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MAY Soe Aa ATTI REALE ISTITUTO VENETO SCIENZE, LETTERE ED ARTI ANNO ACCADEMICO 1902-903 TOMO LXIl (SERIE OTTAVA - TOMO QUINTO) DISPENSA TERZA VENEZIA PRESSO LA SEGRETERIA DEL REALE ISTITUTO PALAZZO LOREDAN A SANTO STEFANO In esecuzione dell’art. 25 dello Statuto e dell’art. 50 del Regolamento, si dichiara che delle opinioni e dei fatti esposti nei loro scritti rispondono gli autori, che ne con- servano Ja proprieta letteraria. INDICE PARTE 1* Adunanza ordinaria del 21 dicembre 1902 . + Pag. A. Focazzazo, m. e. — Commemorazione di Bernardo Morsolin » PARTE 11" A. Favano, m. e. — Amici e.corrispondenti di Galileo Galilei. — VIL Giovanni Ciampoli . + Pag. A. Anprumnt. — Ricerche intorno ai poliedr ed alle reti auto- correlative. 5 A. Virsapt. -- Aggiunta ‘alla Nota sopra una classe di moti vorticosi permanenti oO R. Fasiant. — Nota sul Caccosphaeroma bericum, Fabiani son G. A. Zawon, s. c. — Di uma nuova formula per determinare la superficie raffreddante nella condensazione del va- pore a secco _ G. Topgscum. — Sull’ osistenza del a enico nell’ organisme umano . . 6 a Gg E. Castennvovo, s. c. — ‘be filosofia un mitiardario rr) 3 D oO M7 1% Ww 188 193 197 Arti pei Reare Istirvro VeNeTO D1 SCIENZE, LETTERE KD ARTI. Anno accademico 1902-903 - Tomo LXII - Parte seconda. AMICI KE CORRISPONDENTI Cre Ee Sore ae (=! I. GIOVANNI CIAMPOLL peEL prow, ANTONIO FAVARO, (Adunanza del 23 novembre 1902) T‘addentrarmi che da cirea un quarto di secolo io vado sempre maggiormente facendo, @ posso dire di giorno in giorno, nelle cose galileiane, ben lungi dal mostrarmi prossimo a veder completa- mente sfruttato il terreno di tali studi, mi sembra che valga ad allargarne di continuo gli orizzonti, imperciocehé, anche per ar- gomenti speciali, che potevano a buon di uardarsi come esauriti, bene spesso accade che nuovi documenti contribuiseano a farli considerare sotto una luce diversa ed a trarne conseguenze nuove ¢ talvolta anche in opposizione a quelle che si risguarda- vano come generalmente accettate. E certamente in questi miei studi ('), nei quali mi prefissai di far meglio conoscere Ia vita e le opere delle persone che con Galileo si trovarono in rapporti d'amicizia 0 di corrispondenza e- pistolare, io mi ero fin da principio proposto di non comprendere né quei grandi scienziati i quali, per la posizione cospicua con- quistata nella storia, diedero gik argomento a lavori che poco o nulla CD Chr, Atti del R, Istituto Veneto dix lettere ed arti. Serie VIL. Tomo LU, pag. 615-636; Tomo IV, pag. 731-745; Tomo V, pag. 552-580; Tomo VIL, pag. 411-440, pag. 441-465,— Tomo LX, Parte secondaspag. 665-701. 7 92 A. FAVARO (2) lasciano a desiderare, né quelli altri che, senza essere andati ad- dirittura per la maggiore, pure, o perch’ dal carteggio galileiano risultano a sufficienza illustrati, o perché, per avere anche in altri campi esercitata la loro attivita, permettono che con poche e fa- cili ricerche se ue metta in evidenza tutto cid che pud maggior- mente interessare nei rispetti delle loro relazioni con Galileo. Ho tuttavia potuto convincermi che nemmeno questa massima poteva essere stabilita in modo indeclinabile, e con la presente Nota riu- scirh facilmente dimostrato che, anche a proposito d’un personag- gio, il quale in una recentissima occasione ha dato argomento ad una monografia con ogni cura, ¢ direi anzi con amore, elahorata (1), Vultima parola non era stata detta, come non lo sari neppure dopo le nuove notizie che io sono in grado di uggiungere, in se- guito a nuove ricerche, alle quali lo studio di quella monografia porse argomento, e diede occasione ed indirizzo. (UY) Un amico del Galilei : Monsignor Giovanni Ciampoli a pag. 5-170 dei Nuovi studi letterari e bibliografict di Domenico Crampons Rocea 8. jano, Licinio Cappelli editore, 1900, @) AMICI B CORRISPONDENTI ECC. 93 TL Ta prima menzione, che di Giovanni Ciampoli abbiamo in ordine di tempo trovata fra le carte galileiane, & contenuta in una lettera di Alessandro Sertini a Galileo sotto il di 18 Agosto 1608, diretta * Alla Corte ., ciot alla Villa Ferdinanda ad Artimino, dove intorno a questo tempo risiedeva appunto la Corte di Toscana, al seguito della quale era precisamente il sommo filosofo con lo seopo di tenere esercitato il Granprincipe Cosimo nello studio delle ma- tematiche ('). In essa leggiamo: “ Ho inteso che costd su si ri- trova un giovane di Ciampoli, allievo del Sig. Gio. Batt. Strozzi, conosciutissimo da me e degno di ogni bene e di ogni lode per le virti sue e d'ogni onore, e intendo che si trattiene assai con V. S.12). . Giovane & qui detto il Ciampoli, e tale egli era in- fatti, perch essendo nato, secondo si afferma, nel 1589, 0. come io stimerei meglio accertato, nel 1590, non era ancora ventenne : cospicua per antichita e nobiltd d'origine, se dobbiamo credere al Biseioni (*), n’era la famiglia, diramata da quella dei Cavalcanti: (1) Biblioteca Nazionale di Firenze. Mss, Gino Capponi, 261. Vol. f, ear, 2134-2186. (2) Le Opere di Gataueo Gatiet Edizione Nazionale sotto gli au- iS. M. il Re d'Italia, Vol. X. Firenze, tip. di G. Barbdra, 1900, Questo suo primo incontro con GattuKo ricordava il Campout i che con devoto affetto lo ri ‘ono, io pretendo iuridicamente uno dei primi Iuoghi, si per esser horn mai nel numero dei servitori suoi pit antiani, come anco per haver io fino in quei tempi del (i. Duca Ferdinando L, nella villa d’Artemino nel primo sapore che sentii delli suoi discorsi ammirandi gustatone la sonviti © Ia sostanza, e conosciuto la differenza che 2 tra ambrosia degli Dei ele minestre del vulgo. , (Lettere inedite « Gulilen Galilet raccolte dal DF Antcro Wotyxskr. Firenze, tip. dell’Associazione, 1872, pag. 68). (3) Axroxto Manta Biscrowr nelle sue Giunte alla Toscana letteratu del Cixeut Scrittor’ Fiorentini (Biblioteca Nazionale di Firenze. Cod. Magl. B. 396. IX. Tomo VI, pag. 239) serive: * [ Ciampoli sono un ramo de’ Cavalcanti: ed io ho una eartapecora del Decreto fatto da’ $8." della Repubblica che approva la mutazione del casato ¢ dell'arme sotto il di 11 ottobre 1361. - Non parrebbe dunque vero che fosse “ nato da bassa © povera gente , come serisse A. S, Barnt (Un Acrademicn Mecenate e Poeta, Gioran Battista Strozzi il giorane. In Firenze, @. C. Sansoni, 1900, pag. 59), fidandosi forse delle affermazioni ingiustificate del Bextivoar1o (Memorie. In Venetia, presso Paolo Baglioni, M.DC.LX VIII, pag. 56) ¢ del Trmanoscut (Storia della Letteratura Italiana. Tomo VIII della Prima edizione veneta, In Venezia, MDCCXCVI, pag. 427). pag. molto pitt tardi, scrivendogli: “ Fra quel ri 94 A. FAVARO (4) ma doveva essere caduta in basso stato se il padre di lui, Lodo- vieo, si contenti che, ricevata la prima istruzione nelle scuole della Compagnia di Gest ed udita logica dai Padri Domenicani, lo prendesse appena quattordicenne con sé si incaricasse della sua educazione quel (Giovan Battista Strozzi, noto nella storia letteraria col nome del * giovane ,, intorno al quale si raceoglieva in Firenze la parte pitt eletta della cittadinanza. Ma gia al tempo nel quale impard a conoscere (alileo pud dirsi che il Ciampoli avesse acqui- stata, se non celebrita, certamente una grandissima notorieta, per la fa- cilith grandissima ch’egli aveva d’improvvisare in ottava rima sopra ogni materia, al quale proposito ci piace anzi di qui riferire quanto ne serive nelle sue Memorie il Card. Guido Bentivoglio, che delle prove singolari date dal Ciampoli, mentre era in etd di non pitt di 18 anni, fu testimonio. “ Havevami, scrive il Bentivoglio ('), Papa Paolo Quinto de- stinato alla Nuntiatura di Fiandra, giovine ancora di ventiotto anni (?), con soprabbondanzn d'honore che suppliva molto piit le mie imperfettioni, che la mia cta. lo haveva grande intrinsichezza col Duca di Bracciano Don Virginio Orsino, capo di quella Casa, signore di rarissimo ingegno ¢ d'altre rarissime qualitt. Prima io partissi di Roma egli volle honorarmi con un nobil pranso, al quale invitd due Cardinali di stima grande: uno era il Car- dinale Acquaviva, delle cui virtt ho parlato di sopra, e Faltro cra il Cardinale Lodovico de Torres, chiamato il Monreale per l'Arcivercovato che godeva di quella cittt ¢ che da Paolo V era stato promosso al grado «i Curdinale. Questo pure era gran litte- rato e gran signor mio e poco prima egli mi haveva oonsacrato Areivescovo titolare di Rodi. Al medesimo pranso trovossi Monsi- gnor Roberto Ubaldini, Maestro di Camera allhora del Papa, ¢ che pochi mesi dopoi fu inviato Nuntio in Francia, e dopo molti anni promosso in quel regno alla Porpora. Il Quarengo (+), ch’era in quel tempo in Roma, fu parimente uno de‘ convitati: un altro dl (1) Memorie del Cardinale Bextivoaio con le quali descrive la xun rita, ewan solo le coxe a lui suecesse nel corso di essa, ma inxieme le pitt notabili ancora occorse nella citti: di Roma, in Italia et altrove. Divise in due libri, In Venetia, presso Paolo Baglioni, M.DC.LXVII, pag. 56-57. (2) Il Betivoauio essendo nato in Ferrara nel 1579, il fatto al quale qui aecenna risale all’ anno 1607. (3) Axtosto Qrarexco, padovano. (3) AMICI EB CORRISPUNDENTI ECC. 9% fu Monsig. Alessandro Burgi, Vescovo di Borgo San Sepolero, huomo pure di stima grande in materia di lettefe, e vi si trovd particolarmente Gio. Battista Strozzi nominato di sopra, e la com- pagnia non poteva veramente essere né pid nobile né pit erudita né pid dilettevole. Haveva lo Strozzi menato con sé il Ciampoli per servirsi di lui e del suo talento da improvvisare, onde, finito il pranso, fu pregato lo Strozzi che gli facesse dire qualche ot- tava a quel modo, e non socome gli fu dato per materia che di- eesse qualche cosa intorno alla mia persona et al mio nuovo im- piego. Tre furono Vottave ch’egli compose subito e con tanto ap- plauso di tutti noi, che uno gareggiava con l'altro in mostrarlo : tale fu all’hora questo sucesso. Tralascid egli poi quell'esercitio, e si diede alle pit gravi scienze, ritenendo perd sempre I’ appli- catione principale al comporre in versi toscani ct in prosa latina. , E queste sue singolari attitudinie la straordinaria versatilita dell’ingegno. non disgiunte da wna certa ¢ forse esagerata coscienza del proprio valore, ci vengono confermate da un altro suo con- temporaneo, che certamente non gli fu molto benevolo e che di lui lascid seritto (‘): * Cum omnia seientiarum ac disciplinarum genera in sua suppelectili numerabat, tum philosophine ac pod- ticae facultatis dominus ac magister haberi volebat ; etenim inulta in philosophia se reperisse affirmabat, Aristoteli etiam ipsi inco- gnita... In versibus autem faciendis tantum sibi tribuebat, ut om- nes, qui ante ipsum scripsissent, tum etrusco tum latino sermone, rudes, agrestes, sine arte, sine viribus, sine nervis, sine verborum ac sententiarum robore, aiebat, serpere humi, nec audere se altius attollere. . Questo, che potrebbe sembrar detto dell’ uomo maturo, apparisce invece giudizio pronunziato sul giovinetto, ché lo stesso biografo prosegue narrando in appoggio delle sue affer- mazioni un aneddoto che ci piace riferire nella sua pittoresca in- tegrita. “ Omnino, iam inde ab ineunte aetate, inerat in Toanne magnus aestimator sui ipsius, et contemtor aliorum animus, inerat elatio animi, inerat ambitio; cuius rei, magno illud argumento est, quod etiam tum puer, coram Christiana Lotharingia, magnae Etruriae Ducissa, ausus sit caput pileo tegere ; nam cum a Toan- ) Last Nien Eryrnnart Pinucothesa altera imaginum, illustrinm doctrinae rel ingenii laude, virorum, qui, auctore superstite, diem suum obierunt. Coloniae Ubiorum, apud Todocum Kaleovium et socios, CLO, IOCXCY, pag. 64. 