Sei sulla pagina 1di 2

Età delle Signorie 

Fase della storia d'Italia successiva al declino dei Comuni e compresa tra la metà del XIII
e la fine del XV secolo. Tale periodo fu caratterizzato dalla diffusione, nell’Italia centrosettentrionale, di una
forma di governo dove tutti i poteri erano concentrati nelle mani di una sola persona, che li trasmetteva al suo
successore per via ereditaria.

Le Signorie si formarono alla fine della lotta per le investiture, quando i maggiorenti delle corporazioni
comunali, per porre fine ai conflitti tra le singole famiglie aristocratiche, affidarono a un “signore” – che talvolta
era di provenienza esterna e feudale, talvolta era il capo della famiglia più ricca e potente – l’incarico di
capitano del popolo. Tale carica, in principio elettiva e temporanea, divenne in seguito permanente; le
magistrature comunali furono trasformate in organi consultivi al servizio del signore e le milizie cittadine
vennero sostituite con compagnie di ventura mercenarie. In tal modo si affermò un'autorità al di sopra delle
parti e delle fazioni, collegata a un'unica figura sociale di riferimento, il cui potere divenne ben presto ereditario
e in seguito sanzionato da titoli di investitura concessi dal papa o dall’imperatore.

3. LE SIGNORIE ITALIANE: Nel corso del Trecento si trasformarono in Signorie gran parte dei Comuni


dell’Italia centrosettentrionale, come Milano, Verona, Padova, Treviso, Mantova, Ferrara, Firenze. Il caso
paradigmatico è costituito dalla Signoria dei Visconti di Milano che, dopo avere sconfitto la concorrenza dei
Torriani, appoggiati dal popolo, piegarono le istituzioni più significative create al tempo del libero Comune in
strumenti consultivi e amministrativi al loro servizio, ottenendo quindi dall'imperatore il titolo ducale (1395). La
Signoria dei Visconti, sotto Gian Galeazzo, raggiunse la massima potenza, estendendo il suo controllo a parte
del Veneto, dell'Emilia e della Toscana, e fu proseguita dagli Sforza.
Differente è il caso di Firenze, dove gli aspetti conflittuali della vita comunale (violenze armate di fazioni in
lotta, debolezze e instabilità delle istituzioni, esposizione al dominio di poteri esterni) non portarono subito a
soluzioni simili alla Signoria, ma indussero al rafforzamento di una repubblica oligarchica su base patrizia,
messo in atto attraverso le corporazioni delle arti e dei mestieri. Solo nel Quattrocento questo regime
oligarchico fu superato da una forma di governo signorile, quando la famiglia Medici riuscì, con Cosimo il
Vecchio ad avere il sopravvento sulle altre grandi famiglie di banchieri fiorentini (1434).
Al momento di assumere il controllo dello stato i Medici confermarono però la continuità delle antiche
magistrature comunali. Ciò si spiega con il fatto che i Medici erano incarnazione dell'oligarchia patrizia
fiorentina, fiera delle sue radici comunali e repubblicane, e dovevano governare con l'acquiescenza della
borghesia commerciale e artigiana che si riconosceva in quelle istituzioni. Nel caso milanese, invece, quella
dei Visconti era una famiglia di provenienza feudale, quindi senza grandi legami con le istituzioni comunali.
Altrettanto si può dire dei loro successori, gli Sforza, dei Della Scala, signori di Verona, dei Da Romano,
signori di Treviso, dei Da Carrara, signori di Padova, dei Gonzaga, signori di Mantova dal 1328 (quando
succedettero ai Bonacolsi che dal 1273 avevano retto la città con maggior rispetto verso il passato
comunale), dei Malatesta, signori di Rimini, dei Montefeltro, signori di Urbino, o degli Estensi, signori di
Ferrara dal 1264, e in seguito anche di Modena, Reggio Emilia e Parma.

