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DES PALLIERES. IN CAMPER A KATMANDU. E se andassimo in capo al mondo?

Chi non ha mai detto questa frase, - in famiglia o agli amici, almeno una volta nella vita? E cos che un bel giorno, senza pensarci due volte, Christian e Marie-France Des Palli res decidono dipartire in camper, con i loro quattro bambini, per un lunghissimo viaggio fino al paese dei maharaja. . . Con pochi soldi, nessuna amicizia influente, n facilitazioni particolari, I'impresa appare come una pura follia agli occhi di amici e conoscenti. Ma i Des Palli res non ascoltano consigli: ricchi di coraggio e di entusiasmo, si gettano a corpo morto nei preparativi della partenza. E il miracolo si compie: tutte le difficolt che sembravano insormontabili cadono come un castello di carta... e il sogno diventa realt . L'inizio dell'aVVentura. TUTTO COMINCIO' circa due anni or sono, in una giornata grigia. forse ancora pi grigia del solito. Era una domenica e, insiem~ con i nostri quattro figli, uscivamo da un cinema. Quante avventure, e quanto sole, in quel film! Fuori pioveva, e la strada era scura, come scuri erano anche il cielo, i muri delle case, e tutto il resto. Il giorno dopo, un luned come tanti altri, mi sarebbe toccato correre per prendere al volo il treno che da Meudon portava a Parigi, e poi la metropolitana. Avrei trascorso la giornata in un mondo di uomini seri ed efficienti e sarei rincasato, la sera, con la voglia di giocare con i bambini, vederli crescere, sentirli ridere. E invece ci sarebbero stati i compiti da fare e, subito dopo, tutti a nanna, per ricominciare come il solito l'indomani. Ancora abbagliati dalle scene solari del film, ci eravamo incamminati, tenendoci a braccetto, verso la nostra vecchia Renault 16 che ormai partiva solo a spinta. Devo aver buttato l una frase pi o meno come questa: E se si partisse per il giro del mondo?... Marie-France, mia moglie, una donna minuta, dagli occhi grandi come il mare, si era girata verso di me guardandomi con un'incredulit mista a speranza. Dici davvero? Guarda che ti prendo in parola..., Dal tono della voce mi resi conto di averla turbata, sia pure di poco, e in verit quella reazione non me l'aspettavo. In fondo, avevo solo lasciato libero un palloncino colorato per vederlo salire in cielo e poi scoppiare. Ma quello invece non scoppiava. Dovevo prevederlo. La mia straordinaria Marie-France! Avendo afferrato che non scherzavamo, i bambini si erano scatenati Durante il viaggio di ritorno a casa si misero a gridare tutti quanti insieme nell'automobile. Bertrand, dieci anni, adorabile e sensibile, un sognatore che per difficilmente getta la spugna, dotato di un'armomosa voce da soprano, pretendeva che facessimo quel nostro giro del mondo a dorso di cammello. Isabelle, sette anni, se npre pronta a tutte le avventure, cos buffa con quella sua faccina tonda e quelle sue codine ribelli, e con un'innata propensione a combinare pasticci, proponeva un

pallone aerostatico. Marie-France, pi posata, propendeva per il camper. Eravamo tutti sovreccitati, di modo che il viaggio si era concluso con uno di quei cori travolgenti che costituivano la nostra specialit . Appena varcata la soglia di casa, Marie-France si era precipitata al telefono. E fatta cos, lei: gioie e dolori non sa tenerli per s . Deve condividerli per forza con gli altri. Quindi, prima ancora che riuscissi a obiettare alcunch , gi parlava con Nonnina. E cos mi bruciava tutti i ponti alle spalle. Ormai ne andava del mio onore! Mi pare ancora di sentirla, attenta a non rovinare l'effetto-sorpresa: Pronto, mamma? Reggiti forte, ch ho da darti una grande notizia! Non vorrai dirmi che... No, non quello. Ma ti pare... quattro sono gi tanti. Ascolta invece: PARTIAMO PER IL GIRO DEL MONDO! Mi immagino la faccia di Nonnina all'altro capo del filo... Ma no che non scherzol Davvero! Dico sul serio! Non mi credi?... Christian? Be', trover ii modo, chiss ... magari un'aspettativa. La scuola? Be'... si vedr ! Intanto, all'aritmetica ci penser Christian. All'improvviso mi vedo alle prese con migliaia dei soliti problemi rompicapo: treni sferraglianti a novantasette chilometri all'ora e vasche che non la finiscono mai di svuotarsi... povero me! S, s, lo so. A questo punto Marie-France sembra meno sicura di s . Ma Christian intende risparmiare! Dopo quella telefonata, Marie-France ne aveva fatte una decina, Ie reazioni per non erano state all'altezza del suo entusiasmo. In pratica nessuno ci prendeva sul serio, e magari ci sospettavano pure di aver alzato un po' il gomito, quella sera. Bertrand nel frattempo era andato a prendere il suo mappamondo con luce incorporata e adesso ci stringevamo tutti attorno a quel globo come tanti chiromanti chini sulla sfera di cristallo. E i soldi? Lo sapevo che Marie-France se ne sarebbe uscita con quella domanda inopportuna. Indotta da una sua connaturata propensione a occuparsi dei lati pratici della vita, sfondava il tuo tappeto magico per farti ritrovare per terra, dopo un volo senza paracadute. Cosa, i soldi? D'ora in poi staremo attenti. I bambini erano intervenuti a darmi manforte: Tanto, ci basta andare per strada a cantare . Oppure basta vendere i miei disegni! si era offerto Eric, I'artista di casa. Sei anni, un sorriso da Ges Bambino, calmo e riflessivo, sempre misteriosamente assente quando c' da sfaccendare. Steso pancia a terra sul tappeto, mi tormentava l'orecchio destro. Tuttavia, e nonostante le innegabili doti del nostro pittore, quale unico cliente ben disposto non vedevo altri che Nonnina. Caroline, undici anni, due trecce bionde, occhi azzurri, graziosa e giudiziosa, assai brava a maneggiare la penna e la chitarra, era tornata dalla sua camera portando una scatola per scarpe tenuta insieme dallo scotch. Sopra vi aveva scritto in lettere a stampatello di vari colori: CASSA COMUNE DEL VIAGGIO. Gli altri erano subito corsi nelle loro camere per tornare con i loro salvadanai e versare nella scatola ogni loro avere: risparmi e piccole mance... Li abbracciammo stringendoli un po' pi forte del solito e cercando di non lasciar trasparire la nostra commozione. Fu allora, in quel preciso momento, che ebbi la certezza che saremmo partiti. I bambini avrebbero voluto che decidessimo subito, all'istante, e si addormentarono solo dopo aver ottenuto la promessa, ripetuta dieci volte, che non avremmo cambiato idea. Io porter la mia bambola, Coralie, perch lei non ha mai fatto il giro del mondo! aveva concluso Isabelle. Ora che i miei giramondo in erba si erano addormentati, all'improvviso mi rendevo conto di quale immensa montagna di problemi avevo

sollevato con quella frase, pur cos piccola. Proprio vero che con MarieFrance non si pu sognare a voce alta. Gi l'anno prima, all'uscita da un cinema, dopo aver visto un film in cui si narrava di una numerosa famiglia austriaca che aveva formato un coro, avevo pronunciato queste imprudenti parole: Sarebbe bello se riuscissimo a fare un coro anche noi! Fin dalla stessa sera, e dopo che ci eravamo riuniti tutti e sei in salotto come il solito, gi non nutrivo pi alcuna illusione sull'avvenire del nostro coro. Dovevamo assolutamente lasciar perdere, se non volevamo inimicarci i vicini. Solo che non avevo messo in conto la tenacia di Marie-France! Stregati dal film, ci buttammo a corpo morto nel folclore tirolese. Quanto al folclore, nessuno ci batteva. Per ci che riguardava il Tirolo, invece, ci facemmo spedire i costumi di quella terra. I bambini erano deliziosi, Marie-France un incanto, mentre io andavo orgoglioso dei calzoni corti di cuoio con bretelle e dei calzettoni rossi. Eric, invece, non apprezzava granch i suoi calzoncini: ogni volta che doveva andare in bagno, s'imbrogliava con quei grossi bottoni di pelle e finiva sempre che l'operazione si concludeva troppo tardi... La nostra pi entusiasta ammiratrice fu, in un primo tempo, Nonnina. Ma potevamo fidarci della sua imparzialit ? Ogni sera MarieFrance ci aspettava per le prove, e guai agli scansafatiche! Che nessuno Sj azzardasse a tornare da scuola o dall'ufficio senza aver imparato la parte. A sentire la portiera, miglioravamo di giorno in giorno: sembrava che riuscisse ad ascoltarci attraverso il condotto di scarico della spazzatura che fungeva da cassa di risonanza. Ben presto per eravamo giunti alla conclusione che non facevamo abbastanza rumore, e cos decidemmo di armarci di strumenti. Eric rimedi un triangolo e un tamburello; Isabelle uno xilofono, gli altri una chitarra ciascuno. In poco tempo la nostra fama varc i confini del condotto della spazzatura e non ci fu matrimonio, festa parrocchiale, riunione conviviale della terza et che non ci vedesse fra le attrazioni. Insomma, avevamo finito per dar vita a un vero coretto. SPOSTATI, Eric, che rovini tutta la Cina! Le trecce bionde di Caroline galleggiano sul Pacifico Bertrand giunge fino in Iran, ma l si ferma, esitante... E dopo, dove vai? Isabelle pianta un dito grassottello sul Mar Caspio: Passa di qua, no? Tanto c' il mare! A darle retta, I'intero viaggio si ridurrebbe a una scampagnata con secchiello e paletta. Caroline ha trovato una pi alta fonte di ispirazione: la settimana scorsa tornata raggiante dalla biblioteca comunale portando il Milione di Marco Polo. Bertrand l'aveva umiliata: Ma che ti credi? Quella roba vecchia! Fra cataste di volumi aperti, leggo un libro d'avventura mentre Marie-France sembra interessata a una guida turistica. Si potrebbe passare dal Mar Caspio, oppure potremmo attraversare il deserto, pi a sud... Il deserto? Ma dico!... Immagino gi sei scheletri scarni attorno a una borraccia vuota. Al solo pensiero, mi viene sete. Mi alzo e scoppio a ridere. Ecco l, coi sederi per aria e i gomiti piantati sulla carta geografica, la mia serissima famiglia che sta scegliendo un itinerario da deserto della morte. Quella scena si ripete ogni sera, da quel famoso giorno in cui... Ancora non so se fu un'ispirazione geniale, oppure il pi grosso sbaglio della mia vita. Fatti in fretta i compiti alla bell'e meglio, al ! ci ritroviamo tutti e sei a fantasticare. Quel nostro viaggio si va dipanando con una grossa linea rossa attraverso la carta geografica e ormai arriva fino in India. In India!.. . Ci pare una favola.

IL VENDITOKE fiuta il colpo grosso. Intuisce di avere la preda in mano. Ecco, guardi, signore, provi anche lei! Compie una mossa che mi lascia a bocca aperta: prima che abbia il tempo di raccapezzarmi, il tavolinetto e i sedili del camper scompaiono lasciando il posto a un letto. Mi ci stendo sopra. In quanto a larghezza, si voluto privilegiare l'intimit : dovremo cercare di litigare il meno possibile, Marie-France e io. In quanto a lunghezza, tocco con la testa e con il tallone, ma pu andare. Fortuna che non mi rimangono troppi capelli! Si accomodi anche lei, signora! A questo punto, gi che ci siamo, perch non tiriamo addirittura le tende? Peraltro, in questo preciso momento, la signora impegnata. Sta esaminando l'arredamento con occhio esperto: I'angolo pranzo, sul retro, e il cucinotto lungo una fiancata. I bambini, dal canto loro, vanno ficcanasando per ogni dove: aprono gli armadietti, tirano le tendine e ci urlano tutti insieme ogni loro scoperta: Pap , guarda, c' l'acqua corrente! esclama Caroline. Isabelle aggiunge: Io dormir l, con Bertrand! Eric volge verso di me il suo sguardo timido e mi chiede: Questo, possiamo comprarcelo? Io, che sto ancora lungo disteso sul letto, domando con indifferenza: Quanto viene a costare? La risposta non mi impressiona per nulla... Una quisquilia, suvvia! Se quel poveretto sapesse che non disponiamo di un soldo bucato, ma che quel particolare non ci impedisce di passare le domeniche a visitare decine di quelle magioni ambulanti! Il venditore ha preso il blocchetto degli ordinativi. Semplicissimo: basta una firmetta qui! E chi se ne importa, poi, se dovremo tribolare fino agli anni della pensione e oltre? Guardi quanto gi piace ai suoi figli! Ecco, bravo! Se adesso mi defilo, faccio la figura dell'aguzzino. Arretrando verso il predellino dell'autoveicolo mi faccio scudo, seppure impappinandomi leggermente, del premeditato discorsetto col quale chiedo tempo: per un pi attento esame del prospetto illustrativo, per riflettere meglio prima di decidere e, magari, tornare la settimana successiva... Ad accrescere la mia onta, ecco che Eric si mette a piangere: Perch non torniamo a casa con questo? 412 Allora decido di affrettare al massimo la manovra di ripiegamento. Sbrigatevi, bambini, altrimenti ci toccher andare a letto subito dopo cena. Obiettivo centrato in pieno! La serata familiare sacra per loro! Non vi rinuncerebbero per nulla al mondo, neppure per una tavoletta di cioccolato! Il venditore ci riaccompagna fino alla nostra vecchia Renault sulla quale prende posto, molto dignitosamente, I'intera famiglia. Non appena per quello gira la schiena, di corsa tutti a terra a spingere, tranne me, ovviamente, che rimango comodamente seduto al volante. Da quando l'impugnatura del cambio di velocit finita nel vano portaoggetti, assieme al tergicristallo e a qualche altro pezzo, tutta roba sicuramente superflua, Marie-France non vuole pi saperne. Finalmente l'auto partita. Per tirare su il morale, attacco la nostra canzone tirolese preferita. I viaggi in macchina ci ispirano sempre allegre cantatine. E cos abbiamo dimenticato i camper inavvicinabili e, fra una canzone e l'altra, filiamo a gran velocit sognando colline verdeggianti e fiorite. Meudon? Di gi ! Non ci siamo accorti del tempo che passava. UNA SEKA, tornando a casa, trovo Marie-France seduta al tavolo, in salotto, in mezzo a decine di estratti-conto bancari e di fogli scaraboc-

chiati di cifre. Lancia un'occhiata alla pila di libri che ho appena acquistato e che ora poso, facendo finta di nulla, sul cassettone. Brutto segno: stasera non mi sono meritato le "braccia intorno al collo". Hai visto i conti?... Non li ho visti, ma ho l'impressione che ne sentir molto parlare. Se si continua cos, inutile anche solo pensare al viaggio!... Quel si sta certamente a indicare me! Cerco di guadagnare tempo. Continuare cosa? Be', a comprare libri, ad andare al cinema... Da dodici mesi ci prepariamo, si parte fra un anno, la libreria scoppia, ma ancora non abbiamo un soldo da parte ! I bambini ci guardano sconsolati. Isabelle apre la cassa comune e Bertrand fa i conti, impegnando le dita per i riporti: settecentotrentadue franchi e trenta centesimi. Un po' pochino, in effetti. .. Cerco di giustificarmi: Ma guarda che i libri li ho comprati perch li leggano tutti . Devo riconoscere che da quando s' deciso questo viaggio in Asia non mi sono perso un libro, un film, un articolo o una conferenza su quel continente. Per mia moglie ha ragione. Forse abbiamo imparato tante cose, ma siamo ancora senza soldi e senza camper. M' venuta un'idea! Dobbiamo preparare una bella presentazione del nostro progetto, con l'itinerario, i costi e tutto il resto! Nel libro che sto leggendo, i protagonisti si sono organizzati in questo modo. Hanno spedito il fascicolo a parecchie aziende e hanno trovato degli sponsor per parte dell'equipaggiamento. Ho fatto centro: MarieFrance mi segue con attenzione. Inoltre, potremmo dare dei concerti! Forse che non stato un successo, sabato scorso, quella cena conviviale per la terza et ? S, tu per non sapevi bene la parte ! Ho meno tempo di voi! Non dimenticare che io, oltretutto, devo anche pensare all'ufficio, che mi costringe a uscire di casa alle sette del mattino per tornarvi alle otto di sera! La risposta gi la so, la conosco a memoria: Eh s, perch in casa ce ne stiamo con le mani in mano, vero! Quattro figli da crescere, non significa lavorare! Sbrigare la tua corrispondenza, non significa lavorare! Rammendare i calzini del signore, neanche questo significa lavorare! E tutto uno scherzo! Invece, no... Nulla di tutto questo. Anzi, addirittura mi arrivano in premio le sue "braccia intorno al collo": Ma lo sai, tu, che ti voglio tanto bene? L'adoro, questa mia ragazza, e la bacio. Ormai lei era completamente rassicurata. Ma, con tutto quello che rimaneva da fare, adesso ero io a dubitare se saremmo mai partiti, un giorno. MIA MOGLIE ha gli occhi un po' cerchiati dalla stanchezza. M'intenerisco quando la vedo impegnarsi tanto generosamente in ogni sua impresa. Svolge mille incombenze, scrive centinaia di lettere ai fabbricanti di autoveicoli e di macchine fotografiche, alle ambasciate, alle compagnie petrolifere, alle banche, al ministero della Pubblica Istruzione, al nostro padrone di casa, all'esattore, a Babbo Natale... insomma, quotidianamente, non appena vediamo arrivare il portalettere, gli saltiamo addosso tutti e sei, ficchiamo il naso nella sua borsa, tratteniamo il fiato mentre Marie-France strappa trepidante la busta che reca l'intestazione di un'importante societ e che sicuramente racchiude l'adesione entusiastica di un ricchissimo sponsor... Poi, per , il sorriso tende a raggelarsi sulle sue labbra e allora, senza bisogno che ci legga la lettera, veniamo a sapere che "nonostante l'indubbio interesse del Suo progetto..." bla bla, bla bla... "I'attuale momento di crisi non ci consente..." C' poi stata quella telefonata: un'amica che conosce uno che... se

414 415 IN CAMPER A KATMANDU non le sa lui, queste cose... I paesi dei quali andiamo tanto sognando, ci ha detto, in realt sono posti da incubo. Dietro ogni angolo si nasconde qualcuno pronto a sgozzarti. Per i bambini, poi, troppo pericoloso. Se ci teniamo, possiamo anche giocare con le nostre vite, ma con le loro no, suvvia! Se davvero volete andare, almeno, lasciateli qui. Partire senza i nostri figli? Mi sono sentito salire la mosca al naso: ebbene, s, i rischi ci sono, eccome! E parecchi ne ha dimenticati, la cara amica. Eh gi , rischiamo anche di farci sventrare, stuprare, tagliare a fette! No, non troveremo un medico a ogni svolta di pista! E se i bambini si prendono tutti quanti insieme il colera, e la malaria, o un'appendicite acuta o magari il tifo, ebbene s, ci troveremo nei guai, altroch ! Come se, dopo tanti mesi di preparativi, non li conoscessimo a memoria, questi benedetti rischi! Come se non cercassimo di porvi rimedio! Lo sappiamo perfettamente che non li si pu eliminare tutti! Ma non forse un rischio portarsi dietro i figli a centotrenta all'ora sull'autostrada? E cos i mesi passano. Ma non si muove nulla. A poco a poco i parenti si mettono l'animo in pace: vedrai che non partiranno mai. E poi, un bel giorno, arriv quella lettera, cento volte riletta, di un certo signor Alain, di Meaux, un costruttore di camper: "Il Vostro progetto ci interessa. . . Vogliate prendere contatto con noi al pi presto". Andammo da lui di corsa. Ancora oggi rivedo tutti noi al cospetto del signor Alain. Bisognava risultare convincenti! Per oltre un'ora esponemmo le nostre idee. Segu l'attesa. Sar s oppure no? Fu "s". Quasi lo baciavamo. L'IMPONENTE signora che siede alla nostra sinistra ci avverte: Fra cinque minuti arriviamo a Meaux . L'eccitazione sale al massimo in tutto lo scompartimento. Isabelle sveglia la sua bambola, Coralie, che dormiva nella retina portabagagli. Marie-France raccoglie le cartacce e la bottiglia di acqua minerale. La vicina di posto che, dalla partenza da Parigi, non ha mai smesso di lavorare all'uncinetto trafficando intorno a un qualcosa di rosa-shocking, ripone tutto da una parte per riallacciare la scarpa di Eric mentre io gli rimetto il passamontagna e Caroline gli aggiusta i calzoncini. Isabelle ha pubblicamente rivelato i nostri progetti e ormai tutti sanno che andiamo a prendere il famoso camper che ci porter intorno al mondo. Cos vanno le cose, quando si viaggia in famiglia: impossibile rimanere in incognito! Scendiamo dal vagone fra commoventi addii. Corsa verso l'uscita della stazione. Troviamo ad attenderci il signor Alain. Ci legge nel pensiero. No, sono venuto senza, perch ancora devono ultimare l'installazione delle taniche. Venite, vi ci porto. Ci fermiamo nel vasto piazzale gremito di camper. Quello nostro, piccolino, bianco e pimpante, si distingue da tutti gli altri per la grande mappa dipinta su di una fiancata: il nostro itinerario. La grata di protezione sul muso e le due taniche sul di dietro gli conferiscono un aspetto alquanto "campagnolo". E amore a prima vista. Cerco di apparire calmo, ma avrei voglia di mettermi a saltellare come Isabelle che, per l'eccitazione, non sta pi nella pelle. Il signor Alain studia le nostre reazioni ridendo sotto i baffi. L'ha curato in ogni minimo particolare e si vede benissimo. L'ho attrezzato come se dovesse servire a me. Voi realizzerete il grande sogno della mia vita! mi confida. Restiamo l impalati, ancora incapaci di crederci. Eric mi si avvicina

timidamente: E davvero nostro, questo qui? Il signor Alain apre la porta posteriore. Accomodatevi pure. E tuttovostro! Mentre i bambini partono all'arrembaggio urlando come ossessi, Marie-France e io ci occupiamo degli ultimi particolari. La conversazione assume accenti lirici. Nel gabinetto vi faccio installare il modello 44 oppure il 66? Apprendiamo seduta stante che si tratta del numero delle "visite" e alla fine optiamo per il 66, che dovrebbe consentirci di resistere a un assedio di circa quattro giorni! Si parte. Il signor Alain subisce l'aggressione della mia progenie: viene travolto da una valanga di baci, pieni di entusiasmo e di riconoscenza, e anche un tantino appiccicosi. Io mi limito a stringergli la mano, anche se in cuor mio non sono da meno dei miei figli. Alla fine salgo in cabina. Un'occhiata al retrovisore: seduti sull'estremit del sedile, compunti come nel giorno della prima comunione, i bambini trattengono il respiro. Attimi di ansia e di attesa... Contatto. Il motore risponde con un ronzio meraviglioso. Ingrano la prima. Il signor Alain ci saluta con un gran sorriso. Buon viaggio! Ostentando una serenit solo apparente, tant' che una gamba mi trema leggermente, porto via la mia famiglia, che sembra di pietra, e intanto formulo auspicii affinch riesca a imboccare l'uscita senza andare a cozzare contro tutti questi bei camper, o contro il cancello del piazzale. Ecco, andata. Nessuno pu pi vederci. Iahooooooo! Troppo a lungo ci siamo trattenuti e a questo punto, logicamente, si 417 IN CAMPER A KATMANDU scatena l'inferno. Un assalto di pellirosse, con tanto di rullar di tam-tam ottenuto battendo le mani sul ripiano del tavolo, Diecimila decibel sparati nei tlrnpani; e mentre tutti quanti scoppiamo a ridere fino alle lacnme, mi viene da pensare al mio capo, il principale, e ai miei quarantaquattro anni. No-stro! E tU-tto no-stro! Ah! Sai come ci rimarranno quelli pronti a scommettere che non saremmo mal partij!,,, Come la mettiamo, adesso? La strada ci corre incontro veloce. Nel retro continuano le manifestaziom di entuslasmo Isabelle ha gi sistemato l'immancabile Coralie lass, nel letto a mansarda situato sopra la cabina di guida. Caroline e Bertrand Sl sono assegnati un armadietto ed Eric esplora la cassapanca come uno speleologO Pigio l'acceleratore e tocco i settanta. Vogliamo trovare un nome per il nostro camper S, d i, s! La casa viaggiante. Piccolo nido! Cosetto! Da mezz'ora ormaj ci spremiamo le meningi e ancora nulla: cominciamo a disperare. Nel frattempo, il nostro camper andato riscuotendo un successo enorme. Chiunque lo incrocia, qui sull'autostrada sgrana tanto d~occhi. In effetti assai buffo, con tutte quelle scritte. Buffo, e certamente poco discreto. Tatino! sbotta a dire Isabelle. Bertrand reagisceesasperato: S, buonanotte! Mamma ha detto che nel nome deve figurare la parola "auto" o "bus" . BussolottoNon sarebbe carino? azzarda ancora Isabelle. Ehi, Christian, non correre cos! Ma sapete che lo si guida davvero bene, questo... Nanobus!

Modesto, mi lasciO travolgere dagli applausi. Nell'aria si sente, quasi palpabile, l~ammirazione. Imbaldanzito, insisto: Per le sue dimensioni cos contenute, mi sembra s un autobus, ma piccino piccino... Per cui: Nano... Bus, vi pare? Marie-France ironizza Grazie tante, ma s'era capito. E, da adesso in pOI, chi non lo chiama per nome, paga un pegno: venti centesimi! E GIA BUIO. POCO fa ci siamo fermati per abbassare il tavolo e mettere alla prova Pequipaggiamento-notte L'esperimento riesce in pieno: i nostri quattro pellirosse sono caduti in un sonno profondo. Marie-France li osserva con l'attenzione amorosa di una mamma chloccia. Davanti a quel quadretto sento che mi si stringe il cuore. Dice, con voce venata dalla tenerezza: Ricordi, quando, da fidanzati, in quell'automobile vuota, tu ti girasti e te ne uscisti con una battuta: "Bisogner riempirli, quei posti!" Ebbene, sapessi che felicit , ora!... Il viaggio, il camper!... Mamma, paga venti centesimi! Caroline non dormiva. TUTTI E SEI! Ma che meraviglia! E quanto chiedete? Marie-France arrossisce. Io m'impappino. Chi ha mai pensato a quel particolare? Il signor Laurent, il direttore del Centro culturale, ha sentito parlare di noi e dei nostri cori da un amico. Seicento franchi vi sembrerebbero abbastanza? ci propone. Altroch ! Allora metto in programma una festa d'addio per voi. Mi sento tremare dentro. Mi vengono in mente immagini di pomodori marci. Ma non dovrebbe, prima, sentire un po' come ce la caviamo? Una cosa sono le esibizioni familiari, altra e ben altra cosa calcare un palcoscenico! Ma per lui - sar per amore del rischio o per un'illimitata fiducia - l'affare fatto. Ecco qua, bambini, ecco il nostro primo contratto. Canteremo davanti a spettatori veri, spettatori paganti. E il ricavato finir tutto nellacassacomune! Isabelle prende a saltellare. Che bello, diventeremo famosi! S soprattutto se continui a miagolare come al solito! Gi , perch tu, Bertrand, non ti sei mai sentito! Ci divertiamo per un bel pezzo a parlare di impresari, di giornalisti e di interviste. Marie-France per non condivide la generale esaltazione. Non so se ve ne rendete conto, ma ci rimangono appena tre mesi prima della festa d'addio. E vi garantisco che dobbiamo rimboccarci le maniche sul serio! Quindi, finitela con queste pagliacciate e mettiamoci subito al lavoro; altrimenti, sai che disastro! EccocI al giorno della festa d'addio. C' molto nervosismo nell'aria. E se non viene a vederci nessuno? Ma ti pare questo il momento per una simile domanda? bofonchia Marie-France mentre abbottona le bretelline di Eric. C'era stato anche da pensare alle codine di Isabelle e alle trecce di Caroline, mentre Bertrand aveva rimediato uno sculaccione per essersi impataccata la camicia. Attraversiamo Meudon come fulmini e blocco il camper davanti alla 419 sala del Centro culturale. Dal marciapiede un ragazzino ci urla: E che? Andate a un ballo mascherato? In fila indiana, ciascuno imbracciando uno strumento, passiamo dalla porticina laterale. Isabelle si sente molto importante: Visto che bello? Entriamo dall'ingresso degli artisti!

E cos neppure paghiamo! aggiunge Eric, trionfante. Prendo accordi con l'addetto alle luci. Ultimissima prova. Bertrand non tiene il ritmo. Caroline propende a steccare e Isabelle si confonde con i martelletti dello xilofono. Marie-France borbotta, scura in viso. Indubbiamente c' molto nervosismo in giro. Eppure andiamo in scena solo alla fine della seconda parte. Prima di noi si esibiscono cori e orchestre di grande valore. E ci toccher sostenere il confronto! Proprio questo m'intimorisce: non faremo una figura meschina? Le venti e venti. Isabelle infila la testa nel sipario: La sala completamente vuota. Vedo solo Nonnina, laggi in fondo! Eppure lo spettacolo comincia fra dieci minuti appena! Che disastro! Addio, cassa comune. Il signor Laurent, il direttore, arriva di corsa, trafelato: Ditemi voi quando devo aprire le porte. Gi per la strada c' una folla incredibile. Non riusciremo mai a dare un posto a tutti . LE VENTITR . Gli artisti che ci hanno preceduto sono stati tutti bravissimi, e adesso tocca a noi. Ed ecco a voi il numero che tutti aspettate, la straordinaria famiglia Des Palli res che... Va bene, per mi sembra che calchi un po' troppo la mano! Come potremo mostrarci all'altezza di una simile presentazione? Ho il cuore che mi batte forte in petto e mi sforzo di inventare qualche spiritosaggine, tanto per rilassare la compagnia. Un ultimo, grosso abbraccio riunisce la famiglia. Si apre il sipario. Riflettori. Applausi. I primi brani del nostro repertorio europeo li cantiamo alquanto meccanicamente, con le corde vocali ancora rigide. I bassi mi vengono un tantino tremolanti. Sar per l'atmosfera, o per la simpatia che dalla platea sale a noi, ma a poco a poco le nostre voci si fondono pi armoniosamente. Isabelle, allo xilofono, conquista definitivamente il pubblico sbagliando clamorosamente un attacco. Adesso siamo al Guten Abend, l'addio. A un tratto, scena e pubblico spariscono e davanti a me vedo solo amici, e poi la gioia sul viso di Marie-France, i bambini cos bravi, e ancora questa voce di Bertrand, cos limpida e pura. Scoppia l'apIN CAMPER A KATMANDU plauso. L'intera sala ci urla il suo entusiasmo. Il sipario cala, si rialza, ridiscende, si alza di nuovo ed eseguiamo il bis finale. Il sipario si riabbassa per l'ultima volta, le luci in sala si attenuano. E finita. OGNI GIORNO, Marie-France attende il portalettere al varco; lesta, scarta le bollette del gas o la pubblicit . Oggi, si gira verso di noi con due occhi grandi cos e la bocca aperta, come se avesse ingoiato la posta: E. .. la tiv! Hanno sentito parlare di noi . La tiv?!... In effetti le nostre facce cominciavano a piacere. Il nostro coretto era gi stato ospite - un ospite assai emozionato - di alcune trasmissioni radiofoniche. ATTENZIONE, *a poco tocca a noi! Col dorso della mano mi asciugo le gocce di sudore dalla fronte. Ho gli occhi accecati da centomila watt, e lo stomaco sottosopra. Luce rossa: ci siamo. Milioni di sguardi puntati su di me!... MarieFrance, poi, ha avvertito parenti, vicini e la portiera. Ho messo i jeans, per sembrare pi sportivo, ma mi stringono un po'. Devo essere paonazzo e sento il talco colarmi addosso. La truccatrice me ne ha messo un quintale sulla fronte che, troppo sguarnita, poteva luccicare. Oggi abbiamo il piacere di ospitare nei nostri studi la sorprendente

famiglia Des Palli res, che si accinge a vivere una grande avventura.. . Mostrarsi disinvolti. Sorridere. Non pu non sorridere, il capo di una sorprendente famiglia. Il giornalista si gira verso di me. D'altro canto, Marie-France ha deciso di non rispondere: tiene il broncio da quando l'aiuto-regista ha decretato che i bambini non erano autorizzati ad andare in onda. Dunque, Christian Des Palli res, girerete il mondo per ben diciotto mesi... Quei due giovanottoni, lass, mi puntano addosso riflettori mostruosi. Non riuscir a connettere, mi verr un vuoto di memoria. Dove sta il microfono? E le mani? Dove le metto, le mani?... Ma cos' che mi ha chiesto?... Ah, s, il lavoro! Mi rivedo entrare nell'ufflcio del direttore all'IBM, per annunciargli che me ne sarei andato in ferie (non retribuite, ovviamente) per un anno e mezzo... Mi fermo. Ho risposto bene. Non poi cos difficile. E per la scuola? Come vi regolerete? Anche questa volta ho la risposta bell'e pronta. Marie-France e io, trepidanti come scolaretti, eravamo andati a trovare la direttrice della scuola dei bambini. Li iscriveremo a una scuola per corrispondenza. Mia moglie li seguir per le lingue e io per la matematica... E non si dice, d'altra parte, che la scuola migliore il mondo? IN CAMPER A KATMANDU Che parlantina! Sto superando me stesso! Le domande si susseguono a raffica. Ho sempre la risposta pronta. Un'ultima curiosit . Un viaggio del genere viene sicuramente a costare parecchio. Come avete messo insieme tutti questi soldi? Eccomi nei guai. Penso ai parenti, che stanno a guardarmi dall'altra parte delle telecamere. Come posso rivelare che ho venduto il servizio di zia Marcelle, o la piccola console sopravvissuta a tante generazioni, e i regali di nozze, le posate d'argento, i mobili e perfino i letti? Ecco... per cominciare, abbiamo costituito una cassa comune. Da due anni risparmiamo su ogni cosa. L'impegno di tutti, dei bambini in primo luogo, che si sono dimostrati davvero bravi: hanno sacrificato al fondo familiare i regali e i premi ricevuti. Entrano poi nel conto gli incassi derivanti dagli spettacoli dati dal nostro piccolo coro. Inoltre abbiamo dovuto chiedere dei prestiti. Non vanno infine dimenticati i contributi di enti quali il Fondo nazionale per l'avventura, gestito dalla Corporazione europea dell'escursionista... A questo punto, facendo finta di nulla, regalo un po' di pubblicit ai nostri sponsor. E neppure vanno dimenticate, naturalmente, le ditte che ci hanno dato una mano: per il camper, per la cinepresa. . . E gi i nomi. Fila tutto liscio: il giornalista non batte ciglio! Allora, Christian, e Marie-France Des Palli res, ormai non mi rimane che ringraziarvi e augurarvi buon viaggio! Ben inteso, fin d'ora ci promettete di tornare a trovarci al vostro ritorno per raccontarci come andata. La lucetta rossa rimasta accesa sulla telecamera. Mi stampo in faccia un sorriso che non finisce pi. Meudon, 10agosto 1977 No, No! Tutti fuori, altrimenti non capisco pi nulla! Piuttosto, voi passatemi la roba. Eccoci alla partenza. Marie-France ha assunto il comando, e che nessuno osi ribellarsi. Nanobus troneggia in mezzo a un immenso mare di roba sparsa per ogni dove: sulle scale, nell'ingresso e perfino sul prato. Mia suocera guarda con sgomento quella distesa: E vorreste ficcare tutta questa roba l dentro? Eh gi , vorremmo! Per ore e ore avevamo fatto il possibile per giungere a quel risultato. Marie-France era scomparsa nell'automezzo ma si

