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PETER STRAUB JULIA (Julia, 1975) A Thomas e Alice Tessier Ecco come inizia una guerra.

In un periodo di pace, arriva un avviso, una minaccia. Da qualche parte cade una bomba, i potenziali traditori vengono imprigionati senza troppo rumore. Per un certo tempo, giorni, mesi, un anno forse, la vita continua a scorrere in modo apparentemente tranquillo, come nei periodi di pace. Ma se la guerra dura da molto tempo, tutta la realt diviene guerra, tutti gli avvenimenti vengono in qualche modo collegati alla guerra e della pace non rimane pi nulla. Gli avvenimenti e la realt in cui essi accadono sono strettamente dipendenti gli uni dall'altra. Non possibile che i fatti della realt siano distaccati dal loro contesto vitale ed quindi impossibile che una bomba esploda senza coinvolgere tutto quanto le sta intorno. Se questo accade, ci significa che non si capito, non si visto. Doris Leasing, The Four-Gated City PARTE PRIMA La persecuzione: Julia 1 La bambina bionda - sui nove, dieci anni, l'et di Kate, e abbastanza somigliante a Kate da turbare Julia - comparve come dal nulla correndo lungo Ilchester Place e, roteando le braccia all'angolo della strada, si gett per il sentiero di Holland Park. Julia, ferma sui gradini della casa con l'impiegato dell'Agenzia Markham & Reeves, prov l'ormai familiare dolore lacerante che immancabilmente l'assaliva ogni volta che ricordava il tragico episodio. La sensazione fu tanto violenta che temette di sbigottire l'agente immobiliare svenendo sui tulipani appassiti, ma quello, convinto di avere a che fare con una cliente nevrotica ed eccentrica fino alla pazzia, si sarebbe forse limitato a mormorare un'osservazione sul caldo, fingendo che non fosse accaduto nulla di strano. Il fatto che Julia avesse gi perso due volte le chiavi del numero 25, che avesse versato un assegno di ventimila sterli-

ne di caparra la prima volta che aveva visto la casa (ed era anche la prima casa che le mostrava), che intendesse rilevare l'arredamento dei precedenti proprietari - un fabbricante di tappeti e la moglie, che si erano ritirati alle Barbados - che volesse abitare tutta sola in una villa di otto stanze - ma a questo proposito lui sapeva cosa pensare - l'aveva preparato ad aspettarsi di tutto da quella cliente. Pur consapevole della propria fretta e della propria bizzarria, e anche un pochino timorosa del sottile disprezzo che il funzionario le dimostrava, Julia sperava che attribuisse almeno in parte quel comportamento al suo essere niente pi che una delle solite, ridicole "ricche americane"; sicch, all'improvviso insofferente, non ebbe che una lieve esitazione nell'obbedire all'altra reazione suscitata in lei dalla vista della bambina che correva: doveva seguirla. L'impulso era fortissimo. L'uomo di Markham & Reeves, tenendola delicatamente per il gomito, stava estraendo dal taschino del gil la terza chiave, al cui foro aveva legato un nastrino giallo vivo. "Il giallo per ricordare," disse in tono condiscendente. "Confesso di aver rubato l'idea a un motivo pop. Pu..." "Mi scusi." Julia scese in fretta la scala. Non voleva correre prima di essere uscita dal campo visivo dell'uomo e cos aspett di aver voltato l'angolo sul parco. La bambina assomigliava molto a Kate. Naturalmente non poteva essere lei: Kate era morta. A volte per sembra di intravedere degli amici tra la folla o da un autobus, pur sapendo che questi amici sono in realt lontani migliaia di chilometri, non significa forse che quegli amici sono in pericolo o sul punto di morire? Julia, gi ansimante, riprese a camminare. Era circondata da bambini: alcuni giocavano nei recinti di sabbia, altri correvano sull'erba a chiazze, altri ancora si arrampicavano sugli alberi che lei vedeva dalla finestra della camera da letto. Ormai la piccola doveva essersi addentrata nel parco: forse si era confusa tra la gente, sul grande prato a destra, oppure aveva imboccato uno di quei sentieri poco avanti, o era andata verso l'Aranceto. Magari non era neppure passata per il campo giochi ed era corsa direttamente lungo il viottolo che portava a Holland House. Ma era da quella parte, Holland House? L, oltre il recinto dei pavoni? Non conosceva la geografia del parco abbastanza bene da seguire il fantasma... una bambina come tante altre che andava a raggiungere i suoi amichetti a Holland Park. Julia, che stava ancora vagando soprappensiero tra i recinti della sabbia, si ferm. Seguire la bambina bionda era stato un atto assurdo e irragionevole, forse isterico: tipico suo, insomma. Sto perdendo la testa, pens, e a voce alta si lasci sfuggire un'imprecazione che

le guadagn uno sguardo di rimprovero da un passante con un paio di baffoni fulvi. Imbarazzata, Julia si volt e alz lo sguardo oltre il muro di cinta dei giardini, verso le finestre al primo piano della sua nuova casa. Le era costata un capitale: Magnus non doveva assolutamente venire a sapere che l'aveva acquistata e aveva gi firmato tutte le carte. Per un terribile istante l'immagine di Magnus in collera le ottenebr il cervello. Magari era stata irragionevole, addirittura scriteriata, come avrebbe subito sottolineato lui, ma ragionare con Magnus era impossibile. Le severe linee allungate della villetta, di cui si era innamorata a prima vista, contribuirono a rasserenarla. Una mano sul petto, Julia ripercorse il sentiero fino all'angolo di Ilchester Place. Si ricord dell'agente immobiliare solo quando lo vide appoggiato alla porta d'ingresso con un'espressione a met tra la perplessit e la noia. Era la stessa che doveva aver fatto quando, telefonando dal proprio ufficio alla banca di lei, aveva conosciuto il saldo del suo conto corrente. Si aspettava che l'uomo dicesse qualcosa ma, a quanto pareva, non era un tipo di molte parole. Non fece che staccarsi dallo stipite e porgerle la chiave, tenendola per il vistoso nastro giallo. Adesso sembrava pi stanco che annoiato. E in ogni caso che cosa avrebbe potuto dire Julia? Poteva spiegargli che era scappata per rincorrere una bambina che le ricordava la figlia morta? Lui non sapeva nulla di Kate n di lei. Invent qualcosa di pi plausibile. "Mi deve scusare," gli disse, fissando il suo viso affilato e grigiastro. "Volevo controllare una cosa sul retro prima che lei se ne andasse." Il funzionario le gett uno sguardo strano: se voleva esaminare il retro della casa, perch non l'aveva attraversata, anzich girarci intorno? "In questa via non abitano molti bambini, signora Lofting," le assicur. "Naturalmente vanno a giocare nel parco, ma si accorger che Ilchester Place la zona tranquilla che le ho detto." Altro sarcasmo? No: aveva notato la bambina e ora voleva solo essere gentile: non aveva creduto neppure per un attimo alla scusa improvvisata da Julia. "Grazie." Julia prese la chiave e l'infil in una tasca dell'abito. " stato molto cortese." "Si figuri." Lo sguardo dell'uomo corse all'orologio, poi alla propria auto e infine alla Rover, il cui sedile posteriore era carico di valigie, piante in vaso, due bracciate di libri legati con lo spago e una scatola con le bambole di panno di Julia da piccola. Erano gli unici oggetti che aveva preso con s, oltre ai vestiti, e venivano tutti dalla stanza dove aveva alloggiato dopo a-

ver lasciato l'ospedale. I libri erano un di pi, ma appartenevano a lei, non a Magnus. Perch regalarglieli? "Per carit, non il caso!" si affrett a toglierlo d'imbarazzo. "Non mi sognerei mai di chiederglielo, dopo... tutto questo." "Allora..." L'agente, visibilmente sollevato, cominci a scendere gli scalini. "Avrei qualcosa da sbrigare in ufficio, quindi, se mi vuole scusare, la lascio alla sua nuova casa." Alz lo sguardo sulla facciata di mattoni. "E davvero bella. Ci si trover benissimo. In caso di bisogno pu telefonarci. Sbaglio o non molto pratica di Kensington?" Julia annu. "Sar per lei una piacevole scoperta, vedr. Dove abitava prima? Ad Hampstead?" "S." "Questa parte di Kensington non molto diversa." Raggiunse l'auto e, dopo aver aperto lo sportello, si volt ancora. "Ci chiami senz'altro se si presentano dei problemi, signora Lofting. A proposito, le suggerirei di farsi fare qualche chiave di scorta in uno dei negozi di High Street. Bene, buona giornata, signora Lofting." "Arrivederci." Julia salut con la mano. Quando l'auto si fu allontanata, si avvi alla sua Rover e guard verso la casa, adesso veramente sua. Era una solida costruzione di mattoni in stile neogeorgiano, simile in tutto e per tutto alle altre su quel breve, elegante tratto di Ilchester Place. L sarebbe stata al sicuro da Magnus. Appena l'aveva vista, la villa le era sembrata un luogo di pace e serenit e in lei era come scoccata una scintilla. Aveva dovuto acquistarla come aveva dovuto seguire la bambina bionda che somigliava a Kate. In quella casa finalmente avrebbe vissuto al sicuro da Magnus; in seguito, quando si fosse abituato all'idea della sua fuga, gli avrebbe telefonato o scritto un biglietto. Aveva trascorso la notte precedente in un albergo di Knightsbridge, tremando a ogni passo che poteva annunciare Magnus con il viso atteggiato a una falsa cordialit e arrossato nello sforzo di trattenere la violenza. Magnus sapeva essere terrificante: quella smisurata autorit di maschio era l'altra faccia della sua impotenza. S, l'avrebbe lasciato per un po'. Nel suo biglietto aveva spiegato tutto quello che c'era da spiegare. L'aspettava l'ingrato compito di portare in casa le valigie e il resto delle sue cose. Julia tent di aprire la portiera, ma era scattata la chiusura. Trasse di tasca la chiave ma era quella di casa, con lo sfacciato nastrino giallo. Si chin a guardare dal finestrino e vide tutto il mazzo di chiavi che penzola-

va dal cruscotto. Niente da fare. Sent le lacrime salirle agli occhi. E per sua immensa fortuna Magnus non era presente. "Julia, sei totalmente incapace". "A volte mi chiedo se fai mai una cosa giusta," oppure la condanna recisa, brutale: "Tipico". Essendo avvocato, Magnus disponeva di una gamma svariata di tecniche per insinuare che gli altri, e in particolare sua moglie, mancavano di cervello. "Oh, Dio sia ringraziato," disse forte: si era accorta che il finestrino di sinistra era abbassato, bench anche quella portiera fosse bloccata. Per "tipico" che potesse essere, Julia lo prese come un buon auspicio per il primo giorno nella nuova casa. Forse sarebbe davvero riuscita a tenere alla larga Magnus... almeno per un paio di settimane. Quasi che tra i due corresse un legame, il pensiero di Magnus le ramment la bambina; infilando il braccio nel finestrino e abbassando la maniglia per aprire la portiera, immagin di cercarla in Holland Park. Scacci l'immagine di se stessa e della piccola sedute a chiacchierare su una panchina. Dietro quella visione ce n'era un'altra, di orrore e disperazione, e Julia, sentendola affiorare alla coscienza, com'era accaduto durante le settimane in ospedale, fece deliberatamente il vuoto nella propria mente. Si sarebbe occupata del bagaglio e delle piante: un vaso si era scheggiato e, all'interno, si vedeva la terra nera e granulosa percorsa da sottili radici bianche. Aveva comperato la casa in Ilchester Place, riflette, cos come si era presa Magnus per marito: d'impulso. Tuttavia aveva speso il proprio denaro per la propria casa: era il primo atto totalmente autonomo che avesse compiuto da quando aveva sposato Magnus, undici anni prima. A quell'epoca, era una ragazza di venticinque anni, graziosa, con vistosi capelli fulvi e un viso morbido, liscio, sereno: "il viso di una ragazza a un picnic impressionista", lo aveva definito suo padre. Guardando indietro nel tempo, le pareva di aver frequentato scuola privata e Smith College in una specie di trance, senza una vera partecipazione. Al di fuori dei corsi e di qualche professore, poche cose l'avevano stimolata o interessata a fondo. Aveva perso la verginit con un ragazzo ebreo studente di inglese alla Columbia University, alto e sensibile. L'aveva corteggiata con aneddoti su Lionel Trilling e sulla vita sessuale di poeti famosi, e l'aveva portata a vedere un gran numero di film francesi. Dopo c'erano stati altri ragazzi, ma nessuno l'aveva conosciuta a fondo quanto lo studente della Columbia: con loro non era andata neppure a letto. Dopo la laurea era entrata a Time-Life, nell'ufficio selezione stampa di Sports Illustrated, ma se n'era andata un anno dopo, quando aveva sentito

per caso un'altra ragazza, che riteneva amica, parlare di lei come dell"ereditiera stronza". Licenziarsi era stato un sollievo: sapeva di non avere la competenza necessaria e di essere durata un anno perch il caposervizio, un certo Robert Tillinghast, sposato, si era preso una sbandata per lei. Julia lo trovava simpatico, ma non al punto di spogliarsi davanti a lui, cosa alla quale lui evidentemente mirava. Dopo era vissuta sei mesi in casa dei suoi, leggendo romanzi e guardando la televisione, terrorizzata dal mondo che aveva scoperto fuori del campus dello Smith. Un giorno poi aveva incontrato al ristorante una compagna d'universit ed era venuta a sapere che la casa editrice per la quale l'amica lavorava cercava un'impiegata di redazione. La settimana dopo il posto era suo. Aveva il compito di curare la redazione dei testi nella sezione universitaria della societ e ne provava un piacere quasi meccanico, superficiale: amava ripetere che imparava qualcosa da ogni nuovo libro. Aveva preso in affitto un appartamento nella Settantesima Strada Ovest. La sua vita aveva assunto un ritmo offuscato, serrato, senza pause di riflessione. Spesso, andando in ufficio con l'autobus (prendeva il taxi raramente, per principio), sbrigando la corrispondenza, lavorando sui manoscritti, pranzando con l'uno o con l'altro, aveva l'impressione di guardare dall'esterno se stessa agire come se la sua vita non fosse ancora realmente incominciata. Finch una mattina si era svegliata nel suo letto accanto a Robert Tillinghast e, in preda al panico, aveva deciso di lasciare gli Stati Uniti e di andare in Inghilterra. "Mi muover orizzontalmente, visto che non sono capace di muovermi verticalmente," aveva spiegato ai suoi amici. Robert Tillinghast l'aveva accompagnata all'aeroporto. "Che cosa ne sar di te?" le aveva detto. " quello che mi chiedo anch'io." A Londra aveva affittato una stanza in Drury Llane e sei mesi dopo, trovato un impiego presso un editore di libri d'arte, si era trasferita in due locali in Camden Town. "Ma questo un canile!" aveva esclamato suo padre, venuto a controllare la situazione dagli Stati Uniti. "Dove sono le offerte d'immobili?" Le aveva trovato un appartamentino indipendente, con grandi finestre e due camere da letto ("Ti serve una stanza per lavorare") ad Hampstead, tre volte pi caro di quello a Camden Town. Una sera, alcuni mesi dopo, a una festa data da due coniugi che lavoravano per l'editore d'arte, aveva conosciuto Magnus Lofting. Hugh e Sonia Mitchell-Mitchie erano coetanei di Julia. Lui, che circolava in jeans e maglietta e sfoggiava un orecchino d'oro a spirale, era diretto-

re artistico. Sorda, come Julia, lavorava in redazione. Erano una coppia brillante e disinibita; Julia, alla quale i due piacevano bench la sconcertasse la loro abitudine di passare un'incredibile quantit di tempo a discutere sulle loro questioni amorose, non sospettava che la loro idea di "festa" contemplasse due ore passate bevendo il pi possibile e giochi di societ per il resto della serata. Quando gli altri avevano cominciato a giocare, Julia si era ritirata in un angolo del salotto, sperando di passare inosservata. I divertimenti di gruppo le davano un senso di insicurezza. Sonia aveva preso a punzecchiarla e in un attimo Julia si era trovata puntati addosso gli occhi di una ventina di persone. Si era sentita crudelmente presa di mira. "Non essere antipatica, Sonia," aveva detto un uomo. "Far quattro chiacchiere con la tua amica." Voltandosi in direzione di quella voce imperiosa, Julia aveva scorto un uomo alto, robusto, dai tratti marcati, in completo gessato. Era parecchio pi vecchio degli altri ospiti: i capelli sopra le orecchie gli si stavano gi brizzolando. "Si sieda vicino a me," le aveva ordinato. "Mi ha salvato la vita," aveva detto Julia. "Lasci perdere" aveva minimizzato Magnus. Lei gli si era seduta accanto con gratitudine. Dieci anni dopo non ricordava gli argomenti di quella conversazione, ma allora aveva avvertito immediatamente la forza che emanava da lui: era maschio al cento per cento e ogni suo gesto faceva pensare che prenderla gli sarebbe stato facile come accendere una sigaretta. Con l'istinto tipico dei benestanti, Julia aveva intuito che Magnus, qualsiasi attivit svolgesse, doveva essere un uomo di successo. Sembrava capirla perfettamente, o essere del tutto indifferente a tutto ci che non capiva. Affascinava, ma come un serpente. Avevano trascorso il resto della serata parlando tra loro e, mentre Hugh, Sonia e gli altri attaccavano un altro gioco, nel quale l'"assassino" uccideva le sue "vittime" strizzandogli l'occhio, Magnus le aveva sussurrato: "Credo che me ne andr. Vuole un passaggio? Com' arrivata fin qui?" "In autobus," aveva confessato lei. " troppo tardi per prendere un autobus, ormai." Si era alzato. La superava di tutta la testa ed era troppo imponente per definirlo semplicemente corpulento. Aveva sollevato una mano, e Julia era indietreggiata istintivamente, ma Magnus l'aveva portata alla nuca per lisciarsi i capelli. "L'accompagner a casa, a meno che non abiti in qualche posto impossibile.

Blackheath o Guildford, per esempio." "Sto ad Hampstead." "Questa s che fortuna! Anch'io." Si erano avviati alla sua auto, una Mercedes nera, parcheggiata in Fulham Road. Julia era venuta a sapere che faceva l'avvocato e che un tempo era stato vicino di casa di Sonia Mitchell-Mitchie, la quale era diventata una specie di sua nipote adottiva. Magnus non le aveva chiesto nulla, tuttavia Julia si era messa a parlare a ruota libera. Per un motivo che avrebbe capito solo molti anni dopo, raccontando la sua fuga da New York aveva nominato persino Robert Tillinghast. Soltanto quando aveva capito che avrebbe lasciato Magnus si era resa conto di averlo sposato, di essersi innamorata di lui, principalmente perch le ricordava il padre. Ed erano entrambi occasionali e generosissimi adulteri. Julia si era accorta molto presto che Magnus aveva altre donne: a questo proposito, era brutalmente disinvolto. Nel tragitto verso Hampstead le aveva proposto di bere qualcosa insieme e si era fermato a un club dietro Shepherd's Market, dove aveva scritto il nome di Julia nel libro degli ospiti e l'aveva condotta in un locale semibuio non molto affollato di un'eleganza quasi pacchiana. Le cameriere indossavano abiti lunghi dai colori pastello che rivelavano seni prorompenti e ben separati. Per un terzo, gli uomini presenti erano ubriachi; oltre a Julia e alle entraineuses c'erano soltanto altre due donne nella sala. Un uomo alticcio, appena entrati, le aveva messo un braccio intorno ai fianchi, e Magnus lo aveva spinto via senza neppure osservarlo. Aveva ordinato da bere e si era guardato intorno con aria aggressiva, come sfidando qualcun altro a importunarli. Le due donne, aveva notato Julia, non gli staccavano gli occhi di dosso. Aveva sorseggiato un po' di liquore, provando una piacevole eccitazione. "Gioca d'azzardo?" le aveva chiesto Magnus. Lei aveva scosso la testa. "Le spiace se gioco io?" "No. Tutt'a un tratto non ho pi sonno." Julia lo aveva seguito oltre una porta in fondo alla sala, fino a uno sportello protetto da sbarre, dove Magnus aveva comprato dei gettoni. Gli aveva visto posare davanti al cassiere cinque biglietti da cinquanta sterline e, dopo una breve esitazione, aggiungerne un sesto. In cambio aveva ritirato un mucchio di gettoni sorprendentemente piccolo. Erano passati insieme accanto a diversi tavoli fino alla roulette. Magnus aveva puntato quattro gettoni sul rosso. Il fiato sospeso, Julia aveva segui-

to con gli occhi la pallina girare e fermarsi con un rumore secco sul rosso. Magnus aveva lasciato i gettoni dov'erano e la pallina si era fermata nuovamente sul rosso. Poi Magnus aveva spostato tutta la vincita sul nero e aveva vinto di nuovo. Quanto valevano quei gettoni? Cinquecento sterline? Di pi? Nello sbirciare Magnus che fissava accigliato la montagnola di gettoni, Julia si era sentita vagamente disorientata: la festa doveva aver annoiato a morte Magnus. Al giro successivo lui aveva perso qualche gettone, ma era rimasto impassibile. " il suo turno, bellissima," aveva ordinato. Poi aveva spinto verso di lei alcuni gettoni. Julia si era resa conto con smarrimento che valevano almeno duecento sterline. "Non posso. Perderei e il denaro suo." "Non sia codarda. Punti come vuole." Aveva puntato sul rosso, dato che con quello Magnus aveva vinto la prima volta. La pallina era finita sul nero. Lo aveva guardato costernata. "Niente paura. Punti ancora." Le aveva messo davanti altri gettoni. Lei aveva eseguito e aveva perso di nuovo. Si era allontanata dal tavolo. Magnus aveva continuato a giocare, dando l'impressione di ignorarla. Julia gli era tornata accanto e aveva guardato la pila di gettoni crescere. Pareva che vincere lasciasse Magnus del tutto indifferente. Rimaneva inchiodato al suo posto, seguendo il gioco con aria cupa e collocando qua e l pile di gettoni bianchi e rossi. Alcuni giocatori gli avevano rivolto la parola, ma lui aveva risposto in tono reciso, scoraggiandoli. Dopo circa mezz'ora una donna snella e con i capelli neri, che Julia ricordava di aver visto nell'altra sala, si era avvicinata a Magnus e lo aveva baciato. "Sono secoli che non ti fai vedere. Rischi di perdere tutti i tuoi vecchi amici." Cos dicendo aveva lanciato uno sguardo penetrante a Julia, che si era sentita come nuda. Magnus le aveva mormorato qualcosa, poi si era concentrato nuovamente sul gioco. Quando aveva cambiato i gettoni, Julia aveva calcolato che doveva aver vinto quasi mille sterline. "Quella donna la sua amante?" gli aveva chiesto una volta risaliti in macchina. Per la prima volta lui era scoppiato a ridere. Lasciandola sulla porta di casa le aveva chiesto il numero di telefono, quindi aveva tirato fuori della tasca della giacca due banconote da cinquanta sterline e gliele aveva messe in mano. "La chiamo mercoled," aveva detto, e se n'era andato prima che Julia potesse protestare. Lei aveva messo

il denaro in un cassetto, ripromettendosi di ridarglielo quando l'avesse rivisto; due mesi dopo, aprendo quello stesso cassetto, lo aveva ritrovato, ma era troppo tardi per restituirlo. Alla fine aveva donato cinquanta sterline a un'organizzazione benefica e le altre cinquanta ad Amnesty International. Il luned successivo, in ufficio, aveva appreso due cose sul conto di Magnus: era stato il primo amore di Sonia Mitchell-Mitchie e tutti pensavano che Julia fosse andata a letto con lui. "Fa sempre cos: abborda le ragazze a una festa, poi se le porta a letto. Con te non lo ha fatto?" "Mi ha s e no sfiorata." "Forse non stava bene!" aveva dedotto Sonia. Nelle settimane seguenti, Magnus aveva occupato sempre pi il tempo di Julia, ma avevano fatto l'amore soltanto quando lei aveva cominciato a domandarsi se si sarebbe mai deciso. Era indubbiamente l'uomo pi enorme col quale fosse andata a letto. A quell'epoca, due mesi dopo la festa dai Mitchell-Mitchie, Magnus era diventato un punto di riferimento nella sua vita. Julia tendeva a giudicare gli altri uomini secondo gli standard di Magnus, cercando di immaginare se a lui sarebbero piaciuti. Certo nessuno era eccitante quanto Magnus Lofting: aveva quella assoluta sicurezza di s che i pi giovani, ancora intenti ad affermare la propria maturit e la propria carriera, non possono vantare. Eppure era stato solo dopo che le aveva descritto la sua infanzia che Julia, gi innamorata, aveva capito di doverlo sposare. Lui e la sorella, la "povera Lily", maggiore di un anno, erano stati cresciuti da genitori eccessivamente distratti. Preoccupati solo di se stessi, totalmente disinteressati alle opinioni e ai sentimenti altrui, i Lofting avevano viaggiato molto, lasciando i bambini a casa con una serie di istitutrici. Julia non aveva mai sospettato che dei genitori potessero essere tanto poco amorevoli, per non dire crudeli, con i propri figli. A parte le istitutrici e la "povera Lily", Magnus era cresciuto nel pi assoluto silenzio, abbandonato nel gelido mausoleo che era la loro casa nell'Hampshire. I suoi ricordi d'infanzia colpirono profondamente Julia che da parte sua, a differenza di Magnus, aveva avuto un padre invadente, verboso e autoritario. I primi anni della sua vita e il forzato isolamento bastavano a giustificare certe tendenze di Magnus da adulto: all'inizio non aveva conosciuto scrupoli nella vita professionale e anche adesso vi profondeva tante energie psichiche da far funzionare una macchina a vapore. L'infanzia di Magnus non solo aveva aiutato Julia a meglio comprenderlo, rendendoglielo pi accessibile, ma aveva contribuito anche a umanizzarlo. Da

principio, le era parso incredibile che Magnus avesse avuto davvero dei genitori; che avesse avuto la "povera Lily" e Mark, un fratello adottivo molto pi giovane, le era sembrato addirittura sconvolgente. L'aveva ulteriormente sorpresa la profondit del suo attaccamento alla "povera Lily", ma anche qui entrava in gioco la loro fanciullezza. Erano cresciuti in un sodalizio a due, legati da un affetto tenace, l'uno unica compagnia dell'altro. Avevano inventato un linguaggio di fantasia che usavano ancora adesso quando scherzavano, e nel quale si chiamavano "Magnim" e "Lilim". Si erano organizzati giochi complicati per i quali utilizzavano ogni angolo della casa e del giardino, giochi nei quali, fin dall'et di cinque o sei anni, lui aveva rivestito ruoli di comando: re, generale, primo ministro, Coriolano, Priamo, Ulisse. Tutto era proseguito cos finch Magnus era entrato a Cambridge. Lily non si era mai sposata, e Julia aveva saputo che il fratello passava con lei almeno un pomeriggio o una serata la settimana. In realt Julia pensava che l'immancabile uso dell'aggettivo "povera" nel riferirsi a Lily fosse stato adottato non tanto per un'intrinseca stranezza della stessa Lily, quanto per il desiderio di parare l'eventuale gelosia della stessa Julia. Malgrado le sue eccentricit, il suo spiritualismo, la sua aria di signorile abbandono, Lily non meritava quell'epiteto. Quando finalmente Julia l'aveva conosciuta, l'aveva trovata una donna indubbiamente deliziosa, con i capelli grigi e un viso cos delicato che, sotto la pelle, si distinguevano i muscoli facciali. Al suo confronto Julia si era sentita goffa e accaldata, e probabilmente sporca in qualche posto bene in vista. Solo due anni dopo, alla nascita di Kate, Lily era divenuta cordiale. Mark, figlio di un funzionario consolare in Africa morto suicida, amico di sir Greville Lofting, era un'altra faccenda. I Lofting avevano adottato il bambino, che a quel tempo aveva due anni, in un gesto di generosit atipica, avendo promesso a sua madre, in fin di vita in un ospedale ai tropici, che si sarebbero presi cura di lui. La qual cosa aveva significato per loro spedire il piccolo a una bambinaia in Inghilterra preceduto da un telegramma e da una spigliata missiva in cui avvertivano il quindicenne Magnus e la sedicenne Lily che sarebbe capitato in mezzo a loro un fratellino nuovo. Lo avevano detestato subito. Il loro mondo era stato troppo a lungo una sacra alleanza a due per accettare un terzo incomodo. Per Magnus era invariabilmente un "buono a nulla" e un "portatore di guai". Anche Lily manteneva un atteggiamento sospettoso nei suoi riguardi. A volte lo definivano un disastro, forse riferendosi al fatto che a quindici anni aveva messo incinta una ragazza del paese, o forse perch, appena raggiunta l'et

adulta, aveva voluto assumere di nuovo il cognome d'origine, Berkeley, muto commento ai metodi educativi di casa Lofting. Mark era stato una delusione: non aveva mai imparato il loro linguaggio segreto, anche perch loro non gliene avevano dato l'occasione, si era laureato a Cambridge con il minimo dei voti e ora lavorava presso una scuola politecnica, dove teneva un corso di sociologia; materia che Magnus aveva sempre ritenuto superflua. Mark aveva sempre simpatizzato con gruppi politici estremisti, aveva partecipato a marce, distribuito volantini e adesso si dichiarava un maoista: una volta Magnus l'aveva sorpreso addirittura con una copia di Stella Rossa sulla Cina sotto il braccio. "Non vedo che cosa ci sia di male nell'allargare i propri orizzonti leggendo. La pensi cos anche tu." "Non ho detto che lo leggeva, ma che l'aveva con s. Per far colpo. Nel suo ambiente l'equivalente di un disco dei Rolling Stones." "Non voglio difendere Mark, ma adesso sei cattivo e ingiusto. Lo condanneresti anche se non gli avessi visto quel libro." "Ha importanza il mio giudizio su un maoista di Notting Hill?" Mark indossava solitamente jeans e una camicia di tela; abitava a Notting Hill Gate nelle stesse stanze che aveva affittato appena uscito da Cambridge e dormiva su un materasso steso a terra in mezzo a un indescrivibile caos. La maggior parte di queste notizie, che Magnus sottolineava con grugniti di disapprovazione, Julia le aveva apprese da Lily, ma non aveva conosciuto Mark fino a tre o quattro mesi dopo, il giorno in cui si era presentato a casa di Magnus in Gayton Road tre settimane prima del matrimonio, dicendo di voler conoscere la vittima. Julia aveva sentito la sua voce allegra e ironica, tanto diversa da quella dei Lofting, dalla scala d'ingresso, e poi le parole di Magnus: "La cosa? Immagino che tu alluda alla mia fidanzata". "La tua vittima, Magnus." Un sospiro. "Be', visto che sei qui, entra." "Sempre generoso, Magnus." Julia aveva immaginato in Mark un potenziale alleato sin da quando lo aveva sentito denigrare da Magnus e Lily; quanto meno era un essere umano afflitto da difetti, e come tale un suo simile. In preda a un improvviso batticuore aveva gettato il Guardian sulla poltrona e si era alzata per andargli incontro. Magnus era entrato con fare cupo nella stanza, seguito da un giovanotto alto con i capelli lunghi, neri e lucidi. Dopo aver notato la smorfia del futu-

ro sposo alla vista del giornale sgualcito sulla poltrona, Julia aveva costatato che Mark Berkeley era il tipo di uomo che le donne si voltano a guardare per la strada. Era tanto bello era sessualmente attraente. I capelli lunghi e scuri incorniciavano un viso leggermente olivastro, dall'espressione divertita, con gli zigomi alti e la bocca carnosa. Sotto le sopracciglia nere gli occhi erano sorprendentemente azzurri. Quando le aveva porto la mano, lei si era accorta che aveva le unghie sporche. "E carina quasi quanto me l'ha descritta Lily," aveva detto Mark. "Vorrei averla conosciuta io per primo. Sar simpatico avere un'altra bella donna in famiglia, non trovi Magnus, ora che Lily non pi di primo pelo?" Stringendo quella mano piuttosto sporca, Julia aveva sentito, sotto quelle frasi banali, che Mark avrebbe saputo leggerle dentro. Sarebbe stato un alleato per lei, ma non del genere che si attendeva. Anche Mark era formidabile, eppure sembrava tutt'altro che freddo. Mentre gi sentiva simpatia per lui, Julia prov una di seguito all'altra una serie d'impressioni. Mark sembrava pi il figlio che il fratello di Magnus; la sua aria di totale incoscienza appariva quasi studiata. Era impossibile immaginarlo occupato in un lavoro, a meno che non fosse un lavoro puramente verbale. Inoltre, aveva riflettuto Julia, la sua mano ancora in quella di lui, la stava abilmente ingannando. Era fin troppo facile cedere al fascino di una persona tanto attraente. Ritrasse la mano. Non sapeva mai se fidarsi degli uomini troppo belli. "Sul serio," aveva ripreso Mark, "non sembra una di quelle visioni che appaiono a Lily nelle sue sfere di cristallo? Deve essere un tipo fuori del comune per volerti sposare." "Oh," era intervenuta Julia, cercando di salvare la situazione, "met delle donne di Londra vorrebbero essere al mio posto." Ma Magnus le aveva voltato le spalle, irritato. Il resto del pomeriggio si era trascinato penosamente, con Mark che provocava Magnus, e Magnus che s'incupiva sempre pi. Quanto a Mark, per Julia restava un enigma. Un anno pi tardi, quando aveva capito, amareggiata, che Magnus non aveva smesso di frequentare le altre sue donne nemmeno per un mese, Julia gli aveva urlato rabbiosamente in faccia che non le sarebbe dispiaciuto avere una relazione con suo fratello. "Perch dovresti divertirti solo tu?" Magnus l'aveva afferrata per un braccio con tanta forza da procurarle dei lividi; lei, tremante di paura e di collera, aveva capito che si tratteneva a fatica dal picchiarla. Poi la morsa si era allentata e Magnus, falsamente placato, aveva fatto un passo indietro. "Ti ucciderei, se andassi a letto con Mark." Lo aveva detto con tale freddezza che Julia non aveva esitato a

credergli: nonostante tutte le sue chiacchiere su quello "squilibrato" di Mark, solo allora si era accorta dell'odio di Magnus per il fratello. Per lo meno, questo le era parso di leggere nel suo sguardo. Non molto tempo dopo quella lite, avevano cominciato a parlare di mettere al mondo un figlio. L'estate dopo era nata Kate. Per i nove anni successivi, i Lofting erano vissuti borghesemente ad Hampstead, compiendo frequenti viaggi all'estero. Magnus aveva comprato una fattoria sul fiume Dordogne, e ci erano volute tre estati per rimetterla a nuovo. Vedevano Lily a intervalli regolari e Mark due o tre volte l'anno, quando piombava da loro senza preavviso. Lily lo teneva al corrente delle novit di casa Lofting. Al primo compleanno di Kate, le aveva mandato una bella casa per le bambole; telefonava spesso quando Magnus era fuori citt e s'intratteneva al telefono con Julia in civettuole conversazioni. Magnus continuava ad avere delle amanti, ma la cosa aveva perso il potere di ferire Julia. Sembravano tutte relazioni senza importanza, che sottraevano poco o nulla a Julia e Kate. Imprevedibile come sempre, a volte terribile, Magnus nutriva per Kate un amore assoluto. Julia aveva vissuto nove anni della vita di Kate tra le mura domestiche, soddisfatta solo in apparenza. Una volta, a un ricevimento, aveva udito la propria voce dire: "Non si pu vivere per un'altra persona? Certo. Io vivo per la mia...". Stava per dire "bambina", ma Magnus la stava fissando e cos aveva cambiato in "famiglia". Potr essere me stessa, liberamente, stabil ora, e scoprir che cosa significa. E, se diventer pazza, mi star ugualmente bene. Davanti alle tende aperte della finestra in camera da letto, Julia guardava il campo giochi popolato di bambini e il verde del parco. Alz il pannello inferiore della finestra e si sporse, pensando: la donna all'inizio della sua nuova vita si affacci alla finestra... nella stanza si soffocava. L'aria che veniva da Holland Park sembrava pi fresca e tonificante, malgrado la giornata calda. Svuotando le valigie e slegando i pacchi di libri Julia si era sentita sudata, appiccicaticcia e stranamente cinica: i vestiti potevano stare dappertutto, visto che la camera, come tutta la casa, era soltanto sua. Dopo aver messo la scatola delle bambole in un'anta dell'armadio, si sedette sul bordo del letto sentendosi insopportabilmente accaldata. Per un attimo le dimensioni della casa le parvero opprimenti. Tuttavia l'aveva voluta, e l'aveva. I mobili dei McClintock erano vecchi e un po' sciupati, ma comodi, con una certa sovrabbondanza di cuscini e imbottiture. Al momento oppor-

tuno se ne sarebbe sbarazzata per comprarne altri, ma per ora era soddisfatta sia dell'arredamento sia della casa, il cui aspetto solido e familiare infondeva sicurezza e senso di protezione. Curioso come la villetta avesse quasi chiesto di diventare sua. Inizialmente Julia aveva pensato di trasferirsi in un residence, magari a Knightsbridge, ma la provvisoriet di quella sistemazione la deprimeva, cos si era rivolta a un'agenzia immobiliare con la vaga intenzione di affittare un appartamento. Ma dopo aver visto la villetta di Ilchester Place... "Naturalmente non fa al caso suo," aveva detto l'impiegato, invece Julia aveva capito che doveva averla. Era la prima volta in vita sua che spendeva il proprio denaro in modo cos istintivo. Senza Kate, risparmiare non aveva pi senso. L'immagine degli ultimi minuti di vita di Kate minacci di ricomparire e, per scacciarla, Julia si allontan in fretta dalla finestra. Quasi inconsciamente aveva cercato con lo sguardo la bambina bionda che aveva visto la mattina. Che bello se l'acquisto della casa l'avesse messa in affettuoso contatto con un'altra bambina, una ragazzina come Kate, con la quale coltivare un'amicizia senza complicazioni! Ma era impossibile: non poteva fare sua la figlia di altri. Stava diventando sempre meno realistica, sempre pi cieca alle verit pi ordinarie. Era possibile che, invece di iniziare una nuova vita, avesse semplicemente creato lo scompiglio in quella vecchia? Non poteva permettersi di pensarla cos. Se era stata chiacchierona, disorganizzata, trascurata e tutto ci di cui l'aveva accusata suo marito, poteva darsi che tutti questi apparissero come difetti soltanto a Magnus: lei aveva diritto alle sue debolezze. Gi ora, dopo due soli giorni di libert, Julia era in grado di giudicare quanto fosse stato opprimente Magnus con le sue valutazioni. Probabilmente significa che il mio matrimonio finito, si disse, e l'idea sorprese lei per prima. Ovviamente la decisione di lasciare Magnus era strettamente legata alla morte di Kate, all'orribile spettacolo sul pavimento della cucina, al sangue che sgorgava dal suo corpicino terrorizzato... Ma forse lo aveva lasciato anche perch sapeva di non poter vivere un solo minuto di pi con lui. Kate li aveva tenuti uniti. Kate era stata il loro solo punto in comune. Interessante, pens, poi si rese conto di averlo detto ad alta voce. "Diventer di quelle donne che parlano da sole. Be', perch no?" Si gir verso lo specchio dei McClintock e prese a pettinarsi i lunghi capelli, resi splendenti dal sole che entrava a fiotti dalla finestra.

Dopo aver messo a posto tutto, aver pulito la cucina gi immacolata e passato l'aspirapolvere sul tappeto del salotto, Julia fece la doccia e poi usc. Aveva deciso che, tutto sommato, sarebbe andata da Lily, che ora abitava a Plane Tree House, proprio sull'altro lato di Holland Park. L'avrebbe persuasa a non rivelare a Magnus il suo nuovo indirizzo. Negli ultimi nove anni, la "povera Lily" era diventata una buona amica, al punto che una delle attrattive di Ilchester Place era la vicinanza a Plane Tree House. In effetti Julia si era avvicinata a entrambi gli altri Lofting: l'appartamento di Mark a Notting Hill era cos vicino che poteva raggiungerlo a piedi. Julia si assicur di avere la chiave in tasca, quindi si avvi verso il parco. Rivide quasi subito la bambina bionda. Era seduta a terra, a poca distanza da un gruppo di altri ragazzini che la osservavano attentamente. Julia si ferm, quasi temendo che, vedendola, la bambina interrompesse il gioco. Stava maneggiando qualcosa con grande concentrazione, il visino assorto. Julia non vedeva che cosa l'assorbisse tanto, ma anche gli altri bambini avevano un'espressione grave e trattenevano il fiato. Questo dava alla scena il carattere di una rappresentazione. Pensando a Kate, capace di far pendere dalle sue labbra una decina di bambini inventando storie fantastiche, Julia, con il sorriso sulle labbra, lasci il sentiero e si sedette sull'erba sul lato opposto del campo giochi a una ventina di metri dalla ragazzina e dal suo pubblico. La bimba era seduta a gambe distese nella sabbia traboccata dalla vasca: una piccola isola come l'ostacolo di un campo di golf. Parlava adagio al suo pubblico, suddiviso in gruppetti di tre o quattro nell'erba secca davanti a lei. Erano tutti innaturalmente immobili, ipnotizzati dalla ragazzina bionda. Gli altri bambini intenti a giocare non li guardavano nemmeno. Julia dimentic che stava andando da Lily, dimentic anche Lily. Erano le cinque e mezzo e faceva ancora molto caldo: il sole le scaldava la fronte e le braccia. Come molte donne di Londra, era pallida come se vivesse sotto una coltre perenne di nuvole. Forse, per la prima volta dopo anni, si sarebbe abbronzata. Mentre guardava la bambina continuare i suoi complicati gesti accompagnati da frasi di monito, Julia prov un pigro, gradevole senso di pace. Aveva fatto bene a comprare la casa: aveva svoltato un angolo e poteva cominciare a vivere diversamente. Credette per un istante che la bimba le avesse lanciato una rapida occhiata, ma era molto pi probabile che si fosse semplicemente guardata attorno, a caso. Di certo era la stessa bambina bionda che aveva visto correre per la strada. Non assomi-

gliava a Kate se non nei capelli, di un biondo chiarissimo, eppure le rammentava in qualche modo sua figlia. Stranamente guardarla non le provocava alcuna sofferenza, anzi, le dava una gioiosa emozione. Era il distacco da tutto, una liberazione pura, felice, scaldata dal sole. I lineamenti della ragazzina, a quella distanza, apparivano aristocratici e il suo profilo netto, quasi disegnato a matita. Sembrava che stesse non tanto narrando, quanto tenendo una lezione, e incantava gli altri. Muoveva continuamente le mani e nella destra aveva qualcosa che i bambini osservavano attentamente. La bimba rise, eccitata, e Julia le vide scintillare un oggetto nella sinistra. Lo accost a quello che teneva nella destra, un riquadro verde. Il riquadro verde, forse uno straccio, vol in aria, e una spettatrice abbass la testa; Julia vide le sue spalle sussultare, come stesse ridendo. La biondina le si rivolse con severit e l'altra rialz la testa. Il pubblico avanzava lentamente, affascinato. No, affascinato non era il termine appropriato. I bambini sembravano avvicinarsi con soggezione alla biondina, che sicuramente era il loro capo. La bambina parl loro rapidamente, puntando un indice. Sembrava una professoressa dinnanzi a una scolaresca. Agit nuovamente il riquadro verde. Una femminuccia parve per un attimo spaventata. Poi la ragazzina riprese a gesticolare mentre gli altri le si raccoglievano intorno. Julia allung il collo per vedere cosa stessero facendo, ma vedeva soltanto la testa bionda della bambina. Una delle spettatrici pi piccole scoppi a piangere. Qualche istante dopo era tutto finito. I bambini si sparpagliarono, alcuni correndo e gridando eccitati, altri avviandosi lentamente alla vasca della sabbia, dove girellarono con aria svogliata, sferrando di tanto in tanto un calcio alla sabbia. Questi ultimi continuarono a sbirciare la bambina bionda, rimasta seduta dov'era, con le spalle verso di loro. Spianava la sabbia col palmo della mano, forse riempiendo un buco fatto da lei stessa. Dal suo atteggiamento s'indovinava che sapeva di essere guardata e che se l'aspettava, era al tempo stesso impacciata e indifferente. Quand'ebbe battuto e lisciato la sabbia, si alz e si pul le mani. Alz la testa in un gesto regale, e Julia ebbe un tuffo al cuore. La bambina si diresse verso il sentiero, verso Julia. Sul viso aveva ancora la stessa espressione di leggero imbarazzo. Che ruoli e riti complicati hanno i bambini, pens Julia. Sapeva che la bambina non l'avrebbe guardata, e cos fu. Arrivata sul sentiero, la ragazzina si addentr nel parco e, dopo qualche passo, si mise a correre; un attimo dopo raggiungeva la sua massima velocit e di l a un istante era scomparsa dietro un gruppetto di adolescenti i cui lunghi capelli lisci on-

deggiavano come code di cavallo. Anche Julia si alz, con meno grazia della bambina, ed entr nel campo giochi. Si sentiva stordita, come se fosse appena uscita da un sonno profondo. Il sole le pareva stranamente caldo. Voleva vedere il punto dove la bambina aveva condotto il suo gioco. Una negretta di due o tre anni, con i capelli crespi e immensi occhi malinconici, le sbarr la strada. Giunse le mani davanti al bavaglino e spinse indietro la testa, scrutando Julia a bocca aperta. "Come ti chiami?" le domand. "Julia." La bocca della piccina si apr un po' di pi. "Dulia?" Lei le sfior i capelli pungenti. "E tu come ti chiami?" "Laua." "Conosci la bambina che giocava qui? La bambina bionda che era seduta e parlava?" Laura annu. "Sai come si chiama?" La piccola annu ancora. "Dulia." "Julia?" "Laua. Potami con te." "Laura, che cosa faceva la bambina? Raccontava una storia?" "Lei fa cose." La piccola batt le palpebre. "Potami con te. Pendi in baccio." Julia si chin. "Che cosa fa? Che cosa fa la bambina?" Laura fece qualche passo indietro, il faccino serio, fissando Julia. "Pu," disse, poi rise, mostrando i dentini perfetti. "Pu." Si gir troppo in fretta, cadde a sedere, si rialz laboriosamente e sgambett via. Julia la guard barcollare in direzione dell'altra vasca di sabbia, poi si diresse verso il punto dove le sembrava che la bambina bionda fosse stata seduta e vi si inginocchi. Esit un istante, chiedendosi se stesse violando un segreto o un simbolo, quindi pass una mano sulla sabbia, come aveva fatto la piccola. Non incontr resistenza. Ripet il gesto, poi, delicatamente, tolse un pochino di sabbia. Continu ancora, con molta lentezza, a scavare con la punta delle dita. Quando la piccola buca fu profonda nove o dieci centimetri, tocc qualcosa di duro e metallico. Scav tutt'intorno, sempre usando una sola mano. A poco a poco scopr un coltellino con la lama incrostata di sabbia. Julia lo studi stupita, poi riprese a togliere sab-

bia finch le sue dita incontrarono un altro oggetto duro. Tir fuori senza sforzo una tartarughina morta, di quelle che al tempo della sua infanzia si vendevano ai bambini per un quarto di dollaro. Vide subito che era stata mutilata. Un urto di vomito le sal dallo stomaco e, dopo aver lasciato cadere la tartaruga e il coltellino nella buca, deglut con disgusto. Con il piede li ricopr di sabbia. Temendo di svenire Julia lasci in fretta quel posto, e si diresse verso una panchina all'ombra, sul vialetto principale che attraversava il parco. Mi siedo un momento a riprendere fiato, poi andr da Lily, si ripromise. Strofin distrattamente le mani sul vestito e, poco dopo, si accorse di avere lasciato una scia di sangue lungo una cucitura. Il sudore le imperl la fronte e lei lo asciug con la manica. Sul tessuto rimasero striature scure e chiazze irregolari. Cerc di vuotare la mente e si concentr sul sole, sul pizzicore che sentiva lungo le braccia e sulla fronte. Non riusciva pi a guardare i bambini. Dopo qualche minuto, Julia alz la testa e chiuse gli occhi contro la luce accecante del sole. Aveva bisogno degli occhiali scuri. Li aveva, da qualche parte. Erano rimasti in Gayton Road. Ricordava di averli visti, con le stanghette incrociate, su un piano di formica in cucina. Ne avrebbe comprato un altro paio. S, ho reagito impulsivamente, senza pensare, si disse. Non c'erano prove che la bambina avesse ucciso o mutilato a quel modo la bestiola. Forse Julia aveva scavato nel punto sbagliato. Le bambine non fanno cose simili. Una regola psicologica, per quanto ingiusta, vuole che i bambini belli siano pi sani ed emotivamente pi stabili di quelli brutti. In realt, cerc di convincersi Julia, era rimasta sconvolta perch la vista della tartarughina le aveva ricordato quanto era accaduto a Kate. Non ne avrebbe parlato a Lily, decise. Si alz e, attraversando il grande prato, si avvi verso Plane Tree House. Si sentiva tutta sottosopra. 2 Le due donne sedevano sulla terrazza di Lily. Il sole, ora, era meno caldo e pi piacevole. Dall'ultima volta che Julia l'aveva vista, la "povera Lily" aveva tagliato i capelli, precocemente grigi come quelli di Magnus, e adesso li portava lisci e corti come quelli di un ragazzo. I suoi lineamenti fini ne risultavano accentuati, come pure il suo aspetto di persona in rapporti un po' tesi con il resto del mondo. Eppure Lily non era rimasta per nulla scossa dalle notizie di Julia, dall'evidente stato di agitazione. Per la

prima mezz'ora Julia aveva sospettato che la cognata fosse contenta di riavere Magnus tutto per s, poi aveva capito di farle un'ingiustizia: Lily reagiva diversamente dagli altri. Alla fine, completato il racconto, Julia si era rilassata, cullata dal terzo gin tonic, servito in un bicchiere alto e tintinnante di ghiaccio... e dalla imprevedibilit di Lily. "Sei proprio straordinaria," stava dicendo la cognata. "Straordinaria e impetuosa. Una vera eroina. Non riesco a immaginare me stessa fare un passo tanto temerario e coraggioso." "Non sono affatto coraggiosa, credimi," ribatt Julia, ridendo. "S, invece: hai uno spirito coraggioso." "Allora sono una codarda con lo spirito coraggioso." "Non devi credere che sia da vigliacchi temere Magnus. Lui non come tutti gli altri. sempre diverso dagli altri. un dominatore. A volte penso che non appartenga a questo mondo, o che abbia mille anni e si mantenga giovane per qualche sortilegio. L'ho sempre temuto, sin da quando aveva tre anni. Anche allora pareva animato da uno spirito antico e potente. Naturalmente sono convinta che tu abbia fatto male a lasciarlo e spero con tutte le mie forze che tornerai da lui." Lily bevve un sorso di t dalla tazza che aveva in mano, lasciando intendere che aveva ancora qualcosa da dire. Julia, ascoltando quella descrizione di suo marito, si chiese quante volte Lily avesse meditato in questi termini sullo "spirito antico e potente" di Magnus. Era tipico da parte sua vedere il fratello sotto quella luce romantica. "Ma dato che i miei consigli vengono generalmente ignorati, suppongo che non li seguirai." "Hai avuto sue notizie, Lily? Com'era?" "Disperato, proprio disperato. Naturalmente non sono riuscita a dargli un minimo di consolazione. E dire che la sua consolazione sarebbe anche la mia... Mi rattristerebbe sapere che non tornerai pi da lui." "Non posso." "Ti ama. Te lo posso assicurare perch l'unica persona che Magnus abbia mai amato, a parte Kate, sono io." "Lily, ti prego. Lasciamo stare, per adesso." Un attimo dopo, gli occhi fissi sul parco, Julia torn sull'argomento. "Era arrabbiato?" "Non la chiamerei rabbia. Angoscia, semmai." "Lily, devi promettermi che non gli dirai dove sono. Non preoccuparti di quello che secondo te interesse mio o di Magnus. Non dirglielo e basta. Promettimelo." "Come preferisci, ma sarei pi contenta se anche tu mi facessi una pro-

messa: vorrei che pensassi seriamente alla possibilit di tornare da tuo marito." "Mi sono comprata una casa," rispose Julia. "Ho comprato dei mobili. No, non me la sento assolutamente di affrontare Magnus. Non posso farti una promessa simile. Non posso neppure pensarci, a Magnus." "Invece ho l'impressione che pensi continuamente a lui." Lily le lanci uno sguardo interrogativo. Julia non disse nulla e Lily riprese: "Quello che successo a Kate non stata colpa di nessuno. Avete fatto entrambi, con molto coraggio, quello che andava fatto. All'inchiesta hanno lodato il comportamento tuo e di Magnus." " una magra consolazione." "Peccato che tu non ci fossi." Consapevole di portare troppo crudelmente Julia su un tema che non sarebbe stata in grado di abbordare forse per mesi, Lily resistette all'impulso di prendere le difese di Magnus nella questione della morte di Kate. La vicenda era viva e presente nella mente di Lily almeno quanto in quella di Julia, e Lily sapeva, e capiva benissimo, come Julia poi fosse crollata. Doveva aver cominciato a cercare casa subito dopo dimessa dall'ospedale dove l'avevano trattenuta per una terapia sedativa. Julia ne era uscita soltanto per partecipare al funerale di Kate, e anche quello era stato un errore. Quella creatura pallida, smarrita, istupidita dai tranquillanti, braccata dai fotografi sotto la pioggia... Era improbabile che Julia ricordasse qualcosa di quel mattino. Evidentemente aveva iniziato i preparativi per la fuga sin dal primo giorno del suo ritorno in Gayton Road: Lily dubitava che fosse stata capace di guardare Magnus negli occhi. In effetti la morte di Kate era stata orribile. Si era strozzata con un boccone e Magnus e Julia, dopo aver fatto il 999 e atteso alcuni minuti l'ambulanza mentre la figlia soffocava, avevano preso la disperata decisione di tentare una tracheotomia d'urgenza. Kate era morta dissanguata in attesa dell'ambulanza. A detta di Magnus, Julia aveva mantenuto per tutto il tempo la calma e il controllo di s. Solo il giorno seguente aveva dato segni di squilibrio. Anche ora appariva in preda all'agitazione, e stava bevendo troppo gin. "Raccontami della tua casa," la sollecit Lily. "A che numero di Ilchester Place?" "Venticinque." "Curioso che tu sia andata ad abitare proprio in quella via. O forse no, considerato che a Londra i ricorsi e le coincidenze sono all'ordine del giorno."

