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E un giro medio, di due ore e mezza/tre.

Si parte da Via Indipendenza si svolta in via Righi per vedere la finestrella sul Reno, la piccola Venezia. Sotto passa il canale delle Moline, canale visitabile e percorribile come tutti i sotterranei di Bologna. La finestrella uno dei "Sette segreti di Bologna". Si prosegue su via Indipendenza, e,arrivati all'incrocio di via Indipendenza con via Rizzoli (per intenderci dove c' il negozio della 3), ci si trova al Canton de' fiori. L trovi scritto sulle volte in alto al portico delle scritte in latino tra cui CANNABIS PROTECTIO (secondo segreto di Bologna). Si continua in Piazza Maggiore. guardando la prospettiva dalla base degli scalini di Sala Borsa, si vede il terzo segreto di Bologna. Si narra che il Giambologna volesse realizzare il Nettuno con i genitali pi grandi ma la chiesa glielo proib. Lo scultore per non si arrese, infatti disegn la statua in maniera che da una particolare angolazione il pollice della mano sinistra tesa del Nettuno sembra spuntare direttamente dal basso ventre, in maniera simile ad un pene eretto. Sopra lattuale Mc Donald, cera un convento. La prospettiva vendicava il GiamBologna. All'epoca, per, le donne in generale alla vista del Nettuno si turbavano, cos che la chiesa dovette mettere dei pantaloni di bronzo alla statua. Tutta la fontana ha comunque una forte valenza erotica, per esempio le ninfe di contorno spruzzano acqua dalle mammelle. La leggenda narra che prima di un importante esame lo studente che voglia avere la fortuna dalla sua parte debba girare due volte in senso antiorario attorno alla fontana, cos come due volte il Giambologna gir attorno al piedistallo riflettendo sul progetto di realizzazione del Nettuno, dando cos inizio alla sua fortuna e al suo riscatto dalla "sconfitta fiorentina". Il tridente simbolo della Maserati, casa automobilistica fondata a Bologna, riprende quello della fontana.
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Si procede in Piazza Maggiore dove dobbligo la visita (se aperta) della Basilica di San Petronio (NON TUTTI SANNO CHE i segni che ci sono sul bordo del crescentone di Piazza Maggiore, sono stati fatti dai carrarmati durante la liberazione. A lungo si discusso se "sistemare" o meno le spaccature, ma in conclusione si deciso di lasciarli in ricordo di quell'avvenimento) Si procede in via Caprarie. Il nome deriva da un castello Capramozza, che si trovava in san Lorenzo in Collina, nel comune di Monte san Pietro, che poi fu distrutto nel corso della guerra fra i bolognesi e i Visconti di Milano, capitanati dal Dal Verme. Questo proprietario di Capramoca, una volta perduto il castello, venne ad abitare a Bologna. Da l, potete girare in Vicolo Ranocchi, dove c losteria del Sole, losteria pi antica di Bologna, dove si pu portare ancora il cibo da casa e mangiarlo l, ordinando solo un buon vino. Se non volete sostare, potete proseguire fino ad arrivare sotto le due torri. Le due torri sono il simbolo di Bologna. Una curiosit che pochi sanno il GIOCO DELLA TORRE. Nella primavera del 1878 un tale Luciano Monari sal e scese dallAsinelli aggrappandosi al parafulmine, mentre la folla dal basso applaudiva la pericolosa esibizione. Questa prodezza scaten una vera mania collettiva tanto che decine di giovani ripeterono limpresa nei giorni seguenti di fronte a folle sempre pi numerose... e di fronte a poliziotti che non riuscivano a fermarli. Trascinati da quegli esempi, molti ragazzini scalarono anche le facciate di S. Petronio e di S. Lucia aggrappandosi ai mattoni sporgenti. Dopo un paio di mesi quellondata di follia cess allimprovviso, forse perch i giornali la condannavano con male parole forse perch i responsabili furono condannati nel corso di un processo collettivo. Se volete potete salire sullAsinelli, ma ATTENTI SE SIETE STUDENTI, la leggenda vuole che chi sale prima di laurearsi, non si laurea pi.
