Utente e-GdP: solaro - Data e ora della consultazione: 13 marzo 2009 13:20

GIORNALEdelPOPOLO
18 INTERNAZIONALE + VENERDÌ 6 MARZO 2009

DIRITTI UMANI Incontro con Rakel Dink a due anni dall’omicidio del giornalista armeno

«Mio marito, Hrant Dink,

sta cambiando la Turchia»
I rapporti tra armeni e
turchi migliorano.
E con essi l’attenzione
in Turchia verso i diritti
umani. Un processo
iniziato con il lavoro di
Hrant Dink e proseguito
dopo il suo assassinio.
di GREGORIO SCHIRA
«La Turchia, democratizzandosi co-
noscerà la verità. E vedendo la verità
si democratizzerà».
Sono trascorsi più di due anni da quel
19 gennaio del 2007 in cui tre colpi di
pistola tolsero la vita a uno dei mag-
giori difensori dei diritti umani e del-
la democrazia in Turchia: il giornalista
armeno Hrant Dink.
L’opera da lui iniziata è portata avan-
ti oggi con impegno e dedizione dal-
la moglie, Rakel Dink, che in questi
giorni era a Lugano invitata dall’Asso-
ciazione Svizzera-Armenia e dal Cen-
tro Culturale di Lugano. «Oggi è il gior-
no in cui il fondo degli abissi comin-
cia ad essere invaso dalla luce», aveva
detto la vedova di Dink al suo funera-
le davanti a 200mila persone. In pochi,
a quel tempo, avrebbero immaginato
quanto di profetico era racchiuso in
quella frase. «La situazione degli arme-
ni e delle minoranze in Turchia, come
il rispetto dei diritti umani e il ricono-
scimento di quanto avvenuto nel 1915
(il genocidio da parte ottomana di qua-
si un milione di armeni, ndr), sta com-
piendo piccoli ma importanti passi»,
ci racconta Rakel Dink. «Mio marito ha
avuto una grande responsabilità in
questo. Prima con il giornale, poi con
la sua morte».
Ma Hrant Dink non nasce giornalista,
e non nasce nemmeno difensore dei
diritti umani. «L’uomo non è grande di
suo – diceva ancora Rakel al funerale
del marito –. Ciò che lo rende grande
è ciò che fa». Hrant fu un uomo con il
cuore e la mente aperta; fu questa at-
tenzione per il prossimo a portarlo a
lottare per chi attorno a lui stava sof-
frendo. «Quando si lotta contro un’in-
giustizia, quando ci si batte per qual-
cuno, si lotta anche per tutte le altre in-
giustizie», ci dice Rakel, con la voce
quasi spezzata dalla commozione.
«Le troppe angherie facevano un gran-
de male a Hrant, tanto che ogni tanto
non resisteva più e scoppiava». Una di
queste volte fondò nel 1996 il settima-
nale “Agos ”, l’unico tradotto sia in tur-
co che in armeno. «Hrant non era gior-
nalista, ma di colpo lo diventò. Con il
suo giornale voleva far conoscere la si-
tuazione delle minoranze in Turchia,
le malvagità compiute da chi aveva il
potere. Ci riuscì: la gente si svegliò».
Molti furono, infatti, i giornalisti che da
quel momento cominciarono a usci-
re allo scoperto e a parlare liberamen-
te della violazione dei diritti delle per-
sone in Turchia. Essi si aggiunsero a chi
da anni lottava per difendere i più de-
boli, come per esempio la signora
Fethiye Çetin. «Ci sono molti avvoca-
ti per i diritti umani in Turchia – ci spie-
ga la signora Çetin, anch’essa a Luga-
no in quanto avvocato di Rakel Dink
–. Questo perché in tanti sono convin-
ti che per salvaguardare la democra-
zia si debbano difendere prima di tut-
to i diritti dell’uomo». Fethiye Çetin,
che difese in passato Hrant Dink nei
quattro processi in cui fu accusato di
“vilipendio dell’identità turca”, oggi è
avvocato di parte civile nel processo
contro i suoi assassini. «Negli ultimi
anni stiamo vivendo in Turchia cam-
biamenti importanti. Hrant aveva ini-
Decine di ziato a smuovere le acque, ma con la
migliaia di sua uccisione molta gente ha preso co-
persone raggio e ha cominciato a chiedere, a
sfilarono due informarsi, a voler conoscere». «Il no-
anni fa per le stro lavoro più grande oggi – le fa eco
strade di Rakel – è proprio quello di informare
Istanbul la gente, di renderla attenta. I turchi
portando non sono cattivi, semplicemente non
cartelli con sanno». Il risultato di questo lavoro so-
scritto “Siamo no piccoli gesti, forse per noi banali ma
tutti Hrant che significano moltissimo per chi in
Dink”, o ancora Turchia lotta da anni per uno Stato più
“Siamo tutti libero e più democratico. Come la vi-
armeni”. sita del presidente turco in Armenia
(per vedere una partita di calcio), op-
Qui sopra, la pure il dialogo tra società armene e tur-
vedova di Dink. che. O ancora, una lettera che chiede
(keystone) scusa agli armeni per la «grande cata-
strofe del 1915» firmata da oltre 30mi-
la turchi e preparata dagli amici di
Dink.
