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Campi Elettromacagnetici
Campi Elettromacagnetici
H = j c E + Ji
In queste equazioni:
ix + i y + iz
=
x
y
z
E
H
Ji
loperatore nabla;
il fasore del campo elettrico;
il fasore del campo magnetico;
il fasore della densit di correnti impresse.
Siccome sappiamo che ogni quantit vettoriale pu essere scomposta nelle sue tre componenti
relative agli assi
E = Ex i x + E y i y + Ez i z
H = H x i x + H yi y + H z i z
allora possiamo dire che dalle due equazioni vettoriali scritte sopra possiamo trarre 6 (cio 3+3)
equazioni scalari.
Lutilizzo dei fasori deriva dal fatto che le quantit da noi utilizzate variano in maniera
sinusoidale: ci significa che possiamo associare ad un campo tempo variante
e (t , P )
(funzioni del tempo t e del punto P)
h ( t, P )
un fasore tempo invariante che dipende soltanto dalla pulsazione2:
E ( )
(funzione della sola pulsazione).
H ( )
1.1 Strutture cilindriche: generalit
Vi sono vari modi in cui un segnale si pu propagare:
propagazione libera (cio nello spazio libero). Esempio: due antenne comunicanti poste a una
certa distanza d e in contatto visivo fra di loro. Questo tipo di comunicazione, affascinante e
molto utilizzata, ha alcuni inconvenienti: lattenuazione dello spazio libero infatti molto
Sono equazioni formulate nel dominio delle frequenze.
Ci si pu interrogare sul senso di questa operazione e obiettare che, nella realt, non trasmetteremo mai segnali
puramente sinusoidali, in quanto essi non trasmettono alcuna informazione. Tale obiezione cade per di fronte al fatto
che la nostra soltanto unapprossimazione: i segnali sinusoidali sono infatti spessissimo utilizzati per creare le portanti,
righe dello spettro attorno alle quali viene concentrato il segnale; tuttavia, mentre la portante si trova generalmente a
frequenze molto elevate [GHz, THz], la banda di frequenza del segnale a questa associato spessissimo molto stretta e
parecchio inferiore se facciamo un confronto [qualche KHz di banda << GHz, THz della portante]. Fatte queste ipotesi,
lapprossimazione che facciamo per lo studio del campo elettromagnetico consente dunque di confondere
loscillazione modulata con il segnale sinusoidale della portante. E ora, siccome il segnale puramente sinusoidale,
possiamo davvero passare nel mondo dei fasori.
1
2
consistente e quindi,
i, a garantire la bont del collegamento, servono antenne molto potenti
pot
e
con elevati guadagno e direttivit.
direttivit. Abbiamo inoltre il problema delle interferenze: antenne
trasmettenti due segnali completamente diversi e indipendenti3 possono darsi fastidio a
tal punto che un ricevitore, nelle vicinanze, finisce per ottenere un segnale fortemente
disturbato e indistinguibile rispetto a quelli che si volevano trasmettere. Lentit di questo
problema cos notevole, e le applicazioni che si basano sulla propagazione
propagaz
di segnali
talmente pervasive, che si presto sentita la necessit di regolare e centellinare lo spettro
delle frequenze tramite listituzione di norme molto severe;
propagazione guidata (cio forzata).
forzata). La propagazione elettromagnetica guidata si serve
ser di un
supporto fisico per trasmettere un segnale. Facciamo un esempio: prendiamo una struttura
cilindrica molto particolare,
particolare cio un cavo; la sua struttura comprende
- un nucleo dielettrico4, caratterizzato da una certa permettivit elettrica = 0 r 5
e una certa permeabilit magnetica = 0 r ;
-
un rivestimento
rivestimento conduttore4, che forza il segnale a rimanere allinterno del
dielettrico riflettendo londa che si sta trasmettendo.
Abbiamo detto che il cavo una struttura cilindrica; con questo termine si intende un mezzo:
non omogeneo;
privo di sorgenti: ci significa che lo studio di una struttura cilindrica riguarda una zona
molto diversa da quella in cui avvenuta lalimentazione (cio lintroduzione del campo
camp
elettromagnetico);
le cui propriet geometriche ed elettromagnetiche (e quindi la distribuzione spaziale dei
valori dei parametri costitutivi [permettivit elettrica], [permeabilit magnetica], c
[conducibilit])
ducibilit]) sono invarianti rispetto ad una direzione dello spazio, chiamata direzione
assiale (o direzione di propagazione)
propagazione della struttura. Ci significa che tutte le sezioni normali a
tale direzione sono identiche6.
Si faccia attenzione che quella di struttura cilindrica unastrazione: non assolutamente detto
che essa debba essere geometricamente cilindrica. sufficiente, infatti, che presenti una direzione
buon conduttore
buon dielettrico
0 si riferisce al vuoto; r invece la permettivit elettrica relativa,, la quale dipende dal materiale usato.
us
Le stesse
e ( x1 , x 2 , z ) = Et ( x1 , x 2 ) + Ez ( x1 , x 2 ) k e ( )
parte assiale
Daltronde, sappiamo che esso si pu scrivere anche scomponendo questultimo lungo le direzioni
cartesiane ortogonali:
e = ex i + e y j + ez k
Se raggruppiamo quelle che si riferiscono al piano trasversale9, sostituendo ex i + ey j con et
(componente trasverasale), si ha:
e = et + ez k
et = Et ( x1 , x 2 ) e ( )z
( ) z
ez k = Ez ( x1 , x 2 ) ke
dove
(10)
Negli esempi che faremo in seguito, la direzione privilegiata quella che coincide con lasse z di un sistema solidale
con la struttura cilindrica. Inoltre, tale direzione coincide con quella che prima abbiamo detto assiale o di propagazione.
8 La costante di attenuazione, espressa in valori naturali, si misura (come quella di fase) in m 1 . Tuttavia essa e spesso
data in unit logaritmiche: a questo proposito si ha
7
dB m = 20 log10 e
9
m 1
= 20 log10
e m 1 = 8,69 m 1
Cio quello che la direzione assiale (cio quella privilegiata della struttura) buca perpendicolarmente.
10
Si noti che anche ez dipende da x1 ,x2 : se, cio, valutiamo questa componente del campo in due punti diversi
d
della
stessa sezione otteniamo due risultati diversi. Nonostante dunque ez sia chiamata la componente assiale ci non
significa che sia invariante sul piano trasversale.
1.2 - Modi
Per definizione, un modo unonda elettromagnetica11 (soluzione particolare delle equazioni di
Maxwell) che soddisfa le condizioni al contorno12 su ogni sezione trasversale della struttura
cilindrica e che si propaga nella direzione assiale di questultima. lecito quindi presumere che
tali soluzioni dipendano dalla coordinata assiale z tramite un fattore di propagazione
strutturalmente analogo a quello della propagazione libera: e, infatti, ad ogni modo associata
una particolare costante di propagazione , oltre che a quattro particolari equazioni di modo.
Quindi, due particolari modi i e j saranno caratterizzati da:
costante di propagazione i
costante di propagazione j
La sovrapposizione di tutti i modi d origine alla vera soluzione dellespressione dei campi nella
struttura cilindrica. In particolare a caratterizzare il vero campo elettromagnetico sar una
combinazione lineare delle equazioni di modo13:
combinazione lineare
parte
attenuazione
trasversale
N
z
e ( x1 , x2 , z ) = Et ( x1 , x2 ) + Ez ( x1 , x2 ) k e ( ) = lim an en ( x1 , x 2 , z )
N
n =1
parte assiale
modo
combinazione lineare
parte
attenuazione
trasversale
N
z
(
)
h ( x1 , x2 , z ) = Ht ( x1 , x2 ) + Ez ( x1 , x 2 ) k e
= lim an hn ( x1 , x 2 , z )
N
n =1
parte assiale
modo
La rappresentazione tramite le funzioni di modo ha una vantaggio nascosto: spesso, infatti, non
necessario trovare tutti gli infiniti modi per caratterizzare e ed h . Anzi, a volte ne basta soltanto
uno (che chiameremo modo fondamentale).
Vogliamo ora studiare la propagazione elettromagnetica nelle strutture cilindriche facendo uso
delle equazioni di Maxwell omogenee, nellipotesi di mezzo normale14
h ( x1 , x2 , z ) = j c ( x1 , x2 ) e ( x1 , x2 , z )
e ( x1 , x2 , z ) = j ( x1 , x2 ) h ( x1 , x 2 , z )
c
dove c = j la permettivit elettrica complessa.
Come si vede, dobbiamo andare a sostituire allinterno delle equazioni soprascritte le espressioni
di e ( x1 , x 2 , z ) e h ( x1 , x 2 , z ) . Risulta anzitutto conveniente scomporre loperatore Nabla in due
Le soluzioni delle equazioni di Maxwell che hanno interesse in relazione alla propagazione guidata sono quelle
aventi il carattere di onde elettromagnetiche che si propagano lungo lasse della struttura.
12 Ed, eventualmente, di continuit.
13 Non si conosce una funzione? La si scompone in una combinazione lineare di funzioni pi semplici! questo un
approccio molto comune per risolvere problemi ingegneristici molto raffinati dal punto di vista matematico.
14 Cio spazialmente non dispersivo, stazionario, lineare ed isotropo.
11
(Nabla) =
i+
j+ k
= t + k t =
ix + i y
x
y
z
z
x
y
Detto questo, andiamo effettivamente a sostituire i campi allinterno del sistema:
e = et + e z k = E t e z + E z k e z
h = h t + hz k = Ht e z + H z k e z
trasv.
h = j c e
e = j h
Otteniamo:
(
(
)
)
(
(
Ht e z + H z ke z = j c Et e z + Ez ke z
z
z
= j Ht e z + H z ke z
Et e + Ez ke
Raccogliamo i termini esponenziali:
( H t + H z k ) e z = j c ( E t + E z k ) e z
z
z
( E t + E z k ) e = j ( H t + H z k ) e
Sfruttiamo ora la scomposizione, poco fa esaminata, delloperatore Nabla nelle sue due parti:
z
z
t + z k ( Ht + H z k ) e = j c ( Et + Ez k ) e
+ k ( E + E k ) e z = j ( H + H k ) e z
z
t
z
t z t
Quindi applichiamo la propriet distributiva nei termini a sinistra delluguale, per ottenere:
( t Ht k Ht + t H z k ) e z = j c ( Et + Ez k ) e z
z
z
( t Et k Et + t Ez k ) e = j ( Ht + H z k ) e
A questo punto marchiamo chiaramente quali siano le parti che si riferiscono alla sezione
trasversale e quelle che invece riguardano la direzione z15
assiale
parte trasversale
parte
assiale
trasv.
t Ht k Ht + t H z k = j c Et + Ez k
parte assiale
parte trasversale
+
H
k
t Et k Et + t H z k = j H
z
t
trasv. assiale
ed ora uguagliamole16!
15
Si presti attenzione che ci sono dei prodotti vettoriali di mezzo, quindi non immediato associare Et alla
componente trasversale, n fare lassociazione tra il pedice z e la direzione di propagazione della struttura!
16 Si fa uso della propriet anticommutativa del prodotto vettoriale
t H z k = k t H z
k Ht + k t H z = j c Et
j
( k Ht + k t H z ) = Et
Giunti a questo punto, sostituiamo il tutto nellequazione gemella a quella poco fa elaborata e cio:
k Et + k t Ez = jHt
Si ha:
j
( k Ht + k t H z ) + k t Ez = jHt
Distribuiamo i termini tra parentesi, in modo da mettere in evidenza i prodotti vettoriali tripli17:
j
j
k
k Ht +
k t H z + k t E z = j Ht
c
c
j 2
j
( k ( k Ht ) ) +
( k ( k t H z ) ) + k t Ez = j Ht
H + k t Ez = j Ht
c
c t z
Moltiplichiamo per il termine + j c da entrambe le parti:
2Ht
2Ht + t H z + j c k t Ez = 2 cHt
A destra delluguale compare il termine 2 c , che poniamo prontamente pari a 2 (19):
2 = 2 c
Indi per cui abbiamo:
2 Ht = t H z j c k t Ez
Facendo la stessa cosa con laltra equazione si ottiene la formula a questa duale:
2 Et = t Ez + j k t H z
Abbiamo quindi un bel sistema in cui compaiono le componenti trasversali in funzione di quelle
assiali:
2 2 Ht = t H z j c k t Ez
2
2
Et = t Ez + j k t H z
Le equazioni trovate (cio queste ultime assieme al sistema di 4 equazioni assiali/trasversali) sono
le equazioni fondamentali per lo studio della propagazione nelle strutture cilindriche. Si noti che
esse valgono in generale per qualunque andamento dei parametri costitutivi , ,c sul piano
trasversale. inoltre importante ricordare che la costante di propagazione che compare in
queste equazioni dipende solo dalla pulsazione e non dalla coordinata z.
(
(
17
18
)
)
Attenzione alle parentesi: se non venissero specificate, il prodotto vettoriale triplo non avrebbe alcun senso.
Si ha u ( v w ) = ( u w ) v ( u v ) w . Una volta sviluppato il prodotto, fortunatamente alcuni termini se ne vanno.
Si ricordi che la costante di propagazione intrinseca del mezzo. La costante c, invece, la conducibilit del mezzo (non
la si confonda con la velocit della luce, che in questa sede chiameremo v ).
19
Sulla base delle componenti assiali Ez , H z i modi di una struttura cilindrica si classificano come
segue:
modi trasversali elettromagnetici (TEM), aventi
Ez e H z
trasversale;
modi trasversali magnetici (TM), aventi Ez 0 e H z = 0 e , di conseguenza, campo
Scindendo nelle componenti trasversali e assiali sia il Nabla che il campo elettrico otteniamo:
z
z
t + k z Et e + Ez ke = 0
z
z
z
z
t + k z Et e + Ez ke = t Et e Ez ke = 0
t Ht = H z k
Se infatti avessi un mezzo non omogeneo (con tanti conduttori ma, soprattutto, tanti diversi dielettrici) dovrei
andare ad applicare le equazioni di continuit
E 1 = E 2
H 1 = H 2
e
20
su ogni superficie di separazione fra i dielettrici stessi: ci comporterebbe lesistenza di una E z e H z e la violazione
delle condizioni necessarie per avere un modo TEM, TE o TM.
21 Si noti che non presente alcun vincolo sulla natura aperta o chiusa della struttura.
22 In particolare, si ha
per Ez = 0 t Et = 0
per H z = 0 t Ht = 0
2 Et = t Ez + j k t Hz
2 t Et = t t Ez + jt ( k t H z )
2 t Et + t2 Ez = j ( t H z t k k t t H z ) = 0
2 Ez + t2 Ez = 0
2 H z + t2 H z = 0
Quelle che abbiamo trovato sono due equazioni differenziali scalari, del secondo ordine (aventi
ciascuna 2 soluzioni); ponendo kc2 = 2 2 riconosciamo che tali equazioni sono equazioni di
Helmholtz omogenee!
t2 Ez + kc2 Ez = 0
2
2
t H z + kc H z = 0
A questo punto, per risolvere il problema di Maxwell, si pu prima di tutto trovare le H z e Ez da
queste equazioni e, quindi, sostituire tutto quanto nelle relazioni che restituiscono le componenti
trasversali in funzione di quelle scalari.
Tuttavia, necessiter di opportune condizioni al contorno per definire una soluzione univoca24,25:
tali condizioni al contorno sono
per i conduttori elettrici perfetti: componente tangente del campo elettrico pari a zero tra
dielettrico e conduttore e = 0 ; tale condizione si traduce in
o
o
o
23
Ez = 0
H z
=0
n
= costante
(Laplaciano)
Soluzione univoca di unequazione differenziale = integrale generale + condizioni al contorno.
25 In realt poi mi servirebbero anche le costanti di propagazione , alle quali saranno associati un certo
comportamento assiale di Ez e H z , ma per ora non ci preoccupiamo di questo aspetto, che esamineremo meglio in
24
seguito.
26 Infatti sul contorno del conduttore elettrico perfetto vale che
( 2 2 ) E t
= t E z + j k t H z [condizione TM, H z = 0 ]
( 2 2 ) E t
= t E z
t Ez
2 2
Se ora troviamo quel che accade nella direzione tangente, scopriamo che:
Ez
Et = 2 2
(cio lannullamento di Ez comporta lannullamento di Et = e )
27
per i conduttori magnetici perfetti: componente tangente del campo magnetico pari a zero
tra dielettrico e conduttore h = 0 ; tale condizione si traduce in
o
o
o
E z
=0
n
Hz = 0
=0
n
t Et = j H z k
Tuttavia sappiamo che, per i modi TEM, si ha Ez = H z = 0 , quindi le equazioni di prima
diventano:
t Ht = 0
t Et = 0
Il ch significa che Ht e Et sono irrotazionali e, di conseguenza, conservativi. Ci impone
(31)
( 2 2 ) E t
= t E z + j k t H z [condizione TM, H z = 0 ]
( 2 2 ) E t
= t E z
Da cui:
Et =
E Et n = 2
E n = 0
2 2 t z
2 t z
Daltronde abbastanza comprensibile che la componente tangente e il versore n (normale) siano ortogonali (e il loro
prodotto scalare sia nullo)!
30 Caso duale al precedente (v. nota 28).
31 Ora che abbiamo definito il potenziale scalare elettrico, possiamo chiarire meglio il significato delle due condizioni
al contorno:
la superficie di un conduttore magnetico perfetto impone che la componente dellintensit di campo elettrico
normale ad esso sia nullo.
H t = j k E t
E = k H
t
t
j c
Il meno presente in queste equazioni lo si tira dietro anche nella formulazione del potenziale. Si
noti che queste equazioni forniscono la stessa informazione: si ha infatti
Ht = k Et
t Et = 0
Quindi, se ora applichiamo ambo i lati loperatore Nabla trasversale alla formula del potenziale
scalare elettrico, otteniamo
t Et = t t = t2 = 0 t2 = 0
Quindi il potenziale scalare soddisfa lequazione di Laplace in due dimensioni.
Giunti a questo risultato, notiamo che sempre per quanto riguarda i modi TEM le equazioni
2 2 Ht = t H z j c k t Ez
2
2
Et = t Ez + j k t H z
si semplificano tantissimo diventando:
kc2Et = 2 2 Et = 0
2
2
2
kc Ht = Ht = 0
A questo punto ci possiamo chiedere a che condizioni queste due equazioni vanno davvero a zero;
tale scenario si ha:
se Et e Ht sono nulli, ma questo un caso banale, relativo a una situazione in cui la
(
(
)
)
(
(
)
)
32
( x1 ,x2 ) = 1 (costante)
2 c .
33
34
La struttura conterr, oltre al conduttore esterno (generalmente detto anche freddo), altri
conduttori, responsabili di quella differenza di potenziale in grado di veicolare linformazione.
Se la struttura regge il modo TEM35 allora
TEM =
n
= costante ( sui contorni dei c.e.p )
Nel caso TEM non presente la componente assiale del campo elettrico, n del campo magnetico: i
due campi sono dunque pari alle componenti trasversali seguenti36
et = Et e z
ht = Ht e z
t2 Ez + 2 2 Ez = 0
A tale equazione vanno associate alcune condizioni al contorno, le quali sono
sui conduttori elettrici perfetti
Ez = 0
Ez
=0
sui conduttori magnetici perfetti
n
Per ogni modo si ricavano quindi le componenti trasversali in funzione di quelle assiali:
2 2 Et = t Ez
2
2
Ht = j c k t Ez
(
(
)
)
t2 H z + 2 2 H z = 0
A tale equazione vanno associate alcune condizioni al contorno, le quali sono
H z
=0
sui conduttori elettrici perfetti
n
H = 0
sui conduttori magnetici perfetti
z
Per ogni modo si ricavano quindi le componenti trasversali in funzione di quelle assiali:
Il fatto che la struttura cilindrica sia chiusa non per una condizione necessaria: il modo TEM guidato anche
nelle strutture cilindriche aperte.
