Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Pruensa
Pruensa
125
«Signor Provenza, la prego, continui, non si faccia influenzare dal
CiummaORVDFRP·qLOCiumma.»
Ma Pruensa aveva ormai rinchiuso la custodia; almeno la chitarra
era collocata relativamente al sicuro dalla brutalità del Ciumma. E
disse a Prufessù:
«Prufesciù (Pruensa parlava in questo modo, strascinando un poco
le parole e come sciabordando, probabilmente aveva avuto
O·LPSULQWLQJGDOODULVDFFDGHOODVXDLVRODYHGHQRQFHORGLFRSHU
offenderla, che capisco che parla bene intesionato, ma Sciumma,
QRQ OR SXz VDSHUH QHVFLXQR FRP·q ce lo dico sensa offesa,
nemmeno voscià che ha studiato.»
Fece una pausa: Pruensa, uomo riflessivo, uomo raro, si concedeva
lunghe pause per pensare e immaginare. Poi, con qualche
esitazione, corresse e azzardò:
«3HUz VH F·q TXDOFXQR FKH SXz VDSHUOR FRP·q LO 6ciumma,
Prufesciù, son mi quello.»
Annuì gravemente. La conoscenza lo opprimeva.
«Scià vede, Prufesciù, non ce lo dico per vantarmi - sa, alla mia età
oramai, non ciò più non ci dico la voglia o la motivasione, non ciò
QHDQFKHSLO·HQHUJLDGLHVVHUHYDQLWRVR -«PDO·qXQIDWWRFRVFu
io, con la chitarra, ci capiamo come fratello e sorella, ci parliamo
come marito e moglie e ci vogliamo bene, anche.»
Pruensa si asciugò una furtiva lagrima e riprese:
«2UD FL GLFR 3UXIHVFL FRP·q OD JUDGXDWRULD GL TXHOOL FKH VDQQR
sonare la chitarra nel mondo: al primo posto, si capiVFLH F·q
Scegovia - OHL FKH q LVWUXLWR QRQ F·q ELVRJQR FKH FL VSLHJKL FKL q
Scegovia; poLVHFRQGRF·q9DOVFDULQLFKHqVWDWRLOPLRPDHVWURH
poi terso ci sono io. E voscià, che ha studiato, riesce a
immaginarsela una graduatoria tanto lunga da comprendere il
Sciùmma? Scià lo ha già accapito, Prufesciù: un numero così
grande da scriverci il Sciumma vicino lo devono ancora
inventare.»
Pruensa fa una lunga, dolente pausa. Rivede la sua vita, i concerti
che ha dato davanti a qualche grande? Vede Ciumma, ahinoi, e
ULSUHQGH H QHOOD YRFH KD OD SD]LHQ]D FKH YLHQH GDOO·DELWXGLQH DO
126
dolore e anche una vibrazione di sdegno che viene dalla coscienza
GLVpFKHDQFRUDJOLVFDOGDXQSRFRO·DQLPDDPDUHJJLDWD
«Scià sa, Prufesciù, una volta - lei magara che è un uomo
VHQVFLELOHO·KDFDSLWRGDVRORFKHLRVRQRXQRFKHVLIDGHOOHLOOXVLRQL
- una volta, ce lo devo confessare, mi è venuto in mente di provare
a insegnare al Sciumma a sonare la chitarra.»
Pruensa sospira, contempla nel ricordo la visione del proprio
IDOOLPHQWRDJJUDYDWRQRQGLPLQXLWRGDOODJHQWLOH]]DGHOO·LQWHQWR
«Non è mica bello, scià sa, Prufesciù, farsi delle illusioni: perché
non vuole mica dire che si è generosi; vuol solo dire che si è sciemi.
9RVFLjQRQFLDYUHEEHQHPPHQRSURYDWR9RVFLjO·DYUHEEHFDSLWR
subito che tentare di insegnare la chitarra a SCiumma ² scià scuse,
Prufesciù la volgarità - O·q FRPH SURYDUH D SLWWurare una merda.
Voscià non ha mai provato a pitturare una merda?
Prufessù confessò di non aver mai tentato quella esperienza e
allora Pruensa didattico e paziente invitando alla sperimentazione
diretta anticipò tuttavia i risultati. Spiegò:
«Scià provi, Prufesciù: lei prende il so barattolo di vernice,
mettiamo bleu maren, ci intinge dentro con tutta diligensa il so
pennello, poi lo passa sulla merda: scià vedrà: scià sporca tutto il
SHQQHOORPDQRQJK·qYHUVRGLSLWWurare la merda. Ecco, Prufesciù,
FRP·qFRO6iumma, a tentare di insegnargli la chitarra. Riveriscio,
Prufesciù.»
127