«Mi vedo spaventato come potrebbe
esserlo una colomba – scriveva Hrant
Dink nel suo ultimo editoriale –. Ma so
che la gente di questo Paese non fareb-
be mai del male a una colomba». Si era
sbagliato, ma la speranza e la fiducia
in chi gli viveva accanto continuano a
vivere oggi grazie a gente come Rakel
e Fethiye. E forse le cose stanno cam-
biando. Nel nome della democrazia e
della verità.

SUDAN Pechino lo difende
Cacciate le ONG,
Bashir tiene il suo
popolo in ostaggio
KHARTOUM È stata una levata di scudi ieri da par-
te di alcuni Paesi non occidentali, contro il man-
dato di cattura della Corte penale internazionale
(CPI), notificato al presidente sudanese Omar el
Bashir per crimini contro l’umanità e crimini di
guerra che avrebbe commesso in Darfur nei sei
anni di guerra civile. In cima alla lista dei Paesi con-
trari all’arresto del presidente si è messa la Cina,
seguita da Iran, Siria, Russia, ma anche Unione
Africana e Lega Araba che hanno deciso di invia-
re una missione a New York per bloccare per un
anno l’esecuzione del mandato.
Pechino, partner commerciale numero uno del
Sudan, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite di sospendere l’ordine di arresto,
parlando di opposizione della Cina verso «qual-
siasi azione che possa vanificare gli sforzi per la
pace nel Paese» ed esprimendo «preoccupazione»
su un possibile peggioramento della situazione in
Darfur. Pechino vende armi e compra in Sudan
grandi quantità di petrolio e materie prime, ma
non ha mai dialogato col Governo per ottenere la
fine della guerra civile, mentre trae vantaggio dal-
l’embargo deciso da molti Paesi per il genocidio.
Quale membro permanente del Consiglio di sicu-
rezza ONU, la Cina ha più volte fatto uso del di-
ritto di veto per impedire sanzioni contro il Sudan.
Intanto Bashir ha deciso di attaccare, con il soste-
gno anche di una parte del popolo sudanese a lui
fedele, che ieri è scesa nelle strade della capitale
Khartoum urlando slogan: «Con il sangue e l’ani-
ma ci sacrifichiamo per te», «Allah U U Akbar» (Al-
lah è grande), «Un solo popolo, una sola persona».
Bashir ha ballato in mezzo alla folla, nonostante
sulle sue spalle stia gravando l’accusa di aver pro-
vocato 300mila vittime e 2 milioni e mezzo di pro-
fughi, e ha detto: «I veri criminali – ha gridato – non
siamo noi, ma i leader degli Stati Uniti e dell’Eu-
ropa». Dopodiché ha puntato il dito contro le ONG
presenti nel Paese: «Il neocolonialismo ha usato
come suoi strumenti le organizzazioni internazio-
nali attive in Sudan per preparare le sue accuse».
«Per questo – ha infine sentenziato – abbiamo
espulso dieci organizzazioni», a cui se ne sono ag-
giunte tre nella serata di ieri.
Secondo i dati di Amnesty International, con ta-
li espulsioni Bashir avrebbe condannato alla fa-
me e alle malattie almeno due milioni e duecen-
tomila persone. «Milioni di vite sono a rischio e
non c’è tempo, nel modo più assoluto, per i gio-
chi politici», sostiene Tawanda Hondora, vicedi-
rettore del programma Africa di Amnesty Interna-
tional. «Con la loro espulsione, – ha aggiunto – il
Governo sudanese ha preso di fatto l’intera popo-
lazione del Darfur in ostaggio. Quest’azione ag-
gressiva deve essere condannata nel modo più
netto possibile dall’Unione africana, dalla Lega de-
gli stati arabi e dall’intera comunità internaziona-
le».
