gli altri, i cardinali Domenico Calcagno, Giovanni Coppa, Franc Rod e Paolo Sardi stato anche monsignor Lino Cusinato, gi direttore del settimanale trevigiano La Vita del Popolo, curatore delledizione della Breve biografia del beato Marco dAviano missionario evangelizzatore scritta da Longhin nel 1899 (Treviso, Editrice San Liberale, 2013, pagine 229, euro 15), e curatore per la stessa editrice del libro 1913. Castelfranco e dintorni dedicato alla figura della serva di Dio Maria Oliva Bonaldo, fondatrice delle Figlie della Chiesa. Madre Bonaldo visse profondamente quella stagione diocesana di grande fervore pastorale di cui Longhin fu protagonista. In questo frate ha ricordato ancora il cardinale Saraiva Martins di appena quarantanni, umile, affabile, dotto e austero, i trevigiani trovarono da un lato un fermo ancoraggio alla tradizione cattolica e dallaltro un instancabile evangelizzatore, un missionario insofferente contro le pigrizie pastorali o contro la mancanza dinventiva; un uomo che sapeva incoraggiare a nuovi orizzonti. (maurizio fontana)
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La Trinit e lut unum sint
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MOSCA, 25. La divina liturgia nella cattedrale dellAssunta (o della Dormizione) al Cremlino, poi la processione lungo la Piazza Rossa fino al monumento dei santi Cirillo e Metodio: la Chiesa ortodossa russa ha celebrato cos ieri a Mosca la Giornata della lingua e della cultura slava che, secondo il calendario giuliano, coincide con il giorno di commemorazione dei santi Cirillo e Metodio, inventori dellalfabeto glagolitico ed evangelizzatori degli slavi.
Questanno accanto al Patriarca di Mosca, Cirillo, cera un ospite deccezione, il Patriarca ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, in visita in Russia dal 23 al 30 maggio. Gioved scorso Cirillo e Teofilo hanno avuto un lungo colloquio durante il quale stato sottolineato come Gerusalemme sia meta privilegiata dei pellegrini ortodossi russi e come la difficile situazione dei cristiani nel Vicino Oriente sia fonte costante di preoccupazione e di vicinanza nella preghiera.
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A Palermo la beatificazione del prete ucciso dalla mafia nel 1993
Visita del prefetto della Congregazione per le Chiese orientali in Libano e Giordania
Pi morale nelleconomia
Uneconomia pi morale per contrastare gli effetti negativi della globalizzazione sui Paesi in via di sviluppo. Lha rilanciata il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, intervenuto il 23 maggio a una conferenza alluniversit di Chicago. Organizzato dal Lumen Christi Institute dellateneo statunitense, lincontro ha avuto per tema il rapporto tra economia e dottrina sociale della Chiesa. Il porporato ha illustrato i sette principi cardine che dovrebbero essere alla base di unauspicata riforma globale e morale del sistema finanziario: la giustizia economica, il riesame del concetto di propriet, la solidariet, la fraternit, la riconciliazione, il governo per il bene comune e la sussidiariet. Anche perch ha spiegato un progresso che garantisca maggiori benefici per tutti richiede non tanto teorie e competenze tecniche, quanto fede e speranza. In precedenza il presidente di Iustitia et Pax aveva ricostruito le principali tappe dellinsegnamento sociale della Chiesa, fino al recente magistero di Papa Francesco, che richiama a una solidariet disinteressata, affinch si possa tornare nel mondo della finanza e delleconomia a unetica incentrata sulla persona. Prima di Papa Bergoglio, Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in veritate aveva esortato a essere protagonisti della globalizzazione e non vittime, agendo razionalmente guidati dalla carit e dalla verit. E ha citato ad esempio la realt dei Paesi africani che egli conosce personalmente. inaccettabile ha detto il paradosso dellimpoverimento progressivo di quei popoli, nonostante abbiano delle economie in forte crescita. La speculazione e lingiustizia economica che in questi ultimi decenni hanno dominato la globalizzazione ha auspicato devono essere corrette.
