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CIRCOLO DEL CINEMA

'Caffè delle ombre'


Leonforte 18 maggio 2011

SMOKE

Regia: Wayne Wang. Soggetto: Paul Auster. Sceneggiatura: Paul Auster tratto da: Il racconto di
Natale di Auggie Wren, pubblicato sul The New York Times nel Natale del 1990. Fotografia: Adam
Holender. Montaggio: Maysie Hoy e Christopher Tellfsen. Scenografia: Kalina Ivanov, Jeffrey D.
McDonald e Karen Wiesel. Line Producer: Diana Phillips. Costumi: Claudia Brown. Effetti
speciali: Robert Alonso. Musica: Rachel Portman.

Interpreti: Harvey Keitel (Augustus 'Auggie' Wren), Giancarlo Esposito (Tommy), José Zúñiga
(Jerry), Stephen Gevedon (Dennis), Jared Harris (Jimmy Rose), William Hurt (Paul Benjamin,
romanziere), Daniel Auster (Ladro di libri), Harold Perrineau Jr. (Rashid Cole/Thomas Jefferson
Cole/Paul Benjamin), Deirdre O'Connell (Cameriera), Victor Argo (Vinnie), Michelle Hurst (Zia Em),
Forest Whitaker (Cyrus Cole), Stockard Channing (Ruby McNutt), Vincenzo Amelia (Cliente
arrabbiato), Erica Gimpel (Doreen Cole), Gilson Reglas (Cyrus, jr), Howie Rose (Cronoista di
baseball), Ashley Judd (Felicity), Mary Ward (April Lee), Mel Gorham (Violet), Baxter Harris (Primo
avvocato), Paul Geier (Secondo avvocato), Malik Yoba (Charles Clemm, il rettile), Walter T. Mead
(Roger Goodwin), Murray Moston (Cameriere) e Clarice Taylor (Nonna Ethel)

Produzione: Harvey Weinstein, Bob Weinstein e Hisami Kuroiwa. Casa di produzione: Miramax
Films. Genere: Commedia drammatica (definizione di Paul Auster). Distribuzione: Cecchi Gori.
Durata: 112 minuti. Origine: USA. Anno: 9 giugno 1995

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Sinossi: Storie che s'intrecciano a Brooklyn, attorno alla bottega del tabaccaio filosofo Auggie Wren.
Il giovane nero Rashid alla ricerca del padre sconosciuto, viene ospitato dallo scrittore Paul
Benjamin. Un'ex fiamma di Auggie, Ruby vorrebbe convincerlo di avere di avere avuto da lui una
figlia che adesso è tossica. Nessuno trova quello che vuole, ma forse si impara a conoscersi meglio.
Lo scrittore Paul Benjamin, autore della sceneggiatura, fotografa l'umanità come fa Auggie dal suo
negozio, ogni mattina alle 8: affidandosi al caso e cercando l'esemplare dentro l'insignificante.
(Paolo Mereghetti, Mereghetti 2006, Milano, Baldini Castoldi, p. 2434)

Foto tratta da Google map: 215 Prospect Park West, New York
Recensione di Irene Bignardi (La Repubblica, 1996):

Sir Walter Raleigh non era solo un grande avventuriero ma anche un uomo di spirito filosofico (e un
importatore di tabacco). Così che un giorno decise di misurare... quanto pesava il fumo.
Riuscendovi, secondo una tecnica che non vi raccontiamo per non togliervi il piacere della storiella
che racconta William Hurt all’inizio di Smoke, Orso d’argento a Berlino 1995 (ma avrebbe meritato
l’Orso d’oro, e si è comunque preso dal pubblico gli applausi di un gran premio).

Smoke è firmato da Wayne Wang - il regista di Il circolo della fortuna e della felicità, originario di
Hong Kong e ormai californiano. Ma è soprattutto il film di Paul Auster, lo scrittore americano autore
della Trilogia di New York, che ne ha scritto soggetto e sceneggiatura: un piccolo gioiello di
leggerezza (il pensiero forse è suggerito anche dal titolo), un divertissement gentile e bizzarro sui
destini umani. Un puzzle (di cui magari qualche tessera non va a finire al posto giusto, ma poco
importa nello charme complessivo del film) composto dalle vite della gente qualsiasi che ruota
attorno a un crocevia di Brooklyn: un inno alla Musica del caso, che, come si ricorderà, è il titolo di
un bel romanzo di Paul Auster - oltre che del film che ne ha tratto Philip Haas.

Il perno della storia è un meraviglioso Harvey Keitel al sommo della naturalezza, che ha fatto della
sua tabaccheria una specie di campiello goldoniano dove si filosofeggia, si perde tempo, si fanno
pettegolezzi e metafisica, si osservano gli strani casi della vita. William Hurt è uno scrittore in crisi
(sua moglie incinta è stata uccisa durante una rapina). Un ragazzino di colore (Harold Perrineau jr),
che lo ha salvato dal finire sotto un autobus e trova ospitalità presso di lui, è coinvolto, innocente, in
una brutta storia e si inventa un’identità dopo l’altra per sfuggire alla famiglia e ai gangster che lo
cercano. Circola un sacchetto con cinquemila dollari rubati. E i soldi farebbero molto comodo a
Stockard Channing, la donna che Keitel ha amato tanti anni prima e che è angosciata per la sorte di
sua figlia, forse figlia anche di lui - ma forse no.

La paternità è la cosa più casuale, nel mondo di Smoke. La musica del caso composta da Paul Auster
e orchestrata con grazia e simpatia da Wayne Wang intreccia i fili dei destini, produce agnizioni e
ritrovamenti, costruisce famiglie nuove e bizzarre là dove la vita le ha distrutte o disfatte. Così che il
ragazzino troverà forse suo padre, Forest Whitaker, che da dodici anni sta cercando nel modo
peggiore di dimenticare una tragedia - ma forse ora la sua famiglia è William Hurt. I soldi della
rapina, con un in-consueto lieto fine, finiscono nelle mani giuste. Il puzzle si chiude con uno
struggente capitolo finale in cui Harvey Keitel racconta all’amico in crisi creativa il suo bizzarro
Natale di tanti anni prima con una vecchia signora cieca che - un’altra famiglia del cuore, e un altra
coincidenza costruita dal caso - lo scambia per suo nipote e celebra con lui le feste, mentre una
bellissima canzone di Tom Waits (Innocent when you dream) ci accompagna verso il finale. Bisogna
aggiungere che questo “racconto di Natale” esiste davvero, firmato da Paul Auster, ed è uscito sul
“New Yorker” (sic) nel numero di dicembre del 1990.

Leggero come il fumo, ma toccante, divertente, bizzarro, vero nei sentimenti se non nella logica
stretta, Smoke è un film inconsueto e speciale. Anche per il fatto di avere un doppio - Blue in the
Face - girato in cinque giorni, alla fine del film, attorno allo stesso crocevia di Brooklyn: il gioco
collettivo di un gruppo di persone che hanno lavorato bene insieme e che non vogliono lasciarsi, si
trasforma in un esilarante documentario su un quartiere e un modo di vivere, sulle perdute gioie del
fumo, sul piacere di fare cinema con pochi soldi.

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Il 'Caffè delle ombre' - che nel frattempo ha cambiato nome 'Circolo delle ombre' - spera di
ritornare in autunno con un ciclo di film.
Per informazioni scrivere a: ilgranlombardo@gmail.com

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