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SCHEDA

- LOCCUPAZIONE FEMMINILE IN ITALIA Il quadro Istat per le donne in Italia LItalia, secondo il rapporto annuale Istat 2011, il Paese con il pi basso tasso di occupazione femminile in Europa dopo Malta e Ungheria, ma allo stesso tempo anche quello nel quale il welfare poggia maggiormente sulle spalle delle donne che suppliscono molto spesso, con il loro lavoro gratuito, alla mancanza di servizi statali e locali da destinare al sostegno delle famiglie. In Italia, il tasso di occupazione femminile, pari al 46,3% nella pi recente rilevazione del luglio 2011, ancora di circa 22 punti percentuali inferiore al corrispondente maschile. Nel Sud la situazione delloccupazione femminile ancora pi negativa: nel Mezzogiorno solo 3 donne su 10 sono occupate, mentre nel Nord 6 donne su 10. hanno unoccupazione. Ci sono stati alcuni miglioramenti, per le donne, nellaccesso al mercato lavorativo in particolare nelleducazione: in questo settore la popolazione femminile ha colmato il divario rispetto a quella maschile (nelle fasce anagrafiche 24/34 e 35/44 anni le donne risultano in media pi istruite degli uomini). Loccupazione qualificata delle donne scesa di 170.000 unit nel 2010, mentre aumentata di 108.000 unit quella non qualificata. Il part-time femminile cresciuto di 104.000 unit, ma si tratta quasi interamente di part-time forzato da ragioni personali, familiari o da crisi e ristrutturazioni aziendali. In Italia il 23% delle donne occupate ha un lavoro che richiede una qualifica pi bassa rispetto a quella posseduta (tra gli uomini la percentuale del 31%) e nel 2010 si anche aggravata la "disparit salariale di genere": la retribuzione netta mensile delle lavoratrici dipendenti in media di 1.077 euro contro i 1.377 dei colleghi uomini (20% in meno). I giovani, secondo lIstat, sono dopo le donne, la fascia maggiormente esclusa dal mercato del lavoro italiano. Il numero dei giovani NEET (Not in Education Employment or Training) nel 2010 aveva superato i 2,1 milioni, 134.000 in pi rispetto allanno precedente: tra di loro il 22,1% rientra nella fascia di et compresa tra i 15 e i 29 anni (nel 2009 erano il 20,5%). Il 65,5% dei NEET inattivo, il 34,5% costituito da disoccupati. L'87,5% dei maschi vive con i genitori, contro il 55,9% delle donne, che invece per il 38,3% sono partner in una coppia con o senza figli.

Con le donne per crescere: welfare, occupazione e microcredito Milano, 20 settembre 2011