"Che cosa stai cercando di dirmi?" "Mio fratello frequentava una casa di Ilchester Place, molto tempo fa, quando studiava a Cambridge. Credo che avesse un'amica." Quell'osservazione risvegli l'amarezza di Julia. "Magnus e le sue amiche. Che noia! Forse un retaggio del suo spirito tanto antico e potente." "Forse." Lily sembrava un pochino offesa. "Scusa, Lily," disse in fretta Julia. "Non possiamo essere amiche lasciando da parte Magnus? Voglio iniziare una nuova vita, devo vivere per conto mio, non sopporto di pensare a Magnus e ho paura di vederlo, quindi non ne parliamo pi, per desidero moltissimo la tua amicizia." "Ma sicuro, cara. Io voglio ci che meglio per te. E siamo gi amiche." Julia sent le lacrime agli occhi. "Avr una vita nuova," afferm in tono di sfida. "Mi serve il tuo aiuto." "Naturalmente." Lily allung una mano e strinse quella di Julia. Era fredda per il contatto con il bicchiere ghiacciato e ancora un poco sporca di sabbia. La lasci piangere in silenzio per qualche minuto. "Sai, avresti bisogno di fare qualcosa," continu. "Solo i seccatori propongono agli altri i propri interessi, ma perch non partecipi alla nostra prossima riunione? La nostra nuova medium la signora Fludd, una vera scoperta, la sensitiva pi sensibile che abbia conosciuto dopo la morte del caro signor Carmen. E un'autentica londinese, dura come la pietra, ma dotata in modo straordinario. Sono entusiasta di lei, personalmente, ma se queste cose antiquate ti fanno ridere, non me la prender. Comunque sarebbe un modo per occupare il tuo tempo." In circostanze normali Julia avrebbe accampato delle scuse, ma era commossa dalla gentilezza di Lily e si sentiva in colpa per essere stata deliberatamente scortese. "Dimmi dove e quando," s'inform. "Potrebbe essere divertente." Poi le venne un dubbio. "Ma non faranno... la signora Fludd non far qualcosa per mettersi in contatto con... voglio dire..." "Nemmeno per sogno," le assicur Lily. "Certo che la gente ha un concetto a dir poco obsoleto di ci che facciamo. Scommetto che immagini ectoplasmi che sbucano dalle fessure nel pavimento!" "Pi o meno," sorrise Julia. "Comunque fammi sapere quand' la vostra prossima riunione." "Benissimo," disse Lily, palesemente soddisfatta. "Ora ti far un regalo. In cambio spero che mi permetterai di curiosare invidiosamente in casa tua il pi presto possibile. Scusami un istante." Lily lasci la terrazza e Julia chiuse gli occhi per un momento. Che bella

coppia, Lily e io, pens: abbiamo perso tutt'e due il lume della ragione. Le venne in mente di fare un salto da Mark, poi smise del tutto di pensare. Lily la svegli carezzandole una spalla. Stringeva sotto il braccio un grande volume con la copertina gialla e nell'altra mano aveva un paio di forbici. "Hai dormito mezz'ora," la inform. "Stavo pensando a Mark. Mi farebbe piacere vederlo." Julia si sentiva nuovamente piena d'energia. "Potrebbe non essere una buona idea," ribatt Lily. "Ti conviene lasciarlo perdere." Julia le aveva portato via un fratello e ora non intendeva cederle anche l'altro; negli ultimi dieci anni, al contrario di Magnus, si era avvicinata al suo fratello adottivo. La difesa psicologica della "povera Lily" appariva pi che trasparente alla cognata. "Mark molto interessante, ma lo conosco cos poco. Magnus non gli lasciava quasi mettere piede in casa. Ogni tanto mi telefonava e facevamo lunghe, affettuose chiacchierate. forse l'unico uomo con cui abbia flirtato dopo aver sposato Magnus." "Ci credo," disse Lily. "Permettimi di offrirti questi doni. Mi rincresce di non poterti dar meglio il benvenuto nella tua nuova casa, ma hai fatto tutto senza preavviso. Questo un libro pieno di fotografie e parla del tuo nuovo quartiere." Lo mise sotto gli occhi di Julia. Il Reale Distretto di Kensington, di Edna Rolph. "C' una quantit di racconti straordinari. Non lo leggo pi da anni. L'altro regalo un mazzo di quei fiori." Accenn con la mano al rigoglioso giardino in miniatura nelle cassette in fondo alla terrazza. "Oh, ma un peccato tagliarli!" esclam Julia, che detestava i fiori recisi. "Sarebbe un vero delitto. Non farlo per me." "Lo faccio volentieri," insistette Lily, chinandosi a raccoglierne una dozzina. "Qualche tulipano, due o tre di queste splendide begonie, qualcuno di questi enormi garofani, i miei preferiti, e qualche altro ancora. Ecco fatto. Portali a casa e mettili nell'acqua," consigli, porgendo a Julia il mazzo multicolore. "Resteranno freschi a lungo, vedrai." Julia guard con apprensione le cassette di fiori, ma vide con sollievo che la mancanza di quelli recisi non ne alterava quasi l'aspetto: ce n'era una tale abbondanza che gli spazi vuoti si notavano appena. La mescolanza dei profumi le diede alla testa. Un tulipano carnoso le sfior la guancia. "Non vorrei aver l'aria di mandarti via," disse Lily. "I fiori li possiamo mettere nell'acqua qui finch te ne vai. Perch non ti fermi a cena? Posso

offrirti delle costolette squisite. O forse oggi una delle mie serate vegetariane? Comunque c' da mangiare a sufficienza. Poi potremmo guardare un nuovo sceneggiato alla televisione, uno di quei fantastici drammi in costume. Non ho mai letto molto Trollope, ma recitato dice molto di pi. E il dialogo cos elegante, senza tutte quelle volgarit che piacciono tanto ai giovani drammaturghi di oggi. Vuoi guardarlo con me? avvincente, e sono in grado di raccontarti che cosa successo nei primi cinquecento episodi." "Non guardo pi la televisione," si scus Julia, con un sorriso. "Tuo fratello non l'ha mai voluta. Credo che andr a casa. Grazie lo stesso, Lily." "Hai il telefono?" "Non dovrei averlo, per ce l'ho, ancora intestato a William McClintock. Ma siamo cos vicine che potremmo comunicare a voce da una parte all'altra del parco." Lily annu, apparentemente soddisfatta. Julia infil il libro sotto il braccio e, tenendo i fiori con entrambe le mani, si gir per lasciare la terrazza. "E ricorda la tua promessa!" grid alla cognata da sopra la spalla. Pi tardi Julia si pent di non aver accettato costolette e i Palliser offerti da Lily. Appena ci si era stesa per riposare i piedi, si era addormentata sull'enorme divano di velluto grigio dei McClintock. Aveva tentato di leggere un romanzo, una edizione economica di Herzog, che aveva comprato e iniziato la sera prima nell'albergo di Knightsbridge, ma dopo due pagine era crollata. Quando si svegli nell'ampia stanza invasa dalla fragranza dei fiori di Lily, aveva la bocca sgradevolmente impastata e, nonostante il senso di pesantezza alla fronte, una fame da lupi. Come segnalibro mise un fazzolettino di carta stropicciato che trov nella tasca del vestito, poi attravers il salotto per entrare in cucina. Le superfici lucide dei fornelli e del frigorifero riflettevano una luce bianca e fredda. Julia cerc un bicchiere nella credenza, ma si accorse con costernazione che i McClintock si erano portati via, oltre alla biancheria, anche tutte le stoviglie. Non c'era nulla da mangiare n da bere e i negozi erano chiusi da un pezzo. Apr il rubinetto dell'acqua fredda e si rinfresc il viso, poi un le mani a coppa e cerc di bere cos, ma non riusciva a trattenervi abbastanza acqua. Alla fine ridusse un po' il flusso e pieg la testa per bere direttamente dal rubinetto. L'acqua aveva un sapore metallico e salato; la lasci scorrere per un minuto, quindi riprov. Andava gi meglio,

ma ancora il gusto metallico persisteva. Avrebbe dovuto comprare dell'acqua minerale, pens. Ma forse si sarebbe abituata a quel sapore. Mentre si asciugava mani e bocca nelle lunghe tende rossicce alle grandissime finestre dell'ingresso, ricord la macchia di sangue del mattino e abbass lo sguardo sulla cucitura laterale del vestito. La tela azzurra mostrava una macchia brunastra, a mezzaluna, lunga circa tre centimetri. Sembrava pi grande rispetto al pomeriggio. Che strana scena era stata, riflette Julia; di certo aveva trovato quelle cose nella sabbia per puro caso e forse non si trovava neppure vicina al punto in cui la biondina aveva giocato. Nessun bambino farebbe una cosa del genere... be', forse un maschio s. Magnus da ragazzino non ci avrebbe pensato su prima di mutilare una tartaruga viva. Le macchie di sangue si tolgono con l'acqua fredda o calda? Gliel'avevano detto centinaia di volte, ma non lo rammentava mai. Di solito il contrario di quello che si pensa, cos Julia decise di usare l'acqua fredda. Riattravers l'ingresso per andare nel grande bagno a pianterreno, che i McClintock avevano rivestito di specchi rosati. (I McClintock, di gusti per molti versi estremamente convenzionali, nei loro bagni avevano rivelato una nascosta tendenza al decadentismo. I lavandini e le vasche erano di marmo, quella al piano di sopra a forma di conchiglia e incassata nel pavimento; i rubinetti erano colli di cigno dorati. Ma la sorpresa maggiore erano le pareti, coperte di specchi colorati. Quelli del bagno di Julia, al primo piano, erano neri, e riflettevano smorzandolo l'oro dei rubinetti.) Julia si sfil il vestito, lo drappeggi sul bordo del lavabo in modo che la parte macchiata potesse stare a mollo, poi riemp di acqua il lavabo. Va bene fredda, pens. Si volt e scorse la sua immagine negli specchi. Buffo vedersi di fronte e di schiena, seminuda. Indossava solo mutandine e collant. Il mio guscio, pens. Cominciava a ingrassare: sarebbe dovuta stare attenta coi pantaloni. Ma in fondo non era tanto male: non un grissino, ma neppure una matrona. Il rosa dello specchio dava una sfumatura pi scura e sana alla sua pelle. Julia decise di approfittare dell'estate per abbronzarsi. Le pareva un sogno l'idea: potersi stendere al sole in giardino senza che Magnus venisse a turbare la sua pace. Usc dal bagno e corse su per le scale, diretta nella camera che aveva scelto al mattino. Non era ancora buio, ma lei accese ugualmente tutte le luci in corridoio e nella stanza da letto. Questo confer alla casa un aspetto cavernoso e risonante che le fece capire quanto poco conoscesse la sua

nuova dimora. And alla finestra, chiuse le tende e cominci a vestirsi. Poco dopo, abbottonando la sua camicetta preferita, e di taglio morbido, si rese conto che in camera faceva molto caldo, e lei stava sudando come prima, fuori. Non le era sembrato che facesse tanto caldo nel resto della villetta. Scost le tende e sollev il pannello inferiore della finestra. L'aria che afflu all'interno pareva magicamente pi fresca di quella nella camera. Poteva dipendere dal fatto che la casa era rimasta disabitata un mese, o c'era un'altra ragione? Julia si avvicin al calorifero addossato alla parete, lo tocc col palmo e ritrasse di scatto la mano: era bollente. Doveva averlo acceso l'impiegato dell'agenzia per non far visitare ai clienti una casa gelida. Forse ce n'erano anche altri accesi al pianterreno. Spense quello in camera servendosi dell'interruttore a muro e and nel bagno con gli specchi neri a pettinarsi. Anche l il radiatore era in funzione. Lo spense e si drizz per guardarsi. In quei bagni era impossibile non guardarsi. Chiss a quali follie sibaritiche si erano abbandonati i McClintock davanti a quei sinistri specchi neri. Eppure i suoi capelli vi brillavano, e, tutto sommato, Julia si sent abbastanza presentabile per entrare in un ristorante. Ne ricordava uno francese dall'aspetto decoroso in Abingdon Road, appena oltre Kensington High Street. Non ne aveva visto anche uno cinese? Ripensandoci, le seccava di aver pianto davanti a Lily, che pure si era dimostrata di una gentilezza sconfinata. Non aveva proprio motivo di piangere: quella di scegliere un ristorante era una preoccupazione che non aveva pi avuto dopo il matrimonio e portava con s una sensazione di nostalgica e deliziosa libert. In quel momento, ancora assonnata e affamata come non era da anni, Julia si sent giovane e capace di tutto. Una volta in Kensington High Street, decise di provare il ristorante francese al quale, ricord, la guida Michelin aveva concesso una stella, alcuni mesi addietro. Per la prima volta poteva permettersi un lusso. In passato aveva discusso aspramente con Magnus a proposito dei ristoranti: era immorale spendere venti sterline per mangiare in due da Keats. Ma ora aveva qualcosa da festeggiare. Si incammin per la via affollata, guardando le vetrine, annotando mentalmente dove poteva comprare gli oggetti necessari per la casa, mentre alla sua destra il traffico scorreva senza interruzione. Vide una banca: avrebbe trasferito l il proprio conto lasciando a Magnus quanto aveva versato sul loro conto comune. Pi avanti c'era una libreria, W.H. Smith. Not un numero sorprendente di rivendite di liquori. Finalmente arriv in Abingdon Road e attravers High Street per raggiungere il

ristorante. L'aria della sera aleggiava languidamente accarezzandole la pelle. Mentre apriva la porta del ristorante, una bella ragazza con i capelli neri e grandi occhiali scuri che veniva da Abingdon Road le sorrise, e Julia la ricambi come se la sconosciuta le avesse accordato diritto di abitare nel quartiere. Anche lei era una giovane donna moderna che viveva sola a Kensington. Dopo aver cenato sontuosamente e con calma, assaporando boccone per boccone le lumache, il pasticcio di pesce e la suprme de volaille, Julia pag con un assegno e usc nella strada animata. Il traffico sembrava non aver mai fine e scorreva con frastuono ringhioso, come se fosse anch'esso affamato. Solo quando giunse al tranquillo angolo di Ilchester Place Julia ricord di aver dimenticato la chiave di casa nella tasca del vestito a bagno nel lavabo. "Oh, no," gemette. Sal i pochi gradini e cerc di aprire la porta di ingresso. Chiusa. Alz gli occhi alle finestre e si accorse di aver lasciato le luci accese in bagno e in camera. La finestra della stanza da letto, sul retro, era aperta, ma fuori portata. Forse ce n'era una non bloccata in cucina o in sala da pranzo. Percorse tutto il lato destro della casa, provando ad aprire tutte le finestre alle quali arrivava. Quando abbass lo sguardo, constat scoraggiata di aver calpestato i fiori coltivati dei McClintock, piantati in piccole aiuole multicolori tutt'intorno alla villetta. Ora giacevano schiacciati e spezzati lungo il fianco della casa, appena visibili nell'oscurit. A Julia parve che la mole massiccia e buia della casa la stesse rimproverando. Fu una sensazione netta ma fuggevole: lei non meritava quella casa e adesso la casa lo sapeva. "Oh, per favore," bisbigli, e spinse un'altra finestra. Incontr resistenza. Julia volt l'altro angolo e si trov nel giardino interno, illuminato dalla luna. L'erba, di un colore tra il verde e il nero, era spettrale. A dire il vero tutto il giardino appariva irreale, immerso in quella luce tetra. Le aiuole di fiori erano immobili e incolori come nuvole nere. Dietro di esse si alzava il muro in mattoni che recingeva la propriet. Julia ebbe un guizzo di paura al pensiero che ci fosse qualcuno nascosto nel giardino, ma scacci l'idea e riprese decisamente i suoi tentativi. Fu premiata; la finestrella del bagno era socchiusa in basso, col fermo disposto in modo tale che il pannello sporgeva di sei, sette centimetri dall'intelaiatura. Infil il braccio dentro e tolse il fermo, sbloccando il vetro e aprendo cos un varco alto circa trenta e largo trentacinque, quaranta centimetri, all'al-

tezza degli occhi. Quando vi cacci dentro la testa, vide nello specchio rosato il vano chiaro della finestra riempito dal globo scuro del proprio cranio. In altre circostanze non avrebbe creduto possibile di potersi sollevare e introdurre in un pertugio cos angusto, ma non aveva scelta. L'aria calda del bagno le accarezzava il viso. L'unica alternativa era rompere una finestra, ma l'idea di usare violenza alla casa le ripugnava. Stava per issarsi e spinger le spalle all'interno, quando ebbe di nuovo la sensazione che nel giardino ci fosse un'altra persona: si volt di scatto, agghiacciata. Non si vedeva nessuno. Intorno ai fiori, l'erba di colore indefinibile era intatta. Tutto era immobile. Julia strizz gli occhi scrutando tra i fiori dei McClintock. Irrigid le gambe e ud qualche zinnia della bordura scricchiolare sotto le scarpe. "So che sei qui," disse. "Vieni subito fuori." Sentendosi sciocca e coraggiosa a un tempo, pronunci quelle parole con il tono pi imperioso che le riusc di assumere. Nessun movimento dalla massa scura e indistinta dei fiori. Dopo un'ultima minuziosa occhiata, Julia si ritenne abbastanza al sicuro da poter voltare le spalle al giardino. Ancora una volta ricevette in faccia l'ondata di calore che emanava dalla casa. Punt i gomiti, abbass la testa e si iss sui piedi contro il muro mentre introduceva le spalle nella finestra. Il pannello, lasciato libero, le affond dolorosamente nel collo. Tenendosi aggrappata con un braccio, assest una violenta manata al bordo d'alluminio della finestra e questo le consent di infilarsi dentro fin quasi alla vita. Si dimen, abbassando il busto in modo che il peso si trascinasse dietro la parte inferiore del corpo, ma rest incastrata. Diede due strattoni in avanti, escoriandosi la pelle dei fianchi: dal dolore improvviso, anche se tollerabile, intu che le abrasioni sanguinavano. Facendo forza sulla parete interna, Julia si torse il pi possibile e sent i fianchi avanzare di altri due o tre centimetri; con un ultimo sforzo riusc a entrare del tutto, ma batt violentemente i talloni contro il pannello della finestra e atterr con la spalla destra sul tappetino del bagno. Aveva perso tutt'e due le scarpe. Rimase sdraiata a lungo sul pavimento respirando con affanno. Le sue dita toccarono il marmo freddo della vasca. Le anche le dolevano e lo stomaco era sottosopra. Per timore di star male, rest immobile per alcuni minuti. Aveva il viso e le mani in fiamme. Infine si mise a sedere con la schiena appoggiata alla vasca. Il marmo era freddo attraverso la stoffa della camicetta azzurra. La popolazione urbana moderna, tranquilla e sedentaria, esce traumatizzata da disagi fisici che in altre condizioni di vita verrebbero considerati normali. Julia aveva letto recentemente in una rivista

questa teoria, e adesso costatava mestamente che, almeno nel suo caso, era fondata. Poteva quasi percepire il pulsare del sangue sotto la pelle del viso. Appoggiandosi con una mano al bordo della vasca, si alz. Gli specchi riflettevano una figura femminile scarmigliata, curva, con i calzoni chiari strappati. Ogni cosa emanava uno splendore rosa cupo, come attraverso un velo di nebbia. Quel poco che vedeva del suo viso sembrava nero. Si avvicin al lavabo, afferr il vestito di tela e lo lasci cadere sul tappetino, poi apr il tappo, aspett che l'acqua fosse scesa completamente e ne fece scorrere di fresca per spruzzarsi la faccia. Odorava di monete bisunte. Quando si tolse i calzoni, vide che aveva entrambe le anche escoriate. I pantaloni, sporchi di sangue, erano rovinati. Al mattino sarebbero affiorati i lividi. Julia si chin sul vestito fradicio, sfil la chiave dalla tasca e mosse verso la porta con le gambe tremanti. Colpita da un sospetto, tocc il calorifero accanto alla porta: ne ebbe le dita quasi scottate. La sua mano corse all'interruttore e lo spense. Prima di uscire ricord di mettere a bagno l'abito azzurro in acqua pulita. Tutta la casa sembrava immersa nello stesso caldo stagnante. Julia pens che avrebbe impiegato una mattinata intera per scoprire tutti i radiatori, tuttavia il calore diffuso nel soggiorno le fece piacere. Si sedette sul divano grigio per rilassarsi un istante prima di affrontare le scale. I fianchi le dolevano. Uno dei caloriferi al pianterreno era inserito nella parete sotto le ampie finestre e un altro, pi piccolo, si trovava in cucina. Julia si abbandon contro lo schienale e allung le gambe. Chiuse gli occhi. Le anche bruciavano, ma avevano smesso di sanguinare. Poi batt le palpebre: le era parso di udire una serie di rumori secchi in sala da pranzo. O forse venivano dalla cucina: i frigoriferi fanno i rumori pi strani. Poi ne giunse uno improvviso, distinto, e lei sbatt gli occhi. Proveniva dalla sala da pranzo, come se qualcuno bussasse alla finestra. Julia spinse lo sguardo in quella direzione: i due locali comunicavano infatti direttamente. Le due grandi porte finestre erano proprio di faccia a quelle del soggiorno, cosicch un passante avrebbe potuto guardare in giardino attraverso la casa. In sala da pranzo le tende erano scostate di una trentina di centimetri, ma attraverso lo spiraglio Julia vide solo il buio. Prov un terribile disagio: aveva addosso solo camicetta e mutandine ed era visibilissima dall'esterno. Forse c'era davvero qualcuno nascosto in giardino. Il cuore prese a batterle pi in fretta. Julia balz dal divano e corse in bagno a chiudere la finestra dalla quale era entrata. Torn sui suoi passi e sbirci fuori, nascondendosi dietro le tende. Credette di distinguere una fi-

gura, una sagoma scura ritta davanti alle aiuole. Statura e sesso erano indefinibili, ma per Julia quei particolari non avevano importanza. Doveva essere Magnus. D'istinto si lasci cadere sul pavimento. Vi rimase alcuni minuti, in preda al panico, prima di riconoscere che doveva essersi sbagliata. Magnus non sapeva il suo indirizzo. Se fosse stato Magnus e avesse voluto farle del male, l'avrebbe aggredita in giardino. Impossibile che non l'avesse vista scalare la finestra del bagno. E non era detto che ci fosse qualcuno in giardino. Forse un alito di brezza aveva agitato un cespuglio. Julia apr gli occhi e guard fuori, la faccia a livello del terreno. In giardino non c'era nulla di anomalo. Il batticuore si era calmato e Julia si mise a sedere, asciugandosi la fronte con il pesante tendaggio. L'erba aveva ancora quella lucentezza tenebrosa e spettrale e il muro di cinta si vedeva distintamente. Tra questo e la casa, non si muoveva assolutamente niente. Si alz premendosi una mano sul petto e torn in soggiorno, muovendosi lentamente nell'oscurit. I caloriferi, pens, e raggiunse il grande radiatore inserito nella parete. Era stato acceso anche quello e lei lo spense. Si dest di soprassalto parecchie ore dopo; aveva sognato, ma appena apr gli occhi non ricord pi nulla. Dal pianterreno venivano dei rumori. Nel momento stesso in cui li ud si rese conto del caldo che faceva in camera da letto. La finestra era rimasta aperta, ma la stanza non si era rinfrescata dopo che Julia era uscita per andare al ristorante. Sudava a profusione e questo si collegava in qualche modo al suo orribile sogno. Tese l'orecchio, ma non ud pi nulla. Eppure c'erano stati dei rumori. Non li aveva certo immaginati: erano fruscii leggeri, come di qualcuno che si spostasse al buio. Il suo primo pensiero fu: Kate si alzata, ma lo respinse ancor prima che fosse formulato compiutamente, consapevole che Kate, minacciata da qualcosa, era stata presente solo nel suo sogno. Spronata dall'immagine di Kate in pericolo, Julia si alz a sedere nel letto e si mise di nuovo in ascolto, ma non sent altri rumori. Si alz e and ad affacciarsi alla porta: "Adesso telefono alla polizia. Mi hai sentito, Magnus? Telefono alla polizia!" grid. Non sapendo se aspettarsi da un momento all'altro un'aggressione, rimase sulla soglia tutta tesa ad ascoltare. Un rivolo di sudore le col lungo la schiena. L'aria nel corridoio sembrava un pochino pi fresca e leggera che in camera. Julia indugi un lungo istante sulla porta, senza sentir nulla, la mente occupata soltanto dalla percezione delle sensazioni fisiche. Comin-

ci a contare tra s fino a cento, costringendosi a una pausa tra un numero e l'altro e, quando arriv a cento, prosegu fino a duecento. In casa era silenzio. Si era certamente sbagliata, tuttavia aveva troppa paura per scendere a controllare di persona. Infine rientr in camera e chiuse a chiave, quindi sollev la finestra e si lasci avvolgere dalla fresca aria notturna. Nel suo giardino e nelle zone visibili del parco regnava la quiete. Julia torn a stendersi sul letto impregnato di sudore. Il mattino seguente, mentre Julia stava compilando una lista provvisoria di acquisti sul rovescio del libretto d'assegni, l'unica cosa utilizzabile che avesse trovato in borsetta, a parte qualche fazzolettino di carta spiegazzato, squill il telefono. Immagin che fosse la Markham & Reevers per questioni inerenti alla casa, poi, riflettendo che probabilmente l'agenzia l'avrebbe ignorata finch lei non li avesse importunati con qualche richiesta, concluse che doveva essere Lily. Pos il blocchetto di assegni sul tavolo di cucina e and a rispondere in soggiorno. La luce entrava obliquamente dalle grandi finestre a sud. I terrori della notte precedente le erano parsi irreali e un tantino esagerati quando, svegliatasi nella casa inondata di sole, vi si era aggirata per tutta la mattina decidendo gli acquisti da fare: generi alimentari, piatti, bicchieri, pentolarne, lenzuola, asciugamani, coperte e posate. Acqua minerale per quei primi giorni e poi libri e whisky. "Pronto?" disse, guardando le finestre dirimpetto. Poco pi in l lungo la strada un uomo lavava la macchina, rovesciando acqua in abbondanza sul tetto. Chi era quella gente? Com'erano i suoi vicini? Un secondo dopo la voce di Magnus demoliva tutto il suo ottimismo. "Julia, suppongo che tu sappia chi sono. Desidero che lasci quella casa e torni in Gayton Road, cio al nostro domicilio. Ho parlato con l'agenzia immobiliare e ho detto loro chiaramente che qualsiasi contratto tu abbia firmato non ha alcun valore, ragion per cui potremmo tirarci fuori da questo tuo colpo di testa con una perdita modesta. Allo stato attuale, Julia, ti ritengo incapace di badare a te stessa e men che meno di prendere decisioni circa il nostro futuro. Nel frattempo ti voglio qui, a casa tua. Devi lasciare quella villa. inconcepibile..." Julia riappese. Quando il telefono squill di nuovo, sollev il ricevitore e lo tenne lontano dall'orecchio. Magnus riprese il discorso in tono adirato, ma Julia afferrava soltanto qualche parola qua e l: irresponsabile... cervello di gallina... Kate... matrimonio...

"Non mi considero pi tua moglie," lo interruppe. "Mi fai paura. Sei un prepotente. Non posso pensare a te senza vedere Kate. Quindi non posso guardarti, vivere con te, essere sposata con te. Lasciami in pace, ti prego! Stattene lontano da me, Magnus." "Un corno!" fu la risposta. "Non sei pi in grado di ragionare, quando affronti determinati argomenti..." "Se ti pesco a gironzolare intorno alla mia casa," grid Julia, "in giardino o altrove, chiamo la polizia!" Sbatt il ricevitore sulla forcella. Rest accanto all'apparecchio, sicura che lui l'avrebbe richiamata per minacciarla, insolentirla, mentirle. Quando fu trascorso un minuto, Julia pens: avr strappato il cordone dal muro. Ma, qualche secondo dopo, l'apparecchio suon ancora. "Julia, sono Magnus. Non riappendere. Ero cos furibondo che non ho potuto richiamare subito. Julia, ti voglio qui. Ti voglio con me. Sono preccupato per te. Sei in pericolo, l sola." Julia s'irrigid. "Perch sarei in pericolo?" "Perch sei sola. Perch hai bisogno d'aiuto." "Al contrario, Magnus. la prima volta in due mesi che mi sento al sicuro. Lily mi aveva promesso che non ti avrebbe chiamato. Ora che l'ha fatto, l'unico pericolo che riesco a immaginare sei tu. Forse cambier ancora casa. So che sei stato qui ieri sera: mi controllavi. Quando avremo qualcosa da discutere, t'inviter. Fino ad allora, se non vuoi trovarti nei guai, stammi lontano." Immagin la reazione di Magnus a queste parole: di certo aveva i pugni stretti, le labbra serrate e il viso paonazzo. "Maledetta!" sbott Magnus. Per Julia fu come se dietro quella imprecazione pesassero dieci anni di vita in comune. Non rispose e, un istante dopo, Magnus riattacc. Ora aveva la sensazione di essere in guerra con lui: forse il risultato principale di undici anni di matrimonio consisteva nel fatto che minacce e maledizioni non erano pi mascherate dalle belle maniere: si conoscevano troppo bene per trattarsi educatamente. Venti minuti dopo, udendo per la prima volta il suono del campanello, Julia sussult con tanta violenza da rovesciare il contenuto della borsa. Dalla telefonata era passato tempo sufficiente perch Magnus venisse in macchina da Hampstead, deciso a riportarla a casa... o all'ospedale. Sarebbe stato davvero capace di farla di nuovo ricoverare e imbottire di tranquillanti; nel frattempo avrebbe scovato qualche cavillo legale che avrebbe

fatto di lei la sua prigioniera. Quell'idea non le si era mai affacciata alla mente, e Julia, ricacciando tutto in borsetta, promise a se stessa che avrebbe lottato con lui fisicamente e con tutte le forze, piuttosto che farsi trascinar via. Scivol al riparo di una grande poltrona marrone e da dietro le tende sbirci i gradini d'ingresso. Vide solo un'ombra. Poi la persona che aveva suonato fece un passo indietro, mettendosi in vista. Era Mark Berkeley. Julia si precipit alla porta. La spalanc proprio mentre Mark, sempre indietreggiando e guardando in su, era arrivato agli scalini che scendevano sul marciapiede. "Mark! Che magnifica sorpresa! Credevo che fosse Magnus. Entra, entra." Mark, fermo al sole, le sorrise. Era davvero di una bellezza straordinaria. La camicia e i calzoni di jeans erano tanto sbiaditi che avrebbero potuto essere gli stessi di quando Julia l'aveva conosciuto. "Ti secca che conosca il tuo segreto?" domand. "Lily mi ha telefonato ieri sera. Ti ammira moltissimo, e devo dire che la penso come lei. Che bella casa! perfetta." "Lily una gran chiacchierona ma, nel tuo caso, non mi dispiace affatto." Julia gli fece segno di entrare. Ebbe per un attimo la sensazione che la volesse abbracciare e si scost impercettibilmente. Mark le pos una mano calda sulla schiena. "Ha parlato anche con Magnus? Dunque sa dove sei?" Julia annu. "Mi ha telefonato due sere fa, fuori di s dalla rabbia. Mi ha accusato di tenerti nascosta." "Quell'uomo un demonio." La cosa l'aveva colpita, ma dopo tutto nutrire sospetti simili era tipico di Magnus. "Mi rincresce tanto, Mark. Non voglio che t'infastidisca. Be', vieni a sederti. Posso offrirti qualcosa? Rispondo io: no, perch non ho nulla in casa, anzi, stavo proprio per andare a far compere. Oh, sapessi come sono contenta di vederti! Sei come un soffio di aria fresca." "Perch tieni le stanze a una temperatura da incubatrice? Fa pi caldo qui che fuori." Mark si lasci cadere sul divano. "Julia, sai che non ti devi scusare per il comportamento di Magnus. Lo conosco da molto prima di te. Per la verit, non ho mai capito perch tu sia stata con lui tutti questi anni. Ora credo di poterlo dire." "Puoi dire tutto ci che vuoi," gli assicur lei, bench non lo pensasse af-

fatto. Poi, controvoglia, aggiunse: "Abbiamo messo al mondo Kate". Se poteva pronunciare una frase simile, allora il suo matrimonio era veramente finito. Guardare Mark, il bel ragazzo messo al bando, che se ne stava pacifico in casa sua, fece sentire Julia pericolosamente libera da Magnus. "In questo momento non sopporto di parlare di lui, Mark: ne ho ancora paura. Ma sto diventando pi forte. Credi che abbia fatto la scelta giusta?" "Julia liberata dalla schiavit," comment lui ridendo. "Naturale che hai fatto la scelta giusta. Mi preoccupa solo che non ti lasci in pace. Pensi che ti dar fastidio?" "Non so," ammise Julia. "Ho una mezza idea che ieri sera sia venuto a curiosare intorno alla casa. stata una semplice impressione, qualcosa che ho visto in giardino, una figura. Questa mattina, al telefono, l'ha praticamente ammesso. Mi ha spaventata da morire." Mark la osservava con aria molto grave e questo infuse un certo impeto al racconto di Julia, ci sarebbe rimasta male se lui avesse sottovalutato le sue paure. "Ma terribile!" sbott Mark. "Proprio quello che temevo. Devi tenerlo a distanza. Francamente, non mi fiderei di qualsiasi cosa possa dire. Sarebbe capace di spaventarti solo per farti tornare con lui." "Lasciamo perdere Magnus!" lo preg Julia. "Voglio mostrarti la mia casa. Ti piace sul serio? L'ho comprata con tale fretta che io stessa non ne sono del tutto convinta. E la prima volta che faccio un acquisto del genere senza consultarmi con nessuno." " la casa ideale per te. Ma dove hai preso tutti questi incredibili mobili?" "Appartenevano alle persone che abitavano qui. Mi piacciono, e poi non ho voglia di pensare a comprarne di nuovi." "Hai ragione," approv Mark con un sorriso. Julia lo guid per la casa, facendolo entrare in ogni stanza finch arrivarono alla camera da letto. "Si arrostisce, qui dentro! Anche con le finestre aperte! I caloriferi devono essere accesi. Dove sono?" "Li ho spenti ieri," rispose Julia, attraversando il tappeto verde per raggiungere il radiatore. Guard l'interruttore e vide che era abbassato. "Strano, mi sembrava..." S'interruppe. "Forse l'ho acceso io. No, impossibile, perch faceva gi caldo quando sono entrata. Avr sbagliato qualcosa." Si chin e chiuse l'interruttore. "La posizione alta significa che spento, vero?" "Di solito s." Mark la raggiunse e sfior il calorifero. "Be', in ogni modo

questo acceso, e al massimo. Forse ospiti un poltergeist." "Speriamo: sarebbe divertente. Ecco, tu sorridi quando dico stupidaggini come questa. Magnus mi guarderebbe disgustato." "Magnus ha i suoi standard." "E un animo potente e antico." "Perdonerai Lily per avermi rivelato il tuo segreto?" "Le perdono di averlo rivelato a te, non a Magnus. Mi ha fatto passare una notte orribile." "Permettimi di venire a far spese con te e ti aiuter a cancellare Magnus dalla mente." "Sei un tesoro. Devo comprare un mucchio di roba pesante." "La mia schiena tua." Queste parole, pronunciate da Mark, assumevano un significato sessuale quasi esplicito. In risposta Julia lo prese sottobraccio. Un incosciente come Mark non avrebbe mai costituito una minaccia. "Se mi dai una mano, potrei ricambiare aiutandoti a mettere un po' d'ordine nel tuo caos di Notting Hill." "Affare fatto," accett Mark. 3 Anche a distanza di tempo, Julia avrebbe ricordato quel pomeriggio di compere con gioia venata di rimpianto. L'aveva trascorso come fosse stata davvero libera da ogni legame, indipendente, spendacciona e spensierata... la ragazza che sarebbe potuta diventare dieci anni prima se Magnus non l'avesse stregata. Lei e Mark erano andati con la Rover prima in Oxford Street, dove Julia aveva comprato asciugamani, lenzuola e alcune cose che le servivano per la cucina, poi da Harrod's. Mark aveva insistito per regalarle un bizzarro braccialetto verde dal prezzo abbordabile, tenuto conto del negozio. Infine erano entrati da Fortnum and Mason's dove Julia aveva passato un'ora ridicolmente felice, e altrettanto costosa, acquistando prelibatezze esotiche. Sorprese pi volte su di s lo sguardo incuriosito di altri clienti e si rese conto di essere esageratamente chiassosa, ma per una volta non si sent imbarazzata n in colpa. Quanto a Mark, sembrava deliziato dalla sua esuberanza. L'umore brioso di Julia lo divertiva e lei ne traeva appagamento: quella gioia semplice e serena la rendeva ebbra. Presero il t da Fortnum, poi parcheggiarono la Rover carica in un garage e andarono in un pub; la sera Mark la port in un ristorantino di Notting Hill. In tutta la

sua vita da adulto, Magnus non aveva mai messo piede in un pub, e sarebbe fuggito inorridito da The Ark (ammesso che lo si fosse potuto attirare in un qualsiasi ristorante di Notting Hill) alla sola vista del men scritto col gesso su lavagne appese alle pareti. Dopo cena, in un altro pub, Mark invit timidamente Julia a casa sua. "Nella mia stanza, per l'esattezza. Non ci sei mai stata." "Un'altra volta, Mark. Ho da sistemare quella montagna di acquisti. E ho bevuto troppo per avventurarmi a casa di uno scapolo." Quella notte Julia fece sogni orribili. Camminava adagio, a fatica, per Holland Park, un Holland Park pieno di statue e monumenti bronzei. Era sola; Magnus era sparito e Julia sapeva che si vedeva con un'altra donna. Kate la precedeva saltellando, con il vestitino bianco che spiccava nella luce grigio-verdastra. Julia cercava di andare pi veloce per proteggerla, ma ogni passo le costava uno sforzo immenso, come se fosse invischiata in una palude. Poi, guardando avanti, vedeva Kate con una compagna, la bambina bionda che aveva visto il primo giorno nel parco. Le due piccole procedevano ballando, incuranti di tutto. Le loro teste colore dell'oro bianco andavano su e gi nell'aria pesante. Ormai lontane da Julia, si sedettero su una collinetta allungata. Lei fece per correre, ma era come paralizzata. L'altra bambina stava parlando a Kate: le stava dicendo qualcosa di orrendo e Kate ascoltava affascinata. Al suo avvicinarsi, le due bambine giravano verso di lei i visetti dagli occhi uguali e scintillanti. "Vattene, mamma," diceva Kate. Subito dopo, stava portando il corpo di Kate per la citt. Come prima, la bambina bionda la precedeva danzando e Julia la seguiva, attraversando strade piene di traffico sotto un sole accecante finch, dopo essersi lasciate alle spalle il centro affollato, penetravano in un quartiere sinistro e decrepito, fatto di cortili tetri e senza sole e sudici casamenti di mattoni con le finestre chiuse da tavole. Un gobbo le sgusciava accanto, rivolgendole un sogghigno. La bambina superava un arco ed entrava in una delle case. Julia, sebbene spaventata, la imitava. Si trovava chiss come su un tetto, con alcuni sfaccendati vestiti di stracci che la fissavano. Le dolevano le braccia e Kate era diventata pesantissima. La bambina bionda si era dileguata oltre un secondo arco. Julia capiva che avrebbe dovuto stare per ore sul tetto stringendo il cadavere della figlia e sotto gli sguardi di quegli straccioni. Incombeva sulla scena un'atmosfera disperata e colpevole di fallimento morale. Julia voleva andarsene, ma non poteva. Si svegli nella stanza torrida con la disperata angoscia del sogno ancora

dentro di s. Kate le mancava terribilmente. E in quel momento, gli occhi sbarrati nell'oscurit, la sua vita le sembr piena solo di smarrimento e incertezza. Con un fremito di meraviglia si rese conto di desiderare la presenza di Mark, non sessualmente, ma per averlo a dormire vicino e sentirlo respirare. Si gir sull'altro fianco e affond la testa nel cuscino che odorava ancora di nuovo. Nel sonno aveva scalciato via l'unica coperta del letto. Chiuse gli occhi, sforzandosi di superare l'impressione lasciatale dal sogno. Poi ud lo stesso rumore che l'aveva svegliata la mattina precedente: un fruscio leggero e precipitoso che giungeva dal corridoio o dalle scale. Julia si tese e subito dopo si rilass. Doveva essere stato il vento che aveva smosso le tende. Uno schianto al pianterreno la fece balzare a sedere sul letto: pens subito che Magnus avesse fatto irruzione e stesse facendo scempio di tutto ci che gli capitava a tiro. Dopo il primo momento la consueta paura di lui si trasform in rabbia: non voleva Magnus in casa sua. Avvicin il polso al viso e consult l'orologio: erano le due passate. Se Magnus era fuori a quell'ora, doveva essere ubriaco. Negli ultimi anni aveva cominciato a bere pi forte e spesso rincasava sbronzo, furioso per qualche fatto accaduto nella serata. Julia scese dal letto, infil la camicia da notte e si avvolse nell'accappatoio, poi apr la porta sul corridoio e tese l'orecchio ma non ud nulla. Usc dalla camera e si avvi in punta di piedi nel corridoio. Arrivata in cima alla scala sent di nuovo quel rumore, e il cuore le si arrest in gola. Cerc freneticamente con la destra l'interruttore e illumin la scala. Non c'era nessuno. Vedeva gli orli delle tende alla finestra dell'ingresso: erano immobili. Il fruscio l'aveva fatta pensare a un movimento rapido, a una presenza umana, ma femminile, per l'esattezza: era impossibile che fosse stato Magnus a produrre un rumore tanto leggero. Julia scese adagio, in silenzio, soffermandosi ogni pochi passi. Dalle stanze non giungeva alcun rumore. Sfruttando la luce delle scale, spinse la porta del soggiorno. Il chiarore lunare, argenteo e lieve, illuminava il divano e il tappeto. La copertina gialla del libro di Lily, posato sul pavimento, era ben visibile. "Magnus," chiam, facendo un passo all'interno della stanza. "Magnus." Nessuna risposta. Le dolevano gli occhi. Anche i fianchi le pulsavano dove si era spellata. "D qualcosa, Magnus." Non era assolutamente da lui starsene acquattato in silenzio in una stanza buia. Sarebbe stato pi nel suo stile aggredirla a parole. Julia diede una rapida occhiata intorno ma non not nulla fuori posto; la

stanza appariva allucinata, impersonale, estranea. I mobili dei McClintock sembravano bestioni addormentati intorno a una sorgente. Entr in sala da pranzo: le tende erano aperte e Julia pot spingere lo sguardo nel giardino, sinistro sotto i raggi della luna. Si volt per scrutare negli angoli della stanza. E vide ci che aveva fatto quel baccano. I fiori di Lily erano a terra in una pozza d'acqua e il vaso in cui li aveva sistemati era rotto in quattro o cinque pezzi. Julia soffoc un grido e si port una mano alla bocca: qualcuno aveva fracassato il vaso contro il tavolo di mogano e gettato i fiori sul tappeto. Corse alla finestra e tir la maniglia: il pannello di vetro ruot con facilit verso l'esterno, lasciando entrare una ventata di fresca aria notturna. Non c'era il fermo. La sera prima, dall'esterno, aveva tentato di aprirla senza riuscirvi. La chiuse usando la chiave, Magnus doveva essere entrato chiss come e, dopo aver fatto a pezzi il vaso, era scappato dal giardino. La scena, nella sua immaginazione, aveva lo stesso sapore di sconfitta, la stessa irreparabilit della sua passeggiata sul tetto, nel sogno, la stessa disperazione schiacciante. Julia si chin sul tappeto fradicio e raccolse i cocci del vaso dei McClintock, quindi and a posarli in cucina. Pi tardi avrebbe tentato di incollarli. Torn in soggiorno, tir su gli assurdi fiori spezzati, port anche quelli in cucina e li gett nella pattumiera sotto l'acquaio. Pens a Magnus che tornava verso casa furibondo, parlando da solo e barcollando come un orso per Kensington High Street. Probabilmente sarebbe andato a consolarsi da una delle sue donne. Dopo aver asciugato un po' d'acqua con uno strofinaccio, Julia risal in camera sua. Accaldata e irrequieta si gett sul letto per aspettare il mattino. Impossibile riprendere sonno, pens, ma le palpebre le si appesantirono quasi subito. Poco prima di addormentarsi le sembr di udire in lontananza una risata, un suono malevolo, beffardo. Il caldo era opprimente. In uno dei sogni agitati che si alternavano a momenti di veglia lei e Kate erano uccelli che planavano, trasportati da correnti di aria calda. Lass erano libere, nessuno badava a loro. Desiderava l'anonimato, la solitudine, l'isolamento. Forse, si disse, voleva realmente impazzire. "Sai che volevo vedere la tua casa," disse Lily, che aveva telefonato poco prima di mezzogiorno. "Sarebbe anche una soluzione provvidenziale per il nostro problema. Di solito c'incontriamo dal signor Piggot, in Shepherd's Bush, ma ha appena imbiancato l'appartamento e c' un odore ter-

ribile. La signora Fludd si rifiuta di venire a Plane Tree House perch insiste per lavorare solo al pianterreno e non credo che potremmo occupare l'atrio, vero? Le signorine Pinner e Tooth abitano insieme in una stanza a West Hampstead, ma anche quella al secondo piano. Il signor Arkwright dice che la moglie non vuol sentir parlare di sedute in casa sua. Ecco qui la nostra situazione, mia cara. Non potremmo riunirci da te? Mi rendo conto che un'invasione, visto soprattutto che la tua prima esperienza, ma non so pi dove sbattere la testa per trovare un locale al pianterreno." "Ma no, anzi, mi fa piacere," rispose Julia, per il vero non molto entusiasta di ospitare la signora Fludd e il suo gruppo. Poi le venne in mente che, se Magnus si aggirava l intorno, sorvegliando la sua casa, gli sarebbe stato proprio bene veder arrivare tutta quella gente. Immagin la casa come l'avrebbe vista lui, sfolgorante di luci e con le auto parcheggiate su entrambi i lati della strada. Sarebbe stata un emblema della sua nuova indipendenza. "Sei un angelo," tub Lily. "Ci vediamo alle nove. Gli altri saranno felici." "Devo preparare un piccolo rinfresco? Qualcosa da mangiare?" "Caff o t e qualche biscotto. Non siamo molto esigenti." Il resto della mattinata Julia lo trascorse in giardino, al sole, leggendo Herzog e sonnecchiando. Vi torn anche dopo pranzo, portandosi un bicchiere di gin tonic. Il drink e il sole a picco le ricordavano i pomeriggi estivi in America, a casa e allo Smith, in compagnia delle canzoni di Nat Cole alla radio e dei ragazzi che venivano a sdraiarsi sull'erba. Julia trascorse le ore in questa atmosfera di nostalgica pigrizia, proseguendo nella lettura di Herzog. Alle quattro le venne all'improvviso un'idea: si alz ed entr in casa passando dalla sala da pranzo per telefonare a Mark. "Dirai che pura e semplice follia," esord, sentendosi un pochino sleale. "Lily ha insistito in tutti i modi perch mi unissi alla sua banda di adoratori del diavolo o quel che sono, e adesso che stanno per riunirsi in casa mia ho quasi paura di affrontarli tutta sola. Verresti a darmi man forte?" "Lily non gradirebbe," rispose Mark. "E allora? Non le ho neppure rimproverato di aver mancato alla sua promessa telefonando a Magnus. So che non ha potuto farne a meno. E poi non sono affatto sicura che si arrabbierebbe se ti trovasse qui. Non andate particolarmente d'accordo in questo periodo?" "Si fatta delle idee strane sul mio conto," rise Mark. "Ho l'impressione che si consideri la mia tutrice."

"Anche la mia. Vieni, ti prego. L'appuntamento alle nove, ma tu puoi venire prima." "D'accordo. Vuoi che porti qualcosa?" "Te stesso," rispose Julia. Alle nove meno dieci arrivarono Lily e una donna tozza e rubiconda con un abito a fiori sotto un informe, antiquato soprabito di tweed grigio che tirava all'unico grosso bottone. Insieme formavano una coppia irresistibilmente comica: Lily sembrava una farfalla sbiadita in confronto all'amica, un bulldog di donna alla quale mancava solo un cappello di paglia come ultimo tocco grottesco. Quando apr loro la porta, Julia non pot reprimere un sorriso. Tra tutte le donne del suo tipo, solo Lily avrebbe osato comparire in pubblico in simile compagnia. Sembravano un duo da operetta: Lily era l'aristocratica che si prendeva le docce a sorpresa e le torte in faccia. "La signora Fludd e io abbiamo fatto una splendida passeggiata nel sole del tramonto," annunci. "Julia Lofting, la signora Fludd." "Come sta? Si accomodi. Avete attraversato il parco?" "Holland Park chiuso a quest'ora," spieg Lily. "E poi la signora Fludd voleva vedere il quartiere." "C' un caldo tropicale da queste parti," osserv l'ospite. "Per pi vicino di Shepherd's Bush. Nemmeno qui fa molto fresco, eh?" Julia si scus, spiegando la faccenda dei caloriferi. "Dovremmo riunirci in una sala di bingo. Hanno tutte l'aria condizionata." Entrarono in soggiorno sulla scia di Lily, ma si fermarono entrambe alquanto bruscamente. Mark si alz dal divano, sorridendo. "Lieto di rivederti, Lily. E lei deve essere la meravigliosa signora Fludd di cui ho sentito tanto parlare." Lily guard prima lui, poi Julia. Quindi si gir, con evidente aria di disapprovazione, per rivolgersi alla signora Fludd, che la sorpresa faceva apparire ancora pi paonazza e tracagnotta. "I nuovi sono due," si lagn. "Lei aveva detto una. Non ha mai parlato di due. Ho fatto tutta questa strada per niente. Troppe interferenze, con due nuovi." "Questo mio fratello, Mark Berkeley," spieg Lily. " amico della signora Lofting. La prego, signora Fludd, non dica che impossibile. Tra poco saranno qui gli altri. Volevo solo che la signora Lofting assistesse alle nostre manifestazioni trascendentali."

"Niente manifestazioni trascendentali con due nuovi," replic fermamente la Fludd. "Niente impregnazione e neppure incorporazioni. Questa," e indic Julia con un dito tozzo, " scettica. Tutte le vibrazioni si confonderanno. Non scettica, cara?" Julia guard Lily, interdetta, ma Lily non le fu d'aiuto. Era ancora sconvolta dalla presenza di Mark. "Credo di s," ammise infine. "Ma certo che lo . La sua aura scura, scurissima. Confusione e disperazione al settimo livello. quello della vita domestica. Giusto, cara?" "Be'..." "Giusto. E qui c' un'altra aura offuscata." Accenn col capo a Mark. "Torbida come uno stagno. Questo per aperto alle cose. E ricettivo. Forse troppo. I begli uomini sono cos. Hanno bisogno di attenzioni particolari." "Vuol dire che non far la seduta?" domand Julia. La signora Fludd l'affascinava. "Ho detto che non l'avrei fatta? Ho detto niente manifestazioni trascendentali, niente impregnazioni e niente incorporazioni. In ogni caso lei, essendo scettica, non potrebbe seguire come si deve. Ma lui s. Lui aperto. Ha bisogno di essere riempito, come una bottiglia." Mark rise, divertito. "Signora Fludd, lei un genio. Vale due volte il suo onorario." "Non prendo denaro," disse la donna, slacciando l'unico bottone del soprabito di tweed. "Il denaro insudicia il dono. Prendo volentieri un t, per. Mi piace il PG Tips." Punt decisa sul divano. "Il signor Piggot fa un t eccezionale." Si sedette, mettendo in mostra i grossi polpacci bianchi e degli stivaletti neri da poliziotto, e guard Julia con aria speranzosa. "Mi rincresce, ma non ho t in casa. Ho comprato del caff, pensando..." Sbirci Lily che, non ancora ripresasi dalla vista di Mark, si limit ad alzare le spalle. Era andata all'altro capo della stanza per stargli il pi possibile lontano e fingeva di esaminare il giardino dalle lunghe finestre della sala da pranzo. "Non bevo acqua sporca," disse la signora Fludd. "A volte prendo un po' di Ribena. straordinaria per le sfere superiori, la Ribena." "Purtroppo non ho neppure quella," mormor Julia. "Ah." "Uno sherry?" La signora Fludd inclin la testa e ci pens su. "Be', visto che stasera non si far niente di speciale, accetter un goccio di sherry. La prossima

volta si procuri il PG Tips, cara. Noi beviamo t di solito. La signorina Pinner e la signorina Tooth vanno pazze per il t del signor Piggot. Eccole il mio soprabito, intanto." Mentre Julia andava in cucina a prendere lo sherry, suon il campanello e lei preg Lily di aprire. Quando torn in soggiorno, un uomo allampanato sulla sessantina, con il viso lungo e severo e baffetti alla Hitler, stava scrutando Mark con un'espressione di grave turbamento. "Due non vanno proprio, signorina Lofting," comment, tenendo le mani sprofondate nelle tasche di un lungo impermeabile di tela marrone, qualcosa a met tra la guardia di un parco pubblico e un agente dell'IRA in un film di cassetta. Non mostrava alcuna intenzione di togliersi il cappello a falda larga, anche quello marrone. Mark, perfettamente tranquillo, gli sorrideva. "Su, signor Piggot," lo bland Lily. "La signora Fludd disposta a procedere, quindi... Questa la signora Lofting, la padrona di casa. Julia, il signor Piggot." L'uomo le rivolse un'occhiata penetrante, parve addolcirsi un poco e si cav il cappello. Una frangia di capelli grigi e stopposi gli circondava il cranio, calvo e all'apparenza fragile come un guscio d'uovo. "Dev'essere brava a preparare il t." "Prenda un bel bicchierino di sherry, signor Piggot," propose Julia cercando disperatamente di ingraziarselo. "Sherry, dice? Di solito alle nostre riunioni beviamo t. Io uso il PG Tips. Alla signora Fludd piace, vero signora Fludd? Ma non dir di no a uno sherry, specialmente se offerto da lei. Inglese?" "Spagnolo. Manzanilla." Il signor Piggot si rabbui. "Be', bagner l'ugola. Mi venuta sete, dopo essere venuto da Shepherd's Bush a qui in bicicletta. Sa, di solito ci riuniamo da me. Credo che sua... zia?... gliel'abbia detto. Ma la signora Fludd non vuole andare in una casa appena imbiancata. Distorce le riverberazioni." " orribile," conferm allegramente la Fludd, accettando lo sherry. "Mi butta per aria tutto il sistema." "Sar il signor Arkwright," disse il signor Piggot al nuovo squillo del campanello. "Puntuale come le Guardie Irlandesi, il signor Arkwright." "Vuoi aprirgli tu, Lily?" preg Julia. Port un terzo bicchiere di sherry a Mark, che disse una battuta a proposito della facilit con cui tutti gli offrivano da bere e si spost accanto alla signora Fludd. Il signor Piggot continuava a fissarlo accigliato, con gli occhi azzurri troppo vicini.

"Buonasera a tutti." Un uomo di bassa statura entr nella stanza qualche passo avanti a Lily. Era anche lui calvo e con i baffi, ma i suoi erano pi grossi di quelli del signor Piggot, e il cranio aveva un'apparenza pi solida. Julia not una medaglia appuntata sulla sua giacca, e subito dopo che aveva una manica vuota e rivoltata in su. "Sono l'ultimo?" Lanci un'occhiata a Mark, poi and verso Julia. "Vedo che le signore di West Hampstead non sono ancora arrivate. Lei dev'essere Julia Lofting. Piacere di conoscerla. Mi chiamo Arkwright, Nigel Arkwright. Dello sherry, che pensiero gentile. Bella casa. Mio cugino Penny Grimes-Bragg ha comprato molti anni fa una casa in questo quartiere, in Allen Street. Non lontano da qui." "No, infatti" rispose Julia, chiedendosi se il signor Arkwright uscisse sovente. Vedeva per in lui un possibile alleato contro l'imprevedibile signora Fludd e le tuttora sconosciute signore di West Hampstead. "Cinque minuti, di buon passo," stava dicendo il signor Arkwright. "Venendo qua col mio vecchio macinino pensavo ai bei tempi, quando Penny e io..." "Venga vicino a me, signor Arkwright," interloqu Lily. La sua innata socievolezza aveva prevalso sul risentimento per la presenza di Mark, tanto che sorrise a Julia alle spalle del signor Arkwright. "Con piacere! Ah, signora Fludd, stasera ci sono due nuovi. Questo limiter il solito bagaglio di trucchi, eh?" "Bevi il tuo sherry, Nigel," gli consigli amichevolmente la donna. Si era scostata di qualche centimetro da Mark tanto sprofondato nel divano che sembrava dover scivolare sul pavimento da un momento all'altro. Aveva l'aria terribilmente annoiata, ma Julia percep in lui una certa tensione trattenuta, nascosta. Anche la signora Fludd pareva aver accumulato energia psichica, perch guard in direzione della porta un istante prima che il campanello suonasse ancora. Julia and ad aprire. Sulla soglia c'erano due donne, entrambe magre e attempate e con lunghi soprabiti neri e logori. Alle loro spalle Julia intravide una vecchia bicicletta nera appoggiata al marciapiede e, dietro, una ancor pi decrepita e rugginosa Mini, che indovin essere il "macinino" del signor Arkwright. Probabilmente le signore di West Hampstead avevano preso l'autobus. Se Magnus si aggirava nei paraggi spiando i vari arrivi, l'effetto non sarebbe stato quello desiderato. Il contrario, semmai. Magnus l'avrebbe creduta del tutto impazzita. Riusc ugualmente a sorridere alle due donne. "Sono Julia Lofting. La signorina Pinner e la signorina Tooth, suppon-

go." "Com' lontano!" "Mai quanto Shepherd's Bush." La signorina Pinner e la signorina Tooth entrarono in casa di Julia lanciando esclamazioni estatiche. Raggiunta la porta del soggiorno, si precipitarono insieme verso la signora Fludd, le dissero qualche parola, poi si girarono per sorridere agli altri. Quando la Pinner not Mark, il suo sorriso si spense. La signorina Tooth, al contrario, gli riserv uno sguardo di vaga benevolenza. "Chi questo giovanotto?" s'inform la prima. "Norah..." la redargu l'altra. "Chi ?" "Il fratello della signorina Lofting, Mark. Ha un'aura molto scura. Anche la sua molto forte stasera, signorina Pinner. Arancio vivo, il colore di forti movimenti nella quarta casa. Forse avremo fortuna, stasera." Cos dicendo la signora Fludd fece girare lo sguardo, senza pi badare alla signorina Pinner. Julia not che pareva pi tesa rispetto a quando l'aveva guardata l'ultima volta. "Con due nuovi non si parler neppure di stadi superiori," osserv la signorina Pinner. Lily, a fianco del signor Arkwright, rispose: "La signora Fludd ha gentilmente consentito a limitarsi agli elementi essenziali." Julia studi le due ultime arrivate e i loro volti, che prima, sulla porta, le erano sembrati tanto simili, cominciarono ad acquistare ciascuno una propria fisionomia. La signorina Pinner aveva una certa somiglianz col signor Piggot, in quel momento impegnato a descrivere a Lily e al signor Arkwright come avesse pescato in Hyde Park attaccando pezzettini di pane all'amo: entrambi avevano il viso lungo e occhi piccoli e azzurri come frammenti di cielo. La signorina Tooth aveva invece un aspetto sbiadito, con il volto rugoso di una governante in pensione. La signorina Pinner poteva essere stata una direttrice di scuola famosa per il suo alto senso della disciplina. Julia appese tutti i soprabiti nel guardaroba dell'ingresso e torn con lo sherry per le due donne. Prima di accettare il suo, la Tooth guard la Pinner e, al suo cenno di consenso, prese il bicchiere nella mano piccola e tremante. Mark scocc a Julia un'occhiata di sconforto e si alz dal divano per unirsi a Lily, che ascoltava il racconto delle illecite esperienze di pesca del signor Piggot. Per quei vecchi le sedute spiritiche rappresentavano occa-

sioni mondane. Il signor Arkwright punteggiava le avventure del signor Piggot di fragorose risate militaresche. Nel suo torrente di parole non aveva rivelato alcuna particolare simpatia per Julia, ma aveva dimostrato il piacere di essere uscito dalla solitudine. La casa di Julia era piena di gente della quale lei non apprezzava la compagnia. Lo stesso Mark era incupito. Ora la signorina Pinner e la signorina Tooth stavano esaminando i mobili: trovavano tutto "cos carino". Julia avrebbe voluto scappare e chiudersi la porta alle spalle, invece bevve un sorso di sherry e si sedette sul divano vicino alla signora Fludd. "Io me ne andrei," disse la medium. "Oh, no, signora Fludd! Le sarei tanto grata se restasse. Lily non vedeva l'ora..." "Non occorre che menta con me, signora Lofting. Lei stessa sarebbe felice se ce ne andassimo tutti quanti. Ma io intendevo un'altra cosa: se fossi in lei, non starei in questa casa." Julia la guard sorpresa e il suo stupore crebbe quando vide che i suoi occhi non erano affatto vuoti, ma acuti e perspicaci. Ne fu sconvolta come se si fosse accorta che la signora Fludd era in realt un uomo travestito in quel modo assurdo. L'aveva vista come una "macchietta", una persona da non prendere sul serio, e adesso arross evidentemente per la sua errata intuzione. Se il resto della cerchia di Lily era composto da eccentrici solitari, lo sguardo freddo e diretto della signora Fludd rivelava una personalit pi dura di quanto le chiacchiere di impregnazioni e incorporazioni avessero lasciato supporre. "C' qualcosa in questa casa." "Crede che me ne dovrei andare?" domand Julia, costernata. "Vede qualcosa? Sente rumori? successo qualche fatto inspiegabile?" Aveva mutato anche modo di parlare. "Non so," confess Julia. "A volte mi sembra di sentire qualcosa..." "S." La signora Fludd assent seccamente. Ricordando le parole di Mark, Julia domand: "Mi sento sciocca a chiederglielo ma possibile che in questa casa abiti un poltergeist?" "I poltergeist sono del tutto innocui. Spostano gli oggetti, qualche volta rompono uno specchio o un vaso... sono creature dispettose. Sarebbe in pericolo solo se fosse molto ricettiva, come il suo piacente amico laggi, o se fosse dominata da una forte passione distruttiva: odio, invidia. Allora, se lo spirito volesse vendetta, potrebbe influenzarla. E raro, ma accade se lo spirito particolarmente malefico o se vi un qualsiasi legame tra lei e lo spi-

rito. A Wapping, un ladro morto da cinquant'anni appicc il fuoco a una casa abitata dalla famiglia di uno scassinatore. Morirono tutti." "Come fa a saperlo?" insistette Julia. "L'ho sentito. L'ho capito." Una sicurezza cos granitica non poteva che incantare Julia. E comunque non ammetteva discussioni. "Qui sente qualcosa?" La signora Fludd annu. "S, anche se non posso ancora definirla. Ma questa casa non mi piace. Chi ci abitava prima?" "Una coppia di nome McClintock. Lui era fabbricante di tappeti. I mobili li ho comprati da loro." "Qualche morte improvvisa in famiglia? Tragedie?" "Non so. Non avevano figli." "Per lei ha visto delle cose in questa casa." "Pu darsi che fosse mio marito," ammise Julia, ridendo. La signora Fludd si chiuse immediatamente in s, interrompendo il contatto con Julia, poi ci ripens e le prese una mano. "Mi telefoni se vorr un consiglio." Prese dalla borsetta un bigliettino bianco con la scritta Rosa Fludd, medium e parapsicologa e in basso un numero di telefono. Il signor Piggot si avvicin al divano, seguito dal baldanzoso signor Arkwright. " ora?" chiese Piggot. "Non vedo l'ora di approfondire certe teorie che ho elaborato in negozio dopo il nostro ultimo incontro." "Certo, tesoro," disse la signora Fludd, rientrata nel personaggio. Batt due volte le mani e le conversazioni nella stanza cessarono. La signorina Pinner e la signorina Tooth si girarono rapite verso il divano. " ora," sussurr la Tooth. Anche Lily e Mark, ai lati opposti della stanza, si voltarono verso la signora Fludd, Lily con un'espressione tra l'impaziente e il soddisfatto, Mark stancamente. Julia ebbe appena il tempo di chiedersi che cosa avesse prima che Lily la pregasse di spegnere le luci. Lei scatt in piedi e and all'interruttore. Dalle grandi finestre entr una luce grigia e in quella soffusa semioscurit Julia pot cogliere le espressioni immobili e attente dei presenti. Lei e Mark erano estranei in mezzo a loro, cos and a metterglisi vicino. "Avrebbe una candela o una piccola lampada, signora Lofting?" Julia and in sala da pranzo e accese un lume di ceramica a forma di boccale. "Lo allontani un po', per favore," ordin la signora Fludd. "Devo chiede-

re a tutti voi di prendervi per mano all'inizio. Guardate la luce dietro di me. Sgombrate la mente da ogni pensiero." La lampada spandeva nel soggiorno una luce fioca. Unendosi al gruppo, Julia si trov alla destra Mark, che le strinse la mano tanto da farle male. A sinistra, invece, la mano del signor Piggot era sorprendentemente soffice e umida. Il suo cranio brillava pallido nella penombra. Formata la catena, i membri del gruppo sedettero goffamente sul pavimento, tirandosi dietro Julia e Mark. Solo la minuta signorina Tooth pass dalla posizione eretta a quella seduta con le gambe incrociate con grazia fluida; la signorina Pinner si muoveva con l'efficienza di una macchina. A Julia, che la osservava di nascosto, parve quasi che dovesse odorare d'olio e d'ingranaggi. Dal pavimento, i membri del gruppo guardarono oltre la testa della signora Fludd la debole luce che emanava dal lume a forma di boccale. Mark, sempre pi cupo, aveva assunto un'espressione di paziente sopportazione. Timorosa e scettica, anche Julia fiss la lampada e dopo un poco gli occhi presero a bruciarle. Osservando gli altri not che li avevano chiusi. I loro visi erano sospesi nell'aria come maschere mortuarie. La signora Fludd sedeva sul divano davanti a loro in atteggiamento perfettamente normale, le mani intrecciate in grembo. La sua testa e la lampada si riflettevano nel vetro pi scuro dell'alta finestra sul retro. Nubi biancastre correvano sopra l'alone evanescente del lume acceso. "Chiudete gli occhi," disse la signora Fludd con voce bassa e quieta. Il signor Piggot, alla sinistra di Julia, sospir e si afflosci all'indietro, tirandole la mano. "Potrete aprirli dopo, se vorrete." Julia obbed. Sentiva i respiri intorno a s. Mark le serr pi forte la mano. Quando l'agit per segnalargli di allentare la stretta, lui l'aument. "Uno di noi in difficolt," disse la signora Fludd. "Chi?" "Io me ne vado," annunci Mark. Si stacc da Julia e si alz. "Chiudete la catena. Signor Berkeley, lei sieder in silenzio fuori del gruppo e star a guardare." Julia si sporse e afferr la mano di Lily, completamente passiva. A differenza di tutti gli altri, non aveva aperto gli occhi mentre Mark parlava. Ora questi era seduto alle loro spalle, di fronte alla signora Fludd. "Mi occorre il suo aiuto, signora Lofting," mormor la Fludd. "Vuoti la mente, che sia completamente sgombra e bianca. Non permetta che vi entri nulla." La sua voce si stava facendo pi lenta e profonda. Julia apr un occhio e, guardando in direzione del divano, scorse le guance della signora

