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Testo:
Marco Maraviglia
marcomaraviglia@clikforlook.com

Grafica e Impaginazione:
Marco Maraviglia

Realizzato in occasione dell’esame di Fotografia


Street-Style del prof. Antonio Toty Ruggieri
presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli

-Gennaio 2011-
BRUCE WEBER
(Greensburg 29 Marzo 1946)

Un viaggio
nel sogno
a m e r i c a n o
un viaggio nel sogno americano

B U
icipiti, pettorali torniti e na felicità estrema, che contrasta
tartarughe ventrali, ragazzoni l’obesità nota dell’americano, che
sportivi che scoppiano di salute. contrasta con il disagio dei reduci
Ragazzi comuni. Studenti o nullafacenti del Vietnam abbandonati a se stessi dal
che non ambiscono probabilmente sistema americano. Ma fomentano il
nemmeno a conquistare una copertina di mito americano. L’America che è scritta
Vogue-Uomo perché per loro è sufficiente nei libri di storia americana, nei film, di
palestrarsi per rimorchiare.
Divertirsi. Niente droghe, tanto sport,
vita sana, sesso e un po’ libertini, finti
scambisti, stare insieme come gattoni
che si coccolano tra di loro rasentando
l’omosessualità, senza invidiare la
bellezza dell’amico, senza stare a contare
l’addominale. Col viso che sembra la
fotocopia di un giovane Chet Baker, o
di un “moderno” Michael Bubblè come
i fratelli di Matt Dillon (posarono per
un commercial di El Charro). Poi se
un fotografo li recluta per realizzare la quelli degli “arrivano i nostri”. Dove è
campagna di Ferrè o di YSL, tanto di tutto big, large, better, tutto okay. Dove si
guadagnato, in soldi e divertimento. continua a credere che il telefono sia stato
inventato da un americano (Alexander
Graham Bell) e non dall’italiano Antonio
Meucci.
Dove l’industria di Hollywood acquista i
diritti dei film stranieri per riadattarli con
gli stereotipati simboli (la bandiera USA
che compare in tutti i film americani, ad
esempio) e abitudini di vita americani
imposti dalla società dei consumi. “La
società dello spettacolo”, come direbbe il
filosofo francese, politicamente scorretto,
Guy Debord.

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un viaggio nel sogno americano

L A
a società dell’apparenza, il fake. “Ma poi inizi a conoscere i dettagli. ndy Warhol apprezzava il lavoro
Costruire la bella facciata per Scopri che quel brav’uomo che aveva di Bruce Weber, gustandone
indurre al consumo, indurre sempre una gomma da masticare in più probabilmente con ironia il
all’omologazione, per la gioia delle per te si è completamente ammattito e messaggio che propagavano le sue
industrie che imboccano il popolo con ha ucciso la moglie, che l’ex sacerdote immagini che ricalcavano l’onda della
i prodotti che “si devono acquistare”. della chiesa in cui sei cresciuto è Pop-Art e ne pubblicò alcune interviste
Dove l’FBI vigila affinchè tutto questo un alcolizzato che ha fracassato tre sulla sua rivista Interview. Lo stesso
equilibrio non venga intaccato. Perché gli automobili. Vieni a sapere che i genitori Andy coinvolse Bruce nel 1975 per
interessi economici del potere industriale del tuo migliore amico, che erano fotografare i Jackson Five, il gruppo dei
sono superiori al reale benessere del sempre perfetti, stanno divorziando…. fratelli adolescenti di Michael Jackson,
popolo. Nessuno in America ha una vita sempre per la sua rivista. Ed è forse la

F
normale.” sua prima foto più importante della sua
orse per questo Bruce Weber ebbe Da America, un diario visivo; carriera. La collaborazione a Interview di
un vasto consenso mediatico negli Andy Warhol; Donzelli Editore. Weber, continuò poi negli anni.

N
anni ‘80. Abbracciava la cultura di
massa popolare, l’edonismo reganiano, el 1969 i genitori gli impedirono
divenendo presto un cult-photographer di andare al raduno musicale del
che caratterizzava le sue immagini secolo: Woodstock. Lui si chiuse
pubblicitarie non per il prodotto da nella sua camera maturando l’idea che
promuovere, ma per l’aver coltivato un avrebbe fatto il fotografo. Almeno questo
sogno. Il sogno americano. racconta la leggenda.
Dove l’ombra dell’AIDS di quegli
anni è tenuta lontana senza terrorismi
psicologici ma pubblicizzando stili di
vita sani o tenendo attivo il desiderio con
propaganda catalizzatrice. Come le foto
di Weber in cui l’immagine del gioco
sessuale è più narcisismo, emulazione
fisico-sportiva, esplicito contatto di
corpi anche se promiscuo, sviluppando
un erotismo mentale nell’osservatore
che placherebbe il desiderio dell’atto
sessuale.
E’ un gioco di seduzione dell’immaginario
collettivo, in cui Arte e Consumo
interagiscono facendo leva sulla “cultura
psichica” del “villaggio globale” che
secondo le teorie di Marshall Mc Luhan
caratterizza la società delle comunicazioni
di massa.