erano sentiti rumori di ogni genere, non escluse alcune espressioni molto colorite. Noi, anonima manovalanza, avevamo formato una catena che passava le cose, e passava, passava! Verso mezzogiorno Marie-France riappare sulla porta posteriore del camper, scarmigliata, rossa in viso. Prima di lasciarsi cadere sul predellino, allarga le braccia come per arrendersi ed emette un lamento: Impossibile! Non si pu , non ci sta . Dopo pranzo tiriamo fuori tutto per procedere a nuove, dolorose esclusioni. Ma ben presto la discussione si accende. Non penserai mica di portarti dietro due sacchi a pelo a testa! Eh, gi ! perch tu vorresti rimanere diciotto mesi senza lavarli! Io, no davvero. Mentre tu credi veramente di aver bisogno di dodici filtri dell'aria? Lo sai, no, che occupano posto, quegli aggeggi. Meglio premunirsi... Oh accidenti!... Piove! Che bolgia, per quindici giorni! Vendere i mobili, ridipingere la casa per recuperare la caparra, correre da un'ambasciata all'altra, da un ospedale all'altro per sottoporsi alle vaccinazioni prescritte, e un milione di cose da non dimenticare... E di questa, cosa ne faccio? Da un quarto d'ora giro disperatamente come una trottola con in mano la pentola a pressione. E va bene, posala per terra, ai piedi del mio sedile, l davanti: non vedo altra soluzione! Marie-France riesce ancora ad appendere i nostri abiti di scena negli stipetti, a infilare una ruota di scorta dietro al suo sedile, e la borsa degli attrezzi alle mie spalle. Nanobus ha ingoiato tutto. Perfino la chitarra, lo xilofono e la crostata di Nonnina. Strapieno come un fienile dopo la falciatura, la parte posteriore del camper tocca quasi terra e ci toccher penare non poco per ricavarci un posticino l dentro. Isabelle mi rovescia sui piedi un enorme involto di stracci dal quale spuntano due gambette di celluloide. Dico, siamo mica matti? Be', ma... Sono i vestiti di Coralie. Coralie! Eh no, bambini! Credo che non ci siamo capiti. State bene a sentire: vi lascio portare tutti i giocattoli che volete, ma proprio tutti. . . a patto per che stiano qui dentro! Aggiusto alla meno peggio una scatola per le scarpe abbandonata sul prato e la poso delicatamente sul predellino del camper. Qualcuno, sotto sotto, bofonchia. Dite un po', razza di brontoloni! Partirsene per il giro del mondo non forse meglio del pi bello dei giocattoli? Alla fine, come sonnambuli, ci siamo arrampicati ai nostri posti. La partenza avvenuta sul far della sera, nel silenzio pi assoluto, come se non ci sentissimo capaci di sopportare ir peso dell'ora. Fino all'ultimo i 423 bambini sono rimasti a salutare con la mano, ma adesso siamo troppo distanti. E cos, eccoci tutti e sei incapaci di parlare, a nascondere dietro stupide smorfie le ondate di commozione che ci assalgono. Quanti chilometri mancano, ancora? La voce aguzza di Eric, sbucata fra le lacrime represse, ha scatenato un'irrefrenabile risata generale dando la stura a tutti quei pensieri che si affastellavano nelle nostre menti e nei quali si confondevano la stanchezza, la gioia pazza e tanta, tanta tenerezza verso coloro dai quali ci eravamo or ora distaccati. Ci siamo fermati a Chalons-sur-Marne e subito siamo crollati, come massi, sulle cuccette, senza neppure cenare. Pip, i denti, le preghiere, e tutti a nanna. Ma Marie-France aveva ancora la forza di pensare: Sai

quanto ci rimane in cassa? No, ma preferirei riparlarne domani! Ebbene, appena undicimila franchi per diciotto mesi. Non riusciremo a pagare neppure la benzina! Chalons-sur-Marne, 2 agosto MA TI DICO di s, sono proprio loro, quelli visti in tiv! Figurati!... Ma s, con i quattro ragazzini... Riconosco la mappa, sul fianco del camper! Apro un occhio. Si sente l'odore buono dell'erba e della campagna. Mentre al suo interno tutti dormono, Nanobus stato riconosciuto dalle persone all'esterno. Intorno a lui fervono le discussioni. Una voce legge la mappa: Parigi, Monaco, Vienna, Belgrado, Istanbul... Mi piace l'interno di Nanobus al mattino. Attraverso le tendine filtra una luce arancione, calda, solare. Quant' buffo il nostro camper! E tutto in miniatura! Ecco perch , sicuramente, piace tanto ai bambini... Chi li sente, quelli? Ieri sera hanno voluto dormire accatastati come sardine lass, nel letto a mansarda. Vedo spuntare un braccino, penzoloni. Quello di Caroline. Per cominciare ce ne staremo in panciolle e passeggeremo per i campi. Possiamo benissimo perdere una giornata delle tante che abbiamo davanti! In secondo luogo, si pranzer pi tardi del solito, di proposito! E dopo ci concederemo un riposino per rimetterci dalle fatiche della mattinata. In seguito, e soltanto quando saremo ben sazi di ore sprecate, ci metteremo in cammino verso le Indie ! ...Ankara, Teheran, Kabul... L'allegro risveglio della famiglia Des Palli res all'inlerno del camper. Oh ! Vacci piano, amico bello. Bisogna anche arrivarci, sai! Finora ne parlavamo soltanto. Era meno pericoloso. Ma adesso successo un fatto nuovo: da ieri siamo in viaggio! E nonostante tutto mi viene da rabbrividire se penso a quel lunghissimo, cupo elenco di brutte cose che potrebbero capitarci. L'abbiamo imparato a memoria a furia di sentirci ripetere da tutti, con tanta pertinacia, descrizioni di scene orripilanti. Ma, a parole, avevamo sempre una risposta pronta. Anche morti di sete nel mezzo d'un deserto, con la pancia squassata dal colera e dovendo fronteggiare l'assalto di un branco di leoni famelici, ebbene anche allora avremmo saputo come comportarci... ...Benares, Katmandu... E si porta dietro i marmocchi! Per me, quello l uno sfegatato incosciente! Un irresponsabile senza cervello! continua la voce, imperterrita. Sfegatati noi? Guardo Marie-France, o meglio quello che di lei spunta dal sacco dei calzini che le serve da guanciale. Mi ispira sempre tanta tenerezza. Sfegatata, lei? Ma se basta la vista di un ragnetto a metterla in fuga e a strapparle urla di terrore! Io, forse s, un tantino. Di sicuro per abbiamo ben poco da spartire con quei superfusti barbuti, muscolosi, sportivi e via dicendo. Vero , in ogni modo, che ci siamo imbarcati in una di quelle imprese... 424 425 IN CAMPER A KATMANDU G~ro/i~e Trippstadt, Germania, 3agosto _

OGGI PER LA PRIMA volta abbiamo attraversato una frontiera. Mi ha fatto un certo effetto, perch significa che il viaggio cominciato davvero. Il doganiere francese, un omone grande e grosso, nel vederci si stupito cos tanto che ha chiamato non so chi al telefono e gli ha detto ridendo: Senti questa, ho qui davanti a me una graziosa signora, piccolina ma piena di belle speranze! Pensa che col marito e quattro figli vuole arrivare fino a Katmandu! Questa sera siamo giunti al campeggio di Trippstadt e Nanobus ha riscosso un successone; c'era sempre gente intorno a lui. Isabelle s' piazzata davanti alla mappa rimanendoci tutta la sera: rispondeva lei a tutte le domande. Pap le ha promesso che le comprer un berretto da guida turistica. Villach, Austria, 11 e 12 agosto CHE GUAIO! Nanobus sta male! Non sappiamo cos'abbia: in salita non ce la fa pi. Quando pap accelera gli viene il singhiozzo e sputa nuvole di fumo nero da dietro. Pap si dato da fare, ha aperto il cofano, ha armeggiato un po' con i fili, ha soffiato nel motore, ma sta come prima: Nanobus, non pap . Secondo me, non se ne intende molto: pap , non Nanobus. Intanto, anche se solo per una piccola salita, ci mettiamo tutti quanti a spingere con forza in avanti per aiutare il povero Nanobus a raggiungere la cima. E dal nostro arrivo al campeggio di Villach che pap va cercando qualcuno che se ne intenda di motori. Adesso Nanobus circondato da signori che discutono davanti al suo cofano aperto e che di tanto in tanto ci mettono le mani dentro. Nel frattempo, per , con quei suoi sputacchi neri, ha gi lasciato una grossa macchia sul prato. Non s' trovata un'officina per riparare il camper e cos abbiamo deciso di proseguire lo stesso, piano piano, verso la Jugoslavia. OGGI, 12 agosto, abbiamo percorso una lunga tappa e siamo tutti un po' nervosi. Coralie, la bambola di Isabelle, ha causato un'altra baruffa. Bisogna dire che questa bambola rompe abbastanza le scatole a tutti. Gi il posto pochino e se poi ce la dobbiamo sempre ritrovare tra i piedi... Dunque, questo pomeriggio, Isabelle s'era messa a ninnarla a voce alta a suon di "mi-mi" e "ngh -ngh " mentre le dava il biberon. A un certo punto Bertrand non ci ha visto pi e le ha detto chiaro e tondo che faceva la figura da scema a coccolare con tanto sentimento un pezzo di plastica. Isabelle se l' presa e, per dispetto, si messa a cantare a squarciagola, dicendo che voleva far addormentare la sua Coralie, e intanto se la stringeva al petto. Si sono azzuffati e gli oggetti hanno cominciato a volare dappertutto. Isabelle s' presa in testa il salvadanaio di Eric. Pap ha fermato Nanobus, si arrabbiato parecchio e ha fatto pagare a Bertrand una multa di cinque scellini austriaci. Belgrado, Jugoslavia, 14 agosto EccocI arrivati in Jugoslavia, ma non abbiamo trovato nessuno per curare il povero Nanobus, forse perch domenica. Il nostro camper sta diventando molto capriccioso: talvolta non riesce neppure a superare i quaranta ma poi, d'un tratto, si mette a correre come un pazzo. Dice pap che deve trattarsi di un tubo otturato dalla sporcizia. Bertrand e Isabelle, come al solito cane e gatto, hanno litigato cos tanto per mettersi sul sedile davanti, che adesso pap ha stabilito turni

di un'ora ciascuno. Ma ecco che sorge subito un'altra discussione perch secondo Isabelle non si pu tener conto delle attese causate dagli ingorghi. Intorno a noi il paesaggio cambia leggermente: ora si vedono meno campi di granturco e di girasoli e pi ulivi, oltre a bambini con greggi di pecore. Skopje, 16agosto EVVIVA! Nanobus guarito. Nessuno ha capito cos'abbia avuto questo nostro piccolo automezzo, ma quanta apprensione in tutti noi! Adesso affronta le salite da campione e andiamo di nuovo orgogliosi di lui. Stasera ci troviamo a Skopje, una citt simpatica e allegra nelle cui strade abbondano le fontanelle e i venditori di spiedini. . . Salonicco, Grecia, 17agosto ALLA FRONTIERA greca il termometro, all'interno del camper, raggiunge i trentacinque gradi. Si soffoca veramente. Fra un'ora saremo a Salonicco, in riva al mare. Un bagno! Quanto me lo sogno! Intanto, ho deciso: uno di questi giorni scriver alla nonna. IN CAMPER A KATMANDU C`ara Nonnina, siamo arrivati in Grecia e, poco fa, abbiamo raggiunto Alessandropoli. Cerca di immaginarti un cielo tutto azzurro, un mare trasparente e caldo, i pini e gli oleandri, gli ulivi che ti fanno ombra dopo il bagno, il canto delle cicale, e lunghe serate attorno al barbecue, i grilli e i bagni di notte, per non parlare, naturalmente, delle veglie serali durante le quali pap , ogni giorno, inventa una nuova favola storica sulla Grecia. Piano piano la vita si organizza aU'interno di Nanobus, ci stiamo adattando. Il momento pi critico quando ci tocca smontare tutto per preparare i letti. Sapessi che impresa! Bisogna tirare gi dal letto a mansarda lo xilofono per sistemarlo nella cabina di guida assieme a decine di altre cose, non ultima - manco a dirlo - la bambola di Isabelle. Dopo, ripieghiamo il tavolo e, sotto, ci infiliamo l'apparecchio fotografico e la cinepresa. La mattina dopo, immancabilmente, bisogna ricominciare tutto da capo, ma stavolta alla rovescia. Io non ci dormo pi lass, perch Isabelle e Bertrand si accapigliano un po' troppo spesso. Cos, adesso, utilizziamo il lettino aggiuntivo quello di tela, e lo stendiamo sopra il lavello e i piedi di mamma e pap . La sera, per non disturbarci con la luce, appendono con una molletta per il bucato una coperta fra le maniglie degli armadietti. Per le faccende domestiche, ci dividiamo i compiti, e quasi sempre senza tante storie. Io scelgo spesso di lavare i piatti, perch altrimenti i piccolifiniscono per lasciarli dove capita. Se tutto va bene, domani si dovrebbe arnvare a Istanbul. Ma ti rendi conto?. . . Un abbraccio forte forte, Caroline Istanbul, Turchia, 22 agosto IERI SERA siamo arrivati a Istanbul. Del viaggio ho poco da raccontare, a parte il fatto che i turchi sono molto scuri di pelle e hanno baffi stupendi. Gi nel pomeriggio andremo a ritirare la corrispondenza giacente all'American Express. Ci preoccupava un tantino il pensiero di dove sistemarci per la notte con Nanobus: ci siamo sentiti ripetere un sacco di volte che le strade di Istanbul sono pericolose e che di notte potrebbero svaligiarci. Invece siamo arrivati in un grande campeggio,

una ventina di chilometri prima della citt , zeppo di tedeschi, di inglesi, di olandesi e anche di francesi. Cinque minuti dopo, Isabelle tornata dalle toilette urlando: Mamma, nei bagni delle donne ci sono i turchi! Quanto abbiamo riso! Perch sulle prime abbiamo dawero pensato ai banditi turchi, mentre lei invece intendeva solo che le toilette erano alla turca. Mamma rimasta molto soddisfatta, perch dice che sono pi igieniche. Ci hanno sconsigliato assolutamente di servirci del camper per visitare Istanbul. Nel giro di cinque minuti verremmo derubati di tutto. C~r/~ia~1 Istanbul, 22 agosto CHE CALDO INFERNALE! Il sudore mi scivola lungo la schiena e le scarpe di tela con la suola di corda mi si incollano al catrame del marciapiede. Da una buona mezz'ora aspettiamo l'autobus su questo vialone che puzza di gas di scarico, in mezzo a un bailamme di clacson che ti rimbambisce. Giuro che al prossimo che mi spara nei timpani Il ponte sul fiume Kwai io lo... Bertrand l'ha avvistato per primo, e ora eccolo l, straripante, traballante. Deve trasportare cinquecento passeggeri pi del lecito... Miracolo della compressione! Ho spinto tutti dentro... Lavorando duramente di gomito, riesco a ricavare una sacca d'aria per Eric che, stretto fra tanti deretani, cerca di sopravvivere. Mi aspetto uno svenimento collettivo. La Moschea Azzurra significa anzitutto, per noi, poter scendere dall'autobus. Distendiamo le membra, torniamo a vivere aspirando una gran boccata d'aria. Volere visitare Moschea Azzurra?.. . Ecco fatto! Gi veniamo presi d'assalto da una torma di piccoli venditori ambulanti che ci piazzano sotto il naso carrettate di tesori turistici. .. Branchi di autopullman di gran lusso, squadre di turiste americane: dunque, eccola laggi! Sei minareti s'innalzano verso il cielo come razzi Apollo, un ampio cortile circondato da un chiostro; in fondo a quello, un tizio, barbuto e con uno zuccotto in testa, troneggia in mezzo a ci che sembra la bancarella d'esposizione di un calzolaio. Punta verso le nostre estremit un indice autoritario. La famiglia intera si denuda i piedi! Marie-France allinea con cura le nostre sei paia di scarpe di corda accanto a una catasta di babbucce. Apro una pesante tenda scarlatta: frescura, splendore, uno spettacolo pirotecnico di azzurri e di luce, soffitti stupendi che riproducono l'immensit della volta celeste ! Come se l'uomo avesse voluto darsi un nuovo cielo, pi bello di quello naturale. . . In pieno giorno, il cielo stellato ! La commozione, lo sento, ci travolge fin quasi alle lacrime. 42 429 IN CAMPER A KATMANDU Quanto tempo siamo rimasti l? Mezz'ora?... tre quarti d'ora'? Isabelle mi sussurra in un orecchio: Mi scappa... Appena mettiamo piede fuori, ci casca addosso una cappa di piombo. Ho il cranio che bolle e sento svanire rapidamente ogni ambizione turistica. La chiesa di Santa Sofia, la lasciamo per un'altra volta. .. Marie-France per resiste. Se stasera volete mangiare, bisognerebbe anche pensare alla spesa! La citt un forno, abbagliante di luce, e tutti noi battiamo la fiacca. Marie-France, che non conosce piet , ci carica come ciuchi. Bertrand arranca, schiacciato dal peso di due angurie. A me capitano ancora in

sorte tre pani che scottano. Nel piccolo thermos non rimane pi una sola goccia d'acqua. Questa folla, poi, e questo caldo! Darei non so cosa, pur di liberarmene. Mi sento la testa in fiamme, il cuore in gola e ormai i miei muscoli non rispondono pi. Niente, devo fermarmi! Mi lascio cadere su una panchina di pietra e i bambini mi si stringono intorno. Non devo spaventarli. Ti senti male, Christian? Nulla, non nulla, adesso passa! Grondo sudore. Mia moglie tenta inutilmente di fermare tass sovraccarichi. Senza dare nell'occhio, mi controllo il polso: batte disordinatamente e stavolta mi spavento sul serio. Ecco qua! Prima ti metti a far l'eroe, il grand'uomo che trascina la famiglia a vivere grandi avventure, e poi... DAI FINESTRINI del tass arriva un venticello divino, mentre, con fracasso di pentole, l'autopubblica ci scapicolla lungo una stradina che scende a precipizio. Sobbalziamo tutti insieme al ritmo del fondo stradale sconnesso. I freni saranno andati gi da un bel pezzo, ma non me ne importa nulla. Pi si corre, pi aria mi arriva. . . Mi sento rinascere. All'atterraggio, sul vialone principale, veniamo accolti da una scarica di strombazzate rabbiose e da un gran stridore di gomme grattugiate sull'asfalto... Una virata stretta, su due ruote, e solo per un pelo ci perdiamo un bel bagno nel mar di Marmara. I bambini si divertono da matti, Marie-France, invece, non apprezza per niente quelle spericolate esibizioni. Christian, io scendo! Digli di fermarsi immediatamente!... A gesti invito l'autista a moderare la velocit , ma quello deve aver creduto che lo incitavo a darci dentro... Ed eccoci in gara per la pi sensazionale delle gimcane! Non ci bastano pi le nostre due corsie, ci impadroniamo di prepotenza anche delle altre due, e pure del marciapiede, con non poca sorpresa degli automobilisti che incrociamo e di due nonnette che se ne andavano tranquille a spasso e che ora ci benedicono agitando i pugni. Ma raggiungiamo il sublime quando, lanciato al massimo, il nostro kamikaze si affianca a un altro automobilista e, con estrema naturalezza, scambia con lui una sigaretta contro un fiammifero. I bambini ridono fino alle lacrime mentre Marie-France, raggomitolata sul sedile, si copre gli occhi con le mani e non tenta neppure pi di aprir bocca. Imbaldanzito dal successo, il nostro turco ci sconvolge con un ultimo e folgorante rodeo per poi lasciarci, vuoti di pensiero, senza pi fiato e con l'intestino sottosopra, davanti al nostro campeggio. Accada quel che accada, domani si va a visitare la citt con il camper. 10 settembre Eccoa alla ricerca del "Pudding-Shop", un ristorante di cui abbiamo trovato l'indirizzo su una guida turistica: festeggiamo il compleanno di Caroline. Lo stomaco dell'intera famiglia cominciava a insorgere risolutamente contro le insalate di riso e le patate con cipolle, perci abbiamo deciso per un'abbuffata di pollo e patatine. La frutta che avanzata la mangeremo a bordo di Nanobus. Lo abbiamo solennemente promesso alla nostra amministratrice la quale, nell'occasione, ci ha ricordato che i soldi non bastano neppure per il viaggio di andata. Invece delle dodici candeline, ci siamo fatti portare dodici porzioni di patatine fritte. Il cameriere torna con il men: Un gelato? Con una generosit tutta costruita, chiedo: Bambini, lo volete? Caroline, stoica, e Bertrand, ammirevole, fanno cenno di no lasciando intendere che sono sazi. Solo la risposta di Eric onesta: a lui i gelati non piacciono in ogni caso.

Isabelle? Altroch ! S, s! Patatrac! L'ha combinata grossa, ma fa la faccia della santerellina, tanto che il cameriere la guarda intenerito. E sia! Allora, ci porti cinque gelati! Offre Isabelle, per , che mette a disposizione i suoi risparmi aggiunge, perfidamente, Marie-France. Torniamo in strada con la pancia piena e ben lieti di ritrovare Nanobus indenne. Ci attende un biglietto, infilato sotto il tergicristallo: "Compagna di viaggio cerca passaggio per Goa. Chiedere di Dany al Pudding-Shop~h Lo passo a Marie-France: Che dici, un posticino ce l'abbiamo ancora, no? Il biglietto mi arriva in faccia. MIMMETrO sul viale che porta al litorale. Sotto un sole gi caldo, il mar di Marmara riluccica. Sono rimasto stregato da questa citt piena di fascino. Istanbul non la si pu visitare: bisogna mettersi in sintonia con essa. Cos, abbiamo imparato a vagabondare sulle rive del Bosforo, a confonderci con la folla che sciama sul ponte di Galata, a rimpinzarci di millefoglie salata con ripieno di cipolle, sulla piazza Taksim, o a sostare, per una pausa di riposo all'ora della preghiera, in una delle fresche moschee in collina, nella vecchia Stanbul. L conosciamo Saim, un bel vegliardo turco, che ha studiato il francese sui libri, per diletto. Lo sguardo che brilla nei suoi occhi un misto di furbizia e di bont . Andiamo a trovarlo ogni giorno, nel cortile della moschea, al calar della sera, quando l'aria rinfresca. I bambini, che lo adorano, gli si piazzano intorno e lo bombardano di domande. Con quella sua voce calda, lui allora comincia a narrare, calmo e tranquillo lisciandosi la barba, della Turchia e dell'Islam. Ricordati che dobbiamo passare da piazza Taksim, per la posta! Costeggiamo le mura della citt antica, riattraversiamo il ponte di Galata, ed eccoci nel suk, il mercato arabo. Da principio, ci sentivamo spaesati in quel traffico caotico e tentavamo di confonderci in mezzo a quei fieri discendenti dei cavalieri della steppa che parevano sempre pronti a prendere d'assalto la citt . Poi, per , quando mi sono visto graffiare la fiancata del camper, il mio sangue di normanno ha preso il sopravvento. . . Adesso ai semafori non mi fermo pi: non usa, da queste parti, e verrei giudicato male. Bisogna vederlo, il nostro Nanobus quando si lancia a passo di carica, fra gli applausi e i "dacci dentro pap " dei bambini, e nonostante le rimostranze di Marie-France che a ogni incrocio minaccia di abbandonarci tutti quanti l, e per sempre. Parcheggio il camper in piazza Taksim. All'American Express non hanno nulla per noi. Ci credono tutti in Iran gi da un pezzo. Ho la gola secca... Lo sguardo mi cade sull'lntercontinental. Laggi l'acqua la serviranno bella fresca... Che ne direste di una visita all'albergo? Marie-France fiuta il trabocchetto: Guarda che di acqua ne abbiamo in abbondanza su Nanobus. E poi, lo vedi come siamo ridotti? Non ci lasceranno mai entrare! Fate finta di nulla, come se fossimo clienti. Sfiliamo con gran dignit , uno dietro l'altro, davanti ai baffi giganteschi del portiere, splendido generale da operetta. E andata. Ci spaparanziamo nelle imponenti e comode poltrone dell'atrio. Amici cari, mi fareste l'onore di accettare un drink? Persino Marie-France non oppone resistenza. Una birra! E cinque bibite! IN CAMPER A KATMANDU Torno da un breve sopralluogo alle toilette: Ve le raccomando, sono addirittura sfarzose. E la carta abbonda! Apro discretamente la borsa della macchina fotografica. Ma non ti vergogni, Christian? fa Marie-France.

In effetti, la carta igienica stava diventando un bene introvabile e le nostre scorte andavano assottigliandosi. Be', senti, visto quanto ci fanno pagare una birra, certamente compresa nel prezzo! Eccoci di nuovo sul ponte di Galata, diretti verso la Moschea Azzurra. Laggi, ad assegnare i parcheggi, c' un omone gesticolante con la faccia da ladrone. Detta legge, in quel luogo, e quel poveretto che non gli riesca simpatico, o non si dimostri sufficientemente generoso, si vede costretto a cercarsi immantinente un posto altrove, dove all'occorrenza verr debitamente svaligiato. Arriviamo in punta di ruote. Attorno alla mappa di Nanobus si radunano tre giovani aitanti. E voi vorreste arrivare fin laggi? ci dicono in francese, ma con accento straniero. Be', l'intenzione ce l'avremmo. Sono spagnoli, ed loro quel grosso camion arancione dotato di pedane per il disinsabbiamento, di taniche di scorta stipate sui predellini e di ruote ancorate sul cofano. "Spedizione Borneo" c' scritto su una fiancata. Due veicoli, dodici ragazzoni, pi due moto da utilizzare in loco. Il gruppo comprende anche un medico, un meccanico, un operatore televisivo, un capo-spedizione e una mezza dozzina di specialisti in viaggi dell'avventura. Questi non scherzano! Certo che, di fronte a loro, noi sembriamo abbastanza sprovveduti. Osservano, con cortese condiscendenza, la parte posteriore di Nanobus: Viaggiate con questo coso? Sento che Marie-France entra in apprensione. Non riuscirete a superare le piste, basso com' ! La prendo come un'offesa. Mi inginocchio, infilo la testa sotto il predellino, poi do un'occhiata a quel loro cassone ambulante. Be', in verit non siamo molto alti. Devo tranquillizzare il mio equipaggio. Si rimedia facilmente. Basta scaricarci ancora un po'. Gi , ma di che cosa? Nanobus aveva gi subto una serie di drastiche eliminazioni. Con l'ultima, se n'erano andati la seconda chitarra, le lenzuola di ricambio e il piccolo ferro da stiro in ghisa e funzionante a carbonella. Mi viene un'idea: I libri di scuola! Ricevo, da dietro, entusiastici consensi. Ma Marie-France obietta preoccupata: E per gli studi, come la mettiamo? IN CAMPER A KATMANDl Cosa proponi, in alternativa? E poi, hai mai visto tu qualcuno marinare la scuola con i libri sottobraccio? Ebbene, perch non ricorriamo al voto? propone quella furbastra di Isabelle. Nella nostra famiglia, la democrazia funziona perfettamente: la sera quell'asinaccio di Nanobus si sbarazza vergognosamente di quindici chili di peso, condannandosi per in tal modo, e per sempre, alle tenebre dell'ignoranza. In riva al Mar Nero, 13 senembre NANOBUS se ne sta con i piedi a mollo, sulla spiaggia di una caletta. Tutti i ragazzi del villaggio gli sono amici. Con loro non serve capirsi per "divertirsi un sacco", come dice Isabelle; fanno interminabili gare con urla e rincorse sulla sabbia; le risate sostituiscono benissimo le parole. Slamo rimasti a Istanbul quasi un mese per fare gli ultimi preparativi in vista del gran balzo verso oriente. Adesso che tutto pronto, i bambini hanno deciso di concederci qualche giorno di dolce far niente sulle rive del Mar Nero. Tramontando all'orizzonte, il sole sparge sul pelo dell'acqua mille macchie dorate. Marie-France ha preso la chitarra. Canta con la voce

leggera e purissima, della felicit . Noi riprendiamo in coro il ritornello. Una giovane turca timidamente si avvicina e, sorridendo e gesticolando c spiega che i suoi amici ci invitano alla loro mensa e ci chiedono di cantare per loro. Hanno acceso un fal , laggi sugli scogli. I giovani, una quindicina, si stringono per farci posto. Nessuno parla francese, ma l'atmosfera allegra e la carne, cotta alla griglia, deliziosa. La notte cala, dolcissima. In un concerto di grilli, dalla terra si alzano gll effluvi della macchia. I nostri canti sono saliti lievi, quasi a esprimere gioia, amicizia e quelle frasi che non sapevamo pronunciare. 14 settembre IN RIVA al Mar Nero, cullata dal canto delle cicale e dallo sciabordio delle piccole onde, la mia famiglia sta godendosi la siesta. .. Una leggera corrente d'aria solleva le tendine e viene ad accarezzarci la pianta dei piedi. Stavolta devo proprio andarci! Il gabbiotto si trova all'ingresso, sulla destra. Per raggiungerlo dalla nostra cuccetta, per , bisogna superare un percorso di guerra, tanto Nanobus stipato. Scavalco mia moglie, la ghiacciaia, lo xilofono, le bacinelle, mi afferro al secchio della spazzatura. Adesso tutto diventa pi facile: basta sgombrare la porta da tutta quella roba. I piatti di ieri da lavare, sulla chitarra; lo stenditoio, sul fornello a gas; la lampada a petrolio, sulla pentola a pressione. Stringendo l'impugnatura della lampada fra i denti, con il naso immerso negli asciugamani, scanso i sacchi-custodia dei vestiti per liberare finalmente il nostro maestoso W.C., chimico e formato famiglia, provvisto di tanto di scarico d'acqua a pedaliera, e scusate se poco! . . . Quel gabbiotto sarebbe comodo almeno quanto un ripostiglio per le scope se non servisse, allo stesso tempo, da guardaroba, da sgabuzzino, da dispensa e da bugigattolo per gli attrezzi. .. E sia! Sbadiglio. Che ore sono? Le due del pomeriggio del luned 14 settembre... Ie due!... A Parigi, sotto un cielo sicuramente griglo da un capo all'altro della citt , migliaia di scolari, piegati sotto il peso della cartella, stanno convergendo rassegnati verso le rispettive fabbriche del sapere dove i grandi li attendono per spremerli sotto le macine della conoscenza. E intanto la mia famiglia si gode la siesta! Che scandalo! Caccio un urlo: Tutti in piedi, voialtri! Oggi ricomincia la scuola! Possiamo fare il bagno? Ma che zucconi! Non sanno dire altro? Fuori, la sabbia calda. Il mare sembrer un brodo. Facciamo una corsa? Isabelle parte di scatto, e le codine le si alzano in orizzontale. Caroline corre con la leggerezza di una ballerina. Arrivo ansimando come una foca. Comincio a faticare per battere Bertrand. Che delizia, l'acqua. Calda e trasparente, proprio come piace a me! Ci coalizziamo contro Marie-France che, con Eric, entra in punta di piedi, avanzando di un millimetro alla volta. Battendo le braccia come pale d'un mulino, le rovesciamo addosso le intere cascate del Niagara. Antipatici! Nuota con un buffo stile, tenendo il naso fuori dall'acqua, per non bagnarsi i capelli. Qualcosa nel suo sguardo mi lascia capire che felice. Mare-~ra~ce Ritorno a Istanbul, 20 settembre P ARTIAMO DOMANI, alle cinque. Ci muoveremo all'alba per avere il tempo di trovare, al termine della tappa, un rifugio pi o meno sicuro prima che cada la notte. Devo dire che non mi sento tranquilla.

Fin qui andato tutto bene, ma ci trovavamo pur sempre in Europa. Da Ankara in poi, invece, quelle comodit che ci sembravano scon435 IN CAMPER A KATMANDU tate, quali l'acqua potabile, la doccia, il latte, un campeggio o una strada in buone condizioni, diventeranno problematiche. Ripenso a quell'amica turca che si era allarmata: Andate verso est? Accipicchia, che coraggio! Viaggiate armati, per lo meno? Al solo pensiero mi era venuto da ridere. Ci siamo procurati una bomboletta di gas "paralizzante", come ci ha garantito il venditore, e niente di pi. Da allora, tutti i turchi con i quali ne abbiamo parlato ci hanno confermato che l'est pericoloso. Si guardano bene, loro, dal metterci piede. A quanto pare, vi prolifera il banditismo. Al campeggio, Christian e Bertrand procedono per l'ultima volta all'inventario dei pezzi di ricambio. Accanto a noi, poco fa, venuta a piazzarsi una coppia di giovani inglesi che viaggiano con un'automobile antiquata, di colore viola. Ho fatto un po' conoscenza. Lui si chiama Brian: un bel giovanottone col viso da bambino, che ride sempre. Mi ha detto che con la sua amica Lesley erano partiti con l'intenzione di compiere solo il giro della Francia; poi per gli era venuta voglia di andare a curiosare un po' pi in l . E cos, spingendosi sempre pi avanti, hanno finito per ritrovarsi qui. Sono attrezzati come per una giornata al mare. Brian mi raccontava tutto ci divertito come un ragazzino che avesse combinato un bello scherzo. Lesley invece sembrava apprezzare molto meno quel gioco. Caroline arriva di corsa. Mamma, ci siamo! Gli italiani si sono svegliati! esclama. Sono arrivati stamani, con la barba lunga, sporchi da far paura, stravolti, e sono letteralmente crollati a terra a una ventina di metri da noi, accanto alla loro jeep piena di ammaccature e di polvere. Da allora non Sl sono pi mossi. Tornano certamente da laggi. Ne approfitter per raccogliere qualche informazione. Un giovanottone scarmigliato sta battendo con la mazza su di un cerchione male in arnese, mentre una bella ragazza bruna, accovacciata davanti a un fornello, sorveglia una pentola fumante. Parla un po' il francese. Tornate dall'est? Com'era? Terribile! C' poco da scegliere: o si prende per il passo del Tahir, e spacchi tutto, oppure per la camionabile militare, e allora ti sparano addosso! Mi mostrano i danni subiti dal loro mezzo. Stavolta mi sento davvero preoccupata. Apro la carta geografica e la poso per terra. E se si passa a sud? Quel percorso non lo conoscono; sembra pi interessante, ma meno frequentato... Quindi il rischio di un'aggressione maggiore. Sei sicuro che non corriamo rischi, Christian? Lui tace per un po', poi sbotta: Senti, per me hanno esagerato. Lo guardo ispezionare un'ultima volta il camper, dare calci alle gomme, accertarsi della tenuta della griglia di protezione e verificare l'altezza delle sospensioni. Ho l'impressione che la prospettiva di dover menare un po' le mani non gli dispiace. Dispensa a Nanobus una pacca amichevole. Sta' tranquilla, far il suo dovere! 21 settembre LE CINQUE di mattina. La notte color dell'inchiostro e l'aria, tiepida. Sar certamente una giornata calda. Torno dalla doccia in punta di piedi. Per quanto, ancora, mi verr concesso questo lusso?