4. LA FORMAZIONE DEGLI STATI REGIONALI: Quando, nella lotta per difendere il proprio territorio o per


ampliarne i confini, le famiglie signorili si allearono con l'imperatore o con il papa, detentori da secoli della
facoltà di dare investitura feudale, ottennero da essi il titolo di duca, che legittimava formalmente la Signoria
svincolandola da ogni residuo comunale e assicurandone, con l'ereditarietà, il possesso familiare. Questo
processo, in atto dal XV secolo in avanti, trasformò le Signorie in Principati, ne ridusse il numero e portò alla
creazione di più ampi stati regionali, accanto a quelli preesistenti di origine feudale come il Ducato di Savoia,
la Repubblica di Genova, la Repubblica di Venezia, lo Stato Pontificio, il Regno di Napoli e il Regno di
Sicilia.

Visconti Famiglia lombarda che governò Milano e il territorio circostante dal 1277 al 1447. Di origini oscure, i
Visconti assunsero importanza nella città quando papa Urbano IV nominò il visconte Ottone, discendente di
un ramo della famiglia, arcivescovo di Milano (1262). Nel 1277, dopo aver sconfitto nella battaglia di Desio la
famiglia allora dominante, i Torriani, Ottone conquistò la signoria della città. Il pronipote di Ottone, Matteo I,
divenne signore della Lombardia, nonché vicario imperiale, carica conferitagli dall'imperatore Adolfo di
Nassau; entrambi i titoli vennero successivamente trasmessi ai membri della famiglia, che continuarono ad
accrescere i possedimenti della casata: tra essi si distinse Galeazzo II (1320-1378), patrono delle arti e delle
lettere, amico di Francesco Petrarca e fondatore dell' Università di Pavia, che condivise il potere con il
fratello Bernabò.

Cosimo de’ Medici il Vecchio (Firenze 1389 - Careggi, Firenze 1464), banchiere e uomo politico fiorentino;
le sue attività e i successi raggiunti furono all’origine del potere politico della famiglia Medici.
Succedette al padre Giovanni nella conduzione degli affari economici e bancari della famiglia; in politica si
mise in luce tra le fila dell’opposizione alla famiglia Albizzi, che apparteneva alla nobiltà dominante. Nel 1433
Cosimo venne esiliato; fu però richiamato in patria l’anno seguente e assunse l’effettivo controllo del governo:
consolidò la sua posizione mettendo al bando gli avversari più temibili e mandandone in rovina altri,
imponendo loro altissime imposte. Acuto uomo politico, evitò di ricoprire personalmente cariche pubbliche,
preferendo collocare nelle posizioni-chiave alcuni suoi sostenitori fidati.
Salvo la costituzione del Consiglio dei Cento (1458), non intervenne sullo statuto cittadino con sostanziali
modifiche, ma sotto il suo governo sia Firenze sia la sua famiglia si arricchirono notevolmente. Cosimo
migliorò l’agricoltura, sviluppò i commerci, incrementò l’industria serica e promosse un progetto per rendere
navigabile l’Arno; secondo molti contemporanei, fu l’uomo più ricco d’Italia.

3.I DOMINI DELLA TERRA, 1. L’espansione in terraferma: Il Quattrocento rappresentò il secolo della
massima potenza della Repubblica. Con la conquista di Cefalonia (1413) e di Cipro (1490) fu rilanciato il
commercio veneziano nell’Adriatico e nel Levante. Nella prima metà del secolo, anche per effetto della
minaccia portata dagli ottomani sul mare, Venezia avviò l’espansione nella terraferma, con l’acquisizione
definitiva della Dalmazia, del Friuli, del Veneto e nel 1433 della Lombardia orientale (Bergamo e Brescia).
Nella seconda metà del secolo si impossessò del Polesine e di alcuni porti delle Puglie. Nel 1498 la
Repubblica di San Marco strinse un accordo con il re di Francia Carlo VIII che le assicurava Cremona e la
regione della Ghiara d’Adda in cambio dell’appoggio alla spedizione francese per la conquista del Regno di
Napoli.