Fludd delineate dalla luce soffusa dietro di lei. I suoi capelli erano un velo bianco. Sembrava pi grassa e vecchia. Julia richiuse gli occhi e pens a un piatto bianco. Il respiro della signora Tooth, a sinistra, divent un ansito rumoroso. La mano di Lily era ancora inerte in quella di Julia. Poco dopo, Julia cominci a provare dolore alle cosce. Dietro le palpebre chiuse sfilavano frammenti di scene, visi di persone o paesaggi che dopo un istante si dissolvevano in altre immagini. Moses Herzog, con la faccia di un anziano professore di inglese della Smith, si trasform in una pulce. Le sembianze ripugnanti dell'insetto si tramutarono nel viso di Magnus. Con uno sforzo di volont Julia scacci questa visione e pens a uno strato di nuvole che la copriva. Dissipandosi, le nubi rivelarono uno di quegli uomini laceri e oziosi presenti nel suo sogno. Ora l'uomo era suo padre, che la osservava con un'espressione di sfinita piet. Vedeva se stessa ritta sulla carta catramata nera del tetto, con Kate morta tra le braccia. Le facevano male le cosce, la destra poi stava per avere i crampi. Julia si pieg di lato e stese le gambe avanti. Il signor Piggot le strizz la mano in segno di rimprovero. Riaprendo gli occhi, Julia vide che ora la signora Fludd sedeva abbandonata come se dormisse. La bocca era aperta, nera e sdentata nella massa carnosa del volto circondato dalla penombra dei capelli. Il corpo tozzo della donna era come schiacciato: "abbandonato" non era la definizione esatta, perch sembrava sottoposto a una crescente pressione. "Chiudere gli occhi," ingiunse con voce aspra. Julia trasal e obbed immediatamente. Ud gli stivaletti della signora Fludd strusciare sul tappeto. Adesso era di nuovo sul tetto, sola con quegli uomini. Suo padre, che era morto un'estate mentre lei e Magnus si trovavano nel Perigord, le voltava le spalle. Gli parl tra s, come faceva spesso quando si sentiva in colpa. Eri un brav'uomo, ma troppo autoritario. Me ne rendo conto adesso. Ho sposato Magnus perch aveva la tua forza, sapeva dominare come te, e poi ho capito quale arma fosse la tua forza. Per ti amavo, pap. Sarei venuta al tuo funerale, se avessi saputo. Voglio che mi perdoni per essere stata lontana, ti ho sempre amato, perdonami, e promettimi che... Quando le parole divennero ripetizione meccanica, la visione svan. Era sola sul tetto, oppressa da quell'atmosfera di disfacimento morale. Tutto era sporco, meschino, imperfetto. Chin la testa. La scena si dissolse in un'oscurit opaca dalla quale Julia si sent inghiottire. Le girava la testa e aveva l'impressione di cadere lentamente nel vuoto. La stanza sembrava aver fatto un giro su se stessa: sicuramente ora aveva davanti la finestra sulla facciata e non

la signora Fludd. Resistette alla tentazione di aprire gli occhi. Evoc ancora l'immagine del piatto bianco, freddo, immacolato, tutto superficie, e se ne colm la mente. Per un poco, gli unici rumori nella stanza furono il respiro della signorina Tooth e lo stropiccio rassicurante dello stivale della Fludd sul tappeto. Julia si calm e si chiese che cosa facesse e pensasse Mark dietro di loro nel buio. Subito dopo aver attraversato la stanza per mettersi vicino alla signora Fludd, aveva cominciato ad agitarsi. Lei doveva avergli detto qualcosa, come a Julia. E adesso che effetto gli facevano, seduti come idioti sul tappeto davanti alla massiccia figura della signora Fludd? Si trattenne a stento dal girare la testa per cercarlo. Un fremito della mano molle del signor Piggot la richiam alla realt. "Ach. Ach." Di certo quel rantolo usciva dalla gola della Tooth, pens Julia. Poi ud un gemito che poteva essere solo della Tooth e cap che quell'ansito strozzato e insistente proveniva dalla gola del signor Arkwright. Anche Lily emetteva un suono: il pi esile e femminile dei suoni, un sospiro leggero con appena un soffio di voce. Era incredibilmente sensuale. Julia si sent tirare avanti e indietro le mani e in breve anche lei cominci a dondolarsi. Le gambe avevano ricominciato a dolerle, ma non le pass neppure per la testa di interrompere l'irresistibile moto di oscillazione per ripiegarle sotto di s. Socchiuse audacemente gli occhi e vide, come attraverso la nebbia, le teste scure degli altri ondeggiare. Ciascuno produceva un suono, basso, ritmico e insistente. La signorina Pinner ronfava come un gatto. Di fronte a loro la signora Fludd aveva i piedi fermi e il viso contratto. La mano del signor Piggot era madida di sudore. Julia chiuse gli occhi e riprese a dondolarsi. Per nulla desiderosa di rammentare la faccia della signora Fludd, sgombr il pi possibile la mente. Pens di non pensare a nulla. Presto lei stessa fu una particella ondeggiante di nulla. Poi vide Kate, Kate che le voltava le spalle. Una voce gracchiante li fece fermare tutti. "Aah, basta." Richiamata brutalmente in s, scossa dalla visione di Kate, Julia ritir la mano da quella del signor Piggot, ma continu a stringere quella di Lily. Apr gli occhi. La signora Fludd era schiacciata contro i cuscini del divano, il viso paonazzo. Non mostrava affatto l'espressione distesa che Julia associava all'idea del sonno medianico: aveva gli occhi sbarrati e muoveva le labbra. "Basta. Basta." "Qualcosa non va," bisbigli il signor Piggot. Guardarono tutti la signora Fludd in evidente difficolt, senza sapere

come aiutarla. Con uno strattone alla mano Lily fece capire a Julia di non alzarsi. A poco a poco il volto della signora Fludd riprese il colorito normale e gli occhi si chiusero. Giacque semidistesa e svuotata di ogni energia, il viso immobile, poi sbianc. " finita," mormor, con la voce tornata bassa come all'inizio della serata. Ma ora sembrava tremarle. Anche le sue mani tremavano quando le appoggi sul petto per calmare il respiro. "Finita?" salt su la signorina Pinner. "Ma se abbiamo appena..." "Dobbiamo smettere," ribad la signora Fludd, senza riuscire a calmare il tremito nella voce. "Mi spiace. Non posso proseguire. Non posso terminare la seduta." Pareva terrorizzata. "Portatemi il soprabito," ordin, cercando di alzarsi dal divano. "Stasera basta cos. Il mio soprabito, per favore." Ricadde gi, sfinita, e Julia si accorse con sgomento che ricacciava a fatica indietro le lacrime. Tutti si alzarono nella stanza buia, perplessi e turbati. Solo la signorina Pinner era visibilmente indignata. Mentre bisbigliava qualcosa alla Tooth, Lily si avvicin alla signora Fludd. "Portatemi il soprabito," ripet quest'ultima, piangendo ormai senza ritegno. "Qualcuno vada a prenderle un bicchiere d'acqua," chiese Lily, e la Pinner interruppe la sua intensa conversazione con l'amica. Julia assisteva impietrita, incapace di muoversi. "Che cosa successo?" domand. "Signora Fludd, che cosa le successo?" "Vada via da questa casa," sussurr la medium, abbandonandosi boccheggiante sui cuscini. Le lacrime continuavano a rotolarle gi per le guance. "Un po' d'acqua!" implor. La signorina Pinner usc esasperata dalla stanza, e Julia not che non si dirigeva verso la cucina, ma verso il bagno nel corridoio. " spaventata," mormor Lily a Julia. "Che cosa ti ha detto?" Julia scosse la testa. La signora Fludd stava nuovamente tentando di parlare. Si curv su di lei e sent il cattivo odore del suo alito. "Pericolo. Sono in pericolo. E anche lei." La poveretta tremava violentemente. Un odore forte e acido sal verso Julia, ma lei lo riconobbe solo quando la signora Fludd ansim nel disperato sforzo di alzarsi. Era umiliata e terrorizzata, e Julia, immersa in quel sentore acre d'ammoniaca, stentava a trattenerla. Frug con lo sguardo i recessi scuri del soggiorno, sopra le teste della signorina Tooth, del signor Piggot e del signor Arkwright, ma Mark non c'era. Se n'era andato senza farsi vedere. Lo strillo della Pinner tronc le sue riflessioni e l'immobilizzo cos co-

m'era, con le braccia intorno alle spalle della signora Fludd. La signorina Tooth si precipit fuori della stanza. Anche la medium aveva sentito l'urlo e ricadde sul divano, chiudendo gli occhi. Julia rincorse la Tooth e, quando arriv in bagno, vide la signorina Pinner supina sul pavimento, appena oltre la porta. La sua amica le teneva in grembo la testa. Julia scavalc il corpo disteso ed entr nel bagno. Gli specchi riflettevano il suo viso rotondo, con gli occhi sbigottiti, facendola apparire innaturalmente sana e bella. Poi, per una frazione di secondo, scorse qualcuno dietro di lei che usciva dal suo campo visivo: si gir di scatto, ma oltre a loro tre non c'era nessuno nella stanza. Comunque, se ci fosse stato, la signorina Tooth l'avrebbe visto. Si rigir verso lo specchio ed ecco di nuovo la figura apparire e sparire. Eppure Julia, come tutti, aveva gi sperimentato questo fenomeno tipicamente nervoso e comune quanto il sentirsi chiamare per la strada. Doveva essere stato quello o qualcosa di simile a spaventare la signorina Pinner. Julia si avvicin al lavabo per prendere un bicchiere d'acqua e vide il suo abito di tela blu ancora a bagno, dimenticato: l'acqua nel lavabo era diventata colore della ruggine, ma la macchia c'era ancora. 4 Quella sera, quando finalmente rincas poco dopo le undici, Julia si coric subito. Aveva la sensazione che sarebbe rimasta in apprensione sino alla fine dei suoi giorni, e l'inquietudine era in buona parte dovuta alla sua incapacit a individuarne la causa. Lei e Lily avevano accompagnato a casa in taxi la tremante signora Fludd. Per vie squallide e desolate, assai simili a quelle dei suoi sogni, avevano raggiunto il condominio della donna, in una strada senza uscita poco oltre Mile End Road. I lampioni erano stati tutti rotti e i cocci biancastri luccicavano sui marciapiedi sporchi. Anche la carreggiata era disseminata di schegge di vetro, di quelle verdi e minute dei parabrezza. Una targa illuminata sul palazzo della signora Fludd informava che il casermone grigio, che insieme ad altri uguali formava un complesso di abitazioni, si chiamava Baston; davanti al Baston, bande di ragazzotti in jeans arrotolati scorrazzavano su e gi, schiamazzando con voci rauche. Molti di loro si fermarono per fissare a bocca aperta il taxi. Quando videro la signora Fludd, cominciarono a urlare: "Strega schifosa! Strega schifosa!" La donna non aveva detto parola durante il lungo tragitto da Kensington, bench Julia le avesse domandato due volte cosa le fosse accaduto, cosa avesse visto. La medium aveva serrato la bocca con tale

forza che il labbro superiore era diventato bianco. I giovinastri l'avevano terrorizzata ulteriormente, tanto che l per li aveva rifiutato di scendere dal taxi. Lily, smontando dal lato della strada, aveva momentaneamente spiazzato la banda, ma quelli avevano subito ricominciato, facendo di lei il loro bersaglio. Ignorandoli, Lily, con l'aiuto di Julia, aveva convinto la signora Fludd a scendere dal taxi. "Ci aspetti," aveva detto Lily all'autista, e avevano sostenuto la medium fin nel cortile. Diversi di quei teppisti le avevano seguite gridando oscenit. "Qui," aveva mormorato la Fludd, indicando una porta. Abitava a pianterreno, come Julia aveva previsto. L'avevano accompagnata attraverso l'appartamento scrupolosamente pulito fino alla camera da letto, dove un pappagallino dai colori sbiaditi dormiva in gabbia. La stanza, non pi grande di un ripostiglio, conteneva un letto e un piccolissimo cassettone. Alle pareti bianche erano appese croci, carte siderali e una decina di quadri bizzarri ai quali Julia non aveva badato molto. Lily era andata in cucina a cercare qualcosa per la signora Fludd, e Julia l'aveva aiutata a sedersi sul letto e a slacciare gli stivali. Mentre disfaceva i nodi, Julia aveva sentito una mano grassoccia sulla nuca. "Vada via di qui," aveva gracidato la signora Fludd. "Volevo solo esserle utile," si era scusata Julia, alzando gli occhi sul viso congestionato della medium. L'aveva sfiorata il dubbio che fosse malata di cuore. "No, intendo dire: se ne vada da questo paese," aveva mormorato la Fludd, il respiro sibilante. "Torni in America. Qui c' pericolo. Non rimanga." "Pericolo qui in Inghilterra?" La signora Fludd aveva assentito come rivolgendosi a una bambina ritardata, poi si era sdraiata sul letto. "Durante la seduta, signora Fludd, che cosa ha visto?" "Una bambina e un uomo. Stia attenta. Potrebbe accaderle qualcosa." La donna aveva chiuso gli occhi e si era messa a respirare pesantemente, con la bocca aperta. Alzando lo sguardo, Julia si era ritrovata a fissare una stampa di Keane. "L'uomo mio marito?" "La casa sua," aveva risposto la signora Fludd. "Deve andarsene." Poi aveva girato il viso verso Julia e le aveva afferrato le mani. "Ascolti. Io faccio trucchi. Imbrogli. Per gli altri. La signorina Pinner e il signor Piggot. Lo vogliono loro. Non tutti. Quella storia sulla trascendenza... una truffa. Ma io vedo. Cose. Aure. Davvero. Ma li ipnotizzo, se cos si pu di-

re. Ora ho paura. Erano un uomo e una bambina. La mettono in pericolo. Anche me. In pericolo. Sono malvagi." "L'uomo mio marito?" "Esca," aveva farfugliato la medium. "Per favore." "La prego, signora Fludd, chi la bambina? Deve dirmelo!" L'altra si era voltata sul fianco, gemendo. Una zaffata di aria mefitica era salita dal suo corpo. "Vada via." In taxi, Lily aveva voluto sapere cos'era successo. "Era spaventata a morte. Che cosa ti ha detto?" "Non credo di aver capito bene," aveva risposto Julia, sulla difensiva. Poco dopo il tassista aveva confessato di essersi perso e avevano percorso a caso strade buie e squallide prima di ritrovare quella giusta. Julia era scesa dal taxi a Plane Tree House e aveva pagato la corsa nonostante le proteste di Lily: le era costato tutto quello che aveva nel portafogli. Si era avviata verso casa costeggiando il parco, dai cui recessi scuri, al di l dei cancelli chiusi, le erano giunte voci e risate. Quando fu a casa, pass di stanza in stanza, cercando non sapeva neppure lei cosa e senza risultato; per la maggior parte, le luci erano rimaste accese e la casa aveva un'aria vuota, d'attesa, come se fosse disabitata. I bicchieri di sherry semivuoti erano incollati ai tavoli. Uno si era rovesciato, formando una chiazza scura e irregolare sul tappeto. Forse per via di quello che le aveva detto la signora Fludd, la casa le appariva nemica, "malefica", era la singolare espressione usata dalla medium. Nelle camere disabitate, con i mobili coperti di teli protettivi e il silenzio come unico ospite, Julia si sent una presenza inconsistente mentre girellava senza meta, in cerca di qualcosa che sapeva non avrebbe trovato. Polverose e abbandonate, quelle stanze sembravano raggelate dal vuoto che vi regnava. Controll i caloriferi: erano spenti. Eppure la casa era una struttura gigantesca, una forma immensa che la escludeva e la respingeva; avrebbe resistito alle sue imposizioni, non le avrebbe ceduto. Julia ne percep intimamente l'ostilit e sent, ora pi che mai, di vivere in un errore che comprendeva tutta la sua vita: all'esterno l'attendevano forze pi grandi delle sue. Un uomo e una bambina. L'angoscia la spinse infine verso la sua camera, caldissima, soffocante. Si spogli velocemente e butt i vestiti su una sedia. Prima di coricarsi diede uno sguardo all'interruttore del calorifero: la levetta era in basso. Julia ricordava di averla alzata la mattina precedente, con Mark. Da allora non l'aveva pi spostata. Tocc il radiatore e lo trov bollente, come se

non fosse mai stato spento. Significava che era stato acceso durante la notte, visto che quel tipo d'impianto non funzionava durante le ore diurne. Ma non aveva controllato, la sera prima? Maled la propria cattiva memoria. Per la sera prima Magnus era entrato in casa. Poteva averle fatto un dispetto infantile come accendere tutti i caloriferi? Ma, se si abbassava a spaccare gli oggetti per spaventarla senza piet, come quei giovinastri avevano fatto con la signora Fludd, non era un'ipotesi da scartare. Quand'era in collera, Magnus era capace di tutto. Julia spense un'altra volta il radiatore, poi le venne un'idea: prese dall'armadio un rotolo di nastro adesivo e fiss la levetta alla placca. Bench l'idea le ripugnasse, la questione di Magnus e dei suoi sentimenti verso di lui andava affrontata. Quali erano questi sentimenti? Julia aveva l'impressione di trovarsi sull'orlo d'un precipizio; il suo controllo, il suo dominio sulle cose di solito solido e normale, era divenuto cos fragile. La sua calma e serenit erano in gran parte fittizie. Sotto la superficie covava l'orrore, lo stesso che stava in agguato in fondo al precipizio. L'immagine di Magnus che uccideva Kate, la vista di lui mentre affondava il coltello nella gola di Kate che si dibatteva sul pavimento poteva affiorare in lei in qualsiasi momento, com'era accaduto prima che la portassero all'ospedale e la imbottissero di narcotici. Perfino allora era stata torturata dagl'incubi. Pi e pi volte, i polsi bloccati ai lati del letto, aveva immaginato di afferrare il braccio di Magnus e piantare il coltello nella propria gola. Anche quella visione l'aveva ossessionata. Morire per Kate... Sarebbe morta volentieri per Kate. Invece aveva assistito passivamente al pi maldestro dei delitti. Magnus era legato in modo indissolubile a quell'orrore, l'orrore dell'inazione, dell'inerzia che significava sconfitta, della menzogna, del vuoto senza fine n senso: questa era la morte, che ora sembrava trasudare dai muri stessi di quella casa. Una bambina e un uomo. Kate e Magnus. La signora Fludd li aveva visti. E che cosa aveva detto prima di cadere in trance? Qualcosa riguardo l'odio e l'invidia che possono rendere "malefico" uno spirito. Kate era presente. C'era Kate dietro le insensate incursioni di Magnus in Ilchester Place. Kate non perdonava. La logica la conduceva implacabilmente a quell'illogica conclusione. Julia cominci a rotolarsi da una parte all'altra del letto, gemendo. Stava per crollare. Torn l'immagine del precipizio sul cui ciglio aveva camminato con tanta cautela: zolle e sassi che si staccavano dal bordo, frantumandosi nella caduta. Era Kate. La signora Fludd aveva visto Kate. Magnus era in qualche modo dominato da Kate e costituiva un

pericolo gravissimo per la mente di Julia. Incapace di dormire e dominare i propri pensieri, Julia accese il paralume accanto al letto, poi distese le braccia lungo il corpo. Appiatt le dita in maniera che le palme toccassero il lenzuolo, tese i pollici e tent di rilassarsi. Fece due respiri profondi. Avrebbe parlato con la signora Fludd. Se doveva abbandonare la casa per sfuggire al pericolo di Magnus, poteva farlo. Per adesso le era impossibile dormire, ma non avrebbe lasciato la camera da letto. Era sua. Se fosse stata cacciata da quella stanza, avrebbe lasciato anche la casa. Gir la testa per guardare i libri sul comodino. Aveva finito il romanzo di Bellow; ora aveva a disposizione The Millstone, The White House Transcripts, The Golden Notebook e The Unicorn. Aveva bisogno di letture meno impegnative in quel momento. Kate e Magnus: le allusioni e gli avvertimenti della signora Fludd delineavano una temibile possibilit: che lo spirito di Kate vivesse ancora, che la odiasse e si servisse della collera di Magnus, alimentandola. Che lo spirito di Kate impregnasse quella casa. E tutto ci era reale, stava accadendo proprio a lei. Doveva chiamare la signorina Pinner, oltre che la signora Fludd. Prima che le signorine di West Hampstead se ne andassero, la Pinner era troppo impaurita e sconvolta per descrivere quanto aveva visto in bagno. Poi Julia scorse un altro libro che aveva posato ultimamente sul comodino, nascosto dietro la piccola pigna di tascabili. Era il Reale Distretto di Kensington, il regalo di Lily. Un sobrio e giudizioso elenco di fatti, qualche aneddoto, tavole a colori... Esattamente quello che le ci voleva: un libro eccitante come un catalogo di ferramenta, un sonnifero di sicuro effetto. Si appoggi in grembo il pesante volume e cominci a sfogliarlo, leggendo qualche paragrafo a caso. Personalit residenti a Kensington nel diciottesimo secolo... Kensington come un villaggio... storia politica del reale distretto... la progettazione dei Kensington Gardens... tra i mercanti molto facoltosi figuravano... il famigerato signor Price, impiccato per il furto di un cane da corsa... Scorrendo le pagine dopo aver letto della sorte del signor Price, Julia lesse il titolo Delitti, fantasmi e loro apparizioni. Sulle prime evit di leggerlo e pass oltre, ma la curiosit era troppa: torn indietro e inizi la lettura. Da principio non trov nulla che fosse pi eccitante delle precedenti liste di illustri assessori e mercanti di Kensington: l'autore aveva collezionato diversi aneddoti su case abitate da fantasmi e li aveva trascritti in uno stile semplice e disadorno. Si parlava di una monaca senza testa che si aggirava

in un edificio "feudale" di Lexham Garden, di due sorelle suicide in case contigue in Pembroke Place, che erano state viste attraversare mano nella mano i giardini sotto la luna, di un tranquillo padre di famiglia di Edwardes Square, epoca 1912, che, posseduto dallo spirito del bisnonno pazzo, aveva preso a vestirsi alla moda stravagante di un secolo prima e aveva finito per assassinare i propri figli. Julia lesse tutte queste storie con scarso interesse. Poi una frase e il nome di una via catturarono la sua attenzione. Uno dei delitti pi controversi e inquietanti di tutta Kensington il caso di Heather e Olivia Rudge, abitanti in Ilchester Place 25. Heather Rudge, americana, una delle ultime donne condannate a morte in Inghilterra, aveva acquistato la casa in Ilchester Place dall'architetto che l'aveva fatta costruire per s nel 1927, ma che due anni dopo aveva voluto trasferirsi altrove per motivi familiari. In quell'epoca la signora Rudge, separata dal marito, godeva fama di padrona di casa brillante e spregiudicata e, nel suo giro, era considerata una donna facile. (Eda Rolph alludeva a un debole per giovanotti prestanti e facoltosi uomini d'affari della City.) Un contemporaneo, autore di gradevoli raccolte di versi e di una serie di romanzi a carattere teologico, la descrive con "un viso piccolo, vivace, apertamente conturbante nel quale fatalmente si mescolavano bellezza e avidit. Vanitas, senza dubbio, eppure la trovavamo dotata di un fascino innegabile". La nascita di una figlia, Olivia, dodici anni dopo l'acquisto della casa, in piena guerra, influenz solo marginalmente la sua gi compromessa carriera di organizzatrice di serate: la disponibilit di una donna ricca s, ma attempata, la cui stella era tramontata sei o sette anni prima, interessava ormai solo a pochi. Le feste continuarono, saltuariamente e con molto minor sfarzo di prima, poi cessarono del tutto. Fino al 1950 si parl poco delle Rudge. Quell'anno Olivia, di nove anni, venne menzionata in relazione alla morte per soffocamento, in Holland Park, di un bambino di quattro anni, Geoffrey Braden, di Abbotsbury Close. Olivia Rudge e quelli che la stampa popolare battezz concisamente "piccoli teppisti di Holland Park", un gruppo di dieci o dodici bambini capeggiati da Olivia, erano stati visti molestare il piccolo Braden il giorno precedente la sua morte. Il mattino dopo, secondo un sorvegliante del parco, Olivia e parecchi altri lo avevano nuovamente inseguito e maltrattato. Il custode aveva cacciato via i bambini e aveva consigliato al piccolo Braden di andarsene a casa. Quando era tornato in quella zona

del parco, aveva trovato il cadavere del bambino in un punto in ombra, accanto a un muro. Polizia e opinione pubblica avevano escluso che l'assassinio fosse avvenuto per mano dei ragazzini quando si era scoperto che Geoffrey Braden, prima di essere ucciso, aveva subito sevizie sessuali. Un vagabondo fu poi impiccato per quel delitto. Due mesi dopo l'esecuzione del vagabondo, Heather Rudge telefon alla stazione di polizia di Kensington confessando di aver assassinato la figlia. Al loro arrivo gli agenti trovarono Olivia pugnalata nel letto; pi tardi il coroner rifer che il corpo era trafitto da oltre cinquanta ferite. La signora Rudge venne immediatamente arrestata e protetta in tal modo dalla folla dei giornalisti. L'assassinio di Olivia Rudge divent rapidamente un boccone da prima pagina per la stampa scandalistica, che dissotterr ben presto il passato dell'assassina ("Regina del sesso massacra la figlia"). Processata e giudicata colpevole di omicidio, Heather fu condannata a morte, pena in seguito commutata in ergastolo. Rimangono irrisolti alcuni interrogativi. Perch Heather Rudge uccise la figlia? Perch la condanna fu commutata? Esisteva un nesso con l'omicidio, avvenuto l'anno prima, di Geoffrey Braden? I giornali lo insinuarono con insistenza. La stampa si era impadronita del caso, sostenendo che la Rudge era stata condotta alla follia dalla figlia. Alcuni giornali sostenevano che Olivia avesse provocato la madre mostrando di sapere molte cose sul delitto Braden, e che Heather avesse deciso che la figlia non aveva il diritto di vivere. Qualche tempo dopo la Rudge, che ormai aveva assunto il ruolo di vittima, fu riconosciuta inferma di mente da una speciale commissione medica. Attualmente vive in isolamento in una clinica privata per malattie mentali nel Surrey. Le domande restano comunque senza risposta. Heather Rudge porter nella tomba il segreto del ruolo avuto dalla figlia nel caso Braden. Dimenticata dall'opinione pubblica, la mente ottenebrata, Heather Rudge un fantasma vivente. Il primo pensiero di Julia, una volta terminata la lettura, fu una banalit. Ecco chi aveva fatto mettere quegli specchi: Heather Rudge, con i suoi festini animati da aitanti giovanotti, non i rispettabili McClintock. Subito dopo cap di dover assolutamente scoprire ogni minimo particolare su Heather e Olivia Rudge. Scorse in fretta le due pagine, poi torn indietro e le rilesse ancora, con calma e attenzione. Eda Rolph non affermava mai direttamente che Olivia Rudge avesse assassinato o aiutato ad assassinare Geoffrey Braden: su che cosa si basavano le illazioni in quel senso? Julia co-

minci subito a chiedersi come ottenere informazioni sul caso Rudge. I giornali: certo al British Museum, se non in una biblioteca di quartiere, avrebbe trovato le annate microfilmate dei quotidiani. Heather Rudge era ancora viva? Cerc nelle prime pagine del volume i dati editoriali. Il Reale Distretto di Kensington era stato pubblicato dalla Lompoc Press nel 1969 cinque anni prima. Poteva benissimo essere ancora viva. "... una clinica privata per malattie mentali nel Surrey." Come trovare il nome della clinica? Heather Rudge era vissuta in quella casa, aveva dormito in quel letto. Nel sonno, il suo corpo aveva occupato l'identico posto di Julia. Julia ebbe l'impressione di roteare vertiginosamente nel tempo, un tempo elastico, distorto, infido. Il passato parve avvolgerla come un gas nauseabondo. Si mise a sedere di scatto, il cuore in gola. Forse Heather Rudge aveva pugnalato Olivia proprio in quella camera. Olivia in punto di morte come Kate, sanguinante come se il sangue fosse ansioso di abbandonare il corpo vivo. Sangue che copriva schiumando quel punto oltre un angolo sepolto nel tempo... Julia schizz quasi dal letto. Non poteva essere vero. Quella doveva essere la stanza di Heather, si disse, la figlia doveva avere una delle camerette pi piccole che si affacciavano sul corridoio. E l doveva essere stato commesso il delitto. Perch m'interesso tanto a questa storia, a questa gente? si domand Julia. Perch mi dar una spiegazione. Si sent sveglia e piena di energie come se avesse bevuto tre tazze di caff forte. Voleva telefonare a Mark, vedere Lily, voleva chiamare Eda Rolph per chiederle il nome della clinica dove Heather Rudge era rinchiusa da oltre vent'anni. Ma anche qui, pens, parte di questa casa e vive ancora qui, sale e scende le scale con la gonna frusciante, prepara un letto, corre alla porta per accogliere uno spasimante o un amico, chiusa nella sua bolla senza tempo. Ogni momento scorre parallelo a tutti gli altri. Che cosa aveva visto la signorina Pinner, per svenire? Dal pianterreno le giunse, come in risposta, un rumore secco, lo stesso che aveva udito quando, nascosta dietro le tende, le era parso di vedere Magnus ritto e immobile in giardino. Era il rumore di qualcosa fuori che voleva entrare. Julia si rese conto che, paradossalmente, aveva meno paura di Magnus ora, di quanta ne avesse prima, quando leggeva di Heather e Olivia Rudge. Magnus era di carne e sangue. Tutt'intorno a lei si muovevano i segni del passato della casa, echi del suo stesso passato. Stesa nel letto, ascolt il sommesso bussare alle finestre da basso. Pochi minuti dopo prese The White House Transcripts e lesse testardamente per due ore, ar-

rivando quasi a met del libro prima di crollare addormentata, con la luce accesa. Il bussare, tenace e insistente, risuonava per tutta la casa. In un bagno di sudore, sogn Kate. Si svegli due ore dopo con la sensazione di essere stata toccata, anzi accarezzata. La luce era ancora accesa. Julia allung il braccio e la spense. La camera era ancora pi calda di quando era entrata: le sembrava di essere coperta da un velo di sudore. Le tende pendevano immobili: in quella stanza l'aria si rifiutava di circolare e vi si ammassava, densa. Dalla finestra si vedeva brillare il cielo, pi chiaro dell'interno. Julia sentiva ancora, lungo il fianco sinistro non del tutto guarito, il tocco lieve di una mano. Una carezza delicata, sensuale. Naturalmente non c'era nessun altro in camera: era stata lei a immaginare la carezza, forse perch ne aveva bisogno. Si sistem meglio tra le lenzuola, decisa a rilassarsi. I colpi gi erano cessati: non essendo riuscito neppure stavolta a terrorizzarla, Magnus doveva essersene andato. Julia chiuse gli occhi e incroci le mani sotto il seno. Forse Heather Rudge aveva allattato Olivia proprio in quella stanza, parlandole con il linguaggio che si usa coi bambini. Forse la signora Fludd aveva visto Heather accanirsi sulla figlia. Un evento simile perdura di certo nell'ambiente dove si compiuto, continua a riecheggiarvi... La mente di Julia cominci a vagare. Ud un frammento di musica, un'esecuzione orchestrale, metallica, come trasmessa da una radio, ma anche quella svan insieme a tutto il resto. Piomb immediatamente in sogni che si confondevano col dormiveglia. La stavano accarezzando ancora. Mani delicate, insieme alle sue, indugiavano su di lei, la sfioravano. Piccole mani si muovevano leggere sul suo corpo. Si fermarono, poi ripresero. Julia vide Kate accanto a s: erano abbracciate. Kate era con lei. Le carezze erano come musica: sommessa, toccante, a ondate. Julia prov una quiete, una pace infinita. Le piccole mani erano come lingue che la leccavano. Si abbandon a quella piacevole sensazione. Sogni spezzati, alimentati da quelle lunghe carezze, s'insinuarono nella sua mente. Lei e Mark, seduti a fianco a fianco sul divano grigio, pronunciavano parole che non riusciva a sentire. Lui le prendeva le mani. Nuotava in una piscina d'acqua calda come quella del bagno. Non portava costume, e l'acqua era liscia come olio intorno a lei. I pori della pelle erano dilatati e il sole scottava. Le dita si spostavano in carezze insinuanti sul suo corpo che si schiudeva. Mark e Kate, poi, all'improvviso, solo Kate. "No," gemette, e la propria voce la richiam dal sonno. "No." Av-

vert l'ultimo contatto della mano che l'accarezzava tra le cosce. Si sent piena di disgusto e di paura, cos eccitata. Adesso era completamente sveglia. Aveva sognato Kate. Che cosa orribile aveva sognato? Si aspettava quasi di udire Heather Rudge che scendeva leggera le scale. Ora il pensiero di Kate era terrificante. Kate doveva odiarla. Era prigioniera di una terribile situazione e mentre il suo corpo cercava sollievo, la coscienza era sbigottita da ci che la logica non poteva spiegare. Adagio, sentendosi sporca, Julia fece scivolare la mano in quel punto del corpo che la reclamava e, con un movimento circolare delle dita, raggiunse l'orgasmo. Si sentiva come il fantasma non appagato della Heather Rudge vivente. Il suo corpo odorava di sconfitta e fallimento, di sforzi affannosi. Il mattino seguente Julia compose con mani tremanti il numero che Rosa Fludd le aveva lasciato. Per la prima volta in vita sua aveva bevuto alcolici al mattino: un goccio di whisky di malto liscio, trangugiato ancora in vestaglia. Le era subito venuta voglia di un altro. La pronta esplosione di calore, l'immediato rilassamento che si sarebbe concluso con l'annullamento totale della coscienza, l'aveva riportata al periodo del ricovero in ospedale, pochi secondi dopo l'iniezione del mattino. Adesso so perch la gente beve al mattino, aveva pensato. meglio della colazione. Aveva subito riavvitato il tappo della bottiglia ed era andata al telefono, vicino al quale c'era il cartoncino bianco datole dalla signora Fludd. Sent il trillo sordo nell'appartamentino asettico della Fludd. L'apparecchio squill sei, sette volte, senza risposta. Era ancora l, custodita dal pappagallino e dai grandi occhi romantici della fanciulla nella stampa di Keane? Doveva assolutamente parlarle: che cosa le avrebbe detto la medium, si domand, se lei, Julia, avesse saputo di Heather e Olivia Rudge la sera prima? Al decimo squillo qualcuno rispose. "S?" disse una voce femminile, giovane. "Vorrei parlare con la signora Fludd, Rosa Fludd. Sono Julia Lofting." "Un momento." Julia ud delle voci soffocate: la donna aveva coperto il microfono e si stava consultando con un'altra persona nella stanza. "Mia zia dice che non le pu parlare." "Qualcosa non va?" s'inform Julia. "Proprio lei dovrebbe saperlo. Non una delle due signore che l'hanno accompagnata a casa?" Aveva un accento cos pesante che Julia distingueva a malapena le parole. " anche colpa sua se ora si trova in questo stato."

"In quale stato?" "Di agitazione! Lei e gli altri suoi amici visionari le avete quasi fatto perdere la testa. Le sembra una bella cosa da fare? E questa povera donna non prende nemmeno un soldo per farvi divertire." Si ud un'altra voce in sottofondo e la mano tapp di nuovo il ricevitore. "Le dica che ho altre informazioni," insistette Julia. " importantissimo." "Dice che ha altre informazioni. Sicura? Ci tieni davvero?" Un attimo dopo la signora Fludd era all'apparecchio. "Eccomi." Il suo tono era molto controllato. "Signora Fludd, sono Julia Lofting. Sta bene? Ero preoccupata per lei." "Lasci perdere. Che cosa voleva dirmi?" "Per caso ho letto un episodio riguardante la mia casa in un libro su Kensington e volevo riferirglielo. sempre l, signora Fludd? La casa apparteneva a una certa Heather Rudge, un'americana, che aveva una figlia di nome Olivia. La Rudge pugnal la bambina. Mia figlia fu uccisa allo stesso modo. Mio marito voleva salvarla perch stava soffocando, invece l'ammazz. Il delitto avvenne oltre vent'anni fa, proprio in questa casa. questo che ha visto? E questo che ha visto nel bagno la signorina Pinner?" "Non so nulla della signorina Pinner." "Signora Fludd, possibile... possibile che mia figlia mi perseguiti? Che cerchi di farmi del male? E questo che intendeva, ieri sera? Kate ha tentato di nuocere a lei? C' mia figlia dietro questa storia?" In preda all'isteria e alle lacrime, Julia tacque per ritrovare il controllo. "Mi pu aiutare, signora Fludd?" "Torni nel suo paese." "Non pu dirmi che cosa ha visto?" "Non ho visto nulla." "Ma lei ha parlato di una bambina e di un uomo. Kate e Magnus." "Non ho visto nulla. La signorina Pinner una vecchia matta e neppure lei ha visto qualcosa. Se ne vada da quella casa, lasci l'Inghilterra. E tutto quanto posso dirle." "Signora Fludd, per favore, non riappenda. Ho pensato tanto, ho tante cose da chiederle. Come fanno le persone vissute nel passato ad agire attraverso le persone che vivono nel presente? Come fanno i morti a controllare i vivi? possibile che avvenga un fatto simile?" "Gliel'ho gi detto. Mi sta facendo perder tempo. Addio." "Ha parlato di odio e invidia." "Se ne ricorda, allora. A volte vogliono toglierle qualcosa di suo e darle

qualcos'altro: questo aiuta lo spirito malefico. Ma gli spiriti forti non hanno bisogno d'aiuto, signora Lofting. Fanno quello che vogliono. Non posso parlare, signora Lofting. Mi lasci in pace, la prego." Riappese, e Julia tenne il ricevitore incollato all'orecchio finch non sent il segnale di linea libera. Abbass la forcella per riformare il numero, ma in quello stesso istante il telefono squill. "Pronto?" rispose Julia con un filo di voce. "Ti riporter a casa," afferm la voce cupa di Magnus. "Non puoi sfuggirmi. Mi senti? Mi senti, Julia?" Lei riappese. Le parve di vedere una figura spostarsi precipitosamente fuori del suo campo visivo e si volt di scatto, il respiro bloccato in gola. Era sola nella stanza. "Kate," bisbigli. "Kate, no." Quando Julia entr in cucina per bere un bicchier d'acqua, dal rubinetto scese un liquido marrone, dal puzzo talmente schifoso che lei fece un passo indietro. Si premette una mano sulla bocca e chiuse il rubinetto, interrompendo il getto che ora aveva un odore metallico, come di monete. Qualche secondo dopo prov a riaprire: il liquido nauseabondo riprese a scorrere. Di nuovo Julia gir convulsamente il rubinetto per arrestare il flusso. Sotto l'acquaio c'era una dozzina di bottiglie di acqua minerale, ne prese una, svit il tappo e riemp un bicchiere. Aveva un sapore incredibilmente dolce: bevendola, Julia si rese conto di essere stata l l per vomitare. Ancora adesso dall'acquaio saliva il fetore del liquido brunastro che le rivoltava lo stomaco. Poi il malessere fisico le fece ricordare una cosa. La sera in cui si era introdotta in casa dalla finestra del bagno aveva perso le scarpe: erano cadute fuori quando era riuscita finalmente a insinuarsi nella stretta apertura. E fuori erano rimaste, dove Magnus poteva facilmente trovarle: qualcosa presa, qualcosa data, aveva detto la signora Fludd. Quasi tutto ci che possedeva l'aveva avuto da Magnus. Portava il suo anello, le aveva comprato orecchini, ciondoli, collane, vestiti. Per spogliarsi di tutto ci che le era stato dato da Magnus, avrebbe dovuto andare in giro quasi nuda. Quanto tempo erano rimaste in giardino le scarpe? Tre notti e due giorni. Forse erano ancora sotto la finestrina del bagno. Dalla cucina Julia raggiunse l'anticamera e poi il bagno. Riflessa negli specchi rosa, tolse il fermo al vetro e lo sollev. Tenendolo con la sinistra, e in punta di piedi, sporse la testa. Vide i fiori bianchi e gialli, alcuni staccati dallo stelo, altri

calpestati nel terreno soffice. Ma non vide le scarpe. Si protese in fuori pi che pot, ma non ce n'era traccia. Erano sparite: qualcuno le aveva prese. Ecco una prova: un uomo e una bambina volevano farle del male. Per alcuni istanti Julia, terribilmente agitata, cammin su e gi per la stanza da bagno. Si rendeva conto di emettere un verso gutturale, orribile, ma non sapeva frenarsi e il suono echeggiava tra gli specchi, rimbalzando avanti e indietro come il suo corpo. Devo smetterla, si disse, e si costrinse a sedersi sul pavimento. Il suono fuoriusciva in singulti, poi si concentr in gola, dove Julia poteva fermarlo. Quando si accorse che un filo di saliva le era colato dalla bocca, si asciug con un gesto brusco. Guard in giro, stranita. Sedeva accanto alla vasca, gli occhi vacui, la bocca aperta: negli specchi rosa il suo volto appariva quasi esotico. Magnus si era preso le sue scarpe. Julia si alz barcollando, aggrappandosi con entrambe le mani al lavabo, dove il suo abito era immerso in un'acqua bruno-arancione. La macchia di sangue si vedeva ancora: sembrava addirittura essersi ingrandita e adesso era lunga una spanna. Julia agguant l'abito, tolse il tappo e strizz la stoffa fradicia mentre l'acqua tinta e maleodorante scorreva via. Non stava realmente pensando. Sapeva di dover distruggere il vestito azzurro e non perse tempo: l'azione fu quasi pi veloce del pensiero. Doveva bruciare quell'indumento. Con il vestito in mano, pass dalla cucina, dove prese dei fiammiferi e prosegu fino al caminetto del soggiorno. Lasci cadere il vestito sulla griglia e avvicin un fiammifero acceso a un angolo asciutto di tessuto. L'abito non prese fuoco. Julia accese un secondo fiammifero e lo accost allo stesso lembo di stoffa, che questa volta prese fuoco, arricciandosi e annerendosi sotto la lingua di fuoco che si allargava. Un odore acre invase il soggiorno seguito dal fumo. Una buona met del vestito bruci prima che la fiamma si spegnesse a contatto con la parte bagnata. La stanza puzzava di stoffa incendiata, di pelo bruciacchiato, ma Julia non vi fece caso. Si ostin nello sforzo di appiccare il fuoco al resto del vestito, ma quello, ancora zuppo, si anneriva soltanto. Poi Julia vide il Guardian del mattino su un tavolino accanto al divano e and a prenderlo. Tolse quattro pagine che ficc nel caminetto, sotto l'abito. Quando sollev quello che ne restava, sporco di cenere e fuliggine, vide ancora la grande macchia di sangue color ruggine che partiva dalla cucitura. Gett altri fogli di giornale sul vestito e su di essi dei fiammiferi. Si lev un fumo denso e giallastro. Julia butt altri fiammiferi sulla carta che si

consumava lentamente, ma il vestito non voleva prendere fuoco. Lei aveva le mani nere di cenere. Desistendo dal suo tentativo, and in cucina a prendere un sacco di plastica nera per la spazzatura, lo apr e lo port al caminetto. Con l'aiuto della paletta sollev il mucchio di cenere e tessuto bruciacchiato e spugnoso e lo infil nel sacco, che chiuse e port fuori, sul vialetto di fianco alla casa. Il sole e il caldo furono una sorpresa per Julia. L'ultima mezz'ora, o forse un'ora, era stata un incubo. Era stata dominata da un disgusto violento e irresistibile. Mentre le sue pulsazioni rallentavano, Julia torn ad accorgersi di quello che la circondava, della luce tra i fili d'erba, del sole che le accarezzava i capelli. Prese a respirare pi regolarmente, rendendosi all'improvviso conto di aver ansimato. Quella cosa nel sacco nero: aveva dovuto distruggerla come se fosse stata viva. Ripreso il sacco, fu sopraffatta nuovamente dalla repulsione e lo sbatt nel bidone dell'immondizia, richiudendo subito il coperchio. Grosse macchie di cenere le imbrattavano la vestaglia e anche le gambe erano sporche. Julia si sentiva come se avesse appena terminato una corsa estenuante. Magnus: la sua telefonata, come per un perfido sortilegio, le aveva fatto perdere la ragione. Non ricordava pi le sue parole, ma ne aveva ben presente il significato minaccioso. Le aveva preso le scarpe. Julia rientr di corsa nel caldo rifugio della casa. Venti minuti dopo, un'altra visita: la sua vicina, una donna ancora giovane, che abitava al 23, la casa accanto. Pi piccola di Julia, i capelli corti quasi come quelli di Lily, aveva un viso roseo, timido e sorridente che cominciava appena a mostrare le rughe. Si chiamava Hazel Mullineaux. Le sue prime parole: "Non so se sia il caso di importunarla adesso," suscitarono in Julia grande imbarazzo per via della vestaglia macchiata e delle mani annerite. E anche del viso, perch dalle occhiate della signora Mullineaux Julia cap di avere anche le guance e la fronte imbrattate. Nascose le mani dietro la schiena. "Sembra tanto indaffarata che non so se posso approfittare del suo tempo." Julia, intenta a darsi un contegno, si scord persino d'invitarla a entrare. "Oh, ho tutto il tempo del mondo," rispose, dandosi subito dopo della stupida per l'esagerazione. "Il fatto che abbiamo pensato di doverglielo chiedere. Ci sembra giusto che lei sappia," si scus, poi tent di sdrammatizzare. "E naturalmente vo-

levamo conoscere la nostra nuova vicina." "Grazie." "Mi scusi, non ho afferrato il suo nome." Non gliel'aveva detto. "Julia Lofting." Hazel Mullineaux occhieggi verso la casa, alle spalle di Julia. " canadese? Sto cercando di individuare l'accento..." "Sono americana, ma vivo qui da molto tempo." "Questo spiega perch l'accento quasi sparito." "Oh, non ci faccio caso, credo che cambi in continuazione. Mio marito diceva sempre che parlavo come una contadina dello Iowa, e pensare che non sono mai stata nello Iowa, e nemmeno lui, d'altronde." Parlava a caso, respirando il puzzo di bruciato. Aveva sventagliato un giornale in soggiorno per dieci minuti, ma l'odore era rimasto: sembrava che avesse arso un gatto. Le divagazioni sullo Iowa lasciarono evidentemente perplessa la vicina. "Dunque, come le dicevo, abbiamo pensato che fosse giusto informarla. Ieri sera mio marito ha visto un uomo fermo davanti a casa sua." Julia s'immobilizz. "A che ora?" "Alle dieci, quando tornato dall'ufficio. Come tutti gli editori, lavora fino a tardi, sa... Verso le dieci e mezzo, per caso, ha guardato fuori, e ha visto lei che entrava in casa. L'uomo era ancora l. Perry diceva che non aveva l'aria del delinquente, per si era spostato ed era vicino all'albero davanti al numero diciassette, dove stanno gli Armbruster. Perry era incuriosito, cos l'ha tenuto d'occhio e dopo che lei entrata, l'uomo si avvicinato di nuovo a casa sua e si fermato sul marciapiede opposto. Perry dice che ci rimasto almeno un'ora. Naturalmente nessuna legge proibisce di guardare le case, ma la cosa ci sembrata strana. Mio marito si chiesto se non fosse il caso di telefonare alla polizia. Gli ho detto che ne avrei parlato con lei, nel caso quell'individuo ritornasse. Spero non pensi che ficchiamo il naso nei suoi affari privati." "Oh, no!" protest Julia. L'odore di gatto bruciato si era fatto decisamente forte e anche la signora Mullineaux l'aveva fiutato. La donna la guardava in modo strano, e fece un passo indietro. "Stavo facendo un po' di pulizia," spieg Julia. "So di non essere presentabile." "S, cio no, naturalmente. Ma siccome quell'uomo si trattenuto parecchio davanti a casa sua, ho voluto dirglielo. Spero non pensi che abbiamo sbagliato a non chiamare la polizia." "Era mio marito," rivel Julia. "Credo che mi sorvegli. Anzi, ne sono si-

cura." "La sorveglia?" domand stupita la signora Mullineaux. "Non abita qui," spieg Julia, sentendo di aver gi dato fin troppe spiegazioni. Ma non sapeva come evitarlo. "Vede, ho comperato questa casa solo per me. Non posso pi vederlo e lui mi importuna, mi telefona. Credo che una sera si sia intrufolato in casa..." Ora la signora Mullineaux era l'immagine stessa dello sbigottimento e della disapprovazione. "Oh, la prego, voglio che diventiamo amiche!" esclam Julia. "I vicini dovrebbero essere amici, vero? Non l'ho neppure fatta entrare. Gradirebbe una tazza di caff? stata gentile a venirmi ad avvertire. Non so se sia giusto chiamare la polizia. Non so se ci sia pericolo... diventato tutto cos confuso in questi due o tre giorni, per via di Kate, nostra figlia, voglio dire la nostra bambina morta... Lui mi mette addosso una paura terribile, ma non credo di dovermi rivolgere alla polizia, una faccenda che non capirebbero. Tuttavia ringrazi suo marito per essersi preoccupato per me, apprezzo molto...". Guard gli occhi sgranati di Hazel Mullineaux. "Non vuole entrare a bere una tazza di caff? Dovr dare aria al soggiorno per mandare via questo odoraccio, ma potremmo sederci in cucina o nel giardino sul retro." "Ora non posso, grazie," rispose l'altra, avviandosi gi per i gradini. "Sar per un'altra volta." "Ah, volevo chiederle una cosa," la blocc Julia. "Conosceva la gente che stava qui prima?" "Sicuro che conoscevamo i McClintock. Erano anziani, riservati, ma molto cari, davvero." "No, non i McClintock. Quelli prima di loro. La signora Rudge, Heather Rudge. Aveva una figlia." "Prima dei McClintock? Noi ci siamo trasferiti qui nel sessantasette e i McClintock ci stavano da vent'anni, credo." "Gi, naturalmente, naturalmente. Non pu averla conosciuta." La signora Mullineaux si volt, scese gli ultimi scalini e, prima di raggiungere il marciapiede, si gir ancora a guardare Julia, abbozzando un sorriso. E convinta che io sia pazza, si disse Julia. Poi pens a Magnus che pattugliava la strada. Quella notte aveva bussato per ore alla finestra della sala da pranzo. Voleva farla precipitare nel baratro. Julia desider la presenza spensierata di Mark, la sua mascolinit senza problemi: era un talismano

contro Magnus. Neppure su Lily poteva contare per essere salvata da Magnus. Sent Hazel Mullineaux sbattere la porta. Mark l'avrebbe protetta anche da quello. "Hai bisogno di aiuto, cara. Sei sotto pressione e non oso biasimarti se sei inquieta e sospettosa." "Inquieta, Lily? Naturale che sia inquieta. La serata di ieri mi ci voleva proprio..." "Intendevo proprio questo. Verso mezzogiorno ho chiamato la povera signora Fludd, ma non ha risposto nessuno. Non esce mai se non per le sue sedute. successo qualcosa di terribile, sono sicura. Sono in pensiero per lei, pi forte di me." "Be', io sono in pensiero per me. Magnus stato visto aggirarsi da queste parti, ieri sera. Sono anche certa che due sere fa riuscito a infilarsi in casa mia. Sta cercando di farmi tornare da lui. E fuori di senno e forse lo sono anch'io. Sai che cosa penso? Kate mi vuole punire. La signora Fludd ha parlato di un uomo e di una bambina. Kate entrata nel cervello di Magnus. Ogni tanto viene anche in questa casa, e mi odia. Crede alle bugie di Magnus." "Oh, cara..." "Lo vuoi tutto per te, vero? E vuoi pure Mark. Ti piacerebbe che Magnus mi considerasse pazza. Immagino che lo chiamerai subito per riferirgli quello che ti ho detto, ma non lo troverai perch probabilmente sta ronzando qui intorno per controllarmi." "Julia, non penserai questo di me!" "Gli hai telefonato. Sei venuta meno alla tua parola." "Perch volevo che tornassi da lui." "Per lo vuoi per te, vero? E anche Mark." "Julia, questa discussione non fa bene a nessuna delle due. Ed terribilmente ingiusta. Ascolta, Julia: Kate non ha motivo di odiarti, nulla di quanto hai fatto era diretto a nuocerle. Sei stata coraggiosa." "Magnus l'ha uccisa. Magnus mi odia per averlo lasciato e adesso anche Kate mi odia. La signora Fludd li ha visti." "Julia, perch non vieni da me, cos potremo parlarne? Vieni, ti prego. Da quel giorno non sei pi te stessa." "Che cosa intendi? Che cosa vorresti farmi dire?" "Nulla, Julia, nulla. Pensavo solo che parlarne ti avrebbe giovato, se non con Magnus almeno con me, ma forse non sei ancora pronta e allora la-

sciamo stare. Continuo a pensare che dovresti trasferirti da me per qualche giorno, in modo..." Julia ebbe l'improvvisa, chiarissima visione di un uomo in camice bianco che le piantava un ago nel braccio. "Spiacente, Lily. Arrivederci." Riappese, tremando con tale violenza che il ricevitore scivol dalla forcella e cadde sul pavimento. Doveva uscire subito di casa. Sal di corsa in camera e si tolse la vestaglia sporca. And in bagno e fece una rapida doccia, evitando il pi possibile di guardare il proprio riflesso nel timore che un'occhiata agli specchi cogliesse il guizzo della figura sfuggente che usciva dal suo campo visivo. Il telefono cominci a suonare mentre si asciugava. Lei non rispose e cont gli squilli. Al ventesimo, smise. Julia continu a vestirsi, rifiutando di ripensare alle parole di Lily. Le venne invece voglia di comprare ancora dei libri, per entrare nella vita inventata di altre persone. Quella era liberazione. Venti minuti dopo, spinta da quel desiderio, percorreva a passo svelto Kensington High Street, i capelli ancora umidi che le aderivano al collo, accompagnata da ricordi vividi della sua adolescenza: le estati nel New Hampshire, dove faceva sempre caldo come quel giorno a Londra. Il suo bisnonno aveva acquistato la tenuta dopo aver lasciato la presidenza della compagnia ferroviaria che, negli anni del boom, gli aveva fruttato centinaia di milioni di dollari. La terra, l'aria stessa le erano apparse diverse laggi, quando era stata innocentemente assorbita dalla vita di famiglia. Per un istante Julia prov fortissimo il desiderio di tornare in America. Si ferm in Kensington High Street, tra un negozio di liquori e la libreria di W. H. Smith. I clacson delle auto laceravano l'aria e lei ricord all'improvviso una vallata del New Hampshire e, al di l della valle, le distese sconfinate del continente. Ma quei luoghi non erano pi cos, e lo sapeva. In realt desiderava tornare al passato. Eppure covava in lei un confuso struggimento per quella terra immaginaria e feconda: le sembrava di aver trascorso anche l'infanzia in quei luoghi. Entr da Smith e acquist un'edizione economica di Gravity's Rainbow. Con il libro sotto il braccio, Julia fendette la folla di High Street. Faceva davvero caldo, come in agosto nel New Hampshire. Rimase un momento incerta se imboccare Kensington Church Street in direzione di Notting Hill Gate, per vedere se Mark era in casa. Ricordava l'indirizzo e, le sembrava, anche dove si trovava il suo appartamento; era una di quelle vie lunghe e curve, Pembridge qualcosa, che intersecavano Notting Hill Gate, una stra-

da su cui si affacciavano case spaziose, ora suddivise in mono e bilocali. Mark aveva un appartamento nel seminterrato. Julia immagin una rampa di scale che scendeva dal marciapiede fino a una stanza priva di luce, e le bast per incamminarsi verso Holland Park, dove poteva stendersi al sole. Non si sentiva ancora pronta ad andare a casa di Mark. Capitare l inaspettatamente avrebbe scatenato una serie di conseguenze che non si sentiva di affrontare. Mentre passava davanti alla fila di negozi, Julia scrutava la gente cercando il viso di Magnus. Forse la pedinava di nascosto, fingendo di guardare le vetrine: doveva aspettarsi che suo marito adottasse una tattica del genere. O forse, e questa era l'ipotesi pi inquietante, in quello stesso momento si stava introducendo in casa sua. Ma non poteva correre l a controllare di persona, non l'avrebbe mai colto sul fatto, questo era certo. Malgrado tutto, Julia non riusciva a liberarsi dall'immagine di Magnus che incombeva alle sue spalle. Sbucata sulla lunga piazza del Commonwealth Institute, si volt di scatto e diede una gomitata nello stomaco a un prete. Nello scambiarsi le scuse, si riconobbero dall'accento come americani. Il prete, un uomo bruno, distinto, dal viso intelligente, la guard incuriosito mentre scambiavano qualche battuta. Julia supponeva che stesse inconsciamente rispondendo a qualcosa che traspariva dal suo atteggiamento o dal suo sguardo vacuo. Che cos'aveva di tanto strano da allarmare perfino uno sconosciuto? Alz una mano per asciugarsi la fronte imperlata di sudore e vide che tremava. "Non nulla," assicur al prete. "Sono solo un po' ansiosa. Sono una persona normale. Di solito non prendo gli uomini a pugni nello stomaco." Si ritrov in Holland Park. I vialetti erano pieni di gente e cos pure i prati. Un gruppo di bambini correva strillando nell'erba, dividendosi in girotondi turbinosi per poi raggnipparsi di nuovo, schiamazzando. Ragazzi in jeans, ragazze in lunghi abiti leggeri, ragazze in jeans, tedeschi bardati con macchine fotografiche e vestiti costosi. Julia gir intorno a una comitiva di venti giapponesi che parlavano tra loro cantilenando. Una giovane coppia davanti a lei si scambi un lungo bacio. Il ragazzo, incurante della gente, toccava e massaggiava le natiche della compagna. Julia reag con una fitta di dolore fisico, poi vide il prete americano che la precedeva, camminare in fretta e senza voltarsi. Respinse fermamente il ricordo del suo sogno notturno e i postumi di esso, incamminandosi senza meta sulla scia del prete. Il libro le pesava come un macigno. Il prete lasci il viale principale per imboccarne uno pi stretto che, co-

me Julia ricordava, costeggiava l'area in cui pavoni e altri uccelli passeggiavano impettiti all'ombra degli alberi. Julia lo segu, fissando l'abito nero come se contenesse un messaggio. Il prete si sofferm un attimo a guardare i pavoni, quindi prosegu verso il boschetto che occupava la parte pi alta del parco. Camminava di buona andatura e poco dopo spar tra gli alberi. Tre donne che spingevano ciascuna una carrozzina, accompagnate da un solo uomo con una bottiglia di vino aperta, attraversarono davanti a Julia. Il prete era scomparso. Fu allora che Julia scorse Magnus. Era seduto su una panchina e non la guardava. Appariva stanchissimo. Lei si ferm di scatto, fece due passi indietro, poi gli volt le spalle. La visione di Magnus in abito grigio chiaro, le spalle curve, la fronte corrugata, le bruciava dentro. Se avesse girato la testa, l'avrebbe vista. All'inizio percorse il sentiero a passi veloci e leggeri; superata la curva rallent e, fattasi coraggio, si guard alle spalle; non l'aveva seguita. Si diede un'occhiata intorno: l avanti, a destra, c'era un'uscita, proprio di fronte a Plane Tree House. Per tornare a casa avrebbe percorso il perimetro del parco. Trotterell gi per il sentiero, ignorando gli sguardi degli uomini e assumendo un'espressione decisa. L'idea di fermarsi nel parco a leggere il libro era fuori discussione: doveva tornare a casa e chiudersi a chiave. Stava per raggiungere il cancello quando scorse la bambina negra che aveva incontrato il primo giorno. La piccola la scrutava di sotto in su come aveva fatto quella volta. "Ciao, Laura. Ti ricordi di me?" "Pup," disse Laura, sorridendo a Julia con la bocca aperta. Gli occhi le brillavano. "Non una bella parola." "Pup. Cacca." La piccola ridacchi. "Fottiti." Julia era sbigottita. "Fottiti. Cacca. Fottiti." "Ma che..." Julia si volt e si trov a guardare negli occhi della bambina bionda. Stava toccando una bicicletta appoggiata alla cancellata che circondava il parco e guardava Julia diritto in faccia. Non c'erano altri bambini nei pressi. Le persone pi vicine erano un uomo e una donna addormentati nell'erba a una ventina di metri. Intorno a Julia e alla bambina pareva essersi creato un vuoto senza tempo. La biondina portava dei calzoni di tela di foggia curiosamente antiquata con l'elastico alto in vita e le gambe larghe. La sua somiglianza con Kate riemp di paura il cuore di Julia. Si osservavano soltanto, senza parlare, e Julia ebbe la sensazione che la bion-

