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Il curatore
A sinistra in grande, Virgilio legge lEneide ad Augusto e Ottavia, olio su tela di Angelica Kauffmann (1741-1807). Sopra, Alessandro Fo, traduttore e curatore dellEneide di Virgilio pubblicata da Einaudi con le note di Filomena Giannotti (pp. CVI-926, 38)
la funzione provvidenziale dellimpero romano stata quella di favorire lespansione e laffermazione del Cristianesimo. Perci Giulio Cesare e Augusto, come fondatori dellImpero, hanno svolto un ruolo determinante in un disegno, ancora, escatologico. La propensione per la pace spicca persino nella struttura del poema, che nei primi sei canti una narrazione di avventure, spesso dolorose, alla ricerca dellItalia profetizzata come futura patria, e solo negli ultimi sei canti fa spazio alle guerre per il predominio sulla regione laziale. Come mettere in tandem prima lOdissea, poi lIliade. E si persino notato che, negli eroi dellEneide, vigore e combattivit sono meno celebrati da Virgilio che piet, patriottismo, affetti familiari.
Questultima osservazione si trova gi nellottima premessa a unEneide appena curata e tradotta in italiano: Publio Virgilio Marone, Eneide, traduzione e cura di Alessandro Fo, note di Filomena Giannotti, Einaudi, (pp. CVI-926, 38). Parlando di traduzioni dellEneide, chi ha fatto il liceo qualche anno fa pensa subito a quella, cinquecentesca, di Annibal Caro, in endecasillabi sciolti, che fu a lungo libro di testo. Ma poi ne vennero pubblicate molte altre, con vari tentativi di rendere gli esametri latini. Si sa che la fonazione dei versi latini lontana dal nostro sistema, dato che allalternanza di sillabe toniche e atone, con cui abbiamo familiarit anche noi, sintrecciava unalternanza quantitativa: vocali lunghe e brevi, secondo schemi prosodici precisi. Si
tentato di far corrispondere i nostri accenti a quelli di un latino letto alluso moderno, oppure alle lunghe e alle brevi della prosodia quantitativa. In proposito Carducci, che, da eccellente latinista, fece tentativi in questo senso, definiva i suoi prodotti odi barbare, cio incolte e un po blasfeme rispetto alle norme latine: la pubblicazione di queste odi barbare rappresenta un episodio notevole della storia della nostra poesia, col suo programmato abbandono della metrica tradizionale italiana, fatta di versi isosillabici e di rime. Fo, nel tradurre Virgilio, si allontana dai precedenti noti, e fonda i suoi versi su uningegnosa alternanza di schemi dattilici e schemi spondaici, creando delle specie di costellazioni fisse di lunghe e di brevi. Il risultato, a dirla nei termini pi semplici, che i versi della traduzione risultano pi adattabili e pi ampi del modello latino, cos da poter assorbire eventuali esplicazioni del contesto. Basti un esempio, gi citato: Lui con un palo spinge la barca e governa le vele. I tre nuclei del verso si distribuiscono, stando alla prosodia italiana, fra due quinari e un senario (la congiunzione svanisce, assorbita nel nucleo che precede), ma la sequenza complessiva lascia intravedere una presenza di quattro dattili e due spondei. Se la nuova traduzione indurr qualcuno, anzi molti potenziali lettori, a leggere o rileggere lEneide, ancora una volta essi testimonieranno la vitalit dei testi grandissimi. Ma sono proprio i traduttori a garantire, spesso, questo miracolo.
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