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un viaggio nel sogno americano

N
ato Nel 1946, a 20 anni, si
trasferisce da Greensburg a
New York per studiare cinema
e fotografia alla New York University.
Al Greenwich Village, noto quartiere
frequentato da ex hippies e artisti che
iniziavano a creare il movimento della
Pop-Art. Conosce in un caffè Diane
Arbus (fotografa di moda ma più famosa
per aver ritratto dei freaks), la quale lo
presenta a Lisette Model che lo accoglie
tra i suoi studenti alla New School
for Social Research. Nel frattempo, si
mantiene posando come modello per vari
fotografi, tra cui Richard Avedon.
Nel 1974 inizia un sodalizio di vita e
lavoro con Nan Bush, sua attuale moglie,
che da subito diventa suo agente e
collaboratrice.

N
el 1973 espone per la prima volta
in una mostra collettiva e solo
un anno dopo allestisce la sua
prima personale. Alla fine degli anni 70,
pubblica le sue prime fotografie di moda
su GQ e inizia a lavorare per Calvin
Klein (sodalizio durato fino agli anni
‘90), producendo campagne pubblicitarie
che desteranno scandalo e stupore per
il suo inconfondibile stile omoerotico.
Nell’arco di pochi anni Weber è diventato
un cult photographer, lavorando per le
più importanti testate del mondo: Vogue,
GQ, Vanity Fair, Elle, Life, Interview,
e Rolling Stone. È conosciuto dal
grande pubblico per le sue campagne
pubblicitarie per Versace, El Charro,
Pirelli, Revlon e Ralph Lauren in cui da
subito pretende di visionarne i layout per
scegliere lui stesso tagli ed inquadrature
delle sue immagini, rivendicandone la
paternità come fotografo-artista.
Ha inoltre girato videoclips per i Pet
Shop Boys e Chris Isaak e svolto attività
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un viaggio nel sogno americano

B
di video-documentarista: celebre è il suo ruce Weber diede negli anni’80
cortometraggio su Chet Baker “Let’s uno scossone non indifferente al
Get Lost” in cui si evince il feeling settore editoriale-pubblicitario
instaurato tra lui e il sassofonista, tipico della fotografia fashion che ormai si
di ogni buon fotografo di ritrattistica che era arenato su idee ormai obsolete.
possiede sviluppato senso di empatia e di La sua impronta consisteva nel creare
conoscenza del genere umano. storie, concetti, sensazioni umane nelle
Ha esposto in tutto il mondo in gallerie e immagini, facendo superare il limite
musei e ha pubblicato una 20ina di libri di del prodotto stesso. Le sue “storie” sono
nudo e ritratto (tra i quali i celebri Shufly, appunto il sogno ludico, l’edonismo
The Chop Suey Club, A House is not a attraverso il quale passa il messaggio del
Home, Gentle Giants, O Rio de Janeiro). prodotto, contribuendo alla creazione del
brand, dell’immagine di esso.
Immagini prevalentemente in bianconero
e in high-key per sottolineare la solarità
delle sue “storie” e per richiamare
atmosfere da dolce vita del divismo
americano che va dagli anni ’30 ai
‘60, talvolta leggermente virate con
intonazioni seppia.

È
probabilmente il primo tra i
fotografi del boom della pubblicità
degli anni ’80, ad effettuare
casting senza servirsi di modelli/e
professionisti, ma selezionandoli dai
Campus, battendo palestre, piscine, gare
di beach-volley, come testimonials di vita
reale, per poter meglio plasmare le sue
atmosfere non senza tirar fuori la loro
spontaneità, studiandone i movimenti, la
voce, la personalità, senza dover quindi
subìre condizionamenti delle personalità
professionali di modelli/e già affermati/e.
Una pratica questa, che gli costerà in
quel periodo, di impressionare anche
25 rullini alla volta per raggiungere
lo scatto memorabile e che sarà
completato da didascalie con nome dei
modelli, professione o ambizione, città
di provenienza, per rendere il “sogno”
fruibile dall’osservatore.

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un viaggio nel sogno americano

I
l mosso, il sovraesposto, lo sfocato è
volutamente utilizzato da Weber per
dare senso del ritmo, dell’azione sul set
in cui si è realizzato lo shooting. Spesso il
tutto corredato graficamente da citazioni
fatte da documenti (objets trouvés) come
foto d’epoca a cui il fotografo si è ispirato,
le didascalie di cui sopra (luogo, nome
del modello…), scontrini fiscali, disegni
del suo collaboratore Richard Giglio,
rafforzando il significato delle immagini
e rendendo l’osservatore più partecipe
alla fruizione visiva e mentale. Collages
che appaiono alla fine come taccuini di
viaggio, diari di bordo dove l’empatia
fotografo/modelli cattura maggiormente
la curiosità e l’attenzione del fruitore
finale.

F
otografo ma artista, neobarocco,
camaleontico in quanto il suo
stile non è sempre lo stesso, Bruce
Weber è stato forse il fotografo che
meglio ha saputo avvicinare il pubblico
americano cogliendone le sue aspettative
e riuscendole ad interpretare grazie
all’indipendenza, che si è creato fin “La pubblicità per me è una forma
dall’inizio, da art-director e stilisti che d’espressione artistica del nostro tempo.
hanno comunque apprezzato il suo modo Guardo la pubblicità come andrei a
di operare. visitare i musei” –Andy Warhol-
Il suo amico dalle altrettante grandi
intuizioni, Andy Warhol, aveva visto bene Marco Maraviglia.
adottandolo nella scuderia di Interview.

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