96 A. FAVARO (8) nae Baptista [Strozza] ad eam mitteretur cum versibus quos ipse fecisset, ut vicaria Ciampoli voce in aures magnae Ducissac in- funderentur, die quodam Ciampolus, quo fortasse in cireulis et in conventibus amicoram gloriari posset, eos sibi honores habitos, qui nemini, quantumvis summo genere nato, concederentur ; dici- tur commentus fuisse, nescio quas distillationes atque gravedines, ob quas, diutius sine magno valetudinis incommodo, aperto ca- pite, esse non posset ; quam ob causam, non solum pileum, sed pi leolum etiam, cogeretur afferre ; at Christianam, aiunt, utpote hu- manissimam, tam cari capitis misericordia captam, fecisse homini potestatem, ut illud, qua maxima fas esset ratione, ab aéris i ria defenderet ; qua potestate facta, confestim ille capiti pileam admovit ; at mulier correxit illico, quod ille se intellexisse minus assimulabat ; atque, de pileolo, inquit, intelligebam, non de pileo, proinde remove illud a capite quantum potest. , Ma riprendiamo senz’altro la narrazioue della vita di lui, per quanto consentono di esporne i casi i documenti che ne sono ri- masti. Abbiamo visto che, se non prima, ebbe il Ciampoli occa- sione d’esser conosciuto da Galileo alla Corte, mentre questa si trovava in villa. Perché vi si trovasse Galileo abbiamo detto, come e perchd vi si trovasse il Ciampoli narra il suo anonimo biografo. Riferisce egli infatti che pervenuta all’orecchio del Gran- duca Ferdinando la notizia delle singolari attitudini del giovanetto e della protezione che avevagli accordata lo Strozzi, volle cono- scerlo “ e facendolo venire a Palazzo, senti non solo discorsi in prosa, ma anco versi all'improvviso. Si gloriava quel Gran Prin- cipe, che nel suo stato si ritrovasse tanta sublimitt di spirito, e faceva pronostichi di future grandezze. Non lascid di palesare il suo sentimento non solo con le lodi, ma anco con i regali. Dise- gnd il Gran Duca Ferdinando di fare al Principe Primogenito una recreazzione, che fosse scuola di valore: si rappresentd nel Giar- dino una fortezza, che a viva forza doveva esser presa; per ina- nimire i soldati fu eletta l’eloquenza del Ciampoli giovinetto: ed anco nelle nozze della Ser.™= Arciduchessa Maria Maddalena d’Au- stria, gli fu data la carica di fare aleuni componimenti, e di a a gl'intermedi della real commedia. Ma per far maggior zione di stima, mentre si trovava alla Villa Ferdinanda, mandd per il Ciampoli, acid pigliasse praticn domestica col Ser. Principe Cosimo Secondo, singolar prerogativa di essere eletto giovinetto @ conversare con Principi e Padroni naturali. Vi eragil,Sig. Paolo ra) AMICI E CORRISPONDENTI ECC. 97 Giordano Orsino e gli altri figliuoli del Gran Duca Ferdinando, con i quali egli contrasse intrinseca servitil. Si ritrovava in quella medesima villa il Sig. Galileo Galilei che tornato da Padova, era Tinventore del telescopic. Aveva registrato il suo nome all'immor- talita con carattere di stelle, avendo ritrovato i quattro Pianeti Me- dicei intorno alla Stella di Giove ('). , I quale racconto, veritiero nel fondo, é soltanto inesatto nei particolari rieguardanti Galileo, il quale essendosi incontrato col Ciampoli alla Villa Ferdinanda tra estate e l’autunno del 1608, nd era ormai tornato da Padova, né aveva inventato il cannocchiale, né tanto meno, aveva scoperti i satelliti di Giove. Ad ogni modo il fatto della relazione incontrata fra Galileo e il Ciampoli, ed il trattenersi a lungo del gid celebre scienziato col giovinetto, ospite egli pure della Corte, la quale relazione noi conosciamo per la citata lettera del Sertini, rimasta fino a questi ultimi tempi ignorata, era gid acquisito alla biografia del Ciampoli, ed anzi troviamo in questa espressamente notata la influenza che venne per tal maniera esercitata sull'indirizzo che questi diede ai suoi studi (*). Prosegue infatti il citato biografo: “ Aveva osser- vato nelle scuole che si dispensava una filosofia deturpata con bar- bari vocaboli, ed involta in molte contraddizioni ed in una oscu- rita impenetrabile onde i cervelli umani invece di luce, raccoglie- vano tenebre, e con la sete del miele si attossicavano con fiele: forse non senza avvedimento politico, per tenere intricati fra questi laberinti quegli spiriti, che posti in libertd potrebbero turbare la quiete pubblica. Cominciando perd a sospettare della verita delle dottrine peripatetiche, moveva dubbii che non erano capaci di soluzzioni. La (1) Notizie degli uggrandimenti delle scienze fisiche accuduti in To- xeana nel corso di anni LX del secols XVIL, raccolte sal dott. Gro. Tanutont-Tozzerrrt. Tomo secondo, Parte prima, In Firenze MDUCLXXX, pag. 102-103. (2) Anche il Fasroni afferma esplicitamente che Gauiteo * auctor illi fait ut mathematicorum pulvere erudiretur, seque seiungerct a Peri- pateticis, cum quibus non suum judicium, sed temporum vineula coniun- xerant , (Vitae italorum doctrina ercellentium qui saeculis XVIL et XV floruerunt. Volumen XVI, auctore ANGELO Fantosto, Academiae Pisanae curatore. Pisis MDCUXCY, apud Alexandrum Landi, pag. 3). — Lo stesso troviamo finalmente asserito anche negli Blogi @huomini let- terati soritti da Loxexzo Crasso, In Venetia, MDO.LXVL, per Combi e La Noi, pag. 280. 98 A. FAVARO (8) troppa giovinezza gli serviva per freno a non palesare il suo sen- timento, essendo vero che gli inventori di novith vengono derisi dalla moltitudine e perseguitati dall’ anticaglia accreditata. Con Voceasione del Galileo, si aperse Vadito al suo genio inventivo, ilustrato da questi discorsi: vide che per comprendere i secreti della Natura, non oi era pit sicuro mezzo che la Matematica, la quale fondando le sue dimostrazzioni sopra assiomi palpabili, con- duceva lintelletto a vedere conclusioni quasi impercettibili; si misse dunque a studiare Euclid, e in breve si impadroni della geome- tria (). Come di tutti gli altri, nemmeno del Ciampoli & giunto in- tegro insino a noi il carteggio con Galileo, il quale non incomineid certamente con la prima delle lettere conservateci ¢ che é del 24 Luglio 1610 (2), quando ciob Galileo era quasi alla vigilia del ritorno definitive in patria: in essa egli lo saluta tale “ che con la felioité del suo divino ingegno honorando tanto questa patria nobilissima, fa stupire con la fama delle sue meraviglie tutt’Eu- ropa. , Tornato Galileo in Firenze, il Ciampoli entrd nella cerchia dogli amici, sicchd potd esser dei primi a verificare con i propri occhi la esistenza dei Pianeti Medicei, ch’egli poté per tal modo attestare in Roma(*) oltre un mese prima che il P. Cristoforo Clavio fosse dalla evidenza dei fatti costretto a riconoscerla (4). A Roma era andato il Ciampoli col suo Mecenate, Giovanni Battista Strozzi (°), ed ebbe cosi occasione di avvicinare Galileo nel pe- riodo dei suoi maggiori trionfi, quando cio’ dagli orti del Quiri nale, favorito dai Cardinali Del Monte, Barberini, Deti, Conti, Borghese, Montalto, Farnese, Acquaviva, Orsini, Joyeuse ¢ Ban- dini egli faceva verificare a tutti i discoprimenti celesti che aveva annunziati. E con lo Strozzi sara pure intervenuto il Ciampoli a quella riunione tenuta presso il Card. Deti, della quale serive in termini entusiastici Galileo a Virginio Orsini (°). Per secondare le felicissime disposizioni manifestate dal Ciam- (1) Notizie degli aggrandimenti, ece., pag. 104. (2) Le Opere di Gatix0 Gatauxt. Edizione Nazionale, eco. Vol. X. pug. 405. (8) Op. cit, Vol. X, pag. 475. (4) Op. eit., Vol. X, pag. 484. (5) Op. cit., Vol. XI, pag. 36. (6) Op. eit, Vol. XI, pag. 82. (9) AMICI E CORBISPONDENTI ECC. 99 poli, si risolvé lo Strozzi di mandarlo allo Studio di Padova * che non solo & l'Academia pitt celebre in Italia, ma vi concorre al cora la Nobilté Oltramontana. Quivi ritrovd i nipoti di Clemente Ottavo, che sotto spezzie di studio, andavano sfuggendo l'influenze poco propizie di Roma , (1). Nel Dicembre dell’anno 1611 erano in- fatti venuti a Padova “ per attendere ai studii di lettere et esser- citi cavallereschi (2), Giangiorgio, Ippolito ed Aldobrandino Al- dobrandini e con loro strinse il Ciampoli “ confidente amicizia, della quale lascid nobili testimonii ne’ componimenti poctici (%). Viera giunto a mezzo Dicembre, munito di commendatizie per gli amici numerosi che a Padova (talileo aveva lasciati, e fra questi per il Gualdo(*) e per il Liceti, al quale ultimo inviava con tal mezzo una vesticina al figlio Vincenzio (5) rimasto temporanea- mente presso la madre: e se a Padova non trovava pi il Mac- stro, vi trovava ancor viva Ia tradizione dell’insegnamento ¢ della azione scientifica che egli vi aveva per diciotto anni esercitata. Anzi per mezzo del Ciampoli, che lo riferi pitt tardi a Scipione Chiaramonti, ci yenne conservato I'aneddoto piccante che qui te- stualmente riproduciamo “ mihi dixit, fuisse philosophum Patavii celebrem, qui Galilacum tum mathematicas ibi profitentem inter- rogavit quidnam esset parallaxis, velle enim se illam scriptis confutare. Risit vir ille solertissimus propositum hominis, qui iam decreverat confutare quod nondum intellexerat verum esset an falsum (*). , Il quale filosofo era, con tutta probabiliti, quello (L) Notizie degli agyrandimenti delle acienze fixiche accaduti in To- scanu, cee. Tomo secondo, Parte prima, ece., pag. 104, (2) Di aleune