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Proseguite in Strada Maggiore, arrivando a Corte Isolani. Sopra, nelle travi di legno, vedete incastrate le famose frecce che rappresentano il quarto segreto di Bologna. Procedendo per Strada Maggiore, troverete la chiesa di Santa Maria Dei Servi, Piazza Aldrovandi (ancora lombra di Napoleone si allunga su questa piazza che qualcuno definisce degna del pennello di un Manet o di un Pisarro, insomma parigina. La vicenda si svolge infatti ai primissimi dellOttocento, quando ancora le aquile imperiali volteggiano per lEuropa. Nel palazzetto Rossi Scagliarini che chiude come una quinta la piazza dalla parte di via San Vitale, si svolge il romanzo damore fra lo scultore Antonio Canova e la bella romagnola Cornelia Martinetti, moglie dellingegner Giovan Battista Martinetti che ha costruito la Bologna Firenze e i giardini della montagnola. Per la moglie ha allestito non solo la casa ma anche il giardino che non ha pari in tutta Bologna e che gli amici maliziosi definiscono il tempio della dea Venere. La Venere si pu identificare con Cornelia che, bella e altrettanto colta, riceve nellarmonioso speco i migliori ingegni del suo tempo: Ugo Foscolo, Vincenzo Monti, il re Luigi II di Baviera, Lord George Byron, Chateaubriand, Scribe, Giacomo Leopardi e Stendhal. Di tanti celebrati personaggi pare che lunico che goda dei favori della bella aspasia sia Giambattista Giusti, un poetucolo, ma si tratta di pettegolezzi. Allimprovviso si sparge la notizia che Antonio Canova , che gode dei favori dellimperatore, sara presto di passaggio per Bologna: tutto un fervore di proposte e di programmi per festeggiare il grande artista dello scalpello. Bande di malviventi si aggirano per intorno a Bologna. Canova, venuto a saperlo, salta lincontro, andando direttamente a Roma. Figurarsi lavvilimento dei festeggiatori, a capo dei quali sempre la nostra Cornelia. Qualche tempo dopo, per linaugurazione di un busto del Canova allaccademia di Belle Arti, lartista non pu sottrarsi e si degna di essere ospitato, con il fratello abate, in casa di Cornelia. Per il momento la Martinetti si limita a mettere in giardino una epigrafe , (in marmo)
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attestante lo storico passaggio. Napoleone da una mano andando a chiamare Canova a Parigi, perch illustri in buon marmo di Carrara le sue imperiali imprese. Bologna diventa automaticamente il crocevia fra Roma e Parigi e casa Martinetti sempre pi ospitale. Cornelia posa per lo scultore, vestita e meno vestita. Si parla a lungo, nei salotti bene, dellimprovvisa passione. Chi ci rimane male il letterato piacentino Pietro Giordani. Facendosi merito di aver scoperto Giacomo Leopardi, ha tentato di corteggiare Cornelia, ricevendone solo vaghe promesse. Non solo, ma avendo presentato Canova in casa Martinetti, teme di perdere anche lamicizia dellamico e invia lettere piene di sconforto allo scultore: Se fossi donna e bruna, allora s che avrei di tua mano e ben lunghe tue nuove, ma io, che pur sono brunissimo, non essendo donna non ho niente di tutto questo. Il che getta unombra sospetta su tutta la tresca. Intanto cade Napoleone, Canova invecchia, mentre Cornelia continua, ancor fiorente, a flirtare con i genii di passaggio. Palazzo Martinetti divenne pi tardi sede del collegio Ungarelli, lamoroso speco durato fino al 1920, poi anche lui scomparso come i protagonisti di quella felice stagione. Se volete, proseguendo, trovate Via Fondazza, la via del pittore Giorgio Morandi (Origine del nome: chi lo vuole derivare dal latino fundus, come per i veneziani le fondamenta, chi da fundus Actii, propriet di una famiglia romana Attia, chi da una strada malmessa, e ancora da una famiglia Fondazza che abit il numero 36. Le antiche cronache riferiscono che, proprio al 36, giunsero le monache camaldolesi, guidate dalla badessa Scolastica, seguace della beata Lucia da Settefonti. Fra questa santa monaca ed un gentiluomo si svolse fra i calanchi di Ozzano Emilia un idillio impossibile: ogni mattina Lucia pregava e il
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cavaliere passava. Passa che ti ripassa, se ne innamor, ma la monaca, per non far peccato, spar. Il gentiluomo ne fu cos colpito che approfitt della prima crociata per finire in Terra Santa, dove fu fatto prigioniero degli infedeli. Dal fondo del carcere preg la monaca perch lo liberasse. Lucia gli apparve e con tutte le catene lo riport fra i calanchi. Miracolo. I ceppi del crociato e le ossa di Lucia sono esposte nella chiesa di santAndrea di Ozzano. Malgrado la santit del luogo, i calanchi franavano e la pia Scolastica pens bene di scendere a Bologna, in via Fondazza. La chiesa di santa Cristina, che sta in piazza Giorgio Morandi, aperta al culto solo in qualche giorno dellanno, mentre il convento stato trasformato in caserma. Al numero 36 and un giorno ad abitare Giorgio Morandi fra pennelli, colori, dozzine di bottiglie, recipienti dogni tipo, dai quali traeva ispirazione per le sue nature morte. In una foto il pittore appare sulluscio con limmancabile sigaretta, il soprabito con il bavero rialzato alla Bogart, i capelli bianchi e corti che la sorella Maria Teresa gli tagliava in casa, la bocca che sembrava seguire una piega amara. Ai pi appariva come uno che vivesse fuori dal mondo, una specie di fraticello bizzarro e sornione. Non era vero niente: era sempre informato di tutto, era capace di sarcasmo, non risparmiava, a chi se lo meritava, battute da levare il pelo. La via unisce via Santo Stefano con Strada Maggiore, quartiere Santo Stefano, Galvani. Se non volete girare in via Fondazza, potete girare in via Guerrazzi e arrivare in via Santo Stefano. Dal , girando a destra tornerete verso le torri, arrivando in piazza Santo Stefano. Se aperte potete visitare le Sette Chiese.
