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CARATTERE DELLA VANDEA L'astrusa terminologia politica ha fatto s che ogni parola, ogni riferimento storico che potesse

in qualche modo infastidire i derivati politico-culturali della Rivoluzione dell'89, fossero falsati e bollati manicheisticamente come incarnazioni del "male". Abbiamo cos' una porzione di storia che "non va bene", che "antistoria": E la storia dei vinti, quelli dell' "altra parte", quella "sbagliata" e "regressiva" per la cultura illuminista e post-illuminista, quella degli "strati" popolari "fossilizzati" , per dirla con Gramsci. Purtroppo, parte dello stesso ambiente cattolico di oggi, vuoi per superficialita' e scarsezza culturale, vuoi per linfluenza dei mass-media, ha abboccato all'amo della critica storica progressista. E' cos' che la "Vandea", al di la' di essere innanzitutto un territorio geografico, e' diventata nell'immaginario della modernit l'equivalente di "conservatorismo" nel senso pi gretto della parola, tanto che persino un poeta del dissenso russo nell'epoca brezneviana, come il Nor, ha potuto scrivere in una sua poesia: "No, in noi non risorger la Vandea/ in quelle ore risonanti e decisive". Del pari, il Dizionario dei Termini Storiografici della Zanichelli cos' definisce il termine "Vandea": per estensione ogni insurrezione popolare di tipo reazionario". Insomma, per la moderna storiografia, la Vandea -pi ancora che i Sanfedisti del Cardinal Ruffo o le truppe del Radetzsky- la vera rappresentante dell'Antistoria, della "reazione in agguato", di ogni forma di 'borbonismo", di ogni violenta autodifesa di privilegi economici di casta. Niente di pi falso; niente di pi autenticamente "antistorico". Finora, in Italia (al contrario che in Francia), pochissimi si sono presi la briga di una seria indagine sull'argomento. Ci si sempre affidati alla ridicola letteratura del neo-giacobinismo, alle pompose boutades delle terze pagine dei grandi quotidiani, alla retorica scialba e confusa degli intellettuali salottieri. Persino durante il Ventennio, circolava un testo di un certo Savelli su La Dottrina del Fascismo, in cui si affermava solennemente che il fascismo altro non era se non un prodotto storico del Rinascimento e della Rivoluzione Francese, quindi un diretto erede degli "immortali principi". Senza il bisogno di osservare che, ad esempio, il famosissimo "Se avanzo, seguitemi..." di Mussolini, era stato carpito ad Henri de La Rochejacquelein, il giovanissimo eroe dell'insurrezione vandeana. *** Ma cosa fu, in effetti, la Vandea? L'ultimo colpo d'ala di un regime agonizzante o un disperato tentativo per salvaguardare le libert che lo strapotere rivoluzionario voleva sepolte? Una strenua difesa del privilegio aristocratico o un tragico messaggio di dignit lanciato da soggetti popolari cattolici perseguitati ed oppressi? Leggendo i documenti rimasti , che chi vuole , pu trovare non vi possono essere equivoci o tentennamenti. La Vandea, pur con tutti i suoi errori, fu comunque l'ultima e pi grande battaglia per la libert concreta del popolo francese, l'ultima autodifesa armata delle campagne levatesi contro l'assalto "cittadino" per conservare un patrimonio spirituale che era la esplicita negazione dell'utopia sovversiva. *** Perch intere regioni che per quattro anni avevano subito quasi in silenzio le novit della Revolution all'improvviso si infiammano? La risposta sta nel fondo stesso, sadico e satanico, della Rivoluzione, che nel '93 manifesta in tutta la sua violenza espansiva il substrato esclusivista e intollerante della propria ideologia. La Rivoluzione, infatti, non nasce da una base popolare, bens da quei ceti radical-chic e altoborghesi che manifestano il loro credo incrociando la penna d'oca con il coltello da macellaio e annacquando l'inchiostro col sangue. Essa viene alla luce grazie anche alle debolezze di un re che fino alla fine si ostina ad usare il guanto di velluto con i suoi futuri assassini e che continua a circondarsi di uomini come Mirabeau, Talleyrand e Necker.