relazioni tra la Casa degli Aldobraniini e ta Repuh- Mira di Venezia, Documenti inediti dei RR. Archivi di Stato di Ven (1548-1617). Per le nozze Papadopoli-Hellenbach. Venezia, tip. Antonelli, 1880, pag. 39. (3) Notizie degli aggraniimenti delle srienze fixiche accaduti in To~ scana, eee. Tomo secondo, Parte prima, cee, pug. 104. (4) Le Opere (li Gauiuxo Gatauer. Kdizione Nazionale, ees. Vol. XI, pag. 243, (5) Op. cit., Vol. XI, pag. 244. (6) De tribua novis stellis quae Annis 1572, 1600, 1604, comparuere libri tres Scrprosis CLawamowtt Caesenatis. In quibus demonstratur ra- tionibus ex parallaxi praesertim duetis, Stellas cas fuisse sublunares et non caelestes, adversus Tychonem, Giemmam, Maestlium, Digesseum, Ha- gecium, Santueium, Keplerum, aliosque plares, quorum rationes in con rium adduetae solvuntur. Cacsenae, apud loxephum Nerium, 1628, pag. 504 Re 100 A. FAVARO (10) stesso Cesare Cremonino, che non aveva mai voluto riconoscere la verita delle scoperte astronomiche di Galileo, sebbene questi si fosse offerto d’andare a casa sua per fargliele vedere (!): che anzi hon aveva nemmeno voluto mai accostare gli occhi al telescopic, dichinrando che “ il mirare per quegli occhiali gli sbalordiva la testa (2). , Alla fine dell’anno scolastico 1611-1612 il Ciampoli lasciava Padova per Milano, allo seopo di trattenersi aleuni giorni col Card. Federigo Borromeo (*), ma nella seconda meta del Giugno era atteso a Firenze, e lo sappiamo da Galileo che, per questo mo- tivo, muta destinazione all’esemplare della sua scrittura sulle gal- leggiauti, che per lui aveva mandato al Gualdo (4). Al principio dell'anno scolastico successivo egli disegnava di tornare a Pa- dova (*), © con tale intenzione era partito da Firenze. ma “ pas- sando per viaggio di Bologna andd a riverire il Sig. Cardinal Le- gato, che era allora Maffeo Barberini, che fu poi con tanta ac- clamazzione assunto al Pontificato col nome di Urbano VIII: questi avendo grande avidita di sapere, ebbe cagione di vedere nel Ciampoli quelle qualita, che maggiormente potevano appagare il suo gusto, onde con molte ed efficaci instanze lo pregd e lo costrinse a restare in Bologna, dove egli fu alloggiato in Palazzo e tenuto del continuo alla propria mensa del Cardinale (*). , Prosegui dunque in Bologna gli studi di filosofia e teologia, » Nazi (1) Le Opere di Gatineo GALE. nale, ¢ XI pag. 100, (2) Op, eit, Vol. XU, pag. 165. (3) Op. eit., Vol. XI, pag. 320. (4) Op. cit., Vol. XI, pag. 328. (5) Op. eit, Vol. XT, pag, 448, (6) Notizie degli uygrandimenti delle seienze fisiche uccuduti i srana, eee. Tomo secondo, Parte prima, ece.. pag. 103. -—- Veran una * Copia di lettera seritta sopra la vita di Monsignor Giovanni Ciam- poli dal s robonello ud un signore che gliela richiese iamo asserito che il Craavont fu inviato dalle Sraozzi appresso il Card. Marero Barnexist in Bologna (Lettere di Monsignor Grovaxst Crapo segretario de? Brevi di Gregorio XV et Urbano VIL Parte seconda, In Macerata, per gli heredi di Agostino Grisei e Gioseppe Pic cini, 1666, pag. 59-60): ma il fatto che, alPatto della partenza da Firenze, Garineo gli aveva consegnato lettere per GiovaNeRANcesco SAGREDO (Le Opere di Gautizn Gara, Eiizione Nazionale, eee, Vol XL. pag. 48). ci sembra dimostrare Iu veriti della versione che adduciamo nel testo. ay AMICI F CORRISPONDENTI HCC. 101 avendo dalla sua posizione presso il Cardinal Legato agevolate le relazioni con i Dottori dello Studio, con taluno dei quali sembra anzi essere egli entrato in qualche dimestichezza ('). Dopo aver pertanto seguiti per oltre un quinquennio (2) gli studi universitarii a Pisa, Padova e Bologna, consegui Ia laurea nello studio Pisano addi 4 Giugno 1614 (*). Nell’abbracciare Ia carriera da seguire non ebbe il Cinmpoli altro che l’imbarazzo della scelta. * Il Sig. Duca di Urbino, che alla corona propria seppe congiungere lo splendore della lettera- tura, avendo presentito la fama del Ciampoli, lo mand’ a invi- tare a quella Corte con onorato stipendio. Si ventil questo punto ed il Sig. Gio. Battista Strozzi, non yolendo che egli si andasse a impiegare con un Principe cadente, lo distolse con obbligarsi dargli trecento scudi I'anno, accid potesse in Roma fabbricarsi la sua fortuna (4). , Alle vedute giustamente ambiziose del Ciam- poli e del suo Mecenate non poteva certamente rispondere I'of- ferta del Duca d’ Urbino, ¢ non corrispose nemmeno quella pitt lauta e di gran lunga pit promettente, la quale, se dobbiamo pre- star fede al Bianchini, sarebbe stata fata dal (randuca di To- cana: ecco pertanto in quali termini egli la riferisce: “ Si com- (1) Le Opere pag. 453-456. (2) Questo 2 almeno affermato nel protocollo di Laurea : Forse oltre che avervi presa Ia laurea, il C1amrott frequentd lo Studio di Pisa prima di andare a Padova: Jo argomentiamo almeno da una frase duna sua lettera nella quale egli accenna a persone di sua “ camerata a Pisa, (Le Opere di (ataueo Gataner. Edizione Nazionale, vce. Vol. XI, pag. 454). (3) Il fatto della lnurea én utrogue iure conseguita a Pisa 2 affer- mato anche dal suo biografo, ma n’erano sconosciuti la data ed il docu- mento che qui per la prima volta pubblichiamo. La data del resto risulta anche da una lettera di D. Bexgerto Casrruit (ehe figura fra i testi alla cerimonia) « Gaziteo da Pisa, sotto il di + giugno 1614 nella quale si legge: “ Il sig. Gio. Ciampoli questa mattina si é dottorato con quella honorevolezza che si pud imuginare di un par suo. , (Le Opere li Ga- uitzo Ganitet. Edizione Nazionale, ece. Vol. XU, pag. 70). — Aggiun- giamo infine che Ia data della laurea del Ciampout era stata cercata, ma invano da A.8. Bann (Unaccalemico mecenute e pnetu. Gioran Bat- tista Strozzi il giovane. In Firenze, G. C. Sunsoni, editore, 1900, pag. 59). (4) Notizie degli ayyrandimenti delle scienze fixiche uccaduti in ‘Tn seana, eee, Tomo secondo, Parte prima, eee, pag. 105. zione Naziona 102 A. PAVARO (12) pinceva moltissimo il Gran Duca di sentir ragionare Giovanni Viampoli d’altissimo ingegno e di varissimi talenti dotato, ¢ tal- mente se ne compiaceva che per li di lui discorsi provava in se pit alleviamento dalle sue infermita che per le quintessenze e gli antidoti de’ medici, come egli stesso se n’ espresse ; e per cid gli fece offerire un'annua pensione di scudi quattrocento con la spe- ranza di maggior fortuna se egli si fosse risoluto a rimanere in Firenze al suo servizio; ma il Ciampoli volle solamente restare obligato al Gran Duca dell'‘onore che gli impartiva ¢ della sua generosa volonti, ¢ poi, con approvazione di lui, dopo che gli ebbe i suoi motivi palesato, volle andarsene a Roma, dove le sue mag- giori speranze lo chiamavano (*). , Questa circostanza della offerta onorevolissima, che al Ciampoli sarcbbe stata fatta dal suo Prin- cipe naturale, @ confermata, ma con altri particolari dall’anonimo hiografo © dal Fabbroni: sono essi infatti Waccordo nel riferirle a qualche anno pitt tardi e nell’attribuirne il movente al grandi simo sollievo che Vinfelice Cosimo II, tormentato dal male, e piit ancora dai medici, provava dall’allegro ¢ vario conversare col suo antico compagno di giuochi di esercizii letterarii. Pit concisa- mente narra il Fabbroni: “ in patriam, ubi liberalitate, comitate ac benignitate tanta a Cosimo II acceptus fuit, ut magna praesidia si in Etruria commorari voluisset, sibi suisque polliceri ab eo po- tuisset. Omnino sermonibus suis aegro Prineipi suppeditare vide- batur, bi conquiesceret ac levaretur (). , Ma, come afferma il citato suo biografo, il Ciampoli, * bilanciando tutti glinteressi. e sa- pendo che nella patria regnano pid che altrove l’invidie, si risolvé a ricusare i ringraziamenti di tanto favore: aveva egli lanimo de- terminato di correre la sue fortuna in Roma, dove anco al pitt pezzente pud toccare la sorte del Principato (3). , (1) Det Granduchi di Toscana della Reale Casa dé Medici ece. Ra gionamenti istoriei del dottore Groseres Brancuryt di Prato. Venezia, appresso (iio, Battista Reeurti, MDCC.X LI, pag. 80. (2) Vitue itulorum doctrina excellentium qui sueculix XWIL et XVUT foruerunt. Volumen XVi, auctore AxcELO Fankosio, Acadomiae Pisa- nae curatore. Pisis, MDCCXCY, apud Alexundrum Landi, pag. 4. (8) Notizie degli aggrandimenti delle acienze fisiche uccuduti in To- seuna, ece., Tomo secondo, Parte prima, ece., pag. 106-107, (13) AMICI E CORRISPONDENTI Ei 103 lL. Al principio del Novembre 1614 Giovanni Ciampoli era gia a Roma, e per correre la grande alea vi vestiva subito l'abito presbiterale ('): il Pozzobonelli serive veramente ch'egli vi era stato chiamato dal Card. Barberini che lo introdusse presso Mons. Vineenzo Cesarini (2): con Galileo era stato gia convenuto che si sarebbe presentato al Principe Cesi, ed anzi, appena arrivato egli tichiede al Maestro la lettera d’'introduzione che non aveva potuto presenzialmente ritirare prima della sua partenza da Firenze (3): a Roma pure trovava, fra gli altri, Monsignore Paolo Gualdo (1), che aveva imparato a conoscere a Padova. ¢ che in quei primi passi poteva essergli d’aiuto grandissimo, e Monsignor Piero Dini al quale pure sari stato da (Galileo raccomandato. L'andata del Ciampoli a Roma veniva quasi a coincidere con la ben nota levata di scudi ordita dalla * lega . contro (talileo : la famosa predica del P. Caccini dal pergamo di Santa Maria No- vella & infatti del 21 Dicembre 1614, e del 7 Febbraio 1615 & la lettera del P. Niecold Lorini, domenicano, il quale, mentre disapprovava o mostrava di disapprovare l'operato del Caceini (*), denunziava alla Congregazione del Santo Uffizio siccome erronee le opinioni di Galileo sul moto della terra ed in genere le dottrine contenute nella famosa lettera di lui al P. D. Benedetto Castelli (*). Se Galileo non ebbe subito contezza del fatto della denunzia, qualche cosa tuttavia né sospetti, e sotto il di 16 successivo scriveva a Mons. Dini esternando il timore che quella sua lettera fosse stata alterata, cosicché le cose fossero fatte apparire molto diverse dalle (1) Le Opere di Gattue0 Gates, Edizione Nazionale, ece., Vol. XH. pag. 111. (2) Lettere di Monsignor Giovayss Clampout, Segretario de’ Brevi di Gregorio XV et Urbano VIIL Parte seconda. In Macerata, per gli Eredi di Agostino Grisei o Gioseppe Piceini, 1666, pag. 60. (3) Le Opere di Gataneo Gantt. Edizione Nazionale, ece., Vol. XU, pag. 110, (4) Op. eit (5) Op. cit., Vol. XIL, pag. 123. (6) IL Processo di Galileo (Ksteatto dal Vol. XIX delhy Kd jonale delle Opere di Galileo Galilei). Firenze, tip. di (i. Barbi 1902, pag. 31-39, Vol. XIL, pag. 114. 