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Se 40 forme di lavoro vi sembrano poche...

La crisi economica sta moltiplicando i disoccupati e gli inattivi (chi scoraggiato non prova nemmeno a cercare un lavoro, sapendo che non lo trover), ma sta anche peggiorando la qualit dei nuovi posti di lavoro: ormai circa 8 assunzioni su 10 sono precarie, utilizzando le oltre 40 possibilit che le leggi decise dal centro destra in questi anni permettono. E quindi abbiamo, quando non in nero, lavori a chiamata, collaborazioni finte e occasionali, prestazioni pagate con un voucher ma che corrispondano a pi di un'ora, ecc. La crisi, ma anche la teoria della competizione basata unicamente sul costo del prodotto e quindi del lavoro sta producendo scelte che via via si orientano verso le forme pi flessibili e meno pagate. Ci avevano raccontato che moltiplicare le forme di lavoro e renderle meno tutelateavrebbe reso pi facile l'ingresso nel mondo del lavoro come forma di passaggio verso il lavoro stabile, invece i primi ad essere cacciati durante la crisi sono stati i giovani precari, e le stesse assunzioni che si stanno facendo nella crisi non fanno che confermare la precariet come elemento strutturale, che continua a gonfiarsi, del modello economico attuale. Non si pu continuare cos: la precariet, oltre a essere devastante per la vita delle persone, scarica costi sociali sulla collettivit ed controproducente per il paese, che non investe in qualit ed innovazione, e quindi spiazzato sia dalle economie forti che da quelle emergenti. Invece di pensare ad improbabili ulteriori riforme magari aggiungendo nuove tipologie di lavoro giunto il momento di ridurre significativamente le forme d'impiego e restituire una gerarchia tra le forme di lavoro, per questo: la CGIL rilancia la centralit del lavoro stabile, tutelato e formato come leva per il progresso e la coesione sociale, proponendo: che il lavoro a tempo indeterminato torni ad essere il normale rapporto di lavoro; che quindi esso sia incentivato sia fiscalmente che contributivamente; che ogni rapporto non a tempo indeterminato costi quindi di pi di quello normale e sia giustificato per via legislativa e/o contrattuale; che si incentivino le trasformazioni da lavoro precario a lavoro stabile che si cancellino le tante forme di lavoro oggi esistenti riconducendole a poche unit; che l'apprendistato sia la via d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con formazione vera e certificata, pienezza di tutele e retribuzione progressivamente crescente;

L'ideologia del precariato ha prodotto norme e danni rilevanti, fino al culmine rappresentato dal collegato lavoro, che prevede: un termine max di 60gg. per impugnare i contratti irregolari pena la decadenza da ogni diritto, riduce le mensilit per il lavoratore in caso di vittoria nella causa che, con provvedimento ulteriore, da ora e per la prima volta sar fatta pagare alle persone. Prevede la prossibilit di certificare al ribasso tutte le norme contrattuali (successivamente con l'art.8 addirittura anche le leggi) e un meccanismo di arbitrato che impedirebbe di ricorrere al giudice del lavoro. Un legge che senza tema di smentite si pu definire contro i precari e i giovani e che come l'art.8 deve essere cancellata. Lavorare con diritti un dovere per un paese civile, obbiettivo realistico e possibile conveniente per imprese e lavoratori.

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