Martire, autentico pastore secondo il cuore di Ges, seminatore evangelico di perdono e di riconciliazione, don Giuseppe Puglisi, il parroco di Brancaccio assassinato dalla mafia ventanni fa, stato beatificato a Palermo sabato mattina, 25 maggio. Almeno ottantamila i fedeli che, giunti da ogni parte della citt e dellintera Sicilia, si sono radunati nel Foro Italico-Umberto I. Il rito stato presieduto, in rappresentanza di Papa Francesco, dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo. Lui stesso, il 15 settembre 1999, avvi il processo di beatificazione il decreto stato promulgato da Benedetto XVI il 28 giugno 2012 e oggi ha letto la bolla papale nella quale stabilita anche la festa liturgica del nuovo beato alla data del 21 ottobre. Lapplauso scrosciante dei presenti, alzatisi tutti in piedi, ha sottolineato il momento in cui stato scoperto il grande arazzo raffigurante il volto sorridente del prete palermitano ucciso nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, il 15 settembre 1993. E mentre venivano portate le reliquie allaltare il cielo era solcato dal volo di numerose colombe. La messa stata celebrata dal cardinale arcivescovo Paolo Romeo, che ha tenuto lomelia. Sorride ancora ha detto don Pino. Pi guardiamo il suo volto, pi sentiamo che il suo sorriso ci unisce tutti. Finalmente possiamo invocarlo beato. La Chiesa riconosce nella sua vita sigillata dal martirio in odium fidei un modello da imitare. Commentando il vangelo di Giovanni (12, 20 ss.) proclamato anche in greco il cardinale Romeo ha evidenziato come la similitudine del chicco di grano sintetizzi bene tutta lesistenza del beato Puglisi. In lui la logica della scelta diventa logica di impegno e di sacrificio, che per d vera gioia. Nei 33 anni della sua vita sacerdotale ha aggiunto fu chicco perch accett di morire un poco ogni giorno donandosi senza riserve per Cristo a tempo pieno, come amava ripetere. Un messaggio destinato oggi in particolare ai giovani che si sforzano di costruire il futuro, alle famiglie in difficolt, agli ammalati, a chi in cammino vocazionale: perch la vita ha valore solo se siamo disposti a condividerla, spezzandola per gli altri. Ma soprattutto don Puglisi parla ai sacerdoti. Non fu mai ha ricordato larcivescovo di Palermo prete per mestiere. La mano mafiosa che lo ha barbaramente assassinato, ha liberato la vera vita di questo chicco di grano, che nella ferialit della sua opera di evangelizzazione, moriva ogni giorno per portare frutto. Quella mano assassina ha amplificato oltre lo spazio e il tempo la sua delicata voce sacerdotale, e lo ha donato martire non solo a Brancaccio ma al mondo intero. Successivamente il porporato si soffermato sulla paternit del nuovo beato sintetizzata dallacronimo 3P, padre Pino Puglisi, e sulla sua accoglienza che non guardava lorologio, sebbene amasse definirsi un rompiscatole. Egli fu servo, pastore e padre, soprattutto verso i suoi prediletti; i bambini, gli ultimi e i poveri; gente spesso lontana dalle devozioni e dalle sagrestie per la quale fu un padre discreto nellaccompagnamento e nellascolto generoso, capace anche di ironiz-