La condizione dei giovani NEET in Italia semi permanente: oltre la met resta tale per almeno due anni. E gli altri giovani? Stenta anche chi lavora: tra i giovani sempre pi diffusa la condizione di precariet e la quota di lavoratori con contratti a tempo determinato, o collaborazioni, ha raggiunto il 30,8% del totale dei giovani occupati, mantenendosi oltre il milione di unit. In Italia la crisi economica ha poi favorito l'espulsione dei giovani precari dal mondo del lavoro: nel biennio 2009/2010 si registrano 501.000 occupati in meno nella fascia d'et compresa tra i 15 e i 29 anni. Le dimissioni dopo la maternit La pratica delle "dimissioni in bianco" per le donne che diventano madri, in aumento: sono circa 800.000 (pari all'8,7% delle donne che lavorano o che hanno lavorato) le madri che negli ultimi anni hanno dichiarato di essere state licenziate o messe in condizione di doversi dimettere, nel corso della vita lavorativa, a causa di una gravidanza. Solo quattro madri su dieci, tra quelle costrette a lasciare il lavoro, hanno poi ripreso l'attivit, ma con percentuali differenziate nelle varie zone del nostro Paese: al Nord una madre su due, terminata la gravidanza, tornata al lavoro e soltanto poco pi di una madre su cinque ha ripreso a lavorare nel Mezzogiorno. Il lavoro femminile in casa In Italia aumentato in percentuale il lavoro di aiuto gratuito fra le persone che non coabitano (care giver): era il 20,8% nel 1983 ed diventato il 26,8% nel 2009; diminuiscono invece le famiglie che ricevono aiuto in famiglia (dal 23,2% al 16,9%), soprattutto quelle con anziani (dal 28,9% al 16,7%), mentre sono in aumento gli aiuti economici erogati dai care giver, il 19,9% contro il 15% del 1998. Questi aiuti hanno raggiunto il 20,6% delle famiglie; i destinatari di aiuti sono soprattutto famiglie con la persona di riferimento disoccupata (67,1%) e quelle con una madre sola, casalinga (42,7%). Il lavoro domestico e di cura in famiglia pesa sulle donne per il 76,2%. Sono le donne, infatti, a svolgere i due terzi del totale delle ore di cura, ben 2,1 miliardi l'anno. Le donne imprenditrici in Italia LItalia, per quanto riguarda la presenza di donne Imprenditrici, il primo Paese in Europa. I dati delle Camere di Commercio, nel giugno 2010 rilevano che il 23,3% delle imprese attive da considerarsi femminile. Secondo Confartigianato in Italia ci sono 1,482,200 imprenditrici contro le 1,340,900 della Germania, le 1,168,300 del Regno Unito e le 798,700 della Francia. Limprenditoria femminile rappresenta il 16,20% sul totale delle donne occupate mentre la media europea del 10,2%. Le Regioni al top di questa classifica sono: Sardegna, Emilia, Piemonte e Lombardia. Le

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Province italiane con pi donne imprenditrici sono Sassari, Crotone, Massa Carrara, Novara, Bologna e Como. Le donne italiane nei Consigli di Amministrazione delle aziende La crescita della presenza femminile nel Consigli di Amministrazione lentissima: nei Cda delle societ italiane quotate siamo passati dal 4,5% nel 2004 al 7,1% nel 2011. Con questo tasso di crescita, secondo Bankitalia, ci vorrebbero oltre 20 anni per raggiungere il 30 per cento di presenza delle donne nei Cda. La recente legge approvata dal Parlamento in materia di quote rose nei Cda accelerer questo processo. LItalia classificata negli ultimi posti dEuropa per quanto riguarda la presenza di donne nelle stanze dei bottoni delle aziende: supera solo la Bulgaria e la Romania ed a grande distanza dalla Norvegia, che in testa alla classifica con il 41% di donne che guidano le aziende nazionali. Le donne dirigenti in Italia Il rapporto di Manageritalia "Donne ai vertici dell'economia italiana" dimostra che le donne dirigenti nel settore privato in Italia sono l'11,9%, mentre a livello europeo occupano circa un terzo dei posti complessivi (33%). In Francia le donne con funzioni dirigenziali arrivano al 37,4%, segue il Regno Unito con il 34,9%, e la Germania con il 29,3%. La Turchia fa registrare una percentuale di tutto rispetto di donne dirigenti, pari al 22,3% e la Grecia si colloca a quota 14,6%. Nella classifica regionale delle donne che occupano posti dirigenziali a livello nazionale, il Sud a dare maggiori opportunit alle donne, in particolare nel settore pubblico. In testa la Calabria che presenta il 16,2% di donne dirigenti, seguita dal Lazio con il 16% mentre la Lombardia con il 13,4% occupa il terzo posto. Questa tendenza pare confermata anche dall'analisi condotta tra le donne dirigenti delle singole citt e province: Catanzaro (26,8%), Vibo Valentia (21,7%), Roma (16,4%), Palermo (16%), Nuoro (15,8%) e Milano (14,6%). Da un'analisi pi approfondita emerge che il Sud manifesta una presenza decisamente esigua di dirigenti donne nel settore privato, che spesso sono figlie o parenti degli imprenditori titolari dellazienda. Le donne manager in Italia Negli organici delle 248 societ quotate alla Borsa di Milano solo 5 su 131 (ovvero il 3,8%) hanno la carica di amministratore delegato, e 2 su 50 (il 4%) quella di direttore generale. Secondo unindagine di Federmanager, condotta su un campione di 1.200 dirigenti, lassunzione di una donna manager agevolata, nel 38,5% dei casi, da conoscenze personali, nel 32,5% dei casi da iniziative create e sviluppate dalle stesse donne e, solo il restante 30%, stato assunto a seguito di risposta ad annunci o attraverso la selezione da parte di societ di consulenza. Va considerato anche che solo il 30% del campione risulta assunto in azienda con la qualifica di dirigente, mentre il restante 70% stato promosso successivamente alla funzione dirigenziale,