104 A. FAVARO (14) sue intenzioni. * FE percha, scrive egli, alcuni di questi Padri, ed in particolare quell’istesso che ha parlato, se ne sono venuti cost’ per far, come intendo, qualche altro tentativo con la sua copia di detta mia lettera, mi & parso non fuor di proposito mandarne una copia a V. S. Revorendissima nel modo giusto che Iho scritta io, pregandola che mi favorisca di leggerla insieme col P, Grember- giero Gesuita, matematico insigne e iio grandissimo amico e pa- drone, ed anco lasciarglicla, se forse parrd opportuno a %. R. di farla con qualche occasione pervenire in mano dell’Illustrissimo Cardinal Bellarmino, al quale questi Padri Domenicani si eon Ia- sciati intendere di voler far capo, con isperanza di far, per lo meno, dannar il libro del Copernico e la sua opinione e dottrina ('). . E il Dini accettava I’ incarieo, seomunicando anzi che n’avrebbe parlato “ col 8.‘ Ciampoli, che a’ di passati tenne dalla sua alla presenza del $.t Abate Orsino, che dava orecchie alle solite dot- trine del Dottor Grazia (2). , Fi fu d’intesa col Dini che il Ciam- poli indirizzd a Galileo quella sua bellissima ed importantissima lettera del 28 Febbraio 1615, la quale perd ebbe la fatale conse- guenza di addormentare Galileo, tanto facile sempre a creder le cose conformi ai di lui desiderii; « mentre il Santo Uffizio, pro- prio in quei giorni (*), aveva ineoata regolare procedura contro di lui, in base alla denunzia del Lorini, il Ciampoli gli scriveva : “ ne tantos miki finge metus. Quelle grandissime orribilitd sicura- mente non vanno attorno, non trovando fin qui prelati o cardinali, di quei pure che sogliono sapere si fatte materie, che ne abbia sentito muovere parola. Tl medesimo mi conferma Mons." Dini, af- fettionatissimo di V. 8. col quale ragionai a lungo di questo ne- gotio; e'l P. F. Luigi Maraffi, che le @ pit che mai servitore, mi dice haverei avvertito, @ che ifrati loro, che hanno ta grande autorita, non ci pensano e non ne ragionano: si che la relatione data cost da quella persona (4), non mi so immaginare che possa (1) Le Opere di Gauiueo Gatun. Kdizione Nazionale, eee. Vol. V. pag. 292. (2) Op. cit., Vol. XII, pag. 144. (3) La Congregazione del Santo Uffizio, nella quale con Vintervento del Card, Brnuarsixo fu deeiso di dar seguito alla procedura, 2 del 25 febbraio 1615, Cfr. Tl Processo di Galileo, pag. 9-10, 39, (4) Probabilmente il Cramvout serisse “ costa , per “ qua ,. La per- sona & Fra Niecoud Loriyt, (13) AMICI B CORRISPONDENTI RCC. 105 esser uscita da malignita, ma dall’haver forse udito qua da tre o quattro della natione aggravar, discorrendo tra loro, quel che po- tesse recar di pregiuditio la predica fatta costh da quel frate (') che @ ora qua per pretensione, per quanto intendo, di non so che 10 baccellierato. -— Io hebbi nuove una sera, circa a tre setti- ane fa, di questa sua predica; nd sapendo io che cosa si fusse, e se bene non omnia metuenda, mi ticordai pure del nihil sper- nendum. Bench’ fossero due hore di notte, non volli differire : andai subito © trovare il S.r Card. Barberino (2), il quale conserva molto affetto verso V. S., ¢ Ia saluta e ringratia dell’offitio che in nome di lei ho passato con S. 9.* [lm Non ci 6 ancora stato tempo da fargli vedere la copia della lettera acritta al P. D. Benedetto, si come si fark da Mons Dini o da me, o da tutti due insieme : il che ancora pensiamo che sia ben fare co'l Sr. Card. Bellarmino. , F seguitando a rassicurarlo gli acrive: * Ma questi torrenti rovinosi e muglianti, che le sono stati figurati, non si sentono qua: e pure io pratico in qualche luego, che ancora io, che non son sordo, ne havrei a sentir lo strepito. Eben vero che hisogna ricordarsi sempre, acres esse viros, cum dura proelia gente, in queste materie dove i frati non sogliono voler perdere. Perd quella clausola salutare, del sottomettersi alla 8." Madre Chiesa ete. non si replica mai tante volte che sia troppo. So che sempre ella lo ha fatto, non solo con l'animo, ma anco con Ia voce e con lo scritto: ma l'infinito affetto che io le porto fa che io non possa astenermi di ricordarlo, ben che questo offitio sia molto spropor- tionato alla mia eta. , E finalmente suggellava la sua lettera con questo preziosissimo consiglio, purtroppo non abbastanza da Ca- lileo osservato: “ Tl 8. Card.! Barberino, il quale come ella sa per esperienza, ha sompre ammirato il suo valore, mi diceva pur hiersera, che stimerebbe in queste opinioni maggior cautela il non uscir dalle ragioni di Tolomeo o del Copernico, o finalmente che non eccedessero i limiti fisici o mathematici, perch? il dichiarar le seritture pretendono i theologi che tocchi a loro; e¢ quanio si porti novit, ben che per ingegno ammiranda, non ogn'uno ha il cuore senza passione, che voglia prender le cose come son dette : (1) Tommaso Cacctyt. Era arrivato a Roma il giorno 19 febbraio, (2) Giovera tener presente ch» questi era Marreo Barwenist il quale fo pid tardi Urbano VIIL. 106 A. PAVARO. (16) chi amplifica, chi tramuta ; tal cosa esce di bocca dal primo autore, che tanto sar& trasformata nel divolgarsi che pid non la riconoscera per sua, Et io so quel che mi dico: perch® la sua opinione quanto a quei fenomeni della luce ¢ dell’ombre della parte pura e delle macchie, pone qualche similitudine tra’l globo terrestre o'l lunare : un altro cresce, ¢ dice che pone gli huomini habitatori della luna : © quell’altro comincia a disputare come possano esser discesi da Adamo, o usciti dall’Arca di Nod, con molte altre stravaganze che non sognd mai. Si che l’attestare spesso di rimettersi all'autorita di quei che hanno giurisditione sopra gl'intelletti humani nell’in- terpretatione delle Scritture, & necessarissimo per levare questa oceasione all'altrui malignita. Parra bene a V. S. che io voglia far troppo il savio seco: perdonimi per gratia e gradisca I in- finito affetto mio che mi fa parlare (1). , Ed in una successiva del 21 Marzo torna a ribadire le medesime cose anche da parte del Card. Del Monte che n'aveva conferito col Bellarmino, con- chiudendo “che quando ella tratter’ del sistema Copernicano e delle sue dimostrationi senza entrare nelle Scritture, la inter- pretatione delle quali vogliono che sia riservata ai professori di theologia approvati con pubblica autorita, non ci dover essere contrariet’ veruna ; ma che altrimenti difficilmente si amettereb- bero dichiarationi di Scrittura, benchd ingegnose, quando dissen- tissero tanto dalla comune openione de i Padri della Chiesa (). Ben diversamente volsero invece le cose, dell’ andamento delle quali non ci informano pitt direttamente i carteggi romani dal Novembre 1615 al Giugno 1616, poichd in questo lasso di tempo Galileo stesso fu in Roma, e pereid dalle sue lettere istesse rile- viamo solamente quel tanto che gli importava di far sapere alla Corte di Toscana. Nuove lettere del Ciampoli a Galileo compariscono sul finire dellanno 1616, quando cio’ egli era gia entrato (e, secondo il Pozzo- bonelli, con Ia mediazione del Cardinale Maffeo Barberini (*)) in intimi rapporti con D. Virginio Cesarini che assolutamente lo aveva (1) Le Opere di (auturo Gates. Edizione Nazionale, eee. Vol. XI, pag. 145-14 (2) Op. cit, Vol. XU, pag. 160, (3) Lettere di Monsignor Giovasst Clampous, eve. Parte seconda, In Macerata, per gli heredi di Agostino (Grisei e Ginseppe Piceini, 1666, p. 60. (17) AMICL E CORRISPONDENTI EC 107 voluto suo ospite (), ed insieme col quale fu nel Luglio 1618 ag- gregato dal Principe Cesi all’‘Accademia dei Lincei (2). Appariva intanto nel cielo un fenomeno che pid o meno di- rettamente doveva esercitare una grandissima influenza intorno a Galileo ed ai suoi studi ed al suo avvenire. Nell’ Agosto dell’anno 1618 erano infatti comparse tre comete, una delle quali che si vedera nel segno dello Scorpione, pit co- spicua delle altre per chiarore e durata: Vapparizione sera man- tenuta fino al Gennaio del 1619; e quantunque Galileo, impedito da lunga e pericolosissima malattia, poco o nulla avesse potuto o#- servarla, pure vi fece intorno particolar rilossione, conferendo con gli amici di quel che gli pareva intorno a questa materia. L’arciduca Leopoldo d'Austria, che, trovandosi allora in Fi- renze presso Ia sorella, moglie del Granduca, volle onorarlo con la propria persona, visitandolo fino al letto, lo aveva eccitato a far conoscere il suo parere in proposito; e di Francia (*) ¢ da varie parti d'Italia a lui si ricorreva. come al solo che, ¢ per avere pitt profonda conoseenza delle cose del cielo, e per essere provveduto di ottimi strumenti, avrebbe potuto pronunziare una parola autorevole in mezzo alle comuni incertezze. Crebbero le istanze nella occasione in cui il P. Orazio Grassi della Compagnia di Gesi tenne pubblicamente su questo argomento un disoorso (+) : onde Galileo, evitando, almeno in apparenza, di entrare personal- mente nel dibattito, si valse dell’opera di Mario Guiducci, suo a- mieo, scolaro ed uno dei predecessori nella carica di console del- l'Accademia Fiorentina, facendogli tenere in essa un discorso in cui venivano fatte conoscere le opinioni sue tanto interno a quelle esposte dal @rassi, quanto sull'argomento in generale. In questo discorso delle Comete, dato in luce alla fine del Giugno 1619 (°), ravvisa il Viviani la causa di tutte le “ male sodisfazioni che il (1) Le Opere di Gatuneo Gattuer, Bilizione Nazionale, eee, Vol. XI Pag. 300, (2) Op. eit, Vol X11, pag. 398-399, (3) Op. cit. Vol. XH, pag. 42 (4) De tribus cometis anni M.D wrtatio astronomien pur Mice habita in Collegio Romano Societatis fesu ab uno ex patribus citts- dom Societatis, Romae, ex typographia lncobi Maseardi, MDCX1 (5) Discurso delle Comete di Mario Geunvces fatto da tui nell’ Acca demin Fiorentina nel sno medesimo Consolato, In Firenze, nella stampe- ria di Pietro Cecconcelli, alle Stelle Medicee, 1619. 