Con Gian Galeazzo Visconti (1351-1402), figlio di Galeazzo II, che ottenne il titolo di principe e duca di
Milano dall'imperatore Venceslao nel 1395, la famiglia raggiunse l'apogeo. Egli depose e fece imprigionare lo
zio Bernabò, impossessandosi delle sue terre, e unificò tutti i territori in un solo stato; a questi aggiunse in
seguito altri possedimenti fino a regnare sulla maggior parte dell'Italia settentrionale e centrale. Gian Galeazzo
iniziò la costruzione del Duomo di Milano e della Certosa di Pavia, dove in seguito fu sepolto. Diede in
sposa la figlia a Luigi I, duca d'Orléans, concedendogli così il diritto di rivendicare il Ducato di Milano. Alla
sua morte parte dei domini acquisiti vennero ceduti, e i successori continuarono a governare sul Ducato di
Milano. Alla morte senza eredi diretti del figlio Filippo Maria (1447), il ducato, dopo l'effimera parentesi della
Repubblica Ambrosiana, passò a Francesco Sforza.

Le strutture portanti dell’edificio statale veneziano rimasero pressoché intatte dal XIII secolo al 1797, anno in
cui la Repubblica cessò di esistere. Tra gli organi di governo e la società si cementò nei secoli una forte
omogeneità di valori, che si tradusse in un rapporto di lealtà tra i ceti e la direzione politica della città. Sin dal
XII secolo ai vertici cittadini si era insediata un’aristocrazia di origine mercantile, aperta a continui ricambi di
uomini. L’amministrazione era divisa in molteplici commissioni e consigli, tra cui spiccavano il Maggior
Consiglio, il Senato, la Quarantia, il Consiglio ducale.
Su questo scenario di repubblica aristocratica aperta, gli impegni militari assunti per la difesa dell’impero
marittimo imposero una svolta istituzionale. Tale mutamento iniziò con la serrata del 1297, l’atto con cui
l’aristocrazia veneziana impedì l’accesso nei propri ranghi a uomini nuovi e definì la composizione del Maggior
Consiglio, cui spettava l’elezione del doge, accanto a importanti funzioni legislative. Il doge non operò mai
come capo supremo e assoluto, neppure nei momenti di maggiore esposizione della Repubblica alle minacce
esterne: la carica rimase elettiva e fu sempre affiancata da altre magistrature di governo.
Al Senato, uno degli organismi di maggior prestigio, responsabile della politica estera, toccava il compito di
tutelare e favorire i profitti dei mercanti veneziani. Lo componevano sessanta membri, incaricati di preparare i
decreti relativi al commercio, all’invio di ambasciatori e ai movimenti delle flotte militare e mercantile. Nel corso
dell’età moderna il Senato divenne l’istituzione centrale della Repubblica, accanto ai tre consigli (Savi grandi,
Savi di terraferma, Savi degli ordini) che affiancavano il doge.

2.L’IMPERO SUL MARE, 1. L’ascesa di Venezia a potenza marinara: Nel corso del XIII secolo Venezia si


affermò e si consolidò come autentica dominatrice commerciale sulle rotte del Mediterraneo e negli scambi
con l’Oriente. Il segno della sua forza si rese palese nel corso della quarta crociata (1202-1204), che per
l’abilità del doge Enrico Dandolo fu deviata dall’obiettivo originario, Gerusalemme, e rivolta contro
Costantinopoli. Venezia conseguì il possesso di tutte le isole e delle località marittime commercialmente più
importanti dell’impero bizantino. Con la creazione di una rete di porti che le garantivano appoggio nel
commercio con il Levante e con il controllo di Corfù (1207) e Creta (1209), basi navali poste di fronte al
mondo islamico, Venezia organizzò il suo “stato di mare”. Ciò provocò l’ostilità di genovesi e pisani: in vari
scontri navali le tre Repubbliche marinare si contesero il controllo dei traffici con Bisanzio.
Successivamente Venezia si rivolse alla Siria e all’Egitto, punti terminali dei flussi mercantili che provenivano
dall’interno dell’Africa, dall’India e dall’Estremo Oriente. I mercanti veneziani operarono anche nell’Europa
settentrionale, dove aprirono filiali delle loro imprese nei centri economici più vitali, come Bruges, Anversa e
Southampton.

Potrebbero piacerti anche