dina l'avesse attesa in quell'angolo isolato. Poi la bambina sorrise e la somiglianz con Kate spar. Aveva un incisivo spezzato a met e il pezzetto di dente rimasto formava un arco che rendeva irregolare e asimmetrico il suo sorriso. "Chi sei?" domand Julia. Il sorriso della ragazzina prese una sfumatura stranamente adulta, provocante. Le sue mani accostate si mossero, o si mosse qualcosa dentro di esse. Quando Julia guard, si accorse che la biondina non stava toccando la bicicletta, ma teneva le mani vicino alla ruota posteriore. Le ci volle qualche secondo per capire che cosa tenesse tra le palme. Solo quando la creatura fremette, Julia vide che era un uccellino. " ferito?" domand. La bambina non rispose, ma continu a fissarla con quel suo sorriso sbilenco e asimmetrico. Tutto il suo essere pareva compreso in se stesso. Con un movimento sicuro e veloce la bambina infil l'uccellino nella ruota, incastrandolo tra i raggi e le bacchette metalliche che sostenevano il parafango. La scena si stamp nella mente di Julia con estrema chiarezza: come nell'attimo prima di un disastro previsto, il tempo divenne fisso come il sorriso della bambina. Julia guard l'uccellino un istante prima che la biondina spingesse avanti la bicicletta. Era trattenuto fra due asticelle, non nel cerchione come le era sembrato, e il corpicino sporgeva tra i raggi. "Non farlo... no," balbett. La ragazzina spinse la bicicletta e l'uccellino si tramut in un grumo di piume sanguinolente; la testa cadde a terra senza rumore. Julia alz gli occhi sulla ragazzina, che stava montando in sella. Non se ne and subito, ma rimase ferma a cavalcioni della bici, fissandola intensamente. Julia apr la bocca per parlare, poi scorse la testa dell'uccellino che giaceva con gli occhi aperti vicino alla ruota posteriore e si sent prendere da una nausea violenta. Si gir e vomit nella polvere. Quand'ebbe finito, la bambina non era pi accanto a lei. Pedalando lentamente e con aria noncurante era gi arrivata al cancello, e un attimo dopo era sparita nel traffico. Julia fece un passo e scopr che le ginocchia le tremavano; si costrinse a correre. Incurante di Magnus si precipit direttamente verso casa, la bocca aperta, il corpo tremante, il respiro corto. Travers di corsa i prati, scansando i curiosi che le cedevano il passo, e infil il sentiero che aggirava la zona giochi dei bambini. Aveva la gola asciutta e il fianco sinistro doloran-

te. Volt l'angolo di Ilchester Place e riprese un'andatura normale. Ansimando, con il viso in fiamme, sal i tre gradini che portavano al suo vialetto. La casa aveva un aspetto impassibile, scostante; Julia non desiderava altro che buttarsi sul letto e dimenticare tutto nel sonno. Il libro che portava sembrava triplicato di peso. Arrivata alla porta infil una mano in tasca e tocc un fazzolettino di carta usato, un orecchino con la spilla rotta, un mentino e due monetine. La chiave, ricord, era in fondo alla borsa, su un ripiano della cucina. Le ginocchia le mancarono del tutto e Julia si accasci nell'erba soffice. Prima che i suoi occhi si chiudessero, vide la faccia sbalordita di Hazel Mullineaux che la guardava da una finestra del 23. La vecchia si alz a sedere nel letto; il chiaro di luna si piegava come una lunga pagina bianca tra muro e pavimento. Una voce bassa l'aveva svegliata dolcemente pronunciando ripetutamente e sommessamente il suo nome in tono quasi canzonatorio. Ora la voce si ud di nuovo, lontano, da un altro punto della casa. La donna non voleva seguire la voce; resistette aggrappandosi al lenzuolo. Ma sapeva di non poter resistere a lungo. La voce era acqua fresca, l'acqua azzurra di cui aveva bisogno. I deboli muscoli delle braccia cominciarono a tremare. Sapeva chi era. Pass la lingua arida sui denti. Sent pronunciare il proprio nome dal corridoio. Infine il suo corpo smise di lottare. Come per volont propria, le braccia della vecchia scostarono il lenzuolo e i piedi toccarono terra. Le gambe malferme sapevano dove portarla. Nella sua mente pareva esserci solo la voce. I piedi trovarono le scarpe basse e vi s'infilarono. La donna percorse il corridoio e vide la porta aperta. Appena oltre la soglia, avvolta in una luce gialla, c'era la persona, e la chiamava. L avanti l'aspettava la conoscenza, la conoscenza e la pace. Mentre passava davanti all'attaccapanni, la sua mano s'allung per prendere il pesante soprabito di tweed. Stupida mano, stupido soprabito, inutile. Serviva solo per coprire la camicia da notte. Se lo tir sul ventre prominente e allacci l'unico bottone. Gentile e insistente, la persona aspettava. Seducente... troppo attraente. La donna mosse lenta verso la porta, la super e si trov in uno spazio ampio e familiare. La persona camminava a ritroso, in fretta, facendole cenno di seguirla. Luce bianca sui capelli, sul dorso delle mani in movimento. Tutto di lei era indistinto e nebbioso. Altre voci raggiunsero le orecchie della vecchia, ma

lei non volt neppure la testa. La voce fu l'ultima cosa che ud. PARTE SECONDA La ricerca: Heather 5 "Sono stata sul punto di capire," disse Julia. "Ero a letto e leggevo il libro che mi hai regalato, e quando sono arrivata al capitolo su Heather e Olivia Rudge mi sono resa conto che stavo per comprendere quello che mi succede, perch, vedi, Lily, non sono invenzioni. Era tutta una gran confusione con Kate e la bambina che ho visto prima di svenire. C'ero cos vicina, mi sentivo piena di energia e volevo chiamarti, avevo tante idee in testa. C' qualcosa che riguarda la casa vista dalla signora Fludd, ed importante per via di ci che Magnus ha fatto a Kate. In qualche modo l'energia della casa si concentra su di me. La signora Fludd sapeva di essere in pericolo, e mi ha detto che lo sono anch'io. Basta a convincerti che non tutto frutto della mia immaginazione?" Vi fu un lungo silenzio sulla linea mentre Lily cercava di conciliare il senso di tutte quelle affermazioni. Infine disse: "Cara, la signora Fludd stata travolta e uccisa da un'auto pirata vicino a casa sua. Sembra che sia scesa dal marciapiede nel traffico di Mile End Road, e la macchina si dileguata prima che qualcuno si rendesse conto dell'accaduto. sempre meglio cercare una spiegazione ragionevole e razionale prima... prima di allarmarsi per nulla." "Lo so, ma certe cose non hanno una spiegazione razionale." "Cara, non vi nulla di soprannaturale in un incidente del genere, per quanto grave sia." "Il male non razionale, Lily. So che qualcosa mi odia, qualcosa presente in questa casa. Anche la signora Fludd lo sentiva, e mi aveva avvertita. Ero vicina alla spiegazione, la sera che ho letto della Rudge. Con tutti quei pensieri e quelle idee... Sentivo il passato intorno a me. Il passato in questa casa. Non capisci che sono coinvolta in questa storia, a causa di Kate? la chiave di tutto." "Be', quanto alla chiave di tutto..." Lily s'interruppe. Aveva promesso a Magnus (ne avevano parlato insieme, con l'autorevole consiglio del medi-

co di Julia) che non avrebbe portato Julia su quell'argomento; se Julia avesse mai dovuto riconoscere la verit sulla morte di Kate, era necessario che ci arrivasse da sola. Concluse quindi la frase dicendo: "Credo che stia nel tuo stato mentale". Si pent subito di aver scelto quelle parole. "Il mio stato mentale? Grazie tante, Lily." "Non intendevo in quel senso. la verit, mia cara." "Non posso credere che proprio tu non voglia neppure discutere la possibilit che stiano accadendo cose fuori dell'ordinario. Se la signora Fludd ha visto o sentito qualcosa, com' stato, tu per prima dovresti crederci. Pensavo che fossi aperta verso fenomeni del genere." "Solo nelle circostanze adatte, Julia. Sai che credo fermamente nel soprannaturale, ma..." "Allora che mi dici di Heather e Olivia Rudge? Lily, non si tratta d'incidenti. Non in questo caso. Questi fenomeni mi hanno colpita per una ragione precisa. Forse ci vuole un fatto casuale per metterli in moto, o forse esiste una sorta di piano. So soltanto che nei giorni scorsi ho studiato parecchio il caso Rudge e sono sicura che questa la strada da prendere. Ho scoperto dove Heather Rudge rinchiusa, nella Breadlands Clinic, e le ho scritto per chiederle se potevo incontrarla." "Come ci sei arrivata?" "Era in una vecchia copia del Times. Il mio vicino, Perry Mullineaux, mi ha prestato la tessera per la sezione periodici del British Museum e ho trascorso questi ultimi tre giorni spulciando vecchi giornali. Ricordi quando mi hai detto che mi occorreva qualcosa da fare? Be', me la sono trovata. Sai, qualche volta mi pare quasi di vederle, me le sento intorno, in questa casa, ascolto la musica che ascoltavano loro, a volte ho persino l'impressione quando entro in una stanza, che loro siano appena uscite. Ti ho raccontato dei caloriferi? Continuavo a spegnerli senza averli mai accesi. Lo faceva qualcun altro, pensavo Magnus, ma alla fine l'unica stanza dove capitava era la mia camera da letto, cos ho fissato l'interruttore al muro con il nastro adesivo, e il radiatore ancora non si spento. Ho tagliato i fili, ma rimasto bollente. E un particolare da poco, capisco, ma prima c' stata la faccenda della macchia di sangue sul mio vestito che non se ne andava, e anzi continuava ad allargarsi, e ci sono quelle fulminee apparizioni che vedo sempre negli specchi e poi l'acqua, che diventata stomachevole. Puzza, puzza come sterco, come diarrea ma piena di soldi. A volte ha l'odore di unto dei vecchi centesimi americani. Non faccio un bagno come si deve da una settimana. Poi ci sono i rumori e l'atmosfera della casa. Mi vuole

qui, ma non le piaccio. Lily, perch ho comprato questa casa? Proprio questa? Non credi che abbia il diritto di scoprirlo? Ecco perch la signora Fludd stata uccisa. E orribile, spaventoso, quella vecchia stata assassinata per impedirmi di sapere troppo presto. Andr da Heather Rudge e scover tutti coloro che conobbero Olivia. Seguito a vedere le impronte del male nei bambini. Non semplice cattiveria, male vero e proprio. C' Kate, dietro tutto questo, dopo la morte diventata perversa e io mi devo impegnare, vedere cosa posso fare. tanto ingiusto..." "Julia," disse Lily, quando la voce della cognata si spezz in una serie di singhiozzi, "voglio che ti trasferisca qui da me. Non bene che tu stia da sola." "Non posso andarmene. Tutto ci che m'interessa qui." "Julia, hai bevuto in questi giorni?" "Non molto. Perch? Non importa. Magnus beve." "Voglio che tu venga a stare da me." "Che buffo: tutti vogliono che vada ad abitare da loro. Sono molto popolare nella famiglia Lofting. Non so dirti quanto mi fa sentire desiderata." "Dormi bene la notte?" "Non ho pi bisogno di dormire, sono troppo agitata per prender sonno. Forse riposer un paio d'ore per notte. Faccio sogni incredibili, quasi tutti su quella bambina che ho visto in Holland Park. Simboleggia Kate, immagino. Sembra totalmente priva di qualit positive." "Julia, il senso di colpa non deve..." "Non ho alcun senso di colpa. Li lascio a tuo fratello." Julia tolse la comunicazione. Preoccupata, Lily port l'innaffiatoio nella sua cucina ultramoderna e lo riemp sotto il rubinetto, poi and in terrazza e si mise a dare acqua ai fiori che avevano cominciato a soffrire per il lungo mese di siccit, evento quasi eccezionale per un'estate londinese. Ma prima o poi il tempo sarebbe cambiato. Il ricordo pi recente che aveva di un cos lungo periodo di caldo risaliva a un'estate di oltre vent'anni prima. L'aveva presente perch era l'anno in cui Magnus aveva acquistato la casa in Gayton Road. Allora non era cos grasso e le aveva detto che gli piaceva andare ad Hampstead Heath e togliersi la camicia. Un giorno lo aveva incontrato in Gayton Road ed era andata con lui fino all'Heath: in un avvallamento, Magnus si era spogliato della camicia e si era addormentato al sole. Le era parso enorme, maestoso, con quel petto massiccio e la bella testa che si stagliava sul verde brillante dell'erba. L'aveva contemplato per un'ora intera, ammirata di come perfino

nel sonno Magnus sembrasse pi forte, pi imponente degli altri. Naturalmente era crudele, ma non con lei. - Magnim, - aveva sussurrato, passandogli il dito su un sopracciglio ispido: si chiamava cos nel loro linguaggio segreto. Era contenta che avesse delle donne, e ancor pi che sembrasse non intenzionato a sposarsi. A quel tempo Lily pensava che nessuna donna fosse tanto pazza da desiderare Magnus come marito. Julia era stata una grossa sorpresa: ingenua e radiosa, con splendidi capelli e modi schivi, in assurdo contrasto con l'aspetto da benestante, era esattamente il tipo che Magnus amava sedurre (fisicamente era pi una versione americana di Sonia Mitchell-Mitchie che una Hoxton), ma lontanissima dal genere di donna che lui avrebbe ragionevolmente potuto prendere in moglie. Chiss perch Lily aveva sempre pensato che, se Magnus si fosse sposato, avrebbe scelto una donna pi vecchia di lui. "Sar per i suoi occhi alla Burne-Jones," aveva suggerito Mark. Povero, invidioso Mark: avrebbe voluto qualsiasi donna della quale Magnus reclamasse la propriet, fosse stata anche una megera. In seguito Lily aveva scoperto l'entit delle sostanze di Julia, e il matrimonio di Magnus le era diventato molto pi comprensibile. Tuttavia, solo dopo qualche anno aveva smesso di soffrire. Kate aveva contribuito alla riconciliazione, forse anzi era tutto merito suo, poich Magnus, pur cambiando pochissimo sotto altri aspetti, aveva rivelato insospettate doti paterne. Aveva riversato su Kate un amore cos profondo che Lily non aveva potuto che imitarlo e alla fine lei e Julia erano diventate amiche. Il fatto che sin dall'inizio Julia avesse desiderato quell'amicizia l'aveva favorita, ma forse il cambiamento aveva avuto inizio il giorno in cui, arrivando da lei, Lily aveva trovato Julia che allattava leggendo non un manuale di puericoltura, ma Middlemarch. Julia era troppo giovane e troppo ricca, per aveva buon gusto in fatto di narrativa. Alla fine Lily le aveva passato alcuni suoi libri sull'occulto, raccomandati dal signor Carmen e dalla signorina Pinner, e si era compiaciuta dell'attenzione con cui Julia li aveva letti (anche se aveva apprezzato di pi il Roheim e il Mircea Eliade del signor Carmen che non i libri sulla proiezione astrale della signorina Pinner). Poco tempo dopo aveva avuto altri motivi per rallegrarsi di Julia, all'insaputa di questa, giacch aveva acquistato l'appartamento in Plane Tree House in larga misura con il denaro prelevato da Magnus sul conto in comune con la moglie. E sapeva senza bisogno di chiederlo che quasi tutti i costosi doni che riceveva da Magnus erano pagati con i quattrini di Julia. L'essenziale, pens Lily, era restituire Julia a Magnus, anche se sarebbe-

ro andati perduti i soldi della casa e di ci che conteneva. Tutt'e due avevano bisogno di leccarsi le ferite. Lily sapeva benissimo di essere a volte gelosa di Magnus semplicemente perch era un uomo, e di Julia perch si era messa tra lei e il fratello come neppure Mark aveva mai fatto. Ma era nell'interesse di tutti che i due si riavvicinassero. La settimana prima Magnus era stato peggio di quanto Lily lo avesse mai visto. Ogni tanto sembrava quasi odiare Julia bench, orgoglioso com'era, non gli occorresse alcuna assistenza soprannaturale per questo, mentre invece voleva disperatamente che tornasse da lui. E Julia aveva molto pi bisogno di Magnus che non lui di lei. Aveva un aspetto terribilmente debole e malato; i suoi bellissimi capelli erano diventati opachi e flosci e il viso si era fatto pallido e gonfio. Talvolta sembrava prestare appena orecchio a quello che le si diceva. Si reggeva esclusivamente con la forza dei nervi. Nessuna meraviglia che vedesse bambini diabolici dappertutto o che si abbandonasse a fantasie morbose riguardo a Kate. E adesso c'era l'ossessione del caso Rudge, perfettamente spiegabile alla luce di ci che Julia si sforzava di reprimere. Lily l'immagin in sala di lettura a sfogliare disordinatamente vecchi giornali prendendo appunti, simile a un'Ofelia fluttuante in un fiume di carta stampata. Ho un dovere verso Julia e verso me stessa, si disse Lily. Quand'ebbe finito di innaffiare, pos il recipiente in terrazza ed entr in casa per telefonare a Magnus. Prima di tutto doveva tenere Julia lontana da Mark. A quel ragazzo mancava qualcosa, e il vuoto morale era colmato dal suo astio per Magnus. Lily sapeva che Mark non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di umiliarlo. Julia, nel suo attuale stato di debolezza e isteria, era pi vulnerabile che mai al fascino di Mark. Compose il numero di Gayton Road, ma non rispose nessuno. Prov allo studio, dove la segretaria, che non l'aveva visto in tutta la giornata, rifer che aveva lasciato detto di non aspettarlo. Lily cap al volo e, uno dopo l'altro, chiam tutti i club che Magnus era solito frequentare e lo trov finalmente al Marie Lloyd, sicuro presagio di guai. Quand'era al Marie Lloyd, il meno simpatico dei club che bazzicava in tutta la citt, attaccava sempre briga con qualcuno. Una volta aveva preso a pugni davanti al locale un camionista che l'aveva sbeffeggiato. Lily doveva valutare attentamente lo stadio di ubriachezza del fratello e regolarsi di conseguenza. Era l'informatrice di Magnus, ma si vedeva anche come sua protettrice. Dalle

prime battute cap che sarebbe stato pericoloso irritarlo, e cos omise dalla relazione del suo colloquio con Julia la maggior parte dei riferimenti alle Rudge. "S, sta molto meglio," afferm. "Credo che sia svenuta per lo sfinimento e si sia messa a riposo. Ha un progetto sul quale intende lavorare e questo l'aiuter a occupare il tempo. Pare una faccenda innocua. Magnus, non devi pi avvicinarti a quella casa. una tattica sbagliatissima." "Dov'eri quand' svenuta? L'hai vista?" Il che significava che Magnus preferiva ignorare il suo consiglio. "L'ha vista una vicina." Non era il momento di comunicargli che pochi minuti dopo era arrivato Mark. "Sono stata avvertita e l'abbiamo aiutata a entrare. Si era chiusa fuori, ma le portefinestre sul retro non erano bloccate e siamo passati di l." "Quelle dannate finestre sono sempre aperte," grugn Magnus. "Adesso vado da lei e me la porto a casa." "Al tuo posto non lo farei," si affrett a dire Lily. "Nel suo stato d'animo non farebbe che aggravare la situazione." "Al diavolo." "Senti, perch non vai a casa? Dovresti lasciare che le cose seguano il loro corso per qualche giorno, finch non si sar schiarita le idee. ancora molto confusa." "L'ho vista: ha un pessimo aspetto. Ma chi non confuso?" "Magnus, tra poco dovr affrontare la realt di quanto accaduto a Kate. E spaventosamente ingiusto che addossi la colpa a te, lo so, e capisco il tuo dolore, ma credo che ora la cosa migliore per te sia tornare a casa e magari telefonarle pi tardi, e cercare di parlarle con calma. Sono convinta che, alla lunga, sia la tattica migliore." "Ho la sensazione che tu mi nasconda qualcosa, Lily." "No, ti sbagli." "Cosa sarebbe questo progetto?" Magnus rutt sonoramente. "Cristo, ho bisogno di pisciare. A che progetto lavora?" "Credo che abbia a che fare con la sua nuova casa." "Cristo," ripet Magnus, e riattacc senza un saluto. Quando riappese, Julia era ancora euforica. L'alcol non c'entrava quasi per nulla, nonostante le insinuazioni di Lily, perch aveva bevuto solo un whisky allungato nel pomeriggio, al ritorno dalla sezione periodici di Colindale. Tuttavia provava qualcosa di simile all'ebbrezza: la sensazione i-

stintiva, di grande ottimismo, che la soluzione fosse ormai vicina. C'era senz'altro un nesso con le Rudge: loro l'avrebbero aiutata a esorcizzare Kate, a darle finalmente la pace. Come non lo sapeva, ma era sicura che sarebbe avvenuto. In ogni modo non aveva pi scelta: doveva per forza scoprire la verit su Olivia Rudge. La lettura delle copie arretrate del Times e dell'Evening Standard l'aveva convinta almeno di una cosa: Olivia era stata una malata di mente. Secondo un ragazzino del suo gruppo, del quale non si faceva il nome, Olivia era "picchiata". Un giornalista l'aveva definita "inquietante". Se Julia fosse riuscita a stabilire la verit sull'assassinio del piccolo Geoffrey Braden, forse questo avrebbe placato Kate. Non ne era prova la straordinaria trasformazione del suo umore da quando aveva letto quelle pagine di Il Reale Distretto di Kensington? Stentava ancora a concentrarsi per ricordare quello che doveva fare il momento successivo, ma le pareva di cavalcare un'onda immensa che la trascinava irresistibilmente con s. Lasciava bruciare le sue cene, aveva disseminato la casa di tazzine di caff ancora mezzo piene, ma da quando aveva chiesto a Perry Mullineaux di procurarle quella tessera aveva un importante scopo che la sosteneva e lo stesso Magnus era passato in secondo piano. Che circolasse pure nei paraggi: lui era soltanto nel presente, non aveva alcun legame con ci che contava realmente. Voltandosi verso il soggiorno e le finestre sul giardino, soddisfatta di come aveva risposto a Lily, Julia ramment un'idea che le era balenata al termine della sua giornata di ricerche in biblioteca. Prima di parlare con Heather Rudge, come sarebbe di certo accaduto poich non dubitava di ricevere al pi presto sue notizie, avrebbe esaminato le vecchie annate del Tatler. Nel periodo mondano della sua vita era stata sicuramente fotografata per quella rivista. Forse avrebbe trovato anche delle foto dei suoi ricevimenti. Julia ricord poi una frase che Mark aveva detto comparendo magicamente al suo fianco quando era svenuta. Tornando in s, si era trovata tra le braccia di Hazel Mullineaux, con Mark che le teneva una mano. Pur intontita e confusa, si era resa conto che la vicina non era insensibile al fascino di Mark e si era sforzata di ristabilire la parit. Mark le aveva stretto pi saldamente la mano dicendo a Hazel: "Non ho il piacere di conoscerla ma, visto che tanto gentile, non potrebbe andare a chiamare la cognata di Julia, Lily Lofting, dall'altra parte del parco?" Le aveva dato l'indirizzo, dicendo che sarebbe rimasto a occuparsi di Julia. Un tantino perplessa, ma lieta di rendersi utile, Hazel era partita.

"Sono stato in gamba, vero?" aveva domandato Mark. "Le donne obbediscono sempre ai tuoi ordini?" "Quasi sempre. Di solito si fanno anche premura di non terrorizzarmi. Credevo che stessi per tener fede ai tuoi occhi luttuosi. Come quella fanciulla di Burne-Jones alla Tate Gallery che mi hai sempre fatto venire in mente." "Occhi luttuosi? Burne-Jones? Ma di chi stai parlando? Mi sento gi meglio." Julia si era raddrizzata, quasi completamente rimessa. "La fanciulla di Re Cophetua e la Mendica. Avete gli stessi occhi. Lo notai alcuni anni fa, quando ci conoscemmo. Come mai questo malore?" Gli aveva raccontato della ragazzina bionda al parco, affrettandosi a finire prima che arrivasse Lily. L'episodio era cos personale che, almeno per il momento, poteva condividerlo solo con Mark. Julia ficc qualcosa in borsetta e si precipit fuori proprio mentre un taxi svoltava l'angolo opposto di Ilchester Place. Quando fu pi vicino, lo ferm e disse all'autista: "Alla Tate Gallery, per favore." Meglio cos: era troppo sottosopra per mettersi al volante della Rover. Giunta a destinazione, diede al tassista un biglietto da una sterlina e sal in fretta la scalinata di pietra grigia, superando le solite comitive di turisti, quindi oltrepass i tornelli di entrata. "Mi sa dire dove posso trovare i preraffaelliti?" domand a un custode. "Cerco un quadro particolare, un Burne-Jones." Avute tutte le informazioni necessarie, Julia scese le scale e finalmente raggiunse la sala indicatale. Individu immediatamente il quadro. La fanciulla, seduta con un cuscino dietro le spalle, stringeva timidamente in mano un mazzo di fiori; il re, ai suoi piedi, alzava lo sguardo su di lei. Julia assomigliava veramente alla ragazza. Occhi luttuosi. Erano cos rotondi, i suoi? E il re? Il re, non fosse stato per la barbetta, era Mark. Rest senza fiato per il piacere. Sost davanti al quadro per una decina di minuti, quindi, sempre guardandolo, prese posto su una panca e continu la sua contemplazione. I visitatori entravano e uscivano dalla sala. Quando qualcuno le chiudeva la visuale, Julia si spostava sulla panca. Infine, di nuovo sola, si mise a piangere silenziosamente. Aveva Mark, almeno lui. Erano entrambi vittime di Magnus. La frase di Mark riassumeva la storia insignificante del suo matrimonio. Chiss se piangeva per quei nove anni sprecati oppure per il sollievo, perch Mark le aveva indicato, sia pur vagamente, il modo di lasciarseli alle spalle. Mark, Mark.

Quando entr l'ondata successiva di visitatori, Julia si asciug gli occhi, sal le scale e riattravers le sale per tornare all'ingresso. Usc al sole, alla luce e al frastuono del traffico, scese la scalinata, pass sull'altro lato della strada e s'incammin sul lungofiume. Dopo un tratto si ferm e si appoggi alla balaustra per fissare l'acqua limacciosa. La bassa marea aveva lasciato incagliati tra il fango e la ghiaia degli argini, qualche ciuffo d'erbacce, una gomma di bicicletta, una bambola malridotta e un berretto da bambino. Julia era certa che avrebbe presto ricevuto notizie di Heather Rudge; si sentiva stranamente disincarnata, come se stesse fluttuando nel fiume. Si sorprese ad assumere l'espressione della fanciulla nel quadro di BurneJones. Quella figliola sta crollando, si disse Lily, e se crolla davvero, sar un guaio per tutti noi. Mentre si asciugava le mani, cerc di ricordare se qualcuno avesse dato una qualsiasi spiegazione della comparsa di Mark accanto a Julia. Era stato invitato? Aveva l'abitudine di andare da lei? La prima ipotesi era meno temibile, ma di poco, della seconda. In ogni caso doveva cercare di far tornare in s Julia, di strapparla da quello stato d'animo irrazionale. Una cosa era sicura: Julia era uscita troppo presto dall'ospedale. Magnus avrebbe rimediato. La poveretta era fissata su quel sordido affare Rudge, del quale aveva solo un vago ricordo. I giornali se n'erano occupati per diverse settimane, molto tempo addietro. Ora che ci pensava, era successo la stessa estate in cui Magnus aveva acquistato la sua casa. Ma si trattava soltanto di un caso giornalistico privo di qualunque relazione con Julia. Di certo era per effetto del suo confuso stato mentale che Julia si accaniva a studiare la vicenda. Nessuna relazione. A meno che... no, impossibile. Nonostante le insistenze di Julia, coincidenze e incidenti accadono quotidianamente. Bastava pensare a Rosa Fludd per averne la prova. Povera, cara Rosa Fludd. Quella sua odiosa nipote era stata molto villana con Lily, al telefono. Dal soggiorno Lily si spost in camera da letto, fermandosi a guardare il disegno di Stubbs, dono di Magnus per il suo ultimo compleanno. Forse poteva ancora convincere Julia a dormire nella camera degli ospiti. Doveva, anzi, costringerla. Tutti loro erano stati eccessivamente indulgenti e accomodanti con lei. Nella mente di Lily, Julia era una farfalla che sbatteva contro un vetro: per mantenere intatti i suoi colori, bisognava metterla sotto vetro. Una volta messa Julia al sicuro a Plane Tree House, Magnus sarebbe riuscito a indurla alla ragione. E, a proposito di Magnus, Lily pens

di interrogarlo in merito alla coincidenza che aveva ricordato un momento prima, tanto per vedere se la sua ipotesi fosse fondata e, in caso positivo, per sapere se Julia poteva giungere a scoprire la verit. Si secc per la sua ignoranza sui particolari della vita di Magnus. Qual era stata esattamente la sua meta quando un tempo frequentava Ilchester Place? Ma era senz'altro una forzatura immaginare... Con una scrollata di spalle Lily scart l'idea e si gir verso il suo armadio. Aveva deciso di cambiarsi d'abito. Pi sobriamente si vestiva, pi sarebbe stata convincente. Passando in rassegna i vestiti, decise per un tailleur di lino blu scuro: aveva otto anni, ma era sempre elegante. Sospir e cominci a svestirsi. Indossato il tailleur blu con la camicetta bianco latte che Julia le aveva regalato l'anno prima, Lily apr il cassetto dei foulard. Ne prov tre prima di sceglierne uno rettangolare di Kermes, a motivi bianchi e rossi, poi controll l'effetto nello specchio. Il suo abbigliamento era pi ricercato del solito: poteva essere un'avvocatessa in pensione o la moglie di un agiato professionista. Ora bisognava pensare a che cosa dire a Julia. Diede un'occhiata all'orologio: era trascorsa mezz'ora da quando aveva parlato con lei al telefono. Doveva essere ancora in casa. Decise di servirsi della storia di Rosa Fludd. Le avrebbe ricordato che la Fludd le aveva consigliato di lasciare quella casa. Era il momento di riprendere saldamente il controllo di s prima che la situazione le sfuggisse completamente di mano. Non doveva nominare Kate, a meno che Julia non ne parlasse per prima. Era mostruosamente sleale verso il fratello, ma Magnus, ricord Lily, aveva accettato il consiglio del medico molto pi prontamente di lei. Bisognava troncare la fantasia di Julia. Forse era pi giusto usare il plurale, considerato che una fantasia ne aveva generato un'altra mezza dozzina. "Le ci vorrebbe una doccia fredda," borbott, controllando allo specchio che la gonna le cadesse bene. Era pronta. Fuori, nel sole caldo, entr nel parco. Come tutti i venerd pomeriggio, Holland Park sembrava pi affollato del solito, salvo forse il fine settimana. Lily, curata e con la borsetta che oscillava a ogni passo, attravers diversi crocchi di giovani. Sfaccendati, per lo pi. Studenti. Che cosa poi trovassero il tempo di studiare, era un mistero. Naturalmente c' quella famosa materia, pens, vedendo una coppietta che si sbaciucchiava sull'erba. Magnus avrebbe dovuto sposare una della sua et: per un uomo del suo stampo ci voleva una moglie rispettabile. E non un'americana. Nonostante tutte le loro automobili e i loro spazzolini da denti elettrici, gli americani

non capivano un sacco di cose. Ormai Magnus avrebbe dovuto avere il titolo di patrocinante della corona, ma ogni possibilit era svanita quando Julia era diventata la signora Lofting. Era una cara ragazza, niente da dire, e il suo denaro era stato di grande utilit. Ma anche per questo esisteva il rovescio della medaglia. A quanto aveva potuto capire Lily, il vecchio furfante che l'aveva accumulato era stato una specie di filibustiere. Il bisnonno di Julia era stato uno di quegli spietati baroni delle ferrovie della fine dell'Ottocento, a detta di Magnus con le mani sporche di sangue fino al gomito. Il nonno, a quanto pareva, era stato della stessa pasta: per accrescere il suo patrimonio intere foreste erano state abbattute, si erano depredati fiumi, combattute guerre, rovinate societ e uccisi uomini. Il denaro di Julia portava la storica macchia del disonore. Lily alz la testa e, con i tacchi che facevano un rumore ritmato sull'asfalto, si addentr nel parco. Scendendo una breve rampa di scale tra due aiuole, Lily not una bambina bionda scattare in piedi da una panchina su cui degli anziani prendevano il sole e correre nella sua direzione. Fatti pochi metri, la bambina si mise a camminare. Che carina quella piccola, pens Lily, sembrava uscita da un quadro. Assomigliava anche un po' a Kate, almeno di spalle. Poco dopo si accorse che erano i pantaloncini lunghi a darle quell'aria fuori moda: avevano la vita alta e un elastico nella parte superiore, come quelli che i bambini portavano venticinque anni prima. La piccola si era anche lei incamminata verso la casa di Julia. Precedeva Lily saltellando e rallentava ogni volta che la lasciava indietro di pi di quindici, venti metri. Poi, quando Lily stava per raggiungerla, ricominciava a correre; quasi fosse stata, osserv Lily, al guinzaglio. Quando furono all'altezza del campo giochi, visibile dalla casa di Julia, la ragazzina si dilegu. Lily si ferm, interdetta. Diede un'occhiata ai bambini che giocavano nella sabbia e vicino agli alberi, ma non vide il balenio di quegli straordinari capelli... gli stessi di Kate. Alla sua sinistra, sull'erba, c'erano soltanto tre bambini piccoli in lacrime, ma della biondina nessuna traccia. Lily scrut ancora in giro, poi, quando stava per rimettersi in marcia, si raggel di colpo. Aveva visto il profilo di una donna anziana e corpulenta, seduta su una panchina verde. Era Rosa Fludd. Piuttosto distante, sulla destra di Lily, stava immobile, lo sguardo fisso davanti a s. Portava lo stesso trasandato soprabito della sera dell'ultima seduta. Lily continu a fissarla, sentiva un blocco di ghiaccio al posto dello stomaco e le punte delle dita che le formicolavano. Non era in grado di parlare.

Con un violento sforzo di volont, distolse lo sguardo dalla donna e torn a guardare i bambini che scavavano nella sabbia. Le loro voci le giungevano chiare e dolci. Gir di scatto la testa verso la panchina: era vuota. Come la bambina, anche Rosa Fludd era scomparsa. Riprese gradatamente a respirare, come se per qualche minuto l'aria fosse stata una massa irrespirabile intorno a lei. Raddrizz la schiena e si ravvi i capelli sulla nuca. Guard ancora la panchina: non vi sedeva nessuno. Nessuna signora robusta in grigio. Naturale. Neppure prima c'era. Che strano, pens Lily, avere un'allucinazione proprio mentre si recava a far entrare un po' di buon senso nella testa di Julia. Una persona meno equilibrata di lei avrebbe condiviso all'istante le fantasticherie di Julia, condannandosi per sempre al distacco dalla realt. Lily si concesse un sorriso immaginando la reazione della signorina Pinner e della signorina Tooth alla resurrezione della signora Fludd, poi si chiese che cosa avesse visto la Pinner nella stanza da bagno, in quella imbarazzante serata. Per finire, intim a se stessa di non entrare assolutamente in argomento con Julia. Si trovava nelle condizioni di un prete costretto a frenare l'entusiasmo di un nuovo convertito per i miracoli. Ora si sentiva di nuovo calma, anche se non del tutto. L'esperienza era stata decisamente dgotant. Diede un altro sguardo alla panchina vuota, quindi si avvi con passo deciso lungo il sentiero. All'angolo di Ilchester Place Lily si ferm, cercando di dare un ordine alle proprie argomentazioni. Non aveva idee sulle parole da usare, ma sapeva di aver bisogno di qualcosa con cui far leva su Julia, che doveva a tutti i costi abbandonare quella casa. Forse poteva servirsi di Magnus. Ci voleva qualche sottile minaccia. Se avesse buttato l la parola "ospedale" nel tono giusto... Indugi ancora, assaporando il gusto nuovo del potere e della complicit. Alz gli occhi alle finestre della camera da letto di Julia. O erano quelle delle camere disabitate? La casa aveva un aspetto d'abbandono: altre fantasticherie pens, Lily. Quella dannata allucinazione l'aveva scombussolata. Guard obliquamente attraverso le finestre laterali e costat che almeno met del soggiorno era deserto. Dal marciapiede di fronte sarebbe stata in grado di spingere lo sguardo fino al giardino posteriore e, se le tende erano chiuse, non significava forse che Julia era probabilmente in casa? Lily sent un'inesplicabile riluttanza a dare inizio alla sua crociata. Raggiunse il marciapiede opposto e occhieggi oltre le due finestre verso il giardino verde e luminoso, rimpicciolito dal gioco dei vetri. Doveva

suonare il campanello. Perch non sapeva decidersi? Una reminiscenza affior dall'inconscio: la signora Weatherwax a un cocktail party dell'immediato dopoguerra (all'Albany, ricord). La signora, un donnone gigantesco, moglie di un ministro, dominatrice incontrastata dalla sua cerchia, era di umore particolarmente nero e aveva occupato un posto a sedere dal quale, con una smorfia di disapprovazione sul viso, sembrava sfidare chiunque ad avvicinarsi. La casa le aveva assurdamente ricordato la signora Weatherwax che trasudava ostilit da un divano a fiori dell'Albany. Quei fiori schiacciati lungo il fianco della casa sembravano davvero stampati su stoffa, o era una sorta di scherzo della vista? Scherzo o no, l'impressione era stata netta e decisa. Stupidaggini, pens Lily, e scese dal marciapiede. Poi vide comparire la faccia di Magnus nel riquadro di verde sul retro della villa e s'immobilizz. Subito dopo indietreggi velocemente e ripercorse il marciapiede fin dove poteva arrivare senza perdere d'occhio le finestre sulla facciata posteriore. Magnus dava strattoni alla maniglia e intanto le sue labbra si muovevano. Mentre Lily osservava sbalordita, lui tir fuori dal portafogli qualcosa che sembrava un cartoncino e lo insinu tra i due battenti della finestra. Il suo braccio and su e gi rapidamente, la finestra si apr e Magnus entr in casa. Lily non pot vedere altro. 6 Magnus stava in ascolto nella stanza inondata di sole. In qualche parte della casa vuota un interruttore scatt avviando il ronzio di un motore celato dietro le pareti. Magnus ripose laboriosamente la carta di credito nel portafogli, quindi avanz di un passo e si ferm ancora, rizzando le orecchie come un animale. Forse il ronzio era dentro la sua testa. Non aveva dormito pi di sette o otto ore in tutta la settimana, si era nutrito quasi esclusivamente con whisky, manteneva in circolazione l'adrenalina immaginando di far scenate a Julia. Dormiva nel suo studio, tra un cliente e l'altro, o sulle panchine dei parchi; una volta si era addormentato nell'aiuola del giardino sorvegliando la finestra di Julia. Vedeva se stesso picchiare Julia, fare l'amore con lei, svegliarla un'ora prima dell'alba e parlarle, incalzarla, persuaderla. Come molte persone socievoli, Magnus detestava stare solo, e qualche volta nel corso della settimana, trascorsa tappato in casa passeggiando con la bottiglia in mano, si era rivolto a Julia cos seriamente che gli era parso di averla davanti. Due volte l'aveva udita in-

vocare il suo nome, in un momento di pericolo o di dolore e, ubriaco, aveva attraversato la citt in macchina per parcheggiare davanti alla casa buia di Ilchester Place. Non sapeva cosa si aspettasse di vedere... o forse s: Julia che, immobilizzata da Mark, si dibatteva in un ultimo disperato sforzo prima di cedere. Quella scena compariva nei suoi sogni e Magnus balzava a sedere nel letto col cuore in gola. Aveva ripreso a masturbarsi, cosa che non faceva dagli anni dell'adolescenza. C'era una donna a cinque minuti da casa sua, una vecchia cliente che abitava a Hammersmith, e un'altra altrettanto vicina, moglie di un detenuto, ma Magnus si rendeva conto di frequentarle soprattutto perch le intimoriva. Inoltre, rappresentavano solo un'alternativa temporanea a Julia. Senza di lei, non gli servivano. Cos si era ridotto a spiare la casa dall'esterno, di notte, pieno di rabbia e frustrazione che il whisky non poteva sedare, senza altri piani che quello di dire a Julia le parole che trovava sempre quando era solo. Al telefono non ce la faceva a controllarsi: lei era sprezzante, insolente, distaccata. Lo mandava su tutte le furie. Il ricordo di quella rabbia e il tono di simulata freddezza di Julia che l'aveva provocata aiutarono Magnus a calmare almeno momentaneamente le sue apprensioni. Che tra tutte le case di Londra Julia avesse scelto proprio quella, era quasi sufficiente a incoraggiarlo a credere agli sproloqui sull'occulto di Lily. Il venticinque di Ilchester Place racchiudeva per lui troppi ricordi frustranti perch potesse accettare con serenit il fatto che ora ci abitava Julia. Nonostante gli anni trascorsi, il passato disgraziatamente si ridestava. Dovrei bruciare questa casa fino alle fondamenta, pens. L'idea gli infuse nuovo coraggio e si mise a girare per la sala da pranzo, pigliando in mano qualche oggetto e posandolo. Non si sarebbe lasciato spaventare. Era giorno pieno, a differenza delle altre volte in cui era rimasto acquattato fuori a bussare alle finestre prima di cercare il modo di entrare. In quelle occasioni aveva sentito la casa minacciarlo fisicamente... era il solo modo di descrivere la sensazione. Magnus tir fuori la fiaschetta del cognac e bevve un lungo sorso prima di entrare nel soggiorno. Accorgendosi che aveva cominciato a sudare, si allent la cravatta e si asciug la fronte con il fazzoletto. In passato la casa non era mai stata tanto calda, semmai il contrario. Qualcuno aveva installato quegli orribili caloriferi. Il calore era sgradevole, opprimente. Magnus si strapp di dosso la cravatta e la ficc nella tasca dei calzoni. Chiam Julia. Quando nessuno rispose, barcoll fino al divano e si ap-

poggi allo schienale imbottito. Abbai ancora il nome di Julia e imprec quando gli rispose soltanto il ronzio sommesso. Guardando verso la scala, per un momento vide doppio e si costrinse a stare con la schiena eretta. Mise a fuoco le immagini. Naturalmente i mobili erano cambiati. Anni prima la stanza era stata pi gaia, con la tappezzeria in raso... ricordava bene? Sembrava raso. Anche le lenzuola di lei erano di raso e di seta. Nel soggiorno c'erano diversi divani a due posti, quadri pieni di luce: il locale appariva molto pi grande. Man mano che invecchiamo, tutto si rimpicciolisce, pens Magnus. Non assomiglia affatto alla stanza in cui venivo anni fa: quella era allegra, frivola, un tantino fatua. E noi giovanotti di vita ci accalcavamo qui. La casa l'aveva attirato perch, all'opposto di Cambridge, vi regnavano la spensieratezza, l'atmosfera di eterno carnevale, la permissivit che a quell'epoca gli era parsa tipicamente "americana". Tutto ci senza trascurare il fascino della padrona. Rivide con la fantasia Heather Rudge varcare la soglia con uno shaker in mano, una Sobranie tra le labbra seducenti. Era questo che voleva impedire a Julia di scoprire e a se stesso di ricordare. Magnus si alz faticosamente dal divano e mosse in direzione della cucina. Anche l era tutto cambiato: tutto bianco, come in un ospedale. Spalanc vari armadietti: bottiglie di acqua minerale, piatti, bicchieri. Un cassetto di posate nuove. Da una parte, sotto l'acquaio, trov alcune bottiglie di whisky. Era stato lui a insegnarle ad apprezzarlo. Ne tocc una. La loro presenza era quasi rassicurante. Ormai sar morta, pens. Poi la sua mente si appann e credette di aver pensato a Julia. La paura provata la sera in cui aveva rotto il vaso torn ad assalirlo. No, era morta l'altra, non Julia. Doveva essere morta nel posto dove l'avevano rinchiusa. Quella donna debole, stupida. Le aveva inviato denaro per anni. Probabilmente altri uomini gliene avevano mandato. Vantava lo stesso diritto su tutti loro. Magnus sbatt l'antina dei liquori, sperando di far saltar via un po' di vernice bianca o di danneggiare la chiusura. Dalla cucina and nel bagno del pianterreno. Si ferm sulla porta: percepiva una presenza vicina. Guard negli specchi, rosa. Qualcosa si stava sottraendo fulmineamente alla sua vista. Era sbronzo. Non c'era nulla da temere. Pareva che la testa gli ronzasse all'unisono con una vibrazione remota. Sbirciandosi negli specchi tracann ancora un po' di cognac. Ed ecco ancora la cosa che spariva. "Maledetta," borbott Magnus. I capelli folti e grigi gli cadevano sulla fronte, il vestito era macchiato e spiegazzato. Si

ravvi i capelli con le dita. "Tu non esisti," disse ad alta voce. "Va' all'inferno!" Che cosa l'aveva spaventato quella prima sera che era entrato dal giardino? Era stato pi sobrio di adesso. In parte aveva sperato di ficcare un po' di buonsenso nella testa confusa di Julia, in parte aveva desiderato di starsene semplicemente seduto nella casa di lei e goderne l'atmosfera. Aveva sollevato il vaso di fiori per annusarli. La casa era un fittissimo intreccio di rumori che non era riuscito a identificare, tuttavia gli era parso di sentire Julia che si muoveva al piano di sopra, parlando da sola. Poi, da principio in sordina, quasi timidamente, poi via via pi forte, aveva avvertito la sensazione di essere osservato, come da un piccolo animale. Aveva sentito degli occhi fissi su di s. La sensazione si era accresciuta, irrazionalmente: il piccolo animale era diventato una tigre, una bestia sinistra, immensa, feroce. Non aveva mai provato un terrore simile, tanta disperazione e paura: si era sentito perduto, senza speranza. Le mani strette intorno al vaso, non aveva avuto il coraggio di voltarsi, sapendo che qualcosa di orripilante era accovacciato alle sue spalle. La morte di Kate. Quel preciso istante sembrava sospeso dietro di lui, sul punto di ingoiarlo. Un dolore tremendo gli aveva attanagliato la testa. Qualcosa si era avventato su di lui, Magnus aveva lasciato il vaso, che si era fracassato a terra con uno spaventoso baccano, e lui era corso fuori, in giardino, senza neppure voltarsi indietro. "Va' all'inferno!" ripet, e usc dal bagno per fermarsi ai piedi delle scale. Se Mark era lass l'avrebbe... l'avrebbe strangolato. Pos il piede sul primo gradino. Di sopra c'era qualcuno. La pelle pareva scottargli. Ridiscese sul tappeto e sent subito allentarsi la pressione. Anche il ronzio nella sua testa diminu. Il piano superiore della casa era pieno di rumori. Qualcosa correva, si agitava: per ragioni che gli sfuggivano completamente, quei suoni rappresentavano un terribile pericolo. Torn a mettere il piede sullo scalino e sent l'atmosfera addensarglisi intorno. Un cerchio di ferro gli stringeva la testa, i suoi polmoni chiedevano aria. Indietreggi. La casa lo avviluppava, quasi tangibilmente. Se fosse rimasto, l'avrebbe ucciso. Lo percep con assoluta certezza. Cerc di estrarre il fazzoletto di tasca e scopr che le dita erano senza forza. La mano gli tremava. Era diventato incapace di coordinarne i movimenti. Aveva paura di voltare le spalle alla scala. Alla fine raggiunse la porta. Quando si trov al sole, sul gradino d'ingresso, Magnus vacill legger-

mente e tocc la fiaschetta in tasca, carezzandola come si vezzeggia un cane. Con la coda dell'occhio scorse qualcuno che lo spiava da dietro i vetri di una finestra e si gir per vedere chi fosse. Il viso di donna, grazioso e liscio, indugi un istante tra le tende, poi si ritir. Magnus fece una smorfia. Se avesse visto Julia... l'avrebbe ammazzata di botte. Qualcuno doveva pagare per quella umiliazione. Le avrebbe suonate a chiunque gli si fosse parato davanti. Il giorno successivo Julia viaggiava in direzione sud al volante della sua auto, seguendo le indicazioni datele dal direttore della clinica. La mancanza di sonno la faceva sentire vigile e lucida. Teneva un'andatura sostenuta, ma se ne accorse solo quando lo sguardo le cadde sul cruscotto. Le pareva di non aver mai guidato cos bene, con tanta sicurezza. Il suo corpo pilotava automaticamente la piccola macchina, quasi fosse stata un'estensione dei propri nervi. A Guildford l'insegna di un ristorante le fece ricordare di essere affamata. Non mangiava da quando aveva ricevuto la lettera, le due lettere, per l'esattezza: il biglietto scarabocchiato dalla signora Rudge inserito in un foglio scritto a macchina dal direttore. Il biglietto diceva: Julia Lofting, si chiama davvero cos e abita nella mia vecchia casa? Ricorda la mia vicenda? Venga pure a trovarmi, se lo desidera. HR Nell'agitazione aveva appena dato una scorsa all'altro biglietto, il cui mittente si dichiarava assai lieto che la signora Rudge ricevesse una visita dopo tanti anni di isolamento, e assicurava che nessun impedimento burocratico l'avrebbe ostacolata. Un tempo c'erano state difficolt con la stampa che aveva maltrattato "la paziente". Il direttore sarebbe stato inoltre lieto di conoscere la signora Lofting dopo l'incontro con "la paziente". Quel frasario suggeriva l'idea di una scrivania ingombra di carte e di una segretaria indaffarata e dietro a essi, l'odore tipico di ammoniaca degli ospedali. Dopo aver imparato a memoria le istruzioni per raggiungere la Breadlands Clinic, Julia aveva buttato via la lettera. Aveva riletto invece una decina di volte il messaggio di Heather Rudge, cercando tracce della sua personalit nei caratteri disordinati e quasi indecifrabili. Era una calligrafia americana, senza gli svolazzi e gli stacchi usati da quella stessa generazione di inglesi.

Julia aveva trascorso il mattino e il pomeriggio in attesa impaziente dell'incontro con la Rudge: era come un segugio che tira il guinzaglio, cieco a tutto fuorch alla selvaggina intravista dietro il cespuglio. Aveva lasciato squillare il telefono senza rispondere, poi era uscita a passeggiare fino a sera nelle vie sporche di Hammersmith e Chiswick. Dopo le undici si era accorta di essere finita dalle parti di Gunnersbury Park e aveva preso la metropolitana per tornare a Kensington. Neppure i rumori e le forze che si scatenavano in casa erano riusciti a spaventarla; erano il segno che si stava avvicinando davvero a scoprire ci che guidava la sua vita. Finalmente era in grado di agire. E il poltergeist, lo spirito, era soddisfatto. Era quasi arrivato a mostrarsi. Naturalmente, se era lo spirito di Kate, non avrebbe potuto rivelarsi sino alla fine, su questo non nutriva dubbi. Per il caldo in camera sua era raddoppiato d'intensit e i rumori notturni, passi e fruscii, erano quasi frenetici. A volte udiva due voci, una di donna e una di bambina, bisbigliare in corridoio, oppure frammenti di musica. Magnus era passato in secondo piano. Era solo una forza estranea, minacciosa ma non predominante, uno strumento. Julia provava la sensazione di farsi sempre pi vicina a una luce accecante, troppo intensa per lasciare posto alla paura. Doveva stare nel pieno splendore di quella luce, doveva capire tutto, altrimenti la signora Fludd era morta invano. Forse anche la morte di Kate sarebbe stata inutile. Sent il peso del passato spingerla verso quel nucleo bruciante di luce. Appena fuori del centro di Guildford, Julia vide un ristorante e crampi feroci le torsero ancora lo stomaco. Accost al marciapiede ed entr. Passando davanti al banco della tavola calda, afferr tutto ci che le capitava a tiro: alla cassa pag yogurt, patatine fritte, due salsicce, un uovo, pane tostato e caff. Port il vassoio a uno dei pochi tavoli liberi della sala e, senza quasi guardarsi intorno, cominci a trangugiare il cibo. Dopo pochi bocconi la fame spar, improvvisamente com'era venuta, ma Julia fin ugualmente le salsicce e l'uovo. Poi usc, lasciando il resto intatto. Mezz'ora dopo scorse la targa d'ottone della Breadlands Clinic e svolt nel viale lungo e stretto, che correva intorno a un folto d'alberi per terminare davanti a una grande casa grigia. Julia aveva la bocca arida e il cuore che sembrava perdere colpi. Per calmarsi richiam alla mente le foto di Heather Rudge che aveva visto. Finalmente si sent pronta ad aprire la portiera e salire i gradini dell'ingresso. L'accolse una donna di una certa et, in camice bianco. "La signora Lofting? La signora Rudge stata cos contenta della sua lettera! Sa che dopo

il dottor Phillips-Smith desidera vederla? Bene. piuttosto distante, quindi, se mi vuol seguire... La nostra paziente non pi cos difficile, ora, ma noi dobbiamo rispettare il regolamento. naturale, no? Certo che la poveretta ha anche i suoi lati sgradevoli. Continua a rivangare la storia della figlia, come immagino lei sappia. Ha l'aria di aver bisogno di riposo, cara. Vuole aspettare un po' prima di vedere la signora Rudge?" La donna in camice scrut Julia con occhi vivaci da scoiattolo. "No, non necessario." L'altra le indirizz un sorriso professionale e assai poco dolce. "Allora da questa parte, signora Lofting." Percorsero speditamente un corridoio anonimo sul quale si aprivano porte numerate, il tutto di un colore bianco avorio. "Siamo riusciti a spostarla nell'ala E," comunic l'attempata infermiera. "Ah. E come sta?" "Molto meglio." "Meglio..." Mentre l'altra apriva con la chiave una porta metallica, Julia si volt e vide in una stanzetta bianca una figura che giaceva immobile sotto un lenzuolo. Accanto al letto si trovava un carrello d'acciaio carico di flaconi e siringhe. Julia si sent le gambe molli e il cibo le sobbalz nello stomaco come un gatto infuriato. "Di qui, prego." In fondo al corridoio, un'altra pesante porta metallica. Un omone calvo, con un camice piuttosto sporco, si alz pesantemente da uno sgabello e and loro incontro con il grosso ventre ballonzolante. "Vuole andare a chiamare la signora Rudge, Robert? Io accompagno la signora Lofting nella saletta delle visite." Robert annu e si allontan a passo lento. L'infermiera fece strada a Julia attraverso un piccolo locale ravvivato da acquerelli. Alcuni vecchi che lavoravano intorno a un tavolo la guardarono a bocca aperta. I loro volti stranamente lisci e inespressivi sembravano spaventati. Uno portava occhiali neri e, senza la luce degli occhi, il suo viso sembrava intagliato nel granito. Perch sono qui? si domand Julia. un luogo orribile. Il suo disagio aument quando l'infermiera la precedette in altre due sale, le cui pareti dai colori gai erano in stridente contrasto con i pallidi abitatori dagli sguardi attoniti. Visi che fuggivano la realt... Julia si sent presa in trappola dalla loro avidit. "Siamo arrivate, cara." La donna svolt un altro angolo e apr la porta di

una stanzetta spoglia, con due sedie ai lati opposti di un tavolo verde, di metallo. "Viene subito," soggiunse, additandole una pila di vecchie riviste. Quando l'infermiera se ne fu andata, Julia si accomod sulla sedia di fronte alla porta. Poco dopo si udirono dei passi. La porta si apr e Robert si fece da parte per lasciar passare una donna. Il primo pensiero di Julia fu che avesse sbagliato persona. Quell'essere scialbo in grembiule da casa non assomigliava neppure lontanamente alle foto della Heather Rudge intorno alla quarantina, col viso ovale, elegante e voluttuoso. Julia sbirci Robert, ma questi aveva preso posto sullo sgabello, situato in un angolo del piccolo parlatorio, le dita intrecciate sul ventre e lo sguardo fisso a terra. La donna indugiava ancora sulla soglia. Era identica alle creature sbiadite e sperdute che Julia aveva visto nelle altre stanze. "Come si chiama?" domand la Rudge, e le sue parole dispersero le prime impressioni di Julia. "Mi scusi..." le rispose, alzandosi. "Ero tanto ansiosa di conoscerla. Lei Heather Rudge?" "La signora Lofting?" Mi hanno imbrogliato, mi hanno portato un'altra, pens Julia. "S. Mi scusi, ma una tale emozione conoscerla... Ho comprato la sua casa, sa? Penso a lei, penso molto a lei." La vecchia si avvicin strascicando i piedi e si sedette dirimpetto a Julia. Sulle gote flaccide le spuntava qualche pelo bianco. "Perch voleva sapere il mio nome?" La donna la guard di traverso. "Cos." Julia si sporse in avanti. "Non so proprio da dove cominciare... Le fa piacere ricevere visite? La trattano bene, qui?" "Si sta male, ma meglio che in prigione. Sono stata in prigione, sa." Julia riconobbe la pronuncia del Midwest. "Non occorre che mi racconti della vita fuori. Ci lasciano leggere, qui." "Oh, avrei dovuto portarle qualcosa, un libro, delle riviste, tascabili. Non ci ho pensato." La donna la fissava ottusa, impassibile. "Sono venuta per parlare di lei." "Non sono pi nessuno. Qui per sono al sicuro. Non pu succedermi niente, qui." Julia non riusciva a parlare. Infine sbott: "Anche mia figlia morta. Abbiamo molte cose in comune, lei e io. Cose importanti."