Christian mi prende in giro spesso: Dovrai rassegnarti a lavarti come i gatti! Una tazzona di t per me e per lui. A quest'ora non si ha fame. Mentre Christian si affaccenda a sistemare la cabina di guida, preparo il thermos per la colazione dei bambini. Non posso certo costringerli ad alzarsi adesso. Lasciamo il retro di Nanobus nel suo allestimento-notte e cos potranno continuare a riposare durante le prime ore del viaggio. Nanobus sta gi ronzando. Prendo in grembo le carte geografiche. Pronti, si parte! Passato il ponte di Galata, Christian ferma il camper: Guarda! Sta per sorgere il sole . Dietro il velo di brume mattutine, contro lo sfondo del cielo rosa, si stagliano le imponenti cupole delle moschee circondate dalle schiere dei superbi minareti... Addio, Istanbul! Grazie per esserti mostrata all'altezza dei nostri sogni! Il ponte sul Bosforo. Buongiorno a te, Asia! Ber~ra~d Tra Ankara e Malatya, 22 settembre DANKARA s' viaggiato bene, attraverso un deserto molto, ma molto arido dove abbiamo incontrato piccoli pastori, donne con veli bianchi e larghi pantaloni variopinti e case di terra davanti alle quali si ergevano cataste di cocomeri. Ieri, mentre pap parcheggiava Nanobus, abbiamo fatto conoscenza con un cagnetto nero molto carino, che ha una grossa macchia bianca intorno all'occhio. La madre lo aveva abbandonato. Ci siamo presi cura 437 IN CAMPER A KATMANDU di lui, l'abbiamo chiamato Ankara e ci ha seguito ovunque. Pap ha detto che poteva attaccarci un sacco di pulci, poi per chi si grattato tutta la notte stato lui. Era cos carino che volevamo prenderlo con noi. Isabelle ha chiesto a mamma e pap il permesso di tenerlo. Pap , per , ha spiegato che saremmo andati incontro a grosse noie alle frontiere e che poi, di certo, avrebbe fatto pip in ogni angolo di Nanobus. Comunque, ci ha promesso che al ritorno passeremo di qui. Oggi, proprio quando si stava per partire, sorpresa! Chi ti vediamo arrivare?... Gli inglesi, Brian e Lesley, con quella loro buffa auto viola! Strada facendo hanno avuto diverse disavventure, fra cui quella d'imbattersi in un poliziotto che, invece di custodire le loro cose li ha derubati. Stavolta Lesley sembrava proprio scoraggiata. Brian invece rideva e scherzava ancora. Li abbiamo salutati. Quando siamo partiti Ankara corso dietro a Nanobus per un po', con quelle sue zampette corte, e Isabelle per un'ora stata a tirare su con il naso. Mar/ -~ra~ce Malatya, 25 settembre H PAURA... Per la ventesima volta alzo piano piano un angolino della tendina. Da diverso tempo, tre uomini dal fare circospetto se ne stanno da una parte a confabulare e a guardare verso di noi. Cosa vogliono, a quest'ora di notte? Perch non ci siamo fermati in citt ? Qui non Cl sono case, solo una pompa di benzina. Se fossero malintenzionati, ci troveremmo completamente in loro bala, senza la minima speranza di aiuto. Ma ieri sera eravamo cos

stanchi che non ce la siamo sentita di proseguire per cercare altrove. In questo momento un'automobile venuta ad affiancarsi silenziosamente, e a luci spente, a Nanobus. Ne scendono due ombre, che vanno a raggiungere gli altri. Ormai non c' pi dubbio: quelli stanno parlando di noi. Sveglio Christian: Guarda quei tipacci laggi! Mi sembra che ci stiano spiando . Appoggiato su di un gomito, rimane a lungo a guardare in silenzio, pOI Sl alza senza far rumore, a tentoni cerca qualcosa nel suo armadietto. Riconosco la bomboletta, la nasconde sotto il suo cuscino. Figurarsl, per , se quell'affare basta a tranquillizzarmi. Se almeno Nanobus disponesse di una serratura efficiente! Non potrebbero sorprenderci nel sonno. Ora come ora, invece, basta forzare un tantino la maniglia e... Dobbiamo far riparare quella portiera! Christian continua a montare la guardia. Di tanto in tanto accende la luce, fa rumore, perch sappiano che non dormiamo. Sono le due di notte. A forza di spiare le tenebre, vedo ombre muoversi dappertutto. FINALMENTE la luce del giorno. Incollo il naso al vetro: tutti spariti. La vita ha ripreso il suo corso normale e rassicurante. Riempio la bacinella per lavarmi come posso. Christian si sveglia e raggiunge il suo posto di combattimento. Mi confida di aver vegliato fino alle quattro. Alla fine se ne sono andati cos come erano venuti. Penso per che abbiamo fatto bene a lasciar chiaramente intendere loro che qui non si dormiva. Riordiniamo i letti, prepariamo la zona-giorno e passiamo a tavola per la prima colazione che, nei giorni di viaggio, rappresenta il pasto principale. Stamani, la compagnia affamata e si getta con bell'entusiasmo sul nostro men speciale: pane raffermo condito con la polvere, margarina turca che sa di plastica, marmellata di rose comprata a Istanbul, il tutto annaffiato da una bella tazza di latte, ultimo residuo della scorta che avevo fatto ad Ankara. Da quando evitiamo la carne, troppo cara e poco affidabile, devo supplirvi con i derivati del latte. L'altro giorno mi capitata per le mani una caciotta, ma cos piccante e salata che nessuno la mangia volentieri. Io comunque costringo tutti a ingoiarne un pezzetto al giorno, prima di qualsiasi altro cibo. I bambini, che si trovano nell'et della crescita, non possono assolutamente saltare la loro quotidiana razione di proteine. E guai a voi se, come ieri, ne trovo un pezzo sotto i cuscini! I maschi la mandano gi come una pillola, tappandosi il naso. Sbrigate le faccende, gran consiglio attorno al tavolo di Nanobus. Christian intende conferire a quella riunione la solennit richiesta dalle circostanze e si d le arie di un direttore generale attorniato dal suo consiglio di amministrazione. L'altro giorno ci siamo scordati di prendere le pastiglie di chinino contro la malaria esordisce, e, ieri, Eric ha bevuto acqua di fonte. Se cominciamo cos, andremo poco lontano. Elenca tutte le orribili malattie che potremmo prenderci e dipinge un quadro terrificante delle possibili conseguenze, la pi benigna delle quali senz'altro sarebbe la fine della nostra bella avventura e, per forza di cose, il ritorno a scuola. Cos convincente risulta l'argomentazione che, impressionati, Isabelle e Bertrand smettono di contendersi la carta geografica ed Eric alza il naso dal suo sempiterno disegno. Mi piace il modo di fare di Christian con i bambini: li tratta da pari a pari e cerca sempre di indurli a darsi spontaneamente una loro disciplina. 4~9 IN CAMPER A KATMANDU

L'operazione riesce perfettamente: le soluzioni piovono da ogni parte. Viene stilato un regolamento e Caroline lo trascrive su di un grosso foglio bianco, ornato ai lati da fiori variopinti. ARTICOLO UNO: CHININO. Le pastiglie vanno prese ogni mattina, eccetto il luned. Pap assicura una ricompensa di cinquanta centesimi a chi per primo ce lo ricorda al risveglio. ARTICOLO DUE: ACQUA POTABILE. Caroline riempir ogni giorno la tanica e ci sbricioler dentro le pasticche disinfettanti. Un'ora dopo, e soltanto allora, si potr bere. Divieto di bere altrove, anche per lavarsi i denti. ARTICOLO TRE: FRUTTA. O la si sbuccia o la si lascia a mollo per venti minuti nella bacinella gialla con tre gocce di varechina. Mentre Bertrand affigge il foglio con lo scotch al frigorifero Eric muove un'obiezione: Ma se siamo invitati e ci offrono dell'acquai Ebbene, non si dovr rifiutare, per non sembrare maleducati, ma non si dovr neppure bere. Insomma, ognuno si arrangi! Quasi le undici. Sollecito la compagnia. Aiuto Christian a montare gli scuri lungo le fiancate di Nanobus anche se mi rincresce di dover lasciare al buio i miei pargoli. Ma entriamo in quella regione in cui il massimo divertimento dei pastorelli consiste nel tirare sassi contro tutti gli autoveicoli che passano. Diyarbakir, 26 settembre ADESSO basta, per ! Gli tiro una gran gomitata nelle costole e, velocissima, chiudo la portiera. Questo tizio ha superato ogni limite. Dando prova di una faccia tosta notevole, quei bei tomi si erano messi, senza pensarci due volte, a infilare la capoccia in ogni finestra di Nanobus per curiosare all'interno. Mi sento soffocare, con tutta questa gente ammassata intorno a noi! Per comprare i cocomeri, ci siamo fermati cinque minuti in questo mercatino e in un batter d'occhio eccoti questo bell'assembramento. Al prossimo che ci riprova, gli rifilo un paio di schiaffi! Quando Christian torna portando i due cocomeri, scoppio: Filiamo immediatamente via di qui o combino un macello! E quasi notte. Mi sento sporca e appiccicaticcia. La giornata stata di quelle massacranti e speravo ardentemente in un po' di frescura, un po' di riposo. Ma, in questa citt , dove mettersi? Dove trovare un posto decente per trascorrere la notte? Giriamo a casaccio fra le stradine medievali e intasate, e giungiamo in una piazza: la stazione, sembrerebbe. Christian parcheggia il camper, ma appena ci fermiamo ecco che tutto ricomincia da capo: ci assale una moltitudine, formata soprattutto da ragazzini. Salto gi da Nanobus: Via! Andate via subito! urlo. Faresti meglio a calmarti. Se vedono che te la prendi, quelli insistono ancora di pi. Christian non sa trovare nulla di meglio: sa solo farmi la predica, regalare in giro le nostre cartoline, mettersi a sbraitare insieme a quelli I. Per ritrovare un po' di tranquillit , gli sbatto la portiera in faccia, chiudo tutto. Ma in questo modo Nanobus si trasforma improvvisamente in un forno! Mi ha piantata qui in asso, se ne andato al bar ridendo come un matto, assieme a un tizio sbronzo da morire, lasciandomi sola a dover far tutto. E tornato due ore dopo, e ancora rideva, ha svegliato i bambini per raccontar loro cosa aveva detto a quell'altro, ma soprattutto per mandarmi in bestia. Poi s' addormentato come un sasso.

Non riesco a impedirmi di sbirciare attraverso la zanzariera. Buio pesto, ma attorno al camper continuano a gironzolare certi ceffi! Inutile, sento che stavolta mi aspetta una bella notte davvero. CHINIIINOO! Cosa c' ? Mi ritrovo seduta di botto. Nanobus si sveglia di soprassalto. Dal letto a mansarda spunta la faccina di Isabelle che, tra le codine ribelli, mi guarda trionfante. Ma dico, sei impazzita? Be', se ti ricordi, pap ha promesso cinquanta centesimi a chi lo diceva per primo, al mattino! Ma non quando dormono tutti, piccola peste ! Se no Bertrand lo diceva prima di me. Tanto ormai troppo tardi per cercare di riaddormentarsi. < E va bene, allora mi arrendo, distribuiscilo tu a tutti, questo benedettochinino! Ingoiata la pastiglia, si buttano gi a valanga e si mettono a lottare, fra urla e spintoni, per la conquista del posto migliore, quello fra Christian e me. Nanobus si immerge nei suoi cinque minuti di tenerezze: un'affettuosit enorme, di dimensioni familiari, che ci vede pigiati tutti e sei sul lettone, dove il posto basterebbe a malapena per due. Il che ci ricorda come questi nostri giramondo col dito in bocca abbiano ancora parecchio da crescere. 44() 441 IN CAMPER A KATMANDU Tutti in piedi, pelandroni! Io non vedo l'ora di muovermi! Christian e i bambini cercano di mettere insieme una parvenza di prima colazione, ma il pane comprato ieri gi duro come un pezzo di legno e poi non avanzata neppure una goccia di latte. Fermi tutti, vado a prenderlo. Due ore dopo Christian non ancora tornato. Ho dovuto chiedere l'aiuto di un soldato di guardia alla stazione per tenere lontani quei tremendi ragazzini che tentano di aprire le portiere, di strappare le zanzariere... e che, quando il militare li minaccia con un sasso, spariscono come uno stormo di passerotti. E passato da un pezzo mezzogiorno, quando Christian torna, trionfante. Ho trovato un'area per campeggiare. Quanto al latte, pi di tanto non si pu fare aggiunge mostrandomi una bottiglietta di Coca Cola piena per due terzi di un liquido biancastro. Dopo i venti minuti regolamentari di bollitura, ne rimarr s e no un dito! Il posto per campeggiare un'azienda agricola di Stato nelle immediate vicinanze della citt , dove contadini dagli occhi scuri, dalle foltissime sopracciglia e dagli enormi baffi sotto il berretto con la visiera, ci sistemano da una parte in un campo, accanto a un eucalipto. Abbiamo a disposizione anche un po' d'acqua. Non se ne vedeva l'ombra da tre giorni e finalmente potremo lavarci. Anche se questo particolare sembra interessare solo me, stavolta nessuno la scampa. In un battibaleno ripiego il tavolo di lato e piazzo due bacinelle per terra. Avanti, Eric, si comincia da te ! Aspersione sopra la bacinella gialla, e avanti il prossimo; poi insaponamento e risciacquo! E via di corsa sui sedili anteriori ad asciugarsi ! Lavaggio in serie, si ride e si scherza, e l'acqua del risciacquo sembra olio di spurgo di Nanobus. Mi sento davvero bene. Ho ritrovato tutto il mio buon umore. Contiamo di rimanere qui due o tre giorni, fino a trovare un'intesa con questa citt curda cos insofferente verso lo straniero da cingersi di :

un'imponente muraglia di basalto nero. Poco fa alcune donne che indossavano vestiti a fiori e che portavano ampi fazzoletti bianchi sul capo sono venute a regalarmi grappoli d'uva. Scende la sera e finalmente l'aria rinfresca. Per cena, Caroline ci prepara, come pu , uova strapazzate con peperoni, mentre due baffuti signori incanutiti iniziano Isabelle e Bertrand, attentissimi, a un gioco che, visto da qui, consiste nel lanciare alcuni sassolini su di una grossa pietra. Al calar della notte, un omone dall'aspetto feroce, di cui si scorgono ~42 solo gli occhi scuri e un paio di baffi a corna di bue sotto il berretto, venuto verso di noi imbracciando un grosso fucile. Niente paura, il nostro angelo custode mi assicura Christian. Tatvan, 30 settembre ERIC, come ti senti? Mi duole la testa, e anche la pancia. Lo vedevo strano gi da ieri sera, tanto che lo avevo messo a dormire nel letto-amaca, quello sospeso sopra i nostri piedi, per poterlo tenere d'occhio. Speravo che una bella dormita lo rimettesse in sesto ma, stamani, ha la fronte calda e gli occhi lucidi. Rimani sdraiato, ti misuriamo la febbre. Solitamente cos allegro, Eric mi sembra adesso come rassegnato. Purch non abbia nulla di grave! Christian, Eric sta male! esclamo angosciata. Ha trentanove e mezzo di febbre! Cosa si fa? Cosa vuoi che si faccia? Proseguiamo. Conviene avvicinarci a una grande citt . Aspetta, Eric! Svelta, Caroline, la bacinella! Ti si stringe il cuore a vedere quel poverino cos scosso dai conati di vomito. Christian, sei proprio sicuro che potr sopportare la pista, con questo caldo? Lo lasciamo in quel lettino, cos viagger sdraiato. Soprattutto, per , bisogna dargli molto da bere. Ho il sospetto che, come me, anche Christian tema la disidratazione. Eric non trattiene nulla. Son gi due volte che risputa il cucchiaio della medicina che gli somministro. Christian affretta la partenza. Caroline, prepara l'acqua da bere e tu, Bertrand, riempi il serbatoio. E sbrighiamoci. Vorrei percorrere quanta pi strada possibile prima dell'arrivo del gran caldo. IL CALDO soffocante. Solleviamo un'enorme colonna di polvere, bianca e fine come il talco, che si insinua ovunque all'interno del nostro camper. Ci procura bruciore agli occhi, fa seccare la gola e si incolla alla pelle madida di sudore. In un po' d'acqua raccolta sul fondo della bacinella intingo una pezzuola che poi passo sulla fronte di Eric. Christian corre troppo, a parer mio. Prendiamo degli scossoni terribili a causa delle buche. Ancora una volta trover tutto sottosopra. Christian, sei impazzito? Nanobus ripiombato al suolo in un fracasso infernale. Stavolta abbiamo sicuramente rotto tutto! Spiacente, mia cara si scusa mio marito, quella fossa cos profonda proprio non l'avevo vista. Christian scende a terra. Per quanto riguarda le parti meccaniche, i danni sono limitati. Ma la roba riposta negli armadietti finita tutta per

terra, alla rinfusa, in mezzo alla polvere. Ho un diavolo per capello: i panni sono da lavare un'altra volta e bisogner ripulire tutto quanto. Ti avevo detto di rallentare ! Ma se andavo appena a trenta all ora. Con questa media non arTiveremo mai e non ho nessuna voglia di ritrovarmi a girare di notte per queste strade. Sar stata colpa della stanchezza? Oppure del caldo? O forse delle preoccupazioni per la salute di Eric? Comunque sia, mi sono messa a piangere come una bambina, nel bel mezzo di tutta quella baraonda sparpagliata per terra. BRUTTA NOTTATA. Christian e io ci siamo dati il cambio all'incirca ogni due ore per vegliare Eric. Mille volte mi sembrato di non sentirlo pi respirare. La notte ha il potere di amplificare tremendamente le nostre paure ! Adesso ha mangiato un po' di riso e la febbre gli calata. Ha perfino ripreso le sue forbici e ricomincia a incollare su Nanobus quei suoi ritagli che, di solito, ci danno sui nervi ma che, stavolta, vengono accolti con una gioia intensa. 3 ottobre QUANDO POCO fa si alzato il sole, ci ha regalato uno spettacolo stupendo. Dapprima ha colorato di rosa le cime delle colline, nude e brulle. Poi, a poco a poco, ne ha incendiato un versante. Adesso, che e pi alto in cielo, e brucia e abbaglia, schiaccia ogni rilievo. Tutt'intorno, fino all'orizzonte, la steppa. Non un albero n un arbusto. Un mare immenso, le cui onde sono costituite da queste dune indorate che corrono a perdita d'occhio. Tenendo gli occhi incollati sulla pista, Christian continua a impegnarsi nell'incessante gimcana fra buche e protuberanze. La barba, non rasata da qualche giorno e bianca di polvere, come anche i capelli, lo fa sembrare un "duro" avanti con gli anni. Il termometro gi segna trentotto gradi. Attento, Christian! IN CAMPER A KATMANDU Ho avvistato un gruppo di ragazzini, fermi sul ciglio della strada. So come regolarmi: se si chinano, significa che raccolgono sassi. Mio marito rallenta e lascia intendere di volersi fermare accanto a loro. Vedo i sassi sparire, scivolare discretamente a terra, e le mani alzarsi per accennare un timido saluto. Passami le cartoline. Christian ne getta due o tre nel mucchio e, mentre quegli angioletti si picchiano per impadronirsene, ce la battiamo zitti zitti, prima che abbiano il tempo di recuperare i loro proiettili. Da queste parti l'automezzo il pericolo pubblico numero uno: quante volte, questi pastorelli, tornati al villaggio, si sono fatti bastonare perch un camionista imprudente, o idiota, aveva travolto una delle pecore a loro affidate... Mezzogiorno: la pista continua ora serpeggiando fra le colline pi elevate. Siamo quasi in montagna. Chi ha fame? Mi risponde un "io" urlato in coro. In effetti, siamo partiti presto stamani, e della prima colazione rimane solo un lontano ricordo. Ma quando si affrontano queste lunghe tappe, fermarsi per mangiare significa compromettere l'arrivo prima del buio. I bambini provano ad arrangiarsi mentre il camper prosegue nella sua corsa. Con le movenze d'un marinaio ubriaco, e in mezzo al disordine che regna sovrano all'interno di Nanobus, Caroline comincia a disporre sul tavolo i vari componenti del festino: il pane raffermo, con tagliere e

coltello, la margarina, ormai ridotta allo stato liquido, e le panciute cipolle. Nel frattempo Bertrand prende la grossa tanica sulle ginocchia e versa un'acqua intiepidita nei bicchieri di plastica. E cercate di non sporcare! Non dimenticate che i vostri sedili, poi, diventano il mio letto! ammonisce Christian. Ho visto troppo tardi il gregge nascosto dietro un pendio. Anche Christian, che frena immediatamente. Mentre le capre, lemme lemme, continuano ad attraversare la pista, guidate dalle bacchettate di un pastorello, mio marito si guarda i piedi, disperato, e caccia un lamento: Oh, no! non pu essere! I pezzi di pane e le cipolle sono rotolati sotto l'acceleratore, la margarina gli sta colando gi per una gamba. Lo vedo prendere fiato per poi scoppiare in un formidabile scatto d'ira nei confronti dei bambim, che dovevano prendersi cura di quelle cose. Ma proprio in quel momento il pastorello, con improvvisa e sfortunata iniziativa, decide di infilare la testa nel finestrino e reclamare una sigaretta. Gli si rovescia addosso un uragano. Si tira immediatamente indietro, sbarrando tanto d'occhi, e scappa come un coniglio seminando 445 IN CAMPER A KATMANDU il panico tra il suo gregge. Una gran risata risuona per tutto Nanobus. Il pasto non stato certo tale da sottoporci a una digestione laboriosa. Christian organizza le attivit del pomeriggio: Osservate attentamente il paesaggio e descrivetelo nei vostri diari . Ma se tutto un deserto! Non c' niente da descrivere! dichiara Isabelle. E quei piccoli villaggi che abbiamo attraversato? E quelle donne cos cariche da sembrare, come ha detto Bertrand, "mucchi di fieno che camminavano da soli", eh? Si pu descrivere anche un deserto. Lo sento felice, questo nostro insegnante di primo pelo. Il sole che ti d un po' alla testa; la selvaggia bellezza del paesaggio; l'agitazione che sempre si accompagna a una certa dose di rischio... Per la prima volta, e nonostante i disagi, comincio a provare anch'io questo piacere che ti viene dalle cose essenziali, da una tranquilla nottata goduta pienamente perch seguita a una giornata pesante, da un bicchier d'acqua che giunge a dissetarti quando la sete dawero tanta, da una vita familiare che segue il ritmo della natura. .. Caro/i~e Maku, Iran, 5 ottobre I PRIMI IRANIANI che incontriamo risultano ben poco simpatici: il benzinaio ci ha fatto pagare pi del dovuto approfittando del fatto che non potevamo vedere i contatori della pompa. Altri, ai quali abbiamo chiesto informazioni, non ci hanno neppure risposto. Le donne portano un velo che le copre dalla testa ai piedi, e sembrano pi gentili. A confronto degli uomini, che fanno tutti brutta impressione, le scambieresti per suorine capitate in mezzo ai briganti. Nanobus si riposa ai piedi di un enorme sperone roccioso e noi aspettiamo, per cenare, che la minestra si cuocia. Invece del pane, abbiamo trovato due nan, deliziose focacce non lievitate piatte e grandi come una tavola. Tra qualche giorno si parte per Teheran. Teheran, 9 ottobre Cl TROVIAMO in una specie di accampamento alla periferia della capitale. Da due giorni ci capitano cose non tanto divertenti.

Dapprima, ci siamo imbattuti in un bivio con un cartello indicatore scritto tutto a ghirigori. Siamo rimasti l, come tanti baccal , senza sapere dove andare. Affidandosi al caso, pap ha preso a destra. E cos. patapunfete! abbiamo percorso cinquanta chilometri in pi: bisognava andare a sinistra, come diceva mamma. Naturalmente c' scappata una litigata coi fiocchi! Poco dopo, abbiamo trovato la strada bloccata da un enorme ammasso di terra. Mamma voleva che lo tirassimo via con la pala. Pap , sostenuto da Bertrand, diceva che Nanobus poteva sicuramente passare, e che in ogni caso lui non intendeva mettersi a riparare tutte le strade fino in India! Cos, ha preso una bella rincorsa, e... opl ! ecco Nanobus a cavallo della montagnola, in equilibrio sulla pancia, mentre dal basso sale uno scricchiolio sordo. Risultato: un'ora per toglierci di l, e una crepa nel serbatoio dell'acqua. Dopo una tappa di dodici ore nel deserto, siamo giunti fino al campeggio di Teheran. Mamma era cos stanca che non se l' sentita di mettere il riso a cuocere. Abbiamo mangiato quel che rimaneva delle focacce e siamo andati subito a letto. Ieri, poi, le cose non sono andate meglio. Volendo lasciarci riposare, pap si offerto di andare da solo a Teheran per ritirare la posta. Cogliendo la palla al balzo, mamma gli ha appioppato tutta la biancheria sporca che ci portavamo dietro dalla Turchia. Pap se n' andato con quell'enorme fardello in spalla dicendoci di aspettarlo per l'ora di cena. Quando, a sera, tornato, era letteralmente infuriato. Per cominciare, aveva ritirato pochissime lettere: le altre le avevano rispedite al mittente, visto il nostro ritardo. Ma, soprattutto, tornava col fardello dei panni sporchi che, poveretto, si era portato dietro per tutta la giornata. Ci ha raccontato che Teheran una citt immensa, che le lavanderie erano in sciopero, che era morto di caldo e che, per una semplice birra, gli avevano fatto pagare un prezzo molto salato: pi di sessantacinque rial. Cos, fin da stamani, abbiamo passato l'intera giornata a lavare i panni ma abbiamo anche deciso di filarcela al pi presto da questo posto, non appena potremo andare in banca. Mentre stavo scrivendo queste righe, arrivata, eccitatissima, Isabelle. Pap ! Pap ! E tornato Ankara! Nessuno voleva crederle, eppure davanti a noi c'era un cagnetto che gli somigliava tantissimo. Ebbene, Isabelle non sbagliava: subito dopo sono spuntati fuori gli inglesi, Brian e Lesley! Ci hanno raccontato che, mossi da piet per il cane, se lo sono portati dietro. Sembra che per l'intero viaggio, Ankara abbia fatto pip sulle loro cose e che alla frontiera sia scappato, nascondendosi nel cortile delle dogane. Ma fin dove vorranno arrivare conciati a quel modo? Anche stavolta, come sempre, Lesley si rifiuta di proseguire, sia pure di un solo chilometro. Che buffi, quei due! 446 447 Marie-~ra~ce Gorgan, 10ottobre IL SOLE AL TRAMONTO tinge di rosso la steppa che, cos, assume un aspetto ancora pi impressionante. Mentre, dietro, i bambini gi sonnecchiano, Nanobus ronfa con regolarit e Christian guida immerso in chiss quali pensieri. La giornata stata lunga. Siamo partiti prima dell'alba, per non rimanere invischiati nel traffico caotico di Teheran. Rivedo ancora il sole sorgere fra i monti dell'Elburz, e poi, superato un valico scosceso, la discesa, quindi l'eccitazione dei bambini che vedevano avvicinarsi il

Mar Caspio. Dopo tanti deserti torridi, ci siamo tuffati come matti in quel mare dalla sabbia grigiastra e tanto saturo di sale che ci galleggiavamo come tappi. Siamo rimasti ore e ore a schiamazzare in quell'acqua tiepida e cos, quando abbiamo ripreso il viaggio, s'era fatto tardi. Non vedo l'ora di arrivare a Gorgan, perch la notte cala rapidamente. Come si chiama quel posto dove ti hanno detto che si pu campeggiare? domanda Christian. Torno in me bruscamente. Devo essermi appisolata. Nanobus fermo in una strada buia. Quel pezzetto di carta, sul quale avevo annotato il nome del campeggio, lo ritrovo nel cruscotto. Park Jangali Nahar Khoran. Prima per bisogna trovare il pane e la verdura: non mi rimane nulla. Christian mi indica una botteguccia, immersa nella semioscurit . In mostra, appese ai ganci, vedo le grosse gallette che qui vengono usate al posto del pane. Accompagnata da Bertrand, mi precipito a sceglierne tre, ancora calde calde. Poi, attraversata la strada, compro un po' di patate e di cipolle. Per stasera pu bastare. Park Jangali Nahar Khoran?... Christian si sfiata a ripetere quel nome, tentando ogni possibile accentazione, ai rari passanti, dallo sguardo nero quanto il pelo. Da un'ora giriamo a vuoto in questa citt . Mi sento insicura e le facce che andiamo incontrando non mi invogliano certo a far parcheggiare Nanobus dove capita. Una lunga strada buia e, in fondo a quella, un gruppetto riunito a parlare sotto un lampione dalla luce spettrale. Park Jangali Nahar?... S, lo conoscono! Sospiro di sollievo! Dista una decina di chilometri, 448 lass tra i monti. La strada stretta s'inerpica, in un susseguirsi di tornanti, fino a una lugubre radura. All'estremit di questa, una specie di bar tiene ancora le luci accese. Credi che siamo arrivati? Per forza! La strada finisce qui. Delusione. Speravo, nonostante tutto, di trovare un luogo pi rassicurante, pi protetto, e magari provvisto d'acqua. Rapidamente, preparo i bambini per la notte. Per la cena, lasciamo perdere: tanto gi dormono. Dopo, con Christian mando gi qualche cucchiaiata di minestra riscaldata. Crolliamo dal sonno anche noi. Qualcuno bussa alla porta posteriore. Police! No camping! Un militare esagitato, e con la baionetta inastata, ci intima di sgombrare. Indicandogli i bambini addormentati, Christian cerca pazientemente di fargli capire che non sappiamo in quale altro posto andare a passare la notte. Ma invano. Io sono fuori di me. Anche mio marito si innervosisce e chiede di parlare con il comandante. L'altro si inalbera ancor di pi e giunge a minacciare, a muso duro, con la baionetta. Fortunatamente, sopraggiunge un secondo militare, che capisce un po' di pi l'inglese. Comincia una lunga discussione. Christian gli ficca sotto il naso tutti i documenti pi o meno ufficiali in nostro possesso e finisce per ottenere che, per questa notte, chiudano un occhio, ma a nostro rischio e pericolo! A questo punto, mi spavento. Conciliabolo con Chnstian: staremo in guardia, a turno. Un pallido chiaror lunare ci consente di vedere fino a un ponticello, laggi in fondo, ma in compenso quella luce fioca diffonde ombre sinistre su tutto il paesaggio. Christian, manovrando in retromarcia, spinge il camper contro un albero: occorre assolutamente bloccare quella portiera posteriore la cui

serratura ancora cos difettosa. Lascia inserita nel quadro la chiavetta dell'accensione e prende accanto a s la famosa bomboletta. Tu dormi, io faccio il primo turno dichiara. Ho CACCIATO un urlo mentre mi risvegliavo. Christian balza sul sedile anteriore e parte a razzo, come un matto, tenendo premuto il clacson in continuazione. Nanobus sbanda terribilmente, evita due uomini che si tirano indietro con un balzo, e si butta gi per la discesa a un'andatura dissennata. Vado a sbattere con la testa contro il frigorifero, casco di lato, contro il finestrino. La curva! Finiremo fuori strada! Fermati! Sei pazzo! L'albero! Chiudo gli occhi. Ci rovesceremo... Una frenata brusca, disperata. Tira i bambini gi dal letto a mansarda, e battiamocela. I bambini vengono gi brancolando: Cosa succede? Nulla! Stendetevi l, svelti! Christian sorveglia attentamente la strada alle nostre spalle. Gli dico: Vaipure! Riesco a raggiungere il mio sedile e scoppio a piangere, con la testa reclinata sulla spalla di mio marito. Io, la tensione, di solito la scarico sempre cos. Be', stavolta l'abbiamo scampata bella! Verso le due di notte mi racconta, ho notato un movimento vicino al ponticello: stava formandosi un drappello. Non riuscivo a distinguere bene quegli uomini, per cui tenevo gli occhi bene aperti. Poi, a un tratto, non ho pi avuto dubbi: quelli venivano verso di noi coltelli alla mano. Il resto lo sai anche tu. . . Abbiamo fatto bene a lasciare la chiave inserita nel quadro. S. Ma ti rendi conto, se Nanobus non fosse partito? "--PAKI~;

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--itinerario di andata itinerario di ritorno Mi sento tremare. Finalmente spunta il giorno. Tutto quanto assume un aspetto pi tranquillizzante. I bambini, ormai svegli, gi schiamazzano alle nostre spalle. Si vede che hanno dormito bene, loro! Dopo una sosta sul ciglio della strada per la prima colazione, ci addentriamo in una fitta foresta dove, come dice il nostro d pliant, "vivono l'orso e la lince". D'istinto ci mettiamo a spiare il sottobosco, folto e ancora assai buio, attenti a ogni lieve fruscio o fuggevole ombra. Usciti dalla foresta, ritroviamo il paesaggio desolato della steppa. Grossi mulinelli di polvere color ocra corrono sul terreno a grande velocit , e il sole comincia a picchiare sodo. Ci rimane ancora parecchia strada da percorrere, prima di arrivare alla frontiera afghana. Frontieraafghana, 120ttobre ALCUNE costruzioni in terra battuta, a un solo piano. Tre civili, pigramente stesi per terra, si passano un narghil ; sembrano ben poco interessati ai documenti che esibisco. Uno dei tre alza una palpebra verso di

me, mi indica una fila, interminabile e in pieno sole, di contadini col capo coperto dal turbante e carichi di grossi fagotti. Mi metto rispettosamente in fila, dietro a un vecchio barbuto che sta sgranando una specie di rosario. L'afa insopportabile, davanti a quel muro di fango e di paglia che riverbera il calore. Invidio i pantaloni a sbuffo dei miei vicini, e le ampie camicie, che lasciano circolare tanto bene l'aria. Non un solo palmo d'ombra, lungo questa frontiera afghana, ma mosche, a miriadi, tormentose, orripilanti. Penso a Isabelle che, da stamani, non sta tanto bene. Mi secca doverla lasciare cos a lungo dentro il camper, sotto questo gran sole. Interminabile attesa. Il sole picchia cos forte che mi viene il mal di testa. Finalmente sta per giungere il mio turno. Ancora una sola persona e potr mettermi all'ombra. All'interno della piccola costruzione, dietro a un tavolo traballante, troneggia un impiegato panciuto. Si ficcato in bocca il beccuccio di una teiera e ora aspira grosse sorsate. Tomorrow!Domani! Domani!? Ma qui mi si prende per i fondelli! Qui si esagera! Torno di corsa su Nanobus: Senti, Christian, vedi di arrangiarti tu! Io ci rinuncio . Le dogane di solito spettano a me: forse perch normalmente si crede che una donna riesca ad ammansire pi facilmente i doganieri. E difatti!... Come sta Isabelle? Lui mi tende il pezzo di cartone con cui sventolava la piccola. Sta sonnecchiando nel lettino aggiuntivo, pallida e madida di sudore. Non preoccuparti, vedrai che le passa. Bene, allora io vado. Isabelle cerca di sollevarsi, ma le gira la testa. Le d da bere un mezzo bicchiere d'acqua. Purtroppo, per , subito dopo scossa da tremendi conati di vomito. Comincio a preoccuparmi seriamente: non trattiene nulla. E se non le passasse?... Cerco di impedirmi di pensare ai rischi di una disidratazione, a cos grande distanza da ogni possibile soccorso. Occorrerebbe battersela al pi presto da questa maledetta dogana, perch il camper diventato un vero e proprio forno! Quando finalmente Christian ritorna, puntiamo su Herat correndo a rotta di collo; con i finestrini aperti, Nanobus ci regala un venticello deliziosamente rinfrescante. Isabelle si assopita. Herat, Afghanistan, 13 ottobre HERAT, impressionante citt ! Giriamo per le stradine del bazar in mezzo a una folla di uomini dalle vesti ampie e di donne velate dalla testa ai piedi, e sgraniamo tanto d'occhi. Siamo impegnati nell'operazione approvvigionamenti: negli armadietti non rimane pi nulla. Gi mi sono rifornita di t , zucchero e riso. Isabelle ha ritrovato il colorito normale e ci trascina quasi correndo in tutte le bottegucce della piazza, impaziente di spendere i quindici afghani - cos si chiama la moneta locale - ricevuti in premio per aver superato la malattia. Non sa cosa scegliere fra una teiera di zinco, un paio di ciabatte confezionate con un vecchio copertone e un vassoietto di spezie assortite. Adesso si ferma incantata davanti al treppiede, sormontato da una grossa scatola di legno, di un artista-fotografo, piazzato nel bel mezzo del marciapiede. Quanto costa una foto? Quanto costa? Dieci afghani! Perfetto. Felice come una Pasqua, va a sistemarsi sopra una vecchia cassa, davanti a un fondale da mille e una notte disteso sul muro, mentre l'artista scompare sotto un ampio panno nero e prende ad armeggiare con la scatola. In poco tempo quel movimento attira una folla di ragazzini curiosi ed eccitati. Il fotografo riappare con un'aria soddisfatta e si dispone accanto alla sua scatola. Tutti rimangono col fiato sospeso.