zare sui suoi difetti fisici, a cominciare dalle sue orecchie grandi. Ma sulle cose serie il parroco di San Gaetano non ha mai scherzato, specie nel quartiere Brancaccio dove trov bambini e giovani quotidianamente esposti a una paternit falsa e meschina, quella della mafia del quartiere, che rubava dignit e dava morte in cambio di protezione e sostegno. Perci la sua azione mir a rendere presente un altro padre, il Padre Nostro. Secondo lui ne ha ripetuto un gioco di parole riferito a uno dei nomi dellorganizzazione mafiosa di nostro non pu esserci cosa, che si impone a tutti attraverso un padrino onnipresente. Di nostro c solo Dio che ama tutti dentro e fuori la Chiesa. E questo trov realizzazione nel Centro Padre nostro, casa di accoglienza e struttura di pastorale parrocchiale per vivere la missione al servizio della persona nella sua totalit. E cos facendo il parroco martire sottraeva alla mafia di Brancaccio consenso, manovalanza, controllo del territorio. Infatti ha proseguito il cardinale Romeo i mafiosi, che spesso pure si dicono e si mostrano credenti, muovono meccanismi di sopraffazione ed ingiustizia, di rancore, di odio, di violenza, di morte. E in proposito il ricordo del celebrante andato alle altre vittime della mafia come i magistrati Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: Lazione assassina dei mafiosi ne rivela la vera essenza. Essi rifiutano il Dio della vita e dellamore. Parole queste scandite dal lungo applauso dei fedeli, poi rinnovato quando larcivescovo ha rilanciato il grido di Giovanni Paolo II dalla Valle dei Templi il 9 maggio 1993: Convertitevi, un giorno verr il giudizio di Dio. Il suo martirio non ammonisce soltanto chi impasta religiosit esteriore e accondiscenza al male, ma interpella tutti a vivere ogni forma di male nel mondo professando una fede saldamente fondata sulla Parola e compiuta nella carit. La nostra fede vincer solo se verr testimoniata ha concluso citando il beato sintetizzando insieme evangelizzazione e promozione umana. Almeno una quarantina i presuli concelebranti, soprattutto siciliani. Tra loro, i vescovi Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e Carmelo Cuttitta, ausiliare di Palermo, e larcivescovo Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di canonizzazione, che tracciando il profilo biografico di don Puglisi allinizio del rito, lo ha definito il primo martire della mafia. Lesempio e lintercessione di don Puglisi sacerdote esemplare, martire della fede e della carit educativa, in particolare verso i giovani, continui a suscitare nella comunit ecclesiale e civile risposte generose e coerenti alla chiamata di Cristo, ha auspicato in un messaggio il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. La beatificazione di padre Pino Puglisi ha aggiunto un momento di festa e di testimonianza per la Chiesa che a Palermo, in Sicilia e nellItalia intera. La cerimonia durante la quale i fratelli del nuovo beato Gaetano e Franco Puglisi hanno aperto la processione offertoriale stata allietata da canti composti appositamente per la circostanza ed eseguiti da un coro polifonico di 230 elementi. Tra
i presenti il presidente del Senato italiano Pietro Grasso e numerose personalit politiche nazionali e locali. Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto pervenire un messaggio in cui parla della figura di un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosit e di altissimo coraggio civile. Lorrore suscitato in tutto il Paese dal barbaro assassinio di don Puglisi e la sua intensa e feconda esperienza pastorale, svolta sempre nelle realt pi difficili della Sicilia ha aggiunto il capo dello Stato continuano a costituire un esempio per tutti coloro che non intendono piegarsi alle prevaricazioni della criminalit mafiosa.