"Crede che la mia bambina sia morta?" La vecchia le lanci un'occhiata rapida e scaltra. "Ne sono convinti tutti. Ma non la conoscevano. Olivia non morta. E perch dovrebbe importarmi di sua figlia, signora Lofting?" "Non morta? Ma che..." "Niente 'che'. come dico io. Perch le interessa Olivia? Non venuta qui per parlare con me?" Diede in un'inaspettata risatina. "Povera sciocca. Non sa dov' capitata." Il cibo pesante si rimescol nello stomaco di Julia. "Devo cominciare da principio..." "Prima deve sapere dov' il principio." "Mi sono successe certe cose e gliene voglio parlare. Ho letto del suo caso su vecchi quotidiani, li ho studiati per giorni interi e credo ci sia una relazione tra le nostre..." "Mi guardi, signora Lofting," la interruppe la vecchia. "Sono io la morta, non Olivia. La signora Lofting. La buona signora Lofting che va a trovare la pazza. Mangi i suoi escrementi, signora Lofting, ci si rotoli, poi capir che cosa sono diventata." Julia ostinata ritent. "Forse anch'io posso aiutarla. Parte di lei prigioniera della mia casa, a volte la sento distintamente. Sono pazza a pensare questo? Perch ha detto di essere al sicuro qui?" L'attenzione della signora Rudge era completamente concentrata su Julia. "Non posso fare nulla per lei, Sua Maest signora Lofting. Io la disprezzo." Aveva il viso contorto e pareva quasi che sputasse le parole. "Viva nella sua casa. Le parler di Olivia, Sua Maest, anzi Sua Bont. Olivia era cattiva. Era perversa. Il malvagio non come gli altri. Non ce ne possiamo sbarazzare. Ottiene vendetta. Vuole vendetta e l'ottiene." "Quale... quale stata la sua vendetta?" Il silenzio fu meglio degli insulti. "Intende dire che fu Olivia a farle fare quello che ha fatto?" "Ride di me, adesso. E ride anche di lei. La sente, non cos? Lei non sa nulla." Il viso bianco, cascante, contratto intorno alla bocca distorta e agli occhi ridotti a due fessure, sembrava incombere su Julia. "Io ho fatto quello che ho fatto, signora Merda, perch ho visto quello che Olivia era. Mi deve proprio chiedere quale stata la sua vendetta?" "Signora Rudge," incalz Julia. "Sua figlia ha davvero commesso il delitto di cui la gente la ritenne colpevole?" "Era peggiore delle sue azioni. La gente comune non pu capirlo. Sono felice di essere qui, signora Lofting. Vuol conoscere un segreto?" Il suo vi-

so contorto emanava malignit. "S." Julia si protese sul tavolo, nello sforzo di capire le sue parole confuse. "Per lei sarebbe una fortuna essere me." Robert sbuff dal suo angolo. "Lei stupida, signora Merda. Almeno quanto noialtri qua dentro." Julia chin la testa. Gocce di saliva brillavano sulla superficie del tavolo. La stanza sembrava insopportabilmente angusta. Un odore nauseabondo l'avvolse, dandole le vertigini. "Con chi altri posso parlare?" domand. "Chi la conosceva, signora Rudge?" "Con quella strega della Braden," ringhi la Rudge. "Parli con quella mangiacrauti. Parli con gli amici di mia figlia. Loro avranno capito." "Come si chiamano?" "Nomi. Minnie Leibrook. Francesca Temple. Paul Winter. Johnny Aycroft. Qualcun altro? David Swift. Freddy Reilly. Aha! Chieda a loro di risolvere i suoi problemi, signora Merda." "Grazie." "Lei proprio come pensavo. Il suo posto qui. Stupida donna. E adesso se ne vada." "Ha otto minuti," avvert Robert dall'angolo. "No, preferirei..." Julia s'interruppe e si alz. "Stupida, stronza porca. Stupida, maledetta, stronza porca." Julia si proiett verso la porta, la spalanc. Robert, sorpreso, alz gli occhi e tese una mano tozza. Julia imbocc di corsa il corridoio e gir un angolo. Quando vide una porta larga, con una luce sopra, la super e sospinta dalla visione del viso torvo e alterato della signora Rudge e di Robert che l'inseguiva goffamente, fugg per i corridoi, ritrovandosi in uno stanzone lungo, gremito di uomini e di donne. I loro volti erano molli e grigi, o rigidi e grigi. Quando Julia entr, tutti si voltarono a guardarla. Lei si ferm un momento, poi, muovendosi con calma, attravers la sala. Gli uomini erano completamente assenti: fissandola con occhi vacui si fecero in disparte per lasciarla passare, alcuni annaspando nella sua direzione con mani incerte. Uno dall'aspetto cadaverico ridacchi da sotto la capigliatura arruffata. Julia intravide il tavolo da pingpong, le sedie metalliche disposte in fila. Intorno a lei aleggiavano gli odori della biancheria pulita, della carne malata e dei disinfettanti, come se Heather Rudge le fosse balzata in groppa. Quelle facce... sembrava che

perdessero segatura. Un uomo con nocche grossissime le sfior il polso nel tentativo di agguantarlo. Julia si ritrasse bruscamente, e l'uomo gigantesco le sibil in faccia. Una donna bassa e sfatta, con i capelli giallo oro, gli fece eco. Un uomo con il viso tutto storto da un lato, come fosse appeso a un amo, le si par davanti e le afferr i gomiti mentre lei cercava di evitarlo. Julia ebbe la sensazione di annegare in quel carnaio grottesco e puzzolente... Respinse l'uomo con incontrollabile repulsione e corse in fondo alla sala proprio mentre Robert vi entrava all'altra estremit. Era un lungo corridoio semibuio. Dietro di s Julia sentiva ombre furtive, passi pesanti. Si mise a correre. In fondo al corridoio una rampa di scale scendeva in un altro passaggio pi buio, pi stretto, col pavimento di pietra. Julia lo percorse correndo fino a met, nell'oscurit, poi, premendosi le mani sulla milza, raggiunse a passo spedito una porta di legno sbarrata. Tir i chiavistelli e l'apr, ansante per lo sforzo. Tre larghi scalini di pietra salivano a un prato, oltre il quale cominciava il bosco. Le tornarono in mente i nomi elencati sprezzantemente da Heather Rudge: Braden, Minnie Leibrook, Francesca Temple, Paul Winter, Johnny Aycroft, David Swift, Freddy Reilly. Guard il bosco scuro e folto e, ripetendo i nomi, sal i tre gradini. Magnus, ritto accanto alle vasche della sabbia e circondato dai bambini, fissava scioccato le finestre della camera di Julia, incapace di credere ai suoi occhi. Tocc la fiaschetta nella tasca della giacca. Un ragazzino gli sfior una gamba e Magnus indietreggi, sentendo la sabbia scricchiolare sotto le scarpe. Il suo cuore sembrava essersi fermato. A poco a poco i suoni cominciarono a filtrare nel vuoto silenzioso che era calato su di lui come una campana di vetro. Ud le voci acute dei bambini e il rimbombare lontano di un reattore. Una bambina gli si strinse alla gamba sinistra. Magnus aveva attraversato il parco a piedi, dopo aver lasciato alquanto irritato Plane Tree House. Lily era stata pi riservata del solito, quasi avesse un segreto. Aveva assunto l'atteggiamento disapprovatore al quale ricorreva spesso quando veniva a sapere qualcosa di riprovevole sul suo conto, ma aveva rifiutato di parlare apertamente della sua presunta trasgressione. Aveva invece sostenuto il diritto di Julia alla propria "vita privata", parlando del suo bisogno di un "incontro leale" con Magnus e delle "necessit di tutti gli interessati", gli occhi scintillanti di acuto, pungente ammonimento. Lui aveva immaginato che tutto questo avesse a che fare con il proprio vizio di bere.

Poi Lily era tornata sulla mancata nomina a patrocinante della Corona. "Per amor del cielo, Lily," era esploso, "te l'ho spiegato cento volte. Se volessi, potrei esserlo. Ma tutto si limiterebbe a raddoppiare i miei onorari e a ridurre a un quarto le pratiche che tratto. Non hai idea di cosa sia un patrocinante della Corona. Per un uomo nella mia posizione sarebbe un tragico sbaglio." "Voglio che il mio illustre fratello diventi patrocinante della Corona." "Cio vuoi essere la sorella di un patrocinante della Corona, senza neppure sapere che cosa significhi. Assurdo. E poi non c'entra con Julia. Te lo vuoi mettere in testa?" "Magnim..." "Non siamo pi bambini." Lily aveva fatto marcia indietro. "Ti occorre qualcuno che si occupi del tuo guardaroba. Sembra che tu abbia dormito col vestito addosso." "Chi ti dice che non sia cos?" Quando era uscito da casa di Lily, Magnus aveva mal di testa e un inizio d'indigestione. Aveva camminato cupamente per il parco, irritato dal sole e dai fannulloni sdraiati sull'erba. I giornali prevedevano un cambiamento del tempo per i prossimi giorni, il che faceva al caso suo. Desiderava la pioggia. Voleva nuvole e vento. Infine era arrivato al campo giochi e aveva lasciato il sentiero per andare sull'erba. Poi aveva alzato irosamente gli occhi alla finestra di Julia e aveva visto Kate, la sua nuca bionda che splendeva al di l del vetro. Un attimo dopo era sparita. Ma era Kate. Conosceva il colore dei suoi capelli meglio di quello dei propri. Per un lungo momento aveva smesso di respirare. Si stacc dalla gamba una sorridente negretta di due o tre anni e, boccheggiando fece qualche passo avanti. Aveva lo stomaco in fiamme e una pala di legno al posto della lingua. Non poteva aver visto Kate. Eppure l'aveva vista... con i capelli lucenti come quelli della principessa di una fiaba. Per un secondo Magnus prov una delle pi vivide e altruistiche emozioni della sua vita: un'incontenibile paura per l'incolumit di Julia. Le gambe lo portarono fino alla strada che usciva dal parco. Corse pesantemente per un breve tratto di Ilchester Place poi, soffiando, prese a camminare in fretta. Scrut la facciata inespressiva della casa. Impossibile dire che stesse accadendo all'interno. Il momento della grande paura era superato, ma ancora abbastanza recente per fargli imboccare il vialetto, salire i tre gradini e suonare il campanello. Sent il trillo spegnersi lontano: la casa era vuota.

Si allontan dalla porta e fece mezzo giro della casa, spiando all'interno attraverso i vetri. Tutto appariva immoto, sepolcrale, morto. Tempest di colpi la finestra della cucina finch il bianco sterile della stanza non lo nause, poi raggiunse il retro, dove tent le maniglie delle portefinestre. Erano chiuse a chiave. Si avvicin ai vetri e, facendosi schermo con le mani, spinse lo sguardo tra le tende accostate. I mobili massicci troneggiavano sul pavimento come usciti da un negozio d'imbalsamatore. Prima di estrarre la carta di credito guard la casa accanto e vide la vicina dal viso minuto fissarlo inorridita dalla finestra del primo piano. Stava agitando il pugno nella sua direzione quando vide l'uomo alto e magro svoltare l'angolo della villa per dirigersi verso di lui. L'espressione del suo viso, quella del poliziotto che si appresta a strapazzare un vagabondo, mand fuori dei gangheri Magnus, come l'aspetto in generale dello sconosciuto dai capelli biondi e lunghi, come voleva la moda, la giacca di velluto e il fazzoletto di seta intorno al collo. Quando l'uomo gett un'occhiata sospettosa al vestito stazzonato e sporco di Magnus, questi si volt come una furia a pugni chiusi, pronto ad affrontarlo. "Un momento," disse l'uomo biondo. "Ehi, lei, aspetti un momento." Magnus lo squadr e vide, con la sicurezza che gli derivava da anni di dimestichezza con la psicologia di testi e giurati, una debolezza di fondo sotto l'atteggiamento spavaldo. "Si levi di torno," gl'intimo. L'altro si ferm, esitando, poi gli si avvicin. "Non so quali intenzioni abbia, amico, ma se non gira al largo da questa casa passer dei guai. L'ho gi vista da queste parti e non mi piace la sua faccia." "Razza d'imbecille! Sparisca e mi lasci in pace. Mi chiamo Lofting e mia moglie abita qui. Non so chi diavolo sia lei e non me ne frega niente. Adesso se ne vada." Sul viso ben curato dello sconosciuto si dipinse un'espressione stupita. "Il mio nome Mullineaux," rispose, ma se ne pent all'istante e Magnus, accorgendosene, decise di approfittarne. "Sto nella casa accanto. Ora devo chiederle di andarsene." Magnus appoggi la fronte al vetro della finestra con un ghigno feroce. "Ha del fegato, per avere la faccia che ha. Devo entrare. Credo che mia moglie sia in pericolo." Si raddrizz e sorrise all'uomo, gi sapendo che, sebbene controvoglia, avebbe dovuto venire alle mani con lui. "Sua moglie non qui e comunque dubito che potrebbe fare qualcosa per lei, nello stato in cui ." Mullineaux lev un indice ammonitore. "Se sparisce immediatamente, le do la mia parola che, nonostante tutto, non la

denuncer. Adesso se ne vada." "Adesso se ne vada," gli fece il verso Magnus. "Se ne vada lei, imbecille, perch io entro. Pu stare qui a guardarmi, oppure darmi una mano." "Senta..." cominci l'altro, facendo un passo avanti e posandogli una mano sul braccio. Come in un lampo Magnus, con l'assoluta certezza della sua superiorit fisica, gli sferr un pugno alla tempia, facendolo vacillare. Il colpo fu debole, perch aveva usato la sinistra, ma Mullineaux si afflosci a terra. Nello stesso istante, il viso di Mark si affacci alla mente di Magnus, che digrign i denti, infuriato, e si avvicin alla figura che giaceva bocconi sull'erba. Aveva gi alzato il piede destro per dargli un calcio alla mandibola quando alz lo sguardo sulla casa vicina e vide la donna gridare al di l del vetro. "Vieni a portarti via quest'idiota," brontol, sentendo sbollire la rabbia, e gir attorno alla casa per raggiungere la strada. Aveva lasciato la macchina a Plane Tree House. Kate? Kate? Mentre attraversava irosamente il parco, l'aria estiva infuocata e appena velata di foschia sembr oscurarsi intorno a lui. 7 Mark si svegli al buio, con il lenzuolo sudicio attorcigliato ai fianchi. Aveva sognato Julia, una variazione del sogno che faceva regolarmente da tre o quattro anni. Di solito iniziava con lui che entrava in un'aula e prendeva posto in cattedra, per accorgersi subito dopo di non essere minimamente preparato. Non soltanto non aveva una lezione pronta per quella particolare classe, ma non ricordava nemmeno quale materia insegnava. Studenti di vari anni e corsi lo guardavano stupiti e gi annoiati: se non trovava qualcosa da dire l'ora, che non aveva la pi pallida idea di come riempire, sarebbe andata persa. Era Storia del movimento operaio in Inghilterra, al luned, mercoled e venerd dalle 9.30 alle 10.20? Nuove tendenze del pensiero socialista, marted, mercoled e venerd, dalle 16 alle 17.25? Si rendeva conto con crescente sgomento di non sapere che giorno fosse. Quella notte, il sogno era arrivato a questo punto, poi Julia si era alzata da una sedia e prendendo dalla borsetta un blocco di appunti, aveva dato inizio a una brillante esposizione sulla London Corresponding Society e il suo segretario, Thomas Hardy. Si era risentito con lei per avergli usurpato la lezione, ma nello stesso tempo aveva ascoltato affascinato il suo iniziale compendio di notizie e l'abbondanza di idee, che esprimevano esat-

tamente ci che durante l'anno precedente si era sforzato di comunicare a quella classe. Era sicuro che avrebbe ricordato ogni parola di Julia, e che avrebbe inserito i suoi concetti nel primo capitolo del libro che intendeva scrivere, ma tutto era svanito appena sveglio. Invece delle sue idee, rammentava la sua camicetta bianca e la gonna gialla, i capelli morbidamente sciolti sulle spalle... Era la Julia che aveva conosciuto quella prima mattina a casa di Magnus. Aveva un'aria incantata, come una donna che conversasse con le fate, una donna che portava ancora su di s le ultime meravigliose tracce dell'infanzia. Mark fss il soffitto basso della sua stanza e si accorse che il sogno aveva destato in lui una viva eccitazione sessuale. Desiderava intensamente Julia. Non poteva pi considerarsi moglie di Magnus dopo la brutale intrusione di lui a casa sua, il pomeriggio precedente. Quel pensiero gli diede energia sufficiente per girarsi sul fianco e premere l'interruttore della luce, vicino al letto. Magnus sembrava finalmente esploso. Sia Lily sia Julia gli avevano descritto l'incidente, consigliandogli di tenersi a distanza da Magnus almeno per il momento. Ma quando mai non se n'era tenuto a distanza? Una delle prime e pi vivide impressioni della vita di Mark, era stata che Magnus lo detestasse. Forse sarebbe stato pi esatto dire che lo odiava, si corresse, e sorrise. Sempre sorridendo, liber le gambe dal lenzuolo e si alz, evitando con cura pile di piatti e le lattine mezzo vuote sparse per la stanza. Aveva cominciato a mangiare a letto l'inverno precedente, quando il letto era il posto pi caldo di tutta la casa, e aveva mantenuto l'abitudine. Su una sedia vicino al letto c'era una pila di vestiti e Mark estrasse una camicia e un paio di pantaloni, che infil facendo molta attenzione con la cerniera dei calzoni. Prelev un pacchetto di Gauloise e un accendino dal taschino della camicia e si accese una sigaretta, godendo del fumo che gli riempiva la bocca e i polmoni. Poi cerc a tentoni nei pressi del materasso e trov l'orologio. Erano le undici. Gett uno sguardo alla scrivania, posta sotto la finestra dall'altra parte della stanza, e immediatamente perdette ogni desiderio sessuale. C'erano la macchina per scrivere, qualche matita in un vasetto, una risma di carta, alcuni fogli di appunti e una dozzina di volumi in due pile: tutto il necessario per iniziare a lavorare al libro. Era l dall'estate prima, quando aveva rinunciato a insegnare per poter scrivere. L'estate per era trascorsa in una serie di incontri galanti senza storia, fantasticherie, progetti grandiosi che non si erano mai realizzati. Aveva trascorso un'inverosimile quantit di tempo dormendo, come esaurito dall'inattivit. Dopo altri tre trimestri d'insegnamento, aveva pensato di potersi finalmente dedi-

care al libro, ma ora non riusciva a guardare la scrivania senza avvertire un allarmato senso di colpa. Adesso era meno sicuro delle proprie idee di quando gli era venuto per la prima volta in mente di scrivere la sua interpretazione dei movimenti sociali delle classi lavoratrici. Ora, quando si costringeva a pensare al libro, tentava di prevedere le recensioni che si sarebbe guadagnato: "Il passo avanti compiuto nel pensiero socialista da questo giovane, brillante professore..." "Questo classico della prassi marxista..." Spense la Gauloise su un piatto e and in bagno. Tornato nella stanza, Mark scost le tende sopra la scrivania e fece entrare una pallida versione di luce solare. Sprofondato al disotto del piano stradale, l'appartamentino richiedeva le luci accese a tutte le ore del giorno. Sempre piuttosto buio, quando il cielo era coperto racchiudeva ampie zone di oscurit brunastra. Le finestre, come quella pi piccola della cucina, l'unica altra stanza, guardavano su un muro di cemento, che un tempo era stato bianco. Tra poco avrebbe avuto di nuovo mal di testa. Gli era venuto la prima volta circa un mese prima, subito dopo il risveglio. Da allora l'insistente pulsare alle tempie e il senso di oppressione alla sommit del cranio non avevano pi smesso di tormentarlo. Quando di notte sognava Julia, la sensazione era pi intensa. Quelle cefalee, non decisamente dolorose, avevano influenzato le sue capacit di concentrazione. Anche se fosse riuscito a sedersi alla scrivania, dubitava di essere in grado di scrivere una frase decente. Perdeva continuamente il filo delle conversazioni, scopriva all'improvviso, come nel sogno della lezione, di non sapere che cosa voleva fare di l a un momento. Diverse volte, per la strada, si era scordato dove stava andando. Si sorprendeva sovente a pensare a Julia e Magnus. Sentendosi lui stesso bambino, solo e sperduto, negli ultimi tempi Mark aveva cominciato a vedere in Julia, che per anni aveva considerato nulla pi che una donna di casa dolce e neppure troppo bella, il suo equivalente. Il possesso che Magnus vantava su di lei gli appariva una crudele, lampante ingiustizia. Nessun uomo bastardo e arrogante come Magnus meritava di avere una moglie, tanto meno una moglie sensibile come Julia. E i quattrini di Julia, che lui avrebbe potuto impiegare per assecondare tanti meritevoli scopi, come per esempio la stesura del libro, erano stati sperperati in bevute e cene borghesi, e quasi certamente dirottati nelle tasche di Lily. A volte Mark quasi detestava Julia per aver tollerato tanto a lungo quella grossolana parodia di matrimonio. Il denaro inoltre veniva da quel vecchio pirata di Charles Windsor Freeman, bisnonno di Julia, il classico saccheggiatore e sfruttatore americano: Mark avrebbe potuto usarlo contro la classe cui ap-

partenevano e mondarlo da quella macchia. Era l'ora degli esercizi. Mark si stese sul tappeto che mostrava la trama sotto ciuffi di pelo verde, e, dopo aver fatto il vuoto nella sua mente, sollev un braccio, quindi l'altro. Tese i muscoli e spinse in su con tutte le sue forze. Ripet il movimento con le gambe. Si rilass, assunse la posizione del loto e tent di toccare il pavimento con la fronte. Sporse la lingua finch gli fece male all'attaccatura. Infine rimase seduto, in attesa. Chiuse gli occhi e scivol in una piacevole oscurit. Fiss intensamente le tenebre opache, lasciando che prendessero forma intorno a lui. Nessun movimento, nessun pensiero. Era un recipiente da colmare. Dopo dieci minuti il caos dell'appartamentino era svanito, lasciandolo in un universo rotante e pieno di vibrazioni. Era un punto luminoso che danzava nel buio, uno stretto passaggio per lo spirito. Stelle e mondi muovevano intorno a lui come sfere. L'unica lampada accesa era una sfolgorante ruota dorata di coscienza verso la quale lui volava roteando. Respirava e pulsava, fremente di vita e conoscenza. Il suo corpo, da minuscolo che era, divenne immenso. Il suo vorticare abbracciava mondi, galassie. Mark-corpo divent Mark-essere, che aspirava folate di spirito. Il tempo lo avvolgeva, leggero come polvere. Tutto era sacro. Poteva soffiare via il tempo e frantumare il mondo lasciando solo se stesso, solo luce sacra. Le sue mani coprivano i continenti, senza peso come il ronzio di una mosca. Le sue braccia si alzavano per raggiungere enormi lontananze. Canti senza parole riempivano lo spazio intorno a lui. Una pace incorporea indistinguibile dalla tensione lo illuminava e lo innalzava. Muscoli, uccelli, volo. Era in alto. Ora viaggiava verso uno sciame di particelle splendenti che si fusero mentre superava la grande distanza che lo separava da esse. Bramava quell'unione. Vide dapprima una citt d'oro, poi un viso che seppe essere quello di Julia prima ancora di distinguerlo. La stava plasmando dallo spirito. Lo spazio cominci a ronzare d'energia, a risuonare. Lui si dissolveva in fiamme e candele, in luminosit assoluta. Il volto che vedeva non era quello di Julia, ma di una bella bambina. La luminosit s'intensific e lo splendore era accecante. Fuori, molto lontano, alla sua sinistra, un taxi strombazz. Mark cominci a scendere, a spirale, gli ampi spazi molecolari del suo corpo pervasi dalla pesantezza. Cadde bocconi sul tappeto, le cosce irrigidite. La sua lingua tocc un bioccolo polveroso di capelli. La signora Fludd, seduta accanto a lui sul divano nel soggiorno di Julia, gli disse: "La stanno bloc-

cando". Con un altro forte, assordante colpo di clacson del taxi arriv il mal di testa, che gli cal sul cranio come un velo di tenebra. "Le sono davvero grata per avermi ricevuto," disse Julia all'amabile e sorridente donna di mezz'et che le aveva aperto la porta della grande casa bianca al 4 di Abbotsbury Close. " molto importante che le parli, importante per me... Mi ha stupito trovare il suo nome nella guida telefonica. Pensavo che si fosse trasferita, dopo la tragedia. Ricorda che le ho telefonato, signora Braden? Sono Julia Lofting. Mi aveva detto di venire stamane, prima di pranzo..." La donna apr del tutto la porta e fece entrare Julia in un ingresso buio. Tutto quanto poteva scorgere della casa sembrava marrone scuro. Alla parete di fronte era appeso un gruppo di vecchie fotografe coperte da uno strato di polvere. "Non ha parlato con me," sussurr la donna. "La signora Braden di sopra, in camera sua. L'aspetta. Si tratta di Geoffrey, vero?" L'accento tedesco era quello che Julia aveva udito il giorno prima al telefono, ma la voce della donna era pi acuta, argentina. Julia pens che avrebbe potuto essere la voce di un'ipnotizzatrice. "Non lei?" Julia lanci un'occhiata alla scala, che terminava sotto un arco in ombra. "Sono la dama di compagnia della signora Braden," spieg la donna con voce suadente, carezzevole. "Mi chiamo Huff. Ho conosciuto la signora Braden solo dopo la tragedia. All'inizio venivano in tanti: giornalisti, polizia, gente cattiva che veniva a spiare... i curiosi. Li tenevo lontano da lei. Adesso da un pezzo che non viene nessuno. La signora desiderava molto vederla." La signora Huff, muovendosi con una rigida efficienza che rammentava la signorina Pinner, e che soltanto allora Julia riconobbe come artrite, apr una porta alla sua sinistra che dava in un salotto dal forte odore di chiuso. Due poltrone imbottite si fronteggiavano sul tappeto tarmato e, vicino a ognuna di esse, era collocata una pianta lanuginosa. "Aspetti qui finch ritorno. Non ci vorr molto." "C' un signor Braden?" domand Julia. " morto in guerra," rispose la signora Huff, e usc. La porta si chiuse con uno scatto alle sue spalle. Julia non voleva occupare una di quelle poltrone; le ricordavano certe piante vischiose che catturano gli insetti e poi li digeriscono. Prese a passeggiare su e gi per la piccola stanza scura, troppo eccitata per osservare i

mobili, che sembravano sospesi nella penombra. Si sofferm davanti a una libreria di legno e guard i titoli, dai caratteri uniformemente impressi in oro sui larghi dorsi. Poi si accorse che erano tutti in tedesco. Pass le dita sui volumi e le ritir nere. Se le pul con un fazzolettino di carta preso dalla borsetta e poi cammin in tondo sul tappeto scuro. Turco, probabilmente. Suo nonno ne aveva uno simile. Avvert una leggera tensione alla vescica. Dov'era il bagno? Colpa dell'agitazione, senza dubbio: se si fosse distratta, sarebbe passato. Acceler il passo; se la tensione aumentava, avrebbe dovuto sedersi a gambe accavallate su una di quelle orrende poltrone. Il suo andirivieni la port davanti a una piccola tela e Julia si ferm, attirata dalla sua apparenza familiare. Non aveva mai visto quel dipinto, ma conosceva un'altra natura morta con tavola inclinata verso l'alto, una pipa e un brandello di giornale. Braque... era un Braque. Lo studi pi da vicino. Doveva essere una riproduzione. Quando per lesse la firma, riconobbe le morbide pennellate in rilievo. La sorpresa le fece dimenticare lo stimolo alla vescica. Si volt proprio mentre si apriva la porta. La signora Huff la chiam con un cenno rigido della mano, sorridendo. "La signora Braden la riceve subito. Mi segua, prego." "Quel quadro... non posso credere!" disse Julia. "Venga, prego. Non so nulla di quadri." Julia si affrett fuori della stanza, spronata dalla voce squillante della dama di compagnia. Quest'ultima le indic con un sorriso la scala e cominci a salire. Julia la segu. Superato l'arco, la signora Huff apr una porta a met di un corridoio senza luce. Julia ebbe il tempo di notare file di quadri appesi alle pareti, ma l'oscurit li rendeva indecifrabili. Pass in fretta l'uscio che la Huff le teneva aperto. "Si accomodi, signora Lofting," disse una signora robusta e vestita di nero, alzandosi per accoglierla. "Sono Greta Braden. Ha parlato con me, al telefono. Prenda la poltrona alla sua sinistra. La trover comoda. Grazie, Huff." La porta si chiuse adagio dietro Julia, che si trov a fissare un dipinto dalla cui cornice d'oro pendeva un drappeggio scorrevole di velluto rosso, ora raccolto di lato a mostrare una donna nuda e prosperosa la cui pelle sembrava assorbire tutta la luce della stanza. Incredibile: un Rubens. Il resto della camera da letto era caratterizzato dalla stessa atmosfera di eleganza sbiadita che emanava da chi la abitava. La tappezzeria ruvida, un tempo rosso e oro, era coperta da una patina marrone spento. Sul pavimen-

to erano sparsi libri e giornali, molti dei quali ingialliti. Sul logoro copriletto di velluto nero era posato un vassoio con gli avanzi della colazione. Pareva che la polvere si fosse depositata anche nelle pieghe del viso largo e angoloso della signora Braden. I capelli grigi erano induriti dall'unto. Guardandola, Julia dubit che fosse del tutto sana di mente. "Desidera parlare con me di mio figlio. Perch, signora Lofting?" Julia si sedette sulla poltrona indicatale e sent i cuscini scivolare sotto il suo peso. Ora aveva davanti agli occhi la fotografia di un bambino occhialuto dall'aria gracile, appesa alla parete sopra l'immenso letto. Vicino, un'altra fotografia ritraeva un uomo alto e magro, in giacca sportiva e pincenez. "Quello era Geoffrey e quell'altro mio marito. Perch s'interessa a me, signora Lofting?" "Due giorni fa ho visto Heather Rudge," disse Julia, e vide l'altra irrigidirsi nel guscio nero e lucido dell'abito. "E stata villana e sconclusionata, ma mi ha suggerito di parlare con lei." Ignorando un cenno secco e sdegnoso della Braden, Julia soggiunse in fretta: "Non lavoro per Heather Rudge, stia tranquilla. Vede, ho comprato da non molto la casa in cui abitava. Mi stavo... mi stavo rimettendo da una lunga malattia. Qualcosa in quella casa mi ha attirato irresistibilmente. Da allora ho cominciato a indagare nel passato della famiglia Rudge e in quello della casa. stato quasi inevitabile... Voglio scoprire tutto il possibile su di loro. Credo che la verit sulla morte di suo figlio non sia mai venuta a galla, signora. C' sotto molto di pi, ma lei mi prenderebbe per pazza se glielo raccontassi. Devo sapere delle Rudge, questa la cosa principale". La signora Braden la osservava con occhi acuti. "E poi magari scriver ci che ha scoperto?" "Be', non so..." si tenne sul vago Julia, temendo che una risposta sbagliata potesse costarle la fine prematura del colloquio. "Ventiquattro anni fa non avrei parlato con lei, specialmente se avesse menzionato il nome Rudge. Ora molto tempo passato e io ho aspettato che qualcuno dicesse la verit sulla morte di mio figlio. Molti sono rimasti impuniti. Quando avvenne la tragedia, la polizia non volle darmi ascolto. Ero una straniera, una donna, e mi giudicavano sospettosa, stupida. Mi ignorarono, signora Lofting. La morte di mio figlio non stata vendicata. Adesso capisce perch l'ho ricevuta?" "Io... credo di s." "Il mio mondo in questa stanza. Non esco di casa da vent'anni. Sono

invecchiata qui dentro. Huff i miei occhi e le mie orecchie. Non m'interesso che della collezione di quadri di mio marito, della sua memoria e di quella di mio figlio. Persino Huff non sa tutto dell'assassinio... non le sembra terribile questa parola, signora Lofting? Sa cos' l'assassinio? Il pi grande delitto contro l'anima, anche l'anima dei vivi. un delitto eterno." "S, me ne rendo conto..." mormor Julia. "Ma a me occorrono prove. O, pi che prove, fatti." "Prove." La donna sput quella parola come fosse stata carne guasta. "Non mi servono prove. L'uomo che la polizia fece giustiziare era un innocuo vagabondo, un sempliciotto, un bambino anche lui. Gli piaceva chiacchierare con i piccoli. Che prove aveva la polizia quando lo uccise?" "Quindi lei convinta che fosse innocente?" "Naturalmente! Ascolti quello che sto per dirle: tra me e Geoffrey non c'erano segreti. So cosa gli fecero in quel parco. Quegli altri lo tormentavano ogni giorno. Gli rendevano la vita un inferno perch era sensibile e soffriva d'asma. E perch era in parte tedesco. Lo chiamavano Crauto. Erano cattivi, quei bambini." "Conosceva la signora Rudge?" "Quella! Rideva di me, mi prendeva in giro. La supplicai di aiutarmi, per amore di Geoffrey, ma era cieca e idiota. Non capiva quello che avveniva nella sua stessa casa. Non si rendeva conto di difendere un mostro. Non ho dubbi su ci che accadde al mio figliolo. La piccola Rudge lo mutil e poi l'uccise. E gli altri l'aiutarono. Crede che io sia in errore?" Julia sfior la manica lucida della signora Braden. "Com'era Olivia? Me la pu descrivere?" La risposta distrusse le sue attese. "Era una bambina e basta. L'aspetto non conta. Era simile ad altre centinaia di sue coetanee. Mor poco dopo Geoffrey. Ne sar certo al corrente." "S, lo so, ma per motivi personali devo sapere com'era. Aveva i capelli biondi? Era alta?" "Dettagli banali. Bionda... s, forse era bionda. Ma guardandola non si sarebbe detto che era malvagia." " la stessa parola usata da sua madre." La signora Braden sorrise. "Quella stupida. Quella sciocca, rozza, volgare donnetta. No, signora Lofting, non deve perder tempo a indagare sulle vite mal spese delle Rudge. Deve trovare gli altri. Deve obbligarli a confessare." "S, devo trovarli," convenne Julia. "Conosco gi qualche nome: Minnie

Leibrook, Francesca Temple, Paul Winter..." "E John Aycroft, David Swift, s. E il ragazzo Reilly. Lei mi sorprende, signora Lofting. Questi sono i bambini che aiutarono Olivia Rudge a uccidere mio figlio. Se vuole prove, parli con loro. Anch'io posso esserle utile in questo senso." Julia la scrut ansiosa, non sapendo che cosa aspettarsi. "Alcuni di loro sono morti. Nessuno ha fatto fortuna. Come pu immaginare, le vite di quelle persone mi interessavano. Mi sono tenuta al corrente, come si suol dire. Posso dirle che il giovane Reilly scomparve in America, il suo paese, dieci anni fa, e non diede pi notizie. John Aycroft si uccise quando la sua ditta fall. Minnie Leibrook mor in un incidente stradale: era ubriaca. Francesca Temple fu molto saggia: si fece suora. Ora vive nel convento delle Ancelle di Maria, che hanno la regola del silenzio, a Edimburgo. Paul Winter divent militare di carriera, come suo padre, ma venne espulso dal reggimento. Sta in un appartamento a Chelsea. David Swift rovin il commercio di vini della sua famiglia e perse la moglie in maniera singolare: rest fulminata da una scarica elettrica. Alloggia sopra un pub in Upper Street, a Islington. Vada da questi due uomini, signora Lofting. Se li far parlare, avr le prove che cerca." Julia era sbalordita. "Come ha scoperto tutte queste cose?" La signora Braden alz le spalle, facendo frusciare la stoffa. "I miei occhi e le mie orecchie: Huff. La pago profumatamente. Ora la prego di andarsene, signora Lofting, ma prima voglio darle un consiglio. Sia pignola. E stia attenta." "Be', naturale che dovresti stare attenta," osserv Mark, quella sera. "Mai sentita un'idea pi ridicola. Intendi sul serio andare da quei due e interrogarli su un omicidio avvenuto ventiquattro anni fa? Per il quale gi stato giustiziato un uomo? Da' retta, bevi ancora qualcosa e scordati questa storia. Dio solo sa in quali guai potresti cacciarti." "Bevo ancora se permetti che paghi io. Per favore, Mark." "Se insisti, accetto a malincuore." Mark aveva contato il suo denaro poco prima, alla toilette degli uomini, e sapeva che, dopo l'ultimo giro, era rimasto con sessantatr pence. Doveva venti sterline a un collega e, pagato il debito, del prossimo stipendio della scuola gli sarebbe avanzato appena quanto bastava a pagare l'affitto e mangiare sino alla fine del mese. Tuttavia poteva far aspettare Samuels un altro mese, addirittura fino al secondo trimestre. Sbirci avidamente Julia che tirava fuori dal borsellino un bi-

glietto da dieci sterline. Con un moto di compiacimento, Mark si rese conto di considerare gi suoi i quattrini di Julia. "Molto gentile da parte tua," aggiunse, e prese la banconota. Tornando dal banco con i due bicchieri, pos sul tavolino il resto. "Ti danno fastidio gli spiccioli?" domand. Lei lo guard meravigliata. "Perch, hai bisogno di soldi?" "Solo qualcosa per tirare a fine mese. Sono un po' a corto." Julia spinse il denaro verso di lui, gli occhi deliziosamente fissi nei suoi. "Prendili, Mark. Davvero. Ne vuoi degli altri? io ne ho. Non mi importa di averne tanti quando a te non bastano. Sul serio, te ne servono ancora?" "Ne possiamo parlare dopo." Nella luce tenue che illuminava quell'angolo in fondo al pub, Julia aveva un aspetto molto migliore, pens Mark. Era ancora pallida per la mancanza di sonno, ma pi sicura, vibrante, come la Julia di un tempo, prima che Magnus affondasse in lei i suoi artigli. "Ti senti bene, Mark?" gli chiese. "Solo un po' di mal di testa. Va e viene." Mark assunse la sua espressione pi tenera, quella che una sua vecchia amica aveva battezzato "la faccia da lupo travestito da pecora". "Secondo me," prosegu, "dovresti lasciar perdere subito tutta questa storia. Non vedo perch prenderti la briga di andare a trovare quei due ruderi. Non capisco la tua preoccupazione per Kate. Kate ancora tua, tesoro. parte di te. Non pu farti del male. Magnus che ti ha instillato tutta questa paura. Lo strangolerei per quello che ti sta facendo. Avresti dovuto lasciar andare alla polizia quel Perry come-si-chiama." Il mal di testa era peggiorato un po', ma Mark non lo diede a vedere, mettendo semmai pi calore nello sguardo. "Odi Magnus, vero?" domand Julia, vagamente stupita. "E un bastardo." "Ti vedo come mia unica ancora di salvezza contro di lui. Quella volta che sono svenuta, sei comparso come per incanto. E tu e Lily siete le uniche persone con le quali posso parlare di ci che mi sta succedendo. Non fosse per la povera signora Fludd, probabilmente non ne potrei parlare per niente. Hai sentito dell'incidente?" Mark annu, ma una fitta alla testa gli fece roteare intorno il pub. "Me l'ha detto Lily. Peccato. Era uno strano tipo." "Aveva visto qualcosa e sapeva di essere in pericolo. Credo che sia stata uccisa perch non potesse dirmi cos'era. Mark, sarei impazzita se non fosse stato per lei. Devo fare in modo che non sia morta inutilmente." Julia bev-

ve un lungo sorso dal suo bicchiere. "E stata assassinata, ne sono sicura." "Ha attraversato davanti a una macchina, no? Quindi omicidio colposo, non assassinio." "Ma perch accaduto? E se si trattato di un comune incidente, come mai sapeva di essere in pericolo di morte? La signora Fludd ha detto che c'erano un uomo e una bambina. Ho sempre pensato che fossero Magnus e Kate. Sospettavo che lo spirito di Kate frequentasse la mia casa, ma c' un'altra possibilit. Ovviamente l'uomo Magnus, questo lo so, perch un essere totalmente irrazionale, ma la bambina potrebbe essere qualcun altro. La piccola che ho visto al parco. Per questo devo incontrare quei due uomini." Mark si massaggi le tempie. "Secondo me, tu sbagli. Dovresti scordare tutto." Julia aveva preso un'aria da esaltata che gli urtava i nervi. "Che cosa ti ha detto la signora Fludd quella sera? Mark, devo saperlo. Potrebbe essere utile." "Niente. Non ricordo nemmeno." "Oh!" Julia parve calmarsi. "Davvero? Sforzati, ti prego." "Ho la testa che mi scoppia, sai. Be', credo che mi abbia detto qualcosa come 'la stanno bloccando', e poi che dovevo andarmene da casa tua." " quello che ha detto a me! Oh, Mark, voleva salvare anche te!" Julia allung la mano e gli accarezz i capelli arruffati. Il dolore sembr scemare. Mark le guard il viso arrossato e gli occhi lucidi e cap che la sua esaltazione era dovuta in parte al whisky. "Caro Mark," disse Julia. "La tua povera testa..." "Forse cercava di tenermi lontano da te." Questa era stata in effetti la sua impressione. "Questa settimana sono andata alla Tate," continu lei, sempre carezzandogli la testa. "Ho guardato quel quadro. Il Burne-Jones. Ci sei anche tu. Grazie al cielo ho te." Quando Mark alz il viso dalle mani vide che Julia piangeva. "Finisci di bere e andiamocene," disse. L'emicrania aveva ripreso le sue solite proporzioni. Erano nello squallore dell'appartamento di Mark, abbracciati. Bilanciandosi con cura per sostenere il peso di Julia senza calpestare un piatto incrostato abbandonato sul pavimento, Mark le accarezzava i capelli lunghi e spettinati. Not una quantit di doppie punte e dei capelli ispidi sollevati a formare una sorta di confusa aureola. "Mark, non so cosa mi succede," sta-

va dicendo Julia. "A volte ho una tale paura. come se non fossi pi padrona di me. Da quando ho letto del caso Rudge, ne sono come dominata, non penso ad altro. Perch vorrebbe dire che Kate..." La schiena le sussultava per i singhiozzi. "Non parlarne," bisbigli Mark. Fece scivolare la destra tra loro due e prese a carezzarle il seno. Julia trattenne un attimo il respiro, poi si strinse di pi a lui. "Resta con me," disse Mark. "Ho bisogno di te." "Resto," gli mormor lei Sul collo. A Mark cominciava a dolere la schiena per lo sforzo di sostenerla. Era pi pesante di quanto avesse pensato. "Sei l'unico uomo che abbia mai desiderato, a parte Magnus. Ma..." "Ho bisogno di te," ripet lui. "Sei bella, Julia, bellissima." Le fece fare una mezza giravolta, dando un calcio a un piatto e rovesciando una bottiglia di latte vuota, e, con una certa fatica, l'adagi sul materasso. "Ti prego, Julia, facciamo l'amore." Si curv e prese a sbottonarle la camicetta, per poi sfiorarle il ventre con le labbra. Alla luce dell'unica lampada accanto al letto, il viso di Julia appariva rosso e chiazzato. "Non posso," gemette lei. "Puoi fare tutto ci che vuoi." Le scost la camicetta dal seno e pos la bocca su un capezzolo. Poi si appoggi su un fianco e la baci sulle labbra. Erano calde e piene, e sapevano di frutta. "Mark..." "Ssst..." "Mark, non posso," protest Julia, ma non si mosse. "Stammi vicino e basta." Lui le abbass la camicetta sulle spalle, gliela sfil dalle braccia e la gett per terra. Si lev rapidamente la camicia, poi le diede un altro lungo bacio. Julia stava inerte, con gli occhi vitrei e assenti nella luce fioca. Dopo essersi slacciato la cintura e tolto le scarpe, Mark si liber dei pantaloni. "Va bene, mi accontenter di starti vicino." "Promettilo. Per favore." "Prometto." Mentre Mark finiva di spogliarsi, Julia si tolse con titubanza il resto degli abiti. "La tua casa un disastro," gli disse, posando la gonna sopra la camicetta. "Toccami." Mark le guid la mano. "Sei morbido," gli sorrise, vicinissima. "Dolce. Grande, morbido Mark." "Ho ancora mal di testa," confess lui. "Di solito non mi succede cos."

La mano di Julia gli prese il membro con tenerezza esitante. "No, non toglierla di l." Cominciava a sentirsi eccitato e s'irrigid. La mano di Julia lo risvegli del tutto. Le lamb i capezzoli, insinuandole una mano tra le gambe. Il corpo di Julia pareva un'immensa, feconda distesa di calore. "Santo cielo!" esclam. "Come ti successo?" Sulle cosce aveva degli enormi lividi. "Entrando dalla finestra una sera che avevo dimenticato la chiave." "Accidenti," comment Mark. Aveva perso quel briciolo di erezione appena raggiunta. La testa gli pulsava. L'appoggi sul cuscino, vicino a quella di Julia, e allung la mano per tirare su il lenzuolo. Tocc un ginocchio caldo, la curva di un polpaccio, poi abbass gli occhi e vide il lenzuolo aggrovigliato intorno ai loro piedi. Richiuse gli occhi e sent le dita di Julia calde sulla schiena. Le pass una mano tra le cosce e carezz un ciuffo di lunghi peli ruvidi. "No," sussurr Julia, stringendosi improvvisamente a lui. "No. Stiamo solo vicini." Mark non sarebbe stato in grado di fare altro. Gli sembrava di avere la testa grossa il doppio del normale e un vuoto tra le gambe. Spense la lampada e si aggrapp al corpo caldo di Julia, perch lo ancorava alla stanza. La sua testa trov il seno di lei come guanciale. Tutto gli girava intorno. Cerc di provocare un'erezione con la forza di volont, ma il cervello non ce la faceva a produrre le immagini necessarie. Il corpo gli dava la sensazione di essere in movimento, in movimento attraverso grandi distanze, verso un grappolo di luci. La voce di Julia lo riport parzialmente alla realt, ma non era in grado di concentrarsi neppure su questa. "Continuo a vedere il grottesco ovunque. Hai notato quell'uomo al pub? Aveva un moncherino rosso al posto di una mano, tutto cicatrici e la bocca..." Mark si costrinse a riflettere: non aveva visto alcun uomo con una mano sola al pub. "... una stanza piena di gente senza espressione, flaccida, che voleva prendermi... quella vecchia alla Breadlands, che imprecava..." La voce svan del tutto. Al mattino Julia se n'era andata, e l'erezione di Mark fu del tutto inutile. Sul cuscino trov un biglietto: Sei un tesoro. Continuo le mie indagini. Baci. E sotto, un assegno per cento sterline. 8 Lo spirito non gradiva che Julia passasse la notte fuori casa. Rientrata

con l'intenzione di lavarsi e cambiarsi prima di mettersi alla ricerca di Paul Winter e di David Swift, Julia not con una punta di meraviglia che qualche mobile era stato spostato, le sedie rovesciate e i cuscini lanciati negli angoli del soggiorno. Dal piano di sopra venivano colpi rabbiosi che, sapeva, sarebbero cessati appena avesse messo piede sulla scala. In mezzo al baccano ud una radio che trasmetteva un motivo degli anni Quaranta: anche la musica sarebbe cessata. Il ricordo della strana notte con Mark, che aveva dormito addosso a lei, immobile come fosse stato drogato, si dissolse. Oltre alla tenerezza per Mark, in quelle lunghe ore dopo che gli effetti dell'alcool si erano esauriti, aveva avvertito la profonda consapevolezza di non essere nel posto giusto, dove accadevano le cose importanti. L'incapacit di Mark di fare l'amore era stata un sollievo: lontana dalla sua camera, distolta dalla sua ricerca, aveva desiderato soltanto conforto alla sua desolazione. Tornata a casa, vicino all'origine del mistero, sentiva quella desolazione come il suo elemento familiare, il grigio mare nel quale nuotava. Quello che le accadeva era necessario: era a casa. And in cucina e prov ad aprire il rubinetto. Un tubo rumoreggi nel muro come un gufo intrappolato e una sostanza marrone gelatinosa apparve alla bocca del rubinetto. Julia lo richiuse precipitosamente. "Sei arrabbiata con me," mormor. Il fracasso di sopra si quiet un istante. Quando ebbe versato in una pentola tre bottiglie di acqua minerale e la ebbe messa a scaldare, and in soggiorno a raddrizzare sedie e a sistemare cuscini. "Tu non sei Kate," afferm inclinando all'indietro la testa. "Sei Olivia e io lo dimostrer. Voglio scoprirlo, voglio scoprirlo... Non per questo che sono qui?" Il lume a forma di brocca vol a terra e si fracass. "Ti aiuter," bisbigli Julia. La temperatura nella casa sembrava salire a ogni parola. "Sei molto potente, ma ti serve il mio aiuto. E io scoprir, scoprir tutto. Sapr perch torturi Magnus, e allora sar libera anch'io." Attese altri colpi al piano superiore, ma la casa sembrava sospesa intorno a lei. "Liberer te e me," ripet sommessamente Julia. "Tu vuoi che Magnus mi faccia del male, ma io ti liberer. Sono venuta per questo, vero? Avevi bisogno di me. Ti occorreva che vivessi qui." Un pesante quadro piomb sul pavimento e il vetro si ruppe con un rumore secco, come un colpo di pistola. "Non ho paura," afferm Julia, e soggiunse: "Non necessario che abbia paura finch non avr saputo." Mentiva, si aspettava da un momento all'al-

tro che le arrivasse qualcosa in testa, ma era una menzogna che conteneva un accenno di verit. La paura non poteva tenerla lontana dalla verit pi segreta: la paura era un semplice fatto personale. Dopo essersi lavata, strofinando ascelle e parti intime con una spugna, Julia sal verso il caldo opprimente del primo piano. La porta della sua camera era spalancata. Rumori sembravano trapelare qua e l dalle pareti. Dalla stanza usciva un soffio d'aria calda che le mosse i capelli e le asciug la pelle al suo ingresso. La vernice del calorifero si era sollevata e scrostata, lasciando chiazze tonde e brunastre simili a piaghe. Julia ud un fruscio di passi nel corridoio, dov'era stata fino a un attimo prima. Le ante dell'armadio erano socchiuse. Si avvicin e le apr del tutto, la gola serrata. Alcuni suoi vestiti erano stati strappati dalle grucce e buttati in mezzo alle scarpe. Poi vide la scatola con le bambole. Era stata aperta con violenza e le bambole scagliate in fondo all'armadio. I loro corpi flosci erano lacerati e sventrati. Dai loro petti fuorusciva vecchia lana grigia. Il terrore sommerse di nuovo Julia, che cadde in ginocchio. La sua sicurezza di poco prima svan e la vista le si appann. Kate aveva amato quelle bambole, e ora una Kate perversa voleva distruggerle. Per un attimo prov fortissimo il desiderio di essere ancora all'ospedale. Quando si precipit in bagno, not per prima cosa che la persona riflessa nello specchio nero, forse lei stessa, appariva disfatta e vecchia, scarmigliata e con gli occhi dilatati dall'orrore. Quindi vide che il grande specchio non tinto sopra il lavabo di marmo era stato imbrattato di sapone. Fiss i segni e le strisciate finch si fusero in una sequela di oscenit. Le tornarono in mente tutti i particolari della notte trascorsa con Mark, insozzati dalle parole scritte sullo specchio. Lo spirito sapeva e la odiava per ci che aveva fatto. L'ultima parola la colp come uno schiaffo: ASSASSINA. "Bugiarda" ringhi Julia, sconvolta. Afferr il primo oggetto pesante che le capit sotto mano, un uovo di pietra venato di rosa, levigato fino a sembrare di vetro, e mand lo specchio in mille pezzi. Il suo cuore cess di battere. Magnus pareva essere dappertutto intorno a lei, l'avvolgeva in un sudario nero e gelido di inganno. Quella parola accusatrice le bruciava ancora negli occhi. Alcuni minuti dopo trasse un profondo respiro e si mise a raccogliere le schegge dello specchio. Mentre raccattava automaticamente anche i pezzi pi piccoli, la sua mente cominci a lavorare. Era stata lei a scrivere quelle cose? A mutilare le bambole? Per un breve istante fu sicura di s.

WINTER, CAP. PAUL S. 2B STADIUM ST. SW 10. Entrambi gli uomini figuravano sull'elenco telefonico. Stadium Street si trovava nella parte meridionale di Chelsea, vicino ai quattro moli e al World's End. Julia percorse con la Rover l'animata e pittoresca King's Road da Sloane Square, avanzando a passo d'uomo tra gruppi di giovani dall'abbigliamento eccentrico che passavano da una boutique all'altra, travers Beaufort Street e si trov in un altro mondo. La folla vivace e variopinta era sparita, al posto delle boutique e dei ristoranti c'erano muri di fabbriche e le facciate scrostate delle case a miniappartamenti. I pochi negozi di abbigliamento appendevano le loro merci alle tende esterne; vecchie curve con il carrello della spesa arrancavano sui marciapiedi, borbottando tra s. Svoltando in Cremorne Road, Julia vide con la coda dell'occhio, dal finestrino laterale, un uomo grasso con un soprabito lacero legato in vita da uno spago che cercava di cacciare a viva forza in un sacco di carta un cocker terrorizzato. Lo teneva per la gola e cercava d'infilare nel sacco le zampe del cane che scalciava freneticamente. Assassina, l'accusa vergata col sapone, si riaffacci alla mente di Julia. La fiancata rosso vivo del furgoncino di un panettiere le chiuse la visuale, e Julia sterz bruscamente per evitare l'urto. La scritta MOTHER'S PRIDE sgusci via, la Rover sband sulla destra, rimbalz contro una macchina parcheggiata e torn in carreggiata. Si lev un coro di clacson e grida, ma Julia pigi sull'acceleratore e fugg. Lasci la macchina nella desolata Stadium Street e subito fiut l'odore pesante e oleoso del Tamigi, che sembr appiccicarsi sulle sue dita e sui capelli. Ebbe la sensazione di inspirare ragnatele umide impregnate di odore di pesce. Scrut la porta pi vicina e, sotto gli strati di vernice, lesse il numero 15. Percorse lentamente la fila di povere, minuscole case con le persiane che sbattevano. Sul bordo del marciapiede giaceva la carcassa rugginosa di una bicicletta, simile al cadavere di un insetto mostruoso. 10, 8, 6. Il numero 5 si distingueva appena tra le macchie rosse, blu e gialle di pittura, sulle quali era scritto, a grandi lettere nere: LA RIVOLUZIONE UN DIRITTO DI TUTTI e HENDRIX. La porta era chiusa con un grosso lucchetto grigio. Julia attravers la strada e spinse il cancelletto rugginoso del numero due. In cima al vialetto di pietre sconnesse, l'uscio era decorato da una fila di campanelli affiancati dalle targhette. Julia si avvicin e lesse i nomi che vi erano scarabocchiati: Voynow, una targhetta vuota, Mertz & Polo, Gandee, Moore, Gilette, Johnson. Non compariva alcun Winter e lei non se la sent di suonare a uno sconosciuto. Indietreggi un po', incerta

sul da farsi, e vide sul cemento butterato del muro una B lucida e nera sovrastante una freccia. Sollevata, guard in su e soltanto allora si accorse che il tempo era cambiato. Le nubi si rincorrevano in cielo, oscurando il sole e addensandosi in uno strato di un grigio plumbeo. La B contrassegnava una porticina sul lato posteriore della casa, dalla quale filtrava una musica metallica. Julia buss. Un istante dopo le apr un uomo magro in maglione e calzoni neri. La musica, ora pi forte, si rivel un'esecuzione di Ravi Shankar. Julia not gli zigomi ossuti e sporgenti del padrone di casa, e poi che portava un vistoso parrucchino molto pi chiaro dei suoi capelli. "Il capitano Winter?" gli domand. "Sono secoli che nessuno mi chiama a questo modo. Immagino che lei sia l'indignatissima sorella di Roger. Be', sar meglio che entri." Una volta dentro, Julia sent nell'aria un forte aroma d'incenso. " meglio che le spieghi," disse. "Non sono la persona che crede. Mi chiamo Julia Lofting. Capitano Winter..." "La prego," gemette l'altro. "Mi chiami come vuole, ma non capitano." "Signor Winter." "Paul." "Paul. Grazie." Guardando la faccia sveglia e inequivocabilmente disonesta di Winter, Julia osserv sorpresa che doveva avere pi o meno la sua et. Doveva essere sulla trentina quando era stato costretto a lasciare il reggimento, per quanto, osservando la stanza esotica ingombra di cuscini a piccoli disegni persiani, e gli arazzi africani, alternati a riproduzioni di dipinti, e i vivaci tappeti Drusi, non le riuscisse di immaginare Winter nei quadri di un qualsiasi esercito. Si concesse per una costatazione sleale: Winter aveva risolto meglio di Mark il problema di come vivere in un monolocale. Solo che questo tipo di stanza sottintendeva l'esistenza del buio perpetuo al di l della porta: rifiutava la luce del giorno. "Non pu essere la sorella di Roger," stabil il capitano. "Quella non perderebbe tempo ad ammirare la mia piccola collezione di oggetti. Il mio nido le piace?" "S, molto." "Quando chiudo la porta mi isolo dal mondo ed esisto solo in quello che mi sono creato io. la mia oasi, il mio rifugio. E infatti me ne allontano di rado. Qui c' tutto quello che mi occorre: bellezza, pace, arte, sensazioni raffinate. E poi un indirizzo di Chelsea, la qual cosa ha la sua importanza, non trova? Non vivrei da nessun'altra parte, eppure ho visitato tutti gli

angoli del mondo. Sa, l'esercito." Si faceva bello davanti a lei e Julia lesse nel suo interlocutore un curioso miscuglio di fallimento e di arroganza: vedeva in se stesso un Oscar Wilde, ma l'assurda vanit del parrucchino lo rendeva patetico. Tra un minuto, previde, avrebbe cominciato a inventare epigrammi. "Naturalmente conoscer," prosegu Winter "il mio brillante curriculum militare." Gli zigomi sembrarono diventargli pi aguzzi. "Acqua passata. Gradisce una sigaretta? Sono turche." "No, grazie. Mi spiace importunarla cos, Paul, ma c' qualcosa del suo passato che m'interessa per ragioni personali." "Oh, Dio!" sospir lui con fare teatrale. "Il passato non esiste." Ci pens su un momento, poi si corresse. "Nessun uomo intelligente crede nel passato." La terza versione lo soddisfece di pi. "Coloro che credono nel passato sono condannati a viverci." A Julia parve di indovinare un giustificato sospetto negli occhi dell'uomo. "Be', il suo passato ha molto a che vedere con il mio presente," disse. "E difficile da spiegare." Per un attimo rivide davanti a s le bambole squarciate e le parole accusatrici tracciate col sapone sullo specchio, e sbianc. "Ehi, ha l'aria di voler svenire!" esclam Winter, allarmato, e spinse una sedia verso di lei. Quando si fu seduta, and a piazzarsi su un cuscino. "Che le succede?" "Gli spiriti mi perseguitano," confess d'un fiato. "Ma, cara," tub, "si trasformi in attrazione turistica e faccia pagare il biglietto ai visitatori!" Julia sorrise. "Devo intendere che questa sua deliziosa situazione ha qualcosa a che vedere con me?" Lei annu. "S." "Divertente. Domandi pure. Non ho pi segreti, io. Sono cos come sono, semplicemente, e la gente deve accettarmi o respingermi, perch non vale la pena di nascondere la propria natura interiore. Alla fine la verit personale trionfa. Entrai nell'esercito soltanto perch mio padre lo voleva, e scoprii che era un'autentica palude di ipocrisia. Per questo si liberarono d me: perch non potevo tollerare le loro assurde pose e restrizioni. Sentivo la necessit di essere me stesso. Un grosso imbarazzo glielo procur il fatto che io fossi figlio di un generale. Come Rimbaud, no? Il poeta francese. Senta, non star per caso facendo una qualche indagine, eh? Non potrei sopportarlo. O forse delle ricerche per un libro?"