36 Unaltra ovvia conseguenza, abbastanza intuitiva ma finora poco trattata, che non vi dispersione di potenza del
segnale al di fuori della struttura. Vi , s, attenuazione, ma non certamente dispersione: basti vedere lespressione del
flusso del vettore di Poynting
2 z
*
Et Ht k dS e
S
La presenza del versore k ci suggerisce che tale vettore normale sia ad E che ad H (e quindi va tutto in direzione
assiale).
35
(
(
)
)
2 2 Ht = t H z
2
2
Et = j k t H z
i =1
i =1
c
c
c
=
= = 2 c
Osserviamo ora lequazione
modi TE, TM
modi TEM
= kc2 2 c
La quantit sar a questo punto puramente reale [puramente immaginaria] se il termine sotto
radice maggiore di zero [minore di zero]. Infatti:
2
2
Re kc > c
=
2
2
Im kc < c
La detta la legge di propagazione del nostro modo; infatti essa compare allinterno
dellespressione del campo elettrico
parte
trasversale
z
e ( x1 , x 2 , z ) = Et ( x1 , x 2 ) + E z ( x1 , x 2 ) k e ( )
parte assiale
37
In algebra lineare, un autovettore di una trasformazione lineare un vettore non nullo che non cambia direzione
nella trasformazione. Il vettore pu cambiare quindi solo per moltiplicazione di uno scalare, chiamato autovalore (cfr.
Wikipedia).
39 E dunque lecito scrivere:
= j c .
38
zero). Se,
e, viceversa, la costante immaginaria, allora il modo si propaga. Possiamo ora
esprimere il tutto in funzione della pulsazione dato che, in ultima analisi, la costante di
propagazione
one proprio funzione di .
kc
<
, Re
Re kc2 > 2 c
c
=
2
2
Im kc < c
> kc , Im
Quindi, in ultima analisi, esiste un effetto di filtraggio passa-alto intrinseco e il fatto che un modo di
propaghi o meno dipende dalla pulsazione; esistono infatti alcuni valori di che discriminano il
comportamento di una certa struttura: in particolare la pulsazione di taglio
k
c = c
= 0 ):
Ogni modo ha la sua propria pulsazione di taglio: in base alla sua entit si differenziano i modi in
superiori (quelli con c alta) e inferiori (con c bassa).
Dobbiamo ora spiegare come sia possibile che un modo entrante in una struttura cilindrica, e
avente una pulsazione inferiore a quella critica, non riesca ad raggiungerne la fine e
apparentemente scompaia.
modi TM
modi TE
2
2
2
2
Ht = j c k t Ez
Et = j k t H z
dividere per kc2 = 2 2
(
(
)
)
(
(
Ht =
j c
k t E z
kc2
Et =
)
)
j
k t H z
kc2
kc2
Et = t Ez
kc2
Ht = t H z
Otteniamo:
Ht =
kc2
j c
k
Et
kc2
Et =
kc2
j
k
Ht
2
kc
Da cui:
Ht = j
c
k Et
Ht = k Et
j c
k Et =
Ht
j c
k Et = ZTM Ht
Et =
k Ht
Et = k Ht
j
k Ht = j
E
t
k Ht = ZTE Et
La ZTM e la ZTE sono delle impedenze e si comportano in maniera completamente diversa in base
alla natura di :
se Im allora ZTM e ZTE sono impedenze reali (lunit immaginaria si semplifica) e si
Quindi, quando siamo sottotaglio, la sezione trasversale si comporta come una parete di
impedenza reattiva e riflette41; viceversa, soprataglio, la parete di impedenza reale e quindi il
segnale pu propagarsi. In definitiva la migliore o peggiore propagazione dipende sia dal tipo di
materialee scelto, sia dalla frequenza (e quindi dalla pulsazione) di propagazione.
C poi da dire che, nei materiali reali,
reali e non sono mai veramente a zero dove dovrebbero
esserelo teoricamente (cio semplicemente quando siamo soprataglio e, viceversa,
in regime di sottotaglio).
Inoltre, non esiste quella discontinuit cos marcata presente se sovrapponiamo in un unico
grafico sia che , come in figura:
figura
Nei materiali reali le curve sono pi dolci. Infine, non vero che non vi sono perdite; per questo
bisogna avere:
buoni dielettrici
cm m
ottimi conduttori42 cm m
Le perdite introducono un contributo nella costante di fase e, inoltre, sono responsabili del
cosiddetto effetto pelle.. Se consideriamo una struttura cilindrica costituita
costituita da conduttore perfetto,
trasversalmente omogenea, possiamo stare sicuri che non vi alcuna componente del campo
allinterno del conduttore stesso. I conduttori reali, invece, soffrono di uno spessore di penetrazione
in cui il campo non zero (daa qui la scelta di skin effect per nominare questo fenomeno). Quindi
non solo il campo si dissipa nel conduttore, ma vi anche un accumulo di energia di
propagazione, oltre ad unalterazione della costante di attenuazione.
Per ora, tuttavia, non ci curiamo
o di questo e consideriamo materiali ideali.
1.7 Qualche precisazione sul vettore di propagazione
Abbiamo detto che kc2 lautovalore della funzione di Helmholtz; esso pari a:
kc2 = 2 2
costante di propagazione
costante di propagazione
(in direzione assiale) del modo
intrinseca del mezzo
Tale autovalore entra in gioco se consideriamo il vettore di propagazione s (per le onde piane!).
s = sx i + sy j + sz k
Le componenti di tale vettore non sono totalmente scorrelate fra loro; precisamente, si hanno due
gradi di libert: ricordiamo infatti che
Leventualit che il segnale venga rispedito indietro molto indesiderabile oltre che potenzialmente pericolosa: in
circuiti funzionanti a centinaia di GHz, con segnali di decine di W (e, quindi, molto potenti), rischiamo di bruciare
tutto.
42 Ad esempio loro, oppure il platino.
41
kc2 = t2 = x2 + y2
2 = 2 + t2
Ma daltronde abbiamo detto che43
Se ora imponiamo che la propagazione avvenga unicamente lungo la direzione z (modo TEM), e
cio che la costante di propagazione t2 = sx2 + s2y sia pari a zero44, abbiamo:
2 =2
Nei modi TM e TE ci non avviene e tutte e tre le componenti del vettore di propagazione s sono
diverse da zero: la propagazione in tal modo si eserciterebbe in tutte le direzioni, ma
fortunatamente la presenza di un conduttore periferico pu rendere chiusa la nostra struttura e
salvarci da questo inconveniente.
Viene citata la relazione pitagorica delle onde piane: possiamo infatti trattare il campo elettromagnetico come
sovrapposizione di onde piane.
44 Non vi propagazione lungo le direzioni del piano trasversale.
43
CAPITOLO 1bis
Esempi notevoli di strutture cilindriche chiuse
1.8 Lastra planare ideale
Una lastra planare ideale una struttura chiusa
e cilindrica circondata da:
due conduttori elettrici perfetti;
due conduttori magnetici perfetti.
Il mezzo, sede del campo elettromagnetico,
occupa una regione rettangolare che
consideriamo indefinitamente estesa in
direzione z e stante allinterno di:
0 x a
0 y b
Vogliamo analizzare analiticamente questa
struttura e, per farlo, potremmo
potremm tentare di
risolvere direttamente le equazioni di
Maxwell45; tuttavia ci interessa maggiormente
determinare linsieme completo dei modi,
modi, in modo da poterli poi sommare tutti quanti per
ricavare le espressioni del campo elettrico e magnetico:
n
e = lim ai ( Eti + Ez k ) e i z
n
i =1
n
h = lim ai ( Hti + H z k ) e i z
n
i =1
(47)
Questo implica immediatamente che esista una componente trasversale del campo.
campo
Inoltre, abbiamo dato per ipotesi che non vi siano sorgenti (v. nota 1), il che ci porta ad affermare:
2 ( x , y ) = 0
Detto questo, poniamo il potenziale sul conduttore freddo pari a 0:
( x ,0 ) = 0
Assegniamo invece il valore 1 al potenziale sul conduttore caldo:
( x ,b ) = 1
Per cercare di semplificare il problema facciamo quindi lipotesi di lavoro che il potenziale
dipenda solo da y(48). Per cui:
=0
x
Questa condizione chiaramente valida sia lungo la retta x = 0, sia lungo x = a, allorch si ha:
( 0, y ) = 0
( a, y ) = 0
x
x
Abbiamo quindi tutte le conduzioni al contorno:
( x ,0 ) = 0
( 0, y ) = 0
2
2
2
2 ( x , y ) = 0 cio + = = 0
assenza di sorgenti
x 2 y 2 y 2
( x, y = 0) = 0
( x , y = b) = 1
1 = c1 b + c2
1
b
le quali ci fanno concludere che il potenziale ha la seguente distribuzione49:
y
( y ) = c1 y + c2 =
b
Sappiamo poi, dalla teoria di base dellelettromagnetismo, che:
Et ( x , y ) = t ( x , y )
c2 = 0
c1 =
( x , y )
( x , y )
Ex i x + E y i y =
ix +
iy
x
Tuttavia sappiamo che il potenziale invariante rispetto ad x, per cui si annulla immediatamente
la relativa derivata parziale:
( x , y )
( x , y )
Et ( x , y ) = Ex i x + E y i y =
ix +
iy
x
y
( x , y )
Et ( x , y ) = E yi y =
iy
y
Capiamo quindi che il campo diretto lungo lasse delle y, e
E
precisamente verso la direzione negativa di tale asse50.
Calcoliamoci numericamente a quanto pari questo campo
y
y
elettrico trasversale sapendo che ( y ) = :
x
b
( x , y )
1
Et ( x , y ) = E y i y =
iy = iy
y
b
Una volta trovato il campo elettrico (in direzione trasversale), possiamo trovare immediatamente
quello magnetico tramite la relazione:
Ht = i z Et
( x , y )
Ht = i z
iy
c
y
( x , y )
Ht =
iz i y
c
y
c 1
i
b x
Ht =
hTEM = Ht ( x , y ) e TEM z
2 =2
= = j
possiamo infine dire, sostituendo, che51,52:
eTEM =
hTEM =
e j z
iy
b
c e j z
ix
b
Il modo TEM, come sappiamo, ci fa molto comodo perch si propaga sempre; tuttavia non il solo
ad esistere in tale struttura e, anzi, nel nostro esempio lenergia si distribuisce anche fra tutti gli
50
51
52
Notiamo che il legame fra i campi e ed h statico: risulta quindi possibile sostituire questo componente con un
circuito a costanti concentrate.
(infiniti) modi di tipo TE e TM. Lunico modo per ottimizzare la nostra distribuzione energetica
quello di porre sottotaglio tutti i modi superflui. Vediamo, anzitutto, quali sono questi modi.
Scriviamo le equazioni di Helmholtz:
2 Ez 2 Ez
+ kc2 Ez = 0
2 +
2
t2 E z + kc2 E z = 0
y
x
2
2
2
2
t H z + kc H z = 0
H z + H z + k2 H = 0
c
z
x 2
y2
Dopodich analizziamo le condizioni al contorno.
MODI TM
E z ( x , 0 ) = 0
condizioni sul campo elettrico (nullo) nei conduttori elettrici perfetti (sopra e sotto)
E z ( x , b ) = 0
E ( 0, y ) = 0
x z
condizioni riferite ai conduttori magnetici perfetti (ai lati), con x direzione tangente
E (a, y ) = 0
x z
MODI TE
H z ( 0 , y ) = 0
condizioni sul campo magnetico (nullo) nei conduttori magnetici perfetti (ai lati)
H z ( a , y ) = 0
H z ( x , 0 ) = 0
y
y
Si tratta ora di risolvere le equazioni differenziali di Helmholtz; per farlo, useremo il metodo di
separazione delle variabili (v. oltre).
MODI TE
Supponiamo che H z si possa esprimere come il prodotto di una funzione X (della sola x) e di una
funzione Y (della sola y):
H z ( x , y ) = X ( x )Y ( y )
2X
Y
x 2
X non dipende da y
2 H z (x ,y )
quindi facendo
si ha Y ( y )
x 2
d2 X (x )
dx 2
2Y
X
y 2
Y non dipende da x
2H z (x ,y )
quindi facendo
y 2
d 2Y ( x )
si ha X ( y )
dy2
+ kc2 XY = 0
2X
2Y
+
X
+ kc2 XY = 0
2
2
x
y
2X
2Y
= X
kc2 XY
Y
2
2
x
y
1 2X
2
X
x
dipende solo da x
1 2Y
=
kc2
2
Y
y
dipende solo da y
Siccome x e y sono due variabili indipendenti, poniamo la quantit sopra pari ad una costante che
chiameremo kx2 :
1 2 X
1 2Y
=
kc2 = kx2
2
2
X x
Y y
Ora si ha53:
1 2 X
= kx2
2
X x
ove ky2 + kx2 = kc2
2
1 Y = k 2 + k 2 k 2
c
x
y
Y y 2
Gli integrali generali delle equazioni nel sistema soprastante sono:
X ( x ) = c3 cos ( kx x ) + c4 sin ( kx x )
Y ( x ) = c5 cos ( ky y ) + c6 sin ( ky y )
Ora tiriamo fuori le condizioni al contorno. Le abbiamo scritte anche prima, ma ora dobbiamo
esprimerle con le nuove funzioni X e Y:
H z ( x = 0, y ) = 0
X (0 ) = 0
X (a ) = 0
H z (x = a, y ) = 0
1 dY (0 )
H z (x, y = 0) = 0
=0
X
dy
y
1 d Y (b )
H (x, y = b) = 0
=0
z
y
X
dy
Imponendo X ( 0 ) = 0 :
X ( 0 ) = c3 cos ( kx 0 ) + c4 sin ( kx 0 ) = 0
c3 = 0
Imponendo X ( a ) = 0 :
=0
X ( a ) = c3 cos ( kx a ) + c4 sin ( kx a ) = 0
c4 sin ( kx a ) = 0
53
Queste relazioni richiamano anche le equazioni di stampo pitagorico viste alla fine del capitolo scorso:
kc2 = t2 = 2 2
2 + t2 = 2
54
E qui finalmente capiamo perch sono uninfinit numerabile ( valori). Con m = 0 ci riconduciamo al modo TEM.
1
dY ( 0 )
dy
che ci fa avere
=0
d
c5 cos ( ky 0 ) + c6 sin ( ky 0 ) = 0
dy
Y (0)
d
d
c6 sin ( 0 )} =
{c6 } = 0
{
dy
dy
e allaltra condizione
dY ( b )
dy
=0
c6 = 0
ky =
n
,
b
m
n
= c3 cos ( kx x ) + c4 sin
x c5 cos
y + c6 sin ( ky y ) =
a
b
= 0
= 0
m
n
= c4 c5 sin
x cos
y H z (m,n ) ( x , y )
a
b
Ricordando ora le espressioni, valide per i modi TE, che mettono in funzioni le componenti assiali
con quelle trasversali (v. capitolo 1)
2 2 Ht = t H z
2
2
Et = j k t H z
che nel nostro caso diventano
kc2(m,n )Ht = t H z (m,n)
k = iz
2
kc(m,n ) Et = jk t H z (m,n )
possiamo immediatamente ottenere:
m
n
m
n
t c4 c5 sin
x cos
y = 2
i x + i y c4 c5 sin
x cos
y
Ht = 2
kc(m ,n )
kc(m ,n ) x
y
a
b
a
b
t
m
n
m
n
c4 c5 sin
x cos
y i x + c4 c5 sin
x cos
y iy
Ht = 2
kc(m,n) x
y
a
b
a
b
(
(
55
)
)
m
n
m
n
Et = j 2
i z c4 c5 sin
x cos
y i x + c4 c5 sin
x cos
y iy =
kc(m,n)
y
a
b
a
b
x
sviluppo delle derivate
m
n
m
n
m
n
=j 2
i z c4 c5
cos
x cos
y i x + c4 c5
sin
x sin
y iy =
kc(m,n )
a
b
a
b
a
b
= j
n
m
n
m
n
cos
x cos
y ( iz ix ) + j 2
c4c5
sin
x sin
y (iz i y ) =
k
a
kc(m,n )
b
a
b
a
b
applichiamo il prodotto vettoriale ai versori
n
m
n
m
n
= j 2
c4c5
cos
x cos
y iy + j 2
c4 c5
sin
x sin
y ( i x )
kc(m,n)
a
kc(m,n )
b
a
b
a
b
2
c ( m ,n )
c4c5
Considerazioni assolutamente analoghe possono essere fatte anche per i modi TM: ancora una
volta quel che se ne deduce che i modi TE(m,n) e TM(m,n), ciascuno dei quali individuato da una
coppia di valori (m,n),
), sono un infinit numerabile (pari a 2 ciascuno, ovvero 1 per gli m e 1
per gli n).
CONCLUSIONI E OSSERVAZIONI:
OSSERVAZIONI
se abbiamo una lastra planare si ha la seguente relazione per lautovalore della funzione di
Helmholtz:
2
m n
k = = k + k =
+
= t2(m.n)
a b
Si nota la proporzionalit inversa rispetto ad a e b,, cio alle dimensioni geometriche della
lastra planare;
kc2 concorre, per ogni generico modo, a determinare la rispettiva pulsazione di taglio:
2
c
2
x
2
y
m n
a + b
=
2
kc
c(m,n ) =
Come si nota, le pulsazioni di taglio (TE, nellesempio) sono 2 (stessa cosa per il caso TM);
kc2 fa la sua comparsa anche allinterno della costante di propagazione:
m n
c(m,n ) = k c =
+
2 c
a b
pu essere interessante andare a
vedere quale sia la pi piccola
pulsazione di taglio, fra tutte
quelle dei vari modi (escluso,
chiaramente, quello fondamentale
fondament
TEM). Non bisogna fare molti
sforzi: basta porre m = 0 ed n = 1(56)
1
c(1,0 ) =
a
2
2
c
56
c(1,0)
La banda f = 0,
detta banda di unimodalit del sistema, in quanto allinterno di
essa esiste soltanto il modo TEM. In questa banda tanto pi grande quanto pi piccole
sono le dimensioni lineari a e b della sezione trasversale della struttura tutta lenergia va
a finire nellunico modo (TEM
TEM) esistente57; per frequenze superiori a
c(1,0)
2
, invece, si hanno
= j =
c(m,n )
1
p
ai l a ti
E z ( 0 , y ) = E z ( a , y ) = 0} stesse condizioni, ma riferite ai c.e. perfetti
MODI TE
y H z ( x , 0 ) =
H (0, y ) =
x z
H (a, y ) =
x z
dire
direzione
tangente
Modificando le dimensioni della struttura, in ogni caso, la propagazione del modo TEM non viene perturbata. Tale
modo, infatti, privo di effetti di taglio e, pi in generale, le grandezze caratteristiche
caratteristiche della sua propagazione
dipendono solo dal mezzo e non dalla geometria della struttura cilindrica.
58 In questo paragrafo, come in quello precedente, faremo lipotesi di assenza di sorgenti.
57
Tenendo presente che questa volta per i modi TM e TE non pu essere n m = 0 n n = 0, valgono
ancora le relazioni:
m n
a + b
=
2
kc
m n
2
sulla costante di propagazione c(m,n ) = k c =
+ b c
a
Le guide donda di questo tipo vengono utilizzate per circuiti di potenza, linee di alimentazione,
antenne Horn65. Per ogni banda di lavoro, inoltre, esistono dimensioni obbligatorie di
funzionamento della guida.