108 A. FAVARO (18) Sig. Galileo da quell'ora fino agli ultimi giorni, con eterna perse- cuzione, ricevé i sua azione e discorso('). , Fd infatti il Ciampoli gli scriveva sotto il 12 Luglio 1619, dopo fatti gli elogi del Discurso ch’egli aveva ricevuto dal Guidueci: * Poi che ella mi domanda liberamente, le dird bene una cosa che qua non é fi- nita di piacere, et 8 quel volerla pigliare col Collegio Romano, nel quale si & fatto pubblicamente professione di honorar tanto V. 8. I Gesuiti se ne tengono molto offesi, ¢ si preparano alle risposte; ¢ ben che in questa parte io sappia e conosca la sal- dezza delle sue conclusioni, con tutto oid mi di si sia diminuita in loro quella henevolenza et applauso che face- vano al suo nome (2). , F la risposta venne prontamente e lau- tore di essa, che Galileo non poteva indursi a credere che fosse, come era realmente, il P. Orazio (rassi (*), ne mandava eol mezzo de! Ciampoli un'esemplare a Ctalileo (4). Come da tutti gli amici, anche dal Ciampoli veniva Galileo eceitato alla replica, ¢ dallo stesso partiva pure il suggerimento, subito accettato, di indirizzarla in forma di lettera a 1). Virginio Cesarini (5). Era ormai tempo che il Ciampoli comineiasse a raccogliere qualche frutto dalle ottime relazioni ch’ egli aveva incontrate, e pud dirsi che la sua fortuna sia incominciata con Vassunzione di Gregorio XV al soglio pontificio: se dobbiamo credere al Pozzo- bonelli (#), fu ancora per intercessione del Cardinale Maffeo Bi berini che il Cardinal Nipote Ludovisi lo prese per suo Segretario delle lettere Iatine, ¢ stimiamo che a questo voglia egli alludere (1) Le Opere di Gatiixo Gauiner. Prima edizione completa, ece. Vol. XV, pag. 350, (2) Le Opere di Gatiuxo Garter. Edizione Nazionale, ece. Vol. XI. 1, pag. 498, XII, pag. 44. — Ul titolo della risposta 8: Libra astronomica ae philosophica, qua Galilaet Galilue’ opiniones de Cometix @ Mario Guiduccio in Florentina Accademia expositae, atque in lucem nuper editae eruminantur a Lotnadio Sarsio Sigensano. Perusiae, ¢x typ. Marei Nacearini, M.DC.XIX. (5) Le Opere di Gatanxo Gautuni. Edlizione Nazio pag. 43-44, 46-47, (6) Letlere di Monsignor Giovasst Crampout, ece. Parte seconda. In Macerata, por gli heredi di Agostino Grisei e Gioseppe Piceini, 1666, pag. 61. le, eee. Vol. XII, (9) AMICI B CORRISPONDENTI ECC. 109 nella sua lettera a Galileo sotto il 20 Marzo 1621, nella quale dopo aver detto della morte del Cardinale Aldobrandini, suo sin- golar protettore, e d' una gravissima malattia di D. Virginio Ce- sarini, aggiunge : * in tante avversita non mi é stato poco conforto V honore conferitomi dal Sig. Cardinale Nepote di N.S. (") , pochi mesi dopo gli era elevato all‘altissimo ufficio di Segretario de” Brevi ai Principi. L’ anonimo suo biografo narra nei termini seguenti I occasione a tanta e cosi rapida fortuna: * Si doveva spedire nella Germania e nella Pollonia nn dispaccio di molti Brevi. Monsignore Agucchia, che era allora Segretario di Stato, e che con I’ esquisitezza della sua penna si fece non solo ai Prin- cipi noto, ma stimato grandemente dai Letterati, fu acclamato dalla fama universale per degno della porpora, parld di questo urgente affare con quello che era allora Segretario. affermando che era necessario avere detto Breve per la settimana prossima : ei si scusd di non potere in si poco tempo sodisfare al bisogno. Ne fu parlato al Sig. Cardinale Lodovisio, il quale disse, delle lettere latine il Ciampoli che mi serve per segretario non sarebbe il caso? Monsignor Agucchia rispose : esquisitamente, e per farne la prova fu chiamato nelle stanze del . Cardinale, e dandogli Y ordine di otto Brevi, senza partirsi, gli fece cosi eccellenti che il medesimo Agucchia rest) maravigliato. Ne ne dette relazione a Sua Beatitudine, la quale immediatamente lo dichiard Segretario (*).., Di questa sua elezione si affrettd il Ciampoli a dar partecipazione a Galileo (*), soggiungendo poco appresso: “Poi che entrai in questa carica, dove mi & bisognato stare in fatiche eccessive, Nostro Si- gnore, la passata settimana, mi onord di seudi di pensione, e nella presente me ne ha dati intorno in un benefiziato di San Pietro, e pure sul principio del pontificate ne ebbi intorno a 140 in benefizii, ma questi mi scemano fra le mani; s) che in tutto questo poco tempo eredo che almeno riusciranno intorno « 600 soudi d’ entrata, ¢ cosi la ricolta di quest’ anno passa molto Bt (1) Lettere inedite a Galileo Galile’ raccolte dal dott. Antero Wo- Lyxskt. Firenze, tip. dell? Associazione, 1872, pag. 61. (2) Notizie degli agyrandimenti delle scienze fisiche accuduti in To~ ascana, ece. Tomo secondo, Parte prima, ece., pag. 107. (3) Le Opere di Gauro Gautuet. Prima edi completa, eee, Tomo IX. Firenze, Societa editrice fiorentina, 1852, pag. 6. 110 A. FAVARO (20) felicemente ('). , Liannunzio di queste improvvise fortune perve- nuto allantico mecenate del Ciampoli, lo indusse a manifestare Ia intenzione di privarlo di quell’assegno di 300 seudi che cosi libe- ralmente gli aveva fatto per metterlo in grado di recarsi e di sog- giornare a Roma, dando Inogo ad un episodio punto onorevole per il Ciampoli e¢ che dall’ Eritreo @ narrato nei termini seguenti: “Sed non potuit effugere ingratierga fo. Baptistam hominis spe- ciem: nam, cum divitiis afflueret, neque quoquam indigeret, Io. Baptista, quod ili erogabat, alioram adolescentium ingenuoram usibus destinaverat; quod ille ferens indigne, tanquam sibi de- bitum, non autem alterius benignitate traditum, persecutus est litibus (*)., Peggio ancora se il triste episodio segui quand’ egli era salito a fortune anco maggiori E le fortune maggiori non si fecero aspettare, ch’, vennto a morte Gregorio XV, dal Conclave al quale il Ciampoli aveva letta Vorazione “ De eligendo Pontifice (*) , usciva Papa il Cardinale Maffeo Barberini, l’ antico e pid efficace suo protettore. Fin dal primo giorno del suo Pontificato, Urbano VITI confermava il Ciam- poli a suo Segretario de’ Brevi e poco appresso elevava I). Vir- ginio Cesarini alta dignitk di Maestro di Camera. “ Veniva cele- brato il Papa di si belle elezzioni, e non era aleuno che dubitasse che in breve l’ uno e |’ altro non s' avease a vedere coronato di Porpore (+). ,, E con ambedue prese Urbano VIII a trattare con (1) Op. cit. Tomo LX, pag. 1. (2) faxt Nion Exvrurant Pinarotheca altera imaginum illustrium doc trinue vel ingenii laude rirorum, qui, auctore superstite, diem suum obierunt, Colonize Ubiorum, apud Lodocum Kaleovium et socios, CU. LOC.XLY, pag. 67. — Cfr. anche A. 8. Bast. Un aceademico merenate ¢ poeta, Gioran Battista Strozzi il giorane. In Firenze, @. C. Sansoni editore, 1900; pag. 60. (8) Orutio de Pontifice Murimo eligenda, Ad Ulustrissimos et Reve- rendissimos 8. R. E. Cardinales, post obitum Gregorii XV Vaticanum Conclave ingressuros, Habita Romae die XIX tulii in Sacrosancta Prin- cipis Apostolorum Basilica a Ioaxxe Crampono, Secretario apostolico domestic et eiusdem Basiliene Canonico. Anno 1623. Romac, ex typo- graphia Incohi Maseardi. — T/autore ne accompagnava un csemplare a Gatarxo con Jottera del 22 luglio 1628 (Lettere inedite a Galileo Galilet raceolte dal dott. Axtcno Wonysskt. Firenze, tip. dell’Associazione, 1872, pag. 69). (4) Notizie degli uggrandimenti delle acienze fisiche accaduti in To- srana, eve. Tomo secondo, Parte prima, ece., pag. 109. (21) AMICI B CORRISPUNDENTI ECC. wt tale e tanta familiarité da ingelosire lo stesso suo nipote ; sicchd sotto il 9 Settembre 1623 I’ ambasciatore toscano ne scriveva alla Corte: “ Le dird con questa oltre allo seritto, che non par che Mons.* Barberini resti satisfatto di Mons. Maestro di Camera e del Ciampoli: In cagione 2 perch? questi due sono uniti insieme e trattano molte cose con il Papa, di modo che Mons. Banberini ha delle difficult ne’ suoi negozi et in disporre delle cose ('). , L’anonimo biografo cosi descrive i trionfi del Ciampoli: “ Fu splendido il principio del Pontificato a Monsignore Ciampoli, per- ehé tutta la Corte, moltitudine di prelati ed anco Cardinali furono veduti frequentare le sue stanze. Fra i negorzi pil principali che si trovavano in quel tempo era quello della Valtellina ed il mi ritaggio fra I'Infante di Spagna ed il Principe di Galles: a questi deputd S. Santits una Congregazzione de’ pid insigni Cardinali, ¢ per esporre tutti i particolari volle Sua Beatitudine che fossero portati da Monsignor Ciampoli nelle Congregazioni, ed egli, aven- done presa distinta informazione dalle lettere, |’ egpose con tanta chiarezza e con tanta efficacia che il Sig.t Cardinale Bandino si lascid uscir di bocca che non vedeva soggetto pid abile alla gran- dezza de’ negozzi che questo ; onde ne fu fatta nobile testimonianza a Sua Santita, la quale mostrava grandissima allegrezza nel sen- tire che uno, ch’ egli diceva essere suo scolare, facesse si gran riuscita (2). , Questi successi degli amici di (falileo in Roma non erano senza qualche benefico intlusso anche per lui: la risposta al Grassi, che il Ciampoli era venuto ripetutamente sollecitando (3), era stata finalmente compiuta ed il manoscritto gpedito nell’ Ottobre 1622 al Cesarini, il quale il 12 Gennaio 1623 comunicava a Galileo da parte dei colleghi Lincei che essi volevano pubblicar I’ opera, ¢ volevano cid fare in Roma * non ostante la potenza degli avver- sarii , e vi riuscirono, sebbene, come seriveva il Ciampoli a Ga- lileo sotto il di 27 Maggio, vi fossero «li “ quelli ohe, per ostina- (1) Archivio di Stato in Firenze. Filza Medicen 3333. (2) Notizie degli aggrandimenti delle scienze fixirhe uccaduti in To- scana, ecc. Tomo secondo, Parte prima, ccc., pag. 103. 8) Lettere inedite di Gulileo Galilei’ raccolte dal dott. Axttno Wo- pag. 65. — Le Opere di Ga- Vol. IX, pag. 12, 16; Sup- uyyskr. Firenze, tip. dell’ Associazione, 18 tinge Gauiuet. Prima edizione completa, e: plemento, pag. 151. 