"No, una questione personale," ripet Julia. "Sono rimasta coinvolta in qualcosa nella quale potrebbe essermi d'aiuto, se volesse essere tanto gentile." "Il lato spirituale delle cose mi ha sempre interessato. Sono Vergine con ascendente Ariete." "Voglio chiederle di alcune persone che forse ricorda." "Affascinante." Winter si accomod meglio sul cuscino. "Faccia tutte le domande che vuole. Sono cos contento che non sia la sorella di Roger!" "Non so come cominciare. Ricorda, ehm... Francesca Temple? O Freddy Reilly?" L'uomo batt le palpebre. "Santo cielo, ma roba di secoli fa! Giocavamo insieme." "Dunque ricorda." Era un'affermazione troppo precisa per Winter, che tent una precipitosa marcia indietro. "Pi o meno. Vagamente... Si rammenta a grandi linee, per cos dire. Non si gli stessi, da bambini. L'infanzia una bugia che gli adulti si raccontano. L'uomo crea la propria infanzia, non so se mi spiego. Ora vediamo. Francesca Temple. Una ragazzina modesta, con meravigliosi riccioli bruni. S, adesso" frull una mano nell'aria "la vedo. Era una che seguiva. Lei sarebbe stata un buon soldato. Faceva qualunque cosa le si dicesse. Freddy Reilly invece era una pellaccia. Formidabile per i giochi. Non mi dica che di Freddy Reilly lo spirito che le sta intorno!" Batt le mani senza far rumore e scopr una fila regolare di denti piccoli e leggermente scoloriti. Julia raccolse tutto il suo coraggio. "Pu dirmi niente degli altri? Ricorda per esempio Olivia Rudge?" Winter sgran gli occhi, poi si mise a giocherellare con la frangia del cuscino. "Non molto bene, purtroppo. Una ragazzetta piuttosto strana, mi pare." Si alz all'improvviso e raddrizz la piega dei pantaloni. "Gradisce qualcosa di caldo? Una tazza di t? Faccio un t squisito, met cinese e met indiano. Eccellente." "No, grazie. Che cosa pu dirmi di lei? Di Olivia?" "Penso," disse Winter, "che lei cominci a essere un tantino noiosa." Emanava un'emozione che Julia riconobbe quasi istantaneamente come paura. "Sono sempre stato dell'opinione che l'infanzia il periodo meno interessante della nostra vita. Credo di non voler rispondere ad altre domande sulla mia." "La prego! Non avr seccature. Ci sono certe cose che devo assoluta-

mente sapere." L'uomo guard ostentatamente l'orologio. "Temo di non aver pi tempo per questi affascinanti ricordi. Quella donna doveva essere qui alle due e non so dirle che noia sar. Altro che le sue insignificanti grane." "Signor Winter... Paul... Come mor Geoffrey Braden?" Lo choc fu tale che Winter sbianc. O forse era vergogna. "Dovr ritirare l'offerta del t, cara. Sono costretto a chiederle di volersene cortesemente andare prima che arrivi la mia visitatrice. Non ho neppure sentito la sua ultima domanda. Aveva una giacca?" Le stava spingendo la spalla con la punta delle dita. "Davvero. Sciupa il suo tempo interrogandomi su queste vecchie vicende. Sono sempre andato male in storia." Julia si alz, riluttante. "Potrebbe magari descrivermi Olivia..." cominci. "Sono cascato in trappola come un vecchio idiota," si rimprover Winter, spingendola verso la porta, "ma questo un argomento che non desidero trattare. Il libro chiuso, carissima." Julia era ferma fuori della porta e guardava quel viso penosamente contratto sotto la parrucca bionda. Dietro di lui, la musica indiana era divenuta frenetica. "Olivia mi vuole," disse Julia. "Sicuro. Non torni, per piacere. Mi lasci in pace, chiunque lei sia." "Julia Lofting." Ma la porta era gi chiusa. Sedevano in terrazza al crepuscolo, e intanto guardavano la pioggia che cadeva ftta sul parco piegando le foglie e tormentando i cespugli all'esterno dei muri. Quando una raffica di vento spinse le gocce fin sul pavimento della terrazza, lei tir delicamente al riparo la sua sedia. Lui invece ignor gli schizzi e si lasci bagnare le scarpe. Lily not che erano gi incrostate di fango secco e screpolato. L'intera persona di Magnus appariva disfatta e lei prov un attimo di profonda avversione per Julia, che l'aveva ridotto cos, e per il fratello, che l'aveva permesso. "Cos era proprio quella casa," disse Lily. "Davvero il momento giusto per scoprirlo." "Non sono affari tuoi." "Insomma," scatt lei esasperata, "come pensi che possa aiutarti se mi nascondi le cose? Nascondere equivale a mentire. C' qualcos'altro di cui mi hai tenuto all'oscuro e che potrebbe riguardare Julia?" "Domanda assurda," brontol lui fissando torvo la pioggia. "Mi piace

questo tempo. E pi inglese del sole a picco." "Quanto sei insopportabile! Ti rendi conto che sta riesumando quella dannata vecchia storia? Credo che non mangi nemmeno pi. convinta che abbia a che fare con Kate. Mi ha detto persino di essere visitata dagli spiriti. Gli spiriti! Nel suo stato, ogni particolare assume proporzioni gigantesche. Magnus, devi dirmi se c' altro che possa scoprire." "Non so. Cos'ha scoperto?" "Dubito che me lo direbbe." "Ma a quello psicotico di Mark s." Lily ignor con tatto la risposta, pur concordando in cuor suo. "Se rivuoi tua moglie, e posso immaginare solo questo come motivo del tuo incredibile comportamento della settimana scorsa, devi dirmi tutto quello che sai, in modo che possa servirmene a tuo beneficio." "Intendi dire che vuoi usare Julia a tuo beneficio." "Finger di non aver sentito." Gli lanci un'occhiata prima di osservare: "Se non vieni via di l, ti prenderai una polmonite". Con un sospiro, Magnus spinse indietro la sedia. "Esiste ancora un collegamento tra te e quella casa? Sarebbe il colpo di grazia per la salute mentale di Julia. Almeno potremmo chiuderla all'ospedale, dov' il suo posto." " questo che vuoi?" Magnus guard la sorella con genuina meraviglia. "Verr a casa con me, non in ospedale. No, non credo che esistano collegamenti. roba di tanti anni fa." "E la figlia? La conoscevi bene?" "Mai vista." "Sicuro?" Magnus trasal. "Certo che sono sicuro. E adesso piantala con i tuoi interrogatori. C' rimasto niente da bere?" "Ricordati che per poco il bere non ti costava la galera, Magnus. Il bere e il tuo caratteraccio. Comunque serviti pure, se vuoi." "Non che lo voglio: ne ho bisogno." Magnus entr in cucina dalla terrazza e poco dopo torn con un bicchiere pieno a met di un liquido ambrato. Lily attese che si sedesse prima di riprendere. "Allora, che cosa hai fatto stavolta? Hai lasciato in giro dei bigliettini?" "Ho buttato all'aria qualche sedia e basta. Capir che sono stato io." Bevve, visibilmente soddisfatto. "E magari pensi di aver fatto qualcosa di utile. Sono due le cose che

rimpiango: la prima di averla lasciata fantasticare sulla morte di Kate. Bisogna darle una scrollata, anche brutale, se necessario. Glielo direi in faccia, se fosse qui. L'altra l'averla presentata alla povera signora Fludd. Le due cose combinate hanno dato il via alle sue storie di fantasmi." "La signora Fludd? Ah, la tua guru." "Prima di morire aveva messo in agitazione Julia con un sacco di oscure allusioni. Rosa aveva il dono, ma non sapeva resistere alla tentazione di impressionare la sua platea. Ed morta nel momento meno opportuno." Era chiaro che il destino della medium non interessava minimamente Magnus. "Per conto mio, a Julia serve uno psicoterapeuta. Forse anche a me. Non so che mi succede, in questi ultimi tempi. Ho dei vuoti mentali. E visioni. Un giorno ho visto Kate." "Povero tesoro," disse Lily. "Dunque anche tu sostieni che dobbiamo ricoverarla nuovamente in ospedale?" "Pu darsi." Magnus le rivolse uno sguardo complice. "Dimmi una cosa," riprese Lily, ora che questo era stabilito. "Che cosa hai provato tornando in quella casa? Vergogna?" "No. Un'emozione pi semplice: paura. Ero spaventato a morte. Avevo voglia di ammazzare qualcuno." "Avresti dovuto sposare una donna della tua et." "Una come te, vuoi dire." "Quello che c' tra noi una specie di matrimonio," rispose Lily. "Ci capiamo al volo, noi due." Fermo sotto la tenda del negozio di liquori, Mark Berkeley guardava la pioggia che gocciolava dalla grondaia formando una pozza nera e scivolosa che tra poco avrebbe invaso tutta quella parte della strada. Dopo aver incassato l'assegno di Julia e comprato un po' di scatolame, un paio di stivali, una cintura di serpente e le due bottiglie di whisky, aveva ancora in tasca una settantina di sterline. Ricordava di aver deciso di non pagare Samuels fino al trimestre successivo per acquistare gli stivali; ricordava il giro per i negozi e i numerosi tentativi di telefonare a Julia nel pomeriggio, ma non di essere uscito sotto la pioggia per andare al negozio di liquori. Guard il tombino intasato lungo il marciapiede: il lampione rivelava sulla superficie dell'acqua il mutevole, multicolore disegno di una chiazza d'olio. Cerc di ricostruire il tragitto da casa sua. Aveva le spalle e i capelli fradici di pioggia. Forse, pens, quei vuoti di memoria erano una conseguenza dei suoi esercizi, ultimamente pi efficaci che mai. Temeva forte-

mente che quelle prolungate esperienze ultraterrene lo portassero a un punto pericoloso, ma non era la prova di quanto la vecchia aveva detto sulla sua "ricettivit"? Ecco cosa c'era dietro i suoi mal di testa: la dimostrazione di un potere che non sapeva di possedere. Lui era Mark, era straordinario, era fortunato. Una ragazza alta di cui non rammentava il nome gli si ferm accanto. Scosse i capelli e sorrise, e Mark ricord la forma e il sapore della sua bocca. "Vai a una festa?" gli domand. "Divertiti." "Che cosa?" "Una festa. Le bottiglie, Mark. Vai a una festa?" Lui fiss le bottiglie nel sacchetto bianco. "Non so dirti dove stavo andando. Me lo sono scordato." Lei lo squadr insospettita. "Mi sa che prendi qualcosa." "No, no. Faccio meditazione. Un paio d'ore al giorno." "Be', adesso troppo tardi per meditare," afferm decisa la ragazza. Come si chiamava? "Vuoi venire a casa mia? Potremmo organizzare una festicciola per noi." Allora ricord: Annis. Una delle ragazze dell'estate scorsa. Guard i suoi grandi occhi neri, vogliosi, i suoi capelli nei quali luccicavano gocce di pioggia e avvert una fitta di interesse sessuale, poi il viso di Julia si sovrappose a quello di Annis. La mente di Mark parve vacillare. "Stasera non posso. Devo vedere una persona." "Be', va' a farti fottere, allora!" esclam gaiamente Annis, e corse via sotto la pioggia. SWIFT, DAVID N. 337 UPPER STREET N1. Julia si agit irrequieta sul sedile accanto al posto di guida della Rover, cercando di trovare una posizione comoda senza perder d'occhio la porta immediatamente vicina al Belli e Dannati. Si era gi sforzata di ingannare il tempo tentando di ricordare quanti pub di Londra prendessero il nome da titoli di romanzi, ma le era venuto in mente solo il Mare Crudele di Hampstead, nel quale Lily era entrata una volta, definendolo poi puerile, come il libro. Julia era arrivata all'indirizzo di Swift alle otto, poi aveva girato in macchina per Islington fino alle nove e, non trovandolo per la seconda volta, aveva guidato d'impulso fino in Gayton Road, dove tutte le luci accese e le tende aperte rivelavano le stanze vuote. Quindi era tornata ad attendere il rientro di Swift. Erano le undici passate e la schiena cominciava a dolerle. Di tanto in tanto

batteva i piedi sul pavimento della macchina perch le gambe non le si addormentassero. Quando un uomo in soprabito logoro e berretto di tweed indugi davanti alla porta attigua al pub, Julia mise in funzione il tergicristalli e si sporse ansiosamente in avanti. L'uomo gir le spalle alla strada. Trattenendo il fiato, Julia attese che aprisse la porta. Ma lo sconosciuto si limit a incassare la testa tra le spalle per proteggersi dalla pioggia e si piazz a gambe larghe vicino all'uscio. Julia cap finalmente ci che stava facendo e volt la testa, esasperata. Un gruppo pass davanti al pub e, camminando senza fretta, raggiunse il Wimpy Bar, in fondo all'isolato. Alle undici e un quarto dal pub usc una compagnia di ragazzi che sostarono al riparo della piccola tenda, un po' dentro e un po' fuori della pioggia, spintonandosi con le mani sprofondate delle giacche. Nascondevano la porta di Swift, e Julia gemette, pregando in cuor suo che si disperdessero e se ne andassero a casa. Altri giovani uscirono dal pub. Se Swift fosse arrivato in quel momento, le sarebbe facilmente sfuggito. "Per favore," bisbigli Julia. David Swift era la sua ultima speranza. Mentre li osservava, uno di loro cominci a gridare. Un amico lo prese per un braccio, ma l'altro lo respinse con violenza, mandandolo a gambe all'aria sulla strada. Met del gruppo spar in un batter d'occhio. Un terzo ragazzo gir intorno al primo, che seguitava a sbraitare, e un attimo dopo si stavano azzuffando. Julia li guard scivolare sul marciapiede bagnato, afferrandosi i polsi e le spalle prima di separarsi per prendersi ancora a pugni. Intorno a loro la strada, a parte il ticchettio della pioggia, si era fatta silenziosa. Uno dei due, Julia non cap bene chi, moll un colpo poderoso in faccia all'altro, che si afflosci come un sacco vuoto. L'avversario gli sferr un calcio terribile, poi un altro. Julia, inorridita, si tapp la bocca con la mano. L'aggressore sollev l'altro dal marciapiede e ricominci a colpirlo al viso, ripetutamente. come Magnus, pens Julia e, disperata, accese i fari. Quello ancora in piedi gir per un attimo la testa nel fascio di luce, dando modo a Julia di vedere un mento barbuto e un naso prominente, poi volt la faccia sanguinante e scapp zoppicando per Upper Street. La sua vittima giaceva sul marciapiede con i vestiti zuppi di pioggia. Tutti gli altri si erano dileguati. Sotto gli occhi di Julia, il corpo dell'uomo ebbe un fremito, poi cominci a strisciare a terra come un cinghiale ferito. Raggiunto il muro si tir su a sedere: aveva la faccia rossa di sangue. Julia apr la portiera e si sporse fuori. Bisognava chiamare un'ambulanza. Cerc con lo sguardo una cabina telefonica, ma la pioggia le offuscava

la vista. Pass una mano sugli occhi e scorse, a una certa distanza, una cabina rossa di fronte a un cinema con le luci spente. Attravers la strada deserta e corse in quella direzione. Incroci un uomo robusto, senza soprabito, con una borsa scura da cui veniva un rumore di vetri, ma non lo not finch non fu dentro la cabina. Fu allora che, guardando attraverso i vetri rigati di pioggia, vide l'uomo posare la borsa davanti alla porta di Swift e cavare di tasca una chiave. Rest un momento nella cabina, incerta sul da farsi, poi riappese il ricevitore proprio mentre l'uomo scompariva all'interno dell'abitazione. Ripercorse Upper Street fino al pub. Il ferito era accovacciato sul marciapiede, con i gomiti appoggiati nel proprio sangue. Emetteva lamenti da ubriaco. Julia premette parecchie volte, in rapida successione, il campanello di Swift, poi non stacc pi il dito. L'uomo addossato al muro rotol su un fianco, premendosi le mani sul viso. Passi pesanti discesero una scala. Quando la porta si spalanc, Julia vide la sagoma massiccia di un uomo nella penombra di un minuscolo ingresso. In cima alla scala, un'unica lampadina illuminava il pianerottolo. "Il signor Swift?" domand Julia. "Sono io." Le arriv in viso un'acre zaffata di whisky. "Che c'?" Il suo accento da ceto medio-alto sorprese e confort Julia. Era l'accento di Magnus e dei suoi amici, lo stesso che Mark aveva coscientemente rinnegato. "Devo parlarle. E c' anche stata una rissa. Quell'uomo ferito. Bisogna chiamare un'ambulanza." "Io non mi occupo degli ubriachi." Swift si affacci alla porta, e la luce rossastra del pub rivel un viso roseo, largo, e capelli corti e ricciuti. La giacca era unta e lisa. "Per me pu anche crepare. Diceva che voleva parlarmi?" La squadr con occhio ammirato, e Julia annu. "Va bene. Venga nella mia tana." Appena entrata Julia respir ancora l'odore pungente del whisky, e si ripromise di chiamare l'ambulanza nonostante Swift. Quest'ultimo stava gi salendo, con passo leggermente malfermo, la scala. "Venga, venga," la invit. La fece entrare in un misero salottino con la tappezzeria gialla piena di macchie, un tappeto verde logoro come quello di Mark, mobili sgangherati sicuramente di seconda o terza mano, simili a quelli del suo appartamentino di Camden Town, anni addietro. Swift, davanti a un tavolino, tir fuori alcune bottiglie dalla borsa e, borbottando, ruppe il sigillo di una. "Beve?"

"Posso?" "Se gliel'ho offerto..." "Allora s, grazie." Swift prese due bicchieri da uno scaffale e li riemp quasi fino all'orlo. Ne diede uno a Julia, che vide, sopra il livello del liquore, ditate, chiazze d'acqua, tracce di unto. Lo pos sul tavolino. "Potrei telefonare, prima? Quell'uomo per strada..." "No," disse Swift. Visto alla luce della lampada, il suo viso appariva pieno di macchioline rosse, come fosse stato sfregato con una spazzola. "Che vada al diavolo. Che cosa voleva? E chi lei, prima di tutto? Un avvocato?" Julia si avvicin a una sedia dall'aria non precisamente solida e si sedette, asciugandosi con la mano il viso ancora bagnato di pioggia. "Mi chiamo Julia Lofting e non sono un avvocato. Sono interessata a... sono coinvolta in una certa faccenda per la quale mi occorre il suo aiuto." "Non mi dica che si tratta di affari," sbuff Swift. Era ancora in piedi e teneva il bicchiere con una mano e la bottiglia con l'altra. "Temo che la Swift e Soci non esista pi. Tre generazioni di prosperit finiscono col rottame che vede davanti a s. Vuole un tovagliolino?" Tracann una sorsata di whisky scuotendo la testa. "Be', non stia l tutta confusa, smarrita e sexy." "Si tratta della sua infanzia," disse in fretta Julia. "Devo sapere alcune cose accadute allora. Le prometto che non riferir nulla di quanto mi dir. Il mio un interesse esclusivamente personale." Non gli dico che credo di essere perseguitata dagli spiriti, decise, altrimenti mi butta fuori. Doveva evitare gli errori in cui era incorsa con Winter. "Non sono una scrittrice n niente del genere, e non sono della polizia." Swift lev gli occhi al cielo. "Sar meglio che mi sieda." Traball fino al divano e, sempre con bottiglia e bicchiere, si lasci cadere di fronte a Julia. "La mia infanzia. Immagino di averne avuta una. Che diavolo vuol sapere della mia infanzia?" Julia congiunse le dita, abbass lo sguardo sul tappeto, poi lo lev su Swift. Aveva una faccia liscia, da persona agiata, con gli occhi leggermente sporgenti. Non era difficile immaginarlo vestito elegantemente, mentre dava ordini a un esercito di segretarie. Il fatto che non le piacesse rendeva per un certo verso pi facile il colloquio. "Abito in Ilchester Place al venticinque," cominci. " la vecchia casa di Olivia Rudge. Voglio scoprire tutto quello che la riguarda."

Swift la fiss stranito. Chin bruscamente la testa sul bicchiere, ma non fece l'atto di sbatterla fuori. "Dio," mormor, "quella piccola megera. morta da pi di vent'anni." Fiss il liquore, evidentemente deciso a non fornire altre informazioni. "Oggi pomeriggio ho parlato con Paul Winter." Swift s'illumin. "Quel finocchio! Scommetto che non le ha detto niente." "Lei l'unico rimasto. Il giovane Aycroft si ucciso e Minnie Leibrook morta in un incidente. Uno di voi scomparso in America. Un'altra ragazza in convento. E Paul Winter mi ha messo fuori." L'uomo sogghign. "Suppongo che non gli andasse l'idea di avere una donna in casa. A me invece fa un gran piacere, creda. Probabilmente aspettava uno dei suoi amichetti. per questo che l'hanno cacciato dal reggimento. Si era innamorato del suo autista, ma non era corrisposto. Paulie si fece un po' troppo ardito, l'autista scaten un pandemonio e Paulie venne cancellato dai ranghi come una macchia sul tappeto. Bum. Chiuso." Bevve un altro sorso e ripet: "Chiuso. Il figlio del generale cadde in disgrazia. Quanto ad Aycroft, si ammazz quando scoprirono che sottraeva quattrini alla sua ditta. Scusi, banca. La sua banca. Tanti saluti, Aycroft. E Minnie Leibrook..." S'interruppe. "Perch poi vuol sapere tutte queste cose? Abita nella vecchia casa Rudge. Congratulazioni. Ma io che c'entro?" " una questione personale. Voglio solo sapere di Olivia." "Ne rimasta affascinata, ho capito." Swift si riemp ancora il bicchiere. "Ha gettato uno sguardo nella sua breve e odiosa vita, e si invaghita di lei. Come posso essere sicuro che non user contro di me le notizie che le fornir?" "Le do la mia parola." Poi Julia ebbe una improvvisa ispirazione. Frug nella borsa, prese due biglietti da dieci sterline e li depose sul tavolino. Gli occhi di Swift luccicarono. Julia aggiunse un'altra banconota. Il cuore le batteva forte. "Le pagher le sue informazioni." Swift arraff il danaro. "Bene, bene. Non capita tutti i giorni che una donna come lei arrivi qui a offrirmi dei soldi." La sbirci con occhi cupidi. "Parler con lei se si siede vicino a me." Julia esit, poi gir intorno al tavolino e si avvicin al divano. Prese posto accanto a lui, circospetta. "E adesso beva," disse Swift. " rimasta indietro." Julia accost le labbra al bicchiere sporco. "Ancora." Lei obbed. "Mi racconti di Olivia, la prego." Lasci che Swift le posasse la mano sul ginocchio.

"Una volta conosciutala, era impossibile dimenticarla. Era cattiva nel vero senso della parola. Era la sua caratteristica pi saliente, e anche il motivo per cui tutti noi, i ragazzini di cui ha sentito parlare, la seguivamo. Avevamo fondato un club. Vuol sapere qual era il regolamento?" Le strinse il ginocchio e Julia assent. "Ancora un goccio." Le vers dell'altro whisky, e lei lo sorseggi. "La prima regola voleva che si uccidesse un animale. Aycroft ammazz il suo cane. Lo port a Olivia, lei lo sventr col suo coltello e fece bere ad Aycroft un po' di sangue. Fu una bella cerimonia. Tocc a tutti, a uno a uno. Io portai il gatto di un vicino. Solito rituale idiota, ma io fui furbo e bagnai appena la punta della lingua nel sangue. Dovevamo appiccare incendi, bruciare una casa o una baracca, qualcosa del genere, insomma. Agivamo insieme. Lei stava a guardare e ci dava istruzioni." "E lo faceste?" "Ci provammo. Lei rub non so dove un fusto di benzina e inondammo il portico di una casa di legno dietro High Street. Quell'accidenti non voleva prendere fuoco. Olivia era furente, sembrava proprio una strega inviperita, e forse lo era davvero, una strega. Pensavamo tutti che lo fosse. Comunque riuscimmo a bruciare buona parte del portico, ma i vigili del fuoco arrivarono in tempo per salvare il resto. Poi dovevamo rubare e consegnare a Olivia la refurtiva. Dovevamo vederla tutti i giorni e stare con lei tutto il giorno durante le vacanze. Eravamo tutti infatuati di lei, credo perfino le ragazze, e la temevamo. Sapevamo che non aveva paura di nulla. Con i suoi giochi osceni ci insegn tutto sul sesso. Se non si faceva quello che voleva, andava a spifferare tutto ai genitori. L'aveva sempre vinta. Se uno di noi l'avesse denunciata a un adulto, l'avrebbe certamente ucciso." "Non ne dubito," mormor Julia. "Sarebbe stata capacissima di farlo. Era perfida. Si fece leccare dalla piccola Temple, che le obbediva ciecamente. Leccare, capisce?" Swift carezz il ginocchio di Julia. "Era pi forte di tutti noi messi insieme." "E uccise Geoffrey Braden," soggiunse Julia a bassa voce. La stretta sul suo ginocchio si accentu prima di allentarsi. "Un uomo fu giudicato colpevole e condannato a morte." "Un innocuo vagabondo," ribatt Julia. "Amava i bambini e aveva l'abitudine di chiacchierare con loro. Lei sa che non era colpevole." Swift gir verso Julia la faccia rosea e svuot il bicchiere. "E stata stupida a darmi quei quattrini. Proprio stupida. Nessuno ha pensato a Geoffrey Braden in venticinque anni. Nessuno far pi nulla, adesso." "Non per questo che devo sapere."

"Non mi importa," mormor Swift, e Julia si sent mancare il cuore. "Gliel'avrei detto comunque. Non era necessario che mi pagasse. Io sono innocente. Non ho fatto nulla." "Guard soltanto," azzard Julia. Sentiva il sangue pulsare nel collo. Swift sorrise. "Gi, guardai soltanto." "Quindi fu lei a ucciderlo," sussurr Julia. "Naturalmente." Lo sguardo di Swift era trionfante. "Gli mise un cuscino sulla faccia. Aveva gi tentato due volte prima, ma un sorvegliante aveva sentito le grida di Geoffrey ed era intervenuto. Olivia fece appena in tempo a nascondere il cuscino. Un pomeriggio, poi, ci riusc. Tre dei pi grandicelli lo tennero fermo e gli cacciarono della roba in bocca, poi Olivia gli appoggi il cuscino sulla faccia e ci si sedette sopra. Era ci che aveva sempre sognato: uccidere qualcuno. Glielo si leggeva in faccia, che non desiderava altro. Scommetto che quel giorno ebbe un orgasmo." "Che aspetto aveva? Era bionda?" "Biondissima. Una tinta che sembrava artificiale, tanto era chiara. Erano i pi bei capelli che abbia mai visto. E che visetto dolce aveva. Era incantevole. A volte mi chiedo come sarebbe se vivesse ancora... Avrebbe rivoltato il mondo, ne sono sicuro." La mano di Swift scivol su per la gamba di Julia. "Mi piace parlarne, sa? Se non fossi ubriaco, probabilmente la sbatterei fuori, ma mi piace star qui a raccontare. Era divertente. Ci faceva sentire tutti soldati in guerra." "Quel dente," disse Julia. "Non aveva..." "Come fa a saperlo? Il primo giorno che cerc di far fuori il piccolo Braden, lui le diede una testata sulla bocca e le spezz un incisivo. Dopo quel fatto non ebbe pi la minima speranza di cavarsela. Olivia doveva ammazzarlo. Veramente non aveva speranze fin dal principio, il poverino. Sa cosa accadde poi? Con Paulie, il suo amico finocchio?" Ora le stringeva la coscia, da sotto, e lei gli mise una mano sul polso. Era bollente. Julia scosse la testa. "Paulie era gay gi allora. A Olivia piaceva. Gli fece mordere Geoffrey dopo che era morto." "Mordere?" "S, mordere: gli fece mordere il suo uccello." Swift le agguant il polso, poi avvicin la bocca al viso di Julia. "Disse che, se non avesse obbedito, l'avrebbe fatto lei a Paulie." Julia si divincol e si alz. Liberatasi dalla stretta di Swift, arretr barcollando verso la porta.

"Lei non se ne va," grugn Swift. "Resta qui con me." Cerc goffamente di alzarsi. "Devo parlare con Olivia," disse risolutamente Julia. L'attimo di stupore di Swift le consent di arrivare alla maniglia e aprire la porta. " pazza!" strepito Swift, curvo davanti al tavolino. Aveva una protuberanza nei calzoni all'altezza della cerniera. Scendendo a precipizio le scale, Julia lo sent gridare dall'alto: "Troia! Ricordati che non gliene frega pi niente a nessuno, di questa storia! Non puoi fare nulla!" Julia sbatt il portone. Il ferito non c'era pi, ma il suo sangue tingeva ancora le pozzanghere. Corse alla macchina. Ora sapeva, finalmente. Era stata sempre e soltanto Olivia Rudge: Kate era salva. Una volta in auto scoppi in singhiozzi, ma non avrebbe saputo dire lei stessa se per l'orrore o il sollievo. ORA SAI. Le parole erano state tracciate col sapone sullo specchio nero sopra la vasca da bagno. Dall'atmosfera di quiete carica di tensione che regnava in casa, per la prima volta in due settimane non aveva udito i soliti fruscii al piano di sopra, Julia si era attesa qualche atrocit e aveva avuto paura a lasciare il pianterreno. Non aveva idea di ci che Olivia intendesse farle, ora che aveva scoperto la verit. Sal cercando un qualsiasi segno di vittoria o di oltraggio. Nel calore soffocante della camera, tutto era rimasto come la mattina: le bambole squarciate da cui spuntavano grigi bioccoli di lana, in fondo all'armadio, non la spaventavano pi. Ogni volta che guardava di sopra la spalla si aspettava di vedere Olivia Rudge. Quel suo sorriso adulto, provocatorio. Oppure temeva di vedere Magnus, controllato dallo spirito. Ma tutto ci che trov furono quelle due parole di conferma: ORA SAI. Le gratt via con un coltello da tavola e strofin le macchie rimaste con un asciugamano finch sullo specchio nero rest solo una patina che offuscava il suo riflesso. Sarebbero avvenute altre cose, molte altre. Quella tregua, quella calma e le due parole erano pi spaventose dello sfoggio di potere di Olivia. Scrut dalla finestra: era buio e pioveva. Fuori tutto era scomparso nell'oscurit. La realt era dentro. Spense la luce, si spogli e raggiunse a tentoni il letto. Poi giacque sotto il lenzuolo e guard le tenebre muoversi. Un piano nero composto di milioni di particelle scese verso di lei, si ritrasse, poi ridiscese. Il sudore le

gocciolava tra i capelli. Un guizzo improvviso di paura le fece accendere la luce, e il piano nero svan. Non c'era nulla, nessun gigantesco guanciale di oscurit. Spense la luce e lo vide tornare. Quando le piccole mani la toccarono s'irrigid, rendendosi conto di aver dormito. Una mano fredda le scivol all'interno della coscia, e lei rotol via su se stessa, avvolgendosi nel lenzuolo. La mano le si pos sulle natiche, lisciando, palpando. Senza respiro, Julia rotol ancora dall'altra parte del letto. Due braccia la immobilizzarono; le gambe, imprigionate nel lenzuolo, erano come inchiodate al materasso. La piccola mano fredda trov il triangolo di peli pubici, poi la fessura, e cominci delicatamente a massaggiarla. Le sembrava di essere nuda nell'aria scura, nonostante il lenzuolo che l'avvolgeva. Julia gemette: la mano le stava accarezzando il clitoride. Piume, lingue che la lambivano. Era una mosca intrappolata in una tela vischiosa e un ragno le si aggirava intorno. Contro la sua volont, con orrore, sent che il suo corpo entrava a poco a poco in una tensione ritmica. La mano instancabile accarezzava, massaggiava, come fosse stata immersa in olio; con un moto circolare s'insinu dentro di lei. Julia inarc la schiena, i suoi capezzoli s'indurirono. Il sudore le scorreva sul petto. Inspir una boccata d'aria calda. Stava cadendo in un pozzo profondissimo. Il lenzuolo, che l'avviluppava come un sudario, era una carezza lievissima, palme di mani sul suo seno. Bastava inarcare la schiena perch la pressione di quelle mani aumentasse, e dal suo centro si dipartissero cerchi di piacere. Vide davanti a s Mark, il corpo rigido di desiderio. Le mani che si muovevano su di lei erano la punta del suo membro. Erano le sue braccia a circondarla, adesso. Apr le gambe e il suo pene la penetr. Julia digrign i denti: braccia, gambe, mani, morbido velluto la incatenavano. Lo vide, lo sent irrigidirsi e affondare in lei, e un suono le si spezz in gola mentre tutto esplodeva. Il mattino successivo, quando Julia si trascin in bagno in preda alla nausea, Olivia si mostr per la prima volta all'interno della casa. Non spar dalla sua visuale all'ultimo momento, non guizz via. La bambina bionda rest sorridente alle spalle di Julia che guardava nello specchio nero. Julia si copr il pube con la mano e gir su se stessa. E di nuovo Olivia comparve dietro di lei nell'altro specchio. Olivia le rivolse il suo sorriso asimmetrico, di sfida, e si pass lentamente l'indice sulla gola smorta. Nell'altra mano teneva stretto il corpicino martoriato, ancora sussultante, di un uccellino decapitato.

La sera tardi, un gabbiano del Tamigi sbatt contro la finestra con un fracasso pauroso e svegli di soprassalto l'uomo disteso sul morbido cuscino indiano. Agitato, le ultime ventiquattr'ore erano state turbate dalla paura, senza sapere dove si trovava, allung una mano e rovesci la bottiglia di Calvados. La stanza, piena di ricordi della sua vita, gli si raccolse intorno, rassicurante; la puntina del giradischi crepitava e fischiava negli ultimi solchi. Raddrizz la bottiglia e scroll la testa. Non si era versata neppure una goccia, perch durante la notte, dopo che il suo ospite se n'era andato, aveva bevuto quasi tutto il liquore avanzato. La mente gli funzionava al rallentatore e le sigarette forti gli avevano lasciato la bocca impastata. Al di l della porta qualcuno pronunci piano il suo nome. Si sedette con le gambe sotto di s e ascolt il suono della voce. Non era di uomo n di donna e invocava il suo nome. "Piccolo stupido," borbott l'uomo, e per parecchi secondi riconsider la sua decisione di non aprire ancora la porta. Ma anche quella era un'idiozia. Entrambi avevano bevuto troppo. L'uomo si protese in avanti e si rizz in un solo movimento, sentendo reclamare i muscoli delle cosce. Quando fu in piedi, sistem il parrucchino e si rassett il pullover. Mosse verso la porta pi adagio che pot, assaporando il suono incalzante, urgente e supplichevole del suo nome. Apr la porta alla persona sconosciuta... sconosciuta? Conosceva bene quella voce. La persona sorrise e l'uomo riconobbe i tratti di quel sorriso. Troppo tardi vide il coltello sgusciar fuori di sotto gli abiti. Colto da un panico immenso e disperato, arretr mentre la persona varcava la soglia, ripetendo ancora il suo nome. PARTE TERZA Il cerchio si chiude: Olivia 9 Era sera, e Julia camminava in Kensington High Street, sperduta nella calca che rincasava tardi dal lavoro, incerta su dove andare. Aveva sbagliato strada e se ne rendeva confusamente conto. Il polso sinistro sanguinava ancora e lei tampon il taglio con un fazzolettino di carta, sperando che smettesse. Ma il polsino della camicetta era macchiato di sangue, come il lenzuolo. Annebbiata dal sonnifero, la sua mente stentava a ritenere le immagini e lei dovette guardare due volte il cielo prima di esser sicura che

avesse smesso di piovere. Sopra di lei era tutto grigio scuro, uniforme. Nessun buco, si disse, nessuno sfogo d'aria, e vide se stessa bussare alla faccia inferiore della coltre grigia, quasi fosse stata uno spesso strato di ghiaccio che l'imprigionava nell'acqua gelida. I marciapiedi e la strada erano ancora bagnati di pioggia. Salire, salvarsi, salire, salvarsi, martellava il suo cervello. Ma non riusciva a immaginare una via di salvezza. Olivia la teneva in pugno. Pens al re della mendicante, Cophetua, al suo viso immobile nell'estasi d'amore. Mark. Era sano e salvo? Le aveva telefonato subito dopo che lo spettro sorridente della bambina era svanito dallo specchio. "Prendi un sonnifero e va' a dormire," le aveva detto. "Ne hai in casa?" "Sonnifero? S." "Hai bisogno di riposare. Prendi un paio di pillole e fatti una bella dormita." "Devo vederti. Sono in pericolo. Come aveva detto la signora Fludd. Davvero, Mark." "Dammi ascolto: i fantasmi non uccidono. Il pericolo viene da Magnus, e tu gli stai lontana. Julia, tesoro, sei affaticata. Chiudi a chiave la porta e mettiti a letto fino a stasera." "Ho bisogno di te, Mark. Lei mi vuole." "Mai quanto me," aveva risposto lui, ridendo. "Ci vediamo stasera." "Salvami." Aveva detto cos: Salvami? Forse la conversazione era frutto della sua fantasia. Ricordava chiaramente solo di aver inghiottito due pastiglie, rabbrividendo nel rammentare l'ospedale, di essere salita al piano superiore e di aver scagliato l'uovo di marmo rosa contro le pareti della stanza da bagno. Gli specchi neri si erano frantumati in mille schegge, sfiorandole il viso. Poi era scivolata su un grosso pezzo di vetro ed era caduta tra i frantumi, tagliandosi un polso. Non aveva quasi avvertito dolore. Ora non potr pi entrare qui, aveva pensato, incurante del sangue che sprizzava dalla ferita e le colava sul palmo. L'intonaco grigio chiaro dei muri era punteggiato come un grafico di piccoli tasselli neri ad alcuni dei quali erano ancora attaccati frammenti di specchio. I vetri, che riflettevano la luce smorzata del soffitto, erano sparsi sul tappetino del bagno e componevano lunghe forme serpeggianti nella vasca e nel lavabo. Julia sent il sangue caldo gocciolarle sui piedi nudi, strapp una salvietta dalla sbarra e l'avvolse intorno al polso. Qualche frammento di vetro le era rimasto nella ferita. Vacillando sui vetri rotti, aveva raggiunto la camera da letto.

(E cos sette ore dopo, quando Magnus e Lily si erano presentati insieme a casa sua, non aveva udito il campanello.) Come all'ospedale, aveva fatto lunghissimi sogni ininterrotti. Allora aveva sognato di rivolgere il coltello su se stessa, di sacrificarsi per Kate, di poter restituire a Kate la vita: il suo sangue per quello della figlia, una specie di baratto. In quei momenti aveva sentito il perdono di Kate. Ora invece tutti i suoi sogni avevano lo stesso sapore di cenere, sconfitta e fallimento. Anche quando cominciava a scivolarvi a precipizio, cercava di resistere, perch intuiva l'avvicinarsi di una desolazione senza fine. Camminava di nuovo per le strade portando il cadavere della figlia. La bambina che sapeva essere Olivia la spiava di lontano, tenendosi nascosta, ed era suo dovere trovarla. Il cielo sopra i tetti scuri degli edifici era livido, rosso e arancione striato di nero. Il suo lungo, faticoso errare la riportava in uno squallido cortile. Passava sull'acciottolato sporco davanti a magazzini abbandonati, con le porte murate, e sotto l'arco del cortile. Un laido gobbo con il soprabito lacero le strizzava l'occhio, chiamando dalla porta una piccola negra con la testa riccioluta. Julia saliva i gradini consumati e usciva, come sapeva sarebbe accaduto, su un tetto piatto. Una donna piccola, avvolta in un ampio soprabito marrone, stava seduta su una sedia traballante. Era la signora Fludd. Vedendola, Julia sentiva le lacrime agli occhi. "Mi spiace," diceva. "L'ho mandata io qui. E mi serve ancora il suo aiuto." "Non posso aiutarla." Il corpo di Kate le veniva tolto dalle braccia. Ne aveva avuto bisogno per arrivare lass, e ora poteva sparire. "L'ha richiamata lei." "S," rispondeva Julia. "L'ha evocata. Le occorreva qualcuno che la richiamasse, ed stata scelta lei. Questo avvenuto a causa di sua figlia." "Che cosa devo sapere?" "Non le andr a genio che conosca i suoi segreti." La signora Fludd si girava di fianco, rifiutandosi di aggiungere altro. "Mi parli, la prego." La vecchia rivolgeva ancora il volto grave e terreo verso Julia. "Prender i suoi amici." Poi correva in una lunga galleria e, correndo, si accorgeva che non conduceva in alcun posto, che si restringeva via via che vi si addentrava. In fondo c'era Mark, la valle del New Hampshire, la pace... ma Julia sapeva

che al termine della sua corsa ci sarebbe stato solo un buco stretto e nero. Intorno a lei risuonava la risata volgare di Heather Rudge. Aveva aperto gli occhi mentre ancora la risata riecheggiava intorno a lei, mescolandosi agli altri rumori della casa. L'asciugamano non le fasciava pi il braccio e il lato sinistro del letto era chiazzato di rosso. Aveva avuto la sensazione che, come nel sogno, Olivia Rudge fosse invisibile ma vicinissima, in attesa di comparire. Non ci sarebbe voluto molto. E cos aveva ricordato le ultime parole della signora Fludd. Sforzandosi di ristabilire un po' d'ordine nella sua mente sconvolta dal sogno, Julia aveva avvolto il polso nel lenzuolo e si era messa a sedere. Guardando fuori della finestra, aveva visto il cielo grigio e piovigginoso. Una folata di vento fresco l'aveva raggiunta dai vetri aperti, disperdendosi subito nella calura della stanza. Per la prima volta si era resa conto dell'odore ferino che impregnava la camera: il lezzo di una gabbia di leoni. Aveva gettato via il lenzuolo sporco e si era alzata, con uno sguardo all'orologio: erano le otto e aveva dormito tutto il giorno. I suoi amici. Mark, il suo amico pi fedele, era in pericolo. Aveva sentito la bocca piena di polvere. Quando aveva guardato nell'armadio aveva rivisto le bambole sventrate, si era allontanata barcollando dal letto e aveva sentito il sangue riprendere a scorrere denso gi dal polso. Aveva strappato diversi Kleenex dalla scatola vicino al letto e li aveva premuti sulla ferita, che aveva cominciato a pulsare e a farle male. Infilando la vestaglia aveva abbottonato la manica sinistra per far aderire i fazzolettini alla ferita, poi era scesa per telefonare a Mark. Olivia era scesa in campo, Olivia avrebbe avuto chiunque volesse. Non possibile sbarazzarsene. Vuole vendetta, aveva detto Heather Rudge. Vuole vendetta. Il telefono di Mark aveva squillato una decina di volte. Le sarebbe toccato andare a casa sua. Adesso camminava come una sonnambula in Kensington High Street. Il tampone di Kleenex era caduto chiss dove e il sangue imbeveva il polsino della camicetta. Tra il cielo grigio e la strada annerita dalla pioggia, i lampioni gi accesi diffondevano un'aspra luce gialla sulla folla in movimento. Di tanto in tanto un gruppo di uomini immersi nei propri pensieri la ricacciava indietro di qualche passo, e Julia barcollava, sospinta da una spalla all'altra. Cercava Mark in tutti i visi e trovava invece, almeno cos le pareva, solo ghigni e risate. Cap che la credevano ubriaca. Il sonnifero non le aveva mai fatto un effetto cos violento. Forse era dovuto al lungo digiuno.

Ma l'immagine del cibo, una massa di carne rosa-grigiastro, le dava la nausea. Un fitto velo nero le scese davanti agli occhi, cancellando il mare di folla che avanzava gomito a gomito e il frastuono del traffico. Julia fece ancora qualche passo, poi si addoss contro il muro ruvido di un palazzo. Per un momento, mentre i passanti le sfioravano i gomiti e le ginocchia e le pestavano i piedi, perse coscienza della propria identit e di ci che la circondava. L'ondata di nausea e di stordimento, svuotandola da ogni responsabilit, era quasi un sollievo, e Julia vi si abbandon, scordando perch fosse in strada e dov'era diretta. La sua mente torn all'immagine dell'esausta signora Fludd, seduta tutta sola su quella sedia instabile in cima al tetto. I suoi amici. Poi la lunga, interminabile fuga nel tunnel sempre pi stretto. L'amica pi cara era stata Kate. Il pensiero di Julia recalcitr come un cavallo imbizzarrito. Apr gli occhi nell'oscurit macchiata di giallo acido. Ora sono nel suo mondo, riflett. Presto la rivedr. Ormai so quasi tutto. Le due donne imprigionate, i due uomini falliti l'avevano portata a un passo dal sapere tutto, e per scoprire il resto avrebbe dovuto farsi strada nel mondo di Olivia Rudge. Uomini simili a bestie le passavano accanto, ognuno occhieggiando verso la donna addossata al muro di mattoni della banca. Una sottile linea rossa, un grido, attravers il cielo. Gli uomini la seguivano con lo sguardo. Mentre li guardava illuminarsi di lussuria o di divertimento (che aspetto avr? si chiese) i loro volti assumevano le sembianze di cinghiali, tori, cani selvatici. Dai loro musi spuntavano setole, i loro piedi erano zoccoli che grattavano il terreno. La loro pelle ardeva nella luce malsana e giallastra. Credette di distinguere il brontolio cupo di Magnus nel vocio confuso e trasal, la mente smarrita. Si tocc le gambe. Cotone. Portava calzoni di cotone. Non rammentava di essersi vestita. Abbass lo sguardo e vide una camicetta chiara e una corta giacca marrone. Pass le mani sui capelli e li sent unti. La voce non era di Magnus, ma soltanto di un tale che gridava qualcosa a un altro tale sulla strada. Quattro ragazzi dai capelli languidamente arricciati la superarono; quando si voltarono a fissarla, Julia vide i loro visi infiammati di pustole, la morte nelle loro gote, gli occhi come rasoi che la tagliavano a pezzi. Nella fronte alta e calva di un uomo che procedeva tra la folla vide la morte che gli stirava la pelle sul cranio, e la vide ancora nelle labbra incolori di una donna. E poi vide che erano tutti morti, e le passavano davanti nel frastuo-

no di voci e di automobili. Le tenebre li avevano tutti inghiottiti. Fronti lucide, ombrelli scheletrici contro il cielo buio, ormai quasi invisibile, e il giallo dei lampioni e dei fari. Era il suo sogno divenuto realt. Tent affannosamente di rimettersi in equilibrio. Il movimento sarebbe bastato a fugare quella tremenda illusione ottica. I ragazzi, ormai in fondo all'isolato, erano ragazzi come tanti altri; gli uomini e le donne, semplicemente stanchi del lavoro e del tragitto per rincasare. Prov una familiare fitta di rimorso, un'eco della sua vecchia personalit, al pensiero che la sua giacca marrone rappresentava, per la maggior parte di quelle persone, almeno due settimane di paga. L'aveva convinta Magnus a comprarla, o l'aveva comprata lui con i suoi quattrini? Dopo tanti anni faceva poca differenza, ma sperava che fosse stato lui ad acquistarla. La propriet un disonore. Allora perch aveva comprato la casa? Lei era stata scelta. In questo era l'ultimo mistero. Un passo, un altro. Tir l'orlo della giacca e rizz la schiena. Nessuno la stava guardando, adesso. Julia cominci a camminare pi sicura e si accorse di aver fatto oltre met strada in direzione di Kensington Church Street. Di l si poteva arrivare a Notting Hill, bench dalla direzione opposta. Si ferm un istante in mezzo al marciapiede affollato, in dubbio se tornare indietro e costeggiare il parco verso nord per sbucare in Holland Park Avenue, poi decise, nell'aria frizzante e trasparente, di continuare per la via pi lunga. Quell'insolita frescura le avrebbe schiarito la mente. Si rimise in movimento, super la libreria Smith, una rivendita di liquori e un negozio di abbigliamento con i manichini che tendevano le braccia come mendicanti. Poi scorse il suo riflesso in una vetrina e allung il passo, incapace di distogliere lo sguardo. Il suo volto era un'informe massa bianca, livida sotto gli occhi, simile al viso delle ospiti della Breadlands Clinic: l'espressione era quella di un animale in fuga dalla realt. Per un attimo si vide come sarebbe stata da vecchia e, distolto brutalmente lo sguardo, si mise a correre con la borsetta che le sbatteva contro il fianco. Un viso noto nella coda a una fermata d'autobus di fronte a Biba la fece rallentare. La vecchia nel lungo abito nero non l'aveva ancora vista. Julia gir le spalle alla fila di gente lungo il bordo del marciapiede, desiderando istintivamente di fuggire. Ma forse si era sbagliata. Arrischi ancora un'occhiata in quella direzione. Viso cavallino, ora di profilo, mento aguzzo, ricci bianchi che sfuggivano dal cappellino nero: era la signorina Pinner. La sua prima reazione era stata di panico. Forse non voleva sapere che

cosa la Pinner avesse visto in bagno in quell'infausta notte. Forse lo sapeva gi. Ma la sua curiosit a proposito di quella sera era troppo forte per riuscire a metterla a tacere; non poteva fuggire anche dalla signorina Pinner. Quella decisione sembr aiutarla a esorcizzare il mondo di Olivia, perch la fila di gente stanca alla fermata dell'autobus le sembr tanto anonima quanto rassicurante. Lasci passare un paio di persone, poi attravers il marciapiede nero e lucido e batt leggermente sulla spalla della donna. Pronunci il suo nome e ud la propria voce risuonare chiara e forte. "S?" La vecchia si riscosse dai suoi pensieri e punt gli occhi blu da direttrice scolastica su Julia. Non mi riconosce, pens questa. "Mi scusi..." cominci, e le vide sporgere le labbra, come aspettando la richiesta di un'indicazione stradale. "Che sorpresa incontrarla qui, signorina Pinner." Un lampo di paura pass negli occhi della donna, che usc dalla coda. "La signora Lofting? Mi spiace, non l'avevo riconosciuta. Ha una cattiva cera, cara. S, ha ragione, non vengo spesso da queste parti e vado di fretta." Mostr un pacchettino marrone. "Ci piaceva tanto fare spese in questa strada e, visto che tra poco cade il compleanno della signorina Tooth, volevo vedere se potevo trovare una cosina per lei da Derry e Tom, ma ho scoperto che sono stati rimpiazzati da quel curiosissimo negozio, e il piccolo ristorante all'ultimo piano era chiuso, cos le ho comprato un regalo altrove." Mentre parlava, lanciava occhiate nervose gi per la strada, nell'evidente speranza di veder giungere l'autobus. "Sono gi in ritardo. Devo rincasare in tempo per preparare la cena. Santo cielo, sono le otto passate." "Ha qualche minuto da dedicarmi prima che arrivi il suo autobus, signorina Pinner?" "Temo proprio di no." Al guizzo di paura nei suoi occhi si sostitu un'espressione astuta. "Mi spiace di essermi sentita male nella sua splendida casa, signora Lofting. stata una serata davvero penosa per tutti noi. E la povera signora Fludd che ci ha lasciati cos all'improvviso! La nipote ci ha proibito di partecipare al funerale. Ma io sono stata maleducata a non scriverle due righe di ringraziamento per la sua ospitalit. Anni fa, la signorina Tooth e io siamo state ricevute in molte case signorili, quando la signorina Tooth poteva ancora svolgere la sua attivit, come lei sa, ma non abbiamo mai peccato a questo modo contro l'ospitalit. Spero che mi vorr perdonare." "Si sentita male?" disse Julia, aggrappandosi all'unica frase che fosse

riuscita a seguire. "Uno svenimento," rispose la Pinner, con quel lieve ma percettibile imbarazzo che tradisce le bugie delle persone oneste. "In questi ultimi mesi sono stata occupatissima a riguardare tutti i nostri album di ritagli." Alz le spalle con i movimenti legati di chi si rassegni alle fitte di un'artrite di vecchia data. "Non posso pi farlo la mattina, cos i miei pomeriggi sono molto stancanti. Ma la signorina Tooth..." e qui il suo viso severo perse ogni traccia d'imbarazzo, "la signorina Tooth riesce ancora a fare ginnastica." "Davvero?" Julia si domand se per caso il sonnifero non appannasse ancora le sue percezioni. "Pu ancora lavorare alla sbarra," dichiar la Pinner, raggiante di soddisfazione. "Si conserva molto agile." "Alla sbarra?" ripet Julia, cercando di immaginare la signorina Tooth in tribunale. "Oh s! Naturalmente non ha pi la resistenza di quando era giovane, ma non ha perso nulla della sua grazia. Stiamo preparando un libro con l'aiuto degli album di ritagli. Molti la ricordano ancora, come lei, a quanto vedo. Certamente avr soltanto sentito parlare di lei. troppo giovane per averla vista danzare." "Gi, purtroppo ero troppo giovane." C'era arrivata, finalmente. Ricord come, durante la seduta spiritica, la Tooth si fosse seduta sul pavimento con grazia armoniosa. "Era famosissima, vero?" tir a indovinare. "Che gentile a ricordarlo!" esclam la signorina Pinner, divenuta al'improvviso amichevole. "Rosamund era una grande artista. Sono stata la sua costumista per venticinque anni e abbiamo lasciato insieme l'attivit. Dopo aver lavorato per Rosamund Tooth, mi era impossibile lavorare per altri. E non avrei neppure toccato con un dito quelle delle nuove leve. Tutte tecnica e niente poesia." "Quella sera, dopo il suo svenimento, la signorina Tooth vide qualcosa nello specchio?" domand Julia a bruciapelo. Il viso della Pinner torn completamente inespressivo. "Mi sembr di vedere qualcosa quando entrai dopo di lei," prosegu Julia. "E so cos'era." La Pinner appariva atterrita, e Julia si sent in colpa per averle detto una menzogna. "Forse lo vide anche lei." "No... no! Signora Lofting, non mi chieda di quella sera. Ero stanca del lungo tragitto da casa nostra fino alla sua e avevo avuto un pomeriggio pesante. Non so che cosa vidi." Rientr nella fila e Julia la segu.

"Era una bambina? Una bambina bionda? Era, anzi , una creatura malvagia, signorina Pinner. Me lo dica, la prego." Ma era gi sconcertata dall'espressione a met tra la sorpresa e il sollievo sul viso angoloso dell'anziana signorina. "Non era la bambina bionda?" "Ho paura a parlarne, signora Lofting. Oh, arriva il mio autobus! Non mi trattenga, per piacere. Sar qui a momenti." Julia, temendo di non ottenere risposta, sfior con la destra la stoffa spessa e nera del soprabito della Pinner. "Non era la bambina? Fa cose orribili. Una volta svenni anch'io a causa sua." La Pinner scroll la testa. "Non credo..." cominci. In fondo all'isolato, l'autobus s'incanal nel traffico e venne verso di loro. I fari gialli fendevano l'oscurit sempre pi fitta. D'un tratto Julia ebbe la disperante certezza di essersi grossolanamente sbagliata: era di nuovo sull'orlo dell'abisso, timorosa di guardar gi. L'autobus accost al marciapiede in uno sfavillio di luci gialle sotto l'imperiale. Nella sua cabina, dietro i vetri rigati di pioggia, il conducente pareva un idolo di pietra. "Devo prendere questo o aspettare altri venti minuti," disse la signorina Pinner. La coda avanz lentamente, come un gigantesco carico di pacchetti e ombrelli. "Non avrei parlato tanto se lei non avesse saputo di Rosamund." Era quasi ai gradini dell'autobus, da cui la divideva soltanto una donna grassa alle prese con due cagnolini e una ragazzina con la faccia da maialetto viziato. "Devo sapere," disse Julia mentre la donna spingeva sui gradini la bambina e issava ansimando se stessa e i cagnolini. "Devo sapere." Alz le mani in atto di preghiera. La signorina Pinner guard allibita la mano sinistra di Julia e il polsino della camicetta, poi la fiss con occhi pietosi. "Ho visto lei," disse. Il bigliettaio l'aiut a montare sulla piattaforma e l'autobus ripart. Qualche ora prima, quello stesso giorno, fratello e sorella sedevano a tavola, l'uno di fronte all'altra, a casa di Lily. Tra loro, due bottiglie di vino vuote, fondine e piatti con avanzi di ossa. Magnus, afflosciato sulla sedia, fissava i poco invitanti resti del pasto. Aveva il viso gonfio e congestionato, per si era messo abito e camicia puliti e portava scarpe lucidissime. Era imponente. Dai suoi lineamenti traspariva un misto di autorit, forza e cinismo, che Lily gli conosceva da sempre. "Magnus, sei un bell'uomo," afferm lei.

"Che?" Lui alz di scatto la testa, e Lily vide gli occhi iniettati di sangue. "Per amor di Dio, Lily: ho cinquantatr anni, peso venti chili di troppo e ultimamente soffro d'insonnia. Sono stanco." Lily fece per ribattere, ma Magnus glielo imped. "E poi non sono affatto convinto di questa storia. Secondo me acceleri troppo i tempi." "Ieri eri d'accordo con me," rispose la sorella, godendo di quel momento come di tutte le seppur rare occasioni in cui era pi forte di lui. "Sappiamo entrambi che deve essere ricoverata il pi presto possibile. Magnus, tua moglie in pericolo. Potrebbe fare del male a se stessa. Per non parlare del male che sta facendo a te." "Figuriamoci," minimizz Magnus. "Voglio sperare che la proteggerai da Mark," insinu furbescamente Lily. "Mark uno sciagurato, un fallito. Ha sempre avuto qualcosa che non va, lo sai." "Quel qualcosa che non va sei tu, e lo so benissimo. Ma Julia lo sa? Magnus, lei lo conosce appena." "S, certo che voglio proteggerla da lui." "Le hai mai detto delle sue crisi di nervi?" Magnus scosse la testa. "Sono anni che non ne ha pi." "Be', io la penso cos," riprese Lily. "Julia lo conosce solo superficialmente. E l'apparenza di Mark molto attraente." Ora Magnus la stava ascoltando. "Mi hai capito, e non fingere che la faccenda non ti preoccupi come preoccupa me. Se riusciamo a riportarla in ospedale, avremo risolto almeno questo problema. A parer mio, dobbiamo prima di tutto persuaderla a lasciare quella casa e a trasferirsi nella mia camera degli ospiti. Potremmo.... Insomma, la porta si chiude solo dall'esterno." "Sei proprio sicura che non ci sia nulla di vero in quel che dice? Ho visto Kate dalla finestra della sua camera da letto, un pomeriggio, lo stesso in cui le ho suonate a quel babbeo. Sono certo che era Kate. Non potrei mai sbagliarmi. Mi venuto un colpo. Poi ho sentito... delle cose in quella casa. Non saprei come descriverle. So soltanto che voglio Julia lontana di l. Quel posto mi sconvolge." "Vi sconvolgete da soli," osserv Lily, calma. "Vedi tua figlia perch ne senti la mancanza, e Julia ossessionata da un delitto avvenuto venticinque anni fa: una madre che uccide a pugnalate la figlia. Tu salti i pasti e perdi il sonno, e Julia si sta consumando. Naturale che tutt'e due abbiate

delle visioni. Quanto per all'ipotesi che Julia sia realmente in contatto con degli spiriti, la definirei semplicemente assurda." "Come puoi esserne cos certa? Lo ero anch'io, prima di vedere Kate." "Esperienza," replic Lily con aria di superiorit. "I fantasmi li vedono solo gli sconvolti di mente, oppure quelli che hanno mangiato o bevuto troppo. Magnus, questo il mio campo, come la legge il tuo. Ti assicuro che, se uno spirito dovesse apparire a qualcuno di questa famiglia, questo qualcuno sarei io. Un tipo inesperto come Julia non avrebbe la pi pallida idea di come interpretare un'autentica apparizione. Magnus, con tutto il rispetto, quando una persona impreparata si mette in testa di essere in contatto con uno spirito, scatta in lei una sorta di ipnosi che libera le fantasie pi improbabili, e le facile persuadere altri a condividerle. Ti confesser che accaduto anche a me, sia pure non a questi livelli." "Negli ultimi tempi?" domand interessato Magnus. "S." "Dunque hai visto anche tu Kate." Il sangue gli stava affluendo al viso. "No, ma se dessi retta a te e a Julia potrei vederla. Ho visto, o meglio ho creduto di vedere, qualcosa di molto pi terreno." "Che cosa?" Magnus sembr diventare pi grande, e Lily avvert un piacevole brivido di paura, la familiare paura di lui. "Ho immaginato di vedere la signora Fludd," disse, e Magnus si abbandon di nuovo sulla sedia. "La qual cosa prova che dobbiamo stare attenti a non farci influenzare dalle farneticazioni di Julia." "Ma se avesse ragione? E se avessi ragione anch'io e non si trattasse soltanto di stanchezza?" Ma Lily comprese dal tono stesso della sua voce che Magnus non voleva crederlo. "Allora dovremmo essere tutti in pericolo. Qualsiasi spirito realmente vendicativo e distruttivo, una volta liberato, trae forza dalla sua stessa malvagit. Pu addirittura controllare una mente tanto debole da essergli aperta. Ma sono casi estremamente sporadici, forse uno ogni secolo. Il male genuino raro. Gran parte di ci che chiamiamo male semplice mancanza di immaginazione." "Quasi tutti gli assassini sono dei poveri infelici," convenne Magnus. "Ne ho difesi diversi i quali, pi che commettere un delitto, ci si sono trovati dentro." "Esattamente. Ritengo quindi che possiamo escludere la possibilit che si tratti di una autentica manifestazione." "E allora che cosa ho visto a quella finestra? E che cosa ho sentito in

quella casa?" "Hai visto e sentito le tue paure. Se un fatto del genere pu accadere al mio energico fratello, credo che la faccenda abbia superato i limiti. Non avrei mai dovuto presentare Julia alla signora Fludd. E noi due non avremmo dovuto permettere a Julia di indulgere nelle sue fantasie morbose sulla morte di Kate." "Adesso basta," disse Magnus in tono ammonitore, allontanando la sedia dal tavolo. "Un'ultima cosa. Noi, cio tu e io, dobbiamo accettare la verit. Rinchiuderemo in ospedale Julia, per il suo e per il nostro bene. Credi che abbia tendenze suicide?" "Non so." "Ecco il punto: non sappiamo. Non puoi permetterti il divorzio e non vuoi che muoia. Dev'essere riportata in ospedale, e restarvi ricoverata finch non sar diventata docile. E suggerisco che tu compia i passi opportuni per assicurarti la disponibilit del suo denaro. Devi essere in grado di controllarlo. Devi essere in grado di controllare lei." Magnus stava curvo, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, e la guardava negli occhi. "Sei molto esplicita, Lily." "E troppo tardi per non esserlo," ribatt pronta. "La verit che tutti noi desideriamo avere Julia. Tu, io... e Mark. Vogliamo tutti possederla." "Io voglio salvarla," mormor Magnus. "E io cos'ho detto?" "Allora va bene." "Ti adoro, quando sei cos ragionevole," cinguett Lily, "e ti adorer sempre. Secondo me dovremmo andare da lei adesso. Possiamo attraversare il parco a piedi." "Comincer a occuparmi della cosa, domani," decise Magnus, poi si alz e lasci cadere il tovagliolo accanto al piatto. Quando Julia ebbe seguito con lo sguardo, come intontita, l'autobus che voltava l'angolo di Kensington Church Street, una stanchezza mortale sembr invaderla a ogni respiro, appesantendole le ossa. L'intero corpo pesava come un macigno, tanto che non se la sentiva di trascinarsi fino a Notting Hill. Avrebbe voluto appoggiarsi al braccio di Mark. Pens con desiderio al proprio letto, a un lungo sonno, a leggere un libro posato sulle ginocchia, con una luce accesa a proteggerla dall'oscurit. Mi ha visto morta, pens. O forse la signorina Pinner aveva visto... Un'idea fragile co-

me un'ala di farfalla, ma gravata di tutta la malvagit di Olivia, palpit per una frazione di secondo ai margini della sua coscienza e fu subito soffocata, dimenticata. La mente di Julia mut direzione, rifiutando di accettare ci che aveva appena formulato. Anche Julia mut direzione, sbattendo le palpebre, desiderando soltanto di essere a casa. Arriv a met strada, poi i piedi doloranti si rifiutarono di proseguire. A pochi passi da lei c'era una panchina: la raggiunse zoppicando e vi si lasci cadere con un sospiro. Un uomo in impermeabile nero col colletto alzato si sedette accanto a lei e le sfior una gamba con la sua. Julia gli diede un'occhiata di sbieco, sperando che se ne andasse, e not, o le parve di notare, che l'uomo non aveva labbra. Pareva che il suo viso fosse stato asportato dal naso in gi e ricominciasse al mento. In mezzo c'era uno squarcio bianco, come una smorfia fissa tutta denti e gengive annerite. Julia ebbe paura a guardarlo ancora ed era troppo stanca per spostarsi, cos rest l, ingobbita, lo sguardo perso nel vuoto. Anche l'uomo era curvo nel suo impermeabile nero col bavero alzato e guardava avanti a s. La gamba sempre aderente a quella di Julia non esercitava altra pressione che quella della leggera stoffa nera dei calzoni. Dopo un intervallo che a Julia sembr lungo un'ora, l'uomo si mosse. Julia gli lanci una rapida occhiata e vide che, dopo tutto, aveva un viso normalissimo, tondo, con le labbra piene. Si accorse di aver trattenuto il fiato e inspir sonoramente. L'uomo premette di nuovo la gamba contro la sua, ma adesso era una persona come tante altre e lei si fece in l, fingendo di cercare qualcosa sul marciapiede, per non offenderlo. Poco dopo l'uomo si allontan, lasciandosi dietro una copia dell'Evening Standard. Julia la raccolse distrattamente e si avvi verso casa. Da Holland Park provenivano strilli e rumori. La casa, con le luci accese, pulsava di calore e l'aspettava silenziosa. Julia attravers le stanze che apparivano estranee e morte, lontanissime da lei. Non ud alcuno degli ormai familiari rumori degli spiriti prigionieri delle Rudge. Julia pens, abbandonandosi stancamente sul brutto sof dei McClintock, che Olivia si fosse ritirata, lasciandola per sempre nel suo mondo. Ecco qual era la forza del male: l'assenza di ogni speranza, il lezzo della rovina morale. Rivide per un istante il vagabondo in Cremorne Road che ficcava il cane nel sacco. Il male era un condensato di tutti quei sordidi momenti, privi di speranza. Appoggi la nuca allo schienale, chiuse gli occhi e cancell un'immagine che minacciava di irrompere nella sua mente.