2
2
c
H z
( a, ) = 0 modi TE
65
66
Facciamo nuovamente lipotesi di lavoro della separazione delle variabili: immaginiamo dunque
che il campo elettrico Ez possa essere espresso attraverso il prodotto di due funzioni una (R)
dipendente unicamente dal raggio r e laltra ( ) dipendente da solamente dallangolo :
Ez ( r, ) = R ( r ) ( )
Detto questo, lequazione di Helmholtz diventa:
2
1
1 2
R ( r ) ( ) +
R ( r ) ( ) + 2
R ( r ) ( ) + kc2 R ( r ) ( ) = 0
2
2
r
r r
r
Ora eseguiamo le derivate parziali e dividiamo per R :
2 R R R 2
2 +
+ 2
+ kc2 R = 0
2
r r r
r
2
1 R 1 R
1 2
+
+
+ kc2 = 0
R r 2 rR r r 2 2
Moltiplicando per r 2 si ha:
r 2 2 R r R 1 2
+
+
+ kc2r 2 = 0
2
2
R r
R r
2
2
r R r R
1 2
2 2
+
+
k
r
=
c
R r 2 R
r
2
parte espressa in funzione della sola r
parte espressa
in funzione
della sola
Poich i due membri di questa equazione sono funzioni di due diverse variabili indipendenti,
ciascuno di essi devessere uguale ad una costante, che indicheremo con h2 :
1 2
1 2
2
equazione armonica
=
h
= h 2
2
2
Le possibili soluzioni dellequazione armonica sono
( ) = c1 cos ( h )
( ) = c2 sin ( h )
( ) = c1 cos ( h ) = c1 cos ( h ( + 2m ) )
( ) = c2 sin ( h ) = c2 sin ( h ( + 2m ) )
Questo porta anche la costante h ad assumere valori interi (altrimenti si sballa la periodicit e
non compare pi un termine additivo multiplo di 2 ).
Detto questo si ha:
r 2 2 R r R
+
+ kc2 r 2 = h 2
R r 2 R r
Moltiplichiamo per R e dividiamo per r 2 :
2 h2
2 R 1 R
h 2 2 R 1 R
2
+
+ Rkc R 2 = 2 +
+ R kc 2 = 0
r 2 r r
r
r
r r
r
R ( r ) = c3 J n ( kc r ) + c4Yn ( kcr )
In questa relazione:
J n ( kc r ) la funzione di Bessel ordinaria di prima specie e di ordine n;
ordine n.
In definitiva, questa la forma di Ez
( R1 , ) = ( R1 ) = 1
( R2 , ) = ( R2 ) = 0
Tenendo presente che sia le condizioni al contorno che il potenziale, per simmetria del problema,
sono indipendenti dallangolo , lequazione di Laplace diventa:
=0
1 1 2
1
r
+ 2
=0
2
r r r r
r
Lintegrale generale , quindi:
( r ) = c1 ln r + c2
le derivate da parziali
diventano ordinarie
d d
r
dr dr
=0
67
Il cavo coassiale pu degenerare in una stripline,, avente forma schematizzabile nella sottostante figura:
68
c1 ln R2 + c2 = 0
Facciamo ora qualche calcolo:
1 c2
c1 =
ln R1
2
2
c1 =
c1 =
1 c2
ln
R
ln R1
1
c1 =
ln R2
ln R1
ln
R
ln
ln
R
R
c = c ln R
2
2
1
c = c ln R2 ln R2
c 1
c =
=
2
2
1
2
2
2
2 ln R2
ln R1 ln R1
R
R
ln
ln
1
1
ln R1
ln R2
1
ln 2 ln R2
1 c2
c
R1
R
2
ln 2
c1 =
c1 = ln R
c1 = ln R
R1
R
1
1
c1 =
ln R1 ln 2
R1
ln R1
ln R2
ln R2
c
=
c
=
=
2
ln R2
ln R1
ln R2
ln R2 ln R1 ln R2
1
c2 =
c2 =
R
R1
R
ln R2
ln 2
ln 2
R1
R1
ln R2 ln R1 ln R2
ln R1
1
c1 =
c1 =
c1 =
R
R
R
ln 2
ln R1 ln 2
ln R1 ln 2
R1
R
R
1
1
c = ln R2
c = ln R2
c = ln R2
2
2
R
R2
R2
ln 2
ln
ln
R1
R1
R1
La funzione cercata dunque:
R2
ln R2
ln r + ln R2 ln r
1
( r ) = c1 ln r + c2 =
ln r +
=
=
R
R
R
R
ln 2
ln 2
ln 2
ln 2
R1
R1
R1
R1
R2 r
R
2
r 2 R2
d
d ln r
1
d R2
Et = t =
ir =
ln
i =
ir =
ir = R
r r
R
dr
dr ln R2
dr
ln 2
ln 2
R1
R1
R1
R r
ir
ir
22
r
R
r
2
r
=
=
ir =
R2
R2
R2
ln
ln
ln
R1
R1
R1
ir
1
1
1
1
1
1
r
r
r i
=
i z ir =
Ht = i z Et = i z
R2
R2
R2
ln
ln
ln
R1
R1
R1
Quindi questa lespressione tempo-variante dei campi69:
et = Et ( r ) ir e z
ht = Ht ( r ) i e z
69
2 =2
MODI TE e TM
Abbiamo 2 modi TM e 2 modi TE, tutti con frequenza di taglio diversa da zero. La curva di
dispersione appare quindi molto simile a quella delle altre strutture cilindriche: avremo una
banda di unimodalit (in cui presente il solo modo TEM) e una banda (illimitata a destra) di
multimodalit. Lunico modo (nel caso volessimo lavorare a frequenze maggiori con il solo modo
TEM) per aumentare la banda di unimodalit, la cui estensione dipende dalle caratteristiche
geometriche del cavo, quello di costruire un cavo pi piccolo.
CAPITOLO 2
Propagazione e.m. nelle strutture cilindriche aperte e nelle strutture non omogenee
2.1 Generalit: i modi radianti in strutture aperte omogenee senza perdite
Abbiamo gi pi volte sottolineato nel capitolo precedente che, se la struttura chiusa1 e non vi
sono perdite, tutta lenergia e linformazione si propagheranno dallingresso alluscita della guida
donda. Se la struttura, invece, aperta2, potremmo avere qualche problema:
se la trasmissione risulta unimodale3 (e quindi siamo fra la frequenza della continua e la
prima frequenza di taglio c , corrispondente al primo modo superiore), allora il discorso
analogo a quello fatto per le strutture chiuse;
se la trasmissione consta di pi modi, nessuno ci garantisce che essi arriveranno intatti
alluscita!
Dunque risulta naturale voler decurtare i modi superiori; vale infatti la legge pitagorica per la
quale
t2 + 2 = 2
trasv.
assiale
t2 = kc2
dove kc2 sicuramente reale. Ci porta a dire che, se siamo soprataglio4, possiamo scrivere
t = jkc
Siccome la parte trasversale diversa da zero, la struttura propagher anche in quella direzione5.
Tale situazione assolutamente da evitare6, perch comporta:
uno spreco di potenza;
pericoli per la salute umana, se si fosse esposti a lungo alle irradiazioni;
un abbassamento repentino della qualit del segnale trasmesso.
Dobbiamo quindi iniziare a parlare di modi radianti. I modi TE e TM di una struttura omogenea
aperta hanno infatti il comportamento asintotico di onde che si propagano in direzione radiale con
costante di fase kc e costante di attenuazione nulla (v. oltre). Essi non sono guidati e non possono
essere confinati in una regione di dimensioni finite trasversalmente allasse della struttura. Una
struttura omogenea aperta possiede pertanto uninfinit continua di tali modi radianti7, che nel
loro insieme costituiscono il campo di radiazione della struttura medesima.
Ed quindi rivestita da un conduttore esterno, il quale riflette il segnale verso linterno della struttura cilindrica ed
impedisce lirraggiamento verso lambiente circostante.
2 Lesempio pi comune quello di linea di trasmissione ordinaria (studiato a Propagazione L-A).
3 Il che significa che si trasmette soltanto il modo TEM, il quale intrinsecamente assiale e sicuramente non si irraggia.
Quando infatti abbiamo introdotto questo particolare modo, e ci siamo focalizzati sui requisiti necessari per poterlo
reggere, mai si specificato che si necessitasse di struttura chiusa!
4 Quindi i modi superiori ci sono eccome e > !
c
1
Il che equivale a dire che irraggiamo in ogni direzione del generico piano xy contenente una generica sezione
trasversale. Insomma, irraggiamo ovunque.
6 Ovviamente ci stiamo riferendo al caso della guida donda, ovvero della trasmissione elettromagnetica convogliata
lungo una struttura: in tale contesto non vogliamo alcuna dispersione lungo altre direzioni che non siano quelle assiali
della struttura. Se, invece, di unantenna che abbiamo bisogno, questo caso assolutamente favorevole e desiderato.
7 Un modo radiante di ampiezza finita trasporta potenza infinita in direzione dellasse della struttura. Ci significa che
un modo radiante non pu essere eccitato singolarmente con ampiezza finita, ma solo con ampiezza infinitesima.
5
e ( x1 , x2 , z ) = lim an en ( x1 , x 2 , z )
N
n =1
h ( x1 , x 2 , z ) = lim an hn ( x1 , x2 , z )
N
n =1
modo
modo
1
r
Possiamo scrivere questa relazione nel nostro sistema di riferimento: essa ha il seguente aspetto
2 A 1 A 1 2 A
+
+ 2
+ kc2 A = 0
2
2
r
r r r
Considerando il comportamento asintotico, ovvero quello che si ha r , possiamo trascurare il
termine proporzionale a 1 2 che si trova a primo membro:
r
2 A 1 A
+
+ kc2 A = 0
2
r
r r
Questa unequazione di Bessel di ordine 0 rispetto alla sola variabile r.
Lintegrale generale di questa equazione, per r e fatta lipotesi di regolarit del campo
allinfinito, (omettendo la dimostrazione):
1
A ( r, )
c1 ( ) e jkc r
r
jk
=
+
j
=
j
1
r
c1 ( ) e jt r
Per poter quindi esprimere il campo radiante, dobbiamo abbandonare i coefficienti an utilizzati
per le strutture chiuse e utilizzare nuovi coefficienti an ( kc ) , che sono ampiezze infinitesime (v.
nota 7); inoltre, siccome abbiamo detto che vi uninfinit continua8 di modi, dobbiamo sostituire la
sommatoria con un integrale. Ecco qual quindi il nuovo aspetto del nostro campo
ca
radiante9:
E quindi non numerabile.
Nelle espressioni seguenti non abbiamo considerato il modo TEM, il quale non rientra nellambito di questo
ragionamento e pu essere scritto nella usuale
u
maniera.
8
9
eR = a( kc )E+ e
kc2 + 2 z
h R = a( kc )H+ e
kc2 + 2 z
dkc
(10)
dkc
Quindi, ricapitolando:
se esiste il modo TEM (che sempre guidato), lespressione del campo :
e=
eTEM
parte guidata
parte radiante
h = hTEM +
parte guidata
eR
= a1ETEM ( x , y ) e z + a( kc ) ( Et + Ez k ) e c
dkc
0
parte guidata
k2 + 2 z
parte radiante
hR
parte radiante
= a1HTEM ( x , y ) e z + a( kc ) ( Ht + H z k ) e c
dkc
0
parte guidata
k 2 + 2 z
parte radiante
Il nostro obiettivo, visto che vogliamo creare una struttura guidata e non unantenna,
chiaramente quello di rendere la componente guidata TEM molto pi consistente della parte
radiante:
eTEM
eR
hTEM
hR
parte guidata
parte guidata
parte radiante
parte radiante
I modi radianti non esistono sempre ma soltanto da una certa frequenza in poi11, come gi
abbiamo visto per i modi TE e TM delle strutture cilindriche chiuse. La pulsazione di taglio, per
ognuno dei modi radianti (individuati da m ed n), :
kc(m,n)
c(m,n ) =
(...) dk
E + e H + sono, per londa progressiva (da qui il pedice +), le funzioni di modo ottenute risolvendo le equazioni di
Helmholtz con le rispettive condizioni al contorno (diverse per Ez e H z , come sappiamo dal capitolo 1), ovvero
Et + Ez k
Ht + H z k
Daltronde, lintegrale presente allinterno delle espressioni dei campi in kc , termine che concorre come si vede
TEM): vuol quindi dire che abbiamo soltanto i modi radianti? Eppure la propagazione del campo
avviene ed in maniera molto efficiente! Il segreto sta in un particolare che finora rimasto un po
in sordina: la non omogeneit della sezione trasversale.
Una fibra ottica coinvolge ben tre dielettrici12:
laria (esterna), con costante dielettrica 0 ;
il cladding,, un dielettrico di rivestimento, con costante
dielettrica 1 ;
2 >> 1 >> 0
dellaria. Come pu quindi il campo propagarsi allinterno di tale fibra, districandosi fra questi tre
diversi dielettrici? Anche questa volta
vol la giustificazione del fenomeno viene dalla teoria delle onde
piane elementari. Quando una radiazione, viaggiante in un certo mezzo, incontra un secondo
materiale, possono infatti accadere diverse eventualit.
CASO 1: due mezzi a contatto, il mezzo 2 un c.e.p. e quindi ha 2 = 0
In questo caso si ha la cosiddetta riflessione totale,, in quanto la linea di demarcazione fra i due
mezzi funge da parete reattiva e rispedisce tutto allinterno del mezzo 1, rispettando la legge della
riflessione ( i = r ).
CASO 2: due mezzi a contatto, il mezzo 1 ha una maggiore di quella del mezzo 2.
In questo secondo caso londa incidente viene in parte riflessa (e quindi rispedita nel mezzo 1) e in
parte rifratta (con un angolo da quello di incidenza e dipendente dal rapporto fra le due
costanti dielettriche in gioco13) allinterno
all
del mezzo 2. Se per langolo di incidenza i supera un
certo angolo (detto angolo critico)) anche in questo caso si ha la riflessione totale.
In realt le parti coinvolte sono di pi: oltre al core e al cladding esistono due rivestimenti ancora pi esterni (il buffer
e il jacket).
13 Si veda la legge di Snell.
12
14
15
dielettrico 3 3 < 2 ;
dielettrico 4 4 < 3 ;
etc
dielettrico N N < N 1 .
Nella struttura appena descritta non avremo sicuramente i modi TEM, ma solo modi ibridi. I modi
ibridi16 si propagano in direzione assiale con la solita legge (che va con e z ), ma trasversalmente si
comportano in maniera differente da regione a regione (vedremo come).
Per trovarli dobbiamo risolvere le ormai familiarissime equazioni di Helmholtz
2
2
t H z + kc H z = 0
2
2
t E z + kc E z = 0
abbinate, questa volta, ad una lunga serie di condizioni al contorno, una per ogni superficie di
discontinuit (cio per ogni zona di confine fra le varie regioni): tali condizioni al contorno sono
quelle gi esaminate in precedenza, con laggiunta di quelle riguardanti luguaglianza delle
componenti tangenti dei campi e ed h a cavallo delle varie zone.
e = e +1
h = h +1
e +1 = e +2
h +1 = h +2
...
etc...
Quel che dovremmo fare, a questo punto, scrivere tante equazioni di Helmholtz quante sono le
regioni tenendo presente tutte le condizioni al contorno appena descritte. Il problema sta nel fatto
che, pur rimanendo costante, fra tutte le regioni, = + j = j ( assenza di perdite ) , abbiamo
bisogno di definire la quantit kc2 per ogni singola zona. Dunque dobbiamo ricavarci17
regione i
kci2 = 2 ( ) ic2 = 2 i i 2 = i2 2
Ebbene, affinch i modi risultino guidati (altrimenti non si riuscirebbe a trasmettere nulla), si deve
avere che:
kci2 < 0 > i nelle regioni i illimitate18;
Daltronde, unaltra condizione per la quale i modi presenti allinterno della zona limitata siano
guidati (e cio trasversalmente confinati), prevede che i campi associati a tali modi debbano
decadere esponenzialmente per r in tutte le regioni illimitate. Pertanto, se la regione i-esima
illimitata, devessere
jkci = ti reale kci immaginario
Da qui
kci2 < 0
(20)
16
Ricordiamo che i modi ibridi sono quelli n trasversi elettrici, n trasversi magnetici (v. capitolo 1). In strutture del
genere i modi sono ibridi perch le condizioni al contorno accoppiano le componenti del campo (non lo dimostriamo).
17
( ) < 1
oppure
( ) > M
sopra
<
(
)
1
Dunque, risulta conveniente far crescere di molto la frequenza di lavoro21, in modo da essere sicuri
che i modi presenti siano in propagazione guidata.
Lutilizzo di un materiale dielettrico ha molti vantaggi rispetto alluso dei conduttori:
molto meno costoso;
flessibile;
miniaturizzabile;
pu lavorare a frequenze altissime;
vi sono dispersioni e perdite (dovute alla presenza di una conduttivit c 0 ) bassissime,
soprattutto se paragonate a quelle dei conduttori.
curioso notare che tale auspicio va in direzione opposta rispetto a quello che ci facevamo sempre nel capitolo
capito 1 (e
1bis), in cui cercavamo di tagliare fuori pi modi superiori possibili in modo da riservare tutta lenergia per il modo
TEM.
21
e = lim ak ei ( x1 , x 2 ) e i z
n
i =1
*
1
1
* z
Etm e m z H*tm e m z i z dS + Etn e n z H*tn e n i z dS +
2S
2S
Pcm ( z )
Pcn ( z )
*
1
1
n z
m* z
m z
*
* n z
E
e
H
e
i
d
S
+
E
e
H
e
i z dS
tn
tm
z
tm
tn
2
2
S
S
Pcnm ( z )
H
e
i z dS
t
n
t
m
2
S
Pcmn ( z )
Pcnm ( z )
*
1
m z
* n z
E
e
H
e
i z dS
t
m
t
n
2
S
Pcmn ( z )
22
Pc ( z ) = Pci ( z )
i =1
Tale eventualit accade24 quando sussiste questa relazione per gli autovalori riferiti ai nostri modi
m ed n
kc2m kc2n
ortogonalit
Solo in questo caso i modi hanno interesse applicativo, in quanto veicoli indipendenti di trasporto
di potenza (cio di informazione). interessante notare che questa condizione coincide con quella
per la quale due modi si dicono non degeneri: due modi si dicono non degeneri se, a una data
frequenza, hanno diverse costanti di propagazione. Deduciamo immediatamente che si ha:
non degenerazione
ortogonalit (25)
Capiamo immediatamente che i modi TEM sono degeneri, visto che hanno tutti quanti lo stesso
autovalore: questo significa che necessario ortogonalizzarli. Come fare? Ripercorriamo la strada
battuta finora per sommi capi.
Anzitutto si prende la struttura tridimensionale in questione, si verifica che effettivamente
cilindrica e se ne esamina pi precisamente la tipologia ( aperta o chiusa? omogenea?);
successivamente si cercano i modi risolvendo le equazioni di Laplace/Helmholtz e si determinano,
per ogni modo m, le kcm , Em , Hm e m . Fatto questo si confrontano le varie kcm : se
n m, kc2m kc2n
Pc ( z ) = Pci ( z )
i =1
e = lim ak ei ( x1 , x 2 ) e i ( ) = lim bk ei ( x1 , x 2 ) e i ( )
N
N
i =1
i =1
z
23
E questa situazione rappresenta delle insidie profonde: in presenza di perdite, infatti, si pu avere il fenomeno di
trasferimento di potenza chiamato conversione di modo (che avviene ad es. se Pcmn aumenta molto a scapito di Pcn , che
diminuisce drasticamente - e cio, in pratica, se il modo n si svuota per alimentare il modo m).
24 Lo si pu dimostrare ma non lo faremo.
25 Significa che la non degenerazione condizione sufficiente, ma no necessaria, per lortogonalit tra due modi TE o
TM.