Luigi XVI, in realt, anticipa in parte gli errori che far nel 1860 Francesco Il, ultimo re delle Due Sicilie, rifiutandosi di adottare il guanto di ferro nel Regno e nominando ministri tipi come Spinelli e Liborio Romano, che avevano come unico compito quello di scavargli la fossa. Interessante, a tal proposito, ci che scrive Jacques Vier: "Annunciata dalla vanita' sciocca di La Fayette, deplorevole campione della nobilta' liberale, infedele al suo re; tardivamente compresa nelle sue future rovine dalla chiaroveggenza di Mtraubeau; incoraggiata daI tradimento di un chierico (e che chierico! Talleyrand-Perigord, ex-vescovo di Autun, che, varie volte ministro, cerco' di riparare con le sue mani laicizzate al male compiuto con le sue mani consacrate; accelerata dalla balordaggine, dalla stoltezza e dai crimini dei Girondini di cui non bisogna dimenticare che furono regicidi; immersa nel sangue da Danton, Marat, Robespierre, Saint-Just, tra i quali, contrariamente a Louis Madelin, io mi rifiuto di stabilire dei gradi di atrocita'; arrestata nella sua follia di ecatombe da individui che grondavano di crimini ma che, fortunatamente, erano verdi di paura; per finire stiracchiata, commentata da un tanghero, Sieyes, il quale, ben inteso, non era_che uno spretato;in attesa di esser messa a passo cadenzato da Bonaparte: l Rivoluzione innanzitutto ed essenzialmente, l'apoteosi del boia" *** La lanterne, la guillotine, la picca: sono questi i veri simboli della Rivoluzione giacobina. E in un tale sconquasso non si creda che anche i matti non vogliano la propria parte. Celebre fra tutti, Lambertina Theroigne, una delle capitesta degli assalti alla Bastiglia ed agli Invalidi, la quale, pazza riconosciuta, viene rinchiusa dagli stessi repubblicani nel manicomio della Salpetriere. O come Salix, un omicida in preda a deliri misticheggianti, che riesce ad avere in pugno la citt di Lione e che finisce col lasciare il comando della stessa in mano alle prostitute della citt, le quali eleggono subito delle commissarie femminili occupate tutto il giorno a saccheggiare magazzini. O come l'ineffabile Marat, che Lombroso definisce come "il tipo che fuse in s i caratteri del pazzo e del criminale" e che il rivoluzionario Michelet descrive come "ciarlatano, ingannatore e profeta da trivio, credente solo nelle proprie bugie": un tagliagole in preda a deliri di ambizione e complessi di persecuzione, che urla al suo figliastro: "Marchiate gli aristocratici col ferro caldo, tagliate loro il pollice, troncate la lingua!". Ora, che un matto del genere arrivi a queste aberrazioni criminali pu esser comprensibile. Ma che tutta un'Assemblea arrivi, per anni interi, a ratificare condanne a morte su condanne a morte ed a tagliare continuamente la testa ai suoi stessi componenti, pu apparire inesplicabile. Ma la spiegazione c'e. Ed l'ideologia malata di utopismo sado-satanico da cui sbuca la Rivoluzione. Quando si pensa che non sarebbe avvenuto nulla di tutto ci se avessero impiccato Voltaire e messo in galera Rousseau!" esclama, in un'opera di Victor Hugo. il nobile vandeano Lantenac. 1 Ed aveva ragione, quel vecchio marchese, a prendersela tanto coi philosophes, che passavano il tempo a distruggere, illudere ed illudersi. Come quel brav'uomo di Voltaire che profetizzava enfaticamente: "Fra vent'anni non vi sar pi la Chiesa. Per arrivare a mete impossibili, il rivoluzionario malato di intellettualismo utopico pronto a tutto: al suicidio come al genocidio. *** Falsa, ridicola ed antistorica dunque loleografia giacobina sulla Libert acquisita dal popolo. Come falsa la tesi per cui la ribellione vandeana sia stata organizzata dalla nobilt sopravvissuta al diluvio del 1789, e da questa finanziata e diretta. Basti dire che i contadini del Nord-Ovest francese se ne stettero buoni per quattro anni, dopo la folcloristica presa della Bastiglia. Ma dall'89 al '93, il Governo repubblicano ha avuto tempo e modo di mostrare il suo vero volto. "Libert, Fraternit, Egalit" sono rapidamente andate a farsi benedire alla lanterne o sulla ghigliottina, per lasciare il posto ad una durissima tirannide, dove chiunque fosse stato ufficiale nel disciolto esercito regio era un ricercato. Bastava cavalcare un cavallo di colore bianco, come accade ad Avignone, per essere additato come nemico del popolo e massacrato. Un grande storico del tempo come il Taine ci ha lasciato una
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Victor Hugo, Il Novantatr

