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Era il 1984, mi sembra ora, era lanno in cui a nostra, soprattutto mia, insaputa Apple lanciava il suo Macintosh, il computer che avrebbe cambiando il modo di pensare e di agire. 1984, Il titolo del romanzo in cui Orwell nel 1948 ipotizza con grandissimo potere di visione, quasi inumano, un mondo che sembra profeticamente quello attuale:
Il potere nelle mani di un partito unico, detto semplicemente il Partito, a sua volta diviso in Partito Interno (che comprende leader e amministratori) e Partito Esterno (formato da burocrati, impiegati e funzionari subalterni). I suoi occhi sono dei televisori-telecamere, installati per legge in ogni abitazione dei membri del Socing e che i membri del Partito Esterno non possono spegnere. Questi televisori-telecamere, presenti ovunque, oltre a diffondere propaganda 24 ore su 24, spiano la vita di chiunque. Il Partito Governato dal Ministero dell'Amore, la cui funzione di controllare i cittadini e di convertire i dissidenti alla sua ideologia, ed dotato di una polizia politica, la psicopolizia, che interviene in ogni situazione sospetta di eterodossia e di deviazionismo. Al di sotto del partito unico stanno i Prolet, che non hanno alcun potere n privilegio, svolgono i lavori pesanti in cambio del minimo di sussistenza, ma hanno il vantaggio di non essere controllati se non in modo indiretto, tramite la tecnica del Panem et circenses. Ovunque nella citt sono appesi grandi manifesti che ritraggono il Grande Fratello, con la didascalia Il Grande Fratello ti guarda, e gli slogan del partito: la guerra pace, la libert schiavit, l'ignoranza forza.
Soprattutto lultima frase, Lignoranza forza, mi sembra la pi attuale e realistica ed emblematica, del nostro tempo. Ma allora che cosa successo da quel 1984? Cari amici, successo di tutto, ma soprattutto la mia testa ha continuato a frullare vorticosamente e questo peggiorato quando casualmente ho incontrato la persona che avrebbe poi cambiato la mia vita radicalmente diventando poi la mia compagna.: Tania. Devo ricordare a quelli che non la conoscono, che Tania una bravissima creativa, di grande sensibilit, capace di intercettare un talento artistico, apparentemente con uno sguardo superficiale delle sue opere. Tania, dicevo, mi ha aiutato con grande pazienza a spostare lattenzione di tipo ragioneristico delle problematiche a quella pi completa che si sviluppa nel campo artistico. Ho cos completato la mia formazione passando alla creativit di Hickman e Silva dellOrganizzazione eccellente, attraverso tutta una serie di studi, sino ad approdare a quella di Bruno Munari, cio un percorso che partito dalla creativit americana, stile Macintosh, a quella di Bruno Munari e degli artisti contemporanei. Unendo i nostri sforzi abbiamo creato centinaia di operazioni artistiche, che ricordo come momenti unici e pieni di conoscenze interessantissime, a parte i bivacchi di alcuni personaggi senza scrupoli che meglio dimenticare. Tali esperienze, hanno permesso, di arricchirci intellettualmente a vicenda sino ad arrivare a dei lavori che proprio oggi guardando il web mi paiono fortemente anticipatori di certe tendenze. Ma come dicevo, questa nazione non lAmerica e tutto si dimentica con molta, troppa facilit. Chi vive nel futuro viene abbandonato a se stesso dal sistema, perch non omologato. Progetti innovativi cedono il passo a mediocri fotocopie di pseudo manager mezze maniche affezionati ai dj vu. E cos che progettisti capaci devono cedere il passo a veri incapaci raccomandati, questo lattimo in cui solitamente, lidea nata da unanalisi creativa soccombe davanti ai calcoli ragioneristici dei business plan. E qui che gli uomini bilancio, riescono a dare il meglio di loro stessi.