Ponendoci in z = 0 abbiamo:
et ( z ) = an Etn
n
Ora dobbiamo imporre che gli an combinino solo modi ortogonali; calcoliamo quindi il vettore
di Poynting associato alla generica interazione fra il modo m e n:
*
*
*
*
S et Htm iz dS = S n anEtn Htm i z dS = n an S Etn Htm i z dS = am S Etm Htm iz dS
l'integrale va a zero per ogni m n , quindi possiamo togliere la sommatoria
e lasciare gli unici membri che sopravvi
sopravvivono, ovvero Et m e am
am =
H*tm i z dS
tm
H*tm i z dS
In tale relazione et si considera come un dato del problema, in quanto esprime la condizione al
contorno imposta dalla sorgente, mentre Etn e Htn sono le funzioni di modo del generico modo
della struttura, determinate sulla base dellequazione degli autovalori
autovalor e delle condizioni al
contorno imposte dalla sezione trasversale della struttura. Il numeratore, cio
26
Nel senso che non ci si occuper del problema di determinare et nella sezione z = 0 sulla base dei dati relativi alla
Sia in tale piano che su quello che appartiene allutilizzatore cade la definizione di struttura cilindrica ed quindi
necessario chiamare in causa tutti i modi. In tutti gli altri punti, dove la struttura effettivamente cilindrica, si pu
sfrondare e parlare semplicemente di campo elettrico e magnetico.
mag
28 Come avviene se, ad esempio, la guida eccitata al finito e illimitata nel verso positivo dellasse z.
H*tm i z dS
viene detto integrale di ricoprimento tra il campo delle sorgenti e il modo n-esimo;
esimo; il denominatore,
*
Etn Htm i z dS
S
propagazione multimodale questo d luogo in genere a trasferimenti di potenza attiva tra i modi
in propagazione, fenomeno noto col nome di conversione di modo. Tale fenomeno pu dare luogo a
distorsione del segnale nel caso in cui lungo la guida si verifichino ripetutamente trasferimenti di
potenza tra il modo utilizzato per la trasmissione e altri modi che risultino contemporaneamente
in propagazione.
CAPITOLO 3
Strutture cilindriche con conduttori elettrici imperfetti
3.1 Analisi perturbativa
Finora abbiamo utilizzato conduttori perfetti e dielettrici perfetti; in pratica, ci siamo posti nel
caso ideale di assenza di perdite. Chiaramente in natura non esistono n gli uni n gli altri1 e ci
rende la situazione molto pi complicata perch si rende necessario tenere conto della presenza di
campo elettromagnetico allinterno dei conduttori stessi2.
Il metodo classico (per strutture ideali) prevedeva che:
1. si scegliesse il mezzo trasmissivo (struttura cilindrica), caratterizzato da dielettrico ideale3 e
conduttori perfetti4;
2. si calcolassero i modi i ovvero le quantit
i , Ezi , Eti , H zi , Hti
i
3. si considerasse la relazione
e ( )
riguardante la coordinata assiale z. Ci consisteva nellanalizzare la costante
= 0, ideale Im soprataglio
ideale = ( ) + j ( )
= 0, ideale Re sottotaglio
z
Introducendo le perdite, la costante reale sempre maggiore di zero, anche quando la stessa
frequenza di taglio zero! In particolare si ha:
perdite nei
conduttori
perdite nei
dielettrici
NOTA:
le perdite provocano
cambiamento di fase
j ( )
reale
immaginaria
reale = ideale + m ( ) + d ( ) +
Ci limitiamo ai buoni conduttori (oro, platino, rame, etc) e ai buoni dielettrici (aria, terreno, vetronite, teflon, duroid,
alluminia, etc), pur tenendo presente che nessun materiale a priori si pone in una di queste due categorie: si tenga
presente che
c
buon dielettrico
c
buon conduttore
Dunque sceglieremo il materiale che ci interessa esaminando i parametri , c , . Vale inoltre la relazione:
c
tan = tan
dove
langolo di perdita
2 Una risoluzione rigorosa del problema in termini analitici in questi casi assolutamente fuori questione, salvo rare
eccezioni di strutture aventi un grado elevato di simmetria, quali strutture piane uniformi e strutture a simmetria di
rotazione. Tuttavia, sotto certe ipotesi semplificative, ugualmente possibile svolgere alcune considerazioni di
carattere generale, da cui si pu trarre un quadro qualitativo della struttura e una valutazione approssimata al
primordine delle costanti di propagazione dei suoi modi.
3 Costante dielettrica = , c = 0.
0 r
1
c = + .
m =
mcm
sx sz
conduttore
=
sy sz
La costante di propagazione trasversale del campo nei punti interni ai conduttori quindi
espressa da
dielettrico
( jkm )
= t2 jm m
4. I contorni dei conduttori sul piano trasversale sono curve regolari aventi in ogni punto
raggio di curvatura grande rispetto allo spessore di penetrazione8.
5. Abbiamo detto poco fa che m deve essere piccolo rispetto alle dimensioni reali della zona
dielettrica. Non solo: vogliamo che esso sia piccolo anche rispetto allo spessore dei
conduttori9.
Nella relazione seguente, m la permeabilit magnetica del conduttore reale e m la sua costante dielettrica.
6 proprio questo fatto a rendere i calcoli molto pi complicati: non si pu infatti n parlare di uniformit, n di modi
TEM, ma soltanto di modi ibridi.
7 Quindi tutto uguale a ci che abbiamo detto nel capitolo precedente:
precedente: potremo andare a lavorare con i modi in
modo classico senza preoccuparci delle perdite.
8 Localmente, allinterno dei conduttori si ha unonda piana che si propaga in un mezzo omogeneo nella direzione
normale al contorno.
5
m ( )
d ( )
( )
propagazione.
La densit di corrente superficiale presente nel punto P0 dipende, nel caso ideale, dal
componente13 h ( P0 ) :
Js ( P0 ) = J st ( P0 ) + J sz ( P0 ) k = h ( P0 ) n
somma dei due componenti vettoriali
(14)
Js ( P0 ) k dl0 = J sz dl0
Js ( P0 ) dz = J st dz
In questo modo, partendo da un qualunque punto di contorno e muovendosi in direzione della normale, si pu
sempre pervenire a punti interni al conduttore in cui il campo elettromagnetico praticamente nullo.
10 rendendo il quadro di insieme impossibile da districare!
11 Sono tutte funzioni che dipendono dalla pulsazione
(cio dalla frequenza di lavoro).
12 Oltre alleffetto Joule.
13 Componente del campo magnetico tangente alla superficie del conduttore nel punto P0.
9
14
15
Il tutto anche dovuto al fatto che, per i conduttori elettrici perfetti, vale
Attraverso un elemento di linea dz preso in direzione assiale.
H z
= 0 [?].
n
Quando il generico conduttore ha una conducibilit finita (e quindi non perfetto), queste
correnti16 sono distribuite allinterno del conduttore con densit finita, anzich essere puramente
superficiali.
Giunti a questo punto, sapendo che con le perdite il campo decade assieme a17
e n = e t n = e jkmn
possiamo scrivere18
ez ( n ) ez ( P0 ) e
jkm n
et ( n ) et ( P0 ) e
= ez ( P0 ) e
jkm n
1+ j
= et ( P0 ) e
1+ j
Possiamo trasformare le due equazioni di prima in modo da ricavare lespressione esatta delle
correnti superficiali19:
1+ j
dn dl0
cm m
ez ( P0 )
1+ j
dn dz
cm m
et ( P0 )
1+ j
J st dz = Js ( P0 ) dz = dz cmet ( n ) dn = dz cm et ( P0 ) e
1+ j
Possiamo a questo punto combinare le due relazioni appena scritte in quanto, lo ricordiamo,
somma dei due componenti vettoriali
=1
cm m
c
c
Js ( P0 ) = J st ( P0 ) + J sz ( P0 ) k =
et ( P0 ) + m m ez ( P0 ) k m m et ( P0 )
1+ j
1+ j
1+ j
La superficie del conduttore si comporta quindi come una buona parete di impedenza. Ponendo
per definizione
1+ j
Zs
(impedenza superficiale del conduttore)
cm m
si ha:
Js ( P0 )
1
e (P )
Zs t 0
et ( P0 ) Z sJs ( P0 )
et ( P0 ) Z sh ( P0 ) n
h ( P0 ) n
1
e (P )
Zs t 0
Le quali sono legate allintensit del campo magnetico h e, dunque, restano praticamente immutate per ipotesi.
Nota che c n al posto del solito k che scrivevamo nei capitoli 1 e 2: tutto per torna se consideriamo che il campo
elettrico si propaga nel piano trasversale (sul quale giace n) e non nella direzione assiale (individuata da k).
18 Ricordiamo che
1+ j
jkm
m (costante di propagazione intrinseca del conduttore)
16
17
19
Nelle due relazioni che seguono, lestremo superiore di integrazione dovrebbe essere mm , essendo m un numero
tale che, ad una distanza dalla superficie pari a mm , il campo risulti praticamente estinto. Questo fatto autorizza, dal
punto di vista puramente matematico, a porre allinfinito tale estremo, senza che praticamente il valore dellintegrale
cambi.
la quale, in virt delle propriet del prodotto vettoriale pu essere scritta nel seguente modo
n et ( P0 ) n Z sh ( P0 ) n = Z sh ( P0 )
n et ( P0 ) Z sh ( P0 )
1+ j
1+ j
n
jkm n
= ez ( P0 ) e m
ez ( n ) ez ( P0 ) e
1+ j
n
m
jkm n
n
e
=
P
e
e
(
)
(
)
(
)
t
t
t
0
0
Possiamo scrivere
c
c
PL = m e e* dS = m e ( P0 ) e* ( P0 ) e
2
2
Sm
Sm
1+ j
1 j
c
dS = m
2
e ( P0 ) e ( P0 ) e
*
dS
Sm
e
(
P
)
d
=
e( P0 ) e* ( P0 ) d 0
0
0
0
2 0
4
PL =
Per quanto riguarda lenergia immagazzinata, si ha che quella di tipo magnetico molto
maggiore rispetto a quella di tipo elettrico:
U e ( z ) Um ( z )
Essa inoltre pari a:
Um ( z ) =
m
4
h h
dS
Sm
ht* dS
Sm
A questo punto possiamo procedere come nel caso della potenza dissipata: si trova
Um =
m
4
e
0
dn h( P0 ) h * ( P0 ) d 0
1
1 1
m m ht ( P0 ) ht* ( P0 ) d 0 =
8
2 cm m
Um
20
1
P
2 L
J (P )
s
d 0
Dalle equazioni di Maxwell scritte per un solo modo, procedendo come per il calcolo del vettore di
Poynting e prendendo la parte reale21, si ottiene
e ht*
e e*
1
2 ( )Re t
k dS = c
dS + Re et ht* n d 0 (22)
2
2
2
S
m
S
P ( z ) potenza complessiva
(vettore di Poynting)
Plm potenza
ceduta al conduttore
Pld potenza
dissipata nel dielettrico
2 P ( z ) = Pld + Plm
E H*
2 z
t
t
(23)
i z dS = Re t
i z dS
P ( z ) = Re t
e
esce questo
Sm 2
Sm 2
termine che la z
potenza P ( 0 ) alla coordinata z = 0
parte reale di e
P ( z ) = P (0)e 2 z
Derivando questa espressione rispetto allascissa z:
d
d
P(z) =
P (0)e 2 z
dz
dz
d
z
P ( z ) = 2 P
(0)
e 2
= 2 P ( z ) = ( Pld + Plm )
dz
P(z)
Essendo negativa la derivata, percepiamo che c una diminuzione della potenza, dovuta alla
somma delle potenze attive Pld dissipata nel dielettrico e Plm ceduta alla zona occupata dai
conduttori24. Ecco quindi meglio svelato dove stava il principio di conservazione dellenergia.
DIMOSTRAZIONE
Equazioni di Maxwell per un solo modo:
k Et + k t Ez = jHt trasversale (campo magnetico)
k Ht + k t H z = j c Et trasversale (campo elettrico)
moltiplichiamo per Ht*
Et Ht*k = jHt Ht* t Ez Ht* k
21
* Et Ht*k = j c* Et Et* t H z* Et k
(si fatto pesante uso della propriet anticommutativa del prodotto vettoriale)
Facendo uso di identit vettoriali e delle
t Ht = j c Ez k assiale (campo elettrico)
t Et = j H z k
Otteniamo:
(
)
= ( E H ) +j H
t Ez Ht* = t Ez Ht* +j c* Ez k
t H z* Et
*
z
2
z
dalla
t E z Ht* = t E z Ht* + j c* E z k
Si ha:
t H z* Et = t Et H z* +j H z k
2 E t H t* k = c E E * + j H H * E E * + t E t H z* E z H t* k
( ) =
Pld + Plm
Pld
Plm
=
+
2P ( z )
2 P ( z )
2P ( z )
d
E dunque possiamo velocemente calcolare, col bilancio di potenza, la parte reale della costante di
propagazione nel caso con perdite! Daltronde, notiamo anche che la forma del principio di
conservazione dellenergia viene ereditata anche dalla costante di attenuazione del modo:
= d + m
dielettrico
conduttore
Dove:
E t H t*
et h t*
Re
n
d
Re
n d 0
0
2
2
( ) =
m
E H *
e h *
t
t
Re t
i z d S Re t
i z dS
2
2
Sm
Sm
E E*
e e*
c
d
S
c
2
2 d S
Sm
Sm
d ( ) =
=
E H *
e h *
t
t
Re t
i z d S Re t
i z dS
2
2
Sm
Sm
t
2 ( ) Re t
k dS =
Sm 2
2
h h* h 2
et et* ez
1
t
t
z
dS + Im ez ht* + et hz* d 0
= 2
+
4
4
Sm
2
t
k dS
2 Re t
Sm 2
si ha:
2
h h* h 2
et et* ez
t
t
z
dS Im 1 e h * + e h* d
2
+
t z
0
4
4
2 z t
Sm
+
=
*
*
e h
e h
t
t
k dS
k dS
2 Re t
2 Re t
2
2
Sm
Sm
24
25
E quindi:
0
costante di fase
che si avrebbe
in un materiale
ideale
componente
aggiuntiva
... ...
S
2P
2P
CAPITOLO 4
Reti elettriche
4.1 Generalit e definizione di rete elettrica
Immaginiamo di voler implementare un filtro passa-banda che funzioni nellintervallo di frequenze
30 30,5 GHz e scegliamo di progettarlo a costanti concentrate
(v. figura affianco), grazie ad un risonatore che funzioni alla
frequenza interessata.
Sulla carta tutto sembra andare bene; se per provo a far
funzionare questo circuito nella realt, il funzionamento risulta
essere completamente sballato.
Come mai?
Il nodo della questione che questo circuito funzionerebbe bene
solo ed esclusivamente nel caso in cui non vi fosse propagazione allinterno dei componenti, cosa che
in realt avviene eccome! Quindi, mentre per frequenze piccole (alte lunghezze donda) posso
mantenere la vecchia rappresentazione mediante i componenti a costanti concentrate, ad alte
frequenze (piccole lunghezze donda) devo utilizzare una diversa rappresentazione.
quindi necessario creare uno strumento che caratterizzi queste strutture da un nuovo punto di
vista circuitale e, cosa non meno importante, trovare adeguati strumenti di misura (che non siano
a costanti concentrate come voltmetri e amperometri,
amperometri, i quali hanno dimensioni paragonabili a
quella della lunghezza donda!).
Il primo passo
sso per raggiungere questo scopo quello di definire il concetto di rete elettrica.
Si consideri una superficie chiusa S allinterno
della quale agiscono delle sorgenti note (ed
eventualmente nulle) e sulla quale le condizioni
al contorno imposte al campo elettromagnetico
siano et = 0 o ht = 0 in tutti i punti, salvo che
in un certo numero N di regioni nelle quali et
e/o ht sono diversi da zero: attraverso queste
porzioni di superficie la zona racchiusa
allinterno accessibile per mezzo di altrettanto
strutture cilindriche chiuse di qualunque
natura.
Fissato
sato su una di queste generiche (ad esempio
la k-esima) un piano trasversale arbitrario,
arbi
si assuma questo come piano di riferimento (o piano di
bocca) della guida k-esima;
esima; la sezione trasversale S(k) della k-esima
esima struttura cilindrica che giace sul
relativo piano di riferimento si chiama porta fisica.. La porzione di spazio delimitata dalla superficie
S, dai conduttori esterni alle N strutture cilindriche fino alle intersezioni di queste coi piani di
bocca si chiama rete elettrica a N porte fisiche.
Per ogni porta fisica si hanno poi molte porte virtuali (o elettriche),, rappresentate da tutti i modi
ortogonali che trasportano (in tante parti) il segnale attraversante la relativa struttura cilindrica (e,
quindi, la porta fisica stessa).. In tale struttura, il campo elettrico e magnetico trasversali saranno
dunque esprimibili come sovrapposizione di modi della stessa:
(k)
t
h t( k ) =
M (k)
j =1
k
( k )z( )
k
( k )z( )
a (j k ) Etj( k+) e j
+ b(j k ) Etj( k) e j
parte incidente
M (k)
( k ) (k )
( k ) j z
tj +
parte riflessa
( k ) (k)
(k) j z
tj
e
+b H e
aH
j =1
(k)
j
parte incidente
(k)
j
parte riflessa
k
S ( ) indica
ndica una ben precisa porta fisica;
k
z ( ) = 0 il piano di riferimento della guida k-esima;
k
a (j ) il coefficiente dellonda
onda incidente del modo j alla
k
b(j ) il coefficiente dellonda
onda incidente riflessa del modo
M(
k)
Tuttavia gli a (jk ) potrebbero essere comunque noti visto che rappresentano il modo con il quale viene alimentata la
struttura, aspetto che viene presumibilmente fissato in sede di progetto. Dunque, il problema trovare i bj( k ) , i quali
saranno funzione di tutti gli a (jk ) e delle sorgenti presenti nella rete.
facciamo lipotesi che questi modi siano ortogonali, avremo ad ogni porta fisica una porta
elettrica per ognuno di essi. Abbiamo poi delle discontinuit, tutte racchiuse nella superficie S: in
quei punti cade la definizione di struttura cilindrica e si eccitano tutti i modi.
4.2 Analisi della rete elettrica
Si consideri ora una situazione in cui sono note tutte le intensit donda incidenti, cio la
componente del campo elettromagnetico che si propaga verso la rete in ciascuna delle strutture
cilindriche afferenti alla rete stessa. In queste condizioni il campo elettromagnetico nei punti della
rete si pu considerare dovuto a due insiemi di sorgenti libere:
le sorgenti impresse Ji ( elettriche ) e Mi ( magnetiche ) , che agiscono allinterno della rete;
(k)
(k) (k)
(k)
(k)
(k)
M s = a j Etj + n
J s = n a(jk )Htj( k+)
j =1
j =1
Di conseguenza, non deve destare stupore il fatto che sia possibile esprimere5 una qualunque
componente del campo e.m. tramite una combinazione lineare di:
Ji , M i
M(sk ) , J(sk )
"interne"
" esterne"
Vediamo ora come sia lecito, tramite i parametri introdotti fino ad ora, dare della rete una
descrizione alle porte, cio mediante i valori dellintensit dellonda anzich tramite lintera
distribuzione del campo elettromagnetico. Tale scopo sembra arduo da realizzare, ma siamo
avvantaggiati dal fatto che i nostri fenomeni hanno entit lineare, cosa che ci permette di applicare
la sovrapposizione degli effetti6; inoltre, possiamo applicare il teorema di equivalenza per rappresentare
il campo elettromagnetico attraverso le correnti elettriche e le correnti magnetiche.
Anzitutto introduciamo il vettore delle onde riflesse nel caso di rete elettrica a n porte (ognuna
avente M ( ) modi, ovvero M ( ) porte virtuali associate):
1
1
(1)
( 2)
( 2)
( 2)
(n)
(n)
(n)
b = b1( ) , b2( ) , ..., bM
,
b
,
b
,
...,
b
,
...,
...,
...,
b
,
b
,
...,
b
2
n
(1)
1
2
1
2
M( )
M( )
riferiti alla porta 2
riferiti alla porta n
riferiti alla porta 1
i =1
elementi .
7
m ,k )
Liberi significa che esistono indipendentemente dalla natura e dal comportamento della rete, in quanto imposti
dallesterno.
5 Tramite il teorema di equivalenza, che fra poco verr citato.
6 In questo modo riusciamo a esprimere il campo entrante/uscente da una porta fisica come sovrapposizione delle
relative onde.
7 N
T anche il numero di onde riflesse e di onde incidenti della rete.