(AFIN)
ieri nel mondo
AFGHANISTAN
Iran invitato al vertice
di marzo ISAF-ONU
Se la conferenza allargata sull’Af-
ghansitan si farà, «l’Iran sarà invi-
tato». Lo ha detto il segretario di
Stato USA Hillary Clinton (nella fo-
to), in riferimento al vertice ISAF-
ONU del 31 marzo a Bruxelles. Il sum-
mit dovrebbe includere gli alleati NA-
TO, i Paesi contribuenti dell’ISAF, i
donatori, le organizzazioni interna-
zionali, i Paesi di transito e quelli del-
l’area regionale, ma «niente – ha det-
to Clinton – è stato ancora deciso».
USA
Obama alza la priorità
della riforma sanitaria
L’amministrazione Obama accelera
sulla riforma del sistema sanitario
americano. Un gruppo di 120 rappre-
sentanti di organizzazioni di catego-
ria, società farmaceutiche, esperti e
membri del Congresso è riunito da ie-
ri alla Casa Bianca per discutere pos-
sibili soluzioni. Per il presidente Ba-
rack Obama la riforma è ora una prio-
rità, necessaria per tagliare i costi
che «stanno schiacciando gli USA»
e quindi poter «creare posti di lavo-
ro e ricostruire la nostra economia».
MEDIORIENTE
Raid aerei uccidono
un capo jihadista
Due raid aerei dell’aviazione israelia-
na hanno ucciso ieri un comandan-
te e due militanti della Jihad Islami-
ca nella Striscia di Gaza. Il primo at-
tacco è avvenuto nella notte e ave-
va come bersaglio Khalid Shaalan, re-
sponsabile del lancio di missili in ter-
ritorio israeliano. Il secondo raid ha
invece colpito due membri di un
gruppo combattente che, poco pri-
ma, aveva aperto il fuoco contro una
pattuglia israeliana nella zona di con-
fine di Kussifim.
RUSSIA-UCRAINA
Mosca minaccia nuovo
stop al Gas per l’Europa
Il colosso energetico russo Gazprom
ha ricevuto l’ultimo saldo della
“bolletta” per le forniture di gas in-
viate in Ucraina a febbraio. Il ver-
samento è avvenuto dopo che il pre-
mier russo Putin, aveva minacciato
ieri di interrompere nuovamente le
forniture di gas metano a Kiev e, di
conseguenza, all’Europa. Il portavo-
ce di Naftogaz, la compagnia ucrai-
na del metano, aveva detto ieri di
aver già pagato alla russa Gazprom
l’80% della somma dovuta per i con-
sumi di febbraio. L’annuncio dell’ul-
tima parte è arrivato nella serata di
ieri.
IRAQ
Autobomba al mercato:
almeno dieci morti
È di almeno 10 morti e una quaran-
tina di feriti l’attentato compiuto
con un’autobomba in un mercato
del bestiame ad Hamza, nella pro-
vincia di Babilonia, uno dei più san-
guinosi da alcune settimane. L’au-
tobomba è esplosa ieri mattina,
mentre molti venditori e clienti
affollavano il mercato, che sorge a
circa 120 km a sud di Baghdad.
ATTENTATO O INCIDENTE?
Bulldozer impazzito
a Gerusalemme
Un giovane palestinese alla guida di
un bulldozer ha investito un’autopat-
tuglia della polizia a Gerusalemme
prima di essere ucciso dal fuoco di un
agente e di un tassista. La polizia
parla di attacco terroristico, mentre
l’Autorità palestinese di «incidente
stradale». In ogni caso, l’evento
(che ricorda altri attentati avvenu-
ti nella città nel 2008) ha comunque
rievocato a Gerusalemme l’incubo
della ripresa di attacchi terroristici.
TENSIONE TRA LE DUE COREE
Pyongyang abbatterà
aerei civili di Seoul
La Corea del Nord ha dichiarato che,
durante le esercitazioni militari
congiunte USA-Corea del Sud, pre-
viste nei prossimi giorni, potrebbe
abbattere gli aerei civili sudcorea-
ni che dovessero sorvolare lo spa-
zio aereo di Pyongyang. Washington
e Seoul hanno sempre svolto queste
esercitazioni militari senza inciden-
ti, ma la Corea del Nord ha detto ora
di ritenerle un «preludio ad una in-
vasione e ad una guerra nucleare».