Con un gesto ampio e solenne, sfila, dal davanti dell'apparecchio, un grosso tappo di sughero che funge da otturatore. Mi vengono i crampi per Isabelle, che rimane ferma, immobile come una statua. Clic! Ecco tornato il tappo al suo posto. Segue un vero e proprio numero da illusionista: infilate le braccia dentro un paio di manicotti neri, I'artistafotografo maneggia misteriosamente la scatola magica. Ecco fatto! Esibisce, con orgoglio, una fotografia sgocciolante. Eric lancia un urlo: Ma che, questa forse Isabelle? E proprio lei, ma in negativo. Adesso bisogna solo ricominciare tutto da capo fotografando la copia. Il risultato, comunque, ci lascia ammirati. Con i nostri apparecchi ultraperfezionati, e gli scatti al millesimo di secondo, non sappiamo combinare granch di meglio. Imbaldanzito dal successo riscosso, ecco l'artista presentarsi a noi munito di tavolozza e proporci la versione a colori!... Ma il tempo passa e ancora dobbiamo comprare il necessario per la cena. Capitiamo per l'appunto davanti a un forno. Ci preparano delle belle 452 453 IN CAMPER A KATMANDU focacce sottili al momento, ma, quando le sfornano e le confezionano, chi ce le porge non tiene in gran conto l'igiene: purtroppo, nel consegnarcele, si soffia energicamente il naso nella mano. Disgustata, l'intera famiglia ha un sussulto: si cercher di tenere a mente qual la parte finita nella stretta di quelle dita. Christian ora si produce in una serie di sonori muggiti da mammifero a beneficio di un negoziante che lo guarda assai perplesso: con quelle bizzarre imitazioni tenta, alla disperata, di fargli intendere che vorremmo del burro, ma riesce solo a provocare un assembramento di curiosi divertiti. La giornata volge al termine quando, trionfanti, torniamo al nostro Nanobus, lasciato nel cortile di un albergo. Ho l'occorrente per una buona frittata. Caroline, la golosa di casa, ha scovato, chiss come, un po' di miele ancora attaccato al favo; dal canto suo, Isabelle, con i soldi avanzati, si comprata anche alcuni braccialetti. Insomma, siamo tutti felici e contenti. MARCIO!... Questo, marcio!... Quest'altro, marcio! Chini tutti e sei sulla bacinella, nella quale le uova, passate a uno a uno da Caroline, vengono sottoposte alla prova del galleggiamento, vediamo con disperazione svanire la frittata. Con un colpo deciso Caroline manda l'ultimo fin sul fondo della bacinella. Ma niente: anche quello torna su, irresistibilmente. Marcio! Il piccolo Eric dice, con voce strozzata: Allora ci mangiamo i fiocchi di mais . Ah, no! Non se ne parla neppure, mio caro. Piuttosto, metto il riso a cuocere intervengo io. Un coro di proteste: Ancora?! Ma mamma... I fiocchi di mais e il latte in polvere vengono tenuti da parte per le grandi occasioni, oppure per le giornate nere, nel caso non ci rimanesse proprio nient'altro. In ogni caso, poi, anche volendo, il latte in polvere non possiamo prepararlo perch l'acqua potabile conservata nella tanica finita. Ma ecco che Christian interviene a dire la sua: No, troppo tardi per il riso. Tanto vale servirci dell'acqua del serbatoio, per una volta . Sei sicuro che possiamo berla? Vi ho versato la varechina turca. Anch'io assicura Bertrand. E in abbondanza. Ecco, come vedete non rischiamo nulla.

Sia pure. Ma poi non venite a lamentarvi se rimaniamo senza nulla in mezzo al deserto. 454 EH, NO! Niente bizze, ragazzi! D'accordo? Non possiamo certo sprecare tutta questa roba! Christian paonazzo dalla rabbia. I bambini storcono il naso davanti alle tazze colme di fiocchi di mais. Assaggio un sorso dalla mia tazza: orrendo!... Non sa di latte, ma di varechina! Non faccio in tempo ad avvertire Christian, il quale si mette a urlare: Adesso bevete tutto quanto e subito! E guai a chi finisce dopo di me! Afferra la tazza, beve, si ferma a met e mi guarda con una faccia strana. Be', certo che. . . Ma si pu mandar gi! Si visto qualche luccicone, ma hanno vuotato tutti le tazze. Christian ha ritenuto di doverci anche dispensare un bel predicozzo sul tema: le nazioni sottosviluppate e gli europei sovralimentati, tipo noi. In verit mi sfuggito il senso di quel discorso, ma il momento non si prestava certo alle contestazioni. C~ri~tia~ Herat, 140ttobre E COMINCIATO alle tre di notte, quando dal letto a mansarda sono giunti i primi, deboli lamenti. All'inizio, vigliaccamente, ho fatto finta di dormire: d'altra parte, Bertrand chiamava "mamma"... MarieFrance non ha fatto in tempo ad andare a prendere la bacinella. E poi stata la volta di Eric, un'ora dopo. Quando, all'alba, Isabelle si unita agli altri, mi sono ricordato delle tazze di fiocchi di mais alla varechina. Ecco, vedrai che ho avvelenato l'intera famiglia. Le otto di mattina: si mette davvero male. Abbiamo passato le ultime ore ad asciugare, a lavare, a consolare. Marie-France ha ammucchiato i bambini da una parte, all'asciutto, nel poco spazio rimasto pulito, mentre su tutto il resto ha spruzzato l'intera scorta di acqua di Colonia. Io, che provo un po' di rimorso, intanto passo dall'uno all'altro l'unico termometro di bordo. Le dieci e trenta: Marie-France si rifugiata or ora, e di corsa, nell'angolo-bagno. Io, invece, mi verso un altro bicchierino di raki, un liquore turco, per tentare di liberarmi da un persistente senso di nausea. Confesso che, al suo interno, Nanobus appare in uno stato desolante: chi non si raggomitolato in fondo al sacco a pelo, se ne sta mogio mogio in fila davanti al bagno. Le sedici e trenta: Marie-France rimugina neri pensieri, e io comincio a preoccuparmi seriamente: a furia di dare di stomaco i bambini vanno debilitandosi; Bertrand gi una volta stava per perdere i sensi. Le ventuno: nessun miglioramento. Chiss , mi domando, se non converrebbe cercare di raggiungere Kabul costi quel che costi. Ma sarebbe prudente affrontare quelle lunghe tappe attraverso il deserto con i bambini in queste condizioni? Nel frattempo, per , bisogna impedire che il morale precipiti. Con tutte le forze che ancora mi restano, caccio un ululato: Ohi, ohi che maaaale ! Stiamo tutti mooo - oo - olto maaaale! Sulle prime ottengo soltanto timidi risolini soffocati, allora tento di nuovo e riparto con maggior slancio. Stavolta scoppiano tutti a ridere. Alla terza chiamata, al mio assolo si aggrega il coro frignante della mia povera famiglia. Pi forte cantiamo, pi stoniamo e pi ci vien da ridere, nonostante le proteste di Caroline: Ma basta! Non posso ridere, io! Ho lo stomaco in bocca!

E dopo un po', quando si sente meglio, scrive una lettera alla nonna. Cara Nonnina, spero che tu stia bene e che il tempo in Francia sia bello. Noi invece siamo stati un po' male, per colpa dell'acqua del serbatoio dove pap e Bertrand hanno messo troppa varechina. Ma tu non devi preoccuparti perch ci siamo rimessi tutti. Abbiamo un amico afghano tanto carino e gentile. Fa parte di una famiglia composta da nove femmine e due maschi. Per adesso conosciamo solo Isaak, che ha tredici anni, ma domani dobbiamo andare a pranzo da loro. Nel frattempo, per , occorre trovare un altro posto per Nanobus perch qui ci fanno pagare trenta afghani al giorno (tre.franchi) e poi perch i gabinetti sono ributtanti. La prossima volta, scrivici all'American Express, Kabul. Ti abbraccio forte forte, Caroline Herat, 19ottobre VENGO svegliato dalla voce del muezzin che annuncia lo spuntar del nuovo giorno e la maggior gloria di Allah, in tutto il mondo dell'Islam. Mi scuoto e mi stiracchio per uscire dal sogno, per ritrovare la realt . Mi sembra impossibile che l'incravattato funzionario, preciso, dall'aspetto manageriale quale da sempre mi conosco, sia adesso l'uomo qui presente, ammesso a vivere nella pi assoluta libert assieme a MarieFrance e ai bambini, in un mondo cos lontano, in una dimensione di totale appagamento... IN CAMPER A KATMANDU Mi infilo i jeans e silenziosamente scivolo fuori dal camper. La mattinata, appena iniziata, si offre limpida e leggera ai primi raggi del sole che l'indorano. Mi sento sommergere da un'ondata travolgente di felicit . Sulla piazza principale deve ancora aprire la botteguccia dove il calzolaio passer la giornata a ricavare scarpe da vecchi copertoni; la via, per , gi brulica di gente. Mi unisco alla folla sfiorando donne che paiono fantasmi e uomini alteri ed eleganti che circolano su grosse biciclette dal manubrio rialzato con la stessa signorilit con cui, un tempo, montavano folgoranti cavalcature. Nell'aria tiepida, I'odore della legna messa ad ardere nei focolari si mischia a mille altri aromi. Dal fondo della strada, la Grande Moschea manda infiniti bagliori azzurri. Il sole infiamma la citt vecchia, lass, e sembra che da un momento all'altro possa apparire Gengis Khan, alla testa delle sue orde terrificanti. Ecco il bazar, col suo dedalo di viuzze e i suoi muri cos bassi da non nascondere mai il cielo. La vita, qui, palpita a fior di strada. Stamani voglio spogliarmi delle mie vesti di turista in vena di esotismo. Voglio indossare quelle del barbiere che si guadagna la giornata all'angolo della strada, di quel rigattiere l, sulla destra, che ora apre la sua minuscola bottega. Sono il venditore di frutta, seduto accanto al suo banco montato su ruote; sono il robusto mullah, il ministro del culto islamico, che fa recitare il Corano a quella cinquantina di ragazzini accovacciati intorno a lui, sono... sono felice. Ecco il grande parco dove l'ombra abbonda e dove, all'improvviso, la citt ammutolisce. Silenzio e solitudine. Mi fermo l, in quell'angolo appartato, e mi siedo sul ceppo di un eucalipto abbattuto per assaporare il momento... Herat, citt ammaliatrice, citt povera che per si permette il lusso di ornarsi di monumenti stupendi e di giardini raffinati. Ma cosa vengono a cercare da queste parti, quei due? Si avvicinano due tizi: un colosso dall'aspetto equivoco e un militare.

Tutto, poi, si svolge molto rapidamente: mi ritrovo un pugnale puntato alla pancia... e un dito piantato sul portafogli che mi crea un gonfiore sul petto, all'altezza della tasca della camicia. Si fanno capire molto chiaramente. Dollars! Eh, no! Marie-France e i bambini sperduti quaggi, in capo al mondo; I'awentura finita in un disastro... Assurdo! Pesco dalla tasca una manciata di carte e la butto ai loro piedi. Poi, via di corsa! Quelli mi inseguono e sento i loro passi alle mie spalle; il cuore mi batte come un tamburo. Svelto, pi svelto. Se almeno incontrassi qualcuno!... Miracolo! In fondo al viale, ecco della gente. Mi rigiro: i lestofanti sono scomparsi! Gran sospiro di sollievo. 457 IN CAMPER A KATMANDU Aarie-~ra~ce Herat, 20 ottobre I BAMBINI HANNO scelto sicuramente il pi bello: calesse e cavallo spariscono letteralmente sotto i fiocchi rossi e i campanelli, mentre il cocchiere sfoggia un paio di stupendi mustacchi. Per la gioia dei nostri figli, abbiamo preso a nolo un gadi che ci porter a casa di Isaak, quel loro amico dal quale pranzeremo. Il cavallo procede al piccolo trotto e, sul calesse, dondoliamo al ritmo dei campanelli, circondati da una marea di gente variopinta che affolla le strade di Herat. Mi sento in forma e allegra perch vedo che il mio gregge tornato a sprizzare salute da tutti i pori; ma che paura m'avevano messo! Lancio, a tutti, un avvertimento: Allora, mi raccomando: attenti a non bere acqua e a non mangiare verdure crude. Non vorremo ammalarci un'altra volta, spero! Con la salute tornato anche l'appetito, e l'odore degli spiedini cotti per strada ci fa venire l'acquolina in bocca. Ecco la casa, in fondo a una viuzza stretta fra muretti di terra battuta. Saltiamo gi dal nostro infiocchettato tass. Isaak ci accoglie sulla soglia, e, superata la bassa porta d'ingresso, ci introduce subito in una stanza piccola e quadrata. Le pareti sono disadorne ma sul pavimento di terra battuta steso un magnifico tappeto turcmeno; su quello, una volta tolte le scarpe, ci sediamo a gambe incrociate. Entrano nove giovinette sorridenti, timide, deliziose: le sorelle di Isaak. Ci scambiamo sorrisi amichevoli. Quante domande vorrei porre a queste nostre adorabili ospiti! Fortuna che Isaak, trattando con i turisti, ha imparato un po' d'inglese. Occhi vivaci, un viso fine e bello, Isaak indossa vestiti ampi. Ha tredici anni e la direzione della casa , manifestamente, affidata a lui. E i tuoi genitori, Isaak? Mio padre, poveretto, due anni fa si ammal gravemente. E dovuto andare a Kabul per farsi operare ai polmoni e da allora provvedo io a mia madre e alle mie sorelle. Resto di stucco: due anni fa Isaak aveva undici anni, un'et nella quale ancora si gioca con le biglie, dalle nostre parti. Cominciai vendendo due camicie al bazar prosegue. Ne comprai altre. Adesso possiedo due botteghe. Non mi lamento degli affari, per rimpiango la scuola. Bruna, carina, ecco Fauzia, che potrebbe passare per una gitana. Porta un enorme vassoio colmo uva passa e carote tagliate a Il cerchio si stringe attorno invita a cercare i pezzettini di riso color zafferano e guarnito con pezzettini: si tratta del famoso qabili palao. al vassoio fumante e il nostro amico Isaak ci di carne, nascosti sotto il riso affinch si

conservino ben caldi. Per noi, e in via del tutto eccezionale, hanno messo i cucchiai in tavola; Christian per dichiara che gradiremmo mangiare alla loro maniera, ossia con le dita. Anch'io lo preferisco: trovo ben pi emozionante condividere il cibo in quel modo. Quanto ai bambini, inutile parlarne! Sar perch cominciamo a conoscerci meglio?... Comunque a poco a poco le lingue si sciolgono e quasi ci comprendiamo. Non appena finito il pasto, le nove sorelle si alzano e corrono via. Vanno a lavorare al telaio mi spiega Isaak. Al pomeriggio tessono tappeti. La mattina frequentano la scuola. Poco dopo andiamo a raggiungerle nel laboratorio. Un raggio di sole illumina l'ampio telaio sul quale va gi dispiegandosi un'opera che un capolavoro di finezza e di colori. Sedute accanto alle loro "istruttrici", Isabelle e Caroline si impegnano seriamente e, per la concentrazione, non si accorgono di aver la lingua penzoloni. Fauzia mi aiuta a prendere posto al suo fianco su una piccola panca e anche a me viene spiegato il segreto di quei piccoli nodi. Le nostre piccole amiche si divertono nel vederci cos impacciate e la loro allegria ci fa piacere. Pomeriggio meraviglioso, qllello che trascorriamo con loro; nel salutarci dobbiamo promettere di tornare a trovarli, al ritorno. Dopodomani, infatti, affrontiamo il cosiddetto "deserto della morte": oltre cinquecento chilometri di un deserto spazzato da terribili venti. Confesso che la prospettiva mi spaventa... 21 ottobre ABBIAMO dedicato la giornata a riordinare Nanobus, a riempire il serbatoio dell'acqua, a mettere a posto le provviste. Adesso, qui nell'unica stazione di rifornimento di Herat, ci accingiamo a fare il pieno di benzina. Prima che Christian abbia il tempo di spegnere il motore, il camper gi si ritrova il tubo nel serbatoio. Con ampi gesti delle mani, il militare di guardia accanto alla pompa azionata manualmente manifesta grande ammirazione per le decorazioni che ornano il nostro automezzo. < Eh no! Christian balza a terra e prende di petto il soldato. Tren459 IN CAMPER A KATMANDU totto litri?! In appena un secondo? Ma scherziamo? Si arrabbia e con uno strattone toglie il becco della pompa dal serbatoio di Nanobus. No. A zero! Zero! Superato un momentO di imbarazzo, si degnano finalmente di dare il colpo di manovella grazie al quale il contatore torna allo zero. Nel "deserto della morte", Afghanistan, 22 ottobre SONO QUASI due ore che viaggiamo e il sole deve ancora spuntare. Christian voluto partire presto, oggi, perch abbiamo di fronte parecchia strada prima dell'arrivo a Kandahar e non vogliamo arrischiarci, in questa regione, a bivaccare dove capita. Avevamo letto che da queste parti il vento pu soffiare con tale impeto da abbattere un bue. Il cielo nero va schiarendosi leggermente all'orizzonte, e i bambini cominciano a svegliarsi, uno dopo l'altro. Fermiamo Nanobus per una brevissima sosta e, mentre i ragazzi si vestono, vado rapidamente nel retro per mettere un po' d'ordine. Guardate! Nell'impressionante immensit che i primi raggi del sole cominciano

appena a disvelare una carovana avanza avvolta in un alone di polvere bionda. Come spinti da una forza irresistibile, lasciamo il camper sul ciglio della pista e le andiamo incontro. I nomadi del deserto! Quante volte li abbiamo sognati... Gi riesco a distinguere i primi uomini, avanguardia armata dall'incedere lento e maestoso, visi imperscrutabili e un po' inquietanti. Mi sento nervosa: sono s stupendi, ma anche famosi per il carattere ombroso e la destrezza con la quale maneggiano il fucile. Uomo dal fisico imponente, folta e lunga barba nera, portamento nobile, fucile in spalla, il capo precede tutti gli altri. Christian gli rivolge un lieve inchino portandosi la mano all'altezza del cuore: Salam aleikum! Attimi interminabili. Amico? Nemico? Un ampio sorriso si allarga a illuminare quel viso scavato ed energico: Aleikum salam! Significa "amico!" In breve tempo Christian si trova a scambiare con il capo pacche fraterne sulla schiena mentre tutt'intorno a noi sfila la carovana, stupenda, sollevando una nuvola color ocra in uno sfavillare di luci. Gli uomini conducono i loro cammelli carichi di tende, di tappeti, di attrezzi da cucina. Da sopra le pesanti some spuntano testoline protette da cuffie di feltro ricamate: i piccoli della carovana, serrati fra i pacchi e cullati dall'incedere ritmico delle bestie. Scambio qualche cenno di saluto con le donne che, a piedi scalzi, marciano ai lati della carovana. Ai miei occhi appaiono come vere principesse del deserto: per le vesti rosse e oro, per i monili che, tintinnando, scandiscono la loro lenta marcia. Chiudono la sfilata le greggi di ovini, condotte da molossi dalle orecchie mozzate; capre e pecore sollevano un tale polverone che, per vari minuti, non vediamo pi nulla. torrida e il deserto, Riprendiamo il viaggio. L'atmosfera ormai abbagliante. Non incontreremo altre carovane ma, di quando in quando, larghi spiazzi anneriti, l dove i nomadi hanno sostato e innalzato le tende. Mi fermerei anch'io volentieri, ma so che Nanobus si trasformerebbe in breve in un forno soffocante. Mentre ci preparano gli immancabili nan, cio le tartine farcite di cipolle, Caroline e Bertrand versano lacrime copiose. Oggi per i bocconi vanno gi pi difficilmente: abbiamo tutti la gola secca. 11 mare! Guardate, il mare! Isabelle scalpita, sovreccitata: una lunga linea azzurra corre all'orizzonte e, ballando tremula sul suolo, l'aria surriscaldata accentua l'illusione. In verit , c' di che rimanere confusi. Lo stesso Bertrand esita un attimo prima di dire, con un risolir.o di scherno: Povera illusa! Il mare! E magari vedi pure i pedal ? Caroline prende le difese della sorella: Per bisogna ammettere che un miraggio veramente fenomenale! Sosta per le necessit corporali. Occhio agli scorpioni ! Non smuovete le pietre ! I bambini avevano bisogno di sgranchirsi le gambe: mentre preparo Nanobus per la siesta, si mettono a correre come cagnolini lasciati liberi dalla mamma in un parco. DINANZI a noi il sole bassissimo sembra incendiare l'immensit del deserto. Laggi un autocarro fermo sul ciglio della pista; tutti gli occupanti ne sono scesi per riunirsi al sommo di una duna e, l, inginocchiarsi, l'uno accanto all'altro, in un controluce che colora i turbanti e che rende ancor pi solenne la scena: la preghiera della sera. In questo luogo nulla viene a distogliere il pensiero dall'infinito del cielo e si prova la sensazione, non comune, di una presenza di Dio. L'arrivo a Kandahar avviene sul tardi. Dovremmo trovare al pi presto un posto dove pernottare. Gruppi di uomini si attardano a par-

lare attorno alle lampade a petrolio delle botteghe. Poco dopo troviamo, per una modica spesa, una sistemazione all'interno di un cortile. Il tempo di preparare il camper per la notte e, come inebriati, crolliamo sui letti, vinti dal sonno. 461 Sulla strada per Kabul, 23 ottobre NON ME NE spiego la ragione, ma sento una minaccia incombere su di noi. Improvvisamente il cielo si oscurato, screziato da venature rossastre che gli danno un aspetto terrificante. Generati dalla terra, mulinelli di polvere che paiono fantasmi corrono all'impazzata su questa immensa steppa dove noi, lo sento, siamo soli e abbandonati. All'improvviso, da sinistra, s'erge a nascondere l'orizzonte un enorme sipario nero che pare pronto ad abbattersi su di noi. Ho paura, ma taccio, per non impressionare i bambini che, alle nostre spalle, giocano e ridono. Adesso la massa nera ci incalza, vicinissima. Christian ha pigiato a fondo l'acceleratore. Attento! ho urlato in mezzo al fracasso. Un urto potentissimo contro la fiancata, uno schianto, come se Nanobus dovesse smembrarsi, e poi, una sbandata terribile. Christian ha bloccato di colpo: la massa compatta della sabbia investe rabbiosamente il camper, la sentiamo crepitare contro la carrozzeria, viene a insinuarsi all'interno da mille fessure, ci soffoca, ci accieca. Dobbiamo proteggerci gli occhi con le mani e, a ogni rinnovato assalto, tremo, perch con terrore penso alla raffica pi violenta che ci far capovolgere o strapper l'abitacolo dal telaio. Urlando, Christian ordina ai bambini di serrare la finestra e di rifugiarsi tutti lungo la fiancata di destra. Dunque, anche lui teme che Nanobus finisca per rovesciarsi? Per quanto tempo siamo rimasti cos, impotenti, sballottati dalle raffiche spaventose, persi nella tempesta? Poi, per un attimo, il vento ha aperto una schiarita nella cortina di sabbia consentendoci di vedere un tratto di strada. Christian ha subito rimesso in moto. Proviamo a proseguire. Dobbiamo assolutamente arrivare a Kabul prima di sera, e ci rimangono pi di duecento chilometri! Kabul, 24 ottobre E MArrINO inoltrato quando Nanobus comincia ad aprire un occhio. Il sole inonda di luce il "cortile-giardino" del Gulzar Hotel che, ieri, ci ha accolti per la notte. Qui regna la pi assoluta tranquillit : l'aria frizzante, tersa e leggera, anche perch Kabul si trova a quasi mille e ottocento metri di altezza. Nell'azzurro del cielo due macchie, una rossa, l'altra blu, che sembrano farfalle gigantesche, danzano sullo sfondo della volta turchina: aquiloni. Ecco, questa la felicit : ammirare in santa pace le evoluzioni di due aquiloni. Andiamo, coraggio, tutti in piedi, voialtri. E, mi raccomando, portate fuori i sacchi a pelo! Grandi pulizie, stamani!... In un battibaleno Nanobus viene trasformato in uno stenditoio: grata anteriore, finestre, specchietto retrovisore, tutto serve per mettere ad asciugare i panni. Christian sta gi tornando, carico di focacce bollenti. Il tavolo viene portato fuori in un lampo. Mentre Caroline prepara l'acqua sbriciolandovi dentro con cura le pasticche disinfettanti e i pi piccoli litigano perch nessuno dei due vuole apparecchiare, la fabbrica delle tartine entra in attivit : Christian le taglia, io le abbrustolisco leggermente sul coperchio rovesciato del tegame grosso, trasformato in

tostapane. Piazzato strategicamente all'estremit della catena di montaggio, Bertrand le spalma di margarina turca e miele di Herat. Lo "spuntino" assume ritmi pantagruelici. Con tutti quei pasti improwisati, rimediati, negli ultimi tempi avevamo certamente accumulato un bell'arretrato. Quando vediamo quel che avanzato della pur abbondante provvista di pane, scoppiamo tutti a ridere. KABUL mi lascia incantata fin dal primo incontro. Un grosso borgo abbarbicato fra i monti, dove la vita scorre placida e dove le case, basse, non nascondono mai il cielo. Per le strade si incontrano meno automobili che pecore, capre e oche. Ed ecco l'insegna dell'agenzia dell'American Express. Potr sembrare strano ma, lontani da casa, la posta diventa importantissima. Oltretutto, anche se non lo ammettiamo apertamente, attendiamo con ansia il responso circa quel prestito che ci consentir , oppure no, di proseguire il viaggio. Torno in strada poco dopo, stringendo a me il nostro tesoro. Ci chiudiamo dentro il camper e comincio la lettura. Apro, per prime, le missive pi vecchie. Nonnina stata male ma, con la sua sesta lettera, ci giunge anche la notizia della guarigione. . . Per oltre un'ora restiamo l, a cercare di vivere con l'immaginazione gli eventi di laggi, di quei luoghi cos remoti. Christian, nel suo angolino, rilegge per la quinta volta la lettera-miracolo annunciante la concessione del prestito! Vi porto al ristorante! annuncia esultando. Lo sapevo, io, che non ti saresti perso l'occasione ! Ma siccome da parecchio tempo ormai siamo tutti a stecchetto, i bambini intervengono con gran decisione a favore del padre. IN CAMPER A KATMANDU Va bene, sia pure, si va al ristorante ma solo per questa volta! ammonisco. Ricordate, comunque, che il denaro ancora non basta per arrivare fino in fondo! DoPo un corroborante qabili palao, il morale della truppa sale alle stelle; tenendoci a braccetto prendiamo la strada del bazar. Il ponte scavalca il fiume Kabul, in questa stagione assai smagrito, tanto da sperdersi nel suo vasto letto fangoso; gruppi di donne lavano i panni e intanto si chiamano, allegramente, a gran voce. Giunti sull'altra sponda, ci ritroviamo indietro di secoli, nel Medio Evo. Una fitta trama di stradine rumorose dove intensi si svolgono i commerci e dove mille diversi odori si accavallano e si confondono: spezie, profumi ma anche tanfo di fogna. Dall'occhiata ammiccante che mi lancia, capisco che Christian felice. Dobbiamo tapparci le orecchie per proteggerle dal fragore dei martelli che, abbattendosi a mitraglia su vecchie lamiere, le trasformano prodigiosamente in utensili nuovi di zecca. D'un tratto sbuchiamo nella zona dei tessuti. Fantasmi avvolti nel tradizionale chadr, il lungo velo pieghettato che copre interamente le donne, compresa la testa, si sfiorano in silenzio fermandosi per palpare le stoffe setose appese, a centinaia, davanti alle botteghe. In questo tripudio di colori si notano appena, in fondo ai minuscoli negozi, venerandi barbuti seduti a gambe incrociate davanti ad antiche macchine per cucire. Ma ti rendi conto mi dice Christian, se il prestito non fosse arrivato? Se non fosse arrivato? Avremmo resistito ancora un paio di mesi al massimo, e poi?... Kabul, 6 novembre

BRIAN e Lesley, gli inglesi! Pare impossibile! Ankara gi ci salta in braccio, scodinzolando. Stavolta resto sbalordita. Annunciata e accompagnata da un rumore di pentole, la vecchia auto viola entrata nel cortile del Gulzar Hotel. Ma fin dove vorranno arrivare, quei due?... Ci corriamo incontro, ci abbracciamo. Dev'essere stato sfibrante, il loro viaggio: dall'aspetto, sembrano distrutti. Con la consueta flemma, Brian comincia a raccontarci le sue avventure e, come sempre, ci ride sopra. Sulla strada per Herat, hanno perso una ruota; un'altra volta, e stavano anche male, si sono visti costretti a dormire nel deserto e durante la notte un tizio ha cercato di derubarli. Ankara, poi, ha continuato ad annaffiarli abbondantemente. A ogni tappa, Lesley voleva rinunciare, abbandonare, ma Brian riusciva a convincerla ad andare sempre pi avanti. Pensare che erano partiti per girare la Francia e basta!... Mi simpatico, questo Brian: un vero bambinone, contentissimo della grossa sciocchezza che sta facendo. Tempo qualche giorno, e ci spingiamo fino in Pakistan dice scoppiando a ridere. I giorni trascorrono felici. Abbiamo deciso di sostare a Kabul per almeno un mese. Ne approfitteremo per aggiornare il nostro diario di bordo, che l'unico esercizio scritto per i bambini. Adesso conosciamo bene la proprietaria del nostro Gulzar Hotel, una donna alquanto originale. Tedesca, maritata a un afghano e poi rimasta vedova, estremamente energica nonostante i suoi circa sessant'anni, una vera nonna d'assalto che comanda a bacchetta nel suo albergo. I bambini, che l'hanno conquistata, la chiamano "Tata Martha". Dal giorno che ci ha sentiti cantare, Tata Martha si autoproclamata nostro impresario. Ci fa una pubblicit favolosa telefonando a destra e a manca: Ho qui da me una deliziosa famigliola che... Certo, venga! Venga con gli amici! Nel suo piccolo ristorante non rimane mai un posto vuoto. Noi ceniamo gratis mentre Tata Martha "incassa coperti" in pi. Insomma, gli affari vanno a gonfie vele per noi, e in citt ci stiamo facendo un nome. La prossima settimana daremo un recital, offerto dalla Francia, al liceo di Kabul. Inoltre abbiamo un nuovo amico: Shahwali, un giovane di ventitr anni dal viso allungato, con un bel naso dritto e capelli neri, come nere sono le folte sopracciglia. Quasi ogni giorno viene a trovarci, a bordo del nostro camper, per scambiare quattro chiacchiere. I bambini, che lo adorano, lo attendono verso sera, impazienti, per quegli epici duelli di aquiloni che rappresentano il passatempo preferito degli afghani. Ci ritroviamo allora tutti quanti a tirare fili, col naso all'ins, mentre le risate cariche di bont di Shahwali si confondono con quelle, gioiose, dei nostri figli. Come mai tanta felicit ? Stretti in sei in un ambiente di sei metri quadrati, avendo a disposizione un bugigattolo per lavarsi, un sacco a pelo steso su di un tavolaccio per dormire e, per sfamarci, pane inzuppato in una minestra di verdure... Eppure, non siamo mai stati tanto felici. Che sia per l'aver ritrovato il tempo da dedicare alle cose essenziali: un momento di vita familiare, il sorgere del sole, una passeggiata senza altro scopo che quello di sentirci vivere? 464 465 - /~abe//e Kabul, 16novembre F~ 'l