Sembra che abbiano come unico obiettivo, non quello di trasformare una buona idea in un business, ma di dimostrare che lidea non esiste e che grazie a loro e alla loro bravura lautore di un bluff stato smascherato. Questi soggetti di solito in abito grigio e cravatta blu su camicia celestina, invece di analizzare lidea nello specifico, godono nel dimostrare che lidea, ovviamente non loro, non abbia una capacit di auto finanziamento, non sia quindi in grado, dopo il periodo di lancio, di camminare con le sue gambe. Sottovalutando lintero progetto, che onestamente non credo siano nemmeno in grado di leggere, ritengono che un periodo di start up debba durare pochi mesi. E come se si dicesse a una mamma che ha appena messo alla luce un bambino che appena dopo pochi mese questultimo debba diventare remunerativo per la societ. Questi signori dalla lungimiranza prossima a quella di una talpa fuori dai cunicoli, cos facendo dimostrano solo quanto larretratezza mentale, lignoranza, accompagnate da una immancabile quanto provvidenziale dose di incapacit nel distinguere, una buona idea da una cattiva, sono in grado di annullare e far morire sul nascere una buona intuizione. Voi giustamente vi chiederete, ma come fai a ritenere che la tua idea giusta? Losservazione corretta e fornir la risposta: semplicissimo, mi accorgo studiando ed osservando che quellidea, intuizione stata realizzata da qualcunaltro e guarda caso con successo e con costi nettamente superiori a quanto avevamo preventivato. Quindi, oltre allo stress, causato dal vedere una tua intuizione realizzata da altri, entri in depressione, perch ti accorgi che le persone con cui dialoghi sono incapaci di accorgersi del lavoro prodotto; come far leggere la Divina Commedia ad un analfabeta, che al massimo potr usare lo scritto per incartare il pesce. La cosa pi complessa in questa situazione, credetemi, convincere le persone, tra cui quelle che sono a noi pi vicine, che tutti questi sacrifici, sofferenze, hanno una ragione dessere. La societ, i falsi modelli ci insegnano, o tentano di convincerci che i modelli vincenti sono altri, quindi qualsiasi cosa faremo, convinceremo sempre di pi queste persone che siamo dei perdenti, che le nostre idee sono sbagliate, inopportune, superate. Ma ecco che nel mondo paradossalmente tutto si aggiusta, anche contro la volont dei pi acerrimi oppositori della creativit. Sono loro stessi che con la loro avidit sempre crescente non si accorgono che si sono scavati la fossa da soli e sono quindi questi figuri, che a loro totale insaputa, diventano i principali artefici del cambiamento. Manzoni la chiamava la provvidenza, anche Adam Smith con la sua mano invisibile si avvicinato al concetto. Sembra esserci qualcosa, qualcuno che inevitabilmente regola le cose e alla fine posiziona tutto al posto giusto. Cos lingordigia genera un mostro, la speculazione senza controllo, che porta alla crisi, ad una crisi senza precedenti. Tutto quello che sembrava indiscutibilmente corretto, crolla, come sotto le scosse di un terremoto; crollano le costruzioni ritenute indistruttibili, cos sotto le scosse del cambiamento crollano le cos dette economie destinate a durare in eterno. A nulla servono gli argini tardivamente eretti dai cosiddetti esperti, che io chiamo esperti del nulla. Il vento del cambiamento arriva forte e spacca, squassa, modifica lasciando in piedi le idee, le vere idee, basate sulla cultura quella vera, quella destinata a rimanere, quella dei contenuti veri. Questo il vero senso con cui dobbiamo interpretare la profezia dei Maya, il cambio di polarit ci sar e sar la fine di un mondo, che lascer campo ad un mondo completamente diverso da come lo conosciamo. Sar uninversione di polarit culturale, dove i vecchi parrucconi lasceranno il passo ai creativi veri.
Allora mi chiedo: se potessi tornare nel 1984 comprerei nuovamente quel libro? La risposta si, come rifarei esattamente le stesse cose fatte, tranne lasciare spazio e prestare fiducia ed ascolto ai bivaccattori solo attenti a rubare in nome del loro tornaconto, i falsi profeti pieni di titoli e vuoti di contenuti, ma anche questo servito per crescere e ci ha rafforzato. Ricomprerei il libro e farei quello che ho fatto senza esitazione e voglio spronare i miei, i pochi che in questo momento di grandissima difficolt mi sono rimasti accanto, dicendo loro di non mollare, perch abbiamo ragione noi. Le nostri idee prevarranno contro le poche raffazzonate e flebili asserzioni, dei falsi critici darte, dei finti artisti, degli imprenditori presciolosi, con la sindrome da prestazione, che vogliono risultati dopo neanche qualche mese. Le nostre idee prevarranno contro chi ci ha sfruttato, contro chi ci ha ingannato, perch la visione non vero che scambiata per superficialit, vero invece che la visione fa paura a chi non ce lha. Noi non dobbiamo fare altro che aspettare, continuando a guardare e progettare senza sosta. Arriver anche il nostro momento, non dubitate e sar pieno di soddisfazioni. Ora, in chiusura, cito un altro testo, questa volta di Giordano Bruno, il cui senso mi ha fortemente aiutato in questi ultimi anni che sono stati pieni di sacrifici e stenti: . "Non , non impossibile, ben che sii difficile, questa impresa. La difficolt quella, ch' ordinata a far star a dietro gli poltroni. Le cose ordinarie e facili son per il volgo ed ordinaria gente; gli uomini rari, eroichi e divini passano per questo camino de la difficolt, a fine che sii costretta la necessit a concedergli la palma de la immortalit. Giungesi a questo che, quantunque non sia possibile arrivar al termine di guadagnar il palio, correte pure e fate il vostro sforzo in una cosa de s fatta importanza, e resistete sin a l'ultimo spirto. Non sol chi vence vien lodato, ma anco chi non muore da codardo e poltrone: questo rigetta la colpa de la sua perdita e morte in dosso de la sorte, e mostra al mondo che non per suo difetto, ma per torto di fortuna gionto a termine tale. Non solo degno d'onore quell'uno c'ha meritato il palio, ma ancor quello e quell'altro c'ha s ben corso, ch' giudicato anco degno e sufficiente de l'aver meritato, bench non l'abbia vinto. E son vituperosi quelli, ch'al mezzo de la carriera, desperati si fermano, e non vanno, ancor che ultimi, a toccar il termine con quella lena e vigor che gli possibile. Venca dunque la perseveranza, perch, se la fatica tanta, il premio non sar mediocre. Tutte cose preziose son poste nel difficile. Stretta e spinosa la via de la beatitudine; gran cosa forse ne promette il cielo." (Giordano Bruno, La cena delle ceneri, Dialogo II). Domenico Gioia
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