4
Onde regressive:
( E
k
S( )
( k)
tj
Htj( )
k *
) ( n( ) ) dS = 10 sese jj = kk
k
Allora la seguente lespressione del campo elettrico tangente alla porta fisica m costituito da tutte
le onde riflesse uscenti da tale porta m:
(m)
t
=a
Fj( m ,k )
+
k =1 j =1
M (m )
N M(k)
funzionale vettoriale
lineare che dipende
dalla struttura della rete
(m)
j
(m)
tj
(k)
j
E
j =1
bisogna sovrapporre tutti i modi
che formano l'onda riflessa
uscente dalla porta m
G ( m ) Ji , M i
questa funzione ci esplicita il contributo
delle correnti elettriche (e magnetiche)
presenti all'interno della rete elettrica
(sorgenti impresse Ji e Mi ), ovvero ci dice
come i generatori influscono su una certa porta
)(
(m)
( m )*
(m)
et Htn n dS =
M (m)
( m )*
( m ) dS = bn( m )
Etj( m ) Htn
n
j =1
Sm
Sm
(m)
j
enunciata poc'anzi
Ovvero, esplicitando:
N M (k)
(m)
n
b
l'onda riflessa
dell'n -simo modo
della porta m
= a(jk )
k =1 j =1
( m ,k )
j
( m )*
( m )*
( m ) dS + G ( m ) Ji , Mi Htn
( m ) dS
Htn
n
n
Sm
dipende dalle onde incidenti dei modi afferenti a tutte
le guide/porte fisiche della rete elettrica
Sm
e da tutti i generatori liberi interni alla rete
Procedendo in maniera analoga, si dimostra che ogni intensit donda riflessa esprimibile come
una combinazione lineare di tutte le intensit donda incidenti, pi un termine noto, che dipende
solo dalle correnti impresse. Se chiamiamo a e b i vettori delle intensit donda incidenti e riflesse
e d quello dei termini noti, si pu giungere alla seguente relazione matriciale
b = Sa + d (10)
dove:
b, a e d sono vettori di lunghezza NT ;
S una matrice NT NT (11) detta matrice di diffusione della rete elettrica. Tale matrice12,
strutturalmente assimilabile ma concettualmente diversa rispetto alle matrici circuitali,
quella di forma canonica delle equazioni che esprimono i vincoli che la rete impone alle
grandezze delle porte.
10
d=0
La nostra relazione diventa quindi:
b = Sa
Possiamo dunque scrivere che:
S22 ... S2 NT
S21
S=
... ...
...
...
SN 1 SN 2 ... SN N
T
T T
T
I termini sulla diagonale principale vengono detti riflettenze; il motivo di questo nome facile da
capire: ogni termine Skk (con k indicante un preciso modo di una precisa porta, fra gli NT
possibili modi della nostra rete elettrica) ci dice quanto, del particolare modo individuato da k(14),
ritorna (e quindi si riflette) sotto forma dello stesso modo e presso la stessa porta15. Tutti gli altri
termini, che regolano lo scambio di energia dei modi fra le varie porte, vengono detti trasmettenze.
Supponiamo ora di eccitare la componente progressiva del solo modo j-esimo nella sola guida kesima, cio:
k
a (j ) 0
s
ar( ) 0 per r j o s k
Ci significa andare a vedere che succede nella rete se vi soltanto quella particolare onda
incidente (alla porta fisica k); da dove uscir questa informazione? Ritorner indietro, riflettendosi,
tutta alla porta k? Oppure verr trasmessa anche alle altre?
Se a tale modo corrispondono il p-esimo elemento del vettore a e il p-esimo elemento del vettore
b(16) (e quindi la p-esima porta elettrica), e se allm-esimo modo della guida l-esima corrispondono i
q-esimi elementi dei medesimi vettori (ovvero la q-esima porta virtuale), allora si ottiene:
Cio di fare in modo che, lanciando londa regressiva di un qualunque modo che interessa della struttura, tale onda
non subisca riflessione allestremit opposta alla porta fisica della rete. Ci accade, in particolare, se la guida di
lunghezza infinita.
14 Ci stiamo riferendo alla prima k del pedice di S, cio alla posizione p (v. nota 16) e al numero della porta elettrica.
15 Questa volta parliamo della seconda k del pedice di S. Per il resto, le considerazioni sono le stesse della nota 14.
16 Perch non il j-esimo, direte voi? Perch i vettori a e b hanno una numerazione differente da quella dei modi di
13
ciascuna porta. Ad esempio, ecco dove si trova b(j k ) 0 (in rosso) nel vettore b
posizione p
k
k
n
n
n
(1 )
(1 )
(1 )
(2 )
(2 )
(2 )
(k )
b = b1 , b2 , ..., b (1) , b1 , b2 , ..., b (2 ) , ..., ..., ..., b1 , ..., b(j ) , ..., ..., b ( )(k ) , ..., ..., ..., b1( ) , b2( ) , ..., b( ()n )
M
M
M
M
riferiti alla porta 2
riferiti alla p orta k
riferiti alla porta n
riferiti alla porta 1
bm( )
l
Sqp =
bq
(k )
j
ai = 0 i p
a
notazione che esplicita
in maniera chiara
il modo ( m , j ) e la porta ( l ,k )
ap
(17)
Tale parametro Spq indica quanto del modo incidente di posizione generica p nelle matrici a e b
va a finire nel modo di posizione q delle stesse matrici18, ovvero quanto della porta elettrica p in
condizione di adattamento fluisce nella porta elettrica q.
Quindi:
la trasmettenza, che ha le dimensioni di un guadagno19, si determina eccitando il modo q e
misurando londa riflessa che finisce p. Essa va calcolata una volta che abbiamo creato
adattamento, cio che abbiamo annullato tutte le onde incidenti presso tutte le altre porte
elettriche chiudendo queste ultime su carichi che non riflettono alcunch (carichi adattati20);
la riflettenza un caso particolare di trasmettenza, calcolato utilizzano una sola porta
elettrica; in pratica (sempre dopo aver creato adattamento) si guarda quanto
dellinformazione inviata nella porta elettrica p viene riflesso verso la stessa porta.
Se la matrice S simmetrica (e quindi il mezzo di cui costituita la rete reciproco)
S11
S12 = S21
... S1NT = SNT 1
S22
... S2 NT = SNT 2
S21 = S12
ovvero
S pq = Sqp
S=
...
.
..
..
.
...
SN 1 = S1 N SN 2 = S2 N ...
S
NT NT
T
T
T
T
non necessario calcolarsi tutti gli elementi, ma soltanto quelli21 allinterno del triangolo disegnato
sulla soprastante matrice (poi basta ribaltare).
Per quanto riguarda il significato fisico degli elementi di d, si supponga di non eccitare alcuna
onda progressiva nelle strutture afferenti alla rete. Risulter quindi:
17
Quindi, ad esempio, se
b1 = S 1 2 a 2
allora si ha
b1
a2
Ripetendo le nostre considerazioni, tale parametro S indica quanto del modo incidente di posizione 2 nelle matrici a
e b va a finire nel modo di posizione 1 delle stesse matrici. Se S12 era pari ad 1 significava che tutta linformazione
S12 =
NT
j =1
j =1
N T N T ( NT j ) = N T2 ( N T j )
invece che a N T2 .
a=0
E quindi avremo:
b=d
Gli elementi di d rappresentano pertanto i contributi alle intensit donda riflesse generati dalle
sorgenti impresse Ji e Mi .
Se il generico elemento-riflettenza S pp = 0 , allora la p-esima porta elettrica si dice adattata. Se tutte
le strutture afferenti alla rete sono adattate alle estremit per tutti i modi che si considerano, una
porta adattata non d luogo a riflessione del modo incidente su di essa.
4.4 Variazione del piano di riferimento
Spesso conviene spostarci lontano dalla rete elettrica, in modo da tenere a debita distanza le
pericolose discontinuit presenti presso la superficie S ove si congiungono tutte le guide donda
afferenti alla rete. Abbiamo per visto che i parametri della matrice di diffusione, i quali mettono
in relazione le onde che si propagano da e per la rete, sono influenzati dalla coordinata z riferita a
dove abbiamo posto il piano di bocca: spostarci lontano da esso significa voler variare tale
ascissa z, cosa che si ripercuote sui termini Sij ; essi contengono, infatti, le espressioni dei fasori del
campo e.m. viaggianti coi modi (i quali dipendono proprio da z). Finora abbiamo usato quelle
riferite alla coordinata z = 0:
Etj( ) ( x , y, z = 0 ) = Etj( 0)
k
Tuttavia, siccome tutte le guide afferenti alla rete elettrica sono in realt strutture cilindriche
(almeno fino alle discontinuit che tanto temiamo), possiamo scrivere Etj( ) in una formulazione
k
pi generica dipendente da z:
Etj( ) ( x , y, z ) = Etj( 0) e
k
(k) k
j z ( )
Non dobbiamo quindi rifare i calcoli daccapo: ci basta calcolare le nuove quantit Et e Ht
postmoltiplicando quelle calcolate nellascissa z = 0 (del piano di bocca) per il termine
esponenziale contenente il relativo parametro j(k ) .
Vediamo come queste variazioni si ripercuotono sulle relazioni matriciali introdotte nel paragrafo
scorso.
Chiamiamo:
k
z ( ) = 0 le ascisse dei vecchi piani di riferimento
(k)
relazione: b = Sa
Sqp =
bq
ap
bqI
a pI
bq e jk
a pe jk
= Sqp
e jk
= Sqp e 2 jk
jk
e
b = S
j
j
e NT
e NT
0
0
I
a
dove
e j1
0
SI =
e NT
0
e j1
0
S
j
e NT
Pm( k)
potenza attiva
associata al modo m
della porta fisica k
parte entrante
nella rete attraverso
il modo m alla porta k
parte uscente
dalla rete attraverso
il modo m alla porta k
onde regressive:
( E
k
S( )
( k)
tj
Htj( )
k *
) ( n( ) ) dS = 10 sese jj = kk
k
si ha:
escplicitiamo le formule in funzione di z
(k)
m+
1 (k)
1 ( k ) jm(k ) z (k )
( k )* + j m( k ) z ( k ) ( k )
( k )*
(k)
= etm + ( z ) h tm + ( z ) n
h tm
n
d S = etm + e
dS =
+e
2S
2S
(k )
(k )
etm +
htm +
am( k )
k ) (k )
(
1
k
j
z
( )
( k )* + j m( k ) z ( k ) ( k )
k
k
m
= am Etm + e
am Htm + e
n
dS =
2S
2
2
2
1
( k )* ( k )
H tm
d S = am( k )
+ n
2
S
(k )
tm +
=1 ( normalizzazione )
Pm( k)
2S
2S
(k )
(k )
etm
htm
2
(k)
b
k ) (k )
(
2
1 k ( k ) + jm(k ) z (k )
1
m
( k )* j m z
(k)
( k )*
= bm Etm e
bmk Htm
n ( k ) dS =
Etm
Htm
n ( k ) dS = bm( k )
e
2S
2 S
2
=1 ( normalizzazione )
Non vogliamo avere a che fare con conversioni di modo, n abbiamo intenzione di calcolarci tutti i termini misti fra
le potenze dei vari modi.
23
Dunque:
Pm( k )
2
1 (k) 2
= am
bm( k )
2
potenza potenza
disponibile riflessa
2
si misurano in W (potenze).
b = Sa
e
d=0
in assenza di effetti dissipativi, si ha la conservazione della potenza, ovvero:
P+
=
P
potenza totale che entra nella rete
In termini di onde incidenti e riflesse questo significa che, facendo un bilancio energetico
dellintera rete elettrica che tenga conto di quel che accade in tutte le NT porte virtuali, si ha:
NT
P =
bq =
2
q =1
NT
a
p =1
2
p
= P+
e viene dissipato quindi il termine che manca da P per ristabilire luguaglianza (che si ha in
assenza di perdite) con la potenza entrante24.
4.6 Parametri S in una rete priva di perdite
In una rete senza perdite si ha questa relazione fra i componenti dei vettori a e b(25):
NT
(a a
p =1
*
p
bpbp* ) = 0
*
*
a1 ... ... a N
T
1
a NT
bNT
aT *a
bT *b
Sfruttando le relazioni:
b = Sa
e anche
bT* = a T*ST*
Si ha:
a T*a bT*b = 0
a T* a a T*ST*Sa = 0
Questo implica anche che i parametri di S non possono essere progettati a piacimento: bisogna che essi sottostiano al
principio di conservazione dellenergia. Il numero di parametri indipendenti, allinterno di S, infatti
24
1
NT ( NT + 1)
2
25
su
NT2
Ora raccogliamo,, stando attenti a non violare le propriet delle moltiplicazioni fra matrici:
matrici
a T* I ST*S a = 0
Dunque, in assenza di perdite, si deve avere:
I ST*S = 0
I = ST*S
Questo fissa un netto legame fra gli elementi delle varie colonne della matrice di diffusione.
Lultima relazione scritta si traduce infatti nelle due seguenti condizioni scalari (valide sempre e
solo per le reti passive,, che hanno cio d = 0):
NT
1)
q =1
qi
=1
i = 1, NT
2)
S
q =1
qi
*
Sqm
=0
i = 1, NT e i m
CAPITOLO 5
Linee di trasmissione
5.1 Generalit
Le linee di trasmissione sono strutture cilindriche aperte o chiuse che contengono pi conduttori (e
quindi se il mezzo omogeneo possono reggere il modo TEM, come diremo fra poco). Sono molto
diffuse per la trasmissione di segnali a basse e medie frequenze; inoltre, nei circuiti integrati a
microonde, sono utilizzate per realizzare circuiti a costanti distribuite. Una prima distinzione fra le
varie linee di trasmissione coinvolge:
linee TEM1: quando il mezzo sede del campo omogeneo;
linee quasi-TEM: quando il mezzo sede del campo non omogeneo .
Qualche esempo di linea di trasmissione (che analizzeremo meglio):
il cavo coassiale, formato da 2 conduttori e avente mezzo omogeneo2. Il cavo
coassiale ha al suo centro un singolo conduttore di rame (detto anima); un
dielettrico (generalmente in polietilene o PTFE) garantisce l'isolamento tra il
centro del conduttore ed uno schermo di metallo intrecciato (maglia). Lo
schermo di metallo aiuta a bloccare le interferenze. Il segnale viaggia come campo
elettromagnetico tra l'anima e la maglia;
la stripline, linea di trasmissione TEM che consiste in una striscia
conduttiva posta tra due piatti paralleli che hanno la funzione di
piani di massa. La striscia pu essere sufficientemente rigida da
essere sospesa in aria o pu essere "compressa" tra due strati di
dielettrico. Questo tipo di linea di trasmissione pi difficile da fabbricare, ma offre alcuni
vantaggi per applicazioni speciali, cio per realizzare filtri e
accoppiatori;
la microstriscia (sbilanciata), che pu essere fabbricata usando
la tecnologia per i circuiti stampati (PCB) e che spesso
utilizzata per i circuiti a microonde. Consiste in una striscia di
conduttore separata dal conduttore di massa (cio quello
freddo) da un substrato dielettrico. Viene utilizzata per
antenne, filtri, divisori di potenza ed un componente
economico, leggero e molto compatto; i suoi punti deboli sono
tuttavia lincapacit di convogliare segnali ad alta potenza e le
notevoli perdite. Inoltre, le microstrisce non sono schermate e
possono irraggiare o dare adito a fenomeni di cross-talking;
la guida coplanare (bilanciata), che simile alla
microstriscia, solo che questa volta il conduttore caldo
circondato sullo stesso piano da due conduttori freddi
(collegati quindi a massa). Permane, rispetto alla
microstriscia, un substrato di dielettrico che sorregge sia
il conduttore caldo che i due conduttori di massa che lo
affiancano.
1
Se la propagazione di tipo TEM sappiamo che i campi Et e Ht sono statici e quindi si ha:
Et ( P1 , t1 ) = Et ( P1 , t1 t2 ) = Et ( P2 P1 , t1 )
h
V (z )
Scopriremo che ci possibile solo se:
lunghezza donda
don
Inoltre, i modi oltre quello TEM devono necessariamente essere sottotaglio.
5.2 Descrizione circuitale della propagazione TEM
Nel caso delle linee di trasmissione ci troviamo in uno scenario pi
generale rispetto a quello studiato nei capitoli 1 e 2: quando parliamo di
modo TEM, non possiamo semplicemente dire che si ha
=
perch non abbiamo soltanto londa progressiva, bens anche quella
regressiva (v. figura).
Siano ora A e A+ le costanti complesse che dipendono dal carico ( A ) e
dal generatore ( A+ ); esse possono essere trovate
trova e conoscendo il potenziale scalare e tirando in
causa le condizioni al contorno
= cost
sui c. e. p.
=0
sui c. m. p.
n
Si ha infatti, ricordando le equazioni di Maxwell:
et = A+ e z + A e + z t
ht =
(A e
A e + z k t
P0
Li Pi
P0
Li Pi
Li Pi
et d
et d =
f (z)
Stokes
t d = f ( z ) t t n dS = 0
funzione
della sola z
( la linea chiusa che unisce tutti i percorsi disegnati in figura; S la superficie chiusa
individuata da tale linea chiusa)
Il che vuol dire, in pratica:
P0
P0
Li Pi
Li Pi
Vi ( z ) =
P0
Li Pi
rappresenta dunque la tensione sul conduttore i-esimo rispetto al conduttore di riferimento (pedice
0) sul piano trasversale considerato (e raffigurato nella pagina scorsa). Sostituendo:
et = A+ e z + A e + z t
Si ha:
Vi ( z ) = A+ e
+ A e
+ z
P0
) d = ( A e
t
+ A e + z
) ( ) = ( A e
i
+ A e + z i
Li Pi
Ponendo allora:
Vi + = A+ i
Vi = A i
(compare il pedice i perch chiaramente ogni conduttore ha un suo potenziale rispetto al
conduttore 0 di riferimento)
Si ha
Vi ( z ) = Vi + e z + Vi e + z
Vm ( z ) tensione tra conduttore m e conduttore di riferimento ( 0 )
h
li
Stokes
dl ht dl =
g ( z ) t n dl + t n e dl = g ( z ) t2 dS = 0
li
li
li
S = 0 !!
funzione
della sola z
deriva dal segno meno (che ora diventato +):
+) pari a n
(S la superficie
ficie chiusa racchiusa dalla linea chiusa5 scelta)
Dunque abbiamo appena dimostrato
I i ( z ) = ht dl
li
sostituiamo e otteniamo:
1
I i ( z ) = ( A+ e z A e + z )
li
t ( k )
dl =
( A+ e z A e + z ) t n dl
li
Se ora prendiamo
iamo lespressione del potenziale in un generico punto avente coordinate ( x1 , x2 ) e
mettiamo in evidenza la dipendenza dalle
da
caratteristiche geometriche ed elettriche
e
e
dallalimentazione, possiamo formulare questa espressione:
numero di
conduttori
caldi
potenziale in direzione
trasversale
( x1 , x 2 )
j =1
parte riguardante
la gometria e le caratteristiche parte dipendente
della sezione trasversale
dall'alimentazione
F j ( x1 , x 2 )
Facciamo ora in modo che le funzioni Fj ( x1 , x2 ) , che devono soddisfare lequazione di Laplace e
essere definite sul piano trasversale, soddisfino le seguenti condizioni al contorno per ogni
generico conduttore:
t2 Fj = 0 (Laplace)
j = 1, 2, ..., m
F j = 1 sul contorno del conduttore j
conduttor i j
F j = 0 sul contorno degli altri conduttori
Assegnando questi valori6, abbiamo introdotto una normalizzazione. Ora possiamo conoscere
lespressione del potenziale ( x1 , x 2 ) per ogni conduttore:
5
t2 ( x1 , x2 ) = 0 (Laplace)
per le x1 , x2 conduttore 1
( x1 , x 2 ) = 1
per le x1 , x 2 conduttore 2
( x1 , x 2 ) = 2
( x1 , x 2 ) = m
per le x1 , x 2 conduttore m
(7)
li
diventa
Ii (z ) =
( A+ e z A e + z ) t F j j n dl
j =1
li
1
Ricombinando i termini:
m
( A+ e z A e + z ) t F j n dl j
j =1 l
i
Moltiplicando e dividendo per (8):
m
1
Ii (z ) =
( A+ e z A e + z ) j t F j n dl
j =1
li
Ii (z ) =
li
Si ha:
Ii (z ) =
( A+ e z A e + z ) jCij
j =1
t2 Fj = 0 (Laplace)
j = 1, 2, ..., m
F j = 1 per il conduttore j
In pratica, trovandoci sul conduttore j, abbiamo azzerato tutti i potenziali tranne quelli di tale conduttore j. Se siamo sul
conduttore 1, quindi, avremo semplicemente 1 , e tutti gli altri termini F 2 , F 3 , etc. sono tutti azzerati.