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Da l potete tornare in Piazza Mercanzia, e, girando in via Clavature, troverete la chiesa di Santa Maria della Vita (Fondata nella seconda met del sec. XIII dalla confraternita dei Battuti di S.Maria della Vita, una delle prime sorte in Italia sull'onda del movimento dei Disciplinati fiorito nel 1260 a Perugia per impulso di Raniero Fusani. Accanto alla pratica della flagellazione, i suoi membri provvedevano ad assistere i pellegrini e i malati nell'attiguo ospedale, oggi scomparso. La chiesa - cui spetta il titolo di santuario - venne ampliata fra il 1454 e il 1502 e ricostruita alla fine del sec. XVII dall'arch. G.B. Bergonzoni dopo un rovinoso crollo del soffitto avvenuto nel 1686. La cupola fu innalzata nel 1787 su disegno di Giuseppe Tubertini. Di linee eleganti e ariose l'interno, su pianta ellittica, ove si ammira il famoso gruppo plastico della Piet, "Compianto del Cristo Morto", uno dei pi vigorosi ed espressivi capolavori della scultura italiana, modellato nella seconda met del '400 da Nicol dell'Arca. Sull'altare maggiore l'affresco della Madonna della Vita della seconda met del sec. XIV) . L di fronte sorgeva lospedale della morte. L'Ospedale della Morte occupava l'intera porzione delimitata dal portico del Pavaglione, Via de' Foscherari, Via Marchesana e Via dei Musei (gi Via della Morte), in fondo alla quale si trovava l'antica Spezieria della Morte. Era diviso in sezioni distinte: per gli uomini, per le donne e per i feriti, oltre ad avere ambienti destinati ad uffici, scuole per i medici e perfino una ghiacciaia. Era inoltre molto frequentato dagli studenti di medicina, che nell'adiacente Palazzo dell'Archiginnasio effettuavano studi anatomici sui cadaveri dei giustiziati. L'edificio fu interessato da successivi rifacimenti e trasformazioni, fino al XIX secolo, quando venne adattato per ospitare il nuovo Museo Civico Archeologico, il cui ingresso si trova dove un tempo era la chiesa di Santa Maria della Morte. Dell'antica costruzione non rimangono che le arcate del chiostro a colonne ottagonali, e frammenti di una loggia trecentesca al primo piano. All'angolo di Via dei Musei sono ancora visibili gli stemmi
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in arenaria della Confraternita, oggi purtroppo illeggibili a causa del degrado della pietra. Da l potete andare in via Zamboni, la via delle universit. Appena iniziata Via Zamboni , sulla sinistra, approderete in una piazzetta dove c un barettino e una chiesa. Guardando la chiesa, sulla destra noterete un arco. Questo voltone si affaccia in via Zamboni di fianco alla Chiesa dedicata a San Donato e fiancheggia lantico palazzo Manzoli, poi Malvasia, di origini duecentesche di cui restano solo alcuni archi di porte. Il palazzo sub diverse riforme la prima nel Cinquecento poi nel 1760 ad opera dellarchitetto Francesco Tavolini. A quel tempo era uso delle famiglie benestanti, dare delle feste con grande abbondanza di invitati e di vivande. Durante queste feste, per ostentare la propria ricchezza, veniva gettati dalle finestre grandi quantitativi di cibo che finivano nelle mani dellimmancabile folla di affamati che si presentava sotto le finestre del palazzo. Pi cibo la famiglia lanciava pi dimostrava la propria ricchezza. Addirittura, i Malvasia di Bologna, fecero installare nel mascherone che si nota nella foto, un condotto collegato a delle botti di vino. Durante la festa questa particolare fontana veniva aperta e la folla, oltre al cibo, veniva innaffiata di vino. Proseguendo, arrivati in Piazza Verdi, potete girare a sinistra e procedendo sempre dritto, vi ritroverete in via indipendenza.

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