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Sfogliando la rivista The Occupied Wall Street Journal

In questi ultimi giorni un gran numero di persone ha manifestato nei pressi di Wall Street contro la finanza internazionale, ritenuta la vera colpevole della crisi che ha sconvolto una buona parte di mondo negli ultimi tre anni. Le dimostrazioni, volute dal movimento di hacker Anonymous e da AdBusters, ha avuto un grande successo, diffondendosi in altre grandi citt Usa. Lo slogan dei dimostranti : Noi siamo il 99 per cento e si riferisce alla sproporzione tra ricchi e poveri negli Usa e nel mondo occidentale. I protestanti, quindi, si definiscono parte della stragrande maggioranza della popolazione, schiacciata da una risicata e potentissima lite. La quale sarebbe la principale responsabile dei mali che ci attanagliano viscere, portafoglio e welfare state. Il movimento, nato tre settimane fa, si col tempo sviluppato ed finito per avere una propria testata: The Occupied Wall Street Journal. Il riferimento ovvio al quotidiano Wall Street Journal, il cui nome stato storpiato sulla base del motto della protesta (nonch hashtag sui social network): Occupy Wall Street.

Il New Yorker entrato in possesso del primo numero di OWSJ: quattro fogli stampati a colori dal tono rivoluzionario che vi sembrer familiare, se vi capitato di intercettare un attivista di Lotta Comunista con lomonimo giornaletto rivoluzionario-fuori-tempo-massimo-di-circa-40-anni. I direttori della neonata testata movimentista, Jed Brandt e Michael Levitin,hanno spiegato al WSJ (s, proprio a quel giornale ironia della sorte) di aver pensato alla loro pubblicazione come una risposta alla scarsa copertura mediatica che Occupy Wall Street aveva ricevuto. Il prossimo numero uscir gioved. Il primo numero piuttosto retorico: spiega i motivi delloccupazione e racconta storie tragiche di vita vissuta, in cui uomini e donne si sono ritrovate senza soldi e senza casa. Per favorire i proseliti, propone anche una guida intitolata Occupy for Dummies, in cui si spiega allingenuo avventore senza esperienza cosa fare per supportare la causa. Gli autori del giornale hanno anche stilato una lista in 5 punti su come fare per far tremare le mura di Wall Street.

Un particolare dello

1. OCCUPA! Portati dietro strumenti, cibo, coperte, teli e senso di giustizia; 2. SPARGI LA VOCE! Stampa, scarica, mostra, condividi il volantino delliniziativa. Twitter: #occupywallstreet e #occupytogether. Facebook: OccupyWallSt.; 3. CONTRIBUISCI! (seguono indicazioni per versare denaro al movimento vedi PDF su Scribd, nda); 4. SEGUI LOCCUPAZIONE (seguono indirizzi web e gruppi su Twitter e Facebook coi quali aggiornarsi sulle iniziative degli occupanti); 5. FATTI UNA CULTURA.

A pagina 2, ovviamente, non manca un riepilogo delle rivolte popolari che hanno caratterizzato il 2011, dalla Tunisia alla Libia, passando ovviamente (?) per Wall Street. Un paragone azzardato, secondo alcuni commentatori (e secondo Gootenberg), anche se a tal proposito Foreign Policy ha pubblicato due articoli interessanti. Il primo spiega come Occupy Wall St. sia stato trattato dai media stranieri, soprattutto quelli mediorientali; il secondo, invece, racconta agli occupanti alcune cose da imparare sulle rivoluzioni, proprio sulla base degli eventi della Primavera Araba. Joshua E. Keating, autore del secondo articolo, elenca 5 cose-da-fare-o-non-fare in caso di rivolte popolari, sperando che a Wall Street stiano ad ascoltare. In breve: 1. Non c bisogno di un leader, bens di una piattaforma. E chiarite ben bene cosa volete e perch siete l. 2. Allargate la vostra base. Lobiettivo quello di essere unitari, bipartisan e non classisti. Per fare una rivolta di popolo ci vuole il popolo: non unlite. 3. Tenetevi amici polizia e forze dellordine. Sono anche loro parte del popolo: se le vostre richieste saranno sagge e giuste, allora forse passeranno dalla vostra parte. Niente ACAB, mi raccomando. 4. Non date la colpa ai media. Una regola non rispettata dai fondatore di OWSJ, come abbiamo visto. Ma tant, limportante capire che i media possono essere le migliori armi di un movimento popolare: basta saperci fare. 5. Non mollate. Volete la rivoluzione? Ci vorr del tempo, sappiatelo.

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