2
Da qui pare ancora pi evidente che le funzioni F dipendono soltanto dalla geometria della struttura: bisogna infatti vedere dove
si estendono i conduttori, che forma hanno e che spazio occupano nella sezione trasversale per poter avere lespressione completa
di ( x1 ,x2 ) . Nel sistema appena mostrato, il potenziale ha un diverso valore, dipendente dallalimentazione, in base a in quale
7
conduttore ci troviamo (ovvero dove ci troviamo - e il dove dipende chiaramente dalla forma).
Questa costante ci permetter di distinguere fra casi TEM e casi non-TEM: nel caso TEM, infatti, costante e possiamo portarla
fuori dallintegrale.
et = t Fj 1V
(9)
t Fj n dl
li
t Fj 1V
Cij
C 1V q
et ij
Teorema di Gauss
che Cij 1V rappresenta la carica per unit di lunghezza posseduta dal conduttore i-esimo nella
situazione considerata (cio quando tutti i conduttori sono azzerati tranne il conduttore j-esimo,
che sta a 1 V).
Poich poi il solo conduttore j-esimo a potenziale positivo, e gli altri a potenziale nullo, si avr:
C jj > 0
(cio il conduttore j-esimo ha carica positiva
quando lunico ad essere messo a 1 V)
Cij 0
(i j )
(cio i conduttori diversi da j hanno carica negativa
quando il conduttore j lunico ad essere messo ad 1 V)
Inoltre, per il teorema di reciprocit10 (essendo il mezzo lineare e isotropo, e quindi reciproco),
devessere:
Cij = C ji
Infine, si osservi che, poich il sistema di conduttori in esame si suppone isolato (cio nientaltro si
suppone esistere nello spazio se non i conduttori stessi), la sua carica totale devessere nulla, cio:
m
C
i =0
ij
=0
Ne deduciamo che, nella matrice C0 (simmetrica, perch abbiamo detto che Cij = C ji ) formata da
tutti i coefficienti C
C11 C12 C1m
C0 =
Cm1 Cmm
i termini positivi C jj > 0 stanno tutti sulla diagonale, mentre tutti gli altri (i Cij 0 ) sono negativi.
Inoltre, si ha che:
m
C jj Cij
i =1
i j
j =1
In soldoni: se il mezzo a reciproco rispetto al mezzo b, leffetto che le sorgenti di a hanno sul campo provocato da b uguale a
quello che le sorgenti di b hanno sul campo provocato da a.
11 Questo fatto ha grande importanza in sede di progetto perch consente di giudicare se una matrice capacit ottenuta come
risultato di un procedimento di sintesi corrisponde o meno a una linea a pi fili fisicamente realizzabile.
10
Vi + = A+ i
Vi = A i
Allora si ha:
Ii (z ) =
( A+ e z A e + z ) jCij =
j =1
e z
CijV j +
j =1
e z
C V
j =1
ij
ij j+
CijV j
j =1
j =1
V
V+ = 2 +
V m +
V1
V
V = 2
V m
1
1
C0 V+ e z C0 V e z
I ( z ) =
Quindi si pu costruire anche un vettore di correnti I, contenente tanti elementi quanti sono i
conduttori (meno quello di riferimento). Siccome abbiamo calcolato le tensioni e le correnti grazie
alla conoscenza di Et e Ht , risulta dunque possibile, per un modo TEM, calcolare i vettori I e V se
si a conoscenza dei modi della struttura. Se ora deriviamo rispetto a z:
dV ( z )
1
d z = C 0 I( z )
d I( z ) = C 0 V ( z )
d z
Essendo:
c
= j +
= j
12
(13)
i =0
i = 0 j =1
j =1
i =0
=0
Se
m
I (z) = I
i =0
(z ) + Ii ( z ) = 0
i =1
Allora, portando di l dalluguale, scopriamo che sul conduttore freddo circola la corrente:
m
I 0 ( z ) = I i ( z )
i =1
13
Possiamo scrivere:
dV ( z )
1
d z = C 0 I( z )
d I( z ) = C 0 V ( z )
d z
dV ( z )
C 01 I( z )
d z = j
L0
c
d I( z )
d z = j C 0 + C 0 V ( z )
G0
dV ( z )
d z = j L 0 I( z )
d I( z ) = ( G + jC ) V ( z )
0
0
d z
L 0 = C 01
con
c
G 0 = C 0
G0 =
0
Le equazioni dei telegrafisti costituiscono una particolare formulazione che si pu dare alle
equazioni di Maxwell quando si considerano i soli modi TEM. Di fatto le equazioni dei telegrafisti
sono equivalenti alle equazioni di Maxwell in quanto forniscono le stesse informazioni, poich
dalla descrizione del comportamento elettromagnetico della struttura in termini di tensioni e di
correnti si pu risalire a quella in termini di campo elettromagnetico e viceversa.
Osservando i vettori di tensione e di corrente
V ( z ) = V+ e z + V e z
1
1
C0 V+ e z
C0 V e z
I ( z ) =
Yc =
C0 = Zc1
z
+ z
I ( z ) = Yc V+ e V e
Insomma, stanno rispuntando fuori tutte le quantit che gi conoscevamo per lo studio dei circuiti
classici. Daltronde, giunti a questo punto, facile notare che il parallelismo con le equazioni di
Maxwell fortissimo: effettuando infatti le seguenti sostituzioni
d
dz
I(z ) h
Nuove quantit
V (z)
C0
G0
L0
Vecchie quantit
1
z
+ z
k t
ht = A+ e A e
2) che legano la tensione con le costanti complesse che dipendono dal carico e dal
generatore:
Vi + = A+ i
Vi = A i
3) che esprimono il potenziale in base allalimentazione e alle caratteristiche geometriche
della rete:
( x1 , x 2 ) =
F (x ,x )
j
j =1
Otteniamo:
m
z
+ z
e
=
A
e
+
A
e
t F j ( x1 , x 2 ) j
t
j =1
m
h = 1 A e z A e + z k
t F j ( x1 , x 2 ) j
t
+
j =1
Vj
Vj+
m
e = A e z + A e + z F
j
t
+ j
t j
j =1
V
V
j
j+
1 m
z
+ z
ht = A+ j e A j e
k t F j
j =1
Siamo quindi giunti allespressione del campo elettrico e magnetico per i modi TEM in una linea a
m conduttori
et = V j + e z + V j e z t Fj
j =1
ht =
(V
j =1
j+
e z V j e z k t F j
Si noti che, come conseguenza di queste ultime equazioni, il campo elettromagnetico risulta
espresso come sovrapposizione di onde TEM del tipo:
(
1
= (V
)
)k F
etj = V j + e z + V j e + z t Fj
htj
j+
e z V j e + z
Una qualunque di queste onde non esprimibile come combinazione lineare delle rimanenti. Si
pu quindi affermare che una linea a m fili capace di sostenere m modi trasversali tra loro
linearmente indipendenti.
comunque intuitivo il fatto che, se permane il parallelismo con le equazioni di Maxwell e le relazioni fondamentali che
regolano il funzionamento dei circuiti a costanti
costan concentrate e se come abbiamo detto i modi TEM sorretti dalla struttura sono
tutti indipendenti, possiamo calcolare separatamente la potenza di ognuno di essi tramite le formule in cui compaiono i
componenti dei vettori delle tensioni e delle correnti.
correnti. Alla fine, sommando tutto, si trova la potenza complessiva.
Comunque sia, sostituendo le seguenti equazioni nellespressione del vettore di Poynting
et = A+ e z + A e + z t
1
A+ e z A e + z k t
h t =
la dimostrazione rigorosa la seguente (S la sezione trasversale del mezzo interposto fra i conduttori):
*
1
1
1
Pc ( z ) = e t h t* k d S = f ( z ) g * ( z ) ( t ) ( k t ) k d S = f ( z ) g * ( z ) t t * d S
2 S
2
2
S
S
1
z
+ z
g ( z ) = A+ e A e
*
t t d S =
*
t t
) dS
Stokes m
n d l
j=0 l
j
f ( z ) j = Vj ( z )
I j ( z ) = g ( z ) t n dl
lj
1 m
) j g * ( z ) t *n dl
f( z
2 j =0
lj
Vj
I * (z)
I j (z)
= t n dl
l j
g ( z )
trovati i C0 possiamo
siamo calcolare la conduttanza G0 (che incarna il trascurabile passaggio di
corrente attraverso il dielettrico che avvolge i conduttori)
conduttori)
c
G0 = C0
L0 =
C0
V ( z ) = I ( z ) = Zc I ( z ) =
I (z )
Yc
C0
Come sappiamo, una volta che abbiamo in mano V e Z, facile calcolare
alcolare la potenza attiva. Dunque
facciamolo:
1
2
1
Re Zc II * = Re {Z c } I
2
P = Re VI * = 2
2
1 Re VY *V = 1 Re Y * V 2 = 1 Re {Y } V 2
c
c
c
2
2
2
In presenza di piccole perdite nei conduttori, si pu ritenere che gli elementi G0 , C0 , L0 del
{ }
{ }
Ricordiamoci poi le espressioni della costante di fase e di attenuazione che abbiamo calcolato
quando abbiamo studiato il metodo perturbativo:
2
RI
P
1
1
R
costante di attenuazione m = L =
=
2
2P 2 Re {Zc } I
2 Re {Z c }
2
1
Li I
4
Um
1 Li
=
=
2
1
P
2 Re {Zc }
Re {Z c } I
2
Ora abbiamo tutti gli elementi per esprimere sia R che Li :
costante di fase =
m =
1
R
2 Re {Z c }
1 Li
2 Re {Zc }
R = 2 m Re {Zc }
Li =
Re {Zc }
dove
t2 Fi = 0 (Laplace)
Fi = 1 per il conduttore i
F = 0 per gli altri conduttori l i
i
Il problema che i modi cos ricavati sono tutti degeneri e quindi non ortogonali. Dobbiamo quindi
impegnarci per trovare una m-upla di modi TEM della linea che siano due a due mutuamente
ortogonali anche in presenza di conduttori imperfetti.
Dato che le espressioni dei campi elettrico e magnetico (trasversali) poco fa espresse costituiscono
un insieme completo, facciamo la scelta di riesprimere le stesse quantit, ma con dei coefficienti
diversi xqi :
m
Etq = x qi Eti
i =1
m
Htq = xqiHti
i =1
Se ipotizziamo il fatto che il campo abbia una legge di dipendenza dalla coordinata assiale del tipo
e z
si ha la seguente espressione per i campi associati:
etq = e
q z
h =e
q
t
x
i =1
q z
qi
Eti
x
i =1
qi
Hti
q = + mq + j mq
Il vettore xq dei coefficienti xqi ha un significato fisico ben preciso: esso rappresenta il vettore
delle tensioni associate alle Etq , Htq sul piano z = 0
(15)
( )
( )
1
Rs J sp Jqs
2 l
( )
c
etp etq
2 S
dl = 0
dl = 0
in presenza del solo modo q (potenza Pq ) tra le potenze attive dissipate nel dielettrico e nei
conduttori e la potenza attiva trasportata valga una condizione del tipo
Pdq
PLq
q =
+
2P q 2P q
Pdq + PLq 2 q P q = 0
perdite nei
conduttori
perdite nel
dielettrico
2
1 1
T 1
x p G 0 + PL q Re C0 xq = 0
MT 1 G + P Re 1 1 C x = 0
0
L
q
0
q
2
15
Infatti se prendiamo le
etq = e
q z
htq = e
x
i =1
q z
qi
Eti
x
i =1
qi
Hti
A questo punto passiamo alla rappresentazione matriciale dei modi TEM modificati: in
presenza del modo p e indicando con V p+ e V p le ampiezze complesse della componente
progressiva e regressiva del modo p-esimo, le distribuzioni di tensioni e correnti sui conduttori in
presenza di questo modo si scrivono:
(
(z ) = ( V
Vp ( z ) = V p + e
Ip
p+
p z
pz
+ Vp e
Vp e
)x
)Yx
+ pz
+ pz
V ( z ) = Vp ( z )
p =1
I ( z ) = Ip ( z )
p =1
V (z ) = M e
I ( z ) = Yc M e
V+ + e V
V+ e V
z
con
e z
e 1z
=
0
p z
m z
e
CAPITOLO 6
Linee di trasmissione, parte seconda
6.1 Dalla propagazione TEM alla propagazione quasi-TEM
Nel capitolo precedente si sono studiate le linee di trasmissione a pi fili come strutture capaci di
sostenere onde trasversali elettromagnetiche e si visto che del loro comportamento si pu dare
una descrizione circuitale rigorosa. In particolare si messo in evidenza che soluzioni TEM delle
equazioni di Maxwell possono esistere solo se il dielettrico interposto tra i conduttori perfetti
omogeneo. Questa condizione dunque necessaria anche per la validit del circuito equivalente
della linea.
Ahim, in molti casi di interesse tecnico si condotti a considerare strutture cilindriche la cui
configurazione simile a quella delle linee di trasmissione propriamente dette, ma che non
possono sostenere modi TEM poich per esse la condizione di omogeneit del dielettrico risulta
violata. Queste guide si diranno dora in avanti strutture quasi-TEM.
Laffinit strutturale tra le due classi di mezzi trasmissivi, TEM e quasi-TEM, fa intuire una
fondamentale somiglianza del comportamento, almeno sotto certe ipotesi limitative, e in
particolare suggerisce la possibilit di applicare anche alle strutture quasi-TEM i concetti circuitali
propri delle linee di trasmissione. In generale ci risulta possibile grazie alla capacit delle
suddette strutture di sostenere modi quasi-TEM, i quali a frequenze sufficientemente basse
godono di propriet analoghe a quelle dei modi TEM propriamente detti, ovvero:
frequenza di taglio pari a zero;
distribuzione trasversale di campo che approssima una distribuzione statica;
componenti assiali delle intensit di campo piccole rispetto a quelle trasversali.
In queste condizioni possibile definire tensioni e correnti su ogni sezione trasversale con
incertezza trascurabile e quindi estendere alle strutture quasi-TEM il concetto di descrizione
circuitale.
6.2 Linee di trasmissione non omogenee
Consideriamo una linea di trasmissione a m fili pi massa,
costituita da m + 1 conduttori elettrici1 perfetti in un mezzo
non omogeneo; in figura, infatti, si vede la presenza di due
dielettrici: uno di colore bianco (costante 0 ) e laltro di
colore rosa (costante 01 ). La linea tratteggiata quella
delle linee di forza del campo magnetico2, le frecce
raffigurano invece il campo elettrico. Si nota che soltanto queste ultime passano attraverso il
mezzo rosa: ci aspettiamo dunque, rispetto al caso semplicemente TEM, una uguale relazione per
il campo magnetico (il mezzo omogeneo rispetto ad H) e un differente problema per il campo
elettrico (il mezzo non omogeneo rispetto ad E).
Per semplificare la trattazione si supporr di avere un mezzo privo di perdite (c = 0) e di lavorare
ad una pulsazione relativamente bassa. Prendiamo le stesse relazioni gi viste nel capitolo 1:
1
2
In queste condizioni (siamo sempre nella banda di frequenze relativamente verso i valori bassi) si
dimostra che esistono soluzioni tali per cui si ha:
Et Ez 0
Et Et 0
(appr. al secondordine)
H
Ht H z 0
t0
t
(dove Et 0 e Ht 0 sono i termini noti dello sviluppo di Mac Laurin)
Sostituendo nelle prime due equazioni del sistema soprastante, e ipotizzando di trovarci presso la
continua ( = 0), si ha:
t Ht 0 = j c Ez k
t Et 0 = j H z k
t Ht 0 = 0
t Et 0 = 0
Questo sistema di equazioni analogo a quello valido per un modo TEM a frequenza qualsiasi.
Daltra parte, questa condizione fra quelle richieste per poter parlare di conservativit e
introdurre i potenziali:
Et 0 = t ( potenziale scalare elettrico)
Ht 0 = t
h = 0
Siccome in un regime quasi-TEM si ha :
3
e Et 0 e j z
h Ht 0 e j z
Sostituiamo e otteniamo:
(
(H
)
)=0
Et 0 e j z = 0
t0
e j z
( t + z ) ( Et 0e j z ) = 0
( t + z ) ( Ht 0e j z ) = 0
t Et 0 = 0
t Ht 0 = 0
si ha immediatamente:
t Et 0 = 0
t Ht 0 = 0
t t = 0
t t = 0
1
t2 + t t = 0
t2 = 0
Ne consegue che soluzione dellidentico problema di valori al contorno che si avrebbe per il
potenziale scalare magnetico di un campo TEM (in senso rigoroso) in dielettrico omogeneo,
= j
mentre soddisfa un problema diverso. In altre parole, mentre Ht 0 coincide con la funzione di
modo magnetica di unonda TEM che si potrebbe propagare lungo la struttura in esame se il
dielettrico fosse omogeneo, questo non vero per Et 0 .
6.3 Calcolo delle tensioni
A questo punto dobbiamo ripetere
etere il ragionamento gi effettuato nel capitolo 5, trattandolo per
dal punto di vista dei modi quasi-TEM.
quasi
Consideriamo dunque un regime
elettrico associato ad un solo modo
quasi-TEM
TEM puramente progressivo che si
propaga lungo la linea.
Prendiamo la terza
terz equazione del nostro
famoso sistema
k Et + k t Ez = j0Ht
e moltiplichiamo vettorialmente ambo i
lati per e j z k :
e j z ( k k Et + k k t Ez ) = e j z k j0Ht
A questo punto ci ricordiamo dellidentit vettoriale
k ( k a t ) = a t
e dellassenza di perdite
= j
e scriviamo:
e j z ( j Et t Ez ) = e j z k j0Ht
Se ora integriamo entrambi i membri tra Pi e P0 lungo la linea Li , tenendo conto del fatto che
ch il
termine contenente Ez d valore nullo in quanto abbiamo specificato
specificato che nel caso quasi-TEM
quasi
si ha
Et E z 0
Ht H z 0
otteniamo:
Po
j e j z Et dl =
Li Pi
j e
Po
j e
j z
k Ht dl
Li Pi
j z
Po
dl = j0
Li Pi
Po
j z
k Ht dl
Li Pi
Se ora poniamo
e
j z
Po
dl Vi ( z )
Li Pi
Po
Li Pi
j z
k Ht dl
Po
d
d
j z
V
z
=
j
e
k
d
l
( i ( ) ) dz 0
t
dz
P
Li i
d
d j z o
j
V
z
=
j
e
k
d
l
( i ( ))
0
t
dz
dz
P
Li i
jj
dVi ( z )
dz
=
jj 0 e
j z
dVi ( z )
dz
= j0e
d o
k Ht dl
dz Pi
Li
Po
j z
k H
dl
Li Pi
applicata la permutazione ciclica
del prodotto misto
dVi ( z )
dz
= j0 e
Po
j z
dato che k = n
n dl
Li Pi
Poich la Ht la stessa che avremmo in un modo TEM (abbiamo detto che le cose non cambiano
per il campo magnetico), si ha (senza dimostrazione) che:
siccome
Ht Ht 0
L
H
ik t 0 dl
Po
Ht n dl =
k =1
Li Pi
lk
I k ( z ) e j z Ht dl
lk
dVi ( z )
dz
j Lik e j z Ht 0 dl = j Lik I k ( z )
k =1
lk
k =1
Ik ( z )
dV ( z )
j L0I ( z )
dz
Quindi, a partire da una linea quasi-TEM e per quanto riguarda le tensioni, ci siamo ricondotti ad
una linea TEM: fatte le dovute ipotesi (basse frequenze, etc), insomma, le relazioni che
riguardano il caso TEM (dielettrico omogeneo) possono approssimare quelle che concernono il
caso quasi-TEM (dielettrico non omogeneo).
