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Non-arte e post-economia Per la critica artistica delleconomia

Marco Senaldi

Nellopinione comune le sfere delleconomia e quella dellarte appaiono nettamente distinte. Chi svolge professioni creative, chi concepisce opere destinate ad essere contemplate disinteressatamente, non pu, si pensa, essere distratto da preoccupazioni economiche. Viceversa, chi ha lonere della gestione economica di unimpresa o di una attivit, non pu certo permettersi di perdere tempo dietro ai sogni e alle pretese dellarte. Forse per questo ragionamento nasconde pi di quanto la sua ferma posizione non lasci trasparire. Ci che infatti d per scontato appunto il fatto che stiamo parlando di due cose ben diverse e agevolmente distinguibili. Ma ancora cos? Prendiamo ad esempio una importante variabile economica come il prezzo. Come noto esso rappresenta il valore monetario delle cose misurato in base a quanto i compratori sono disposti a offrire per averle, ed quindi determinato dalla domanda e dallofferta. Tuttavia, anche se solo ci guardiamo in giro, vediamo come praticamente qualunque prodotto allinterno del mercato iperconsumista che ci circonda detiene un prezzo che a volte pare veramente stabilito ad arte. Perch, ad esempio, il prezzo della maggior parte dei prodotti di consumo non mai tondo, ma sempre del genere 9,99? Come possibile che un passaggio aereo dallItalia verso una capitale europea, che fino a non molto tempo fa aveva un costo non elevatissimo ma nemmeno irrisorio, oggi possa valere pochi euro o addirittura pochi centesimi? O, pi seriamente, come possibile che lentrata in vigore della moneta unica, che sulla carta doveva rappresentare un notevole passo in avanti verso una benefica integrazione economica europea, si sia rivelata una formidabile fiasco, generando una imprevista contrazione dei consumi e una anarchia radicale dei prezzi? E evidente che la variabile-prezzo non risponde pi solo ai rigidi criteri stabiliti dalleconomia classica. C qualcosa nelleconomia che va oltre leconomia stessa. E di questo gli studiosi pi intelligenti si sono accorti per tempo, tentando di descrivere il fenomeno in modi diversi: alcuni hanno parlato di capitalismo culturale, altri di economia dellattenzione, altri di capitalismo di finzione, altri ancora di feeling economy; tutti neologismi che tendono a rimettere in discussione i fondamenti stessi della disciplina introducendo parametri provenienti da altri campi. Dal canto suo larte ha molti punti di contatto con il campo economico. Innanzitutto perch anchessa crea dei beni, che, qualora vengano comprati e venduti, sono potenzialmente in grado di generare profitto. Ma in un senso pi sottile larte, e in particolare quella contemporanea, implica sempre una attenta riflessione su se stessa, su ci che e su ci che fa. Larte e gli artisti non hanno dunque potuto esimersi dal riflettere a lungo sulla natura del loro coinvolgimento economico. Gli esempi di Duchamp, che aveva organizzato una Societ per lo sfruttamento della Roulette di Montecarlo, di cui aveva anche messo in vendita le obbligazioni o di Yves Klein, che aveva cercato di dare un valore di scambio alle sue zone di sensibilit immateriale, o di un situazionista come Pinot Gallizio, che arriv a teorizzare e a realizzare la pittura industriale che andava venduta al metro, o di un Beuys, che ha sintetizzato per sempre il problema nella celebre ed enigmatica formula Kunst=Kapital, sono decisivi in questo senso. La difficile posizione di Marcel Broodthaers, che era contrario alla