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Messa del Papa a Santa Marta
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Nel discorso alla Fondazione Centesimus annus pro pontifice il Santo Padre sollecita un ripensamento globale del sistema economico
Laccoglienza cristiana
I cristiani che chiedono non devono mai trovare porte chiuse. Le chiese non sono uffici dove presentare documenti e carte quando si chiede di entrare nella grazia di Dio. Non dobbiamo istituire lottavo sacramento, quello della dogana pastorale!. laccoglienza cristiana il tema della riflessione di Papa Francesco nellomelia della messa concelebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae questa mattina, sabato 25 maggio, tra gli altri con il cardinale Agostino Cacciavillan. Commentando il vangelo di Marco (10, 13-16) il Pontefice ha ricordato il rimprovero rivolto da Ges ai discepoli che volevano allontanare da lui i bambini che la gente portava per chiedere una carezza. I discepoli proponevano una benedizione generale e poi tutti fuori, ma che dice il Vangelo? Che Ges si indign ha risposto il Papa dicendo lasciate che vengano a me, non glielo impedite. A chi come loro infatti appartiene il Regno di Dio. La fede del popolo di Dio una fede semplice. Ad esempio, forse non sa spiegare bene chi sia la Vergine, ma per questo ha detto il Santo Padre bisogna andare dal teologo: ti spiegher bene chi Maria. Ma, ha subito aggiunto, se tu vuoi sapere come si ama Maria, vai dal popolo di Dio che te lo insegner meglio e bene. un popolo che sempre si avvicina per chiedere qualcosa di Ges e alcune volte anche con un po di insistenza. Come ha subito dopo raccontato: Ricordo una volta durante la festa patronale nella citt di Salta; una signora umile chiedeva a un prete una benedizione. Il sacerdote le ha detto: Ma signora lei stata alla messa! E poi le ha spiegato tutta la teologia della benedizione nella messa. Ah, grazie padre, s padre, ha risposto la signora. Ma quando il prete se n andato la signora si rivolta a un altro prete: Mi dia la benedizione. Tutte quelle parole non erano entrate in lei perch aveva unaltra necessit, la necessit di essere toccata dal Signore. Questa la fede che cerchiamo e che dobbiamo trovare sempre perch la suscita lo Spirito Santo. Noi dobbiamo facilitarla, farla crescere, aiutarla a crescere. Il Papa quindi tornato a spiegare latteggiamento di Ges che rimprovera gli apostoli i quali impediscono alla gente di avvicinarsi a lui. Non lo facevano per cattiveria: volevano solo aiutarlo. La stessa cosa avevano fatto anche quelli che a Gerico tentarono di far tacere il cieco che, avvertito della presenza di Ges, gridava per attirare la sua attenzione e farsi salvare. Era come se avessero detto, ha spiegato il Papa: Il protocollo non lo permette: costui la seconda persona della Trinit, cosa fai? Questo mi fa pensare a tanti cristiani.... Per spiegare meglio il concetto il Pontefice ha fatto alcuni esempi. In particolare quello che capita quando due fidanzati che vogliono sposarsi si presentano nella segreteria di una parrocchia e, invece di sostegno o di felicitazioni, sentono elencare i costi della cerimonia o si sentono chiedere se i loro documenti sono tutti a posto. Cos a volte, ha ricordato il Papa, essi trovano la porta chiusa. In questo modo chi avrebbe la possibilit di aprire la porta ringraziando Dio per questo nuovo matrimonio non lo fa, anzi la chiude. Tante volte siamo controllori della fede invece di diventare facilitatori della fede della gente. Ed qualcosa, ha aggiunto il Santo Padre, che cominciato al tempo di Ges, con gli apostoli. Si tratta di una tentazione che noi abbiamo; quella di impadronirci, di appropriarci del Signore. E ancora una volta il Papa ricorso a un esempio: il caso di una ragazza madre che va in chiesa, in parrocchia, chiede di battezzare il bambino e si sente rispondere da un cristiano o da una cristiana: no, non puoi, tu non sei sposata. E ha continuato: Guardate questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e di non abortire: Cosa trova? Una porta chiusa. E cos capita a tante. Questo non un buon zelo pastorale. Questo allontana dal Signore, non apre le porte. E cos quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alla gente, al popolo di Dio. Ma Ges ha istituito sette sacramenti e noi con questo atteggiamento ne istituiamo lottavo, il sacramento della dogana pastorale. Ges si indigna quando vede queste cose, perch chi soffre per questo? Il suo popolo fedele, la gente che lui ama tanto. Ges, ha spiegato Papa Francesco concludendo lomelia, vuole che tutti si avvicinino a lui. Pensiamo al santo popolo di Dio, popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Ges. E pensiamo a tutti i cristiani di buona volont che sbagliano e invece di aprire una porta la chiudono. E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte per incontrare questo amore di Ges.