4
t Et = j H z k
k Et + k t Ez = j Ht
k H + k H = j E
t
t
z
c t
e ripetiamo lo stesso identico ragionamento del paragrafo 6.3, moltiplicando vettorialmente ambo
i lati per e j z k :
e j z k k Ht + k t H z = j c e j z k Et
= j
e j z ( j k k Ht + k k t H z ) = j c e j z k Et
e j z ( j Ht t H z ) = j c e j z k Et
Se ora integriamo entrambi i membri tra Pi e P0 lungo la linea Li , tenendo conto del fatto che il
termine contenente Ez d valore nullo in quanto abbiamo specificato che nel caso quasi-TEM si ha
Et Ez 0
Ht H z 0
e della relazione espressa nel paragrafo 6.3
I k ( z ) e j z Ht dl
lk
otteniamo:
e
j z
Po
j H
+ t H z dl = e
Li Pi
j e
Po
j z
j k E
c
dl
Li Pi
j z
Po
dl = je
j z
Po
kE
c
Li Pi
dl
Li Pi
Ii ( z )
Po
j I i ( z ) = je j z
kE
c
dl
Pi
Li
applicata la permutazione ciclica
Po
j I i ( z ) = j e j z
( E
c
n ) dl
dato che k = n
Li Pi
d
d
j z
j I ( z ) =
j e
P ( c Et n ) dl
dz
dz
Li i
Po
dI ( z )
j z d
j
= j j e
( c Et n ) d l
dz
dz Pi
Li
dI ( z )
dz
= j e
j z
P c Et 0 n dl
siccome
i
Et Et 0
Li
Po
Adesso facciamo una cosa furba: riabilitiamo le condizioni al contorno relative al potenziale
scalare elettrico , che possiamo esprimere cos
m
= k Fk
k =1
essendo Fk una funzione adimensionale delle coordinate trasversali definita come segue
1
2
t Fk = t t Fk
(k = 1, 2, , m)
Fk = 1 sul contorno del conduttore k
F = 0 sul contorno del conduttore i k
k
Quindi sfruttiamo la
Et 0 = t
e riscriviamo:
dI ( z )
dz
= j e
Po
( E
j z
dI ( z )
dz
t0
n ) dl = j e
j z
dz
n dl
t
Li Pi
= j e j z
dI ( z )
Po
Li Pi
(5)
Po
k =1
Li Pi
m
ct k Fk n dl
= j k e
Po
j z
k =1
F
c
n dl
Li Pi
Daltra parte
Vi ( z ) e
Po
j z
t0
dl = e
j z
Li Pi
Po
dl = e
t
j z
Li Pi
Di conseguenza:
dI ( z )
= j CikVk ( z )
dz
Che diventa, in notazione matriciale:
(k = 1, 2, , m)
k =1
dI
= j CV ( z )
dz
(6)
Notiamo come questa volta gli Fk debbano soddisfare una equazione di Laplace non omogenea (cosa che non
accadeva nel capitolo 5).
6 Ricordiamo che la matrice capacit stata ottenuta a partire dalla funzione potenziale in condizioni di mezzo non
omogeneo; la matrice induttanza, invece, stata calcolata in condizioni di mezzo omogeneo.
5
dV ( z )
dI
= j CV ( z )
dz
dz
e quindi formalmente identiche a quelle valide per la propagazione TEM in senso stretto in un
mezzo omogeneo privo di perdite. La differenza sostanziale tra i due casi consiste nel fatto che,
mentre la matrice induttanza resta la stessa, la matrice capacit deve essere calcolata tenendo
conto della disomogeneit del mezzo. A parte questo, tutte le considerazioni svolte in precedenza
a proposito del comportamento circuita delle linee e pi fili in regime TEM continuano ad essere
valide per le linee non omogenee nel campo di funzionamento quasi-TEM.
Anche in questo caso, le equazioni dei telegrafisti test illustrate sostituiscono a tutti gli effetti le
equazioni di Maxwell ai fini della descrizione dei modi.
Infine, ancora possibile descrivere un circuito equivalente per la propagazione quasi-TEM inteso
nello stesso senso gi discusso nel capitolo scorso (vedremo meglio questo aspetto pi avanti).
= j L0I ( z )
I ( z ) = I0 e z
V0 = jL0I0
I 0 = j CV0
2 V0 = 2L0CV0
V0 = j L0 j
2 V0 + 2 L0CV0 = 0
Im + 2L0C V0 = 0
= + j = j
vp
( v p la velocit di fase)
Per cui si ha:
det 2 Im + 2L0C = 0
v
1
det L0C 2 Im = 0
vp
Si noti che ai due valori opposti ( ) corrisponde la stessa soluzione, cio la stessa distribuzione di
tensioni. Si pu allora affermare che una linea a m fili con dielettrico non omogeneo in grado di
sostenere m modi quasi-TEM linearmente indipendenti e aventi in generale costanti di
propagazione distinte.
Inoltre, notiamo che gli inversi dei quadrati delle velocit di fase di tali modi, cio
1
v2p
sono gli autovalori della matrice L0C , e quindi dipendono esclusivamente dalle caratteristiche
della linea e non dalla frequenza, in accordo col carattere quasi-TEM dei modi stessi.
Dal punto di vista intuitivo, facile rendersi conto della ragione della diversit delle velocit di
fase dei modi quasi-TEM (questo aspetto ha un risvolto importantissimo: in virt della
= j = j
vp
i modi quasi TEM avranno diverse costanti di propagazione, quindi non saranno degeneri e non ci
sar quindi bisogno di normalizzarli). Essendo il dielettrico non omogeneo, lenergia trasportata
dal generico di tali modi si ripartisce in diverse misure tra le varie regioni dielettriche, le cui
velocit di fase intrinseche sono diverse. Poich in realt la velocit del modo devessere unica, ci
si pu aspettare intuitivamente che leffettiva velocit di propagazione dellenergia sia una media
pesata delle velocit di questultima nelle varie regioni omogenee (frazioni di riempimento).
Poich per un modo trasversale la velocit di propagazione dellenergia coincide con la velocit di
fase v p , la stessa conclusione vale per v p :
N
v p wkv pk
k =1
v2pi
1
L0C 2 Im xi = 0
vp
Im + 2L0C V0 = 0
V0
v p =v pi
= xi
Lautovettore xi assume allora il significato di vettore delle tensioni sul piano z = 0 in presenza del
solo modo i-esimo e fissa, quindi, i valori delle tensioni e delle correnti sui conduttori nella sezione
di alimentazione in presenza del solo modo i-esimo7.
Siccome, ricordiamo, si ha
I 0 = j CV0
j
vp
= j = j
vp
I 0 = j CV0
I 0 = v pCV0
allora
I0
v p =v pi
= v piCxi
Insomma, grazie al principio di sovrapposizione degli effetti, alla fine possiamo esprimere il
campo quasi-TEM della linea come somma di m onde del tipo:
j
z
+j
z
v pi
v pi
xi
V0 vp =vpi = xi
Vi ( z ) = Vi + e
+ Vi e
j
z
+j
z
v pi
v pi
Cxi
I0 vp =vpi = v piCxi
Ii ( z ) = vpi Vi + e
Vi e
v=
vpj
e z =
e p
m z
0
e
v pm
0
x
x p1
xm1
11
M=
x1m
x pm
xmm
x1
xm
xp
I ( z ) = CMv e z V+ e z V
Inoltre, tale autovettore fissa le condizioni al contorno per il potenziale scalare elettrico.
V ( z ) = V+ e z + V e z
1
1
C0 V+ e z C0 V e z
I ( z ) =
V ( z ) = M e z V+
abbiamo:
V ( z ) = Mv 1M 1C1I ( z )
= CMvM 1
(8)
Inoltre, si ha:
CMv = Yc M
z
z
I ( z ) = CMv e V+ e V
ci spunta fuori questa formulazione, pi consueta per noi abituati alle formule
dellelettromagnetismo classico:
V ( z ) = M e z V+ + ez V
z
z
I ( z ) = Yc M e V+ e V
Per confronto, nel caso di dielettrico omogeneo e conduttori perfetti, valgono le:
V ( z ) = e z V+ + e z V
z
z
I ( z ) = Yc e V+ e V
Si passa quindi da un caso allaltro eseguendo le sostituzioni
e z Me z
e z Mez
cio mettendo in conto il fatto che, anzich avere un unico fattore di propagazione, se ne hanno m,
ognuno associato ad una specifica distribuzione di tensioni sui conduttori, rappresentata dal
vettore xi (cio dalli-esima colonna di M).
Ricordiamo che le considerazioni fatte finora valgono soltanto a frequenze basse: oltre una certa
pulsazione limite lim , infatti, i termini della serie di Mac Laurin di grado superiore a 1 iniziano ad
avere influenza:
2
Et Et 0 + Et 2
+ Et 4
+ ...
R
R
prima li trascuravamo;
ora iniziano a farsi sentire!
TEM (guidato)
Qui il modo quasi-TEM
quasi
6.6 Linea TEM associata ad un modo quasi-TEM
In un mezzo omogeneo e privo di perdite, la propagazione di un modo TEM in senso proprio
caratterizzata da due grandezze: velocit di fase e impedenza donda.
d
Se = 0 la permeabilit magnetica del nostro mezzo, che ha anche costante dielettrica relativa
velocit di fase
vp =
impedenza donda
0 0 r
v0
=
= 0 , 0 = impedenza intrinseca del vuoto.
0 r
r
v
v pi =
dove = 0 (permettivit efficace))
v
ieff
pi
Dunque la velocit di fase del modo quasi-TEM
quasi TEM coincide con quella di un modo TEM se
supponiamo che esso si propaghi in un mezzo omogeneo di permettivit relativa pari a ieff .
v0
eff
i
ieff =
= 0
eff
0 i
ieff
A questo punto si supponga, per fissare le idee, che nella struttura non omogenea (
( modi quasiTEM) sia eccitato il solo modo i-esimo
esimo con ampiezza unitaria e regime donda puramente
progressiva.. Il regime elettrico della linea allora espresso dai vettori di tensioni e di correnti:
j
z
v pi
Vi ( z ) = xi e
j
z
v pi
I
z
=
v
Cx
e
(
)
i
pi
i
A queste equazioni sono associate delle funzioni di modo trasversali che si indicheranno con Eit e
Hit . Si prenda ora in esame la struttura omogenea associata e le si attribuisca il valore di
ieff
L = v pi L0
0 0
Il vettore di tensioni associato con la propagazione del modo TEM nella struttura omogenea
dunque espresso da:
ZciIi ( z ) = v L0Cxi e
2
pi
v pi
= xi e
v pi
= Vi ( z )
I ( z ) = I1 ( z ) + I2 ( z ) + I3 ( z )
il vettore delle tensioni e delle correnti che le descrive la sovrapposizione dei vettori di
tensioni
sioni e correnti delle tre seguenti strutture equivalenti (con dielettrico omogeneo modi
TEM):
CAPITOLO 7
Esempi di calcolo di linee di trasmissione
7.1 Linea di trasmissione ordinaria con dielettrico non omogeneo
La linea di trasmissione ordinaria si ha quando m = 1, cio quando abbiamo un solo conduttore caldo
e un conduttore freddo (per un totale di m + 1 = 2 conduttori).
In questo caso si ha che la matrice
x
x p1
xm1
11
M=
x1m
x pm
xmm
x1
xm
xp
V ( z ) = M e z V+ + ez V
z
z
I ( z ) = Yc M e V+ e V
diventano:
j z
j z
vp
vp
V ( z ) = e
V+ + e V
j z
j z
I ( z ) = 1 e vp V+ e vp V
Zc
Come facile immaginare, tutte le matrici si riducono a scalari e una simile sorte tocca anche a
L0 , C0 e C . Si ha:
L0 =
0 0
C0
L0C 2 = 0
vp
vp
L0C = v2p
vp =
1
L0C
C0
0 0C
= v0
C0
C
eff
v
= 0
v
p
v
0
=
C0
v0
C
= C
C0
= j = j
dellimpedenza caratteristica:
Zc =
1
=
vpC
vp
L0
1
=
C v0 CC0
vp
v0
C0
C
See siamo sotto la pulsazione limite (oltre la quale scompare lapprossimazione quasi-TEM)
quasi
sosteniamo m = 2 modi quasi-TEM
TEM aventi velocit di fase
v0
v0
v p1 =
v p2 =
eff 1
eff 2
C22
11
a b
b a
con:
a = L11C11 + L12C12
b = L11C12 + L12C11
I suoi autovalori sono dunque:
1
x2 = = V2 ( z = 0 )
1
Affiancando tali autovettori otteniamo immediatamente la matrice M:
1 1
M=
1 1
e
( L11 + L12 )(C11 + C12 ) C12 C11 1
I2 ( z = 0 ) = vp2Cx2 =
Notiamo immediatamente che:
il modo avente pedice 1
1
V1 ( z = 0 ) =
1
C11 C12 1
C12 C11 1
C11 C12 1
C12 C11 1
I2 ( z = 0 ) =
C11 C12 1
C12 C11 1
j
z
j v z
1
v pE
pE
VE ( z ) = e
VE + + e
VE
j
z
1
1 j vpE z
v pE
I
z
=
e
V
e
V
E( )
E+
E
1
Z
E
dove
ZE =
1
v pE C
L11 + L12
C11 + C12
Si noti che in presenza del solo modo pari la distribuzione del potenziale scalare elettrico
simmetrica rispetto allasse di simmetria della sezione
trasversale, perch tali sono le condizioni al contorno imposte
ad esso. Si ha infatti:
( x , y ) = ( x , y )
( x , y ) = ( x , y )
x
x
Se poniamo x = 0:
( 0, y ) = ( 0, y ) = 0 (2)
x
x
Questa una condizione al contorno notevole, pari a quella che avremmo (sempre con la sola
presenza del modo pari: stiamo infatti studiando la cosiddetta linea del modo pari, non la linea
2
complessiva in cui troviamo anche il modo dispari) se sostituissimo met struttura (ad esempio la
parte di destra) con un conduttore magnetico perfetto. La cosa semplifica molto i calcoli
nellanalisi elettromagnetica perch, in presenza di un modo pari, le
le due met della struttura si
comportano in modo analogo e dunque basta analizzarne soltanto una3.
In maniera perfettamente analoga possiamo prendere in considerazione il secondo modo quasiquasi
TEM (quello dispari, pedice O da odd). In sua sola presenza si ha
j
z
j v z
1
v pO
pO
VO ( z ) = e
VO + + e
VO
j
z
1
1 j vpO z
v pO
e
VO + e
VO
IO ( z ) =
1
ZO
dove ZO pari a:
ZO =
1
v pOC
L11 L12
C11 C12
Si noti che in presenza del solo modo dispari la distribuzione del potenziale scalare elettrico
antisimmetrica rispetto allasse di simmetria della sezione
trasversale, perch tali sono le condizioni al contorno imposte
ad esso. Si ha infatti:
( x , y ) = ( x , y )
( x , y ) = ( x , y )
y
y
Se poniamo x = 0:
( 0, y ) = ( 0, y ) = 0 (4)
y
y
Questa una condizione al contorno notevole, pari a quella
quella che avremmo (sempre con la sola
presenza del modo dispari:: stiamo infatti studiando la cosiddetta linea del modo dispari, non la linea
complessiva in cui troviamo anche il modo pari) se sostituissimo met struttura (ad esempio la
parte di destra) con un conduttore elettrico perfetto5.
Nel caso pi generale, il regime elettrico della linea a due fili sar la sovrapposizione dellonda
pari e dellonda dispari. Indicando con
V1 ( z ) = VE ( z ) + VO ( z )
I1 ( z ) = I E ( z ) + I O ( z )
V2 ( z ) = VE ( z ) VO ( z )
I 2 ( z ) = I E ( z ) IO ( z )
1
x1 =
1
1
x2 =
1
le tensioni e le correnti sui due fili e riscrivendo le matrici relative a tale caso generico
Questo metodo non valido solo in questo caso, ma ogni volta che individuiamo una simmetria in una certa
struttura.
4 Vedi nota 2.
5 Abbiamo derivato rispetto ad y,, non rispetto ad x!
3
1 1
M = x1 , x2 =
1 1
vpE
vp =
0
ZC = Mv p1M 1C1 =
vpO
1 Z E + ZO
2 Z E + ZO
C12
C
C = 11
C12 C11
Z E ZO
Z E + ZO
E O
V2 ( z ) = VE ( z ) VO ( z )
I 2 ( z ) = I E ( z ) IO ( z )
sulla sezione iniziale e terminale. Queste equazioni danno luogo a condizioni al contorno sulle
tensioni e correnti dei modi pari e dispari. Le linee dei modi pari e dispari possono essere studiate
separatamente allo scopo di determinare i rispettivi regimi elettrici tramite le
j
z
j
z
j v z
1
j v z
1
v pE
v pO
pE
pO
VE ( z ) = e
VO ( z ) = e
VE + + e
VE
VO + + e
VO
j
z
j
z
j
z
1
1
1 j vpO z
v pE
v pE
v pO
e
e
VE + e
VE
IO ( z ) =
VO + e
VO
IE ( z ) =
1
1
ZE
ZO
Una volta note, in ogni z,, le tensioni e correnti, siamo in grado di esprimere completamente il
regime elettrico della linea a due fili.
In conclusione, i concetti di linea del modo pari e del modo dispari consentono di ricondurre
qualsiasi problema relativo a una linea simmetrica a due fili a un problema di gran lunga pi
semplice, relativo a due linee a un filo tra loro disaccoppiate salvo che nelle sezioni
sezion di
alimentazione e di carico.
Per chiarire questo discorso si studier ora il regime elettrico di una linea simmetria a due fili in
una semplice situazione circuitale.
Vediamo la situazione in
figura affianco. La linea si
suppone illimitata nel verso
positivo
dellasse
z
e
alimentata nella sezione z = 0
tramite un generatore di
tensione ideale di forza
elettromotrice pari a 2A e
avente pulsazione . Il
generatore connesso al filo
1, mentre il filo 2 a massa.
Il numero A si suppone, com lecito, reale e positivo.
Calcoliamoci subito cosa accade nella sezione dalimentazione con tensioni e correnti:
V ( 0 ) + V2 ( 0 ) 2 A + 0
V ( 0 ) V2 ( 0 ) 2 A + 0
VE ( 0 ) = 1
=
=A
VO ( 0 ) = 1
=
=A
2
2
2
2
Poich la linea adattata, tensioni e correnti dei modi pari e dispari sono espresse da6:
A jE z
IE (z ) =
e
VE ( z ) = Ae j E z
ZE
VO ( z ) = Ae jO z
IO ( z ) =
A j O z
e
ZO
Siccome siamo bravi, possiamo immediatamente calcolarci il regime elettrico che si instaura su
ogni filo:
V1 ( z ) = VE ( z ) + VO ( z ) = A e jE z + e jO z
V2 ( z ) = VE ( z ) VO ( z ) = A e jE z e jO z
1 j E z 1 j O z
1 jE z 1 jO z
I1 ( z ) = I E ( z ) + I O ( z ) = A
e
+
e
I 2 ( z ) = I E ( z ) IO ( z ) = A
e
ZO
ZO
ZE
ZE
Trovati questi valori possiamo esprimere la potenza attiva trasportata dalla linea
lin nella forma:
2
m
1
1
A 1
1
P=
Pi
= VE I E* + VO I O* =
+
2
2
2 Z E ZO
i =1
somma delle potenze
riferite a ciascun
modo
Oppure, ragionando filo per filo (la linea trasporta soltanto potenza attiva perch adattata e
priva di perdite; dunque non ci d alcun fastidio estrarre la parte reale per calcolare la potenza
trasportata singolarmente dai due fili),
fili) si ha:
FILO 1
*
1
1
1 jO z
j O z 1
jE z
j E z
*
2
P1 = Re V1 I1 = Re A e
+e
e
+
e
=
2
2
Z
Z
E
O
1 j E z + j E z 1 j O z + j E z 1 + j O z j E z 1 + j O z j O z
A2
=
Re
e
e
+
e
e
+
e
e
+
e
e
=
ZE
ZO
ZO
2
ZE
2
2
1
A
1
1 A 1
1
+ j z 1
2 E O
=
Re
+
+ e ( E O)
+
+
z
=
Re 1 + cos ( ( E O ) z ) = P cos
2
2
ZE ZO
ZE ZO 2 ZE ZO
FILO 2
*
1
1
1 jO z
j O z 1
jE z
j E z
*
2
P2 = Re V2 I 2 = Re A e
e
e
=
2
2
ZO
ZE
1 jE z + jE z 1 jO z + j E z 1 + jO z jE z 1 + jO z jO z
A2
=
Re
e
e
e
e
e
e
+
e
e
=
2
ZE
ZO
ZO
ZE
2
2
1
A
1
1 A 1
1
+ j z 1
2 E O
=
Re
+
e ( E O)
+
+
=
Re 1 cos ( ( E O ) z ) = P sin
2
2
Z E ZO
ZE ZO 2 ZE ZO
Come era logico attendersi, in ogni sezione trasversale la somma delle potenze trasportate dai due
conduttori costante e pari alla potenza P complessivamente trasportata dalla linea. Infatti:
O
O
O
O
P = P1 + P2 = P cos2 E
z + P sin 2 E
z = P cos2 E
z + sin 2 E
z = P
2
2
2
2
Abbiamo quindi scoperto che la potenza P si suddivide in maniera dinamica e con andamento
sinusoidale sui due conduttori.