Per distrarsi, Julia prese il giornale che aveva prelevato dalla panchina. Pi tardi avrebbe trovato l'energia per affrontare le scale e la sua camera. Poi ricord come aveva lasciato il bagno al piano di sopra, con le pareti grigio-bianche simili a pelle morta e dappertutto schegge di vetro nero. Il caos: e in mezzo Olivia, viva e presente. Non se la sentiva ora di rimettere piede in quello scempio. Scorse le notizie in prima pagina; sembravano distanti e prive d'importanza. Lesse nomi dei politici, guard le loro foto senza quasi ricordare chi fossero. Non avevano nulla a che fare con lei n con Olivia Rudge. Perch leggeva quella roba? Era il primo quotidiano che vedeva da settimane. Sent l'atmosfera della casa addensarsi intorno a lei e volt pagina. In fondo alla quarta pagina not un titoletto. Paul Winter non era stato giudicato degno di occupare pi di tanto spazio. Il titolo diceva: FIGLIO DI UN GENERALE RINVENUTO CADAVERE IN UN APPARTAMENTO A CHELSEA Il capitano Paul Winter, 36 anni, figlio del generale Martin Somill Winter, comandante in seconda di Montgomery a El Alamein, stato trovato privo di vita questa mattina da un amico, nella sua abitazione in Stadium St. SW10. Al capitano Winter, che aveva lasciato l'esercito da alcuni anni, erano state inferte numerose ferite d'arma da taglio. Il generale Winter stato informato della morte del figlio subito dopo il rinvenimento del corpo. Pare che da tempo tra il generale e il figlio non corressero buoni rapporti. Il capitano Winter non era sposato. Il primo pensiero di Julia fu per David Swift: bisognava metterlo in guardia. Mentre andava come istupidita verso il telefono, ud una risata acuta, gaia, tipicamente infantile. "Maledetta, maledetta, maledetta!" url Julia, rendendosi contemporaneamente conto che Olivia Rudge non avrebbe mai potuto emettere un suono cos innocente. Era la risata lieta di una bambina. Ma dov'era? Per un momento parve risuonare tutt'intorno a lei, riempire la casa. Julia si costrinse a stare immobile e zitta, poi la sent venire da oltre la cucina. Sapeva bene da dove. Se non avesse fracassato gli specchi neri, sarebbe venuta dal piano superiore. Julia attravers di corsa le stanze, dimentica di David Swift, e raggiunse in un lampo il bagno. C'era qualcuno nascosto nello specchio. Quando Julia spalanc la porta,

vide una figura china sull'orlo della vasca, riflessa in tonalit scura dagli specchi rosa. Accese la luce. La negretta, Laura, era seduta sul bordo della vasca e si dondolava, ridendo tutta contenta. Dalla sua gola tesa uscivano trilli che rimbalzavano contro le pareti specchiate, moltiplicandosi. Laura si accorse di Julia, indic qualcosa e continu a ridere. "Che cosa..." balbett Julia, poi si volse fulmineamente. Olivia Rudge pass davanti alla porta del bagno, dandole la schiena, ed entr tranquillamente in cucina. "Ferma! url Julia. Corse fuori dal bagno, con gli strilli di gioia di Laura ancora nelle orecchie, e vide Olivia, in jeans e camicetta rossa, che passava in sala da pranzo dalla porta laterale della cucina. Quando Julia la raggiunse, Olivia abbass la maniglia della portafinestra e spar in giardino. Tremante di rabbia, Julia la segu. Gir intorno alla casa e vide la bambina, gi lontana, camminare leggera e svelta. Con quei capelli cos vistosi non mi scapperai, pens Julia, e si avvi dietro di lei in direzione di Kensington High Street. I capelli di Olivia ondeggiavano venti o trenta metri davanti a Julia, splendenti come un faro nel buio. In High Street, la bambina svolt a sinistra e Julia la perse di vista. Sola nell'oscurit, Julia corse all'angolo, udendo il proprio scalpiccio riecheggiare nella strada deserta. Guard a sinistra: Olivia marciava decisa, a due isolati di distanza. Una cappa di silenzio parve calare su entrambe. Julia non sentiva pi la confusione di voci e di rumori del traffico che poco tempo prima l'aveva tanto infastidita. Gli altri, ormai solo persone che facevano quattro passi nella sera, erano spettri incorporei tra lei e la capigliatura scintillante della bambina. Super una traversa e prosegu lungo un altro isolato, seguendo Olivia, spinta insieme dalla collera e dalla determinazione. La biondina rallentava quando un piccolo gorgo di passanti o il traffico a un incrocio bloccavano Julia. Quando questa tent di recuperare il distacco e corse per raggiungerla, Olivia aument la velocit, senza sforzo e senza dare l'impressione di affrettare il passo, e mantenne le distanze. Intorno a Julia, l'aria fredda e cristallina che odorava ancora di pioggia parve rapprendersi in un bozzolo luminoso che racchiudeva solo lei e Olivia. L'energia di Julia bruciava dentro questo bozzolo, seguendo il ritmo delle sue pulsazioni. Dopo un certo tempo Julia cess di percepire il traffico e di vedere la

gente sul marciapiede. Quando non riusc pi a vedere la sua preda, pass sull'altro lato della strada e la vide camminare risoluta in jeans e camicetta rossa sotto il freddo bagliore dei capelli. Non c'era nessun altro al mondo. Nient'altro si muoveva intorno a lei. Giunta al Commonwealth Institute, Olivia si ferm e si gir. Julia, a un isolato di distanza, scorse il suo volto serio, assorto, e per la prima volta non vi lesse la sfida. Nervosa, perplessa, aspettava quasi impaurita che lei si avvicinasse. Julia scese dal marciapiede per correre e per poco non fin sotto una macchina che sopraggiungeva. "Ehi, sta' attenta!" berci un'indignata voce maschile, ma Julia non vi bad. Olivia la stava conducendo da qualche parte; Olivia pareva quasi supplicarla. Intese dei suoni metallici dalla sua destra e cap che i custodi stavano chiudendo il parco. Erano le nove. Come a un segnale, Olivia si volt e corse su per i gradini fino alla terrazza, pass sotto un colonnato e imbocc ad andatura spedita il viottolo che costeggiava il parco verso nord. Un paio di vagabondi si misero tra lei e Julia, impedendo a quest'ultima la vista di Olivia. Poi furono nuovamente sole a camminare sul lungo sentiero buio. I capelli della bambina splendevano. "Olivia!" grid Julia, vedendo la piccola sparire nelle tenebre tra i filari di alberi. Riprese l'inseguimento, cercando di ridurre la distanza tra loro, e cominci a correre, sentendo i muscoli rispondere come ingranaggi. Molto pi avanti Olivia era sparita nell'oscurit. Riapparve nel cerchio di luce di un lampione, tra due file di alberi. Julia oltrepass la zona meridionale, verde e silenziosa, del parco, e giunse al cancello dell'ostello della giovent, appena all'interno del recinto. Olivia era svanita ancora. Grid il suo nome: nulla. Tirando a indovinare, super il cancello di legno e imbocc un sentiero stretto e tortuoso. Subito le parve di udire in lontananza i passi di Olivia. Trovandosi la strada sbarrata dal cancello esit brevemente, quindi sporse al di l il busto, sollev goffamente le gambe e si lasci cadere all'interno del parco ormai chiuso. Il suo corpo era un'arma, una freccia puntata su Olivia. Davanti a lei, il viottolo aggirava Holland House e l'ostello, proseguendo verso una zona del parco che Julia non conosceva: un bosco intersecato da tante stradine di terra battuta. Olivia si muoveva a passo sicuro in quella direzione. "Olivia! Olivia!" url Julia, ma la bambina non si volt. Julia riprese la corsa. Dopo pochi minuti aveva lasciato il sentiero e correva sull'erba soffice. I

capelli splendenti di Olivia apparivano e sparivano fra i tronchi. Il polsino della camicetta di Julia s'impigli in un ramo basso e si strapp. Le sue scarpe affondavano nella terra argillosa, assorbendone l'umidit. Perse di vista la bambina tra gli alberi radi, poi scorse sulla destra un barlume tra i cespugli di una spianata scura e brulla. Si addentrarono nel bosco. Olivia scavalcando leggera le basse staccionate di legno e Julia scalandole con fatica, mantenendosi in piedi solo grazie allo slancio. Olivia le fece percorrere cos oltre un chilometro, trascinandola in circoli viziosi, scomparendo dietro le piante e ricomparendo nelle radure. Dove il bosco terminava, Julia vide la bambina che scappava in mezzo agli arbusti verso una rete metallica, e prese di nuovo a correre. Quando arriv alla rete, Olivia l'aveva gi superata e camminava lentamente su un sentiero asfaltato tutto buche. L'unico punto di riferimento per Julia era un brillio quasi bianco, pallido come il respiro, nell'oscurit. Doveva scavalcare la rete, che le arrivava al mento. Aggrappandosi alla sbarra superiore, si sollev fino a infilare nelle maglie metalliche la punta di un piede, poi l'altra, stir i muscoli delle gambe e pieg il busto sulla sbarra, dove le estremit attorcigliate e pungenti dei fili le impedirono di rotolare dall'altra parte. Tremando cerc l'equilibrio, quindi sollev la gamba destra per scavalcare la rete. Gi per il sentiero in discesa avrebbe trovato Olivia: questa sicurezza le diede la forza di ripetere il movimento con la gamba sinistra, restando impigliata con il polsino strappato in un viluppo di fili. Si liber con uno strattone, irritata, e si lasci cadere sul sentiero privo d'illuminazione. Da un punto davanti a lei le giunse un rumore di passi in corsa. Con il poco fiato rimastole, Julia continuava il suo inseguimento: la pendenza del viottolo la trascin in una corsa che non poteva controllare. Era come se precipitasse gi da una montagna, muovendo vertiginosamente le gambe per mantenere la posizione eretta. La forza di gravita l'attirava in avanti e lei aveva l'impressione di rotolare come un macigno verso il rumore prodotto da Olivia. Quando sbuc a tutta velocit sulla strada sottostante, si trov di fronte luci, frastuono e volti sbigottiti. Udiva ancora i passi di Olivia. Sbatt contro un'altra recinzione metallica, l'aggir e corse fino al centro di Holland Park Avenue. I fari la trafissero come una farfalla sotto vetro: la parte superiore del suo corpo, la testa, le spalle e le braccia erano pi veloci delle gambe. Quando Julia cadde, un'auto si ferm con stridore di freni e il clacson urlante a pochi centimetri dal suo corpo.

10 Olivia aveva assassinato Geoffrey Braden, aveva assassinato Paul Winter, aveva assassinato la signora Fludd, e adesso aveva tentato di assassinare Julia. Era stata richiamata dalle tenebre fetide e infide dove abitava. La comparsa di Julia in Ilchester Place le aveva dato corpo e adesso era una presenza fisica nella casa. Oppure era soltanto una sensazione di Julia: non poteva entrare in una stanza senza immaginare che la sua persecutrice ne fosse appena uscita. Quand'era sola in camera da letto, si chiudeva a chiave, pur sapendo che Olivia poteva raggiungerla in qualsiasi momento. La lunga corsa nel parco era stata come un gioco. Olivia si era trastullata con lei, cercando di riprodurre l'"incidente" di Rosa Fludd. La situazione era cambiata: la vite aveva fatto un altro giro e Olivia voleva il suo sangue. In cucina, reggendosi sulle gambe malferme e doloranti, Julia aspettava che la caffettiera bollisse. Fuori era buio come fosse ancora notte. Il cielo, del quale poteva vedere una striscia sopra una staccionata marrone bagnata di pioggia, era immobile, e aveva un aspetto lanuginoso, come se rischiasse da un momento all'altro di impigliarsi nei rami degli alberi. Qualche goccia picchiettava il vetro della finestra. Paul Winter. Qualcuno era andato da lui e l'aveva massacrato. Qualcuno sotto l'influsso di Olivia, qualcuno guidato dall'odio, di modo che Olivia potesse entrare in lui, una persona di cui l'assurdo, toccante, piccolo Paul Winter si era fidato. Qualcuno che era il Magnus della vittima. Chiunque fosse, non avrebbe saputo di aver ucciso un uomo perch aveva parlato con una donna di nome Julia Lofting. Forse non avrebbe neppure rammentato di aver commesso l'omicidio, forse Olivia poteva impadronirsi di una mente e poi uscirne senza lasciare un ricordo del suo passaggio. A quel pensiero Julia si sent mancare le gambe e si appoggi a un ripiano grondando di sudore. La nevrotica reclusa di Abbotsbury Close avrebbe letto la notizia sul giornale o l'avrebbe saputa da Huff e ne sarebbe stata crudelmente felice. Anche lei era una vittima di Olivia. Il prossimo sarebbe stato David Swift, se Julia interpretava esattamente il piano di Olivia. Usc subito dalla cucina e and in soggiorno. Dovette cercare nell'elenco il numero di Swift. Le sue parole l'avrebbero convinto del pericolo che correva? Lui aveva visto Olivia all'opera, ma era un uomo stupido e arrogante. Non c'era altra via: doveva persuaderlo. Compose il

numero e ascolt il telefono squillare in casa di Swift. Preg che rispondesse, ma nessuno alz il ricevitore. Forse era fuori, pens, o a letto, a smaltire una sbornia con una buona dormita. Julia non voleva considerare la terza eventualit, ma nemmeno la ignor. Nel primo volume della guida telefonica trov i numeri dei commissariati di polizia e chiam quello di Islington. "Pu darsi che ci sia un morto," cantilen. "Andate a vedere in Upper Street 337, nell'appartamento sopra il pub Belli e Dannati. Si tratta di un certo Swift. un fatto collegato all'assassinio del capitano Paul Winter. Sbrigatevi." "Quali rapporti ci sono tra lei e il signor Swift, signora?" domand la voce strascicata dell'agente. "Sono in pensiero per lui," rispose Julia, e riattacc immediatamente. Sollevata dall'aver fatto almeno qualcosa, torn in cucina, dove il bollitore pieno d'acqua minerale stava gi fischiando. Si ripromise di richiamare Swift pi tardi. Bevve il caff in piedi, cercando di decidere come affrontare la sfida di Olivia. Avrebbe tentato ancora di ucciderla. Tutta la notte precedente, dopo essere stata soccorsa dallo sbigottito e furente automobilista che aveva rischiato di investirla, era stata distesa sulle lenzuola nella stanza arroventata, timorosa di chiudere gli occhi. Poi aveva giurato di andarsene da Ilchester Place: il segreto di Olivia era stato svelato, non c'era pi nulla da scoprire; ora doveva difendere se stessa. Tuttavia al mattino si era resa conto che Olivia poteva raggiungerla ovunque. Non esistevano case pi sicure della sua. Aveva pulito il bagno, riempiendo secchi e sacchetti di schegge di vetro nero con quella certezza fissa in testa. L'idea le balen mentre finiva il caff: se c'era un posto in cui poteva ritenersi al sicuro da Olivia, questo era l'America. Era giunto il momento di ritornare. Il suo matrimonio era finito. Non voleva Magnus, n aveva bisogno di lui. Era vicina a Heather e Olivia Rudge pi che a chiunque altro in Inghilterra... salvo Mark. Ma lei e Mark non avevano mai parlato seriamente tra loro. Gli sarebbe piaciuto vivere nel New Hampshire? Si rese conto scoraggiata di sapere ben poco di lui. Tuttavia il pensiero di Mark le diede la forza di rispondere quando in soggiorno suon il telefono. Chiam a raccolta il proprio coraggio, preparandosi forse a sentire per la prima volta la voce di Olivia Rudge. Riconobbe invece quella di Lily. "Julia, spero che non ti spiaccia se ti chiedo come stai." Julia scopr di potersi rivolgere a lei solo in tono freddo, impersonale.

Lily sembrava emergere da un'altra era. "Buongiorno, Lily. Come sto? Non so. Mi sento come sospesa, molto strana. Sono successe parecchie cose. So com' stata uccisa la signora Fludd. Olivia ci ha riprovato con me. Credo che per lei sia un gioco." "Cara, mi stai dicendo che..." "Che Olivia ha tentato di ammazzarmi, proprio cos. La prossima volta non sar pi solo uno scherzo. Che cosa faresti se la tua vita fosse in pericolo?" "Andrei da Magnus," rispose semplicemente Lily. "Tu, forse, ma io non posso. La prossima volta potrebbe essere Magnus a tentare di investirmi. Capisci anche tu che non posso, vero? Proprio no." Julia avvert che Lily stava perdendo le staffe. "Capisco solo che sei molto provata, ma dovresti renderti conto anche tu che quello che dici semplicemente assurdo. Magnus ti ama, Julia. Ti vuole come moglie. Vuole ricostruire il vostro matrimonio. Ieri dopo pranzo siamo venuti a trovarti, Magnus e io. un peccato che non fossi a casa, perch avresti visto con i tuoi occhi com' ridotto." "C'ero, ma dormivo. Avevo preso due pastiglie di sonnifero. Olivia mi aveva appena comunicato un messaggio. Mi credi, Lily? E ieri sera ha cercato di attuarlo. Mi ha attirato fuori casa e ha fatto in modo che mi buttassi sotto un'auto. Non sono stata travolta per un pelo. Ero come ipnotizzata. La stessa cosa l'ha fatta alla signora Fludd. Lo chiameresti un incidente, Lily?" "Ti sei mai chiesta perch tutti questi fatti capitino proprio a te?" "Brava, Lily. la sola cosa che mi resta da scoprire." "Sei stata molto attiva in questi ultimi tempi, hai avuto parecchie avventure. Da quanto tempo sei uscita dall'ospedale?" "Non so." Julia sentiva che il suo distacco voluto cominciava a sgretolarsi. "Che importanza ha? Circa un mese." "Non cos tanto. Cara, cara Julia, stato un periodo tremendo per te. Non pensi di meritarti un po' di riposo? Non dire nulla, per ora, ma vorrei che ci pensassi. Vorrei anche che esaminassi la possibilit di venire a stare da me per qualche tempo. Tutta sola come sei, qualcuno potrebbe farti del male, o tu potresti ferirti in qualche modo e nessuno ne saprebbe nulla. Per questo Magnus e io desideravamo parlarti, ieri pomeriggio. Volevamo chiederti di trasferirti provvisoriamente a casa mia." "Tu e Magnus," scatt Julia. "Tu e Magnus volevate, tu e Magnus pensavate, tu e Magnus questo e tu e Magnus quello. Adesso temete che mi fe-

risca da sola. Che cosa intendi dire, Lily?" "Niente, cara. Eravamo semplicemente..." "Voglio che tu sappia una cosa, Lily. Proprio stamattina, prima che tu chiamassi, pensavo che mi piacerebbe tornare in America. Non c' pi nulla che mi trattenga qui, salvo forse Mark Berkeley. Voglio divorziare da Magnus. Siamo troppo diversi, troppo distanti. Se sopravvivo a questo assedio, chieder il divorzio. Ecco qua. Che ne pensi, Lily?" "Penso che la tua psiche sia profondamente turbata. Continui a incolpare Magnus di quanto accaduto, e qualcuno dovrebbe proibirtelo." "Capisco," ribatt freddamente Julia. "Presumo che saresti contenta di vedermi di nuovo all'ospedale." "Desidero solo che tu rifletta, cara," ribad Lily, spazientita. "Quanto dormi? Come mangi? Puoi badare a te stessa? Perch pensi che quella Olivia voglia ucciderti? Proprio te, tra tutte le persone che avrebbe potuto scegliere." Julia ascoltava, la bocca socchiusa, aspettando quasi che glielo spiegasse lei. "Siamo sempre allo stesso punto," riprese Lily. "Ti prego, considera l'idea di stabilirti nella mia stanza degli ospiti. Non vero che vuoi tornare nel tuo travagliato paese e lasciare la cara, vecchia Inghilterra e Magnus. Hai bisogno di lui. Hai bisogno di aiuto. Julia, nessuno di noi sar sereno, nessuno di noi sar com'era prima se non accetterai alcune verit fondamentali. La verit su Kate..." "Non conosci la verit su Kate, non conosci la verit su Magnus!" url Julia nel microfono, e riagganci. Poco dopo Lily richiam. "Julia, sei una vera eroina e ti rispetto sotto ogni punto di vista, ma sei anche piuttosto originale. Hai interrotto tu la comunicazione?" "Lasciami perdere, Lily. Non vivo pi nel tuo mondo, ma in quello di Olivia. Chiedilo alla signorina Pinner." "Sar meglio che ci pensi alla svelta e bene," disse Lily a Magnus cinque minuti pi tardi, dopo averlo strappato al sonno con la sua telefonata. "Vuol divorziare da te e sostiene di voler tornare in America." "Buon Dio!" riusc a dire Magnus. " pazza? Non pu chiedere il divorzio." "Direi che pu presentare motivi sufficienti per divorziare cinquanta volte, se necessario. A parte questo, penso anch'io che sia pazza. Quel caso

Rudge le ha completamente stravolto il cervello. Le sono saltati i nervi, Magnus. C' senz'altro un sistema perch tu possa farla ricoverare in ospedale. Per sempre, se fosse il caso. O almeno finch torner alla ragione." "Lily," sibil Magnus, con voce cupa e minacciosa, "che diavolo le hai detto? Le hai parlato di nuovo di Kate?" "No, non direttamente. E troppo presa dalla storia delle Rudge per pensare a Kate. Vuoi andare in studio e cercare nei tuoi tomi polverosi una qualsiasi legge da invocare per poterla ricoverare senza complicazioni? Perch se non lo fai, un altr'anno a quest'epoca sarai senza moglie. Potrebbe andare a Reno, o dove diavolo vanno gli americani quando vogliono essere particolarmente volgari." "Vedr quello che posso trovare," borbott Magnus. "Cercher cosa occorre per un ricovero forzato." "Avresti potuto farlo quando ti ha lasciato," osserv Lily nel suo tono pi soave. "Avevo bisogno che me lo suggerissi tu." Una delle domande di Lily le ronzava ancora in testa. Perch proprio a te? Perch io ho comprato la casa, avrebbe potuto rispondere, ma questo riportava semplicemente un passo indietro la questione. Non era soddisfatta di ci che gi sapeva; le pareva che la forza che l'aveva guidata alla Breadlands Clinic e alla vecchia banda di Olivia fosse ancora padrona di lei. Il suo massimo desiderio era inghiottire due pastiglie di sonnifero e dormire per il resto della giornata. Ma c'era qualcosa, un'idea che non aveva attuato... Si mise a pensare febbrilmente. S, una rivista. E ricord anche il titolo: The Tatler. Il giorno in cui aveva visto il dipinto di Burne-Jones, era andata a cercare nel The Tatler le foto dei ricevimenti di Heather Rudge. Be', si disse, perch no? Dopo la scoperta della parte avuta da Olivia nella morte del piccolo Braden, si era sentita disoccupata. Le pareva di dover solo aspettare... aspettare che Olivia decidesse la sua prossima mossa. Era molto pi divertente sfogliare periodici a Colindale. Che Olivia comparisse pure nella sala di lettura, che brandisse il coltello sulle annate rilegate di John O'London's e Punch. L'immagine era cos bizzarra che Julia, per la seconda volta, si aggrapp a quanto restava del suo equilibrio mentale. Era possibile che fosse stata lei a squarciare le bambole e a scrivere sugli specchi? Ad accendere i caloriferi? Forse aveva solo immaginato di vedere Olivia. La sua mente lacerata dai dubbi si ripieg su se stessa.

Eppure qualcuno aveva ucciso Paul Winter. Questo non se lo era inventato. Olivia non era un'illusione. Conscia che di l a poco si sarebbe sentita grata della terribile morte di Winter, Julia si vest nella camera torrida e silenziosa, usc, sal in macchina e part sotto una pioggerella insistente verso Colindale e la collezione di periodici. La sua tessera fu esaminata con meticolosit quasi offensiva da un custode in divisa. Mentre passava tra le file simmetriche di tavoli, vide con la coda dell'occhio due ragazzi seduti davanti a una gran pila di pubblicazioni scambiarsi un sorriso. Julia pens di avere pi che mai l'aspetto di una mendicante. Aveva ancora le scarpe infangate dopo l'inseguimento in Holland Park e il collant strappato, e non si lavava i capelli da una settimana. Il posto al quale sedeva abitualmente era occupato da un negro imponente con occhiali cerchiati d'oro che sembravano lampeggiare. Sulle guance allungate e piatte aveva tre cicatrici purpuree in rilievo. Squadr Julia con aria aggressiva, come un orso che difenda il suo territorio, e lei si avvi verso l'altro lato della sala, cercando un tavolo libero. Due o tre uomini la seguirono con uno sguardo di benevolo divertimento. Trov finalmente un banco vicino alla parete e butt l'impermeabile schizzato di fango sullo schienale della sedia. Dopo aver compilato il tagliando di richiesta per tutte le copie del Tatler dal 1930 al 1941, lo port alla nuova bibliotecaria, una giovane donna con i capelli scuri e grandi occhiali dalle lenti colorate. La guard portare il tagliando a uno dei commessi e all'improvviso ricord di averla vista due settimane prima davanti al ristorante francese in Abingdon Road. Era la ragazza che aveva sentito simile a s, quella che le aveva sorriso. Ora non sentiva pi nulla del genere. Non aveva niente in comune con la giovane, graziosa bibliotecaria. I capelli fulvi arruffati, il collant nero strappato, le scarpe sporche, e le occhiaie scure, Julia si sedette al tavolo di legno chiaro e subito si sent meglio. Non si sarebbe commiserata. Un ragazzo le pos davanti sei grossi volumi rilegati in nero. "Manderanno gli altri quando avr finito questi," l'avvert in tono di scusa, quasi aspettandosi che quella strana donna lo rimproverasse. Sapeva che avrebbe trovato qualcosa. Si sentiva rinata moralmente. Prese il primo volume della pila e cominci a sfogliarlo, osservando avidamente le immagini di uomini e donne in abito da sera, e ricordando la sua infanzia. Le sembrava quasi di udire le loro voci. Pass la prima ora senza trovare nulla, e cos pure la seconda: solo poco prima di mezzogiorno ebbe il primo piccolissimo successo. Aveva scorso

met dell'annata 1933-34, quando una foto, un viso visto su una pagina precedente, le si ripresent alla mente, e lei torn indietro al novembre 1933. Da una delle pagine di destra le sorrideva Heather Rudge, sigaretta in una mano e coppa di champagne nell'altra. La sensualit di quella donna dalle spalle marmoree la fece avvampare. Intorno aveva dei giovani dandy. Gli occhi di Julia corsero alla didascalia. La notissima e brillante padrona di casa americana, Heather Rudge, al ricevimento di Lord Kilross, qui ritratta con Maxwell Davies, ]eremy Reynolds, Lord Panton, l'onorevole Frederick Mason e il visconte Gregory. Nient'altro. Non uno di quei volti, accesi dalla stessa infatuazione, era noto a Julia, e non vide altre foto di Heather al ricevimento. Fece passare lentamente il resto del volume, ma Heather non vi compariva pi e Julia non ne trov traccia per altri tre quarti d'ora, quando rivide il suo viso ovale, provocante, fatuo e sensuale sbocciare dal collo armonioso sulle splendide spalle. Era circondata da altri giovani, tra i quali Maxwell Davies, il visconte Gregory e l'onorevole Mason. Non apparivano cambiati. L'occasione mondana, lesse Julia, era quella di una festa offerta da Lord Panton, fotografato al fianco di una biondina tutta fronzoli, denti e ricci, una nobildonna. Dovevano essere tutti amanti di Heather. Chiss chi di loro aveva avuto l'onore di procreare Olivia, si domand Julia. Trov altre immagini di Heather tre volte, nei volumi che andavano fino al 1936. Sembrava che frequentasse pi o meno sempre gli stessi uomini, con l'aggiunta, di quando in quando, di qualche baffuto e attempato gentiluomo con pancetta e occhi sporgenti. Oliver Blankenship, Nigel Ramsay, David Addison. Ma ogniqualvolta uno di questi anziani signori compariva, era controllato da vicino dai giovani cavalieri di Heather. Nelle foto lei era invariabilmente LA NOTISSIMA (o popolare, o famosa) e BRILLANTE PADRONA DI CASA AMERICANA, ma non c'erano immagini di ricevimenti. Julia fece cenno al commesso di riprendersi i sei volumi e di tornare con i successivi. Aveva il viso accaldato e prese a tamburellare le dita sul tavolo lanciando occhiate nella sala silenziosa, dove le persone curvavano il capo sui libri come abbeverandosi a essi. Erano le tre e mezzo. Dopo il caff del mattino, non aveva pi mangiato n bevuto nulla. Un'ala della biblioteca ospitava una piccola tavola calda. Julia pens di mangiare un panino prima di andare avanti. L'impulso nasceva dal suo nuovo buonumore, dall'ottimismo che cominciava a rianimarla, e Julia decise di seguirlo, bench non avesse fame. Scrisse due parole per il ragazzo,

percorse speditamente il corridoio e usc dalla sala di lettura, indirizzando un sorriso luminoso quanto svagato al custode. Percorse rapida il lungo corridoio buio fino alla tavola calda, prese un vassoio sotto lo sguardo annoiato di un'indiana con la retina per i capelli e studi i piatti disponibili. "Troppo tardi per un pasto caldo," annunci l'indiana dal suo sgabello. Julia annu, esaminando i panini imbottiti. "Niente pranzo caldo adesso, solo panini," insistette la donna. "Va bene." Da un ripiano ne scelse uno al formaggio e pomodoro, avvolto nella pellicola. Toccando l'involucro frusciante lo immagin appiccicato al suo viso, a turarle la bocca e le narici. Lo lasci cadere sul vassoio. "Caff?" chiese Julia davanti alla scintillante macchina per l'espresso. La donna scosse la testa. "Niente caff, troppo tardi. Ci sar di nuovo alle quattro e mezzo." "Bene," disse ancora Julia, ed estrasse da una scatola una bibita all'arancia. Quando arriv alla cassa, la donna lasci lo sgabello e si avvicin dietro gli espositori dei cibi, sospirando rumorosamente. Arrivata finalmente al registratore di cassa, batt gli acquisti di Julia. "Due sterline." "Ci dev'essere un errore. Un panino due sterline?" La donna fiss in viso Julia, poi guard profondamente tediata il vassoio. Schiacci altri tasti. "Trentadue pence." Julia port il vassoio a un tavolo sgombro e si guard alle spalle, aspettandosi quasi che la cameriera le ingiungesse di sedersi a uno di quelli laterali, ancora sporchi. L'indiana stava ciabattando verso il suo sgabello, ignorandola ostentatamente. L'aranciata aveva un sapore dolce e fresco e apr un canale fin gi nello stomaco. Julia prov ad addentare il sandwich: il pane sembrava senza pori, sintetico, e i denti non affondavano nel formaggio. Continu a masticare distrattamente qualche istante il panino raffermo, innaffiandolo con l'aranciata. Quando lo stomaco le si contrasse, lasci in fretta il tavolo e si precipit verso la porta con la scritta SIGNORE. Dentro uno dei loculi metallici vomit nella tazza del gabinetto, e sent di nuovo in bocca il dolciastro dell'aranciata. Lo stomaco le si rovesci ancora, ma non venne su che un rivoletto giallastro. And a un lavabo e si sciacqu la bocca. Lo specchio le rimand l'immagine di una megera di et indefinibile, dall'aspetto allucinato. I capelli

sulle tempie erano grigi, aveva le labbra screpolate e, vicino all'occhio destro, c'era un graffio che si era fatta cadendo in Holland Park Avenue. Cerc di ravviarsi i capelli con le dita e riusc ad apparire per lo meno soltanto spettinata prima di uscire dalla toilette e tornare in sala di lettura. I cinque spessi volumi l'aspettavano sul tavolo. Poco dopo Julia era gi all'opera sul primo: esaminava tutte le foto su una pagina, poi passava oltre. Alle quattro ne aveva viste altre due della famosa e brillante padrona di casa americana: una in compagnia di Jeremy Reynolds e la seconda al braccio del visconte Gregory. Heather non era cambiata, ma i suoi accompagnatori, pi vecchi di cinque anni, erano visibilmente appesantiti, con un inizio di doppio mento e le gote cascanti. Nell'annata 1937-38 scov una fotografia di Heather in piedi accanto a una poltrona a rotelle sulla quale sedeva, incredibilmente raggrinzito e fragile, David Addison, uno dei dignitosi, anziani signori dagli occhi sporgenti che l'avevano tante volte scortata. Dall'altra parte della poltrona c'era Maxwell Davies, la cui agile e bruna bellezza era offuscata e rammollita dall'adipe. La sua bocca era spalancata in un sorriso avido e idiota. Un brivido scosse Julia. Le sembrava quasi di poter fiutare il suo alito. In mezzo a quei due ruderi, Heather Rudge brillava, un freddo sorriso di trionfo sulle labbra. Non c'erano altre immagini di Heather in quel volume e neppure nel successivo. Alcuni degli ex giovanotti, lord Panton e il visconte Gregory e altri ancora, presenziavano a balli e feste, ingrassati, i tratti involgariti, il colorito acceso degli ex atleti. Julia fin il volume alle cinque: la biblioteca chiudeva alle cinque e mezzo e lei fu in dubbio se valesse la pena di sfogliare anche gli altri due. Decise di scorrerli nella mezz'ora rimasta e poi di ritelefonare a David Swift. Prese la raccolta 1939-40, la apr al primo numero e cominci a sfogliare le pagine pi rapidamente di quanto avesse fatto finora. Quando arriv alla copia del 19 maggio, pos lo sguardo su un servizio fotografico da Cambridge e le sfugg un'esclamazione. Un Magnus Lofting giovane, eretto ed elegante in abito da sera, sorrideva radioso dalla pagina. Accanto a lui c'era Maxwell Davies. Due allievi di Cambridge parlano dei canottieri di Oxford, diceva la didascalia, citando anche i loro nomi. Da quel momento Julia s'immerse nell'esame degli ultimi due volumi, cercando la foto che sapeva avrebbe certamente trovato. Non si sofferm sulle istantanee isolate di Heather, o di lei con il consueto seguito: sfogliava meccanicamente, setacciando le pagine in cerca dell'inevitabile fotogra-

fia. La trov alla fine del volume, in un numero del febbraio 1940: l'anno precedente la nascita di Olivia, ricord Julia. MORALE ALTO A KENSINGTON IN TEMPO DI GUERRA, diceva il titolo. Un'immagine mostrava inequivocabilmente un angolo del soggiorno in Ilchester Place, 25. La carta da parati era vistosa e, anzich i mobili massicci dei McClintock, lungo le pareti c'erano graziose poltroncine e divani. La stanza era piena di uomini di varie et, molti dei quali in uniforme. Heather, giovane e sensuale esattamente come nel 1930, appariva in gran parte delle foto. Ballava con il tenente Frederick Mason e con il capitano Maxwell Davies, e compariva in animata conversazione con il colonnello Nigel Ramsay, ma la fotografia dalla quale Julia non riusc a distogliere gli occhi finch la campana non suon nella sala di lettura, mostrava una coppia di una certa et, assurdamente fuori posto alla festa, che sorrideva incerta al fotografo. Erano presentati come Lord e Lady Selhurst. Dietro di loro, in un angolo della sala, il ventunenne Magnus Lofting cingeva le spalle nude di Heather Rudge. Julia sollev lo sguardo mentre l'africano che le aveva usurpato il posto si stava alzando, e gli lanci un'occhiata talmente strana che quello lasci cadere un fascio di carte. Julia allontan i volumi e si alz. C'erano solo lei e il negro nella sala di lettura, a parte la graziosa bibliotecaria e gli ultimi due o tre ritardatari gi sulla porta. Le sembrava di avere il cuore in fiamme. Ora sapeva come rispondere alla domanda di Lily. Perch proprio te? Perch Magnus il padre di Olivia, pens. Perch tutt'e due le bambine sono state pugnalate a morte. Perch Olivia vuole vendetta. Perch il disegno ormai chiaro. Usc dalla biblioteca con la testa che girava, e si trov sotto una pioggerella grigia e insistente. Nuvole nere striavano il cielo buio. Julia frug in borsetta cercando le chiavi, apr la macchina e si mise al volante. Aveva mani e viso freddi e umidi di pioggia. Quelle sensazioni, come il gusto amaro alla base della lingua, non vennero registrate dalla sua mente sconvolta. Se gliel'avessero chiesto in quel momento, non avrebbe saputo dire sui due piedi in quale paese si trovasse. Le tessere del mosaico erano tutte a posto, e la risposta alla domanda di Lily era stata trovata, come doveva essere, nel passato. Non le occorreva che Magnus confermasse o negasse quello che aveva appreso; sapeva di essere nel giusto. Magnus era il padre di Olivia: aveva avuto una relazione giovanile con Heather Rudge e poi l'aveva abbandonata. Questo spiegava tutto, e chiariva anche il comporta-

mento di Heather Rudge durante il loro incontro alla Breadlands Clinic. Ecco perch per ben tre volte le aveva domandato se Lofting fosse il suo vero nome. Julia appoggi la testa al sedile e guard la nera corazza del cielo. Ora comprendeva molte cose. Era pi che logico che Olivia Rudge, visto il tipo che era, tentasse di uccidere la seconda moglie del padre che l'aveva abbandonata, e che volesse replicare il proprio assassinio. Era necessario che si recasse in un certo luogo. Una parte della sua mente se ne rendeva conto con estrema chiarezza, anche se tutto il resto era ancora alla deriva, confuso dalle simmetrie di Olivia. In circostanze normali non si sarebbe fidata a guidare: le pareva di essersi scolata mezza bottiglia di whisky. Ma non c'era altro mezzo per arrivare dove doveva. Gir la chiavetta d'avviamento e il motore della Rover si accese. Innest la marcia e part con un balzo dal parcheggio. La pioggia velava il parabrezza e, svoltando sulla strada, Julia azion il tergicristalli. Non sapeva come arrivare, ma la mappa impressa nel suo cervello l'avrebbe condotta a destinazione. Olivia, Magnus. Olivia, Magnus. L'aveva saputo dalla sera dell'incontro con la signora Fludd, ma soltanto ora afferrava il meccanismo del rapporto, e quale parte avesse lei nel piano di Olivia come in quello di Magnus. Olivia sarebbe potuta essere Kate, pens, e l'auto schizz avanti, sfiorando una Volkswagen gialla. Olivia sarebbe potuta essere sua figlia. Lei e Heather Rudge erano intercambiabili. "No," disse forte, e port la Rover sulla corsia di sorpasso, schiacciando l'acceleratore. Sorelle. Erano sorelle. Donne dello stesso uomo. Madri di fglie assassinate. Quando finalmente si accorse del rosso, Julia premette a fondo il pedale del freno, ignorando gli sguardi incuriositi che i passanti le lanciarono da sotto gli ombrelli. Seduta al volante, le labbra secche dischiuse, guard in alto aspettando il verde. Magnus appariva pi insondabile che mai, un mare di possibilit e sorprese: non avrebbe mai potuto accettarlo, n bandirlo dalla sua vita. Quel veleno che era Olivia scaturiva dal profondo di lui, da un potere frustrato e distorto nella sua infanzia. (Come Mark, sugger una cellula sleale del suo cervello.) I clacson si scatenarono dietro di lei. Julia inser la marcia e super l'incrocio. Sapeva dov'era diretta. L'oscurit del cielo cal sulle sue mani che stringevano il volante.

Aveva investito un cane? Non ricordava. A dire il vero non ricordava la maggior parte del tragitto. C'era stato un cane, nei pressi di Golders Green e Finchley Road, un cane rossiccio che trotterellava in mezzo alla strada. Julia aveva sterzato immediatamente, andando a sbattere contro il fianco di un'auto parcheggiata e accartocciandole una portiera, ma un sospetto l'aveva colta quando, allontanatasi dalla vettura parcheggiata, aveva avvertito un secondo urto all'altezza della ruota anteriore sinistra. Accelerando, non aveva avuto il coraggio di guardare nel retrovisore. Ora, in piedi accanto alla sua auto in Upper Street, i capelli bagnati dalla pioggia incessante, pensava quanto fosse orribile uccidere un cane. Non riusciva a guardare la Rover. Il dono di Magnus (comprato con i suoi quattrini) era sempre stato ostentatamente lustro ed elegante. Era caratteristico di Magnus comprarle qualcosa con i suoi quattrini e poi usarla contro di lei. Sbirciando con la coda dell'occhio, le parve di vedere delle ammaccature all'estremit posteriore della fiancata e il paraurti curvato in dentro come il corno di un ariete. Curv le spalle per difendersi dalla pioggia. Dov'era il soprabito? In macchina no. L'aveva lasciato a cavallo della sedia in biblioteca. Si augur di non aver investito il cane. Poteva esser morto anche senza aver lasciato segni. Le finestre del pub dall'altra parte della strada erano rettangoli di luce rossa; i bicchieri capovolti, simili a pipistrelli, scintillavano come decorazioni natalizie. La pioggia rimbalzava sull'asfalto e scorreva in rivoli verso gli scarichi. I lampioni disegnavano sul marciapiede una striscia luccicante giallo acido, un colore da dare i brividi. L'acqua restava intrappolata nelle ciglia e sopracciglia di Julia. Guard le finestre sopra il pub e non vide alcuna luce. Doveva salire in casa di Swift, doveva vedere. Non c'era traccia della polizia: perch? Attravers la strada, dimenticando di spegnere i fari della macchina e di sfilare la chiave e fermandosi a met per lasciar passare auto quasi invisibili che sollevavano davanti a lei spruzzi. Giunta alla porta di David Swift buss due volte. Poi, con la pioggia che le gocciolava sulla testa e sul collo, trov il campanello e lo premette. Quando nessuno apr, Julia si sent raggelare. Che cosa stava facendo la polizia? Non avevano capito il suo messaggio? Spinse la porta e incontr resistenza. Confusa, frustrata, volt la testa e vide i fari della Rover puntati su di lei. Erano tutto ci che si vedeva dell'auto.

Tremante d'impazienza si gir ancora verso la porta. Un fatto raccontatole da Magnus le torn in mente nei pi minuti particolari: una volta aveva difeso uno scassinatore e le aveva riferito come l'uomo usasse un riquadro di plastica per aprire le serrature. Si era servito della carta di credito di Julia per darle una dimostrazione. Julia rovist nella borsetta in cerca del portafogli e tir fuori la carta, rovesciando foglietti e banconote sul fondo della borsetta. Ne inser un lato tra la porta e lo stipite, poi spinse in alto e verso l'interno. Uno spigolo scivol indietro e si ud uno scatto secco. Quando spinse la maniglia l'uscio si apr. Lei sgattaiol dentro, sottraendosi alla luce dei fari. Era ai piedi della sudicia scala dalla quale Swift l'aveva chiamata. Dall'alto venne un rumore soffocato. Una morsa le attanagli il cuore, poi si allent, bench la paura le scorresse addosso come acqua gelida, e lei cominci a salire. Aveva sognato quel momento, ma non ricordava quando. Pos le dita tremanti sulla porta di Swift: da dentro proveniva un borbottio, una serie di sillabe senza significato. Spinse un pochino e la porta si apr dolcemente. Le sue dita lasciarono piccole impronte scure sul legno. Percep la presenza di Olivia nell'atmosfera tesa e insidiosa che creava immancabilmente intorno a s. L'odore di Olivia, il suo puzzo leonino impregnava la stanza. Era l, o se n'era appena andata. Julia vide prima il coltello. Sorpresa, lo raccolse dal pavimento e sent il palmo della mano aderire all'impugnatura. Ramment, come se avesse sognato anche quello, il temperino che aveva scoperto nella sabbia il primo giorno in Ilchester Place. Stringendo il coltello ebbe la sensazione della sabbia che le grattava il palmo. Olivia. Si volt di scatto, sicura che Olivia l'avesse chiamata. Era stato invece un rumore proveniente dal divano, lo stesso borbottio che aveva inteso dalla scala. Come in sogno attravers il tappeto liso fino al divano e scorse David Swift sdraiato sulla schiena, con gli occhi aperti e le labbra che emettevano sillabe smozzicate. Parla nel sonno, pens Julia. Mentre lo guardava, la sua testa si pieg bruscamente di lato e il suo petto sembr fiorire all'improvviso. Dallo sterno alla cintola si apr una fessura dalla quale sprizz schiumando un fiotto rosso. Era come se fosse sbocciato un fiore, rivelando una improvvisa configurazione complicata e astnisa. Altro sangue sgorg da sotto il mento e inond il collo. Alz gli occhi in quelli di Julia e si sforz di parlare, ma il sangue gli riemp la gola e gli zampill dalla bocca, annegando le parole.

"Lei..." "Lei appena uscita," termin Julia. Swift aveva gi perso una quantit impressionante di sangue; Julia prese una piccola tovaglia dal tavolino e la premette sulla lunga ferita al torace. Doveva aver visto male, riflette, sorprendentemente calma: Swift stava gi morendo, quand'era entrata. Mentre premeva inutilmente la tovaglia sullo squarcio, David Swift si dibatt sul divano spruzzandole di sangue la mano, poi ricadde immobile. Julia lasci cadere il coltello nella pozza vischiosa sul pavimento, quindi si alz, sbattendo le palpebre. Olivia era arrivata per prima e l'aveva ucciso nel sonno. Nella stanza aleggiava il suo fetore. Si lav le mani nell'acquaio, voltando le spalle al cadavere di Swift. Quand'ebbe eliminato ogni traccia di sangue, fugg precipitosamente lasciando socchiusa la porta su strada, sperando che qualche poliziotto entrasse a dare un'occhiata. Corse verso la Rover nella luce dei fari, sotto la pioggia sferzante, inseguita dalle risate e dalla musica del pub. L'orrore per ci che aveva visto la invase solo quando fu seduta in macchina, con l'acqua che le scorreva gi dai capelli nel colletto. Cominci a oscillare avanti e indietro, dal sedile al volante, tirando e spingendo con le braccia, le mani aggrappate al cerchio di legno. Era arrivata troppo tardi. Anche la polizia non aveva potuto nulla contro Olivia. Julia sbatt la portiera e si rannicchi al posto di guida, tremante e gelata. Torn padrona della mente molto prima che del corpo. Immagini dell'America, di vallate e di spazi verdi la invasero. 11 Guidava per strade buie e scivolose di pioggia, accompagnata dal rumore ritmico del tergicristalli, e coscientemente contromano. Si sarebbe dovuta trovare sulla destra, perch stava attraversando i sobborghi di una citt simile a Boston che le era nota in modo surreale, di sogno. Eppure, tutti gli altri veicoli tenevano la sinistra, e anche questo le era vagamente familiare. Julia seguiva il flusso, compiaciuta della sua conoscenza di quella strana citt e, nello stesso tempo, infastidita dal fatto di non riuscire a orientarsi bene. Vide una macchiolina di sangue sull'unghia del pollice e la pul senza pensarci sulla cucitura dei calzoni. Il raccordo che doveva imboccare, l'accesso all'autostrada, doveva essere nelle vicinanze: di l al New Hampshire c'erano un paio d'ore di macchina. Lo sapeva perch in vita sua non si era mai allontanata di pi di due ore di

viaggio dalla valle della sua famiglia. A Julia sembrava di vedere tutte le strade, autostrade, superstrade, carrozzabili di contea e sterrate usate dai contadini, che formavano una fitta rete di collegamenti tra il luogo dove si trovava lei e la vallata. Vedeva anche nei minimi particolari l'ultima svolta prima della valle, la rampa di uscita tra le colline scure, qualche lume misterioso che brillava nelle gole laterali, in lontananza l'alone luminoso di una citt. Vedeva ogni palmo di quella buia imboccatura della valle e sapeva, anche senza scorgerlo, dov'era il fiume. Ora avrebbe voluto vederselo davanti. Viaggiava in una citt americana simile a Boston, diretta a sud. Case dell'ottocento in mattoni rossi, ora marrone sporco, fiancheggiavano le vie strette. La pioggia tamburellava sulla carrozzeria. Attraversare in macchina una citt americana, attraversare in macchina l'America. Londra era una macchia confusa nella sua memoria. Londra non esisteva. Lei era a Boston e non c'era alcuna Londra. Tra poco sarebbe entrata nel Berkshire, con la sua meravigliosa, lunga autostrada tra gli alberi. Boschi intricati. Julia diede gas e l'auto slitt sull'asfalto bagnato di Pentonville Road. A parte tutte quelle macchine, pareva proprio la periferia di Boston. Sapeva che da quelle parti la gente circolava nel senso sbagliato. Ormai ci aveva fatto l'abitudine. Perch doveva essere cos? Non volle pensarci. Non aveva et, andava a casa, non le era accaduto nulla. Suo padre l'aspettava in un elegante abito grigio scuro. Il nonno era appena morto e per quello rientrava dallo Smith. Boston era un errore, non era l che doveva trovarsi, ma sapeva quale percorso seguire. Adesso era vicina ai Fens, pens. Sarebbe apparso molto diverso, perch ogni cosa era cambiata e lei mancava dallo Smith da molti anni. Gir un angolo alla cieca, la mente altrove. La visione del petto di un uomo dal quale sgorgava quel liquido... Non significava nulla, anche se il suo piede era scivolato nel sangue rosso. Nulla. Julia si costrinse a sorridere a un tizio che attraversava la strada sul passaggio pedonale e lui ricambi il sorriso. Aveva un viso americano, tondo sotto i capelli lunghi bagnati di pioggia. Un volto insignificante, che non lasciava tracce. La Rover lo super con un sobbalzo. Tra poco Julia avrebbe trovato la direzione giusta e allora avrebbe guidato senza sforzo lasciandosi dietro la citt e poi lungo la rampa d'uscita dell'autostrada, e si sarebbe addentrata tra le colline, oltrepassando piccole luci spettrali in una valle dove le curve del nastro d'asfalto brillavano sotto gli alberi.

Nello stesso tempo sapeva dove andava, anche se a volte la sua mente sembrava separarsi da lei e vagare per Boston. Mentre percorreva Marylebone Road, not sul dorso del polso sinistro un'altra macchiolina di sangue e in fretta, disgustata, strofin il polso sul sedile dell'auto. Non riusc a liberarsi della sensazione di essere nel Massachusetts finch, dopo aver parcheggiato la macchina davanti a una casa di Notting Hill, non ebbe percorso il vialetto sotto la pioggia e sceso i sei gradini di fianco all'edificio. Il suo cervello sembrava andare in pezzi, come un brandello di stoffa conteso da un nugolo di uccelli. Suon con determinazione il campanello. Un seminterrato, una valle. Il respiro le si spezzava in gola, soffocandola. La bocca aperta era asciutta. Finalmente la porta si apr e Julia si butt addosso all'uomo che stava dentro, toccandogli il viso umido con le mani. Lui la stringeva e intanto lottava per liberarsi dall'impermeabile. Il viso rigato di pioggia, lei gli si accoccolava contro il petto, scossa da ci che solo dopo parecchi minuti avrebbe riconosciuto come pianto. Mark, appena dentro la soglia, la lasci singhiozzare. L'impermeabile bagnato gli pendeva fastidiosamente dalle spalle e, sempre tenendo fra le braccia Julia, riusc a sfilare prima una manica, poi l'altra. Lo lasci scivolare a terra e strinse pi forte Julia, che tremava contro di lui come un uccellino impaniato. "Grazie a Dio sei a casa," balbett infine lei. "Avevo tanta paura di non trovarti, perch allora..." La voce le s'incrin a tal punto che non pot continuare. "Sono arrivato in questo preciso istante," le disse lui tra i capelli che aderivano al cranio ai lati di una scriminatura naturale. "Santo cielo! Non ti ho mai ringraziato per quel denaro. Veramente non avrei dovuto accettarlo, ma ero in un momento di magra e..." Julia inclin indietro il viso stravolto per guardarlo, perplessa. Evidentemente aveva dimenticato del tutto l'assegno. "Non fa nulla," si affrett a dire Mark, e l'abbracci stretta. "Che ti successo?" Lei gli pos una guancia sulla spalla e cerc di riprendere fiato. "Di tutto," mormor. "Mi vuole uccidere. Ho visto... Ho visto..." Lo fiss con occhi appannati, senza vederlo. "Che cosa hai visto?" Mark le accarezz una guancia, ma Julia non reag. "Durante tutto il tragitto per venire qui ho creduto di essere in America,

a Boston. Cercavo l'autostrada per arrivare nel New Hampshire. Volevo andare alla casa di mio nonno, nella valle. Non buffo?" "Sei sotto stress." "Sto per essere uccisa," ripet Julia. "Nessuno pu fermarla. Non voglio morire. Posso restare con te, stasera? Sei tutto bagnato." Gli sfior il viso. "Come mai sei bagnato?" "Ero fuori. Ho scambiato due chiacchiere con Lily. Abbiamo parlato di te." Le sorrise. "Sono tornato un istante prima che tu arrivassi. Entra." La condusse nella sua stanza, l'aiut a sedersi su un cuscino e le sfil le scarpe. Poi le asciug i piedi con un asciugamano, le strofin le mani, e fin asciugandole delicatamente anche il viso. "Hai un altro livido." "Sono caduta. Sulla strada. Si stava prendendo gioco di me." "E questa sul polso cos'?" Mark indic la fasciatura sporca sotto il polsino della camicetta. "Mi sono ferita. Non di proposito. stato dopo che l'ho vista. Ti ho telefonato." Julia guardava fsso davanti a s; come se adesso che era arrivata fino a lui, temesse che Mark non potesse pi offrirle aiuto. "Voleva che fossi investita da un'auto. Come la signora Fludd. Non le importa di uccidere. Le piace. Fa in modo che piaccia anche agli altri." "Aspetta un momento," disse Mark, prendendole le mani e sfregandogliele per scaldarle. Accovacciato davanti a Julia, studiava i suoi occhi assenti. "Chi sarebbe questa lei? La bambina di cui parlavi prima? Olivia Rudge?" Gli occhi di Julia ritrovarono d'un tratto l'espressione. "Non ti ho mai detto il suo nome," afferm, cercando di sottrargli le mani. "Me lo ha detto Lily." "Lily non mi crede. Non pu. Per via di Magnus." "Lascia perdere Lily. Dimmi della bambina." Julia guard affascinata una formica zampettare fuori della camicia di Mark e attraversare un risvolto del colletto. La formica, minuscola, rossa e velocissima, scese sul petto e spar nuovamente dentro la camicia. "Vuole ucciderti." "S." "Sa che hai scoperto tutto sulla morte di quel bambino vent'anni fa." "Geoffrey Braden." Julia pens al faticoso cammino della formica tra i peli del petto di Mark. Sentiva la testa straordinariamente vuota. "E adesso vuole ammazzarti."

"Ha ucciso altri due uomini, Paul Winter e David Swift. Vengo ora da casa di Swift." Parlava con voce piatta, gli occhi fissi sulla camicia di Mark. "Posso sdraiarmi sul tuo materasso?" "Certamente!" Lui l'aiut ad alzarsi e a raggiungere il materasso. Coperte e lenzuola giacevano aggrovigliate dalla parte dei piedi e Mark gliele stese sulle gambe. Poi si sedette accanto a lei sul pavimento, allontanando il disordine di indumenti e piatti. "Ti cerco un sonnifero", cos potrai rilassarti." "Non ho bisogno di dormire." "Ma hai bisogno di riposare," insistette Mark. Le sollev la testa e v'infil sotto il cuscino sporco. La lasci che fissava il soffitto e and in cucina a prendere un flacone di compresse e un bicchiere d'acqua. " solo Valium," disse, tornando. "Ne prendo troppe," protest Julia, ma ne inghiott lo stesso una. Poi concentr lo sguardo sugli occhi di Mark, che vide le sue pupille contrarsi, e scand: "Ho scoperto che Magnus suo padre. Ecco perch ha scelto me. Ecco perch mi ha voluta sin dall'inizio." "Chiudi gli occhi, Julia. Ne parleremo domattina. Abbiamo tante cose da dirci, noi due." Lei obbed. "Mi sono lavata le mani perch erano sporche di sangue." Gir la testa verso Mark e riapr gli occhi. "Voglio che tu mi protegga. Solo questa notte. Ti prego." Senza volerlo lui stava fissando il contorno delle cosce di Julia sotto i calzoni. Not uno sbaffo brunastro lungo una cucitura ed ebbe un violento sussulto, come se avesse toccato un filo elettrico scoperto. "Sto per sentirmi male," stava dicendo lei. "Mi sento cos strana. Non voglio morire. Non voglio morire, Mark." Mark spense la luce e si spogli al buio, ma non sapeva dove dormire. Julia giaceva completamente vestita di traverso al materasso. Non osava muoverla: le sue condizioni gli apparivano pericolose, confermando in pieno tutto quanto aveva detto Lily. C'era il rischio che, anche soltanto toccandola, precipitasse nella follia totale. Il suo accenno a Magnus l'aveva sconvolto, ricordandogli ancora che, nonostante gli avvenimenti delle ultime due settimane, era pur sempre la moglie del suo fratello adottivo. Mark sapeva fin troppo bene che Magnus era pi forte di lui e non avrebbe esitato a coprirlo di botte se avesse sospettato che dormiva con Julia. Magnus lo aveva picchiato due volte, da ragazzo, e Mark evitava di ricordare

quelle esperienze. Tir fuori dall'armadio una coperta indiana regalatagli anni prima da una ragazza di cui non ricordava pi il nome e vi si avvolse alla bell'e meglio per poi accoccolarsi in una poltrona. Magnus sembrava essere dappertutto, dietro ogni sasso e ogni angolo; la sua virilit, secondo Julia, aveva procreato Olivia Rudge, il fantastico spettro di Julia stessa. Bench fossero all'incirca della stessa statura, Mark aveva sempre ritenuto il fratellastro molto pi alto di lui, di aspetto due volte pi massiccio e imponente. Possibile che Lily riuscisse a controllarlo? La sua offerta era stata un tipico esempio di pagamento per servizi resi, ma sarebbe stata valida soltanto se Magnus avesse riconosciuto che l'opera di persuasione di Mark su Julia meritava una ricompensa. Mark sapeva che il fratellastro lo giudicava un incapace, una nullit, ma non credeva che Magnus l'avrebbe truffato. Di certo nessuno di loro poteva permettersi che Julia lasciasse l'Inghilterra. Mark si allung sulla poltrona, con la testa che gli ciondolava e la coperta che gli graffiava la pelle come fosse stata carta vetrata. Julia era ancora immobile sotto il lenzuolo. Magnus e Lily avevano ragione a dire che le occorreva un lungo riposo, sotto controllo medico. Finora Mark non aveva fatto che assecondarla in tutto ci che sembrava allontanarla da Magnus, ma forse era giunto il momento di cambiare strada. La verit era che la sua carriera accademica stava toccando il punto pi basso e l'insegnamento gli era venuto terribilmente a noia. Il suo libro era un fantasma, qualcosa di morto che viveva solo nell'illusione. Lo stipendio d'insegnante era la sua unica entrata, a parte la misera somma lasciatagli in eredit da Greville Lofting. Il vecchio bastardo non aveva voluto saperne di un'equa distribuzione dei beni. Non che, in confronto a Julia, ne avesse posseduti molti. Julia si lament e mormor qualcosa. Mark pensava che il mal di testa, che gli era venuto mentre usciva da Plane Tree House e non gli aveva dato tregua per quattro ore, sarebbe tornato con l'arrivo della cognata, invece, con sua grande sorpresa, era andata altrimenti, di certo grazie alle condizioni di Julia: una Julia tanto debole e indifesa non poteva far scattare quella sorta di grilletto che gli scatenava l'emicrania. (Negli ultimi giorni aveva avuto la sensazione di una pallottola, un corpo estraneo incandescente che gli forava il cervello.) Ud la voce di Julia. "Mark?" "Sono qui," bofonchi, "sulla poltrona." "Perch non vieni a letto?" "Stavo pensando."