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mediamente intorno ai 38 anni di et. In Italia sempre secondo Federmanager, le donne manager, nelle medie aziende industriali percepiscono una retribuzione fissa inferiore a quella degli uomini (20% in meno) e, se prendiamo in considerazione la parte variabile, le differenze sono ancora maggiori: le donne guadagnano circa il 30% in meno dei colleghi maschi. Anche i bonus e gli aumenti retributivi seguono la stessa tendenza: le donne hanno avuto nel 2005 (ultimo dato disponibile) una quota variabile di stipendio pari a 12.959 euro rispetto a una quota variabile degli uomini pari a 16.837 euro. Il contributo segreto al Pil delle casalinghe italiane Gli economisti italiani Alberto Alesina e Andrea Ichino, attribuiscono alle casalinghe il merito di aumentare la ricchezza degli italiani con il loro contributo fondamentale nei lavori di cura e dei servizi domestici. Secondo i due economisti chi lavora in famiglia produce ogni giorno circa 51,8 euro per la famiglia, lavando i piatti, cucinando, pulendo la casa, portando i figli a scuola e badando ai genitori anziani; una cifra superiore a quanto i lavoratori italiani producono, in media, lavorando sul mercato del lavoro, 42,6 euro al giorno. I due economisti hanno creato alcuni parametri di valutazione per chi lavora unora di lavoro in famiglia utilizzando la retribuzione media attribuita a chi, teoricamente, potrebbe svolgere la stessa mansione sul mercato. Ecco la tabella con la classifica che riguarda alcuni Paesi del mondo. Prodotto giornaliero di un lavoratore per il mercato: Italia: 42,6 euro Usa: 75,9 euro Norvegia: 82,5 euro Spagna: 43,3 euro Prodotto giornaliero di un lavoratore per la famiglia: Italia: 51,8 euro Usa: 40,5 euro Norvegia: 66,6 euro Spagna: 35,2 euro Pil totale (pro capite + lavoro dedicato alla famiglia): Italia: 94,4 euro Usa: 116,4 euro Norvegia: 149,1 euro Spagna: 78,5 euro

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Per approfondire gli argomenti: Rapporto Istat 2011 http://www.scribd.com/doc/65483475/Rapporto-Istat-2011-Sintesi Donne Manager Italia http://donne.manageritalia.it/ Confartigianato http://www.confartigianato.it/ Bankitalia http://www.bancaditalia.it/ Legge Quote Rosa - Atto del Senato 2482 http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/36199.htm Rapporto ManagerItalia 8 Marzo 2011 http://www.scribd.com/doc/65483396/Rapporto-ManagerItalia-8-Marzo-2011 Federmanager http://nazionale.federmanager.it/default.do Intervento di Anna Maria Tarantola al Ministero delle Pari Opportunit http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-dow-jones/italia- dettaglio.html?newsId=899735&lang=it World Development Report 2012 - Main Messages http://www.scribd.com/doc/65500303/World-Development-Report-2012-Main- Messages

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