M AMMA PREPARA i panini, l'acqua da bere, i maglioni, la cinepresa, la macchina fotografica e il registratore perch andiamo a vedere il bouzkashi, il gioco nazionale afghano, che di solito si svolge nella steppa . Siccome non vogliamo lasciare solo Nanobus, all'aperto, saliamo su di un vecchio tass e andiamo a raggiungere la folla. Appena trovato posto, vediamo arrivare i cavalieri con i loro copricapo di pelliccia e, nello stesso tempo, quelli incaricati di portare la carcassa della capra, oggetto della disputa, la sistemano al centro della zona dove avr luogo il torneo. Le hanno tagliato la testa e il corpo stato riempito di sabbia, cos pesa di pi. Il gioco ha inizio. Quante botte, per quella capra. I cavalli si saltano addosso e si mordono. I capi urlano, ma siccome urlano in afghano, non capisco nulla; per vedo che danno un sacco di frustate agli altri. C' chi sanguina e chi cade assieme al cavallo. Pap si arrabbia, perch quelli cadono proprio mentre lui sta cambiando la pellicola. In certi momenti sollevano un tale polverone che neppure riescono pi a vedere la capra. Poveretta! Fortuna che morta perch la tirano e se la contendono, chi da una parte e chi dall'altra, afferrandola per le zampe. Come se non bastasse, poi, ancora urlano e ancora fanno quelle pericolose acrobazie sui cavalli. 466 F~

Nella pagina accanto: Isabelle e Ber~rand lavano le sroviglie. Sopra: Bertrand (a sinistra) sterilizza l'acqua e Marie-France fa il bucato. Chi cade viene schiacciato da tutti gli altri cavalieri. Ecco che uno riesce a fuggire trascinandosi dietro la capra. Gli awersari lo inseguono ma non riescono a fermarlo. Eccolo girare attorno a un palo ed ecco gli spettatori mettersi a gridare: Cos! Bravo! Ha vinto! Ma tutto questo lo gridano in afghano. Bertra~d Kabul, 24 novembre STAMANI ERIC ne ha combinate parecchie delle sue. Prima di tutto pap lo manda a rifarsi la doccia ma lui deve aver preso un ombrello per ripararsi perch quando torna ha ancora tutti i capelli asciutti. Ma neppure la saponetta bagnata, se per questo. Poi, mentre finiamo di sistemare tutto per bene e appoggiamo il vassoio della colazione in equilibrio fra due ghiacciaie, Eric... patapum! inciampa rincorrendo Isabelle. Cade tutto per terra, alla rinfusa: il miele, il latte in polvere, lo zucchero, l'acqua bollente e i nan che la mamma ha appena abbrustolito. A quel punto, pap scoppia a ridere e, calmo e tranquillo, rovescia su quel macello sparso in terra anche la tazza di t che teneva in mano. Per poco i miei genitori non si azzuffano, per , fortunatamente, arriva Brian

a salutarci e allora mamma e pap fanno quelli che la prendono sul ridere e diventano carini e gentili. Brian e Lesley, infatti, partono per il Pakistan. Forse ci rivedremo in India! Poco dopo, il nostro amico Shahwali viene a raggiungerci per portarci in gita. Mamma rimane con Isabelle, che si sente un po' stanca. Ci ammucchiamo tutti quanti in un vecchio tass, buffo, mezzo sfondato e che fa il solito rumore di pentole. Per salire sui monti prendiamo una strada cos ripida che ci vuole la rincorsa. L'auto non ce la fa proprio ad andare avanti, anzi, a un certo punto si ferma addirittura e noi ci spaventiamo: e se dovesse scivolare all'indietro e precipitare nel vuoto? Mentre il conducente cerca di ingranare la marcia pap e Shahwali scendono in tutta fretta per puntellare la macchina, poi tornano di corsa e risalgono a bordo. Quando vediamo i tornanti farsi pi stretti, e la salita cos ripida, pap dice a Shahwali che possiamo anche proseguire a piedi, in modo da poter ammirare meglio il panorama. In cima troviamo uno slargo abbastanza piatto dal quale si vede tutta Kabul, le sue case di terra battuta e i cortili piccini piccini. Shahwali ci indica l'albergo Gulzar, il fiume Kabul, la fortezza e anche il cannone che, durante il periodo del ramad n, quando si osserva il digiuno, ogni sera spara all'ora in cui si pu cominciare a mangiare. Quando ridiscendiamo, corriamo ancora pi forte. Sulle prime ci divertiamo, ma poi vediamo che nelle curve il tass accelera e le ruote sfiorano il ciglio della strada. Pap e Shahwali si arrabbiano. Il conducente risponde in afghano, Shahwali traduce: i freni sono quasi interamente consumati! Veniamo gi a folle velocit . Al termine della discesa Shahwali e il conducente affermano che solo per grazia di Allah non siamo finiti fuori strada e che quel tass andava bene per la citt ma non per la montagna. Quando lo abbiamo detto alla mamma, lei ha ringraziato il Cielo di non essere venuta con noi. Mar/e-~ra~1ce Kabul, 28 novembre A LL'INGRESSO del cortile-giardino dell'albergo ci aspetta qualcuno: un bambino. Si regge in equilibrio su due stampelle, ha un bel faccino e uno sguardo pieno di allegria. Ma, a vederlo in quello stato, considerando che alla sua et non c' gioia pi grande del poter correre liberi, ti si stringe il cuore ! . . . Mi consegna un biglietto. I miei ragazzi vi hanno sentiti cantare al liceo, I'altro giorno, e vorrebbero avervi ospiti a cena, sabato. Ci fareste piacere. Serge de Beaurecueil Il bambino mi guarda con un'espressione interrogativa. Ma s, certo! Grazie ! rispondo . Ho sentito parlare di questo religioso, un domenicano, che innamoratosi a prima vista dell'Afghanistan, vi rimasto dedicandosi all'insegnamento. Ma ancora di pi mi hanno parlato della sua casa, sempre aperta ai bambini abbandonati, o comunque in difficolt . La prospettiva di conoscerlo ci fa molto piacere. Kabul 30novembre , STRETTA fra i minuscoli laboratori di due sarti, una porticina immette nella casa del Padar (Padre) Serge de Beaurecueil. Sulla soglia, a darci il benvenuto, troviamo una dozzina di bambini storpi. Ma, se i corpi sono

lesi, i visi invece sono aperti al sorriso e gli occhi brillano. Richiamato dalla confusione, il religioso viene a riceverci. Alto, nobile nel portamento, il viso adorno di una folta barba da savio, ci fa gli onori di casa seguito dalla sua truppa, una ventina di bambini e giovinetti di et compresa fra i sette e i quindici anni. Orfani, trovatelli, storpi: qui ognuno trova il calore di un focolare pur conservando la libert di andare e venire a proprio piacimento. Cos, alcuni rimangono per anni, altri solo per pochi giorni. Dovete sapere che sarete loro ospiti. Io non c'entro nulla e neppure sono a conoscenza di quel che vi verr presentato in tavola. A cenni, i nostri piccoli amici ci invitano a prendere posto su un tappeto sedendo a gambe incrociate. Il qabili palao, che buono! esclama Isabelle. Ci stringiamo in cerchio attorno a vassoi carichi di riso dorato nel quale si celano pezzi di carne di montone. Le dita affondano in quelle soffici e calde collinette. Le parti migliori vengono sospinte verso di noi. Vorremmo ringraziare, contraccambiare ma, nonostante i sorrisi, la differenza di lingua rappresenta un ostacolo insormontabile. Allora, cantiamo e, dopo, i bambini di padre Serge cantano a loro volta. FUORI, quando ce ne andiamo, viene gi un nevischio gelido. Seguita da Caroline corro verso Nanobus per preparare i letti: siamo tutti stanchi e tremiamo dal freddo. Oh, no! Il lucernario rimasto aperto e la neve ha bagnato tutto! Chiamo Christian in aiuto. Guarda lass, nella 468 469 IN CAMPER A KATMA~DU mansarda, tutto zuppo: i sacchi a pelo, i materassi, tutto!. . . Chi riuscir a dormire, in queste condizioni!? Ma lui scoppia a ridere. I bambini seguono il suo esempio e a me non resta che guardarli ridere come scemi. Io invece mi metterei a piangere. Cosa faremo? Frugo fra la roba, alla ricerca di qualcosa di asciutto. Datemi una mano piuttosto! Ma pi mi accaloro, pi quelli ridono. Se solo potessi sbattergli la porta in faccia e andarmene a dormire altrove! Quella notte l'abbiamo passata in bianco, seduti. 2 dicembre CARRETTI stracarichi di calzini variopinti, belli, lavorati a mano dalle donne sui monti; maglioni trasportati in alte cataste, in precario equilibrio, sulla testa di piccoli venditori ambulanti; a ogni angolo di strada una profusione di mutandoni, guanti, berTetti di lana: Kabul si prepara ad affrontare l'inverno. Mi stringo contro Christian. Comincia a fare davvero troppo freddo, non ti sembra? Al risveglio, stamani, abbiamo il naso gelato e le guance infuocate. All'interno del camper il termometro segna meno otto. Sui vetri si formato un sottile strato di ghiaccio ed Eric, il nostro artista, ne ha immediatamente approfittato per disegnarci sopra. La neve, che gi da qualche giorno imbiancava i monti attorno a Kabul, adesso - e ce ne accorgiamo uscendo all'aperto scesa fino a lambire le mura della citt . Ma cosa ci fanno loro qui? Ferma, davanti a noi, c' l'auto viola di Brian e Lesley! Lei siede in terra, in fondo al cortile, addossata al muro di cinta, coi capelli in disordine e la faccia stravolta. Sulle sue ginocchia riposa il capo di Brian, che giace in terra, immobile. Sembra assopito. Li raggiungo

correndo. Cosa successo? Con voce stanca, Lesley mi racconta il loro calvario: Brian che si ammala improwisamente nel bel mezzo del Pakistan; in un misero, piccolo ospedale gli diagnosticano un attacco di malaria e lo curano di conseguenza; lui per peggiora di giorno in giorno, mentre le notti diventano angoscianti. Allora, di comune accordo, decidono di tornare di corsa in Inghilterra dove il loro medico, che conosce bene i disturbi di Brian e sa che soffre di diabete, lo curer come si deve. Mi sono messa al volante, ho guidato giorno e notte correndo quanto pi potevo. Stamani, giunti a Kabul, mi sono precipitata in ospedale: gli hanno diagnosticato un'epatite virale, aggravata dal diabete. Ma ormai non mi fido pi di loro. Scoppia a piangere. Adesso devo dormire un po'; pi tardi riprenderemo la strada di casa. Vogliono attraversare di nuovo l'Afghanistan, l'Iran, la Turchia? Con Brian in quelle condizioni? Evidentemente non ragiona. Brian respira a fatica e il suo pallore mi spaventa. Christian gli misura il polso e poi si gira dalla mia parte. Non possono assolutamente proseguire in automobile. Dobbiamo riportarlo con la forza all'ospedale di Kabul, oppure rimpatriarlo per aereo, immediatamente. Metti a scaldare un po' di minestra. Io intanto corro a chiedere in quale giorno parte un volo per l'Europa. Mentre con un cucchiaino cerco di fare bere qualcosa a Brian, Lesley ingoia due bei piatti di minestra, che sembrano rinfrancarla. Pi calma, adesso pare rendersi conto dell'assurdit del suo progetto. S, per la dogana non ci lascer mai passare, se prima non regolarizziamo l'automobile; e tu sai meglio di me che le formalit burocratiche portano via un sacco di tempo. Oltretutto ci servirebbe un'autorizzazione sanitaria e siamo a corto di soldi.. . Christian tornato. Domani parte un aereo per Teheran. Laggi potrete salire su un volo diretto in Europa. Domani?! Istintivamente mi viene da pensare: "Purch riesca a resistere fino ad allora!" Per non parlare dei tanti problemi da risolvere, e di tutte quelle pratiche da sbrigare. E stata una giornata campale. Tutti hanno dato una mano. Christian si incaricato del certificato medico ed andato all'Ambasciata britannica per sollecitare gli adempimenti burocratici. Nel pomeriggio corso in dogana per provvedere all'automobile. Intanto, con l'aiuto di Tata Martha, Brian stato sistemato in una stanza riscaldata. Christian poi ha comprato da Lesley oggetti di ogni specie, assicurandole che ci sarebbero certamente tornati utili. Fra l'altro, si dovuto correre dietro a un acquirente per l'auto e pensare al cane Ankara. Di tanto in tanto Brian riprendeva conoscenza e tentava addirittura di scherzare, e ogni volta provavo una stretta al cuore. A sera, ha preso una mano di Christian fra le sue. Stavolta, e per la prima volta, non l'ha buttata sul ridere. Faticava a parlare. Mi dispiace causare tanto disturbo... e mi rincresce per Lesley. Capisco bene che stata una follia... Ma, una volta nella vita... Valeva pur sempre la pena, ti pare? Con una pacca sulle spalle, dietro la quale intendeva celare la commozione, Christian lo ha salutato e gli ha dato appuntamento davanti a un bicchiere di birra, a Parigi o a Londra. 470 471 IN CAMPER A KATMANDU G~iri~tia~ Kabul, 4 dicembre A RMATO Dl CARTE geografiche, chiamo tutta la famiglia a raccolta.

Ebbene, ormai dobbiamo deciderci sul serio! esordisco. Penso anch'io, come mamma, che convenga lasciare Kabul. Il freddo comincia a farsi sentire fin dentro Nanobus ed entro poco tempo lo sentiremo ancora di pi! L'assemblea mi guarda costernata. Ma Tata Martha ci vuole con s per Natale! Potremmo partire subito dopo implora Caroline. Me l'aspettavo. So che, da diversi giorni, Tata Martha va accarezzando l'idea di farci cantare durante il cenone di Natale. Perci ogni mezzo buono pur di convincerci a rimanere fino ad allora. Ha cominciato col ricordare, calcando non poco la mano, tutti i gravi pericoli cui andremmo incontro in India: dal devastante ciclone abbattutosi di recente su Madras e la sua regione, all'epidemia di malattie infettive che ha gi mietuto migliaia di vittime; senza contare, poi, che in quest'epoca il Passo Khyber, gi di per s temibile, quanto mai insicuro. . . Tata Martha dice che al cenone verr servito il tacchino, e anche il tronchetto di cioccolato proclama Bertrand. E dice che i regali saranno tanti si lamenta Eric. Cos stanno le cose, dunque! Ho capito. Bene, ascoltatemi attentamente... Non so dove ci troveremo la sera della vigilia, ma vi prometto che anche noi faremo festa, e grande! 8 dicembre APPOLLAIATI nel cortile sopra gli oggetti pi svariati e pi strani trasformati per l'occasione in sedili e scrittoi, i bambini compilano ciascuno il proprio diario. Con il passare del tempo, spostano l'attrezzatura inseguendo gli ultimi sprazzi di sole che ancora addolciscono l'aria gelida della sera incombente. Sdraiata, pancia a terra, Caroline, la secchiona di casa, tutta intenta agli studi di un'ipotetica seconda media. Nel caso di Bertrand si tratterebbe della prima media. Intelligente, sempre pronto ad appassionarsi per qualsiasi cosa, quando per si trova un foglio bianco sotto il naso, comincia a mangiucchiare la penna, a grattarsi il capo... e assume l'aria pi idiota di questa terra. Isabelle frequenta la seconda elementare. E l'alunna ideale per ogni insegnante: vuole fare tutto, sapere tutto, partecipare a tutto. Infine, Eric: un curioso irriducibile, sempre alla scoperta del mondo. Ma non vede l'ora di imparare a leggere e scrivere bene per poter, come gli altri, tenere il suo diario! La notte scende bruscamente, senza quasi un crepuscolo, spargendo gelo per tutto il cortile. Ci affrettiamo a cercare rifugio dentro il camper. Mentre i bambini, per riscaldarsi, si stringono quanto pi possono l'uno all'altro, io rovescio sul tavolo la verdura da pulire. Finito questo lavoro, con le dita ormai intirizzite, mi unisco agli ,altri nella comune stretta. L'attesa della minestra, che cuoce lentamente, assorbe ogni nostro pensiero e suscita visioni di belle cucchiaiate fumanti. Sentiamo bussare alla porta: Shahwali! Ci stringiamo ancora di pi sulla panchetta per ricavargli un posticino attorno alla candela che rischiara Nanobus. Lui posa sul tavolo una statuetta: Vi ho portato un regalo . Cos, in una sola volta, ci accorgiamo che lui diventato pi di un amico per noi e che, per forza di cose, dovremo separarci. Ecco il rovescio della medaglia di questa nostra vita da nomadi. I saluti, nel nostro caso, assomigliano tanto, strano a dirsi, agli addii. La notte glaciale e stellata quando Shahwali se ne va. Lo guardiamo allontanarsi in silenzio e con un po' di tristezza nel cuore. In viaggio verso il Pakistan, 9 dicembre

NANOBUS va allegramente per la sua strada, felice e contento di riprendere il viaggio dopo il lungo bivaccare a Kabul. Quanto a noi, di nuovo presi dalla frenesia dell'ignoto, dopo aver tremato di freddo lungo le gole del fiume Kabul che, con una discesa vertiginosa, ci ha fatto superare un dislivello di oltre mille metri improvvisamente ci siamo trovati in pianura, con le orecchie tappate e grondanti sudore per via dell'abbigliamento, degno di un eschimese. Il termometro risalito di almeno quindici gradi, ragion per cui, fermato il camper in mezzo a un paesaggio tropicale, con estese risaie e bufali vaganti, l'intera famiglia ha proceduto alla svestizione. Una sosta di tre giorni a Jalalabad fra i palmeti e gli aranceti, ed eccoci ora a macinare chilometri in direzione della frontiera con il Pakistan e del famoso Passo Khyber. Sorvegliato dai militari di giorno, non appena cala la notte ridiventa esclusivo appannaggio, cos dicono concordemente tutte le guide, delle trib guerriere e del banditismo. Chi vi si avventurasse allora commetterebbe una pazzia. IN CAMPER A KATMANDU Mancano dieci chilometri al confine. Sento Marie-France innervosirsi sempre pi. E se ci beccano? Ma figurati! Io non mi faccio perquisire, comunque. Se continua a inquietarsi a questo modo finir per mettere fifa anche a me. E preoccupata perch a Kabul ho concluso un buon affare acquistando duemila rupie pakistane. Il traffico di valuta si svolge, laggi, praticamente alla luce del sole e l'uomo della borsa nera veniva a trovarci un giorno s e uno no, vestito come un qualsiasi onesto burocrate, con le tasche gonfie di banconote d'ogni paese. I bambini gli avevano affibbiato anche un soprannome: "Cambio Dollari", le uniche parole che quell'uomo sembrava conoscere. Non appena saputo che ci mettevamo in viaggio verso oriente, era venuto a offrirmi quelle rupie, quasi al cinquanta per cento del loro valore! Comunque, ora forse mi converr nasconderle. Calma e sangue freddo! M' venuta un'idea. Bambini, mi fate un favore? Mi mettete a soqquadro Nanobus? Da dietro mi giungono, in risposta, risolini di circostanza. Bertrand, istintivamente, raccoglie i suoi due aeroplani di carta: fiuta un inganno. Insomma, volete decidervi? Non scherzo, ve l'assicuro. Dovete mandare tutto quanto all'aria, l dietro! Mi guardano tutti e quattro stupefatti. Cercano di capire, lo si vede benissimo, dove sta il trucco. Mi accorgo, anzi, che Isabelle mi osserva con un pizzico di preoccupazione: star pensando che mi sono preso un gran colpo di sole. Non vi capisco davvero! Eppure in fatto di disordine siete abbastanza esperti! Ascoltate: ci avviciniamo alla frontiera e non voglio che a un doganiere venga in mente di mettere piede dentro Nanobus. Mi sono spiegato, adesso? Stavolta hanno afferrato. Ma i primi tentativi rimangono fiacchi: Eric tira timidamente intorno a s qualche pallottolina di carta e intanto sorveglia Marie-France, pronto a coglierne un'eventuale reazione. Cos dovuta intervenire lei stessa, rovesciando il sacco dei calzini sul tavolo, per scatenare l'uragano. Non abbiamo mai riso cos tanto. Per svuotare la sua cartella dall'alto, Eric salito sul tavolo. Caroline ha riunito le sue cose per poi metterle in fila sul cuscino: per lei quello il massimo del disordine. No, no, Isabelle, il secchio della spazzatura no! Bravi, va bene cos. Con un tocco d'artista, metto in cima a tutto quel caos la buccia della banana che sto mangiando: questo s che si chiama curare il particolare. Coraggio, si parte! Dove le hai messe, le rupie? mi chiede sottovoce Marie-France.

Nella cartella di Bertrand, sotto quel bailamme! Tieni la bocca chiusa, per ! Preferisco che loro non sappiano nulla, cos si comporteranno con maggior naturalezza. All'inizio va tutto liscio come l'olio. Rivedo ancora la faccia del doganiere quando, nell'invitarlo rispettosamente a procedere, gli apro il portellone posteriore... Interpreto magistralmente la scena dell'arrabbiatura contro i bambini i quali, nascosti sotto il tavolo, soffocano le risate. Prima di battere in ritirata, il brav'uomo, mosso da istinto paterno, prende le loro difese. Poi d un'occhiata al libretto internazionale e, fattosi scuro in volto, mi indica il numero di serie del motore e quello della carrozzeria: Uguali? Ha ragione. Evidentemente, nel compilare i vari documenti, alla partenza da Parigi, Marie-France si confusa. Che guaio! Perso per perso, decido di fare lo scemo. Gi , uguali. Che coincidenza, vero? Dopo tutto, dove sta scritto che debbano per forza essere diversi? Ma il doganiere, improvvisamente sospettoso, mi indica il cofano. Con un sorrisetto da idiota, gli mostro la targhetta di identificazione della carrozzeria. No, il numero del motore! Le cose si mettono davvero male. Se non corrisponde a quello riportato sul documento, non pu lasciarci passare. Non pu escludere che ci dedichiamo al contrabbando. Aspetti! Non si arrabbi: ora vedo. Con un balzo mi infilo sotto Nanobus. In quella posizione, col motore sospeso sopra il mio naso, misuro appieno le dimensioni della catastrofe: se quello trova il numero che ho davanti agli occhi, il nostro viaggio finisce qui! Importazione fraudolenta di un motore: la faccenda rischia addirittura di diventare drammatica. Da queste parti si finisce in galera anche per molto meno. Allora, l'ha trovato? No, ma sto cercando. Meglio fingere di non trovare nulla e, visto che non sembra propenso a sporcarsi la bella divisa, forse me la caver per insufficienza di prove. Perci devo solo aspettare, dando a intendere che continuo le ricerche si stufer prima di me. Io torno in ufficio. Mi avverta, quando avr trovato. SEDUTO nell'ufficio doganale, attendo da quasi due ore. Devo pazientare, evitare a ogni costo di inimicarmi il funzionario. L'ultimo di una lunga fila di persone in attesa di varcare la frontiera gli apre davanti 474 475 IN CAMPER A KATMANDU un'enorme valigia gonfia di indumenti nuovi. Il mio buon doganiere fruga, pesca dal mucchio due camicie, belle, le sventola sotto il naso del proprietario. . . e le infila lesto lesto in un cassetto della sua scrivania. Tasse doganali "personalizzate"! Ma allora, forse si pu trovare un accomodamento! Il doganiere si gira dalla mia parte. Sa, la faccenda grave dice. Tentando il tutto per tutto, gli tendo furtivamente la bustarella gi predisposta. Per i suoi figli. Attimi d'angoscia: l'offerta pu aggravare la mia posizione. Il brav'uomo sbircia con discrezione all'interno dell'involucro valutandone il contenuto e subito dopo le mie rupie spariscono nella tasca della sua giubba! Sembra riflettere. Va bene! Adesso per mi accompagna a casa dice puntando il dito verso i monti.

Tutto sistemato! In fin dei conti me la cavo a buon mercato. Quando, con lui, giungo davanti a Nanobus, la notte sta calando. Annuncio a Marie-France: Dobbiamo accompagnarlo al suo paese . Ma sei matto? Ha uno scatto di nervi. Non vorrai affrontare il Khyber a quest'ora? Non urlare! Sei stata tu, s o no, a pasticciare con i numeri? Metto in moto in un silenzio carico di tensione. I primi tornanti. Un camion ci viene incontro. Da dietro mi urlano: A sinistra, pap . A sinistra! A SINISTRA! Oddio!... C' mancato un pelo! Fermo il camper e chino la testa sul volante per riprendermi dall'emozione. E vero, chi se lo ricordava pi: da ora in poi bisogna guidare a sinistra. Il Pakistan, infatti, aveva fatto parte dell'impero britannico e ne aveva ereditato le tradizioni. Che rompiscatole, questi inglesi! Il nostro buon doganiere sembrato ben lieto di lasciarci, ma mai quanto noi. Per adesso, per colpa sua, ci troviamo a dover girare a notte fonda per stradine losche lungo le quali si aggirano brutti ceffi baffuti e armati fino ai denti. Dicono che da queste parti hanno il grilletto facile. La stessa Marie-France si guarda bene dal chiedermi di fermarci per dormire. Ho paura. Una fifa malvagia, perfida, che nasce dal fondo dello stomaco e che mi risale fino in gola. Ma devo tenerla per me: ci mancherebbe altro, sono il pap , io, il marito... insomma, l'eroe. Per ho fifa. Marie-France, invece, pu esprimersi, e ne approfitta: Christian, ho paura. Guarda questi altri qui, quei tipi armati entrati ora nel cono di luce dei nostri fari... Chi saranno? Chi vuoi che siano? Gente che passa! Non stare a preoccuparti! Vorrei tanto aggiungere: "Perch ti meravigli? A tutti, anche ai banditi, ogni tanto viene voglia d'una passeggiata..." Guardate, piuttosto, queste gole straordinarie e quant' bello il profilo dei monti che si staglia nel chiarore lunare! Lo sapevi, pap , che proprio in quei posti lass migliaia di inglesi vennero massacrati? Ah, ma bravo! Complimenti! Ma insomma, Bertrand, non sai trovare nient'altro da dirci? Perch , che c' di male? Tanto, noi mica siamo inglesi! Dopo un secolo finalmente arriviamo alla frontiera con l'India. I capelli mi saranno diventati tutti bianchi. Quelli che mi rimangono, intendo. Abbiamo svegliato il militare di guardia al valico, un tizio grande e grosso, barbuto e che porta in testa un turbante a punta. L'ultimo timbro viene apposto sull'ultimo documento e l'omone se ne va alla barriera per alzarla con un'espressione ancora attonita in viso. Amritsar, quaranta chilometri! Marie-~ra~ce Amritsar India 13dicembre QUANTE VOLTE, e con quale intensit , l'avevamo sognata, e ora eccoci qua... Mi sento un nodo alla gola. Cos, finalmente, sono arrivata in India, con Christian e i bambini. Dovevo ripetermelo in continuazione. Anche Christian era emozionato, l'ho sentito subito. Tanti chilometri e tanti pericoli, ma adesso siamo arrivati. A lungo siamo rimasti senza parlare, segretamente timorosi di dover mettere a confronto quest'India, cos vicina, a quella che ciascuno di noi portava dentro di s . Io me l'immaginavo tutta piena di giungla, con le tigri e gli elefanti ha mormorato Bertrand. E anche con tantissimi fachiri stesi sui chiodi ha aggiunto Eric. Coi nasi incollati ai vetri di Nanobus siamo andati avanti, senza

fretta, rapiti dalle prime immagini che man mano la strada svelava ai nostri sguardi: grossi carri trainati da bufali sonnacchiosi; ciclisti dalle camicie svolazzanti e dai turbanti rosa, o rossi o arancione; un bambino che tirava per la coda uno zeb dalle corna dipinte a colori vivaci; una lunga teoria di donne che, con molta grazia, trasportavano sul capo mucchi di panni multicolori; un uomo dalle esili gambe e scalzo che, piegato sulla bici, trainava un risci occupato da tre barbuti pigramente abbandonati sul sedile; una motoretta, splendente, cavalcata da un'in477 IN CAMPER A KATMANDU tera famiglia di cinque persone abbarbicate a grappolo... La dolcezza pareva costituire la nota dominante di quella popolazione. Mi sono sentita subito felice. Inghiottiti da una folla brulicante, ci troviamo nel bel mezzo di una baraonda di colori e di odori, schiamazzi e scampanellate. Portati da quella fiumana di gente, e superati inestricabili ingorghi, capitiamo, alquanto frastornati, su di un ampio piazzale inondato dai raggi del sole. Sullo sfondo si ergono le arcate di un immenso portale rosa, dominato da una cupola bianca. Sar certamente l'ingresso del famoso tempio dei Sikh! Dovete assolutamente visitarlo ci aveva raccomandato la nostra amica, Tata Martha. Non appena parcheggiamo, Nanobus viene circondato e assalito da un nugolo di ragazzini che incollano gli occhi ai vetri. La luce del sole, fuori, accecante. Siamo a met dicembre ed piena estate! Quando usciamo, ci accorgiamo che nel frattempo il pubblico andato infittendosi. Scambiamo sorrisi con tutti. Ehi, dico a voi, piccolini: ma vi sembra il modo? Eric e Isabelle stanno fissando, immobili, e a bocca spalancata, due allampanati vegliardi la cui lunga barba bianca scende fino a lambire la cintola. Vestono una tunica da pastore medioevale e impugnano, ciascuno, una lancia da alabardiere. Caroline mi sussurra all'orecchio: Pensare che tutti guardano noi! Si vede che abbiamo un aspetto davvero straordinario! Sempre accompagnati dalla nostra scorta, giungiamo davanti al grande portale del Tempio d'Oro. Possiamo visitarlo, ma dobbiamo coprirci il capo, toglierci le scarpe e lavarci i piedi in quella piccola vasca quadrata. Eric e Isabelle gi vi zampettano, felicissimi. Ma Eric, non con i calzini! Fin dall'ingresso, quello che si apre davanti ai nostri occhi uno spettacolo favoloso: sulle acque quiete di un ampio bacino si riflettono, mandando mille bagliori, i colori sgargianti dei vestiti e l'oro del tempio. I bambini rimangono sbalorditi. Accanto a me un uomo, che indossa una camicia rosa e un turbante scarlatto e che alla cintola porta un pugnale, si inginocchia a baciare una lastra di marmo. Seguiamo la folla in preghiera verso un elegante ponticello di marmo bianco che scavalca il bacino e conduce al tempio. Guardo furtivamente i pellegrini: non vorrei passare per una curiosa insolente. Eric per non condivide i miei scrupoli e cammina col naso all'ins, affascinato, e ora va a sbattere, testa in avanti, contro un capannello di donne velate di rosso. All'interno del tempio, in uno scenario fiabesco di marmi bianchi incastonati di pietre preziose, una splendida figura d'uomo, un anziano, sta salmodiando i versetti che legge da un libro enorme. Un assistente, non meno ieratico, gli fa aria agitando, con gesti lenti e solenni, un ventaglio bianco dal lungo manico. Sgusciando tra la folla, andiamo a sederci in un angolino, in mezzo ai

fedeli. L'odore dell'incenso, la suggestione della musica... Mi sorprendo a pregare assieme a chi mi sta accanto. Quando usciamo, il sole sta gi tramontando. Un vecchio dallo sguardo dolcissimo ci invita, a cenni, a tendere la mano aperta. Vi posa un pezzetto di qualcosa: sembra un dolcetto di semola. Mi guardo intorno: i pellegrini mangiano, rispettosamente. Lo assaggio e lo trovo dolciastro, un po' troppo zuccherato per i miei gusti. Ma ci osservano. Bambini, mangiatelo e vi accorgerete che non poi cos cattivo. Giunti all'estremit del ponticello, ci sentiamo chiamare da una voce. Mi volto: una donna giovane che indossa una tunica sopra un paio di calzoni a sbuffo e con i capelli raccolti in una lunga treccia nera inginocchiata su una lastra di marmo. Prende uno di quei dolcetti di semola e, rivolgendosi a Eric, gli dice con gentilezza: Prasad! Cibo benedetto: se a voi non piace, voi lo buttate dentro acqua benedetta . Il nostro Pollicino diventa rosso come un papavero, prende quest'altro pezzetto di cibo sacro e lo manda gi con un sorriso un tantino forzato. Buono? Voi piace? S, buono balbetta lui. Lei allora, intenerita, lo costringe ad accettare un altro dolcetto. Mentre la donna, sorridendo, si allontana, Christian e gli altri si strozzano dalle risate. In strada ci attende di nuovo quel brulicare di vita nel quale torniamo a immergerci. Ma dobbiamo pur trovare un posto dove sistemarci! Basta, adesso! Fermiamoci! Mancano pochi minuti alle undici e lo vedi anche tu che i due pi piccoli non ce la fanno pi! E neppure io, del resto. Da due ore andiamo girando senza m ta e saranno almeno tre volte che rivedo questo passaggio a livello. Per quando Christian si mette in testa una cosa!... Tutto perch un giovane sikh gli ha indicato una locanda, sulla strada per Simla, dove si mangia bene spendendo poco. Pensare che un piatto di minestra lo rimedierei facilmente, a bordo di Nanobus; stasera, per , il signore non si accontenta: Quell'intruglio? Ma se ce lo presenti mattina e sera da tre giorni! Ha stufato, ormai. Io mangerei volentieri un bel curry! Anche noi, anche noi! esulta Bertrand. 478 479 IN CAMPER A KATMANDU VENGO svegliata dall'improwiso silenzio: Christian ha appena spento il motore. Ci troviamo in un posto buio, deserto e poco rassicurante. Vuoi fermarti proprio qui? gli domando. Lui mi indica una luce in fondo a un viale alberato. Andiamo a vedere, forse laggi. Mentre i bambini scendono a terra quasi barcollando, io chiudo accuratamente le porte: non mi piace dover abbandonare incustodito Nanobus in questi paraggi. Ci awiamo, ma pi andiamo avanti e pi lo scenario ci lascia perplessi: laggi in fondo, stretta fra alte mura che si stagliano contro il cielo, una lanterna rossa illumina fiocamente una porta monumentale conferendole un aspetto sempre pi irreale. Ai lati di quella - solo adesso riusciamo a distinguerli - stanno due piantoni, impettiti nella divisa bianca completata da un impeccabile turbante. Christian gi si rivolge a uno di loro e quelli, per tutta risposta, premono, inarcandosi per lo sforzo, contro la massiccia porta che ruota lentamente sui cardini e c'invitano a passare attraverso il varco. Entriamo cos in un giardino, deserto ma fiabesco, illuminato dalla luna i cui raggi vengono riflessi, con mille bagliori, da una vasca... ma quello che pi colpisce, il profumo: straordinario, indefinibile, conturbante. Un rumore mi fa sobbalzare: l'enorme porta s' richiusa improwisaL