112 A. FAVARO (22) zione di malignita o per timor di gelosia, non voglion credere che se ne sia ottenuta la licenza (1). , La stampa fu condotta a ter- mine in pochi mesi: il 20 Ottobre mancava soltanto la dedicatoria al nuovo Pontefice, Urbano VIII, che fu stesa dal Cesarini ¢ porta appunto la data di questo giorno e la firma * gli Accade- mici Lincei , : una settimana dopo il volume era compiuto e un esemplare ne veniva presentato ad Urbano. Il Saggiutore ricevette dappertutto le migliori accoglienze: Francesco Stelluti informava Galileo che anche i (esuiti ne erano rimasti sodisfatti; il Ponte- fice se lo faceva leggere a mensa, gli piaceva grandemente, come seriveva il Ciampoli (2), ed anzi, serivevano a Galileo i12 Dicembre. lo aveva letto tutto con gran gusto (*). Al desiderio vivissimo che Galileo provava di recarsi ad in- chinare Urbano VIII, specinimente dopo aver saputo, anche per le assicurazioni del Ciampoli (*), quanto gli si conservasse hene- volo, si aggiunsero per deciderlo le sollecitazioni degli amici, ¢ sopra ogni altra cosa In decisa volonti in ni cra egli di non lasciar fuggire una tanta occasione senza tentare qualche passo in favore della liberti della dottrina copernicana, Festose furono le accoglienze ch’ egli ebhe in Roma, dove, dopo aver fatta la Pasqua in Perugia ed essersi soffermato per due scttimane presso il principe Cesi in Acquasparta, giunse il 23 Aprile 1624: nel corso di circa sei settimane, durante le quali in questo quarto suo viaggio egli rimase nella citth eterna, ebbe ben sei udienze dal Pontefiee, ne ricevette un quadro, medaglie, agnusdei, un breve onorevolissimo composto dallo stesso Cinmpoli (*), e promesse di pensione ; ma in quanto alla opinione del Copernico Ia sola espressa dichiarazione * che non era da temere che alouno fosse mai per dimostrarla necessariamente vera. , Se tuttavin poteva dirsi fallito (1) Le Opere di Gatinwo Gartner Prima edizione completa, cee. Tomo IX, pag. 30, 2) Cartegyin Galileiano inedito con note ed appendicd per enra di (ivseppe Camport, Modena, coi tipi della Soviet tipogr., MDCCCELX XXL, pag. 205 (3) Le Opere di Gautueo Gstaust. Edizione Nazionale, eee. Vol. V1. pug. 6-7, (4) Le Opere di Garauxo Gatauet. Prima edizione completa, eve. Tomo 1X, pug. 30, 35, 55. (5) Biblioteca Nazionale di Firenze. Ms Tomo I, car. 18, Galileiani. Parte prima, (23) AMICI E OORRISPUNDENT! ECC. 118 il precipuo scopo di questo viaggio, 8 da credere che Galileo, quale non di rado si faceva delle illusioni ottimiste in tutto cid che grandemente gli stava a cuore, n’ avesse ritratta la convin- zione che il decreto proibitivo non sarebbe stato mantenuto in tutto il suo rigore; e percid, poco dopo tornato da Roma, si fece animo a rispondere a Francesco Ingoli, il quale otto anni prima avevagli indirizzata una confutazione del sistema copernicano; ed in questa sua illusione dovette maggiormente confortarlo il sapere che la sua risposta era stata letta e grandemente gustata dallo stesso Pontefice (1). Degli interessi di Galileo restava procuratore in Roma il Ciampoli, ma per quanto si affaccendasse (*), non pote ottenere che prima di tre anni fosse accordata la promessa pensione al figlio, e prima di sete laltra a lui (): al Ciampoli appoggiava Galileo il nipote Vincenzio che andava a Roma per perfezionarsi nella inusica (4), ¢ il Ciampoli ancora estendeva la sua protezione al P. Buonaventura Cavalieri raccomandatogli da (ralileo (5), e contribuiva alla sua elezione a lettore di matematica nello Studio di Bologna (*). Intanto, sollecitato continuamente anche dal Ciampoli (*), Ga- () Le are di Gauinxo Gant. Prima edizione completa, ece. Tomo LX, pag. (2) Op. cit. nto pag. 179, — Carteg- giv Galileiano inedito con note ed appentici per cura di Giusepe® Cam- port. Modena, Societd tipografica, MDCUCLXXXI, pag. 207, 22 (3) Le Opere di Gating Gatatet, Prima edizione completa. Tomo IX, pag. 200, — Cfr. Sulla pensione conferita a Galileo da Urbuno VILL a pag. 389-372 dei Nuoré Studi Galileiani per Axtoxio Favaro. Vene- zia, tip. Antonelli, 1891, (4) Reluzioni di Galileo Gatited con la Polonia esposte secondo i do- cumenti per Ia maggior parte non pubblicati dal dott, ARtCRO WonyNsKt (Katratto dal? Archivio Storico Haliano, Serie terza, Tomo XVU). Fie renze, tip. di M. Cellini ¢ ©., pag. 122. (3) Carteggio Galileiuno inedito con note ed append Givserer Camport, Modena, Nocieta tipogratica, MDCCCLXXX1, pag. 23 (6) Ctr. Doe. LV. — Veggasi a questo medesimo proposito la lettera di Cesare Mansii a Gariixo sotto il di 10 aprile 1629 9 pag. 153 del Tomo IX della pit volte citata © cosidetta * Prima edizione completa , delle Opere di Gataneo GALILEL. (7) Le Opere di Gaunxo Gates, Prima edizione completa, vee. Tomo IX, pag. 94, 97; Supplemento, pag. 182. -- Carteyyio (ulileiano inedito con note ed appeniici per cura di Giuserer, CaMport, Modena, 14 A. FAVARO (24) lileo aveva portato » compimento I’ opera intorno ai massimi si- stemi del mondo, ch’ egli era andato volgendo nella mente fin dai primi anni del suo soggiorno in Padova; e ben comprendendo com’ essa non avrebbe mai potuto riportare le necessarie licenze di stampa, qualora vi si fosse fatto a propugnare apertamente la dottrina del Copernico, si sforzd di nasconderlo al volgo * propo- nendo indeterminatamente le ragioni filosofiche e naturali tanto per luna quanto per Valtra parte ,, dando prova perd agl’intendenti come egli fosse tutto per essa. Per ottenere pertanto la deside- rata approvazione, egli prese per la quinta volta Ia via di Roma allo scopo di trattare personalmente la cosa col P. Niccolir Rie- cardi, al quale, come Maestro del Sacro Palazzo, spettava di ri- lasciare le licenze di stampa. Non @ della presente occasione il narrare tutto I’ andamento delle trattative durate non meno di un anno, e sulle quali sparge moltissima luce il carteggio ad esse relative passato tra Galileo, il Padre Riccardi ¢ I’ ambasciatore Toscano in Roma, e tra I’ am- basoiatore ed il Governo del Granduca in Firenze. Noteremo sol- tanto che in questa difficilissima trattazione fu Galileo valida- mente assistito da Caterina Riccardi Nicolini, moglie dell’ amba- sciatore, dal Castelli e dal Ciampoli; ma, fatto invero singolare, nessuna delle lettere di quest’ultimo concernenti questo gravissimo argomento 8 pervenuta insino # noi, © noi teniamo per sicuro che saranno state tutte distrutte, e forse da Galileo stesso. Perd, della parte preponderante ch’ ebbe il Ciampoli nel far si che fossero finalmente appagati i desiderii di Galileo, oi informano indiretta- mente gl’ incidenti che si svolsero quando, per i motivi che non staremo qui a ripetere, I’ ira di Urbano VIII scoppid terribile contro I’ autore dell’ opera e contro tutti quelli che avevano par- tecipato a licenziarla alle stampe. E, se noi non andiamo errati, In parte decisiva che ebbe il Ciampoli nel raggiungere questo fine @ rivelata dalla Kelazione che sul proceso di Galileo stese il Cav. Giovanfrancesco Buonamici e nella quale leggiamo : * Ki- volghono la persecutione contro al Padre Mostro {eosi era comu- nemente chiamato Fra Niecold Riccardi, Padre Maestro del Sacro Societa tipografica, MDCCCLXXXI, pag. doll’ opera veniva partecipato con la lettera alla qu sponde sotto il di 5 gennaio 1630, x U1 compim le il Crampons ri- 0 (25) AMICI FE CORRISPONDENTI ECC. 5 Palazzo], il quale si discolpa, prima col dire di havere hauto or- dine di approvare il libro da 8. S.“ medesima ; ma perehd il Papa nega et s'irrita, dice il Padre Mostro havergliolo commesso il Se- cretario Ciampoli d' ordine di 8. 8.4: replica il Papa che non si da fede alle parole: in fine il P. Mostro mette fuori un viglietto del Ciampoli, per il quale se li dice che S. 8." (alla cui presenza il Ciampoli asserisce di scrivere) li comanda di approvare il detto libro (4). La debolezza che il Governo Toscano dimostri in questa disgraziata circostanza & messa in evidenza anco maggiore dallo zelo superiore ad ogni elogio che in favore di Galileo dimostrd V ambasciatore Niccolini, e il suo carteggio ci tiene diligentemente informati di tutte le pratiche da lui tentate per sviare da quel capo augusto la tempesta la quale scoppid poi tanto terribile. Questo stesso carteggio, ragguagliandoci con i pitt minuti partico~ lari delle conversazioni ch’ egli veniva tenendo col Pontefice, ri- vela nello stesso tempo il dietroscena del vergognoso dramma e la parte lodevolissima avutavi dal Ciampoli. Sotto il 5 Settentbre 1632 scrive il Niccolini da Roma al Cioli: “ Mentre si ragionava di quelle fastidiose materie del 8. Offizio, proruppe Sua Santiti in molta collera, ed all’ improvviso mi disse che anche il mio (ia- lilei_ av ardito d’ entrar dove non doveva, ed in materie le pit gravi e le pid pericolose che a questi tempi si potessero suscitare. lo replicai che il Signor Galilei non aveva stampato senza I’ ap- provazione di questi suoi ministri, e che io medesimo avevo ot- tenuto e mandato costi i proemii a questo fine. Mi rispose con la medesima escandescenza che egli ed il Uiampoli I'avevano aggi- tata, e che il Ciampoli in particolare aveva ardito di dirli che il Signor Galilei voleva far tutto quel che Sua Santiti comandava, e che ogni cosa stava bene, ¢ che questo era quanto si aveva saputo, senza aver mai visto o letto l'opera, dolendosi del Ciam- poli e del Maestro del Sacro Palazzo, sebben di quest’ ultimo (1) Ht Processo dé Galileo (Estratto dal Vol. XIX della Edizione Na- tionale delle Opere di Galileo Galilei). Firenze, UW), tip. di G. Barbara, pag. 144. — Intorno a questa Relazione cfr. Antoxto Favaro. Amici + Corrispondenti di Galileo Galilei, IV, Alessandra Boechineri. V. Fran- ceseo Rasi, VI. Giovanfrancesco Buonamiei (Atti del Rt, Istituto Veneto dé seienze, lettere ed arti. Anno Accademico 1901-02, Tomo LXL Parte seconda, pag. 683-6N9). Venezia, Officine grafiche di C. Ferrari, 1902, 116 AL FAVARO (26) disse che era stato aggirato anche lui, col cavargli di mano con belle parole la sottoscrizione del libro, e dategliene poi dell'altre per stamparlo in Firenze, senza punto osservar la forma data al- V Inquisitore, ¢ col mettervi il nome del medesimo Maestro del Sacro Palazzo, che non ha che fare nelle stampe di fuori (+). Ed in quella medesima occasione affermava il Papa che “ si trat- tava della piit perversa materia che si potesse mai aver alle mani, tornando a dolersi d'esser stata aggirata da lui e dal Ciampoli (*). . Fd il 18 Novembre all’ ambaseiatore Niccolini che tentava di ri- sparmiare a (ialileo il triste © pericoloso viaggio di Roma e la inquisizione davanti al Santo Uffizio, il Papa: * rispose che ve- nisse pian piano in lettiga e con ogni suo comodo, perch? infatti biso- gnava esaminar lui medesimo, e che Dio gli perdonasse I’ errore a’ essere entrato in un intrigo come questo, dopo che 9. 8. me- desima, mentr’ era Cardinale, ne I’ aveva liberato. . “ To dissi, soggiunge il Nicolini, che l'approvazione qui del libro aveva ca- gionato tutto questo, perché mediante la sottoserizione e l’ordine dato all’Inquisitor di Firenze s’ era camminato al sicuro e senza sospetto in questo interesse: ma fui interrotto col dirmi che il Ciampoli ed il Maestro del S. Palazzo s’eran portati male, e che quei servitori che non faimo a modo de’ padroni son pessimi fa- miliari: perch in dimandare al Ciampoli spesse volte quel ch’era del Galilei, non le aveva risposto mai altro se non bene, senza passar pitt avanti in dirle che il libro si stampava, quando pur 8. 