mercificazione delle proprie opere, ma aveva la necessit di sostentarsi con la loro vendita, a tal proposito esemplare; egli infatti accett (negli anni 70) di fare da testimonial per un produttore di camice chiedendo per che nella pagina pubblicitaria fosse inserita una scritta artistica che diceva: Cosa dobbiamo pensare dei rapporti che legano larte, la pubblicit e il commercio? Firmato M.B., il Direttore. Bench questa semplice postilla non spieghi letteralmente nulla, essa indica che il latente disagio, che ci coglie quando tocchiamo congiuntamente i temi delleconomia e dellarte, stato formalizzato in un interrogativo palese che viene rivendicato dalla firma stessa dellartista. Se Broodthaers non avesse preteso questa scritta, la sua sarebbe stata nientaltro che una tipica prestazione del capitalismo culturale in cui una vedette della cultura disinteressata presta la propria aura al sistema del profitto (dietro lauto compenso). In tal modo invece, anche se la prestazione pubblicitaria resta, lelemento culturale agisce specificamente, ingenerando un supplemento di domanda che altrimenti sarebbe rimasta inespressa. Gli artisti che partecipano a Interessi Zero! riprendono questa fondamentale posizione riflessiva, articolandola per in molti modi diversi. Una prima strategia per riflettere sui controversi rapporti tra arte e economia potrebbe essere riassunta dalla formula sovversione intrinseca. La negazione palese, laperta ribellione, sono atteggiamenti ormai percepiti come superati, forse perch acuta la sensazione che ben presto, a causa della loro stessa immediatezza, tali prese di posizione rischiano di venir presto riciclate dallo stesso sistema che contestavano. La sovversione intrinseca (il termine tratto da Slavoj Zizek) consisterebbe invece in unazione virale che tende a sconvolgere il sistema (quello economico come quello comunicativo, quello pubblicitario come quello sociale, ecc.) utilizzando contro di esso i suoi stessi mezzi. La tecnica messa a punto dal collettivo Adbusters, che negli ultimi anni ha saputo dar vita a d una serie di parodie delliconologia pubblicitaria, un valido esempio in tal senso; gli artisti, forti della loro conoscenza specifica dei mezzi comunicativi, hanno spesso articolato la loro posizione di rifiuto sotto le mentite spoglie di una apparente accettazione. Minerva Cuevas, ad esempio, diventata famosa per alcuni suoi lavori visivi in cui sovverte sottilmente il logo di una famosa multinazionale agroalimentare americana, la Del Monte, spesso accusata di malversazioni e di discriminazioni nei paesi dellAmerica Latina; in realt il suo lavoro pi complesso perch non si ferma allaspetto visivo, ma si prolunga in un sito (irational.org) in cui possibile per esempio falsificare codici a barre per realizzare una spesa a osto zero, ecc. Qualcosa di simile fa Mathieu Laurette introducendosi nei buchi del sistema per esempio, suggerendo il modo per fare una spesa gratis approfittando delle offerte speciali che oggi (in uneconomia quanto mai attenta al profitto) abbondano un po ovunque nei punti vendita, come altrettanti specchietti per le allodole la cui proliferazione smodata finisce per contraddire la loro stessa funzione. Qualcosa di simile si pu dire del lavoro di Cildo Meireles, uno straordinario artista cileno, che, come il congolese Pascal Martine Thayou, arriva a reinventare una nuova moneta utopica che nega il proprio valore; a maggior ragione, sovversiva al limite della provocazione lopera di Anibal Lopez, che arriva, per autofinanziarsi, a realizzare una autentica rapina (il cui provento per, come viene dichiarato pubblicamente, impiegato esattamente al fine di produrre lopera darte); il messicano Carlos Amorales (di cui si ricorda la straordinaria partecipazione alla Biennale di Venezia del 2003 con un vero laboratorio illegale per la produzione di scarpe) decide di dar vita ad una propria brand, Nuevos Ricos, e infine una simile negazione virale sta al centro del lavoro del collettivo Superflex che tende a realizzare dei prodotti in proprio (una certa

variante di guaran), ribaltando la posizione subordinata del consumatore e tentando la strada dellautarchia utopista. Una seconda strategia che sembra percorribile quella che potremmo definire mimetismo distorcente. Questa tecnica consiste nellimpiego del tipico dispositivo arte (qualcosa che nessuno capisce ma di cui tutti sanno che non serve a niente) per porre una sottolineatura, minima ma decisiva, sugli eccessi devastanti del sistema economico. Un esempio in tal senso il lungo lavoro in progress sulla traduzione che Antoni Muntadas sta portando avanti ormai da diversi anni. Allinterno di questo lavoro (che contempla fra laltro la traduzione di testi senza parole da una cultura allaltra come i foglietti con le istruzioni di salvataggio distribuiti sugli aerei di linea) Muntadas ha incluso unoperazione sulla traduzione del denaro da una valuta a unaltra; la cosa straordinaria che, proseguendo a oltranza, la somma inizialmente cambiata si erode fino a scomparire completamente. Ogni traduzione, se ne deduce, ha dunque un costo anche materiale... Camaleonti annidati dentro il sistema economico, con intenzioni tuttaltro che chiare, sono anche Christian Jankowski, con la sua messa alla berlina del concetto di punto vendita (che diventa in un video un territorio di caccia con tanto di arco e frecce), e Cesare Pietroiusti da un lato e Takashi Murakami dallaltro. Le posizioni di questi ultimi due parrebbero antitetiche dato che luno crea unopera darte (un acquerello) che viene regolarmente firmata ma che, se messa in vendita, perde ogni valore artistico, mentre laltro addirittura presta la propria opera creativa ad una multinazionale del lusso come Luis Vuitton. Tuttavia, a osservare bene, il primo caso non solo sovversivo, ma anche teso a ricreare un sistema parallelo controeconomico; ma anche il secondo caso non riducibile ad una mercificazione della creativit, perch, accettando la reinterpretazione merceologica dellartista, anche lazienda ha dovuto rinunciare a qualche cosa, per esempio allaplomb serioso che ne caratterizza lidentit di marca. Allo stesso livello si colloca anche la parodia distorcente di 01.org, il collettivo che ha avuto molto successo con la proposta provocatoria di creare una piazza intitolata alla brand Nike, paradossalmente assai credibile in un mondo attanagliato da sponsorizzazioni forzate e spesso insensate. Altri artisti invece seguono altre strade ancora: come Claude Closki, con le sue carte da parati ispirate ai valori del Nasdaq, o Maria Eichhorn (gi nota per aver esposto alla Documenta del 2002 una vera e propria societ regolarmente registrata con tanto di banconote del capitale interamente versato) o Marianne Heier, con le sue riprese video di un delicato rituale thailandese consistente nel bruciare false banconote in onore dei defunti, o Santiago Sierra, con la opera impositiva che spinge far compiere a persone economicamente disagiate praticamente qualunque cosa in cambio di denaro, o ancora Carlo Zanni, con la costruzione di delicati paesaggi digitali, che poi si rivelano essere nientaltro che trascrizioni bidimensionali dei dati dasta di e-bay, o infine il gruppo Orgacom, che ha organizzato una mostra in cui il pubblico era automaticamente selezionato da dei badge distribuiti allingresso e differenti a seconda di determinate categorie (neofita, artista, gallerista, ecc.) e finiva per osservare se stesso . In questi casi, a cui si pu aggiungere il lavoro sulle immagini di banche di Cummings & Lewandowska, o le operazioni freddamente catodiche di Fabrice Hybert, si potrebbe parlare di una sorta di distacco riflessivo, ossia di una posizione di apparentemente disincantata accettazione dellesistente, che invece cela un profondo disagio dovuto alla disintegrazione di una delle ultime certezze dellindividuo postindustriale, la fede inconscia nel mercato.