mente alle nostre spalle. Prigionieri! sussurra Christian, che si diverte a spaventarci. I due pi piccoli si stringono a me, e confesso che neppure io mi sento molto tranquilla. Ascolta, credo che convenga tornare a bordo di Nanobus. Questa di sicuro non la locanda che dici tu. Andiamo comunque un po' pi avanti, tanto per curiosit . Scendiamo in punta di piedi per un'ampia scalinata di marmo che costeggia la vasca. Solo il frusciar dell'acqua rompe il silenzio. Giungiamo in fondo. Pap ! Guarda! Per la sorpresa, Bertrand ha quasi urlato: oltre un portico delizioso si apre un secondo giardino con un'altra vasca in cui scendono, pigramente, le acque della prima. Adesso Bertrand si mette a correre addirittura. Allo sbigottimento subentra l'incredulit : davanti a noi, infatti, si stende per piani digradanti una teoria infinita di vasche fatate e di giardini misteriosi. Fingendosi angustiato, Christian si gira dalla nostra parte: Siamo caduti prigionieri ci dice a bassa voce, di un maharaja che vuole ripopolare il suo harem- i profumi servono a intontirci . Sciocco! Effettivamente, sembra proprio la dimora di un maha4~0 raja. Ma perch ci hanno lasciati entrare? mi domando. Ascoltatemi ci troviamo senz'altro in una propriet privata. Torniamo a bordo di Nanobus. I custodi devono averci confuso con qualcun altro. Caroline ha scorto una luce: laggi in fondo, le finestre di uno stupendo padiglione bianco sono illuminate. Christian e i due maggiori si avviano subito in quella direzione, guardinghi come ladri. E una sala da pranzo, grande e strana. Vuota, a eccezione di alcuni avventori, tutti uomini col turbante, che discutono a bassa voce. Al nostro arrivo, tre splendidi servitori si producono in un inchino profondo congiungendo le mani all'altezza del petto; senza pronunciare una parola ci indicano un tavolo apparecchiato con vasellame fine e bicchieri di cristallo. Isabelle mi spinge col gomito: Li vedi quelli? Parlano tra di loro e IntantO Ci osservano . Forse ci hanno messo il veleno nel bicchiere sussurra Christian con fare da congiurato. Caroline si china verso di lui per suggerirgli: Oppure nelle vivande. Bisogna tirare a sorte per stabilire chi di noi assaggia per primo il cibo . Finitela con questi scherzi macabri li ammonisco, in preda a una lieve inquietudine. Le vostre scemenze non fanno ridere. Ci hanno serviti portandoci il men e, poi, un curry da leccarsi i baffi che ci ha lasciato il fuoco in bocca, e, per finire, naturalmente un conto salato; tuttavia, giunto il momento, siamo risaliti verso l'uscita a passo svelto... Avevo fretta di ritrovare Nanobus. Christian e i bambini l'hanno preso d'assalto cacciando urla lugubri. Perch non ci fermiamo qui per dormire? ha proposto Christian. Be'... ecco. . . c' poca luce. E poi forse manca l'acqua per lavarsi ha aggiunto Eric, sornione. Ci siamo fatti una bella risata, dopo di che, a ogni buon conto, siamo andati a dormire da un'altra parte. C~iristia~ In viaggio verso Delhi, 14 dicembre NANOBUS AVANZA zigzagando in mezzo a una marea di veicoli, parec-

chi a pedali, molti a trazione animale (asini, zeb, bufali) e altri a motore. Fermati, vedo un mercatino dice mia moglie. Dietro la folla, vestita coi sari e i caratteristici pigiami, che va girando a piedi, in bicicletta o sui ciclo-risci a malapena si scorgono i venditori accovacciati in terra davanti alla verdura ammucchiata. Toh, le papaie! Cos finalmente mangiamo qualcosa di diverso. Marie-France punta un dito verso un mucchietto di quei frutti e d inizio a una discussione muta, a gesti. I bambini, da dietro, mi tirano un braccio: Glielo diciamo, oppure no? Alle spalle di mia moglie, una vacca scheletrita sta tranquillamente brucando il tenero ciuffo di un porro che sporge dalla sua retina per la spesa. Marie-France si volta di scatto, tira a s la ret;na e alza una mano minacciosa: Eh, no! Bestiaccia, va' via! Vattene . Qualche passante si gira. Si sente nell'aria odore di sacrilegio... Prendo Marie-France da una parte, rivolgo un sorriso deferente al mammifero e gli offro quel che rimane del porro. Ma come, non ti ricordi! Non la tua offerta agli d i? La sacra bestia si sposta per andare a brucare altrove ma... ce la vediamo ripassare davanti a razzo, inseguita da una vegliarda sdentata che le assesta gran colpi di sgabello sull'ossuto quarto posteriore. Se l'avessi saputo! commenta Marie-France. Quindici minuti dopo torniamo sui nostri passi portando enormi provviste di verdure: quasi cinque giorni di minestroni assicurati in cambio di poche rupie. I bambini ci seguono a fatica, gravati dal peso del casco di banane che Eric si comprato con i suoi risparmi. Saranno almeno una sessantina! Christian! Nanobus! esclama a un tratto Marie-France. Sulla piazzetta dove l'ho lasciato venti minuti prima, lo vediamo spuntare appena da dietro un mare ondeggiante di turbanti. Momenti di panico. Mi precipito e mi rendo conto che ce l'hanno proprio con lui: l'hanno circondato. Un babbeo grande e grosso, che si cinto i fianchi con un lenzuolo e ne porta un altro annodato sulla testa, viene verso di noi. Con un gesto circolare del braccio indica la folla ammirata. Nessuno di noi ha mai visto un veicolo come questo dice in inglese. Si potrebbe visitarlo? Sia pure formulata nel pi urbano dei modi, la richiesta mi lascia non poco perplesso, data la consistenza del pubblico: anche se li prendessi a bordo a gruppi di cinque, le visite a Nanobus si protrarrebbero per almeno una settimana. Ripiego allora su una conferenza-stampa. Con grande liberalit apro il portellone posteriore e mi isso sul predellino: Ladies and gentlemen. . . comincio. L'amico di prima si piazza al mio fianco per svolgere la funzione di interprete. La traduzione viene accolta e sottolineata da mormorii e da un agitarsi ammirato di turbanti. Un successone. Ma il meglio viene adesso: sollevo lentamente il coperchio del lavello, premo il bottoncino rosso e dal rubinetto scende uno stentato filino d'acqua. L'acquacorrente! " L'annuncio del prodigio viene diffuso di bocca in bocca dalle prime file fino alle ultime. Ma Bertrand protesta: Acqua corrente . . . Per non lo dici che ogni mattina mi tocca scarpinare per riempire quel tuo serbatoio ! Adesso, per , bambini, salite a bordo. Ve-

do arrivare altri: conviene filarcela prima di dover dare un secondo spettacolo. Nanobus s'inoltra in mezzo alla folla che rispettosamente si apre davanti a lui. Un ometto macilento si alza sulla punta dei piedi: Da dove venite? Francia. Francia... ripetono gli astanti, perplessi. Non capiscono bene, a quanto semhra, ma io non mi sogno certo di spiegare a questa gente che la Francia si trova a un tiro di schioppo dall'lnghilterra: la cosa potrebbe venir giudicata, da queste parti, tutt'altro che un titolo di merito... I Des Palli res in una foto ricordo davanti al nzausoleo di Taj Mahal nella citt d i Agra.

Garo//~e Delhi, 15dicembre I ERI, NANOBUS ha impiegato pi di sette ore per coprire duecento chilometri. Pap , poveretto, suonava il clacson a pi non posso, ma senza risultato. Le strade sono ingombre di carri trainati da bufali, di vacche, di migliaia di persone che si spostano a piedi o in bicicletta. Tutti quanti, poi, occupano il centro della via e oltretutto molti camminano come addormentati. Verso mezzogiorno ci fermiamo all'ombra di un albero per mangiare. Ma, proprio dietro l'albero, stava a marcire la carcassa di un bufalo e, dentro quella, era all'opera una banda di disgustosi avvoltoi che, razzolando, cacciavano urla tremende. Tutt'intorno ronzavano nugoli di mosconi, grossi e blu, e poi quell'odore... Ce ne siamo andati via di corsa e per un bel pezzo nessuno ha avuto pi voglia di mangiare. Cos, l'arrivo a Delhi awenuto sul tardi, e meno male che abbiamo trovato un campeggio. Ci sono tantissimi hippy e non fanno altro che ascoltare musica indiana. Dovremo rimanere qui diversi giorni perch abbiamo finito i soldi e, per fare la spesa, dobbiamo aspettare che la banca di Meudon ce ne mandi degli altri. Dopo di che, riprenderemo il viaggio attraverso l'India. Nelle strade intorno al campeggio la gente dorme per terra, all'aperto. Vengono in tanti, si sistemano l'uno accanto all'altro allineati lungo il marciapiede, e per proteggersi dal freddo della notte dispongono solo di una specie di lenzuolo sporco, nel quale si avvolgono. Proprio vicino all'ingresso del camping una mamma davvero molto giovane, di nome Kamali, sta seduta per terra appoggiata a un albero con i suoi due figlioletti. L'ho vista nutrirli con qualche briciola che teneva nel palmo della mano. Ha la gamba sinistra fasciata con degli stracci e perci non pu camminare. Tuttavia, sorride sempre e neppure accenna a chiedere l'elemosina. Proviamo molta tristezza per lei e non sappiamo come comportarci. Ne abbiamo parlato a lungo, tra di noi. Visto che dev'essere poco pi grande di me, andr io stessa a portarle

ogni sera un sacchettino preparato da mamma e pap . Ma solo quando gi buio, perch non abbia a vergognarsi. 22 dicembre STAMANI, come ogni giorno da una settimana, abbiamo passato la mattinata in banca. Che noia, per , stare ad aspettare ! Anche stamani non c'era nulla. Pap nero dalla rabbia: sa per certo che qualcosa hanno ricevuto perch cos ci ha informati il nostro istituto di credito con un telegramma. Sulla strada del ritorno, pap ci ha chiesto se gli prestavamo i nostri risparmi; abbiamo fatto i conti e ci rimangono esattamente cinque franchi e cinquanta centesimi. Da diversi giorni, ormai, mangiamo solo pane, non disponendo di altro. Stavolta mamma e pap hanno deciso di andare a chiedere un piccolo aiuto all'Ambasciata francese. 484 23 dicembre QUESTO POMERIGGIO siamo andati tutti e sei all'ambasciata, che si trova dalla parte opposta di Delhi, in un quartiere elegante, dove ci sono prati, viali spaziosi e ben curati nonch belle ville all'inglese. Isabelle cominciava a sentirsi stanca. Visto che tra poco avremo il denaro, possiamo anche permetterci di prendere un moto-tass ha proposto pap . E una grossa motocicletta con un carretto attaccato alla parte posteriore e sormontato da un tettuccio di tela sfrangiata, come i furgoncini dei gelati. Cos, fermiamo un tassista: ci appare altero come un maharaja, con un bel turbante viola, i baffi grigi e la barba imponente. Ci porta in giro destreggiandosi abilmente in mezzo al traffico e lasciandosi dietro una scia di sonori scoppiettii. Noi eravamo assordati e scapigliati al massimo, ma quanto ci divertivamo a circolare cos, all'aria aperta. Arriviamo, ed ecco la bruttissima sorpresa: l'ambasciata aveva appena chiuso e non avrebbe riaperto fino al 27 per via delle feste natalizie. Abbiamo fatto certe facce! Per tornare a piedi fino al campeggio ci abbiamo messo quasi un'ora e mezzo. Ci seguivano mendicanfi-bambini e lebbrosi, ma noi non avevamo pi nulla da offrire. 24 dicembre SIAMO andati a fare la spesa in un mercatino poverissimo, dove i venditori mettevano in mostra pochi ortaggi, sistemati alla meno peggio per terra, in mezzo alla polvere. Mamma e pap erano molto seccati di dover tirare sui prezzi, ma non potevamo sprecare le ultime rupie rimaste. Siamo tornati portando il pane e un sacchetto di lady's fingers, una specie di legumi a forma di grande fagiolo che mamma vedr di cucinare per il pranzo di Natale. 25 dicembre NATALE! Che Parigi, tutti nina, e forse quest'albero, lia, ci siamo strano... Non mi sembra neppure vero. A quest'ora, a i cugini stanno festeggiando sotto l'albero a casa di Nonnon manca neppure la neve. QUi, invece, all'ombra di fa caldo come d'estate. Ieri sera, per il cenone della vigistretti intorno a una candela; la mamma ci ha preparato un

485 pentolino di cioccolato caldo con il latte in polvere e il cacao comprati a Kabul, tenuti accuratamente nascosti perch arrivassero fino a Natale. Con Isabelle, ho chiesto il permesso di portarne un po' a Kamali e ai suoi bambini, con qualche fetta di pane. Pap venuto con noi. Kamali sedeva al solito posto, addossata all'albero, e non dormiva. Ci ha invitati ad accomodarci accanto a lei, ma a me non andava molto per via del sudiciume sparso sul marciapiede. Ci siamo fermati a lungo, e pap e Isabelle hanno giocato con i bambini, belli con quegli occhioni neri, ma tanto magri e coperti di croste. Kamali rideva in continuazione. Io ero contenta di trovarmi l, per mi vergognavo di provare disgusto per la sporcizia. Mi vergognavo di possedere tante cose, e alla fine mi sono lasciata prendere dal magone. MAMMA Ml FA le trecce per la messa di Natale. Abbiamo indossato i vestiti belli. Ci avviamo e, davanti alla chiesa, vediamo una frotta di venditori di palloncini colorati. Che buffo!... I palloncini a Natale! Entriamo e andiamo a vedere il presepio. A Ges e ai suoi Genitori hanno messo variopinte ghirlande di fiori intorno al collo, ma pi di tutti ne ha la vacca, che per gli indiani, come tutti sanno, sacra. All'asino, invece, niente! Cantano inni che nessuno capisce. Allora io faccio la comunione recitando una preghiera a bassa voce. Peccato che i negozi non sono addobbati. Ma, per loro, Ges Krishna, che nato in un giorno diverso. Be~traf1d SIAMO TORNATI quasi di corsa al campeggio dove, per il pranzo di Natale, ci aspettavano quei nuovi legumi. Per , quando mamma ha portato il piatto in tavola e li abbiamo assaggiati, ci siamo accorti che erano appiccicosi. Sembravano colla, come il bianco dell'uovo poco cotto. Mamma c' rimasta male, soprattutto perch pap la prendeva in giro e passava il cucchiaio sul tavolo lasciandovi come una bava di lumaca. Allora c' tornata in mente la nostra simpatica Tata Martha e s' parlato, ma solo per ridere, di quel ben di Dio che avremmo mangiato se fossimo rimasti a Kabul. C~r/~tia~1 Delhi, Ambasciata francese, 27dicembre Q InNDI, A SENTIR quelli della banca dichiaro, non avrebbero ancora ricevuto nulla per me. Bell'uomo, sulla quarantina, distinto e molto curato nel vestire, il console sembra uscito da un giornale di moda. Bene, me ne occuper personalmente assicura. Non appena sua suocera si sar recata al Ministero e io avr ricevuto il telex di conferma, lei disporr del suo denaro. Ripassi alla fine della settimana. La fine della settimana!... Che Capodanno allegro! Dando prova di eroismo, i bambini non battono ciglio. E s che stasera volevamo cenare. Io per devo aver fatto una faccia lunga, da quaresima. Quanto vi rimane, esattamente? domanda allora il console. Venticinque centesimi confessa Marie-France. Capisco! Capisce! I cuori - e lo stomaco - si riaprono alla speranza. Allora vi occorre un aiuto immediato. Utilizzer il mio fondocassa personale. Un attimo, torno subito. Marie-France si china verso di me: Pensi che possiamo anche confi-

dargli i nostri problemi di carta? Ma d i, figurati! la rirnbrotto. Non dimenticare che stiamo parlando con un console. E con questo? Se ne servir anche lui, no? Zitta, eccolo che torna. Dunque, posso prestarvi questo. Mi tende una mazzetta di rupie. Prego, firmi qui. Non per sfiducia, ci mancherebbe, ma per regolarit contabile. La ringrazio infinitamente. E a parte questo contrattempo, vi trovate bene in questa citt ? Benissimo dice Marie-France. Per vorrei chiederle un consiglio a proposito di un altro piccolo problema: saprebbe, lei, dove potremmo trovare la.. . come dire?... Ia carta igienica? Ma insomma, Marie-France, cosa vai dicendo? Ti sembra che. . . No, no, guardi, ha fatto bene a parlarmene m'interrompe il console. Nessuno, qui, si serve di tale prodotto e noi europei spesso ci troviamo in difficolt . Consentitemi una telefonata. Marie-France mi d una gomitata. Ecco, hai visto? mi bisbiglia all'orecchio, trionfante. Il console ripone la cornetta sulla forcella. A posto. Un mio amico L 487 pu rimediare sei dozzine di rotoli. Fra un attimo arriva un fattorino. Mezz'ora dopo usciamo dall'ambasciata, felici e contenti, con un fascio di rupie in tasca, con settantadue rotoli sottobraccio e con una nuova amicizia. Il console, venuto a sapere del nostro coro, subito ha afferrato la palla al balzo: Ma bisogna assolutamente organizzare un recital, qui a Delhi! Stasera stessa ne parlo con il funzionario che si occupa degli spettacoli . Intanto per ricostituiamo le scorte, come per un assedio. Riso, soprattutto: riempie bene la pancia. Divoriamo met del pane prima ancora di giungere alla cassa del negozio. Ora carichiamo tutto su Nanobus, e poi via di corsa al ristorante. E gi buio quando usciamo di nuovo dal campeggio e ci inoltriamo per una stradina a sinistra. Di l, ci hanno detto, si va al ristorante. Attento, inciampi su qualcuno. Tutt'intorno a noi, in file compatte, la gente si prepara per la notte in strada. Famiglie intere, con gli anziani e i bambini. Piccole lampade a petrolio mettono in luce scene strazianti. Questi disgraziati stanno a dividersi le briciole e noi si va al ristorante! I bambini, questi bambini miserabili, ci osservano con i loro occhioni, senza un gesto, senza tendere la mano, senza chiedere l'elemosina. Io mi sento ricco e grasso. Christian, io torno indietro mi dice Marie-France. Come un sol uomo, tutta la famiglia ha fatto dietrofront. E tornando sui nostri passi, ci siamo sentiti sollevati. 1gennaio 1978 BUON ANNO! L'equipaggio di Nanobus si bacia e si abbraccia. Fuori ci sono ventisei gradi. Prima colazione sotto il sole, fra gli scoiattoli e gli uccellini. Bertrand, oggi caporale di giornata, ha assegnato le corv . A me toccano i piatti e la spazzatura. Un tizio, con la barba lunga e il viso sfatto, viene a piazzarsi di fronte a me e mi guarda sbalordito. Come, voi qui? Sono Jos ! La expedicin spagnola! Ricordate? Ah gi ! Ora ricordo... Istanbul! Il camion attrezzatissimo con i dodici superfusti che ridevano tanto di Nanobus. Arrivate adesso? Come andata? Terribile! 48

Dawero? E come mai? Un camion in avaria. L'altro, assalito in Turchia. Abbiamo perso parte del materiale e i documenti: per rimetterli insieme c' voluto un mese. A quel punto, venuta gi la neve e in quelle condizioni la montagna diventa impresa fra le pi ardue. Tre dei nostri, che gi stavano poco bene, sono rientrati in Spagna. A Teheran, poi, abbiamo subto il furto di una moto. Ma il peggio doveva venire in Afghanistan: I hanno rinunciato tutti gli altri. Siamo rimasti in due: Antonio e io. Di dodici che eravateE intendete proseguire, voi due? Antonio si ammalato. Ha perso quindici chili. Parte in aereo, domani. Mi guarda, stupito. E voi? Nulla di particolare! Ci troviamo qui da quasi tre settimane. Jos guarda sbalordito Nanobus e domanda, incredulo: E questo coso ha funzionato? Questo coso non ci ha dato alcun fastidio! /~abe/le 7gennaio I NDOSSIAMO i costumi per andare in scena e, siccome non vogliamo sporcarci, prendiamo Nanobus. Aspettiamo nascosti dietro il sipario; quando sento entrare la gente, spio da una fessura. Vedo arrivare un sacco di indiani tutti agghindati con vestiti multicolori, ma soprattutto vedo una grande folla di turbanti. Forse non capiranno tutte le nostre canzoni, perch noi cantiamo in varie lingue. Un signore alza il sipario, tutti applaudono e allora, logicamente, ci sentiamo un tantino intimiditi. Cantiamo in jugoslavo, in russo, in romeno. A ciascuno la sua voce: il soprano lo fa Bertrand. Io suono lo xilofono e, quando intoniamo il finale, devo solo aprire la bocca perch non vogliono che canti veramente, anche se lo so fare benissimo. E finita. Gli indiani sono molto contenti e vengono a parlarci; i giornalisti, invece, inseguono pap stringendo in mano blocchettini per appunti. Dopo, andiamo al ristorante; stata un'idea di pap , per premiarci. A mamma sta bene, purch non si spenda tanto. Finiamo per trovarne uno che costa due rupie, ma cosa ci portano? Riso freddo, in una brodaglia d'acqua neppure molto pulita, e con una salsa cos piccante, che diventiamo rossi rossi, rimaniamo a bocca aperta con la lingua penzoloni e ci vengono gi i lacrimoni. Dopo, andiamo a riprendere Nanobus. E allora che ci capita un guaio grosso. Bertrand era andato avanti per aprire, ma improvvisamente grida che sul sedile sono caduti dei pezzi di vetro. To' che strano! Arriviamo tutti quanti e io vedo un finestrino rotto e la porta aperta. Mamma si affaccia all'interno e urla: Lo sapevo! Lo sapevo! Ci hanno derubati! Pap si precipita a vedere cosa ci hanno sgraffignato. Ah, che maledetti! Il registratore, con tutti i ricordi di viaggio, e il borsone di mamma dove tenevamo le partiture. Ci arrabbiamo tutti, ma tanto non serve. Pap va alla polizia a denunciare il furto perch poi alla dogana potrebbero accusarci di contrabbando. Che nervoso ci venuto! Il giorno dopo, tutti i giornali indiani parlano di noi! Sono scritti in inglese e quando li leggiamo ci viene da ridere perch ci fanno dire anche cose che non abbiamo mai detto. Quante arie si dato, poi, il responsabile del campeggio! Pap ha portato Nanobus a riparare: mettono un vetro nuovo e i lucchetti. Caroline lava i piatti e i maschi fanno il bucato pestando i panni con i piedi nel catino. Ma quanta schiuma viene su! Domani - bellissimo! - si va nella giungla. Nella giungla, ai piedi dell'Himalaya 10 Gennaio Cara Nonnina,

tu non mi crederai, eppure eccoci qua in una giungla, una giungla vera dove abbiamo pure visto una tigre, e da vicinissimo. Era enorme e ha ruggito con una smorfia ferocissima che ci ha spaventati molto. Ora ti racconto come andata. Anzitutto ci hanno messo a disposizione un elefante che sulla groppa portava una specie di lettino rovesciato. n cornac, che il conducente degli elefanti, gli ha ordinato di accovacciarsi, poi ci ha aiutati a salire e infine si seduto fra le orecchie del bestione che si addentrato nella giungla. Con le orecchie sventolanti ci mandava sbuffi d'aria, che ci facevano piacere, dato il gran caldo. Correva come un treno aprendosi un varco nella fitta vegetazione e dopo qualche tempo abbiamo cominciato a vedere gli animali tutt'intorno a noi. Elefanti aUo stato brado, cervi, alcuni cerbiatti e porcospini. Dopo, siamo entrati in uno stagno. L'elefante vi si immerso sempre pi e con la proboscide si spruzzava addosso un mare d 'acqua. Il cornac diceva che c'erano anche dei coccodriUi, tantissimi, e infatti li abbiamo visti, ma soltanto in un lampo, di sfuggita. Per non ne siamo sicuri al cento per cento. A un tratto arriviamo davanti a una... Indovina cosa, Nonnina?... una tigre, ma enorme! L'elefante ha cacciato un barrito fortissimo, spaventoso, con la proboscide. Tremava a pi non posso. Noi non osavamo muovere neppure un dito. La tigre si avvicinata, pareva affamata e, siccome mi guardava, ho temuto che volesse mangiarci. Ma poi andata via, di pessimo umore. Una fifa che non ti dico! Subito dopo, mi scappava la pip~, da non resistere. Eppure, c ero andata poco prima. Mamma si seccata perch bisognava scendere a terra, nella giungla. Anch'io avevo paura, perch chi ci assicurava che la tigre non era rimasta in agguato da qualche parte? Abbiamo avvertito il cornac e pap sceso con me. Siamo rimasti vicini aU'elefante, e mi sono sbrigata come un fulmine cos siamo risaliti subito. Peccato che pap aveva gi messo via la macchina fotograf ca, altrimenti vedevi la tigre in fotografia. Rimaniamo alcuni giorni nella giungla, per dobbiamo ancora trovare il posto adatto. Cara Nonnina, ti abbraccio forte forte, Isabelle Marle-~ra~ce Nellagiungla, 10gennaio l l N VECCHIO dalla pelle incartapecorita e con le gambe arcuate ci V accompagna in cima a una collina coperta di alberi immensi. Da quel posto, dawero splendido, si domina una vasta radura che si apre nella giungla. Ecco, se vi piazzate qui ci dice il vecchio, potrete osservare gli animali: vengono in tanti, verso sera, ad abbeverarsi a quel lago che vedete laggi in fondo. Scendo a terra per aiutare Christian a trovare un tratto di terreno pianeggiante dove parcheggiare Nanobus; la ricerca, per , resa difficile da numerose e grosse buche scavate di recente nella terra. Gli elefanti! esclama il vecchio in tono rassegnato. Gli elefanti? ripeto sbigottita. Eh gi , elefanti allo stato brado. Ne passato un branco di qui, la scorsa notte. Dawero? Allora ci conviene cercare una sistemazione altrove! Ma il vecchio non pare impressionato: Con loro non si pu mai sapere: oggi li trovi da una parte, domani dall'altra. Quindi... Comun-

que, per precauzione, non lasciate mai cibo all'aperto . Christian ferma il camper. Io, in ogni caso, preferirei non rimanere nei paraggi. Sei sicuro che non rischiamo nulla? domando. A quanto pare questi danni sono stati provocati da elefanti allo stato brado. Non preoccuparti, Nanobus robusto! E si frega le mani, soddisfatto, mentre i bambini sono l'immagine della perfetta felicit . IN CAMPER A KATMANDU Potremmo adottarne uno piccolo? No, sarebbe meglio sei piccoli: uno per ciascuno. S, ma per pap ce ne vuole uno grosso. Non diciamo stupidaggini! Piuttosto, pensiamo subito alla cena: non vorrei che l'odore del cibo attirasse quaggi l'intera giungla. La sera sta calando quando finiamo il vassoio di riso con cipolle. Bertrand si alza di scatto, solleva un braccio a indicare qualcosa e quasi urla: Guardate! Una decina di magnifici cervi sono comparsi al limitare della foresta e avanzano, incerti, verso la radura, presto seguiti da una fila interminabile di cervi e cerbiatti. Incredibile! Vengono a migliaia! esclama Caroline con entusiasmo. Possiamo andare a vederli pi da vicino? Christian si alza a sua volta: Va bene, seguitemi senza far rumore . Ma sar prudente? Ricordati che da queste parti si aggirano anche le tigri osservo io. Ci spingeremo solo fino a quei cespugli laggi, che non sono poi cos lontani. Ci avviamo, guardinghi come pellirosse. Io mi tengo nella retroguardia, con i due pi piccoli, e spio attentissima le tenebre. E gi buio e la giungla va riempiendosi di strani richiami. Giungiamo allo scoperto. La mandria si fermata di colpo: le teste si alzano, i quadrupedi si guardano attorno, allarmati. Di cosa avranno paura?... Improvvisamente partono al galoppo e si precipitano nella nostra direzione. Sono scappata a gambe levate, tirandomi dietro i miei piccoli per duecento metri. Passata l'emozione, scoppiamo a ridere. Se una fiera li ha spaventati pi di noi, doveva trattarsi per lo meno di una tigre ! Appena finito di pronunciare queste parole, un urlo spaventosa mi raggela. Ridiventiamo tutti seri. Lesti, risaliamo la china e raggiungiamo Nanobus. Il vecchio stava l: Era il grido di una iena. Voi per aggiunge rimproverandoci, non dovevate allontanarvi tanto. Qui nei pressi vive una tigre mangiatrice di uomini. Quest'anno ha divorato diciassette persone! UN BOATO fenomenale mi ha svegliata di soprassalto. Il cuore mi batte all'impazzata. Christian si alza di scatto. Improwiso guizza un lampo accecante. .. Ormai ho capito: arriva una tempesta! Lo schianto successivo di tale potenza che Nanobus trema da capo a fondo. I bambini si sono alzati, e scendono ad ammassarsi sul nostro 492 letto. Poi, senza un preawiso, una violentissima raffica di vento si abbatte sul camper investendolo di fianco e scuotendolo. Penso, con terrore, a quei grandi alberi che ci circondano, a quei loro rami enormi, uno solo dei quali basterebbe a schiacciarci tutti; e penso ai fulmini, al ciclone che, ancora di recente, ha causato la morte di tremila persone. Il vento si fa sempre pi violento. Ho paura!

Un fragore cupo, spropositato, continuo, va acquistando ampiezza, come per annunciare l'imminenza di un pericolo. Soprawiene poi una nuova burrasca, di violenza inaudita, questa volta, e il camper subisce un urto terribile. Christian balza in avanti e, con un salto, raggiunge la cabina e si mette al volante. Le chiavi! urla. In preda al panico, non riesco a trovare la tasca dei suoi calzoni. Ah, ecco... tieni! Partiamo a razzo, ci precipitiamo gi per la collina correndo come pazzi. All'uscita della foresta, una nuova raffica di vento quasi blocca Nanobus. Enormi chicchi di grandine rimbalzano come pallottole sulla carrozzeria. Istintivamente cerchiamo tutti rifugio nella cabina: coperta com' da un doppio tetto offre maggiore protezione. Quanto tempo siamo rimasti l, intontiti dal fragore della tempesta, frastornati dalla paura e dalla stanchezza, non saprei dire... Ora, la grandine meno violenta, ma la pioggia continua a cadere instancabile e il terreno diventato un acquitrino che va allargandosi a vista d'occhio. I bambini e Christian si sono riaddormentati. Io cerco di resistere con tutte le forze al sonno che mi assale per poter sorvegliare l'acqua il cui livello continua a salire intorno a noi. 1 1 gennaio STAMANI il cielo di un azzurro intensissimo e l'aria limpida. La tempesta ha lavato le foglie liberandole dalla polvere. La foresta offre una visione desolante: alberi sradicati, rami enormi annegati in una spessa fanghiglia. Abbiamo fatto bene a filarcela. Prima colazione e, subito dopo, adunata generale: bisogna decidere dove andare, una volta finita la sosta nella giungla. Ci restano quasi cinque mesi da trascorrere in India e, di comune accordo, non vogliamo sprecarli macinando chilometri su chilometri in nome di un turismo fine a se stesso. Cercheremo di stabilirci in un luogo per conoscerne gli abitanti e stringere amicizie. Da diversi giorni stiamo consultando attentamente, ciascuno per pro493 IN CAMPER A KATMANDU prio conto, libri e guide, e ora giunto il momento della votazione. Lungi da me il proposito di influenzarvi dice Christian, ma considerate che il Rajasthan una terra favolosa, dove l'Oriente rifulge in tutto il suo splendore in virt dei palazzi, dei colori stupendi. .. Pap , guarda che la campagna elettorale ormai chiusa! Va bene, va bene. Allora, tu, Eric, cosa scegli? Be'. . .lo stato di Orissa, tutto sommato, perch ci sono altre giungle e perfino i leoni. Vada per l'Orissa. Tu, Isabelle? Orissa, anch'io. E tu, Bertrand, cosa avresti scelto? Il Rajasthan. Caroline? A me piace il Kerala, per le sue belle spiagge e gli alberi di cocco. Marie-France? A dire il vero non saprei. Decidete voi. Allora, chiaramente, luned partiamo per il Rajasthan! Caroline reagisce: Ma pap , lo sai che hai una bella faccia tosta? Perch ? Ma perch ti sei aggiudicato due soli voti, tanti quanti quelli andati all'Orissa. Christian si alza ridendo e chiude la sessione: Due, pi quello della

mamma! Lo sai, no, che la moglie deve seguire il marito. Sta scritto nell'atto matrimoniale . Alwar, Rajasthan, 13gennaio PRIME immagini del Rajasthan: un paesaggio pi spoglio, ma anche pi bello. Il contrasto fra il colore ocra della terra dei campi e quello, sgargiante, degli indumenti della gente di qui. L'instancabile marcia dei cammelli attorno ai pozzi d'acqua. Convogli di carri colmi di canne da zucchero. Grazioso ancheggiare delle contadine. Il loro portamento da principesse, con il lungo velo ricamato che le copre, i pesanti monili di cui si ornano, e, infine, la lucente giara di rame che portano sul capo. Lo stupore generale, all'interno di Nanobus. I bambini cacciano urla di gioia ogni qualvolta, da noi disturbato, un animale straordinario si offre ai loro sguardi: uccelli dal piumaggio turchese, pappagalli verdi, magnifici pavoni, piccole scimmie dispettose. Folla straripante per le vie di Alwar, strette fra minuscole botteghe. Scendo con Christian per fare la spesa. Gli abitanti della citt si dividono all'istante in due parti: quelli che si accalcano attorno a Nanobus, circondandolo e spiando con curiosit i bambini, e gli altri, che si ammassano davanti al negozietto di verdure, dove ci siamo fermati noi due. Per tornare al nostro camper, dobbiamo fendere una muraglia umana. Anche a costo di perdere tempo, occorrer assolutamente trovare un luogo dove la gente si abitui alla nostra presenza. La Circuit House un grosso bungalow ormai in abbandono, circondato da un parco invaso dalle sterpaglie. Un custode, vecchio e solitario, ci ha accolti con piacere evidente autorizzandoci a parcheggiare il camper proprio davanti all'edificio. All'epoca della dominazione inglese, le Circuit Houses ospitavano gli ufficiali e i funzionari dell'amministrazione britannica in trasferta. Il custode ci ha anche messo a disposizione una sala da bagno nella quale troneggia, a mo' di vasca, un grosso catino di zinco. L'intera famiglia ne ha subito approfittato abbandonandosi ad allegre baraonde. Ho cucinato un ottimo minestrone e abbiamo cenato in mezzo ai pavoni, tanto numerosi qui quanto i piccioni a Parigi. Christian ha scovato due vecchie poltrone di vimini e, mentre i bambini giocano e si rincorrono nel parco, ci siamo seduti sulla veranda a balcone per goderci le ultime ore della giornata. Quanta pace e quanta dolcezza nell'aria! Il gelsomino e la regina della notte riempiono il giardino dei loro intensi effluvi. Isabelle e Bertrand tornano di corsa, eccitati: gridano e intanto agitano delle specie di cinghie grigiastre. Vengono a posarle sulla mia gonna. Guardate! Abbiamo trovato queste pelli di serpente! Eh no! Toglietemele subito di dosso! E la stagione della muta aggiunge Christian ridendo. Mi sento tremare: se ci sono tante pelli, devono esserci almeno altrettanti serpenti. Ho subito spedito tutti quanti a letto e mi sono categoricamente rifiutata di prendere a bordo di Nanobus i trofei della serata, a eccezione del bel mazzo di piume di pavone messo insieme da Caroline. Jaipur, 15gennaio CITTA davvero straordinaria, questa Jaipur. Straordinaria per i suoi monumenti rosa, i suoi palazzi, le sue strade cos ampie dove nulla pi ci stupisce: n le scimmie sui tetti, n i cammelli al tiro, n gli elefanti in fila. Abbiamo avuto la fortuna di trovare un parcheggio nel giardino di una specie di ostello della giovent. Ci costa tre rupie al giorno ma per noi si tratta di una vera manna perch Nanobus riscuote un successo strepitoso ogni qualvolta si presenta sulla pubblica via e noi, almeno di sera, preferiamo starcene in santa pace.