impressionante documentazione sulla bestialit dei rivoluzionari "cittadini": "Bertier, che non aveva mai comprato o venduto un solo grano di frumento, viene chiamato incettatore; agli occhi della folla che ha bisogno di spiegare il male con un malvagio, egli l'autore della carestia. Condotto all'Abbaye, lo si spinge verso il fanale. Allora vedendosi perduto, egli strappa un fucile agli assassini e si difende da coraggioso. Ma un soldato di Royal-Cravate gli squarcia il ventre con una sciabolata; un altro gli strappa il cuore. Per caso, il cuoco che ha tagliato la testa a de Lauteney si trova col, gli si d il cuore da portare. Il soldato prende la testa, e tutti e due vanno al Palazzo di citt per mostrare quei trofei al signor di La Fayette. Di ritorno al Palais-Royal e seduti in un'osteria, il popolo domanda loro quei due resti. Essi li gettano dalla finestra e terminano la loro cena mentre sotto di essi. si porta in giro il cuore in un mazzo di garofani bianchi". Ma la sorte peggiore tocca ai sacerdoti delle zone periferiche, notoriamente fedeli alla Magistero romano. Se a Parigi una certa parte del clero e buona parte della nobilt sono gi tuffate sino al collo nel pantano della filosofia illuminista e nella ricercata alleanza con i Montagnardi, nel Nord e nel Sud della Francia, nelle campagne e nei villaggi, nulla mutato, nella mentalit generale, con la Rivoluzione. Un indissolubile vincolo di fedelt lega il contadino, il parroco, il militare, la massaia, e persino il contrabbandiere, alla figura del Re e alla Religione tradizionale. Parigi, citt considerata come centro di ogni perversione innovatrice, considerata con diffidenza, se non con disprezzo, sia dall'umile fattore dei Maine che dallo zappatore di Lione. Nel 1793, i sanculotti accentuano ancor di pi lo stato oppressivo nei confronti delle campagne, finendo cosi col provocare la rivolta armata. Tre sono i principali fattori che spingono la gente del Nord-Ovest alla sollevazione: 1) l'intensificarsi della persecuzione antireligiosa. 2) la coscrizione obbligatoria per centinaia di migliaia di giovani dei territori del Nord. 3) il tentativo di sradicamento della propria identit storica. Queste le cause e per questi motivi, la Vandea stata uninsorgenza cattolica, popolare per la Libert. Uninsorgenza cattolica Gli uomini dei campi sono profondamente attaccati ai loro curati, tutta gente del posto, figli di muratori, carpentieri, coltivatori. Quando viene reso noto il decreto che esige dai parroci il giuramento di fedelt alle leggi sacrileghe, quando vengono cacciati dalle chiese tutti quei preti che, in grande maggioranza, vogliono restare fedeli alla loro vocazione, quando si vedono les intrus prendere possesso delle chiese, il gi latente fermento comincia ad espandersi I preti vandeani, costretti alla macchia come dei criminali, si sforzano invano di calmare gli animi. Nella gente umile, gi piena di sdegno nel sapere del massacro degli ecclesiastici consumato dai "cittadini" di Parigi e della decapitazione di Luigi XVI, l'odio sale alle stelle quando assiste allo spettacolo di intere colonne di bons prtres prelevati dai repubblicani ed avviati verso Paimboeuf, e quando sente i "patrioti", i patauds, cianciare di "nazione". Il sacerdote delle periferie francesi rappresenta per la propria comunit, una autentica autorit spirituale. I cosiddetti preti refrattari, quelli cio che si sono rifiutati di giurare fedelt agli ideali ed alle normative giuridiche della Rivoluzione, sono quasi una via di mezzo tra il "curato di campagna" di Bernanos e Pier l'Eremita. Autentici figli del popolo ed autentici credenti, al contrario di diversi prelati parigini, essi nutrono una fede incrollabile e una fiducia nella giustizia del Re, disconoscendo ogni gerarchia ecclesiastica e civile imposta dal Governo repubblicano. Del resto, per la popolazione dell'ovest, i cosiddetti pretres jureurs non sono altro che degli intrus, dei rinnegati; e, pertanto, nonostante il loro abito talare, non vengono riconosciuti nemmeno come preti cristiani. Basti pensare che di tutti i cattolicissimi Vandeani e Chouans catturati vivi dai Bl, e dopo mandati a morte, nessuno vuol ricevere l'estrema unzione offerta loro da un qualche prete jureur: preferiscono morire senza sacramenti piuttosto che accettare quelli di un prete costituzionale. E gi due anni prima dell'insorgenza, in Vandea circolava segretamente di famiglia in famiglia, una strana preghiera il cui atto di carit cos terminava: "J'aime Ies juges qui sans faute / condamneront les patriotes, / le fer chaud qui les marquera / et le bourreau qui les pendra".

Le canzoni degli insorgenti riecheggiano sempre la parola Croisade, volendo dare alla ribellione il senso di una nuova Crociata contro i nuovi infedeli. D'altronde, l'esercito vandeano ha la denominazione esatta di Arme Catholique er Royale, ove il termine catholique precede quello di royale. La stessa insegna adottata dalle truppe Bianche il Sacro Cuore di Ges, che tutti portano ricamato sul petto. (continua) Pino Tosca

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