Infine, altri ancora sembrano rubare unintuizione allultimo Battiato. Il problema, nella confusione di ruoli tra uneconomia che nelle sue versioni new e creative finisce per sconfinare in forme artistiche, e unarte che spesso soggiogata dalle regole del proprio (e dellaltrui) mercato, sembra essere quello di ricostruire un percorso, per quanto minimale. Gli stratagemmi minimi consistono perci nel restaurare un itinerario di senso (in)compiuto a partire dalla riflessione sulle condizioni date dal contesto. Esemplare in questa direzione il modus operandi di un Michael Rakowitz, che interviene con operazioni site specific che per, pi che prendere in considerazione lo spazio fisico, si occupano dello spazio sociale, legale, urbano, culturale (ha per esempio installato una copertura per automobile in un parcheggio, occupando cos del suolo pubblico in un modo che al limite della legalit pur senza essere apertamente illegale). In direzioni simili si muovono le ricerche di artisti come Michael Blum (che ripercorre in un video la storia di un tipico prodotto postmoderno, le proprie scarpe da jogging), o Rainer Ganhal (il cui lavoro consiste nel leggere Il Capitale di Marx in contesti imprevisti), o Norma Jean (un artista che utilizza come pseudonimo il nome autentico di Marilyn Monroe) che ha realizzato dei gioielli, la merce estatica del lusso, i quali per al loro interno nascondono unoscura minaccia (sono in realt contenitori di acido solforico); in direzioni simili vanno anche le operazioni di sovversione del prezzo di Marco Vaglieri (che aveva gi lavorato sullo statuto dell artista), o di Christof Buchel, che, per rispondere indirettamente allincessante domanda di nuove opere, non realizza materialmente nulla, ma ha chiesto allistituzione che lo ospita di accantonare un capitale virtuale che potr essere realmente speso solo nel momento in cui lartista avr avuto lidea giusta. Una menzione speciale invece richiedono i lavori di Mark Lombardi, un artista americano precocemente scomparso, ossessionato dal tema del complotto, ma in grado di fornire delle accurate mappe astratte che, sotto le mentite spoglie di lavoro artistico concettuale nascondono i legami occulti tra potere politico ed economico (in un certo senso, anticipano nettamente quello che un regista come Michael Moore ha poi portato in video col suo documentario Farenheit 9/11); e infine, loperazione apocalittica e genuinamente utopista di Cai Quo Qiang, che fa esplodere delle banconote, che ricorda da vicino la misconosciuta operazione di un misterioso collettivo, K Foundation, che nel 1993 arriv, a quanto pare, a realizzare (e a filmare) la folle impresa di bruciare un milione di sterline opera al limite dellartistico, dellanarchico, della sovversione totale e del nonsenso, su cui pesa per la promessa del gruppo di non parlarne per i prossimi 23 anni (dovremo quindi attendere fino al 2016 per capirci qualcosa). Ritornando ai rapporti fra arte ed economia, possiamo dunque concludere dicendo che, anzich insistere sulle differenze che separano i due ambiti, assai pi proficuo osservare come ciascuna sfera, considerata singolarmente, contiene al proprio interno degli elementi che la differenziano da se stessa (i criteri non-economici nelleconomia, gli elementi mercantili dellarte...). Cos: da un lato occorre riconoscere che il pensiero economico pi avanzato sta arrivando coraggiosamente a mettere in discussione i propri stessi capisaldi disciplinari (ed questo uno dei fattori che motivano la presenza di un economista nelle vesti di cocuratore di una mostra darte); dallaltro lato, il merito specifico dellarte e degli artisti contemporanei risiede non tanto nellabilit di trarsi dimpaccio confezionando risposte esteticamente rassicuranti, ma certamente inutili quanto nella capacit di articolare in simboli memorabili le domande che tutte queste contraddizioni fanno sorgere.

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