1 495 Rimaniamo meravigliati dall'azzurro del cielo, dal sole che gi riscalda. Pensare che siamo ancora a met gennaio! Prima colazione sull'erba di un prato, e fra siepi di buganvillee. Ieri sono riuscita a trovare un barattolo di marmellata e ora i bambini non si fanno pregare due volte. La tartina! si mette improwisamente a urlare Isabelle che, buffissima, rimane con una mano a mezz'aria e a bocca spalancata. La mia tartina! ripete sgranando gli occhi. Noi scoppiamo tutti a ridere nel vedere la famosa tartina volar via stretta nel becco di uno di quei piccoli e vispissimi corvi che da queste parti si incontrano dappertutto. Un indiano, sulla cinquantina, che stava discorrendo con alcuni amici I nei pressi, si stacca dal gruppo e si avvicina a noi, divertito: Teneteli d'occhio, quelli l, altrimenti vi rubano tutto! Si sofferma a leggere le scritte sulla fiancata di Nanobus. Venite da tanto lontano? La conversazione s'avvia. Narain (questo il suo nome) alle prese con i preparativi del matrimonio della figlia, che verr celebrato qui, nel giorno stabilito dall'astrologo. Vi trattenete fino alla prossima settimana? In tal caso, consideratevi miei ospiti. Venite, usatemi la cortesia; e poi, per i bambini sar una festa bellissima. 23 gennaio LA FAMIGLIA di Narain ci ha adottati. Lui, funzionario al ministero per i Rifugiati (quelli venuti dal Pakistan, all'epoca della scissione di quel paese dall'India) dolcissimo con i miei figli, che lo adorano e lo chiamano "zio". Cos usa, da queste parti, fra amici intimi. Se ci vogliamo cos tanto bene torna a ripeterci spesso, vuol dire che di sicuro abbiamo vissuto altre vite insieme! Janah, sua moglie, e io siamo diventate grandi amiche; mi ha gi insegnato a cucinare il curry in tante maniere, una pi buona dell'altra. Christian ha stretto amicizia con Vipin, un nipote di Narain, giovane, con un bel viso e gli occhi espressivi e irrequieti. Ama profondamente il suo paese e si strugge nel vedervi tanta miseria. Stanno via insieme giornate intere; vanno a visitare le bidonville e le fabbriche dove lavorano anche i bambini. Discutono animatamente, e fino a tarda notte. Ma ecco che, per l'appunto, Vipin viene a prenderci: andiamo a cena da loro. Chiudo con cura Nanobus tirando il catenaccio fatto installare dopo il furto. Quando sbuchiamo in strada, Vipin chiama due ciclo-risci . Christian si meraviglia: Non ti senti in imbarazzo nel vedere un uomo penare tanto per portarti in giro? Vipin risponde con una scrollata di spalle. Da principio anch'io la pensavo cos. Quando avevo sedici anni mi feci promotore di una petizione per l'abolizione di questo mezzo di trasporto, che consideravo degradante. Ma poi mi chiesero quale altra attivit suggerivo per mettere i conducenti in condizione di guadagnarsi da vivere. Da quel momento compresi che non li aiutavo di certo ignorandoli: cos preferisco pagarli un po' pi del dovuto. A quel punto siamo saliti sui ciclo-risci . Io mi sentivo veramente a disagio. Nelle salite scendiamo tutti a terra, con sollievo, e proseguiamo a piedi, accanto ai veicoli. La serata scorre all'insegna della semplicit e della familiarit . Mi rendo conto che, a poco a poco, andiamo assimilandoci all'India. Qui, dove la gentilezza regna sovrana, io mi sento veramente bene! La cena, che consumiamo rapidamente, consiste in una variet di curry deliziosi. La sorella di Vipin, Ashoo, rimasta in camera sua: oggi digiuna affin-

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il fratello sia promosso a un esame che sta preparando. Bertrand trasecola. Quando mai Isabelle digiunerebbe per me? Solo se le desse di volta il cervello! Terminata la cena, Janah ci chiede di cantare per loro. Prima, per , volete prendere un po' di betel? Aiuta la digestione. Gi , il betel: fino allora non mi ero azzardata ad assaggiarlo. S, grazie, proviamo! Narain allora prende due foglie, d'un verde intenso, e, con la stessa cura di un alchimista, le cosparge di polverine e creme misteriose. Poi le arrotola delicatamente, le sigilla infilandovi un chiodo di garofano e ce le porge. Non appena metto in bocca la mia, mi viene la nausea. Christian si bloccato: non osa masticare. Sta l, a bocca aperta. Narain ci guarda con tenerezza. Con un gesto discreto, deposito la foglia di betel nel mio piattino, quindi chiamo a raccolta i bambini e spero che i nostri canti facciano dimenticare le foglie abbandonate. 27gennaio QUANDO apro il portellone di Nanobus, davanti a me vedo un cortile in festa. L'andirivieni generale: sono in corso gli ultimi preparativi delle nozze; i bambini corrono ridendo, i sari colorati ondeggiano nel sole mattutino. Il camper troneggia fra una grande tenda a righe e un baldacchino ricoperto di fiori sotto il quale verr celebrata la cerimonia religiosa. Narain ha insistito molto perch ci piazzassimo l. Da questa mattina, i due pi piccoli si agitano frenetici, eccita~ Corrono via, per tornare quasi subito. Presto, venite! Ci hanno invitati per la prima colazione. Vedret~ quanti curry e quante patate saltate in padella! Cosa? Curry e patate saltate per prima colazione? E anche yogurt con le verdure dentro! Io preferirei un buon t dice Christian quasi gemendo. E v< bene, veniamo subito! Christian mi aiuta a indossare il sari bianco e rosso che Janah mi hc regalato. Devo ricorrere a un piccolo espediente per evitare che, men tre cammino, tutto quanto mi crolli addosso: fisso il drappeggio cor alcune spille da balia. Mentre attraversiamo il cortile, salutiamo congiungendo le mam all'altezza del petto. Ormai conosciamo quasi tutti: sono tre giorni che la festa va avanti. Bertrand e Caroline ci raggiungono. Hanno trascorso la notte con gli altri invitati, in una delle stanze adattate a dormitorio. Altri ospiti quelli che per mancanza di posto hanno dovuto cercare un'altra sistemazione - si uniscono a loro volta alla folla. I musicisti sono gi andati ai loro posti, sul prato, e soffiano nei loro strumenti come se volessero farsi scoppiare le guance. Assieme a Caroline vado a raggiungere le donne in cucina per dare una mano a lavare le verdure. Pi tardi dovete assolutamente cantare per tutti noi mi dicono. Gli invitati ci tengono davvero molto. Quando torniamo fuori, vediamo Bharati, la sposa, seduta sul prato e circondata da fanciulle che la preparano per la cerimonia. Graziosamente inginocchiate sull'erba, intingono lunghi bastoncini in un impasto di colore verdognolo e, con quelli, precise come miniaturisti, sulle mani e sui piedi della sposa dipingono finissimi motivi ornamentali che sembrano una trina. Isabelle, trepidante ed eccitata, mi corre incontro. Preparano Bharati per stasera, quando verr il suo fidanzato. Guardate, avete visto? Ha trenta braccialetti per braccio! Sai dove sono i tuoi fratelli?

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S, dietro la casa, a fare il chapati, credo. Me li figuro, i miei maschi, alle prese con la farina per fare quella specie di pane sottile e non lievitato. Sar meglio che vada a controllare: mi preoccupo per i loro vestiti di gala. Guarda, mamma! mi chiama il mio piccolo Eric, felice come una Eric ritratto sul dorso di un elefante durante lafesta di nozze deU'amica Bha rati. 498 IN CAMPER A KATMANDU Pasqua. Le facciamo noi le pallottoline per il chapati poi le mettiamo a cuocere sulla piastra! Per quanto riguarda i vestiti, ormai arrivo troppo tardi. Vorr dire che prover a spazzolarli, pi tardi. IL PRANZO stato succulento, anche se di tempo per gustarlo ce ne hanno concesso ben poco: in India la gente mangia in piedi, velocemente, quasi si trattasse di sbrigare un'incombenza imposta dalla necessit . Pomeriggio di giochi, di danze, di canti. A noi chiedono due volte il bis. Cala la sera. Un uomo, molto elegante, si avvicina e mi fa un inchino; poi mi domanda, indicando la mappa di Nanobus: Avete dunque visitato tutte quelle nazioni? Illustro brevemente il percorso compiuto e intanto studio il mio interlocutore. Il turbante, impeccabile, nero come anche il gil di seta; la barba, bianca, ben curata, stupenda; la lunga camicia indiana e i jodhpur: calzoni da cavallerizzo stretti al ginocchio. Tutto in lui, nel modo di presentarsi e nel portamento, denota raffinatezza. I tratti del viso sono volitivi, ma nello sguardo si legge soprattutto la bont . L'ammiro molto per quest'impresa e sono certo che i suoi figli imparano molto pi che stando seduti sui banchi di scuola. Mi piacerebbe approfondire la vostra conoscenza: accettereste di venire a trascorrere alcuni giorni da me? Mi riempireste di gioia. Mi faccia sapere qualcosa a questo indirizzo dice porgendomi il suo biglietto di visita. La ringrazio. Ne parler a mio marito. Si allontana. Sopraggiungono altre persone, seguite da Narain. Posso prendere Eric con me? mi chiede. Ho bisogno di lui. Ma s, certo. Se ne sono andati via insieme, con fare misterioso. La notte stava gi calando. Appesi ai rami degli alberi, miriadi di lumini azzurri creano nel giardino un'atmosfera di fiaba. Ci uniamo alla folla degli invitati che converge verso un grazioso arco infiorato. Gli sguardi si dirigono tutti verso destra, da dove giunge una musica lontana. All'improvviso ecco che una, e poi due, dieci, cento innumerevoli fiammelle disegnano nel cielo all'orizzonte un magico alone luminoso. Tutti trattengono il respiro. La musica acquista volume e profondit : tamburi, piatti, trombe. Ed ecco che, come scaturito dalle Mille e una notte, un corteo irreale s'avanza: cento e cento fiaccole inondano di luce una folla gioiosa facendo brillare i monili e gli sguardi. Stretti in cerchio attorno a danzatori sfrenati, musicisti dal turbante rosso aprono la via a elefanti ammantati di paramenti di seta e d'argento e che portano personaggi fiabeschi: primo fra tutti lo sposo che indossa una redingote intessuta d'oro e un turbante ornato da un aspr e da diamanti dai mille fuochi. Viene poi, oscillando nel suo palanchino d'argento, un paggetto: pare ammirato, gli occhi gli brillano e sorride con un sorriso che sembra venuto da un altro mondo. Un cornac, vestito tutto di bianco a eccezione del turbante rosso, lo regge delicatamente per la vita, sulla nuca dell'elefante. Sento la mano di Caroline stringere la mia: Eric!

Con l'aiuto di alcuni uomini, lo sposo scende maestosamente a terra ma lascia l'elefante solo per salire su di un cavallo bianco. Il ritmo della musica allora si fa pi serrato e dal gruppo di danzatori si staccano alcune figure: piroettando mimano un rapimento. Improvvisamente, alle nostre spalle si alza un vociare concitato. In cima alla scalinata compare Bharati: tiene lo sguardo abbassato, ma stupenda. Indossa il sari nuziale rosso ricamato con fili d'oro. Sul capo, un rivolo di pietre preziose sottolinea la riga che divide i capelli nero-corvino; sulla fronte porta un pendaglio e, sul lato esterno di una narice, un cerchietto d'oro; e poi orecchini, collane e braccialetti e tanti gioielli, a cascata, che splendono e fanno rifulgere ancor di pi la sua bellezza. Seguito dal fiabesco corteo, il fidanzato viene avanti fra due ali di folla. I musici ora tacciono. Il fidanzato mette piede a terra. A quel punto, con un gesto gentile di benvenuto, Bharati gli infila al collo una lunga ghirlanda di fiori. Gli sposi raggiungono poi insieme il baldacchino ricoperto di fiori e si siedono a gambe incrociate davanti al fuoco nuziale e al brahmano, il sacerdote addetto al controllo della cerimonia. Ci stringiamo in cerchio attorno a loro e la cerimonia comincia tra fumi d'incenso . Il brahmano annoda un capo del velo di Bharati alla tunica del fidanzato. Quindi prende a salmodiare misteriose litanie alle quali rispondono i soli sposi che nel contempo impastano strane sostanze nelle coppette poste di *onte a loro. Di quando in quando con la punta delle dita prelevano un pizzico di quella miscela e lo gettano tra le fiamme, facendole crepitare. Il celebrante, quindi, con gesti lenti, prende la mano destra di Bharati e la sinistra dello sposo, vi depone terra e riso e le lega insieme con una striscia di stoffa, di colore giallo. In tal modo uniti l'uno all'altra, gli sposi si alzano in piedi e compiono vari giri intorno al fuoco. Guardo i bambini. Dalla luce che vedo brillare nei loro occhi capisco che questa sera si materializzato per loro quell'Oriente meraviglioso tanto sognato in segreto. E ormai notte fonda quando torniamo a bordo di Nanobus. Narain porta in braccio il nostro paggetto addormentato. Ancora abbacinati dalla cerimonia, ma barcollanti per la stanchezza, i bambini si spogliano 501 IN CAMPER A KATMANDU in silenzio. Prima di lasciarci, Narain si china a baciarli. Gli mostro allora il biglietto di visita di quel signore tanto elegante. Ci ha invitati a casa sua. Lei lo conosce? Il maharaja Grewal? Narain non nasconde la sorpresa. Vi ha invitati? Un onore riservato a ben poche persone. Voi, comunque, non perdete questa occasione: vi riceveranno in maniera principesca. Sikanderpur, Haryana, 30gennaio SEI PROPRIO sicura che vive da queste parti, il tuo maharaja? mi chiede Christian. Torno a consultare le carte. Beh, ecco... non lo so. Dovremmo aver superato da tempo quella strada secondaria. Aspetta, guarda! Vedi quell'uomo laggi, all'incrocio? Ci chiama. Christian va a fermarsi accanto a lui. Il maharaja Grewal? S, da questa parte. Gli hanno ordinato di aspettarci qui e di accompagnarci. Poveretto, chiss da quanto tempo aspettava... Inforca una bicicletta nera e con un cenno ci invita a seguirlo lungo una carrareccia alberata. Un ingresso adornato con un arco di pietra, un immenso piazzale, poi un grande edificio rosa circondato da colonnati. All'istante, un nugolo di venerandi servitori vestiti di bianco si precipita ad accoglierci. Si inchinano, congiungendo le mani davanti al tur-

bante. Scendiamo a terra e, rispondendo al saluto con un altro saluto indiano, abbassiamo il capo e stringiamo l'una contro l'altra le palme delle mani. Un uomo, che porta gli occhiali, ci dice in inglese: Vi porgo il benvenuto. Sono il primo segretario del maharaja Grewal. Il signore mi ha incaricato di ricevervi. Questi uomini vi condurranno alle vostre stanze . Cosa? Le nostre stanze? La novit mi fa trasalire. No di certo. Da mesi restiamo fedeli a Nanobus e non l'abbiamo tradito neppure per una notte. Oltretutto, con quello che c' dentro, sarebbe una follia! La lezione di Delhi ci bastata, in fatto di furti. Con un gran sorriso rispondo: La ringraziamo tanto, ma siamo abituati a dormire sul camper e... Il primo segretario mi guarda con la pi afflitta delle espressioni. Le stanze sono state preparate appositamente per ricevervi. ll maharaja si tanto raccomandato. Si gira verso il manipolo di barbuti e dignitosi servitori. Questi uomini porteranno i vostri effetti personali. Inutile tentare di opporsi, a quanto pare. I nostri effetti personali! Sai quanto rimarranno delusi se pensano a belle valigie pulite! Christian 502 apre con gesto signorile il portellone di Nanobus; vi saliamo in fila per uno e diamo inizio al glorioso trasbordo. Ci viene da ridere, anche se non lo diamo a vedere, davanti a quella scena: i servitori vengono avanti a uno a uno, fanno la riverenza, tendono le mani e, con grande rispetto, si allontanano carichi di calzini, pigiama, saponette e spazzolini da denti. Raggiungiamo i nostri appartamenti. Davanti a ogni porta sta, a braccia conserte sul petto, uno stupendo maggiordomo dai baffi impressionanti. Altro giro di riverenze. Disponete pure di loro per ogni vostra necessit . Eh? Ma no... Le assicuro, non occorre costringerli a rimanere l. Non ci servir nulla. Ma il maharaja.. . Ah, allora... va bene! Le stanze sono immense; i bambini corrono per ogni dove, esplorando i nostri possedimenti. Caroline mi tira per una manica: Vieni a vedere la nostra stanza da bagno! Lavandini, vasche, acqua corrente... Quanto lusso! Il primo segretario si congeda rispettosamente: A vostro piacimento siete attesi in salone . Prima che io abbia il tempo di ringraziare, un urlo echeggia nella stanza accanto. Mi precipito: proviene dall'armadio. Seduti sui loro letti, i due maschi mi guardano con un'espressione innocente. Apritemi immediatamente quell'affare! intimo. Mentre Bertrand libera una Isabelle piangente, io li sgrido: Pensate piuttosto a prepararvi per la cena. Eric, tu prima devi andare in bagno. Isabelle, tu devi mettere nel piatto solo ci che ti entrer in pancia! Come al solito, poi, nessuno avra sete. Intesi? Puliti e lucidi ci avviamo verso il salone. Grandi candelabri rischiarano un ambiente sfarzoso. Un cameriere ci serve l'aperitivo su di un vassoio d'argento: t al latte, salatini piccanti indiani, dolciumi... Il maharaja, sempre molto elegante, ci viene incontro sorridendo e a braccia aperte. Oggi, turbante e gil sono di color beige. Benvenuti! Che piacere vedervi! Avete tutto quanto vi occorre? Si gira a guardare i bambini. Saranno stanchi e affamati. Se credete, possiamo metterci subito a tavola. Una porta viene spalancata su di un'imponente sala da pranzo. L'immenso tavolo occupato solo in minima parte dai nostri coperti. Il

maharaja ci indica i posti. Un'anziana signora viene a sedersi accanto a lui. Veste una lunga tunica, pantaloni a sbuffo stretti alle caviglie e un ampio velo che le ricade, lieve e aggraziato, sulle spalle. 503 Mia madre! annuncia il nostro ospite. Ha gi cenato, ma vuole accertarsi del buon andamento del servizio. Ci alziamo tutti in piedi e le rivolgiamo un inchino accompagnato dal saluto delle mani congiunte all'altezza del petto. Il raffinato vasellame brilla alla luce dei lampadari. I bambini sembrano molto impressionati. Mentre fra Christian e il maharaja si awia la conversazione, mi viene presentato un vassoio carico di innumerevoli piattini colmi di quegli intingoli al curry che comincio a ben conoscere. Fin dal primo assaggio rimango incantata: Non abbiamo mai gustato simili delizie! Il maharaja sembra lieto dell'apprezzamento. Mi accorgo che fra tutto quel ben di Dio manca totalmente la carne. Lei forse vegetariano? domando. Quasi cerimoniosa giunge la risposta: Questa casa molto antica, dovete sapere; ebbene, a memoria d'uomo, mai un solo grammo di carne, di uovo o di alcol entrato sotto il suo tetto. E sempre cos sar , finch rimarr in vita . Quelle parole mi riempiono di sgomento perch penso a quella bottiglia di liquore alla menta che Christian, in previsione di laboriose digestioni, ha posato sul comodino violando cos d'un sol colpo precetti tanto severamente osservati per generazioni e generazioni. Occorre passare subito all'azione perch molto probabilmente, dopo cena, il maharaja ci accompagner nelle nostre stanze. Afferro per una mano Eric, che mi guarda sbalordito, e prima che un cameriere offra i suoi servigi, lo trascino verso l'uscita. Chiedo scusa, devo accompagnarlo al bagno! dichiaro. Mentre richiudo la porta, sento che Christian dice sospirando: Non impareranno mai ! Eppure lo sanno che devono premunirsi! Rassicuro Eric, corro in camera e faccio sparire sotto il cuscino la bottiglia sacrilega. Dopo di che torniamo a tavola, sotto lo sguardo comprensivo e paterno del maharaja. La cena volge al termine. D'un tratto il nostro ospite si accorge dei bicchieroni rimasti colmi d'acqua. Ma non bevete? c'interroga. Be', certo, la cosa si nota parecchio. D'altra parte come confidargli, senza offenderlo, che non ci fidiamo della purezza della sua acqua? Christian si lancia in una confusa concione tirando in ballo l'aerofagia, quel medico che. . . e poi, comunque, il fatto che nessuno ha sete. . . A onor del vero quella spiegazione, ancorch poco convincente, risulta assai buffa in inglese, tanto che il maharaja gli risponde sorridendo: Deve sapere che in casa mia l'acqua viene filtrata . Chiama un maggiordomo che posa un apparecchio sul tavolo. L'ho portato dall'America. Con questo, potete stare tranquilli. 504 IN CAMPER A KATMANDU Rosso come un peperone, Christian si gira dalla nostra parte: E sia. Bevetepure! I bambini afferrano immediatamente i bicchieri, bevono come spugne e li posano nuovamente sul tavolo con un sospiro di soddisfazione intensa. Alle loro spalle, i camerieri visibilmente stupiti si affrettano a riempire di nuovo i calici. La sete si placa solo al terzo servizio. Divertito, il maharaja si alza in piedi. Mi pare sia giunta l'ora del riposo, poich domani ci attende una giornata densa di avvenimenti: vi attendo alle nove per il giro della propriet , poi visiteremo il nostro

stabilimento per la lavorazione della canna da zucchero. Nel pomeriggio vi accompagner alla filanda. Intanto, per , ditemi: vi occorre acqua per la notte? Ne avanzata, mi pare. Solleva il coperchio del famoso apparecchio. Oh, ma che sbadato! Anche stavolta si dimenticato di inserire il cilindretto filtrante! Christian mi fa un cenno: stasera dovremo mandar gi tutti quanti una bella dose di disinfettante. I bambini baciano il nostro ospite con effusione. Quella vezzosetta di Isabelle non riemerge pi da sotto la sua barba: Buonanotte, maharaja! Il nostro amico ride di cuore e le d un pizzicotto affettuoso sulla guanciaesclamando: Chiamatemi"zio"! Pushkar, F~ajasthan, 6 febbraio IL SOLE arroventa le stradine polverose di Pushkar. Tanto strette sono, quelle stradine, che Nanobus sfiora pericolosamente le merci appese davanti ai minuscoli negozi. In giro si vede poca gente: l'ora della siesta. Stiamo avanzando all'andatura di un sarto ambulante che, davanti a noi, spinge un carrettino sul quale ha caricato la vetusta macchina per cucire, e di una vacca cos poco timorosa di Nanobus che praticamente gli si seduta sul cofano. Sarebbe inutile tentare di superarli. Ma poi, perch dovremmo? Mi rendo conto che stiamo sempre pi assimilando i ritmi di vita di questo paese. Preceduti da quella scorta, sbuchiamo su di una piazzetta. Stravaccati su sedie sghembe, sonnecchiano gli avventori di alcune bettole all'interno delle quali si intravedono pentoloni fumanti. Christian si ferma. Mi sporgo dal finestrino: Per piacere, la strada per il lago? Un indiano, cinto da un dhoti (una specie di larga striscia di stoffa avvolta attorno ai fianchi) e a petto nudo, si alza e si avvicina al camper. Con un sorriso tinto di rosso dal betel che sta masticando, si lancia in una splegazlone accompagnata da un gran gestieolare; poi ei ripensa e Non mi laseia il tempo di risponclc rgli e, aperto lo sportello, salta sul sedile quasi buttandoml m braccio a Christian. Quel moretto cicciottello. dai capel1i lucidi di olio, si chiama Narayan e deve avere una trenhna d anni.entre Christia1 rimette in moto prende a raeeontarci del lago di Pushkar e della sua mitologia. E una storia assai eomplessa dalla quale si rieava, in sostanza, che un bel glorno i1 dlo Brahma lasci cadere dal cielo un petalo di loto che si pos sul suolo: in quel luogo preclso si form , dal nulla, il lago saero. Ed eccolo l, il famoso lago... Ia sua presenza, fra queste eolline bruile e spelacchiate, effettlvamente ha del miracoloso. Fermatevi qui. " Il nostro accompagnatore premuroso. Ci propone la visita di un templo. Affrontlamo, dl buon passo. l'ascensione di una collina, ma il sole plcchla sodo. Io e Christian che suda copiosamente, rimaniamo un po dlstaccatl mentre i bambini e la nostra guida, Narayan, si arrampicano aglh come capretti. Arriviamo in cima quasi arrancando. Un vecchlo sorveglia l'ingresso seduto con la schiena appoggiata al muro, dletro la fila ordinata delle scarpe dei bambini. Gli consegniamo le nostre due paia e ci avvian1o verso l'ingresso; ma lui, puntando un dlto verso la mla borsa afghana, scuote la testa facendo cenno di "no" Dalla sua mimica capisco immediatamente che sarebbe un sacrile ib mente ricavato da una pelell dejmPi pOrtandO qUell~oggetto if g Allora consegno anche la borsd al custode. Un altro vecchio ci passa intorno al collo una collana di garofani d'lndia.

Cos ridotti, in calzini. entriamo in punta di piedi nel perimetro del templo pensando di trovarvi silenzio, raccoglimento e orazioni Vemamo invece accoltl, nel cortile interno, da un'allegra brigata di animah: scimmie che dall alto dei muri fanno sberleffi, una vacca, molti uccelli, qualche cane. Da queste parti. Dio ama ancora gli animali, d'un amore certamente ricamblato. Dentro il tempio troviamo una folta e rumorosa congregazione Prima dl entrare, il pellegrino deve battere forte il batacchio della cam pana sospesa sopra l'mgresso. Christian e Narayan hanno preso in braccio i due pi piccoli, che mai e pOI mal rmuncerebbero a fare come tutti gli altri, e poi sono andati con Bertrand, a unirsi agli uomini nel settore a loro riservato e delimitato da una piccola transenna. Io ho seguito Caroline nel settore delle donne. Alzando lo sguardo ho osservato le deane dl figure colorate che ornavano le pareti. Ho fatto una scoperta che mi ha lasciata di sasso: fra una pingue divinit dalla testa di elefante, Ganesa, e un Krishna tutto azzurro, campeggiavano un Sacro Cuore e una eterea Madonna! Accovacciato dietro a un tamuro gigantesco, un uomo ha preso a battere violentemente su quello strumento alla cui voce si sono presto unite, tutte insieme, quelle delle campane e di una conca - sorta di tromba - in una cacofonia fenomeritmOCshieClme un tuono andata aument d di La congregazione si messa a ballare, salmodiando a tempo e battendo le mani Mentre Christian e i bambini si sono immediatamente uniti a tuttl gh altn con un entusiasmo del tutto genuino dandosi alla pazza gioia, io ho seguito ben pi timidamente l'esempio dei fedeli indiani. Ma pOI, a poco a poco, mi sono sentita conquistare dalla gioia prorompente delle vicine e cos, ben presto, e con mia stessa sorpresa penetrantritrdviafta a ballare, un poinebriata d l f

Il ritmo andato rallentando e la calma tornata gradatamente. Siamo Usciti canchi di entusiasmo e siamo corsi allegramente gi per la collina nutrendo in cuore la certezza della presenza di Dio, qui e ovunque. Mi sentivo appagata. Per la prima volta mi abbandonavo alla sensazione, meravigliosa, di non essere un corpo totalmente estraneo a questa folla dalla quale emanava una pace radiosa. Pi tardi Narayan ci propone la visita degli altri templi della regione (Ancora non sapevamo che sono migliaia.) E cos passiamo il resto della giornata a seguire quasi di corsa 12 nostra guida, dawero instancabile e Inesauribile. Si ferma a dissetarsi a tutte le acque sacre che si incontrano nelle vicinanze dei temph: scostando delicatamente la vegetazione galleggiante, raccoglie rispettosamente nel palmo della mano quell'acqua stagnante e verdognola. Ogni volta ci incita a imitarlo, e noi lo accontenteremmo volentieri, ma... nessuno ha sete, dawero! Sul far della notte, Narayan ci ha lasciati; esausti, ci siamo stesi in terra tutti e sei, accanto a Nanobus, ebbri di sole e di stanchezza inebetiti da tutte quelle divinit che sfoggiavano chi otto braccia, chi una proboscide e chi una testa di scimmia. Quando, nel salutarci, ci ha annunciato: Domani altri templil ci siamo guardati in silenzio. Poi Christian lo ha ringraziato tantissimo pnma di spiegargli, con uno di quei suoi discorsi un po' confusi, che effettivamente i templi sono molto interessanti, oltre che belli, ma che noi vorremmo non tanto andarcene in giro come stranieri, quanto

I vivere in semplicit e tranquillit la vita della gente del posto, per conoscerla meglio. Sul viso di Narayan compare allora un ampio sorriso in cui c' gioia e incredulit ed esclama: Ma allora, domani vi porto al mio villaggio! Villaggio Badi Basti, 20 febbraio PER QUASI quindici gionni non sono riuscita ad aprire il mio quaderno di viaggio. Tale stato all'inizio il successo riscosso da Nanobus che non ho mai avuto il tempo di scrivere. Eppure ci eravamo cautelati andando a parcheggiarlo, anche per non dare fastidio, in un luogo appartato e relativamente lontano dal villaggio del nostro amico Narayan. Il villaggio... qualche casupola fatta di terra e paglia, al limitare del deserto. Il colore predominante un tenue beige rosato, dovuto all'impasto di creta e sterco di vacca che le donne applicano sui muri. Da queste parti non si vive sotto la cappa di quella miseria, senza speranza, tipica delle citt , ma in uno stato di povert equamente ripartito e perci forse meno crudele poich non convive con la ricchezza e le tentazioni. Arjun, il nostro pi immediato vicino, un bel giovanottone robusto che sfoggia un paio di baffoni neri, vive in una piccolissima abitazione: una stanzetta dalle pareti disadorne, un giaciglio di corde intrecciate posato sulla terra battuta, pochi utensili da cucina riuniti attorno a un focolare scavato nella nuda terra. Indossa un enorme turbante rosso e, sopra al dhoti, una camicia bianca molto ampia. Quello che di lui pi ci sorprende sono i sandali ricamati con la punta ricurva e il raffinato monile che porta appeso all'orecchio sinistro. Ci ha immediatamente invitati a casa sua, con grande cortesia. Avant'ieri, da sotto al letto ha estratto la fotografia colorata a mano di un venerabile vegliardo. E il suo guru, ci ha spiegato, e sta mettendo da parte i soldi per andare a vederlo un giorno, in occasione di una di quelle cerimonie religiose che riuniscono parecchie migliaia di fedeli. Una sola occhiata del maestro basterebbe a riempirlo di felicit per il resto dei suoi giorni. Ci ha anche portati a visitare il suo piccolo campo di canna da zucchero, vasto s e no mezzo ettaro. Ha sbucciato una canna e ci ha insegnato a estrarne il succo fresco con un morso. Decidiamo di aiutarlo nella raccolta. Abbiamo trascorso il pomeriggio nel campo. Caroline e io eravamo addette al taglio. Con sempre rinnovata ammirazione osservo la grazia e l'abilit delle tante donne al lavoro, vestite come principesse: l'ampia gonna, il bustino ricamato, i pesanti monili, il velo dai colori sgargianti. Da principio si divertivano parecchio nel vederci cos impacciate, ma 50~ Donne indlane al lavoro in un campo di canna da zucchero. poi, gentilmente, ci hanno insegnato a maneggiare meglio la roncoletta per tagliare e sfogliare le canne. Alla fine abbiamo finito per prendere un certo ritmo e, anche se il nostro rendimento non eccezionale, sono contenta di partecipare al loro lavoro. Christian e i maschi, intanto, erano all'opera all'estremit del campo dove gli uomini producono lo zucchero. Ogni tanto una donna si caricava sul capo un grosso fascio di canne tagliate e lo portava laggi. Alla fine della giornata, esauste, siamo andate a raggiungere gli altri attorno al rudimentale macchinario. Bertrand, tutto compreso dell'importanza del momento, aiutava a infilare le canne a una a una sotto la macina, azionata da uno zeb condotto da Eric. Siamo rimasti a lungo a guardare l'ultima colata di sciroppo brunastro ribollire nel grande paiolo; Arjun, intanto, raccoglieva in un paniere i

panetti di zucchero messi a raffreddare sulla paglia. IN CAMPER A KATMANDU 1 marzo SIEDO all'ombra di un grosso baniano; una brezza tiepida ne agita le foglie polverose e quel movimento sparge sul suolo chiazze danzanti di luce solare. Sento cigolare la grossa carrucola del pozzo intorno al quale gli uomini della mia famiglia hanno trascorso il pomeriggio insieme con Arjun. Oggi, giorno di irrigazione, bisogna aiutarlo a svuotare l'enorme otre di cuoio riportato in superficie, con un moto senza fine, da una coppia di buoi. Caroline impara a filare il cotone e Isabelle, intanto, con un'altra delle sue trovate, va in giro con le amiche a raccogliere sterco di vacca. So bene che rimanendo qui finiremo, senza accorgercene, per lasciarci catturare per sempre dall'India. Non cerchiamo pi di "vederla" soltanto. In questo momento stiamo vivendola profondamente dal di dentro. Poco lontano da me vedo passare le donne in lenta fila: portano in equilibrio sul capo le giare e mi salutano con cenni della mano. Nel vederle vivere cos serene, cos allegre, nonostante le tribolazioni quotidiane, imparo ad apprezzare le gioie elementari di un presente vissuto intensamente sotto lo sguardo di Dio. A poco a poco andiamo perdendo la nozione del tempo. Dal giorno in cui ci siamo messi in viaggio sono passati ormai sette mesi e, visto da qui, adesso ci appare quanto mai estraneo il nostro modo di vivere in Francia. Mi domando, ora, come ho potuto mai sentire il bisogno di un grande appartamento, di vasellame raffinato, di argenteria... Sono quasi certa che tutto questo in futuro conter ben poco per me. Nel nostro mondo di adesso, nel mondo di Nanobus, i piatti sono incrinati e al loro posto usiamo i coperchi delle gamelle. Eppure, la minestra lascia in bocca il sapore dell'allegria. Ben volentieri sarei rimasta pi a lungo in quel villaggio; ma dobbiamo riprendere il cammino, partire per il Nepal se, al ritorno, non vogliamo soffrire troppo il caldo.