Nella sezione z = 0 si ha
O
O
P1 = P cos2 E
0 = P
P2 = P sin2 E
0 = 0
2
2
z=
2
2
Questi valori, infatti, rendono pari a 0 il coseno ( potenza filo 1) e pari ad 1 il seno (
( potenza
filo 2). Si ha quindi che lascissa in cui tutta la potenza detenuta dal filo 2 :
z=
E O
=l
2
2
Questo fenomeno ha grande importanza in molte applicazioni tecniche. In certi casi voluto e
viene utilizzato ad esempio per prelevare potenza da un collegamento in misura prefissata
(accoppiatori codirezionali). In altri casi il fenomeno parassita e d luogo a una perturbazione del
corretto funzionamento dei sistemi in cui si verifica. Il caso pi tipico rappresentato dalla
diafonia tra linee parallele in un collegamento telefonico, ma altri casi oggi sempre pi importanti
si verificano nei moderni circuiti integrati, in cui la densit molto elevata di connessioni pu dare
luogo ad accoppiamenti indesiderati non trascurabili (ad es. tra diversi bus dati) nonostante i
piccoli valori delle lunghezze in gioco.
CAPITOLO 8
Linee di trasmissione ordinarie e teoria assiomatica
8.1 Premessa: la rivincita delle grandezze classiche dellelettromagnetismo
Studiando le linee di trasmissione abbiamo analizzato strutture elettromagnetiche in grado di
sostituire i circuiti classici alle alte frequenze.
Per descrivere il regime e.m. allinterno delle
linee di trasmissione abbiamo gi utilizzato le
formule qui riportate a fianco della figura,
oppure abbiamo ragionato in termini di onda
incidente e di onda riflessa, analizzando i vari modi allinterno delle
strutture cilindriche (e formalizzando il rapporto fra porta fisica e porta
elettrica1). Nella realt dei fatti, tuttavia, i parametri L, C, G, R (tipici dei
circuiti per cos dire classici), vengono ancora utilizzati
utilizzati anche per
descrivere le realt pi complesse e, per cos dire, sono tornati in auge.
Vediamo, di seguito, come sia possibile effettuare questo tipo di analisi
nelle linee di trasmissione ordinarie.
ordinarie
8.2 Generalit:: teoria assiomatica della linea di trasmissione ordinaria
Le linee di trasmissione ad un filo o ordinarie costituiscono un caso particolare (m
( = 1) delle linee a
m fili gi trattate: tuttavia, per la loro importanza, verranno in questo capitolo separatamente
trattate.
In questo caso abbiamo solamente due conduttori: uno caldo e laltro freddo (cio posto a massa)2.
Com noto, si pu rigorosamente parlare di circuito
equivalente della propagazione in una struttura
cilindrica a un filo pi massa solo in presenza di un
modo TEM; abbiamo per illustrato come possiamo
in realt farlo anche in presenza di modi quasi-TEM,
quasi
ma solo facendo unapprossimazione (tanto migliore
quanto pi bassa la frequenza).
Vediamo in figura affianco il circuito equivalente
e
per
lo studio di un modo TEM (e,
( per quanto abbiamo
gi detto, anche di un modo quasi-TEM):
quasi
esso
rappresenta uno spezzone infinitesimo dz
d di linea di
trasmissione ordinaria.
L (induttanza
induttanza per unit di lunghezza)
lunghezza rappresenta sia le propriet autoinduttive del circuito
(che, in assenza di perdite, sono lunico contributo che genera L)) sia, se vi sono perdite,
laccumulo di energia allinterno dello spezzone di linea di trasmissione;
R (resistenza
resistenza per unit di lunghezza)
lunghezza rappresenta le perdite ohmiche: i conduttori, infatti,
hanno una conducibilit cm finita (e non infinita, come nel caso ideale);
Tale rapporto di 1 a 1 nella propagazione monomodale.
monomodale
In realt esistono anche linee di trasmissione in cui nessuno dei due conduttori a potenziale di terra: in genere si tratta di
configurazioni simmetriche in cui in ogni sezione trasversale i due conduttori hanno tensioni rispetto a massa opposte in segno,
seg
ma
uguali in valore assoluto (linee bilanciate).
1
2
G (conduttanza
conduttanza trasversale per unit di lunghezza),
lunghezza associata alle perdite nel dielettrico
dovute alla sua conducibilit cm non nulla (e non pari a zero, come nel caso ideale);
C (capacit
capacit per unit di lunghezza)
lunghezza) dovuta agli accoppiamenti capacitivi e agli effetti gi
illustrati nei capitoli precedenti.
Questi quattro parametri (L,
L, R, G, C)
C sono detti parametri primari della linea e dipendono dalla
pulsazione .
Definite tali quantit di base possiamo poi enunciare:
limpedenza della linea per unit di lunghezza:
lunghezza
Z = R + j L
lammettenza della linea per unit di lunghezza:
lunghezza
Y = G + j C
Da qui la definizione di un analogo circuito equivalente, in cui sono
presenti soltanto lammettenza in parallelo e limpedenza in serie (v.
figura a sinistra).
Fatte queste precisazioni, le equazioni dei telegrafisti diventano:
dV
dz = ZI
dI = YV
dz
Ai fini della presente trattazione, queste equazioni sostituiscono quelle di Maxwell.
Continuando nella nostra carrellata di parametri, definiamo
d
poi limpedenza
impedenza caratteristica della linea:
linea
Z
R + j L
Zc
=
Y
G + jC
Nel caso generico,
enerico, cos si esprime la costante di propagazione:
( ) costante di attenuazione
( ) = ( ) + j ( )
( ) costante di fase
Essa pari a:
= + j = ZY =
Se ora eleviamo al quadrato:
(3)
( R + j L )(G + jC )
2 2 = ( R + j L )(G + jC )
=
RG
2 LC
RC + LG )
+ j (
parte
reale
parte immag.
2 + j 2
parte reale
parte immaginaria
2 = ( RG + LC )
Per quanto riguarda i conduttori, possiamo scrivere le seguenti relazioni
relazion per le tensioni e le
correnti
V ( z ) = V+ e z + V e z
= ZY
1
z
z
I ( z ) = Z V+ e V e
c
dove:
V p ( z ) = V+ e z la parte progressiva dellonda;
Le relazioni che legano la costante di fase e di ampiezza alla pulsazione sono non lineari e quindi abbastanza complesse.
a Pi (potenza incidente)
b Pr (potenza riflessa)
(4)
dove vp la velocit di fase dellonda. Lo sfasamento angolare nelle stesse condizioni invece:
l = 2
Lunghezza elettrica
ove la lunghezza donda.
Nei casi pratici, una linea non si estende da z = a z = , ma caricata, vale a dire interrotta, in
una data sezione (sezione di carico) e quivi connessa ad una rete elettrica monoporta: si studier il
regime elettrico impostando lorigine del riferimento assiale (z = 0) presso tale sezione di carico.
Si ha, per z = 0:
V+
= aL
a ( 0 ) =
Z
c
b ( 0 ) = V = b
L
Zc
Vp ( 0 ) = V+
Vr ( 0 ) = V
(0 ) = L =
V bL
=
V+ aL
Per cui:
V ( z ) = V+ e
+ V e
1
j z
V e j z
I ( z ) = Z V+ e
c
j z
j z
V
V ( z ) = ZC + e j z +
Z
1 V+ j z
I
z
=
(
)
ZC ZC
V ( z ) = Z( z ) I ( z )
b ( z) = (z) a (z)
e j z
ZC
V j z
e
ZC
V ( 0 ) = ZC a ( 0 ) + b ( 0 )
1
I (0) =
a ( 0 ) b ( 0 )
Z
C
Per cui:
aL + bL
V ( 0 ) = aL ZC
= aL ZC 1 + L
a
L
I 0 = aL aL bL = aL 1
( )
Z C aL
ZC
V ( z = 0)
I ( z = 0)
1 + L
Z = ZL
1 L C
(5)
2
L
2
C
Zc =
C
2C 2 L
Come si vede, compare un termine correttivo del primordine in quadratura (cio moltiplicato per
lunit immaginaria j) col principale. Al denominatore dei termini di tale componente correttiva
compare la pulsazione , cosicch tale aggiunta viene trascurata ad alte frequenze, assumendo
direttamente:
Zc
L
C
Zc
Z
R + j L
=
Y
G + jC
Facendo la formula inversa troviamo unaltra interessante formulazione del coefficiente di riflessione:
L =
ZL ZC
ZL + ZC
Per inciso, si noti che, data una certa linea, non ha senso affermare che essa a basse perdite o meno, se non in relazione al campo
di frequenze in cui la si intende utilizzare
7 Come si vede, la costante di attenuazione non dipende dalla pulsazione se non attraverso i parametri primari.
8 Questo parametro debolmente complesso nel caso di basse perdite.
6
diventa semplicemente:
L
C
(si noti che, in questo caso, tale impedenza una pura resistenza)
la costante di attenuazione = 0 ;
Zc =
j z
b ( z ) = bL
b ( z ) = bL e
Come si vede le onde, propagandosi, modificano solamente la loro fase;
il coefficiente di riflessione diventa:
( z ) = Le
j2 z
( z ) = L
se il carico passivo si ha ( z ) = L 1 ;
Si noti infine che il coefficiente di riflessione periodico (non c da stupirsi: percorre una
Z ( z ) = ZC j
sin z
cos z
= ZC j tan z
10
Provando a graficare landamento dellimpedenza Z(z) in funzione di z (sempre nel caso di linea
cortocircuitata) otteniamo il seguente grafico:
z 0
Z ( z ) = ZC j tan ( z ) = ZC j tan z
jZC z = j
L
LC z = j
Lz = j LS
C
LS
ZC
Ricordiamo infatti che L linduttanza per unit di lunghezza della linea. Tale
approssimazione tanto pi vera quanto corta la linea di trasmissione;
per z =
per
Y ( z ) = jYC tan z
Possiamo perci ripetere tutti i ragionamenti fatti nel caso di cortocircuito, ricordandoci per che
questa volta ci troviamo nel caso duale. Ecco graficata lammettenza in funzione di z
z0
Y ( z ) = YC j tan ( z ) = YC j tan z
jYC z = j
LC z = j Cz
= jCS
L
CS
YC
Ricordiamo infatti che C la capacit per unit di lunghezza della linea. Tale
approssimazione tanto pi vera quanto corta la linea di trasmissione;
per z =
per
Dunque, grazie alle linee di trasmissione, possiamo realizzare delle funzioni elettriche uguali a
quelle che realizzeremmo con un circuito a costanti concentrate.
E che succede se, allascissa z = 0, andiamo a mettere un carico generico resistivo (o anche
complesso)?
In tal caso dobbiamo fare i calcoli tenendo presente che:
cortocircuito
LCC = 1
Z ZC
L = L
ZL + ZC
circuito aperto LCA = 1
Ricordiamo per lennesima
sima volta che il parametro L il coefficiente di riflessione relativo al
carico (z = 0): per sapere qual il coefficiente di riflessione in funzione dellascissa z dobbiamo
utilizzare la relazione:
( z ) = Le
j2 z
(mentre
2
4
logicamente il semiperiodo):
semiperiodo quindi, ad
esempio, se un carico a distanza
comporta
orta come un chiuso, a
si
lo stesso
2
carico si comporter come un aperto (v.
figura a fianco).
Si noti infine che nel progetto della linea (e dello stub) abbiamo diversi gradi di libert:
libert
V ( z ) = V+ e j z + V e j z
1
j z
V e j z
I ( z ) = Z V+ e
c
si ottiene, per L = 0 :
L =
V
V+
(
(
V ( z ) = V+ e j z + L e j z
V+ j z
e
L e j z
I ( z ) =
Zc
)
)
V ( z ) = V+ e j z
V+ j z
I ( z ) = Z e
c
Come si vede, rimane soltanto la componente progressiva (si parla infatti di onda puramente
progressiva):: in tal caso, le ampiezze e le fasi dellonda risultano essere indipendenti dalla struttura
della sezione traversale.
Inoltre, passando nel dominio dei tempi, si nota che la tensione varia sinusoidalmente e con la
stessa ampiezza in ogni sezione:
v ( z , t ) = Re V ( z ) e jt
Non dunque difficile convincerci del fatto che l'inviluppo dell' onda (cio il luogo dei massimi e
dei minimi al variare di z)
individuato da V(z), cio da due rette
parallele all' asse z (v. figura).
Mostriamo ora che possibile
scomporre lespressione della tensione
V(z) in due parti:
una parte progressiva (che, per
rendere lidea, in qualche modo
avanza lungo la linea);
una parte stazionaria (che,
invece, come congelata e
immobile).
Si ha infatti:
j L
j L
j L
j L j z
j z
V ( z ) = V+ e
+ L e e
= V+ e 2 e j z e 2 + L e 2 e j z =
piccolo trucchetto per far tornare i conti
= V+ e
L
2
j z + L
j z + L j z + L
j z+ L
j z + L
j L
e 2 + L e 2 = V+ e 2 1 L e 2 + L e 2 + e 2 =
altro trucchetto che non cambia il valore dell'equazione ma che ci torna molto utile
j z+
j
2
V+ e 2 1 L e
+ 2 L cos z + L = Vp ( z ) + Vs ( z )
2
parte progressiva
parte stazionaria ( usato Eulero )
La parte stazionaria, che abbiamo espresso nel dominio delle frequenze, pu essere ricondotta nel
dominio dei tempi:
j L
2V+ e 2 L cos z + L = VS ( z ) vs ( z , t ) = Re VS ( z ) e jt =
2
Come stato enfatizzato, nel dominio dei tempi la parte stazionaria formalmente caratterizzata
dal prodotto fra una funzione soltanto dipendente da z e unaltra unicamente dipendente da t.
Pertanto la parte stazionaria ha un andamento periodico (sinusoidale) sia nello spazio che nel
tempo, e in ogni sezione si ha un'oscillazione con ampiezza Vs ( z ) , diversa da punto a punto.
Calcoliamoci il modulo quadro di tale ampiezza doscillazione
V (z) = V ( z) V * ( z) =
2
2
2
2
= V+ 1 L + 4 L cos 2 z + L + 2 L cos z + L
2
2
2
2
2
= V+ 1 L + 4 L cos 2 z + L + 4 1 L
2
L
2 1 L cos z + =
2
cos 2 z + L =
2
2
2
2
= V+ 1 L + 4 L cos 2 z + L
2
Vs ( z ) = V+
Ora:
(1 )
L
+ 4 L cos 2 z + L
2
se = 1 (carico reattivo) si ha Vs ( z ) = 2 V+ cos z + L ; ci significa che linviluppo della
2
nostra forma donda sinusoidale e che siamo in presenza di unonda puramente stazionaria,
(della quale si pu vedere un esempio nella figura sottostante):
C da dire che nella realt dei fatti impossibile avere pura progressivit; infatti:
i nostri ragionamenti sono stati fatti con lipotesi che la costante di propagazione porti
soltanto un contributo sulla fase, mentre nella realt ve n anche uno sullampiezza (
presente, cio, una parte reale);
entrambi questi contributi dipendono dalla frequenza: possiamo cio, nei limiti del
possibile, riuscire a realizzare una linea perfettamente adattata ad una certa frequenza,
tuttavia i segnali che ci serve inviare apparterranno sicuramente ad uno spettro di
frequenze pi o meno ampio. Di conseguenza, andiamo a trasmettere frequenze non
contemplate in sede di progetto (e per le quali, magari, non si ha neppure adattamento).
8.5 Potenza
Rimaniamo sempre nel caso privo di perdite e
calcoliamo la potenza attraversante una qualsiasi
sezione z della linea di trasmissione. Utilizziamo
la definizione:
1
P ( z ) = Re V ( z ) I * ( z ) =
2
V*
1
= Re V+ e j z + L e j z + e + j z + L* e j z =
2
ZC
) (
V+
2ZC
(1 ( z ) ) = 21 ( a ( z )
2
bL ( z )
Come si vede, la potenza che vogliamo calcolare in generale la differenza fra la potenza
progressiva e quella regressiva. Questa considerazione ci molto utile visto che fondamentale, per
il progettista, sapere quanta potenza viene riflessa: se essa troppa, infatti, rischiamo di bruciare il
generatore.
Analizzando la relazione ottenuta scopriamo che la condizione migliore per la trasmissione di
potenza attraverso una certa sezione si ha quando L ( z ) = 0 : in tal caso si ha infatti
P ( z) =
V+
2ZC
2
1
aL ( z )
2
e la potenza utilizzata nella maniera migliore possibile, dato che va a finire tutta quanta nella
propagazione del segnale. Si noti inoltre che il valore di potenza
V+
2ZC
ottenibile se il generatore
ha unimpedenza interna uguale a quella caratteristica della linea: solo in questo caso, infatti, il
P ( z) = 0
coerentemente con il fatto che non c' onda viaggiante ma solo un regime stazionario.
Queste considerazioni sulla potenza ci permettono di capire come sia possibile ricavare alcune
informazioni sul maggiore o minore adattamento di una certa linea di trasmissione: per farlo si
invia sulla linea una certa onda incidente, si misura la conseguente onda riflessa e si calcola la
potenza attiva presente. Confrontando i valori di questultima con la potenza dalimentazione
possiamo senza troppi sforzi capire quanto la nostra linea sia adattata.
+ 4 L cos 2 z + L
2
facile accorgersi che lampiezza della tensione massima quando il termine coseno pari a uno,
il che si verifica se
Vs ( z ) = V+
(1 )
z +
L
2
=0
= k
con k = 0,-1,-2, ...
2
Facendo la formula inversa otteniamo:
k L
k
z=
=
L =k L
2 2 2
2 2
z +
z0
Ci significa che i punti di massimo sono distanziati di una mezza lunghezza donda. Notiamo
inoltre che la posizione dei massimi (e dei minimi) dipende dalla lunghezza donda, cio dalla
frequenza, e dal carico.
Nelle sezioni di massimo si ha il seguente valore di tensione:
Vmax = V+ 1 + L = V+ + V
Analogamente, si hanno valori di minimo quando il termine coseno 1, il che si verifica se
z +
2
Facendo la formula inversa otteniamo:
+ k
z = ... = ( 2 k + 1)
L
2
z0
4
Nelle sezioni di minimo si ha il seguente valore di tensione:
Vmin = V+ 1 L = V+ V
Per quanto riguarda la corrente, a causa del meno presente nella qui di seguito riportata
espressione generale,
V ( z ) = V+ e j z + V e j z
1
j z
V e j z
I ( z ) = Z V+ e
c
ZC
Vmin = V+ 1 L = V+ V
I max =
V+ + V
ZC
Zi max
V+ + V
V
= max =
= SZC
1
I min
V+ + V
ZC