5. ne aveva subodorato qualche cosa, tornando a dire trattarsi di pessima dottrina (*). . Arrivato finalmente Galileo a Roma, all’ ambasciatore Niccolini che sollecitava la spedizione del dolo- roso affare il Papa rispondeva * che in somma era stato mal con- sigliato a dar fuori queste sue opinioni, e che era stata una Ciam- polata cosi fatta, percht sebbene si dichiara di voler trattare ipoteticamente del moto della terra, che nondimeno in rifetirne gli argomenti, ne parlava ¢ ne discorreva poi assertivamente e con- cludentissimamente, e¢ che anche aveva contravvenuto all’ ordine datogli nel 1616 dal Signor Cardinale Bellarmino d’ ordine della (1) Le Opere di Gatauko Garin. Prima edizione eompleta, vee. ‘Tomo 1X, pag. 420-421. (2) Op. cit, Tomo IX, pag. 22. (8) Op. cit., Tomo LX, pag. 429-430, Qi, AMICI E CORRISPONDENTI ECC. M7 Congregazione dell’Indice (*). Finalmente tornandy ancora ad in- tere il Niceolini, e supplicando per la spedizione, il Papa rispo deva: * che [ddio gli perdoni a entrar in questo materie, tor- nando a dire che si tratta di dottrine nuove e della Scrittura Sacra, e che la meglio di tutte & quella di andar con la comune : e che Dio aiuti anche il Ciampoli una volta con queste nuove opinioni, perché anch’ egli vi ha amore ed & amico di nuova filo- sofia: che il Signor Galileo & stato suo amico, ed hanno insieme trattato e mangiato piil volte domesticamente, ¢ dispiacente d’ a- verlo a disgustare, ma trattarsi d’ interessi della fede e della re- ligione (2). , Ea cose finite, deserivendo Galileo * molto caduto, travagliato ed afflitto , soggiunge: * Né dovra in lui solo fermarsi questa tempesta, perch’ essendo stato ieri da me il P. Commis- sario del 3. Uffizio m’ accennd che il P. Maestro del 5. Palazzo, com’ incorso anch’ egli nel pregiudizio per la sua inayvertenza ¢ trascurataggine in sottoseriver il libro, ne patird qualche pena. E cotesto Inquisitore costa sari gastigato anch' egli, perché s'& por- tato malissimo, non dovendo alcuno di quelli che hanno ayuto mano in questo negozio rimanerne immune (*). , Chi pertanto pot® avere cognizione di questi documenti ¢ sapere della strepitosa disgrazia nella quale, intorno a questo medesimo tempo, cadde il Ciampoli appresso il suo antico ¢ pit valido e pitt potente protettore, collegi naturalmente i due fatti. Il Fabbroni che per il primo pubblico alcune delle surriferite let- tere del Niccolini (4), serivendo pit tardi la vita del Ciampoli, sentenzid: * nemini cessit studio in Gulileum praeceptorem suum (1) Op. cit, Tomo IX, pag. 435. — In quest’ ultimo particolare il Nivcouist erra nel riferire, giaech® confonde tra il precetto del 26 feb- braio 1616 fatto a Garaveo dal Card, Betarwtxo da parte della Con- gregazione del $. Uffizio (Il Provesso di Galileo, eve, pag. 55-56, Dov, 4.173) € il Deereto 5 marzo 1616 (Ll Processo di Galileo, ece., pag. Doe. 6.18) della Congregazione dell’Indice relative, fra altro, all? O- pera Ve Kevvlutionibus Orbium Caelestium del Corensico. (2) Le Opere di Gattuso Gatanet Prima cdizione completa, Tomo AX, pag. 436-437, (3) Op. cit., Tomo IX, pag. 446. — 1? Inquisitore di Firenze se la eavd con una “ acre riprensione . (fr. I Process di Galileo, ece. pag. 103, Doc, b. 54; pag. 108, Doe. b. 63 (4) Lettere inedite @ uomini ilastri. In Firenze, MDCCLXXUL Tomo primo, pag. 276, 278, 286, 208, 118 A. FAVARO (28) Toannes Ciampolius, ut pro ili defensione fortunas suas maximum in discrimon adduxerit ('). , Ed il Targioni-Tozzetti, che si trove in analoghe condizioni, scrisse: “ Non so bene per qual colpa Monsig. Ciampoli uel 1632 cadesse nella disgrazia di Papa Ur- bano VIII, e gli fosse tolto l'impiego di Segretario de’ Brevi. B lecito congetturare che molto contribuisee ad essa disgragia lim- pegno col quale egli sosteneva in Roma le nuove dottrine del Galileo e gli artifizii che usd nel 1632 (2) per ottenere dal P. Maestro del Sacro Palazzo la permissione per la stampa del fa- moso Dialago del medesimo Galileo (*). , Nessuna meraviglia per- tanto che tale opinione, avvalorata in appresso da altri documenti, andasse acquistando il eredito universale e veniase poi quasi una- nimemente ripetuta (4). (1) Vitae italorum doctrina excellentiun gui sacculis XVIL et NVI foruerunt. Volumen XVI, auctore AXGxLo Fanroxio, Academiae Pisanae Curatore, Pisis, MDCCXCY, apud Aloxandrum Landi, pag. 1. — Giova perd notare che lo stesso Fasnroxi parlando delle cause che potevano aver contribuito alla caduta del Cramrout, espreseamente ecrive (pag. * Ipsa opinio, quam de se habebat, offendebat Pontificis animuim, qui sacrorum modo, sed omnis etiam doctrinac et eruditionis princeps volebat. ,, E nella stessa presunzione convenne assai probabilmente il Grorvasr, serivendo a proposito del Crampons, di Papa Urraxo che fu “ protettore pericoloso de’ lutterati, coi quali professava emulaxione aperta, anzi astiosa, che a principe non si convenga,. (Opere di Prerav Gioxvaxi. Kdizione condotta sopra un esemplare corretto dal- Pautore ¢ notabilmente accresciuta, Vol. II. Firenze, Felice Le Monnier, 1846, pag, 2). Veggasi infine cid che a questo proposito si legge a pag. 277 delPopera: Pattaret Boxaaict De claris pontificiarum epistolarum scripto- ribus ad Clementem XIV Pont, Mar. Eaitio altera multo auctior et emondatior. Romae, MDCCLXX. Exeudebat Mareus Palearini (2) Qui il Targtowi-Tozzerts cade in errore, perehd nel 1632 opera cra git stampata, anzi possiamo dire con tutta esattezza che la stampa ne fu compiuta il giorno 21 febbraio. Ufr. Axroxto Pavano. Nuovi con- tributé alla storia del Pracesso di Galileo (Estvatto degli Atti del R. Isti~ tuto Veneto di scienze, lettere ed arti, Tomo VI. Serie VII). Venezia, tip, Ferrari, 1895, pag. 10, (3) Notizie degli ugyrandimenti delle scienze fixiche uccaduti in To- xcuna, ece. Tomo primo, pag. 83. (4) E tuttavia da notarsi che non la troviamo presso aleuno dei temporanei: n& unonimo biografo, civ’ il segretario stesso del Cramrout da noi cosi frequentemente eitato, né il Bestivoatio, né il Pozzonoxztas, né il Crasso, nd PEurrrko ne fanno menzione. Bensi comineid ad accre- ditarsi dopo il Fanmnoxt; ed infatti anche il Neti serive che fu * pri- on- (29) AMICI E CORRISPONDENTI ECC. 119 Wf. Che Monsignor Giovanni Ciampoli, tanto parziale di Galileo, abbia efficacissimameute cooperate a che in mezzo a tante © casi svarinte difficolth il Dialogo dei Massimi Sistemi finisse per poter. senza soverchie mutilazioni, vedere la Ince, & cosa che risulta dai documenti incontrovertibili che abbiamo addotto: ma che I aver prestato il suo incondizionato appoggio al sommo filosofo sia stata In causa pitt o meno efficiente della disgrazia nella quale cadde appreseo Urhano VIII, come trovammo generalmente affermato, & cosa che noi ei permettiamo di porre grandemente in dubbio, e diremmo quasi di negare assolutamente, con lappoggio di aleuni e assai gravi argomenti. Il succedersi a cosi breve distanza dei due fatti, della disgrazia cio’ di Mons. Ciampoli ¢ della intima- zione fatta a Céalileo di comparire davanti al Commissario det Santo Uffizio in Roma, poté accreditare appresso chi era a cono- seenza dei precedenti In opinione generalmente tenuta intorno alle cause dei furori dell’ impetuoso Urbano VIII contro il suo Segre- tario dei Brevi, ma noi portinmo opinione che 1a parte da lui avuta nei maneggi per carpire in certo qual modo il permesso di stampa del Dialogo non abbia se non parzialmente contribuito a mante- nere il Ciampoli in quella disgrazia nella quale era caduto, e tutto al pitt n’ abbia fornito un pretesto od una giustificazione pid fa- cilmente confessabili. Imperciocché riesca agevole il mostrare che parecchi mesi innanzi che seoppiasse sul capo di Calileo quella tempesta della quale le prime ayvisaglie possono fissarsi all’ Ago- sto 1632, il Ciampoli non era pii tra i bene affetti del Pontefice che gid pensava a liberarsene. rato dell’ impiego di Segretario dei Brevi perchd aveva procurato In per= missione della stampa dei Dinloghi dei Massimi Mistemi , (Tita e com- mercio letterario ai Galilen Galilei, eee. Losanna, 1798, Vol. 11, pax. 524). K PAueéat annota espressamente: * I! Ciampoli veniva mandato gover- natore a Montalto in xpeciem honoris, ma in realth per punizione del- lavere cooperato alla stainpa dei Dinloghi. . (Le Opere di Gattuno Ga- tuner. Prima edizione completa, ece. Tomo 1X, pag. 307); ¢ presso a poco lo stesso uvvertono gli altri scrittori di cose galileiane, tranne il Wo- uyxskr ed il Rewsc. Era del resto ben naturale il desiderio, special mente nei biografi del Crampor, di attribuirne le disgrazic ad una causa che ridondava a tanto suo onore. 120 A. FAVARO (30) Aspirava Mons. Ciampoli alla porpora. della quale gli era gid balenata la speranza fin dal pontificato di Gregorio XV, ¢ ad essa appariva designato e dalla posizione che occupava e dal favore straordinario che godeva alla Corte, ma le creazioni dei cardinali sotto il nuovo Papa andavano succedendosi frequenti e numerose senza che egli vi fosse compreso, per modo che, disgustato di tale trascuranza ch’ egli, con I’ altissimo concetto che aveva di sé me- desimo, stimava immeritata, andd volentieri prestando orecchio alle seduzioni che presso lui tentava il partito spagnuolo ('), capitanato dal Cardinale Gaspare Borgia ed avverso ai Barberini: col quale Card. Borgia egli era fors'anco entrato in intima relazione, perch? assai intimo di D. Virginio Cesarini, col quale abbiamo veduto quanto fosse legato il Ciampoli. Questa ostilita, gia manifesta(asi in varie occasioni a propo- sito delle turbolenze di Germania (siamo in piena guerra dei trent’ anni), scoppiarono in aperta rivolta nel Concistoro dell’ 8 Marzo 1682 (2): e per mettere in piena luce In influenza che sull’a- nimo del Pontefice poteva esercitare anche soltanto il sospetto che una persona che, come il Ciampoli, gli viveva tanto dappresso, parteggiasse per gli spagnuoli, vogliamo senz’ altro riprodurre la narrazione che dell’ avvenuto mandd I’ ambasciatore Niccolini al Cioli con dispaccio dell’ 11 Marzo ; * Lunedi mattina, giorno delli 8, successe in Concistoro cosa assai considerabile, della quale dard a V. 8. IlL™ ragguaglio succintamente, non havendo tempo d’al- lungarmi, perehé si desidera la prestezza nella presente spedit Il Sig. Card.t* Borgia teneva ordine del suo Re di protestarsi_ col Papa in pubblico d'ogni danno, che potesse avvenire alla Reli- one. (1) Dome: n quel suo diligentissimo lavoro biografico ehe abbiamo ci > di questa nostra serittura, riferisee che nell’ Archivio Vatieano (Kelation’ di Roma, U, 150, 3) conservasi una “ Relatione della Corte di Roma nel prineipio del Pontifieato di Papa Urbano VILL data al Cristianissimo Re di Francia Luigi il Giusto Tanne 1624, nella quale, a proposito del Craspout & detto * eh’ uno di quelli ehe li Spagnuoli cereano con grandissima diligenza di poter conquistare Ia divotione del suo Re fra quelli che fanno professione di portar la spada , (2) Cfr. il Cod, Barberiniano XXXUT. 