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Fine della notte

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Vi siete appena svegliati. Un sottile velo di luce filtra nella stanza: vi alzate, e istintivamente,
seguendo quella flebile via, vi dirigete verso la finestra e laprite. Non ancora giorno, e del sole
non si distingue a malapena che la tenue aura stagliarsi sfocata allorizzonte, emergente. La lunga
notte non ancora finita. Chiudete la finestra, e vi sentite cos intorpiditi che il sonno potrebbe
essere durato soltanto poche ore o milioni di anni: le palpebre sono pesanti come macigni, e fate
fatica a distinguere le idee e le parole che vi ronzano in testa, non mettete a fuoco n le ombre n le
immagini. Fate due passi per la stanza e realizzate, con lentezza - ma nel giro di pochi istanti, che
non sapete affatto dove vi trovate. Gradualmente la vista migliora, vero, e di sicuro un bene, ma
ora volete capire come siete finiti in quel luogo, chi vi ci ha condotto e per quale ragione, e cos
vagate di stanza in stanza, oscillando tra langoscia e il tedio, senza trovare nulla che a voi sia
familiare. Fino al momento in cui vi imbattete in uno specchio e questo vi restituisce limmagine di
un altro, di uno straniero. La qual cosa vi costringe a considerare una serie di questioni alla quale
finora non avevate dato peso: chi siete? dove andate? da dove venite? Non lo sapete: interrogate
luomo nello specchio e vi guardate intorno, ma non trovate risposte, e le domande vi assediano,
sembrano persino moltiplicarsi, quando infine, esausti e a corto di pensieri, supplici, chiudete gli
occhi. Il sole sta lentamente spuntando dalle tenebre. Improvvisamente, iniziate a ricordare

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