PAKISTAN
Musulmani attaccano
una comunità cristiana
Una donna è morta e 28 persone so-
no rimaste ferite nell’attacco alla co-
munità di cristiani presbiteriani del
villaggio di Songo, nel distretto di
Gujranwala, provincia del Punjab. È
accaduto la sera del 2 marzo: un
gruppo di musulmani hanno aperto
il fuoco contro i fedeli raccolti in pre-
ghiera in chiesa. Gli assalitori han-
no infranto i vetri della chiesa, di-
strutto le bibbie ed altri libri di pre-
ghiera e divelto la croce dal tetto del-
l’edificio. L’azione era premeditata:
numerosi fedeli avevano infatti ri-
cevuto minacce nei giorni preceden-
ti.
GRAN BRETAGNA-LIBANO
Londra vuole dialogare
con i politici Hezbollah
Londra è pronta a colloqui con il mo-
vimento sciita libanese Hezbollah.
A scriverlo è il giornale inglese
“Guardian” citando funzionari del
Foreign Office. Il sottosegretario agli
Esteri Bill Rammel ha informato i
parlamentari che il Governo autoriz-
zerà contatti «selezionati con cura»
con l’ala politica di Hezbollah, rap-
presentata nel parlamento libanese.
RUSSIA Gli USA d’accordo
La NATO disgela
il dialogo “formale”
con il Cremlino
BRUXELLES (ATS/ANSA) Non più solo contatti
“informali” tra ambasciatori, ma ora anche riu-
nioni “formali” tra ministri: in nome degli inte-
ressi comuni, le relazioni NATO-Russia fanno un
nuovo passo in avanti e si avviano verso una nor-
malizzazione, dopo lo choc dell’attacco russo
contro la Georgia in agosto scorso e il congela-
mento del “business as usual”.
«I ministri si sono trovati d’accordo a riprende-
re formalmente le relazioni con la Russia»,ha an-
nunciato il segretario generale della NATO Jaap
de Hoop Scheffer, al termine del Consiglio este-
ri dell’Alleanza Atlantica, al quale per la prima
volta ha partecipato il nuovo segretario di Sta-
to USA, Hillary Clinton. Scheffer ha indicato che
la prima riunione formale, a livello dei “ministri”,
del Consiglio NATO-Russia «avrà luogo proba-
bilmente dopo il Vertice» per i 60 anni della NA-
TO, previsto agli inizi di aprile. «È suonata l’ora
del realismo. È arrivato il tempo di esplorare un
nuovo inizio con la Russia», aveva detto la Clin-
ton nel suo primo discorso davanti ai colleghi,
facendo presagire le conclusioni positive dei 26.
Scheffer ha ricordato che con la Russia restano
«punti di disaccordo fondamentali» in partico-
lare sul riconoscimento delle regioni secessio-
niste della Georgia (Ossezia del sud e Abkhazia),
il mancato ingresso agli osservatori, la sospen-
sione del CFE (il trattato sulle armi non conven-
zionali). «Ma il Consiglio NATO-Russia è uno
strumento per discutere anche di ciò che ci di-
vide», ha rimarcato Scheffer, ricordando, per
contro, le aree in cui l’Alleanza e Mosca «posso-
no lavorare meglio», dall’Afghanistan alla lotta
al terrorismo, dal contrasto alla pirateria alla re-
pressione del narco-traffico.
Fin dalla mattinata di ieri, la strada verso un nuo-
vo impulso nelle relazioni NATO-Russia è appar-
sa spianata. Unico vero ostacolo, la perplessità
della Lituania, favorevole a mantenere ancora le
distanze con Mosca. «Aprire oggi è un po’ pre-
maturo», aveva detto al suo arrivo il ministro de-
gli Esteri lituano Vygaudas Usaskas, che ha te-
nuto questa posizione per ore, prima di dare lu-
ce verde. A fare la differenza, le parole pronun-
ciate dalla Clinton: «Noi possiamo e dobbiamo
trovare le strade per lavorare costruttivamente
con la Russia nelle aree in cui condividiamo in-
teressi». «Anche se alcuni lo percepiscono come
una ricompensa o una concessione alla Russia,
il Consiglio NATO-Russia dovrebbe essere con-
siderato come un meccanismo di dialogo sui te-
mi di disaccordo e una piattaforma di coopera-
zione nel nostro interesse», ha aggiunto la Clin-
ton. La diplomatica USA, che ha confermato di
voler incontrare oggi a Ginevra il ministro degli
Esteri russo Sergei Lavrov, non ha tuttavia di-
menticato il sostegno dell’Alleanza alle ragioni
della Georgia e dell’Ucraina, per le quali le por-
te della NATO «devono restare aperte».