FIN DALL'ARRIVO, ieri, a Benares ci siamo subito resi conto che non potevamo posteggiare Nanobus nell'intrico fittissimo di viuzze in mezzo al quale scorre il Gange. Perci , anche a costo di dover vestire i panni dei turisti, ci siamo prenotati per una visita guidata. La notte pi scura degli occhi di una donna del Rajaput quando il 510 pullman ci conduce verso il Gange. A bordo sentiamo parlare inglese, tedesco e perfino francese, come queste due mature signore sedute alla nostra destra. Sono le cinque del mattino, l'ora in cui, cos dicono, tutto pu accadere. Attorno a noi le vie cominciano ad animarsi: uomini scendono in strada portando vasi di rame; una giovane donna stringe fra le mani una piccola coppa: l'offerta per gli d i. Dall'ombra sorgono, a frotte, lebbrosi e sciancati. La scena mi turba profondamente: troppa miseria, qui. Il pullman si ferma davanti alle famose ghat, ampie scalinate che scendono fin sulla riva del fiume e su cui vengono bruciati i morti. Pronti a muovere, ritti in piedi nell'ombra vicino all'acqua, ci attendono i barcaioli. Mi tornano alla mente questi nomi magici: Benares, il Gange; e allora mi assale un turbamento perch mi rendo conto che, ancora una volta, sto per usare violenza a un mio sogno. Ci stacchiamo dalla riva, scivoliamo lungo il fiume, che sembra

d'olio. Vediamo l'orizzonte imbiancarsi e poi infiammarsi. Si alza il dio Sole. Bruscamente disvelati, gli argini si mostrano in piena luce e allora, d'un tratto, provo un sentimento quasi insopportabile di vergogna, perch sulle nostre barche veclo solo curiosi indecenti, grotteschi guardoni armati di macchine fotografiche. Scattano a raffica, in piedi e indifferenti: clic, contro quella vecchia donna immersa nell'acqua fredda; clac, contro quell'uomo che beve e risputa; clic e ancora clic, contro quelle giovani che hanno il sari bagnato incollato sul corpo. Clac, di nuovo, questa volta per fotografare i cadaveri fumanti sui roghi. E proibito osa obiettare timidamente l'uomo alla voga, un vecchio dallo sguardo dolce e dalla pelle color dell'ebano. Ma chi se ne importa? Altrimenti, perch venire fin qui? Ci awiciniamo di pi alla riva: per spiarvi meglio, per osservarvi dappresso... Perdonateci! Mi vergogno. Non torner mai pi a Benares, se non per inginocchiarmi al vostro fianco, per raccogliermi in preghiera con voi, per partecipare alla vostra speranza... Quando sbarchiamo, abbandoniamo il gruppo e ciascuno di noi porta nel cuore una spina. Nelle viuzze, il sole splende; la citt profuma di incenso, di fiori, di ghee, il burro rituale raffinato cinque volte. Una bimbetta, scalza e sporca fino all'inverosimile, ma con degli occhi profondi come il mare, si avvicina. Allungando una manina lercia mi porge con un sorriso un pezzetto del cibo che sta biascicando. Mentre mi guarda, ingoio quel tesoro, improvvisamente indifferente alla sporcizia, ai microbi. Non dimenticher mai quel gesto che cancella in un colpo tutte le bassezze della terra. IN CAMPER A KATMANDU Patna 14 marzo , PATNA, nello stato di Bihar: ancora quattro chilometri. Inchiodato al volante, mi sento la colonna vertebrale a pezzi e la gola impastata dalla polvere, che pare cemento; tiro avanti solo in virt dei riflessi, ma non demordo pur sapendo che tutti anelano a una sosta. Marie-France ormai non impreca pi e i bambini hanno smesso da tempo di dimenarsi e urlare, come loro solito. Dormono tutti, praticamente anch'io. Dopo otto ore di viaggio lungo le strade indiane, Patna ci assesta il colpo di grazia. In questa citt ci imbattiamo non in una folla, ma in una marea di gente: milioni di esseri umani che ci circondano e ci stringono. Il camper ormai avanza a passo di lumaca. Mi manca l'aria. Sono troppi: la respirano tutta loro, mi sento soffocare. Via, bisogna tirarsi via da qui, a ogni costo. Sporgo la testa dal finestrino, e domando: Camp? Camp? Chiudo gli occhi, reclino il capo sulle mani giunte a mo' di cuscino e, per farmi capire meglio, imito un dormiente che russa. Un braccio s'alza al di sopra della distesa di chiome nere e unte: Dak Bungalow! Tre secoli per arrivarci. Sar per via della stanchezza? Fatto sta che all'improvviso qui tutto ci sembra grigio e deprimente. Il Rajasthan e i suoi colori accesi sono un lontano ricordo. Fermo Nanobus in un cortile sporco e lugubre. E dire che speravamo tanto di trovare un posticino calmo e tranquillo dove poter riposare ! . . . Il direttore non ispira certo simpatia! Come? Due rupie a notte per sostare in questo terreno abbandonato? Marie-France brontola: Ma almeno c' da lavarsi? Un locale angusto e squallido. Un rubinetto... Per questo extra, fanno due rupie in pi. 15 marzo MI AFFACCIO al portellone del camper e vedo Marie-France, armata di

spazzole e detersivi, che si avvia per andare a pulire il bagno, felice e contenta di aver trovato l'occorrente per lavarsi e mettere a mollo tutti noi. Fuori, il sole gi riscalda. Ma. . . ma dico? Quelle scarpe mi appartengono! Questa poi! Proprio l, davanti ai miei occhi, un tizio sta allontanandosi, zoppicando leggermente ma bello calmo e tranquillo, con ai piedi le mie scarpe di corda che ieri sera avevo lasciato ad asciugare sul predellino. Stupito, rimango a guardarlo come uno scemo, immobile. D'un tratto, quello perde la scarpa sinistra, poi lo vedo chinarsi e tentare di rimettersela. Da sotto le maniche cenciose spuntano due moncherini. Allora lo raggiungo. Aspetta, amico mio! Se non le allacci, non ti rimarranno mai ai piedi. Lego le stringhe con un doppio nodo per parte. Ecco, vedrai che adesso cammini meglio. Se ne andato senza pronunciare una parola. I bambini cominciano a svegliarsi. Avrei cominciato a preparare la colazione, ma mi sono appena accorto che sparito anche il fornelletto, lasciato per la notte sotto il camper. Pure dal fronte del bagno giungono cattive nuove. Marie-France, rossa di rabbia, torna a passo di carica: Senti, questi ci prendono in giro! Ho pulito tutto, che pareva uno specchio. Esco un attimo, per prendere il sapone, e un tipo che gironzolava l vicino si chiude nel mio bagno, con tutta la mia roba! Dopo trattative che durano un'ora, finalmente il direttore accetta di assegnarci un altro bagno. Ma interamente ricoperto di una schiuma verde e dobbiamo ripulirlo da cima a fondo. Dopo di che, Marie-France e le bambine si chiudono dentro, per tornare fuori quasi subito. Mi basta un'occhiata alla faccia di mia moglie per capire che sta per succedere un disastro: Trattienimi olo sbudello: finita l'acqua! Andiamo a chiedere spiegazioni e apprendiamo cos che l'erogazione sospesa fino alle cinque del pomeriggio! I maschi, ben lieti di sottrarsi alla seccatura della doccia, si mettono a ridere. Quanto a me, forse avrei fatto meglio a scegliere un momento pi favorevole per annunciare il furto del fornelletto... Katmandu, Nepal, 15 aprile KATMANDU! E trascorso quasi un mese dal giorno in cui siamo arrivati e gi abbiamo mille ricordi. Ripenso alle lunghe passeggiate in sella alle vecchie biciclette nere, prese a nolo per girare la vallata in lungo e in largo; alla giornata folle in cui, con la citt in festa, ci siamo tirati addosso, come bambini, liquidi e polverine colorate... Contagiati quasi senza accorgercene dalla semplicit , dalla spensieratezza, dalla candida fiducia e dall'allegria di questa popolazione cos prossima alla "dimora degli d i", in questo luogo abbiamo imparato una fantastica lezione sull'arte di rimanere fanciulli. Ben volentieri prolungheremmo la sosta, ma il caldo va ormai aumentando di giorno in giorno e ci toccher rientrare in India al pi presto, se non vogliamo ritrovarvi l'inferno. Quando ci rimettiamo in viaggio, l'amico Tashi, un monaco, insiste 512 l 513 nel voler invocare su di noi la benedizione degli d i. In silenzio ci porta nella lamasseria, il convento dei monaci buddisti, dietro il grosso Budda dalle lunghe orecchie che scendono fino alla vita, e ci precede in uno scantinato buio. Avanzando a tentoni, come cospiratori, ci dirigiamo verso una sala ornata di colonne, rischiarata dai ceri e satura di fumi di incenso. Tashi ci lascia dietro una fila di pilastri. Rimanete qui e non fatevi

vedere: la cerimonia sta per cominciare ci sussurra all'orecchio prima di raggiungere gli altri. Avvolti nelle vesti granata, i lama siedono nella posizione del fiore di loto, addossati alle pareti. Con voce solenne uno di loro d inizio a una litania alla quale tutti gli altri si uniscono in un'allegra confusione. Poi, si mettono a suonare le conche, i gong, i piatti. Un baccano terribile ! Stupenda religione che trasforma uno sfogo salutare in una preghiera! I bambini, a questo punto, vorrebbero partecipare: anche a loro piacerebbe moltissimo suonare, e con quale fervore, gong e piatti. Torniamo di sopra quasi convertiti. Quando usciamo dalla lamasseria, i bambini si lanciano in una gara per vedere chi riuscir a far girare pi a lungo il grosso "mulino da preghiera": una sorta di cilindro metallico cavo che ruota su un'asse, e a ogni giro del quale il fedele recita una formula di preghiera. In tal modo i bambini fanno la felicit di un gruppetto di donne tibetane, che si mettono a orare a tutto spiano. Salutato Tashi, per l'ultima volta siamo andati a sederci sul muretto dal quale si domina l'intera vallata di Katmandu. Gli d i vanno spegnendo a una a una le luci dei loro templi: tra poco si addormenteranno al riparo dell'ala protettrice dei grifoni di pietra e di quelle loro orripilanti smorfie. La notte incombe, bisogna scendere a valle. Del resto, ecco le donne tibetane di prima: finite le orazioni, si avviano verso l'interminabile scalinata che discende fino ai piedi della collina. Ma scherzano e schiamazzano, come tante bambine; e poi, davanti agli sguardi sbalorditi dell'intera nostra famiglia, una di loro alza, quanto basta, la lunga veste accompagnata dal grembiule colorato, si piazza a cavalcioni del doppio corrimano e si lascia scivolare. Le altre, ridendo, subito la imitano e, a cenni, ci invitano a seguire il loro esempio. Succede cos che anche tutti noi ci mettiamo a giocare allo scivolo, e ridiamo, ridiamo fino alle lacrime sotto lo sguardo smisurato del Budda che, sicuramente, se la ride anche lui. Giunti a valle, ci avviamo verso Katmandu prendendo attraverso i campi. Il morale alle stelle; abbiamo convinto Marie-France ad allar514 IN CAMPER A KATMANDU gare i cordoni della borsa e a concederci, in occasione dell"'ultimo giorno", una bella minestra nepalese. Quando arriviamo all'altezza delle prime case, ormai notte. La citt profuma di cucina e di fuoco di legna. Un brivido di piacere ci corre lungo la schiena quando ci immergiamo nel tepore corroborante di un piccolo ristorante dal tetto basso, dove l'odore della minestra si mescola a quello dei ciocchi che scoppiettano nel focolare: ci sediamo, stretti gli uni agli altri, sui banchi rustici, poggiando i gomiti sul tavolo sghembo, in mezzo a robusti contadini nepalesi. Sotto i nostri occhi fumano sei piattoni di una densa minestra. Solo dopo la terza porzione abbiamo ricominciato a parlare. Si paga la prima, le altre le danno gratis. I bambini strizzano gli occhi e, ormai beati, si accarezzano le pance. Avanti, presto: tutti a nanna ordino. Non dimenticate che domani si va su per i monti.> 16 aprile SOFFIA un vento glaciale. Seduti all'aperto spalla contro spalla, il naso perso fra le stelle, aspettiamo il sorgere del sole sopra l'Himalaya. Laggi in fondo si intravede un incerto chiarore. Poco dopo, come

per annunciare una grandiosa apparizione, enormi fasci di luce bianca trafiggono il cielo. E allora, tutt'intorno a noi, con un movimento scenico favoloso, il grande Regista ha incendiato una dopo l'altra le vette imponenti. Non sbagliano, i nepalesi: questa dawero la dimora degli d i. Dobbiamo proprio conservare il ricordo di questo avvenimento sussurra Marie-France, che avr s il naso rosso per il freddo, ma che non si lascerebbe mai sfuggire un momento storico. Chi di voi saprebbe descrivermi ci che si vede? Be', ecco. .. una vastit grandissima. . . e altissima. S, e anche superba. Ah, ma bravi! Assistete a un indimenticabile sorgere del sole sopra l'Himalaya, per di pi avendo di fronte l'Everest, e non sapete dire altro? Cercate, almeno, di metterci un pizzico di poesia! Silenzio. Il sole adesso illumina il fondovalle. Ci siamo stretti gli uni agli altri, tremando nei sacchi a pelo, come se il paesaggio e il momento fossero troppo grandi per noi. E ci siamo scambiati, in silenzio, le mille sensazioni che non sapevamo esprimere. Domani, affronteremo la via del ritorno. Marie-~ra~ce Tra Patna e Benares, India, 18 aprile RITROVIAMO un'India prostrata dal sole e dalla luce. In un mese, il paesaggio diventato irriconoscibile: riarso, screpolato. Gli stagni ormai sono diventati pozze fangose nelle quali sguazzano i bufali; ma le donne vengono ancora ad attingervi l'acqua. Nanobus solleva una nuvola di polvere bianca e rovente e all'interno si soffoca. Bisognerebbe andare pi in fretta per poter respirare e avere un po' pi di aria. Ma, sulla strada davanti a noi, dormono tutti quanti: bufali e bovari, ciclisti, pedoni e portatori. Sul retro, i bambini, stremati, dormicchiano col capo riverso sul tavolo. Isabelle rossa come un gambero. Come se non bastasse, per via di un ponte fuori uso, siamo costretti a deviare lungo questa orrenda pista sventrata da buche enormi occultate dalla polvere. Cos succede che, proprio quando meno ce l'aspettiamo, veniamo sbalzati tutti e sei dai sedili e scagliati verso il tetto per poi ricadere gi in un fracasso tremendo di ferraglia accompagnato da imprecazioni e dal rumore sinistro degli oggetti sbattuti negli armadietti. Pensare che dobbiamo riattraversare di nuovo tutta l'India! Non dovevamo trattenerci cos a lungo in Nepal! C~iri~tia~ Sasaram, 19aprile NANOBUS Sl GIRA e si rigira, brontola, sospira e impreca. L'una di notte e ancora nessuno ha chiuso occhio. L'interno del camper sembra una pentola a pressione che sta per scoppiare. Quarantuno!? Questo benedetto termometro non vuole pi scendere, neppure di notte! Provo a contare le pecore, ma nella mia mente si affollano solo le immagini della strada percorsa durante la giornata. Bufali, non vedo altro che bufali, e non saltano bene come le pecore. Soffoco, grondo sudore. Se continuo cos, mi ridurr uno scheletro. Aria, voglio aria! Chi se ne importa delle zanzare!? A quest'ora dormiranno. Scavalco Marie-France e apro lo sportello con la stessa frenesia di chi, sul punto di affogare, riemerga improvvisamente in superficie. Mi sento meglio: non che l'aria sia rinfrescata, ma almeno si muove un po'. Stavo quasi per addormentarmi quando la prima zanzara

I ragazzi Desalli res assistono al sorgere del sole sull'Himalaya. mi passata sopra l'orecchio a volo radente: evidentemente in missione di ricognizione. Mi sono affibbiato un potente ceffone. Poi, a ruota, e senza una dichiarazione di guerra, mille squadriglie di ditteri si lanciano in picchiata, in ondate successive, contro il mio lobo, obiettivo nevralgico dell'offensiva. Mi schiaffeggio a raffica. Dal fronte giungono notizie sconfortanti: anche gli altri hanno ingaggiato una feroce battaglia. E in corso un'offensiva generale. Luce! Il nemico ha colpito duramente lasciando segni vistosi: visi gonfi, natiche tumefatte. Isabelle non riesce pi ad aprire l'occhio sinistro. Ma allora, qui ci vuole l'atomica! Coraggio, fuori tutti ! Prima di uscire da Nanobus, Marie-France ha messo il pane al sicuro e ha protetto la minestra con un coperchio: non vogliamo veleni nel rancio! Procedi pure! mi sollecita. 516 517 IN CAMPER A KATMANDU Inspiro profondamente, trattengo il fiato e mi getto all'interno del camper, assetato di vendetta- Spruzzo, a volont , nubi letali: nella cabina, sotto il tavolo, dietro la tenda, nel bagnetto... Devo respirare!... Goffo come una marionetta, torno fuori. Ne ho sparso tanto da abbattere una mandria di bufali. Richiudo piano piano lo sportello, con animo sadico: Buonanotte piccine mie, e sogni d'oro! Dieci minuti di attesa. Perch non ne rimanga in vita neppure una. Purtroppo, per , dopo non si pu davvero rientrare nel camper come se non fosse successo nulla: bisogna arieggiare, il che significa lasciare che la nostra casa si riempia di una seconda ondata di bestioline fresche vigorose e avide di sangue. Abbiamo per messo a punto una tecnica di aerazione assai rivoluzionaria che ha la particolarit di stupire eventuali spettatori. Caroline, tu piazzati allo sportello anteriore destro! Tu, Bertrand a quello di sinistra! Isabelle, vai al portellone posteriore. Al mio via, scuoteteli a tutto spiano! Aprire, chiudere, aprire e chiudere senza mai fermarsi! Vedrete che cos non passa una sola zanzara! Mi tappo il naso, mi insinuo all'interno, apro i vetri e il lucernario, torno fuori ormai senza pi fiato e respiro una gran boccata d'aria. Direi che i cadaveri abbondano! Bene, siete pronti? Via! Come ogni altra volta, ridiamo come pazzi. Qualche minuto dopo dichiaro: Dovrebbe bastare, adesso . Sono stati richiusi tutti gli sportelli- Ci siamo riuniti davanti a quello posteriore per precipitarci tutti insieme dentro Nanobus attraverso quel varco e richiuderlo prima, cos spero, che il nemico possa seguirci. Sono le tre di notte. Ora potr dormire. Pap ? Cos'altro c' ancora? Ne sento una. Allora non me l'ero sognata. Ce ne sono almeno quattro! assicura, flemmatico, Bertrand. Ah, ma se ne acchiappo una, se ne acchiappo una... perdinci, se l'acchiappo... Mi sono rimesso seduto sul letto. Adesso scoppio. Sento che sto per scoppiare! Mollo tutto qui, Nanobus, Marie-France, i bambini e queste maledette zanzare- Mi COSpargo il corpo di ceneri e, ignudo, me ne vado in giro per le vie del mondo portandomi dietro solo un bastone e una ciotola di legno. l

Prendo un'ultima decisione: Offro una rupia per ogni zanzara abbattuta! Caroline ha riacceso la luce e ci siamo alzati tutti quanti un'altra 518 volta. Bertrand ha organizzato la battuta: Isabelle stata messa di fazione alle tende, Eric alla cabina, Caroline alla mansardina, MarieFrance sul retro e io ai gabinetti. Bertrand ha ordinato: Adesso, cominciate a scuotere tutti insieme i fazzoletti per farle scappare. E appena si awicinano alla luce, zac! Facciamo i conti dopo . Gli zac non finivano pi. I bambini gridavano dalla gioia e intanto ammassavano una fortuna; io raccoglievo i cadaveri in una scodella, per le eventuali contestazioni. Nel giro di dieci minuti avevo gi perso trentaquattro rupie. Ho cominciato, allora, a ridere un po' meno, mentre Marie-France non rideva pi per nulla: Lo sai quanti soldi ci rimangono, prima di riscuotere quel bonifico a Kabul? I bambini hanno arrotondato il totale accontentandosi di quaranta rupie e, generosamente, si sono offerti di proseguire l'opera a titolo gratuito. Che bravi figlioli! Marie-~r~ce Rawalpindi, Pakistan, 26 aprile LA FINE DELL'INFERNO si avvicina. Dopodomani saremo di nuovo a Kabul. Un sogno! A milleottocento metri di quota finalmente potremo respirare. Appena in tempo: siamo tutti allo stremo. Intanto abbiamo sistemato Nanobus in un parcheggio del centro. Potremo rifornirci d'acqua al vicino albergo. 28 aprile IL TITOLO, a caratteri cubitali, occupa tutta la prima pagina del Pakistan Times che Christian mi sta porgendo: COLPO DI STATO A KABUL: DEPOSTO IL PRESIDENTE DAOUD La frontiera chiusa! Siamo bloccati va ripetendo Christian. Ma non pu essere! Non possiamo restare a cuocere in questo forno, senza dormire! Hai visto le facce dei bambini! Ma non ci rimane altra scelta. Dopo tutto, forse la situazione si sbloccher rapidamente. Siamo andati all'Ambasciata afghana. L'ambasciatore si tiene sulle sue: aspetta istruzioni dal suo governo e nel frattempo non rilascia visti. Per strada ci siamo uniti a un gruppo di pakistani che ascoltavano la IN CAMPER A KATMANDU radio. Sembra che a Kabul vi siano stati numerosi episodi di violenza con molte vittime. Cosa ne sar stato dei nostri amici? Improvvisamente mi sono ricordata che in Francia tutti dovevano crederci gi arrivati in Afghanistan, e quindi coinvolti nei disordini. Siamo andati alla posta per spedire un telegramma rassicurante. Fin dalle dieci il termometro di Nanobus segna attorno ai sessanta gradi e l si blocca. Il frigorifero non raffredda pi. Tutto quel che mangiamo, o beviamo, tiepido. Ora capisco perch da queste parti l'arrivo dei monsoni, seppur non di rado apportatori di catastrofi, viene

atteso con tanta ansiet . 29 aprile 4 maggio

IN AFGHANISTAN hanno proclamato la legge marziale. Abbiamo trovato un grosso albero sotto il quale mettere il camper al riparo; per dobbiamo spostarci ogni ora, per seguire l'ombra. Non so pi cosa inventare da mangiare e cerco di stuzzicare gli appetiti spargendo peperoncino a piene mani. Ammiro lo spirito d'adattamento dei bambini; nessuno di loro si lamenta mai: anzi, Eric continua a farci ridere. 1 maggio ALL~AMsAscIATA ancora nulla di nuovo. Non so neppure cosa sar di me dichiara l'ambasciatore. Stavolta il nostro morale mostra segni di cedimento. E se non la riaprissero pi, quella frontiera? Qui siamo quasi rimasti a corto di denaro, mentre nella banca di Kabul ci attende un bonifico. Pensare che Christian vi ha fatto trasferire gli ultimi quattromila franchi del nostro conto! Abbiamo trascorso il pomeriggio chini sulle carte a studiare ogni possibile soluzione. Andare ad aspettare tra i monti? Certo, l troveremmo il fresco, ma correremmo il rischio di lasciarci sfuggire un'eventuale, breve riapertura della frontiera. Aggirare l'Afghanistan da sud, attraverso il deserto iraniano, che in quest'epoca dell'anno una delle regioni pi torride della terra? Impensabile. Oltretutto vorrebbe dire abbandonare per sempre a Kabul i nostri ultimi soldi. Cerchiamo di resistere un'altra settimana conclude Christian. A quel punto dovremo per forza prendere una decisione. Al bazar ho trovato il latte cagliato: praticamente l'unica cosa, a parte la frutta, che i bambini ancora riescono a mandare gi. REN , hai messo in fresco quella bottiglia di rosato? Gi da un po' stavamo dormicchiando sotto il nostro albero quando ho sentito dapprima un rumore di automezzi in manovra e, poco dopo, quella domanda strabiliante. Mi sono chiesta se non stavo sognando. Christian si alza di scatto. Hai sentito anche tu? Corriamo. Due coppie, una belga e l'altra francese, hanno appena finito di parcheggiare qui vicino i loro camper giganteschi. Partiti dalI'Europa poche settimane fa per compiere un rapido giro, stanno tornando a spron battuto dall'India e i loro enormi autoveicoli ancora straboccano delle provviste fatte in Francia. Incredulo, Christian guarda la bottiglia di rosato messa a raffreddare nel secchiello del ghiaccio; gli brillano gli occhi e non tenta neppure un rifiuto di circostanza quando Ren ci invita a bere l'aperitivo con loro. Il caldo, la stanchezza, e ora questo bicchiere di vino a digiuno... insomma, eccoci tutti brilli a fraternizzare allegramente. I nostri amici sono su di morale. Domattina partiamo per Kabul! annunciano. Christian chiede, sorpreso: Kabul? Ma come, non sapete? Hanno chiuso la frontiera . S, I'abbiamo sentito, ma per noi fa lo stesso: Lulu conosce molto bene l'ambasciatore belga. Quindi... Per l'appunto volevamo andare a trovarlo, adesso. Tornano dal colloquio alle diciotto. Lulu scende dal suo camper e mi basta guardarla in faccia per capire che quelle sue amicizie all'ambasciata sono servite a poco. Mi rincresce parecchio per loro, ma d'altro canto non mi dispiace certo di non dover pi contare sulle nostre sole forze sia nel caso in cui insorgessero nuove difficolt , sia qualora decidessimo di scendere verso le piste del sud.

3 maggio

9 maggio

SI SUDA a rivoli dentro il camper surriscaldato. Il calore aumenta di giorno in giorno e a ogni giorno che passa lo sopportiamo sempre meno, come se la stanchezza si accumulasse. Mi chiedo se riusciremo a cavarcela. EVVIVA! L'Afghanistan ha finalmente sbloccato la frontiera! Christian tornato correndo dalla sua consueta visita all'ambasciata: Prepariamoci rapidamente, prima che cambino idea. Rilasciano visti di transito, 521 e forse ancora per poco. Ci concedono esattamente sette giorni per attraversare il paese e, come ha precisato l'ambasciatore, "interamente a vostro rischio" perch le trib sono in rivolta . Da Rawalpindi, Pakistan, a Jalalabad, Afghanistan, 10 maggio PARTIAMO alle prime luci del giorno contemporaneamente agli altri due camper. Verso met giornata transitiamo per il Passo Khyber. Alle tre raggiungiamo il confine. Sembra tutto normale: si nota solo qualche militare in pi. Christian cerca di ottenere dai doganieri qualche informazione sulla situazione nella regione, ma quelli si mostrano poco loquaci. Prima di risalire sui camper scambiamo quattro chiacchiere con i nostri compagni di viaggio. Ma adesso dobbiamo correre. Percorriamo alla velocit massima consentita i chilometri che ci separano da Jalalabad. Quando scorgo le prime case tiro un sospiro di sollievo e quasi mi sembra strano che siamo arrivati fin l senza problemi di sorta. Facciamo un po' di spesa e il pieno di benzina, poi portiamo i nostri amici nei giardini dove l'inverno prima fummo autorizzati a sostare. Dopo cena prepariamo un piano per l'indomani. Se vogliamo darci una probabilit di rientrare in possesso dei nostri quattromila franchi spiega Christian, dobbiamo raggiungere Kabul prima di mezzogiorno. Se tardiamo, non combineremo nulla perch nel pomeriggio comincia il fine settimana musulmano. La partenza, pertanto, avverr all'alba. Kabul, 11 maggio NELLA CAPITALE si respira un'aria strana. In ogni luogo ci sono militari e carcasse di carri armati. Nanobus si destreggia fra i crateri scavati dalle bombe nelle strade e passa davanti a muri crivellati dalle raffiche delle mitragliatrici. Corriamo in banca, ma senza tante speranze: quando mai il nuovo regime vorr riconoscere i debiti di quello passato? Sorpresa! Incredibile sorpresa. Torniamo, un'ora dopo, in strada portando in tasca i nostri quattromila franchi, tutti, dal primo all'ultimo. Seguiti dai nostri amici andiamo al Gulzar Hotel. Eccola, Tata Martha, eccola qui. Baci e abbracci a non finire. A bassa voce, poi, ci racconta l'accaduto: i bombardamenti, la sparatoria a palazzo, le picchiate agghiaccianti degli aerei, che scendevano fino a sfiorare il tetto dell'albergo. PER TUTTA la notte abbiamo udito sparare. Ci sono stati tantissimi arresti ha detto Tata Martha. Se camminiamo per strada, dobbiamo stare attenti a non parlare col primo venuto: le autorit esigono che i controrivoluzionari vengano denunciati. Mentre facevamo la spesa siamo passati davanti al palazzo dell'expresidente Daoud. Di loro iniziativa i soldati ci hanno accompagnati fin dentro l'ufficio dove il presidente si fatto uccidere.

Partiamo domattina, molto presto. Epilogo Marie-~raf1ce Dintorni di Parigi, 20 novembre 1978 PARIGI, cinque chilometri! Una strana sensazione di vuoto. Tante automobili, tanto acciaio e cemento e cos poche persone... Poco fa ci siamo fermati in un autogrill per avvertire i parenti del nostro arrivo. Commozione generale. Da quel momento all'interno di Nanobus regna il silenzio. Sar certamente a causa dei troppi pensieri, delle troppe emozioni, dei troppi sentimenti contrapposti. Il tempo dello svago finito. Pochi giorni ancora e i bambini torneranno a scuola; fra tre settimane Christian avr ripreso il suo posto in ufficio. Ecco! Adesso riconosco le strade e le case annuncia a gran voce Isabelle. E vero: non cambiato nulla, n la gente, n gli edifici, n le vie. Nanobus si fermato. Eccoli tutti l, parenti e amici carissimi. Ci abbracciamo, scambiandoci baci a non finire, incapaci di parlare. Io, owiamente, mi metto a piangere. Oggi, per , non sono l'unica. Meudon, 15dicembre MALEDETTA sveglia! Mi risuonata nelle orecchie per un minuto buono prima che trovassi il pulsante di arresto. Un quarto alle sette! Cos tardi! Che buio, fuori! Mi si stringe il cuore al pensiero di dover svegliare i bambini. Coraggio, tutti in piedi, che ora! 523 Corro a preparare la colazione sul fornelletto da campeggio piazzato nel mezzo della cucina vuota del nuovo appartamento. Oggi Christian torna per la prima volta in ufficio. I bambini, invece, hanno ripreso la scuola gi da tempo. Ieri sera Isabelle rincasata di corsa sventolando il diario: Sapete cosa mi hanno dato per tema? "Raccontate le vostre ultime vacanze"! Meglio di cos! Ci riuniamo tutti nell'ingresso, pronti per salutarci. Quando arriva Christian, i bambini scoppiano a ridere: Sembri un vero damerino, pap , tutto incravattato ! Ecco, bravi: prendetemi in giro! Ma avete poco da fare i furbi, voi! Guarda quello l, che sparisce dietro la cartella. Ma davvero per oggi vi serve tanta roba? La porta si richiusa. Sono rimasta sola. D'un tratto l'appartamento mi sembra troppo grande. L'aver trascorso circa un anno e mezzo dentro Nanobus ha lasciato il segno. E, dopo aver venduto tanta roba prima della partenza, i mobili adesso non ci sono certo d'ingombro! Ormai le attivit familiari troveranno un loro spazio solo alla sera e nei fine-settimana... Corro sul pianerottolo e li riacciuffo davanti alla porta dell'ascensore. Su, andiamo, datemi tutti quanti un bacio, buffoncelli! E adesso cosa vi prende? Non restate a guardarmi a quel modo! Non vorremo mica metterci a piangere, vero? SE UN GIORNO, trovandovi a passare per Meudon, vi capitasse di vedere in un parcheggio un piccolo e malinconico Nanobus, mi raccomando: salite in casa a salutarci! Il nostro appartamento, privo di letti e povero di mobili, potr forse sembrarvi un po' vuoto, ma in realt

strabocca di sogni. E, forse, vi metterete in viaggio anche voi? Potremo darvi notizie fresche di molti nostri amici: di Lesley e Brian, che stato salvato dal suo medico; di Ashoo, che ci ha invitati al suo matrimonio. Ma, siate buoni, non chiedeteci nulla degli amici di Kabul, perch le nostre lettere rimangono senza risposta. Quando poi tornate in strada, per favore, consolate a lungo Nanobus. Ditegli di non lasciarsi troppo arrugginire dalla tristezza. Ditegli che gli stiamo preparando nuove awenture. I DES PALLIERES Sembra impossibile riuscire a conciliare awentura e vita familiare, eppure non cos per la famiglia Des Palli res, la cui felicit consiste nel realizzare insieme i sogni pi belli. I coniugi Des Palli res, MarieFrance e Christian, quando si conobbero, sembravano fatti l'una per l'altro: entrambi condividevano gli stessi ideali e avevano una comune passione per i libri, la musica, i viaggi e le awenture. Con queste premesse misero su famiglia e, dopo la nascita di Caroline, Bertrand e Isabelle, si trasferirono per un certo periodo in Marocco dove, a Casablanca, nacque anche l'ultimogenito, Eric. Tornati in Francia, si stabilirono a Meudon, una cittadina vicino Parigi, che rappresenter sempre il loro punto d'approdo in un'esistenza abbastanza nomade. Infatti, dopo l'avventuroso viaggio che li ha portati fino in Nepal, i Des Palli res si sono spinti ancora pi lontano, fino in Cina. "11 camper un'invenzione davvero straordinaria" sostiene MarieFrance. "Puoi portarti dietro tutto ci che occorre, abitare ovunque e ovunque sentirti come a casa. Durante le nostre scorribande ce la prendiamo comoda e spesso io e Christian ci diamo il cambio al volante. Owiamente abbiamo dovuto risolvere non pochi problemi riguardanti la scuola dei nostri figli, ma i ragazzi hanno imparato cos bene a far tesoro di tutte le cose viste e vissute durante i nostri viaggi, che al ritorno a casa se la cavano egregiamente con gli esami. Quale insegnamento, d'altronde, migliore dell'esperienza diretta?" Quando si domanda a Marie-France se hanno altri progetti nel cassetto, risponde: "Di idee ne abbiamo molte, ma lasciateci il tempo di respirare. Dobbiamo ancora finire il nostro secondo libro e ci stiamo occupando del montaggio di un film tratto dalle nostre awenture". E Nanobus, il loro simpatico mezzo di trasporto? I Des Palli res lo usano normalmente per le loro commissioni quotidiane e, quando tempo di vacanze, percorrono le strade di Francia in attesa di tornare su quelle del mondo. FINE.

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