"Ah," mormor Julia, gi quasi riaddormentata. Aveva l'abitudine di parlare di notte con Magnus? Di chiedergli di raggiungerla a letto? Quell'idea lo eccit e, messosi a sedere, osserv le forme di Julia sotto il lenzuolo. Dormiva con la faccia affondata nel cuscino e i capelli scompigliati, simile alle molte altre donne che avevano posato la testa su quel cuscino. Pronunci distintamente il nome di Mark nel sonno. Lui immagin involontariamente il corpo pesante di Magnus sopra quello di Julia, la pancia di lui che la schiacciava, Julia che apriva le gambe, Magnus che la prendeva. Era sua. Vedeva le braccia di Magnus che la circondavano, le gambe di Julia avvinte ai suoi fianchi. Il pene di Mark si eresse contro la stoffa ruvida e lui butt via la coperta per attraversare la stanza e sdraiarsi accanto a lei. Poco pi tardi, dopo una breve battaglia con bottoni ed elastici, sent la sua mente viaggiare per gli spazi infiniti mentre si buttava sopra la moglie del fratello. Era come far l'amore sotto l'effetto dell'LSD in corpo, ma anche quella era stata un'esperienza da nulla, in confronto con questa, perch, per tutto il resto della notte, allucinazioni e visioni lo innalzarono e lo ispirarono: era un uccello splendidamente sessuato che fecondava l'aria. L'innocenza si irradiava intorno a lui, cancellando gli odori di sudore e di cucina stantia. Al mattino Mark and a comprare uova, pancetta e pane e Julia, sola nello squallore di quella stanza, si mise a piangere. Si sentiva abbandonata e inerme, come una naufraga su una spiaggia grigia. Nemmeno Mark poteva restituirla alla normalit o salvarla dalla desolazione. Singhiozz qualche minuto, poi rassett le lenzuola sul materasso. Mostravano righe e macchie indurite che Julia finse accuratamente di non vedere. Si stava chiedendo se la polizia avesse scoperto il cadavere di David Swift e, in questo caso, se i giornali avrebbero pubblicato la notizia della sua morte. Swift non era figlio di un generale. Qualcuno doveva essere messo al corrente dell'accaduto. Mark aveva solo finto di crederle e lei era stata troppo stanca e sconvolta per spiegargli gli avvenimenti della serata. Si rese conto che c'era una sola persona alla quale poteva telefonare. Lily stacc il ricevitore al primo squillo, pensando che Magnus avesse scoperto come fare per internare la moglie in ospedale. "Pronto?" disse, e guard in rapida successione il cavallo di Stubbs, i suoi vasi e il paravento persiano. La voce di Julia, stanca e fioca, le fece apparire pietrificato ciascuno dei suoi tesori.

"Lily? Devo dirti alcune cose. Ascoltami." "Dove sei?" domand prontamente Lily. "Ieri sera Magnus e io abbiamo tentato di chiamarti, ma non eri in casa." "Be', adesso ci sono," ment Julia. "Ho passato la notte fuori." "Pensi di aver fatto bene, cara? Siamo tutti dell'idea che dovresti riposare il pi possibile. Sarei felice di aiutarti a portare qui un po' delle tue cose, cos non saresti sola..." "Ormai troppo tardi, Lily," rispose debolmente Julia. "Cara, parla nel microfono." "Devi credermi, Lily. Nessun altro vuol farlo. Non posso parlare con nessuno." Sembrava lontanissima e disperata e per un istante Lily la immagin in volo verso ovest, una figura su un aereo che rimpiccioliva sempre pi nel cielo. "Hai ricominciato a tormentarti. Perch non vieni qui e mi racconti tutto?" "Lily, Magnus il padre di Olivia. Lo so. S'incontrava regolarmente con Heather Rudge... nella mia casa. C' una foto di loro due insieme, scattata meno di un anno prima della nascita di Olivia. lui il padre di Olivia, Lily. Per questo lei ha scelto me. L'ho vista uccidere una persona, ieri sera. David Swift. La conosceva e ha parlato troppo, come Paul Winter. Li ha fatti uccidere da qualcuno. Io sono arrivata subito dopo, e lui stava morendo. La prossima sar io, Lily, non rimasto nessuno oltre a me. Sta per arrivare il mio momento." Lily non ud l'ultima parte dell'annuncio. Quando Julia aveva detto che Magnus era il padre della bambina, aveva sentito immediatamente che era la verit. La collera per l'inganno e le menzogne di Magnus balen in lei come un'esplosione. Si sentiva completamente tradita. "Sei certa che Magnus..." balbett. "Certissima," rispose la voce alterata di Julia. "Per questo Olivia voleva me. Ha un suo schema." "Dio mio!" esclam Lily, intravedendone un altro. "Capisci ci che stai dicendo? Julia, se quello che dici vero, esiste una ragione per cui sei stata scelta da Olivia. Magnus..." "Magnus e Kate," bisbigli Julia. "Magnus e Olivia. La differenza che Olivia era malvagia. E pu operare attraverso la mente di altre persone." "Julia, questo importante," disse Lily, esaminando affannosamente le varie possibilit. "Cerca il nome di quell'uomo sul giornale," la preg Julia, senza ascol-

tarla. "Swift. Era uno della sua banda. Mi ha narrato dell'assassinio di Geoffrey Braden. Lo ha ucciso lei. Ho visto il suo corpo... era coperto di sangue." "Ju... Ma Julia aveva riattaccato. Lily compose il suo numero e, in un turbinio di pensieri, ascolt l'apparecchio squillare. "Rispondi!" borbott. "Rispondi, rispondi!" Alla fine abbass la forcella con un dito e, dopo aver sentito il segnale di libero, fece il numero di Magnus, in Gayton Road. "Non semplice come schiacciare un interruttore," l'invest lui. "Esistono due possibilit. Andr tutto bene. Ti far sapere entro sera." "Non ti ho chiamato per questo," l'interruppe con asprezza Lily. "Devo farti una domanda e voglio la verit, Magnus." "Cos'altro c'?" Il suo tono annoiato mand su tutte le furie Lily. "Eri tu il padre di quella bambina perversa? La piccola Rudge? Ho appena parlato con Julia, e dice che ne ha le prove." "Aspetta, Lily. Hai detto 'le prove'?" Il suo tono di divertita incredulit valeva quanto una confessione. "Sa che eri tu... mi sembra che si sia espressa cos. Voglio la verit, Magnus." "Non so quale sia." "Cio?" "Non so se ero io il padre. Potevo esserlo, esattamente come altri due o tre. Succhiava denaro a tutti noi. Forse la bambina era una realizzazione di gruppo. In certi fine settimana mancava poco che ci fosse la coda." "Sei uno sciocco, Magnus. Avresti potuto dirmelo una settimana fa e sarebbe stato un gran bene. Ora potrai dirti fortunato se rivedrai la faccia di Julia." "Non puoi cercare di rimediare, mentre io preparo le carte? Non posso fare tutto da solo." "Villano!" scatt Lily. "Per adesso cercher sul giornale se ci sono notizie di un certo Swift. Tua moglie dice di averlo visto assassinato." "Per amor del cielo, stai diventando pazza anche tu?" "Ciao." Lily riappese con garbo e and al divano. Su un bracciolo erano piegati il Times e il Daily Telegraph del mattino e lei li stese sul tappeto. Sfogli il Times leggendo i titoli di ciascuna pagina e, quando arriv a quella dello sport, lo risfogli al contrario, per sicurezza. Non si parlava n di David Swift, n di morti misteriose. Molto sollevata, pass al Daily Telegraph. Era tutta un'allucinazione di

Julia, un motivo in pi per ricoverarla. Niente in prima pagina, naturalmente, e neppure in seconda. Lily scorse la terza pagina con la crescente certezza di essersi lasciata sopraffare da un panico irragionevole; doveva trovare il modo per scusarsi con Magnus salvando la faccia. Un titoletto in fondo a una colonna della quinta pagina mise brutalmente fine alle sue riflessioni: UCCISO A COLTELLATE Il corpo privo di vita di David Swift, 37 anni, stato rinvenuto nelle prime ore del mattino di gioved dalla polizia, nel suo appartamento di Islington. Gli agenti stavano accertando come mai la porta dell'abitazione fosse aperta, quando hanno scoperto il cadavere di Swift, morto in seguito a numerose ferite da taglio. Testimoni rintracciati dalla polizia affermano che una sconosciuta stata vista lasciare la casa del signor Swift circa un'ora prima del rinvenimento della vittima. Rilesse in fretta il trafiletto, poi si alz e lasci cadere a terra il giornale. Era vero: Julia era stata vista fuggire dall'appartamento. Magnus era il padre di Olivia. Il disegno che aveva intravisto mentre parlava con Julia acquistava maggior chiarezza. Non potendo coglierlo, Julia ne aveva inventato un altro che si adattasse ai fatti che conosceva. Lily si era rifiutata di prendere in considerazione le storie di Julia perch non esisteva un motivo convincente per cui dovesse essere stata oggetto di un'autentica manifestazione. E ora che il motivo appariva tanto ovvio e lampante, non riusciva a capire come potesse esserle sfuggito. (Per riconosceva, vergognandosene, quanta patte avesse avuto l'orgoglio nel suo rifiuto.) Il sangue le afflu al viso. Lily si accost alla finestra e guard il parco deserto. Il cielo era scuro e piovigginoso. Ora pi che mai era importante portar via Julia da quella casa. Se Olivia Rudge vi fosse apparsa... Lily rabbrivid e torn al telefono. Aveva paura, ammise, paura per tutti loro. Se Julia aveva ragione, nessuno della famiglia era al sicuro. E se Rosa Fludd avesse visto veramente qualcosa, e fosse morta per questo? Lily gemette e stacc il ricevitore per chiamare Mark. Julia sapeva che Lily l'avrebbe richiamata al numero sbagliato. Poi cosa avrebbe fatto? Avrebbe dato un'occhiata al giornale, sper. Era impossibile che a Londra un uomo trovasse morte violenta senza che ne parlassero i

quotidiani. Qualcuno deve credermi, pens Julia, e ora c' solo Lily. L'atteggiamento di Mark, quando non era a letto, era distaccato, pedante, tranquillizzante; aveva capito che non le credeva e si era sorpresa, nel suo stato di choc, di non esserne rimasta ferita. Ci confermava il suo isolamento: qual era l'atmosfera pi adatta a Olivia se non quella? L'atmosfera del sogno del tetto. Si sedette sull'orlo del materasso, confusa, non sapeva che fare. Le uova e la pancetta erano state un'idea di Mark. Per lei nulla era pi remoto del pensiero del cibo. Quello che voleva, nonostante la vagina le pulsasse dolorosamente, era stringersi di nuovo a Mark, abbracciarlo e rannicchiarsi vicino a lui, la mente vuota. Dialog con lo sguardo sull'incredibile disordine dell'appartamento: il pavimento era disseminato di capi di vestiario, piatti, bottiglie di latte vuote. I libri erano accatastati nei posti pi impensati. Sotto l'odore diffuso di Gauloise ce n'era un altro, singolare, di gabbia per uccelli mal pulita. Si alz vacillando: aveva deciso di fare qualcosa per il pavimento. Quando si chin per raccogliere una pila di piatti, il sangue le and alla testa e vide un vortice di macchie rosse e nere. Si sedette pesantemente sul materasso, aspettando che la vista le si schiarisse. La stanza ondeggiava intorno a lei. Tocc i piatti: una sostanza marrone si era indurita in superficie incollandoli in un unico blocco. Julia li tenne in grembo finch la stanza cess di vibrare, poi li port in cucina. L'acquaio era gi stracolmo di tazze e bicchieri immersi in acqua fredda e untuosa, cos Julia pos i piatti sul piccolo frigorifero e and di l a raccogliere altra roba. Quando torn in cucina con due bicchieri e due bottiglie del latte, ne scopr un'altra ventina su un ripiano sotto l'acquaio, avvolte in una complicata e sottilissima ragnatela di filamenti verdastri. Julia le spinse indietro e trov posto anche per le sue due. Nell'altra stanza suon il telefono e Julia esit prima di rispondere. Forse Lily aveva indovinato dov'era: ci teneva a nasconderlo ancora? Sollev il ricevitore, indifferente. "Mark, che cosa ti prende in questi ultimi tempi?" alit nel microfono una voce femminile calda e sensuale. "Annis dice che sei stato impossibile con lei e le hai parlato solo di meditazione. Be' noi pensiamo che un Grande Amore ti assorba completamente. E la sola spiegazione perch non sono cose da te. Forse dovremmo trovarci un giorno al 'Sole Nascente' per..." "Non in casa," disse Julia e riappese su uno scoppio di risa sbalordite che le fece cadere di mano l'apparecchio. Quando tocc il pavimento, la

base di plastica si spacc come il guscio di una lumaca. Julia si avvicin alla scrivania di Mark, si sedette e scost le tende. La pioggia picchiava sul muro grigio davanti alla finestra, appiattendo gli sparuti ciuffi d'erba cresciuti nelle fessure del cemento. Uno spicchio di cielo bigio era sospeso nell'angolo superiore del vetro e appariva assurdamente inclinato, fuori prospettiva. Julia sfior la macchina per scrivere di Mark, poi lecc la polvere dal dito. Non capiva quella telefonata. Alle sue spalle, l'apparecchio rotto cominci a ronzare a intermittenza, come un'ape infuriata. Il Grande Amore? Annis? Che razza di nome era? Non riusciva a comprendere le parole della sconosciuta al telefono. Aveva l'impressione di essere stata schernita, beffeggiata da quel riso, anch'esso con l'accento di Knightsbridge. Appoggi il capo sui tasti freddi della macchina. La scrivania, i libri, le carte di Mark. Lavorava a qualcosa. Prov una viva riconoscenza per il suo lavoro, per la sua appartenenza alla confortante categoria degli uomini che fanno, che costruiscono ponti, scrivono libri e prendono decisioni. Carezz la risma di carta l vicino. Mark. Quel nome sembrava batterle nel petto. Non si poteva biasimarlo per la sua riluttanza ad accettare la sua folle storia. Pi tardi gli avrebbe mostrato il giornale con la prova che non si era inventata la morte di David Swift. Il pomeriggio pareva lontanissimo; anche il semplice pensare sembrava richiedere uno sforzo sproporzionato. Era sicura che la donna al telefono avesse riso di lei. Ancora una volta si trastull con l'idea di partire per l'America. Si stese sul materasso, sperando che Mark tornasse presto. L'anta dell'armadio era aperta, e Julia guard pigramente le poche cose di Mark appese a grucce di filo metallico. A quanto pareva possedeva solo una cravatta, larga quasi un palmo, color argento, con un sole arancione in mezzo. Julia ricord le centinaia di cravatte a righe di Magnus, in file ben ordinate, e abbozz un sorriso. Mark aveva inoltre un abito di tweed verde, chiaramente risalente agli anni Cinquanta, che probabilmente non era pi stato indossato da allora. Magnus dava l'impressione di non tenere molto ai vestiti, ma ne possedeva una infinit. Disponeva ad esempio di sette paia di scarpe, esattamente identiche e confezionate dallo stesso calzolaio di Cork Street che aveva fornito suo padre. Mark invece sembrava avere solo stivali, un paio neri e un paio marrone, con le cerniere laterali. Un paio di sandali. Qualcosa di marrone, seminascosto da una borsa in fondo all'armadio, richiam l'attenzione di Julia. Conosceva quella particolare sfumatura marrone legno e, mentre la sua mente registrava questo fatto, cominci ad av-

vertire dentro di s un campanello d'allarme. Sporse il braccio dal materasso e spost la borsa con la punta delle dita. Aveva sotto gli occhi la parte posteriore di un paio di scarpe con i tacchi bassi e robusti e un marchio stampigliato discretamente sul cuoio in fondo alla cucitura dietro. Era una piccola lettera D che stava per David Day, l'artigiano che le aveva cucite. Le aveva comprate lei quattro anni prima, e ne ricordava ancora il prezzo. Erano le scarpe che aveva perso arrampicandosi dalla finestra la prima sera in Ilchester Place. Julia fiss le scarpe, il respiro affrettato, la mente restia ad accettare ci che vedeva. Infil una mano nell'armadio come se avesse contenuto un serpente a sonagli, e le tir fuori. Le tomaie erano macchiate d'acqua e sformate per essere state due giorni all'aperto. Era stato Mark, non Magnus, a prenderle. "Aspetta," si disse, toccando il cuoio marrone. Il cuore le martellava in petto. Si guard il polso destro, dove portava il braccialettino verde donatole da Mark. Qualcosa presa, qualcosa data, aveva detto la signora Fludd. Lo sfil con uno strattone dal braccio e lo lasci cadere sul lenzuolo sporco. Mark era comparso in diverse occasioni nella scia di Olivia. Lei aveva pensato che si trattasse di una specie di magica telepatia, ma a ben pensarci Mark era comparso ogni volta, immancabilmente. Poteva aver trovato semplicemente le sue scarpe? Ma allora, perch nasconderle nell'armadio? Ricettivo, aveva detto la signora Fludd. Dev'essere riempito come una bottiglia. Julia si rese conto di emettere un suono gutturale, ma scopr di non poterlo controllare n reprimere. Il cuore sembrava rimbombarle come un tamburo dentro le costole. Si strapp la benda dal polso. Si sent andare in pezzi, come un osso sottile. La lunga ferita era gonfia, un segno violaceo e frastagliato sulla pelle, e lei l'apr con le dita della mano destra. Affior subito un lucente nastro di sangue. Mark sapr, le disse la sua mente. Divaric le labbra della ferita e il sangue col sulla mano e gocciol sul letto di Mark. Julia strofin le scarpe nel sangue e le lasci sul materasso. Il braccio cominciava a pulsarle. Il suono di gola si era trasformato in un brontolio basso, quasi un ringhio. Impresse sulle lenzuola il marchio rosso della ferita. Quand'ebbe finito di sporcare ogni cosa, torn a fasciarsi il polso, ignorando le nuove macchie sui pantaloni, e corse alla porta. Doveva andarsene prima del ritorno di Mark. La vagina le pulsava allo stesso ritmo del polso

ferito. Ebbe un fremito, ricordando che cinque minuti prima aveva pensato alla salvezza. Non c'era salvezza, ma solo l'illusione di essa. Apr la porta e guard ansiosamente la scala, quasi temendo di vedere Mark che le sorrideva dall'alto dei gradini. La pioggia le si polverizzava sul viso. Julia sal fino alla strada e, pochi istanti dopo, la stoffa leggera della camicetta le aderiva gi alla pelle. Corse lungo l'isolato, inseguita dal sorriso beffardo di Olivia e dall'immagine di Mark. Esisteva una sola via d'uscita, una sola possibilit di salvezza. Davanti a lei c'era Kate. Nella fretta e nella paura non si ricord della Rover finch non fu in fondo alla strada. In casa c'era una temperatura equatoriale. Julia sbatt la porta e chiuse a chiave, sapendo che Hazel Mullineaux l'aveva vista percorrere zoppicando il vialetto, i capelli grondanti e gli abiti zuppi. La vicina era ferma all'ingresso laterale della sua villetta, il viso bianco e splendente sotto un grande ombrello nero. Sembrava il manifesto pubblicitario di una crema per la pelle. Trafelata, Julia attese dietro la porta ci che sapeva sarebbe accaduto. Non erano passati trenta secondi che il trillo del campanello risuon nell'ingresso. "Via di qui," bisbigli Julia. Hazel Mullineaux buss, poi suon ancora. "Sto benissimo!" disse Julia, un po' pi forte. Dopo aver bussato di nuovo, Hazel si chin a sollevare l'aletta della fessura per la corrispondenza. "Signora Lofting? Le serve aiuto?" "Se ne vada. Non ho bisogno del suo aiuto." "Oh!" Julia avrebbe scommesso che la vicina era in ginocchio davanti alla porta. Sicuramente adorabile, in quell'atteggiamento. "Mi sembrata... sconvolta," disse la voce bassa attraverso la fessura. "Mi lasci in pace. Torni a casa sua!" "Non volevo disturbarla." "Tanto meglio. Se ne vada, la prego." Julia rest appoggiata alla porta finch ud i passi di Hazel Mullineaux che si allontanava, riluttante, poi and nel soggiorno buio e strapp il cordone del telefono dal muro. Con l'apparecchio ormai inutilizzabile tra le mani, si accorse che quelle settimane di calore anormale avevano prodotto delle trasformazioni chimiche nelle pareti, perch in alcuni punti la tappezzeria si era gonfiata e una striscia penzolava dal soffitto come la lingua di un cane. Tutta la stanza sembrava invecchiata, rugosa, cadente. I mobili dei McClintock avevano perso

il loro solido aspetto vittoriano, e parevano spelarsi come pelle bruciata dal sole. Una delle sedie in sala da pranzo era scollata e un angolo del tappeto si era arricciato. Julia gett a terra il telefono. Il polso ferito, i muscoli dei polpacci e il basso ventre le facevano male. Aveva la sensazione che la carne sul suo viso fosse un'escrescenza tumefatta delle ossa facciali. Non poteva fidarsi di nessuno. Al piano di sopra si sedette sul bordo del letto e aspett. Il vuoto della casa la circondava. Ora nessuno poteva telefonare e lei non avrebbe aperto la porta. Gli altri sapevano ci che dovevano sapere. Era Mark o Magnus, uno dei due. Uno dei due era stato usato da Olivia Rudge, e la signora Fludd l'aveva visto settimane prima. Mark l'aveva ingannata. Era Mark. Poteva essere Mark. Julia si alz, and al suo scrittoio e prese da un cassetto un foglio e una matita. Bisognava che qualcuno sapesse, che fermasse Olivia altrimenti lo spettro avrebbe continuato a impossessarsi delle menti delle persone, a strumentalizzarle, passando dall'una all'altra come un morbo. Se verr trovata morta, non si sar trattato di un incidente. Se verr trovata morta in questa camera o altrove, qualsiasi possa apparire la causa del decesso, sar stata assassinata da mio marito o da suo fratello, Mark Berkeley. Uno dei due progetta di uccidermi. La stessa persona avr provocato la morte di Rosa Fludd e, probabilmente, del capitano Paul Winter e di David Swift. (Ma forse no.) Questo perch... Questo collegato alla bambina defunta di nome Olivia Rudge, morta come mia figlia. Mio marito Magnus era padre anche di Olivia. Si parla di lei nei giornali del 1950. Ma tralasciando il soprannaturale, dato che pu influenzare l'opinione di chiunque legger queste righe, vi prego di credere che non sono morta suicida e che non sono stata vittima di un incidente o un male improvviso. CREDETEMI, PER FAVORE! Senza rileggere lo scritto, Julia pieg il foglio e lo infil tra due pagine della sua agenda, che nascose tra due maglioni in un cassetto. Quindi si stese sul letto e fiss le forme in movimento sul soffitto. Attendeva. Suoni gioiosi parvero erompere da altri angoli della casa. Intorno a lei alitavano aria torrida e puzzo ferino. Alla fine ingoi tre compresse di sonnifero. 12 Un tempo tutto era stato diverso. C'era una graziosa e placida giovane

donna di nome Julia Lofting che viveva a Londra col marito, un uomo di successo, e la loro bella bambina, e tutti e tre conducevano un'esistenza felice e serena, devoti al nucleo familiare e devoti l'uno all'altro... C'era una volta una ragazza ricca che si chiamava Julia Freeman e aveva sposato un uomo pi anziano di lei, un inglese di nome Magnus Lofting e viveva con lui a Londra, tollerando i suoi tradimenti e le sue scenate per amore della loro bambina (della bambina di Julia)... Una volta, una confusa e smarrita donna americana chiamata Julia viveva in una casa con la figlia e vedeva il marito solo a tarda sera, quando rientrava da uno dei club che frequentava per bere... C'era una volta una bella bambina piena di fantasia che si chiamava Kate Lofting... ma ora morta... C'era una volta una coppia, Magnus e Julia, con una casa elegante, ma non quanto avrebbero potuto permettersi perch loro (lei) detestavano gli sperperi, con due auto e una figlia, e pochi amici fuori della cerchia familiare perch Magnus non piaceva a molta gente e perch Julia era molto tmida e a loro bastava la bambina, davvero... Una volta una ragazza americana si era buttata tra le braccia di un uomo di nome Magnus e aveva avuto una figlia da lui, si era servita del proprio denaro per portarselo a letto (farsi sposare)... C'era una volta una ragazza simpatica a tutti. Julia guard il soffitto attraversato da crepe della camera da letto, pensando a se stessa bambina, beniamina del padre (la sua caratteristica pi bella erano i capelli). Aspettava. La parte migliore e pi vera di lei era nel passato che le aveva mandato Olivia Rudge. Della quale aveva sposato il padre. Era troppo stanca per alzarsi dal letto, e la sua mente errava da una versione all'altra. Dal piano di sotto venne il rumore di una sfuriata, di vetri rotti, di scoppi sordi, di stoffa lacerata. Cominciati in cucina, i rumori si spostarono in sala da pranzo. Ora pareva che qualcuno scagliasse le sedie contro il muro. Volevo liberarti, pens Julia, volevo darti la pace. Ma tu non vuoi la pace. Vuoi il dominio. Odi tutti noi e questa casa. Ti ho liberato, ma nella maniera sbagliata. In un punto della casa si schiant del legno e a quel frastuono segu immediatamente un'altra serie di esplosioni attutite. Le tazze della sala da pranzo. Poi il rumore dei piatti di porcellana che cadevano a uno a uno. Una bottiglia si fracass contro il muro. Vino? Whisky? Julia, mezzo intontita, annus l'aria, ma avvert soltanto un debole odore di escrementi. "La faccenda risolta." "Come?"

"Ci occorre un certificato firmato dal suo medico curante e da un altro. Due medici dell'ospedale, il dottor Comesichiama e un suo collega, accetteranno di firmarlo. Julia verr tenuta in osservazione per un certo periodo. Sar un ricovero temporaneo, ma mi dar il tempo di studiare il sistema per farla trattenere l, lontana dai guai. Sei soddisfatta?" "Non so cosa potrebbe soddisfarmi, in questo momento." "Non fare scene con me, Lily. L'idea stata tua, e lo sai benissimo." "Per il tuo bene, fratellino." "Per il nostro. E per il suo." "Ma soprattutto il tuo." Magnus guard all'altro lato della stanza, dove Lily sedeva sul suo piccolo, aggraziato sof vicino al paravento persiano. Lo stava osservando in modo strano. I suoi occhi apparivano pi grandi del solito e le iridi nocciola parevano nuotare nel bianco circostante. Era pallidissima. "Per amor del cielo, Lily, sei ancora arrabbiata con me per quella dannata bambina? Lavori troppo di fantasia, sai. Non ti ho mentito. Non l'ho mai vista. Chiunque poteva essere suo padre." "Non stato chiunque." "E un po' tardi per la prova del sangue." "Vorrei che non fossi tanto ottuso, a volte." Magnus la guard interrogativamente. "Lily, vorrei spiegarti la nostra posizione. Julia pu essere internata all'ospedale appena avr la firma dei medici, al pi tardi marted. In caso di ricovero permanente o morte di Julia, ho il controllo di tutti i beni, sia di quelli comuni sia di quelli separati. La morte comunque solo un'eventualit estrema. Il punto legale in questione l'incapacit mentale, che sar provata dall'autorizzazione dei medici alla nostra richiesta di internamento coatto. molto semplice." "Telefonale," ordin Lily. "Ora, subito." "Cosa? Vuoi farla venire qui? Non pi necessario, ora che i dottori..." "Telefonale!" "Ma che cosa ti prende?" "Sono terrorizzata, idiota! Ha sempre detto la verit e io ero troppo stupida e presuntuosa per capirlo. in pericolo di morte." "Ma che..." Magnus non credeva alle proprie orecchie. "Vuoi dire che adesso credi a queste assurdit? Ma se due giorni fa mi avevi assicurato che erano fantasie. Non cos che hai detto?" "S," ammise Lily, "ma avevo torto. Dobbiamo tentare di salvarle la vita. Per favore, Magnus, telefonale! Voglio essere certa che ancora viva."

Magnus si alz controvoglia dalla sua poltrona e si avvicin al telefono. Fece il numero di Julia e attese qualche istante in silenzio. "Non risponde. Che cosa significa, Lily?" "Vendetta," rispose la sorella. "E la vendetta di Olivia Rudge." Ecco cos', pens Julia, ascoltando il bailamme al piano di sotto. la sua vendetta. Olivia odiava essere ostacolata e Heather le aveva stroncato la carriera, per cui era rimasta vittima della sua vendetta. E la signora Braden murata viva nella propria camera era anche lei vittima della sua vendetta, come pure i membri della sua banda che avevano visto le loro vite distrutte o ridotte in cenere, senza aver costruito nulla se non a prezzo di terribili sofferenze. Era stata destinata a comprare la casa. Olivia aveva allungato i suoi tentacoli e aveva trovato lei, l'unica donna che potesse catapultarla di nuovo nel mondo. Se Kate non avesse tentato di ingoiare quel pezzo di carne, se lei e Magnus avessero atteso qualche istante di pi l'ambulanza... A Julia sembrava di non essere pi nel suo letto, ma di trovarsi sospesa su una scogliera di rocce aguzze sopra un mare in tempesta. La sua pelle scottava come se avesse la febbre. Immagin di avere tra le braccia Kate, ma Kate era in quella piccola, profonda fossa, in quella piccola cassa sotto terra. In quell'orribile camposanto di Hampstead. Avrebbe voluto portar via di l Kate. Stare sospesa con lei lass, sopra il mare e le rocce. Poi vide Kate che le voltava le spalle. Era ci che aveva visto prima che la signora Fludd interrompesse la seduta. Sono responsabile, pens, senza sapere cosa significasse. Un uccello nero sfrecci accanto a Mark sussurrandogli un messaggio, come avrebbe fatto con un suo simile. Una sola parola: volto, forse, o volo. Lui guard l'uccello salire roteando nella zona luminosa sopra le cime degli alberi, dove il cielo era d'un rosa innaturale. La parte inferiore della spessa coltre di nubi, che avevano appena finito di spruzzare di pioggia la citt, pareva filtrare il colore incandescente della parte superiore. Sembravano dipinte da Turner: a questo pensiero Mark si commosse fino alle lacrime. Sent un formicolio al cuoio capelluto. Gli uccelli gli parlavano, camminava sotto le nuvole di Turner. Dopo l'ultima meditazione, era stato quasi insopportabilmente felice... aveva raggiunto l'estasi. I colori dell'erba e degli alberi lo investivano come urlati da un altoparlante: quanti verdi

diversi! Sentiva di non aver mai captato realmente tutte quelle sfumature, come si fondessero l'una all'altra, come balzassero avanti o arretrassero nello spazio. Il colore era uno splendido dono. Julia aveva perso sangue sulle sue lenzuola. Anche quello gli sembrava un segno di grazia. Sangue dopo aver fatto l'amore. Aveva la sensazione che Julia fosse la sua altra met, come se spartissero le stesse membra, o lo stesso cuore. Lei aveva trovato le scarpe nell'armadio, sapendo con quanto amore lui le avesse trafugate dopo averle trovate in giardino una mattina. Mark era dovuto andare a guardare la casa di Julia, ne aveva fatto il giro passando le mani sui mattoni scabri, ed era quasi venuto meno. Perfino il mal di testa non aveva diminuito la sua gioia. Julia aveva lasciato Magnus, e sarebbe stata sua. Era sua. Camminava come abbacinato per Holland Park, quasi solo sui sentieri, felice di questa consapevolezza. Era penetrato in lei, conosceva le sue ossa e le sue giunture. Julia era luce e visione. Era una creatura di sangue, una fornace di sangue. Andando verso Julia, andava verso la felicit. Una gioia smaniosa, ebbra lo assal. Lei attendeva regalmente. L'impatto con questa certezza lo fece barcollare. Una ragazza che camminava lentamente davanti a lui abbass l'ombrello con un movimento tanto armonioso che gli sal alle labbra un singhiozzo. Riconobbe la sua nuca e il collo, dove i capelli neri cadevano sulla giacca di pelle marrone. Mark la raggiunse in pochi passi e la prese sotto braccio, ridendo. Quando lei lo guard, stupita e un poco spaventata, lui baci quella bocca conosciuta e sent la propria anima espandersi con un grido di gioia. "Non lo posso credere," disse Magnus, ancora col ricevitore in mano. "Ho tentato di convincerti che poteva esserci del vero nella storia di Julia, ricordi? E tu eri tanto sicura che fossero tutte sciocchezze, che hai finito per persuadere anche me. Non posso cambiare di nuovo idea, Lily." Pos il microfono con molta cura, un segno che Lily conosceva bene: stava rapidamente passando dal fastidio all'irritazione. "Forse no," disse Lily. "Non conta molto che tu sia convinto o meno. Ma cerca di ricordare, Magnus: cosa hai visto il giorno in cui hai creduto di riconoscere Kate?" "Come posso risponderti? Non so quello che ho visto. Il riflesso di una nuvola, un barbaglio di sole nel vetro..." "No, voglio dire: che cosa hai creduto di vedere?"

Lui la guard con disgusto. "Vuoi farmi passare per stupido?" "Dimmelo. Dimmi solo che cosa hai visto." "Kate. Alla finestra della camera di Julia." "Come sai che era Kate? Era rivolta verso di te?" "Non occorreva. Anzi, la bambina che mi parso di vedere mi girava le spalle e ho visto soltanto la nuca." "Poteva non essere Kate! Poteva essere l'altra!" Lily quasi si alz dalla sedia. "Magnus, ci siamo. Tu hai visto Olivia Rudge. Voleva che tu la vedessi e che la scambiassi per Kate. Voleva ferirti e confonderti." "Lily," scand lentamente Magnus, "non ho mai interferito con i tuoi entusiasmi e non me ne sono mai fatto gioco. Ma se mi stai dicendo che in quella finestra ho visto un fantasma.:." "Come ti sentivi quando sei entrato in casa sua, quel giorno? Non mi hai forse confessato di aver provato terrore?" "Ero spaventato, e anche ubriaco." "No, Magnus, tu hai sentito Olivia. Hai avvertito la sua malvagit. Odia anche te." "Oh, santo Dio, sono in una gabbia di pazzi! Che senso avrebbe tutto questo? Perch quel piccolo demonio dovrebbe tornare improvvisamente dal passato?" "Per via di Julia. Aveva bisogno di Julia per essere liberata. Entrambe le tue figlie sono state pugnalate dalle loro madri. A Olivia serviva Julia." Prima ho partorito Kate, pens Julia, poi ho partorito Olivia. Ma parte di lei ancora in me. La completo. Il sonnifero e il digiuno facevano fluttuare la sua mente intorno alla vaga percezione dei rumori al pianterreno. Gli oggetti continuavano a essere fracassati. Il caldo soffocante che le inaridiva la gola e le bruciava gli occhi pareva sollevarla a qualche centimetro dal letto su un vasto spazio indefinito, nel quale poteva precipitare da un momento all'altro. Julia sapeva che questa sensazione era dovuta a una deformazione, una piega nella sua mente che era parte di Olivia. Voleva leggere, obbedire ancora alla forza di gravit, ma era troppo debole per prendere un libro dal comodino. Sembrava che un vento africano stesse spazzando la casa. Il vetro di un quadro dei McClintock si frantum tra risa esagerate, poi Julia ud dei tonfi mentre la tela veniva presa a calci. Forse tutto questo avviene solo nella mia testa, pens. Sarebbe per questo meno reale? Tutto il mondo pareva stipato nella sua testa. Un odore animalesco, di pelle bruciata, l'avvolse.

"Uno stupro, Mark? Non lo credevo il tuo stile." Annis, di fronte a lui, aveva il respiro leggermente affannoso e il viso arrossato. Mark vedeva il punto del suo turgido labbro inferiore che aveva morso. "E poi mi pareva di essere stata liquidata." "Cara, dolce Annis." Mark la strinse di nuovo. "Bella, adorabile, meravigliosa,. seducente Annis, come potrei liquidarti?" Rise della sua assurdit e della propria, che gli montava dentro. " la meditazione responsabile di questi repentini cambiamenti di umore? Ti consiglierei un po' di riposo. Ti droghi?" "Sei tu la mia droga, Annis," canterell Mark, sollevandola e facendole fare una giravolta. Lei cerc di liberarsi. "Mark, mettimi gi. Non mi piace." Lui rise pazzamente vedendo se stesso da dentro e da fuori, e per poco non cadde. "Stavi andando da qualche parte? Entriamo in un pub. Entriamo in un pub e teniamoci le mani. Stavo proprio osservando che il cielo sembra uscito dal pennello di Turner. Non trovi?" Lei alz gli occhi, un po' genuinamente interessata e un po' perplessa. "Se vuoi la mia opinione, pare un tetto d'ardesia. Ascolta, non occorre che tu faccia tutte queste scene con me. Sono dispostissima a ricominciare a uscire con te. Per pensavo che avessi qualche nuovo interesse." "Tutt'altro, mi sto staccando da qualcuno dei vecchi. Ho deciso di mollare l'insegnamento. Voglio viaggiare. Vieni con me, Annis. Saresti stupenda su una barca." Scoppi in una risata incontrollabile e si abbandon su una panchina. Annis e Julia erano di un'unica sostanza, e Mark, in preda alle vertigini, scorse i lineamenti di Julia trasparire dal volto dell'altra. Quando Annis gli volt le spalle, seccata, la prese per il polso e l'attir a s. "Non sto scherzando. Beviamo qualcosa insieme e parliamone." Scrut il suo viso largo, bello, ingordo, e si esalt. La faccia di Annis s'infranse su di lui come un'onda. "Adesso ho un impegno," disse lei. "Pranziamo insieme all'una?" "Pranzo all'una, che bello!" si be Mark. "Manca soltanto un'ora." La gioia gli scoppiava dentro il petto e afferr la mano di Annis. "Dimmi due posti in cui vorresti andare." "Non ho mai visto la California. Non mi vengono in mente altri posti che mi piacerebbe vedere." "L'Europa?" "L'Europa noiosa. Preferisco la California."

"L'avrai." "Non ci vuole una valanga di quattrini per andarci?" "Non avviene tutto grazie alla meditazione? Il Budda provveder, Annis, il Budda provveder." "Avremo tutto," annunci Magnus, ormai decisamente arrabbiato. "Stiamo per avere tutto quello che c', e tu ti metti a fare la misteriosa e l'esoterica. Non vero che tra poco avremo tutto quello che volevi? Ho una moglie pazza che rester internata per Dio solo sa quanto tempo, ma tu metterai le mani sui suoi dannati soldi. Che scherzi sono questi?" "Non sei molto attraente quando ti piangi addosso. Intendo dire finalmente la verit. Che ne diresti se un bel giorno Julia saltasse fuori con una sua idea a proposito di un qualche problema giuridico sul quale ti stai lambiccando da mesi? Magari una mattina davanti alla tazza della colazione." "Accidenti alle tue analogie," sbott Magnus, ancor pi incollerito e incutendole pi paura di quanto sapeva di poter rivelare. "Te lo dico io cosa faresti: la ignoreresti e te la prenderesti per la sua intrusione nel tuo territorio. La stessa irritazione l'ho provata io." "La legge non un ridicolo mucchio di menzogne e fantasie!" tuon Magnus. Lily si limit a guardarlo, non osando aggiungere altro. Quando lui si volt e cal un pugno sul ripiano di cucina, Lily attese che si calmasse. Vide le sue spalle abbassarsi all'altezza normale e il collo sgonfiarsi, come se perdesse strati di tessuto, poi riprese: "Prova a richiamarla. Sono in pensiero per lei." "Va' al diavolo," disse lui, ma a bassa voce. "Qualcuno ha ucciso quei due uomini," insistette Lily, rivolta alla sua schiena. "Julia lo sapeva prima che i giornali ne pubblicassero la notizia." "Ne sei sicura? Julia non un'indovina." Lily ripens al suo ultimo colloquio con la cognata. "Credo di s. Del secondo mi ha parlato di sicuro. Di quello Swift. Era nel suo appartamento." "Allora sono contento che sia crepato." "Era l per metterlo in guardia contro Olivia. Mi pare che abbia detto cos. O forse ho avuto io questa impressione." "Sono gi due cose sulle quali ti mantieni piuttosto nel vago. Non sei molto convincente." "E la signora Fludd stata uccisa perch aveva visto Olivia." "Idiozie. Aspetta: vuoi dire che Julia si trovava nell'appartamento di

quello Swift quando stato ucciso?" " quanto mi ha riferito." "Ti ha detto di averlo visto... cosa? Morire? Venire assassinato? Che cosa ti ha detto esattamente?" "Non ricordo. Ha detto che era l." "Maledizione," rugg Magnus. "Non ha informato la polizia?" "Probabilmente non credeva che potesse fare gran che contro un fantasma." "I fantasmi non ammazzano la gente," dichiar Magnus, e torn al telefono. Compose il numero e, dopo aver atteso muovendo nervosamente le labbra, annunci: "Ancora niente." "Allora si imbottita di sonnifero, oppure uscita. Dobbiamo fare subito qualcosa. Olivia le d la caccia, lo so. Ha gi tentato una volta di ucciderla." "Mi domando se Julia sia veramente pi pazza di te. Vi si dovrebbe rinchiudere tutt'e due." Magnus riflett un momento, contenendo la collera, poi continu: "Pensa un momento, Lily: se Julia ha ragione, non siamo tutti in pericolo? Tu e io con lei? Dopo tutto, sappiamo anche noi di Olivia." "Siamo tutti contaminati, tutti insudiciati," mormor Lily. "Anche Mark, immagino. Forse hai ragione, siamo in pericolo come lei." "Sciocchezze." "Rammenta come ti sentivi in quella casa," ribatt Lily. "Olivia odia anche te. Si divertita a torturarti." Julia portava Kate, un fagotto non pi pesante di una bracciata di foglie e rametti, all'ospedale. Kate era ferita e Julia doveva trovare immediatamente l'ospedale: sentiva un liquido caldo inzupparle le maniche della camicetta. Vagava per strade sporche e deserte, cercando il nome dell'ospedale sulle porte sprangate. Era colpa sua se non lo trovava e si trascinava invece in quelle vie malsane, sbirciando esausta in un sordido cortile dopo l'altro. Aveva fallito e sapeva che Kate era gi morta, che il minimo soffio di vento si sarebbe portato via quel corpicino leggero come una piuma. Tra poco sarebbe arrivata su quel tetto squallido, circondato dallo sfacelo e dalla desolazione. Vide se stessa allontanare il coltello dal corpo di Kate e volgerlo contro di s. Passi che correvano per la casa, lasciandosi dietro l'odore del caldo e delle bestie selvatiche. Vagava per le strade deserte cercando l'ospedale che avrebbe potuto ri-

mediare a quello che gi era stato fatto. "Dove vai?" Lo guard ansiosa raccogliere in fretta e furia impermeabile e ombrello. "Bisogna che esca da questa stanza," rispose lui, pi calmo che pot. "Vado a fare due passi, altrimenti spacco tutto. Chiamala tu." "Ritorni? Magnus, ti prego..." "Certo, certo, torno," abbai lui. Lily lo guardava spaurita dalla soglia della cucina. Magnus gir sui tacchi e usc a testa bassa, come un bisonte. Sbatt la porta con tanta violenza che lo stipite si scheggi. Julia risal di un gradino verso la coscienza, col cuore che le martellava, accorgendosi che la mano che aveva volto verso di s non era di Magnus. Era una mano femminile, come la sua. Era la sua. La bocca le si riemp di un fiotto caldo e di una sostanza simile alla pece e subito dopo cap di essersi morsicata la lingua. Aveva riconosciuto la propria mano nel sogno. Inghiott un filo di sangue, avvertendo il dolore per non pi tempo di quanto ne intercorse tra il vedere la mano di donna con il coltello da tavolo tra le dita e il riconoscerla come sua. Invece del dolore, sentiva un pulsare profondo nella lingua. Il suo corpo pareva asciutto come il letto screpolato di un fiume. Il corpicino di Kate, leggero come una foglia o un rametto, levit dalle sue braccia. Le sue labbra divennero insensibili. L'istante dopo era precipitata ancora nel torpore del sonnifero e saliva le scale sporche verso il tetto spoglio e cupo. Conosceva ogni macchia dei muri e ogni solco nei gradini. Mark era disteso scompostamente sull'erba umida, con il suolo che gli aderiva alle spalle e alle natiche. Si rendeva confusamente conto delle punte lucide degli stivali nuovi, che emanavano uno scintillio di un caldo color oro bruno. Aveva la testa piena di cinguettii. Il fatto di aver appena incontrato e parlato con qualcuno gli appariva miracoloso, un incredibile sforzo di coerenza e volont. Ma anch'io l'ho vista, pens Lily, ascoltando da dietro la porta chiusa Magnus che scendeva rumorosamente le scale. stato il giorno in cui ho visto Rosa Fludd seduta sulla panchina del parco. Mi ci aveva condotta Olivia. Rosa era veramente l, o l'aveva fatta apparire la bambina? Voleva che vedessi Magnus penetrare in casa di Julia, che provassi quell'amara de-

lusione. Forse Rosa mi si mostrata come avvertimento. Aveva messo in guardia Julia e quel giorno ha fatto lo stesso con me. Lily si appoggi pesantemente al ripiano di cucina e sent la bordura metallica penetrarle nel fianco. Mark si muoveva al centro di una scintillante foschia d'oro, una cupola scesa su di lui mentre era sdraiato sull'erba bagnata. Sapeva che quell'aura dorata e ronzante era la forma esteriore del mal di testa procuratogli dalle sue pi riuscite meditazioni, e che quella cangiante bellezza provava la rarit, il valore assoluto della sua mente. Provava anche il valore assoluto dei suoi esercizi, perfino delle sue emicranie, visto che l'avevano trasportato materialmente nell'euforia. In Paradiso. Gli alberi accanto a cui passava tendevano rami ardenti, la corteccia si copriva di vesciche e le foglie tintinnavano come monete d'oro. Si era gi sentito cos, ma non ricordava quando. I suoi stivali facevano tremare il terreno. Se avesse battuto abbastanza forte i tacchi, si sarebbe aperta una crepa profonda fino al centro incandescente del pianeta. Sprofondata nel sonno, Julia raggiunse il tetto e usc sulla carta catramata, che le aderiva tenacemente alle suole delle scarpe. Il cielo era di un grigio uniforme striato di rosa vibrante. Lo strano accostamento di colori le serr lo stomaco e le fece sentire un gorgoglio nei visceri. La bocca, patinata di una sostanza amara come il succo di tabacco, le pulsava. Un ago di pino le trapassava la lingua. Voleva Kate, ma Kate era morta. Olivia infuriava sotto di lei nella casa disabitata lanciando stridule risate. Perfino lass, sul tetto piatto, con la disperazione che le cresceva dentro, udiva i rumori provenienti dal basso: urla roche, grida, fracasso. Non aveva pi importanza. Guardava se stessa come in uno specchio. La sua pelle scottava gi per la vergogna. Lily si stacc dal ripiano ed entr a passo malfermo nel soggiorno. Si inginocchi davanti al telefono e, con mano tremante, compose il numero di Julia. Invece degli squilli sent solo l'interminabile silenzio, percorso da scariche di elettricit statica, che precede il segnale di libero. Abbass la forcella, e il profondissimo vuoto grigio riemp il ricevitore. Quando riabbass la forcella, ud con sollievo il segnale di libero. Form di nuovo il numero di Julia e ud le cifre chiudere il rel, poi un suono come di chi precipiti nello spazio, andando incontro alla morte.

Riattacc con forza il ricevitore, attese finch si sent in grado di poterlo risollevare, si accert di udire il suono basso e rassicurante della linea libera, poi chiam il centralino. Diede alla telefonista il numero di Julia e aspett. "Mi dispiace", annunci poco dopo la voce nasale della centralinista. "Questo numero pare temporaneamente fuori servizio." "Perch? Come sarebbe a dire fuori servizio?" "Non siamo autorizzati a fornire informazioni," rispose sdegnosamente l'impiegata. "Pu parlare col capoturno." "Me lo passi." "Resti in linea, per favore." Lily si inumid le labbra e aspett ancora. Il silenzio nell'apparecchio era corposo e denso, pi compatto di prima. Lo ascolt per quelli che le parvero interi minuti, poi non ce la fece pi e riattacc. Prese a passeggiare nervosamente nel soggiorno aspettando il ritorno di Magnus. Non sarebbe andata in Ilchester Place da sola. Qualcosa vol lungo il corridoio al piano di sopra, qualcosa d'infinitamente disperato. Lentamente, con intento pietoso, il coltello nella sua mano scivol nella gola ostruita di Kate. La sua mano, la mano che aveva sognato di rivolgere contro se stessa, stringeva il coltello viscido tra pollice e indice, col filo in su. Kate emise un suono strozzato, semincosciente, e apr gli occhi nell'attimo stesso in cui Julia cominci a incidere. Gli occhi di Kate erano nuvole. Come in uno specchio, la scena le ammicc da dove si stava svolgendo, l'orlo piatto del tetto: due figure vicine e curve in una goffa parodia dell'amore. Sent la porta della camera spalancarsi e una ventata calda investirla, appannando la scena e il cielo pennellato di rosa. Colei che la voleva era con lei, e Julia si voltava di scatto e vedeva solo desolazione, carta catramata sudicia e un cielo devastato. Una bianca colonna di aria soffiava verso di lei. Dentro turbinavano follemente polvere e pezzi di carta. Da un punto della strada o da un angolo della stanza giunse un suono soffocato che sapeva essere il riso represso di una bambina negra della quale non rammentava il nome. Braccia robuste la cinsero, l'odore disgustoso di Olivia le invase le narici e la bianca colonna di aria la risucchi insieme a polvere, a brandelli di vecchi giornali, polvere e carta.

Novembre "Dicevi di aver avuto notizie di Mark, finalmente." "S." "Ancora in California?" "Ancora in California. A Los Angeles." "Con quella ragazza?" "Come si chiamava?" "Annis." "Che strano nome. O il cognome?" "Non so. Dice che ha cominciato a lavorare. Ha trovato posto come addetto alla manutenzione in una scuola. A quanto pare Annis dispone di una piccola rendita mensile." "Credi che la sposer?" "Non so se lei sposerebbe lui." "Suppongo significhi che stai diventando una donna moderna, Lily." Lily arricci il naso e torn al suo romanzo. Quando fu sicura che il fratello non la guardava, sbirci il Sisley dall'altra parte della stanza. Magnus gliel'aveva regalato in ottobre. Era appeso al posto del cavallo di Stubbs, ora relegato in sala da pranzo, bench lei lo preferisse. "E cos Mark ha trovato il posto che fa per lui," stava dicendo Magnus. "Addetto alla manutenzione. Vuole dire uomo delle pulizie. Mi stupisce che nella citt degli angeli non lo si classifichi addirittura come tecnico della manutenzione." "Dice anche che segue un corso di yoga." "E sar senz'altro iscritto anche alla Lega rivoluzionaria di tattica scacchista Che-Mao-Lumumba. Una volta non ti ha detto, prima dell'inchiesta, che stato lo yoga, con quei dannati esercizi, a farlo ammattire del tutto? Pensavo che sarebbe stato alla larga da quel genere di cose." "Sai benissimo che non stato quello. Non occorre che scenda in particolari, suppongo." "No, per favore," replic Magnus, in tono piuttosto offeso. "Per ha ammesso anche lui che lo yoga ha contribuito al suo esaurimento." "Julia stata la vera causa," obiett maliziosamente Lily. "Mi pareva di aver appena detto che non ho bisogno che mi si rinfreschi la memoria. Un brutto choc, scoprire che mia moglie ha passato la notte nel letto di un altro prima di uccidersi. Nel letto di un pazzo, poi. E l'idiota non stato neppure abbastanza intelligente da capire che Julia era sconvol-

ta." Magnus abbass gli occhi sulle mani, che teneva strettamente allacciate in grembo. "Per nostra grande fortuna ha lasciato quella lettera. Ha reso le cose molto pi chiare. Il coroner aveva ragione a ritenerla una prova di instabilit mentale e un'evidente indicazione di propositi suicidi, vero?" " urtante vedere come si possa influenzare fino a questo punto una giuria," brontol Magnus. "I coroner godono di troppo potere in questo Paese. Piccoli di. Ma s, Lily, per la millesima volta s. Il giudice aveva ragione, maledettamente ragione. Non ci sono dubbi. Chiunque guardando com'erano ridotte la casa e la macchina avrebbe capito che Julia aveva perso la ragione. E adesso si potrebbe avere una tazza di t? Veramente preferirei un drink. Me lo daresti un goccio? No, mi servir da solo." Si alz e si avvicin al carrello dei liquori. "Mangia un po' di formaggio con i cracker, Magnus. C' dello Stilton sulla credenza." "Il vero Stilton non si trova pi. I supermercati vendono solo surrogati. Hai visto o, il cielo non voglia, assaggiato quella roba che hanno il coraggio di chiamare Sage Derby? Ci dovrebbero fare becchime per uccelli. Un maiale che si rispetti lo rifiuterebbe." "Pensavo solo che avresti gradito un boccone di formaggio e qualche cracker," si scus Lily, guardandogli versare in un bicchiere una dose di whisky ancor pi abbondante di quanto si fosse aspettata. "Non volevo farti arrabbiare." "Non sono... non sono... arrabbiato." "Magnus, sai che ti sono profondamente, sinceramente riconoscente per non esserti fatto contagiare dalla mia stupidit, quell'ultimo giorno. Avevo perso completamente la testa, e tu invece sei stato forte, non ti sei lasciato abbattere. Te ne sono immensamente grata. Ti sono grata per la tua lucidit e il tuo coraggio." Lui la guard e bevve un lungo sorso. "Non dovresti ringraziarmi per aver evitato di comportarmi come un imbecille. un complimento negativo." Adesso per era pi calmo. "E non smetter mai di ringraziare il cielo per quel biglietto," continu Lily. "Se non avesse nominato voi due..." "Lo hai gi detto cento volte, Lily." Magnus attravers di nuovo la stanza e si sedette lentamente in poltrona. Alla sorella pareva che stesse ingrassando di giorno in giorno. "Sarei stato nei guai, almeno fino a che non avessero tentato di incastrare Mark."

"Sai, credo di capire quello che sentiva. Non riguardo a te e neppure a Mark, naturalmente, ma riguardo alla vita. Quel giorno, quando mi sono comportata in modo cos sciocco, ho provato un terribile senso di sconforto e disperazione. Ero completamente stremata, come se mi fossi lasciata da un pezzo alle spalle tutte le cose per cui vale la pena di esistere. Julia deve aver sentito qualcosa di simile." "Julia aveva perso la ragione. Nessuno di noi pu sapere che cosa pensasse in generale e meno ancora come vedesse una cosa che sfugge a ogni definizione come la vita." La guard con aria stizzita. "Non hai visto in che condizioni era la casa?" "Non ho potuto entrarci, mi stato proprio impossibile." Lily pass a un argomento pi sicuro. "Hai trovato un acquirente?" "In questo momento nessuno compra immobili, specialmente non cari come quello. Quell'incapace impiegato della Markham & Reeves mi ha detto che il mercato non andava tanto male da quindici anni." "Sei gi stato al cimitero, Magnus?" Lei vi si era recata in settimana, per controllare lo stato dei fiori. "Non dopo il funerale. Non posso soffrire il cimitero di Hampstead. Sembra un sobborgo di Melbourne." "Non piaceva nemmeno a Julia." "Stupidaggini. Come puoi saperlo tu?" "Perch me lo ha detto il giorno del funerale di Kate. Avrebbe voluto che Kate fosse sepolta in un cimitero pi vecchio. A Highgate." "Non credo che Julia potesse essersi formata un'opinione tanto precisa su un camposanto che vedeva per la prima volta, e in uno stato di totale prostrazione." Lily scroll le spalle, irritata. "In ogni modo pare che nessuno voglia quella dannata casa," ribad Magnus. Era un modo indiretto per chiederle scusa, e Lily sbirci ancora il dipinto di Sisley. Magnus stava continuando a parlare. "La gente la guarda e, chiss perch, non la trova di suo gusto. Ti ho detto che quel McClintock ha scritto chiedendo se Julia era disposta a rivendergli i mobili? Sembra che alle Barbados non se ne trovino come quelli. Gli sarebbe venuto un colpo, se avesse visto com'erano conciati." " un argomento che mi d i brividi. Possiamo parlare di altro?" "Per me fa lo stesso," borbott Magnus, e sorseggi ancora il suo liquore. "C' niente di buono alla televisione, stasera?" "No. Io pensavo di provare a leggere uno di quei libri di Julia. Questo lo

finisco prima di stasera. Strana coincidenza, vero? Prima non avevo mai tempo per guardarli, e poi non mi andava. Ma un peccato lasciarli l. Ce n' uno lungo che parla di un arcobaleno. Credo che comincer da quello: sembra una lettura piacevole. Aveva una quantit di libri, vero?" "Perch non aveva amici," rispose seccamente Magnus. "Come puoi dire una cosa simile?" si meravigli Lily. "Ne aveva moltissimi. Tu e io lo eravamo sicuramente. E in un certo senso lo era anche Mark." "Maledetto. Spero che finisca sotto un autobus." "Mark ha sofferto moltissimo." Magnus si gir dall'altra parte, spazientito. "Sicura che non ci sia nulla alla televisione? Avrei voglia di vedere qualcosa, stasera." Come Lily sapeva, questo significava che desiderava passare la serata con lei e che l'avrebbe trascorsa insultando i programmi televisivi e tutti coloro che li seguivano. Si augur che se ne andasse: era in uno dei suoi periodi di rabbia contro il mondo intero, e ultimamente Lily ne era pi che mai infastidita. "Non c' niente che ti possa piacere. Tu disprezzi la televisione, come entrambi sappiamo. Per puoi fermarti a cena," aggiunse pi per abitudine che per convinzione. " una delle mie sere vegetariane. Preparer una bella insalata." Magnus rabbrivid. "Potrei andare a prendere qualcosa a una tavola calda. Non posso soffrire i tuoi marted di magro." "Come vuoi," disse Lily, nel tono pi indifferente possibile. "Allora d'accordo." Esasperata, Lily mise da parte il libro e and alla finestra che dava sulla terrazza. I suoi fiori erano ancora in piena fioritura e, nell'aria umida e grigia, i loro colori sembravano particolarmente violenti. Agli occhi di Lily apparivano come piccole bandiere gioiose: noi, se non altro, non abbiamo problemi, dicevano. Dietro di lei, Magnus si schiar la gola. "Per curiosit, cara sorella, frequenti ancora quelle tue sedute?" Lily guard il verde cupo delle cime degli alberi. "Meno spesso di prima." "Come mai? Non ti piace la nuova santona?" Lily studi con gli occhi la corteccia ruvida e rugosa delle piante. In quel novembre freddo e tetro poca gente indugiava nel parco e sul viale uomini e donne camminavano in fretta, le mani sprofondate nelle tasche dei cappotti. Apparivano grigi e inconsistenti come sbuffi di fumo sullo sfondo

dei grandi alberi. "Oh, la signora Venable non male," rispose distrattamente. "Sono le riunioni che non mi attirano pi tanto." Stava guardando una bambina in un giubbotto col cappuccio alzato che filava in bicicletta sul viale, cosa assolutamente vietata. I passanti sembravano non badarle, come se anche le loro opinioni fossero fumo. "Ma non voglio deludere gli altri." La bambina salt gi dalla bicicletta, e l'appoggi a un albero. Una bicicletta da donna, not Lily. "Rosamund Tooth tanto cara e Nigel Arkwright sa essere delizioso, quando non chiacchiera troppo." La bambina si era voltata e sembrava esaminare il terreno, con quel cappuccio che la faceva assomigliare a un frate in miniatura. "Ma non sono pi interessata come una volta," continu Lily. "La specialit della signora Venable comunicare con i defunti per mezzo di uno spirito-guida che si chiama Marcel." Magnus sbuff in modo insolente, mettendola nella stessa categoria di quelle persone che chiedevano informazioni agli spiriti-guida che si chiamavano Marcel. Lily vide il viso bianco della bambina, che fissava il vuoto come se stesse contando mentalmente. Poi alz la faccia e guard proprio in direzione di Lily. I suoi occhi erano azzurri e inespressivi. Sempre fissando Lily negli occhi, abbass il cappuccio con entrambe le mani rivelando capelli color oro bianco. Lily si allontan d'un balzo dalla finestra e pronunci la prima frase che le venne in mente: "Non avremmo dovuto seppellire Julia nel cimitero di Hampstead." "Come?" disse Magnus. FINE

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