168, presentemente nella Biblio- teea Vatieana ed titolato: * Sentimientos y quexas del Rey de Espaia en Ja eorrispondengia del Papa Urbano VILL, y iustitieagion de Su Ranctitad eon el stado de Ins eosas de Roma alo de 1632. , (31) AMICI E CORRISPONDENTI KCC. 121 gione Cattolica dalle presenti turbolenze di Germania, gid che per qualsivoglia accidente seguito sin hora e per qualsivoglia officio fatto non sé mossa a cos’ aleuna, e dopo haver procurato indarno, come s'accennd con altre, d’ esser udito insieme eon i Cardinali nazionali ¢ con li altri due Protettori di Germania, Borghese ¢ Ludovisi, ¢ con gl’ Ambasciatori Cesarei, prese resolutione, a fin d’ obbedire alla M. S., di far quest’ azzione in (‘oncistoro. Onde, dopo Y audienze de’ Cardinali, venutosi alle propositti delle Chiese, quando Borgia ne hebbe proposte due che le toccavano, senza mettersi a sedere e senza muoversi dal suo luego, entrd nelle cose pubbliche, ¢ comincid la sua dichiarattione. [1 Papa ben che mostrasse con la mutattione del volto il disgusto che ne sentiva, stette un poco irresoluto, ma finalmente dopo haver lasciato reci- tare alquante parole, entrd in excandescenza, quando S$. Em2* venne a certa occasione a dire ef adhuc Sunctitas Vestra cunctatur, dicendo taceas, tareas; ma Borgia replicando che non poteva ta- cere perchd agelutur de summu rerum de religione et de fide va- tholica, ete. il Papa le domandd come parlava, se uti Cardinalis, vel uti Orator Regis Catholici, et havendole risposto S. Em. che parlava per I'uno et laltro, Sua Santitd le replich che se parlava come Ambasciatore debebut audiri in cubiculo, et che come Car- dinale tacesse, perch® Curdinales non poterant loqui nisi petiti, soggiungendo ancora: possumus te deponere et ideo taceus. AIhora il Sig. Card. S. Onofrio (*), mosso dal zelo, si levi dal suo luogo, et andato alla volta di Borgia, quasi mettendoli le mani sul petto, (1) Axvoxio Barnerini. Si ponga ben mente che Cardinale Diacono 4i S$. Onofrio dal 2 Ottobre 1623 al 7 Ottobre 1624 fa FRaxcesco Bane senixt nipote del Papa, e che dal 7 Ottobre 1624 in poi fu Cardinale Prete di S. Onofrio il fratello di Uraxo VII, Axro: ayendo il primo assunto il titolo di 8 Agata. Noi stessi, non av tenuto conto di questa circostanza, siamo purtroppo eaduti ripetuta in errore, errore del quale facciamo qui ammenda, non senza avvertir cho Perrore era reso tanto pitt agevole dal fatto che quest’ ultimo sup- pliva it nipote Fraxcesco nell’ ufficio di Segretario di Stato durante le i lui assenze. Con questo Axtosto Barnerixi, non & da confondersi Tomonimo, nipote esso pure del Papa, ¢ ereato Cardinale Diacono, col titolo di S* Maria in Aquiro, il 30 Agosto 1627, titolo che prima con quello di S# Agata nella Sub in Vin Lata © finalmonte, essendo aserit quello della SS.* Trinitd al Monte Pineio. 0 BARBERINI. ado, utd a, poi con laltro di 8.4 Maria all Ordine dei Preti, con ji 122 A. FAVARO (32) le disse anch’ egli che si chetasse. 1 Cardinali Spagnoli si mos- sero verso Borgia, dubitando che le fusse fatta qualche violenza, ma non vi fu altro, Colonna poi, che si volse mescolare anch‘egli in questa materia, andd cercando del campanello per porgerlo al Papa che mostrava desiderio di sonarlo per finir il Concistoro, et havendo il medesimo Colonna detto anch'egli che i Cardinati non dovevano parlare senza permissione, merits che Borgia con segni di qualche disprezz0 le dicesse y por esto porque abla V. Kim." e cavatosi fuora un papello, lo presenti al Papa dicendo: poiché Y. 8." mi comanda di tacere, resti servita almeno di pigliar que- sta serittura, In quale fu da 9. B. ricevuta, e ne consegnd dopo il Concistoro i duplicati anche a’ Cardinali Capi d’Ordini, e pro- ponendo poi 8. Onofrio una Chiesa, come fecero tre altri Cardi- nali, fu sollecitamente licenziato il Coneistoro. Qui non s’ha me- moria d'un caso simile, mo la cosa non finirh qui, perchd i Spa- gnoli, che han le cose loro snl tavoliere, penseranno a altri modi da travagliare il Papa, mentre anche anno il pretesto apparente della religione.... Havevo lnseiato di rappresentare che il Papa disse ancora al Card.e Borgia che S. Santiti doveva punirlo quando a gl’ anni addietro non volse concorrere alla contributtione volun- taria, ma che non lo fece perché all’ hora le voleva bene (1). Dopo il fatto di questa clamorosa protesta si vollero colpire tutti quelli dei quali si sospettava che o vi avessero preso parte o che l’approvassero, ed una simile accusa fu certamente formu- lata contro il Ciampoli, poichd, ed & I’ unico cenno relativo alle cause della sua disgrazia che noi abbiamo trovato nella sua cor- rispondenza, egli stesso si lagna di essere stato imputato che “ avanti alla protesta una sera fossi sopra una muletta travestito entrato per porta ocoulta a negoziare con Borgia (2). , Si comprende age- volmente che se tali voci potevano correre, la sua disgrazia fu fin @allora sicura e la perdita non doveva essere se non questione di breve tempo e di una occasione che fornisse il, pretesto. L' anonimo biografo di lui cosi ne serive: * Sorsero poi tali (1) Archivio di Stato in Firenze, Filza Medicea 8851. (2) Lettere di Monsignor (iovaxst Crampott Segretario de? Brevi di egorio XV ct Urbano VIIL Con Paggiunta in questa terza impressione Ji altre molte lettere del medesimo e «Puna sua eanzone non pitt stam pata, eve, Parte prima, In Macerata, per gli heredi del Grisei ¢ Gioseppe Piccini, MDC.LXVI, pag. 24. (38) AMICI E CORKISPONDENTI ECC. 128 aceidenti, che sarebhe stato un miracolo il non nanfragare : segui In protesta del Sig. Cardinale Borgia, la quale dette una grande scossa a tutti gli affari della Corte. Il Sig. Cardinale Ubaldino, che per tante sovrane qualitt rendeva pid gloriosa la porpora, si vidde derelitto dal! aura di Palazzo ('), e per conseguenza i suoi parziali ed amici poco ben visti. Fra questi era registrato Monsi- gnor Ciampoli, onde la malignita cautelata non lascid mezzo al- cuno per essere informata di quanto non solo faceva o parlava, twa anche pensava. Molti con la maschera di amici venivano a visitarlo e tirandolo nei discorsi degli accidenti che correvano, procuravano di cavarne il suo senso, il quale come grato alla virti deg!’ amici, non riusciva conforme all'autorita dei regnanti. Loccasione finalmente di un Breve fu il petardo, diceva egli, della sua fortuna. Aveva il Papa fatto un Breve di certe mate dandolo a Monsignor Ciampoli, gli disse che lo rivedesse. Per ben servire la Sede Apostolica, ardi di pronunziare alcune cautele, onde sdegnatosi, gli fu detto che si sarebbe fatto sottoscrivere da altri, ed intanto fu ordinato che non fosse ammesso all’ audienza del Papa, unico e potente mezzo per rovinarlo. Segui questo al prineipio d’Aprile 1632 (*). , Questo incidente del Breve & peri narrato in altro modo e con maggiore apparenza di veridicith dal Niceolini nel suo dispaccio dei 25 Aprile 1632: * Tra tanto Mons. Ciampoli, come stimato amico de poco amorevoli, & eaduto intera- mente di gratia, e I’ ultimo tracollo glie lo deve aver dato certo senso dimostrato che il Papa habbia voluto da sé stesso comporre la lettera Pastorale pubblicata ultimamente, havendone egli nel ie, (1) 1 Cardinale Rowento Unatorsi, egli pure bene affetto a GazinEo, al quale aveva avuto anche un cannocehiale (Le Opere di Gatazo Ga- uutt, Edizione Nazionale, ccc. Vol. XII, pag. 401), perch? “ stimato amorevole alla Corona di Spagna ,, fa privato della * parte di Cardinale porero .,: questo perd accadde soltanto pid tardi, ciot nel Luglio, ¢ per- cid la disgrazia sua non pud aver tratta seco quella del Crampons. (fr. idispacei 16 17 Luglio 1632 dell’ ambasciatore Nrocoraxt alla Corte di Toseana nella Filza Medicea 3352 del R.° Archivio di Stato di Firenze. (2) Notizie degli aggrandimenti delle srienze fisiche arcaduti in To- sranu, eve. Tomo secondo, Parte prima, ece., pag. 10-111. — Manta Bisctoxt nelle sue Giunte alla Toscana letterata del Cixstut. Serittori Fiorentini. (Biblioteca Nazionale di Firenze. Cod. Magl. B. 396. IX Tomo V1, pag. 240) scrive : * Nel 1632, per aver suggerito al Papa U'ap- porre aleune cautele in un Breve commessogli, fu da lui licenziato. 124 A. FAVARO (34) medesimo tempo fatta un’ altra, forse pi elegante e conferita a pit d’ uno; con la qual’ azzione ha toecato il Papa nel vivo. Et in effetto essendo stato detto a tutti i famighari che entravano dal Papa di non v entrare senza far ambasciata, si & poi osser- vato che Vordine & per lui solo. Onde havendo voluto anco portar per segnare alcuni Brevi, Sua Santit’ le ha mandato fuor di ca- mera I’ Anello, ed in effetto si pensa hora al modo di levarselo da torno (*). , Ne@ il Ciampoli era il solo che dovesse la sua di- sgrazia all’esser * legato ai cardinali partigiani di Spagna ,, che i Barberini avevano impreso ad epurarne tutta la Corte: cosi, per esempio, sappiamo che, per questo medesimo motivo, si sospettava * Ia rimozione del Commissario del Santo Uffizio (2). Seguitiamo a spigolare dai dispacci del Niccolini, il quale. trattandosi di persona cosi bene accetta alla Corte di Toscana. tiene questa minutamente informata dell’andamento delle cose del Ciampoli. Sotto il 1° Maggio 1632 serive: “ Par che aspettino a Palazzo che Ciampoli domandi licenza, ma egli non par che ne voglia saper altro, ct se li danno un poco di tempo, credano al- cuni che sia per riattaccarsi. , Ma le cose andavano prendendo una cattiva piega, infatti sotto il di 8 successivo egli tornava a serivere: “ Le cose di Ciampoli fluttuano tuttavia e benché sia andato in campagna (*) col Papa, non & per ancora stato ammesso alla presenza di Sua Santita, con tutto che sperasse d’ entrar in Camera con occasione di certa musica che fu fatta. Si contente- rebbe d’andar Nunzio a Venezia, ed ha pregato il Bracciolini, segretario di S. Onofrio, che ne dia un tasto al Papa, ma egli non mostra «i yolerci entrare. Un suo poco amorevole ha detto a Sua Santiti che egli sta allegramente, perche I’ ordine dato di non entrar in camera non sia solamente per la sua persona, e la 5.4 Sua le ha risposto, glie lo faremo conoscere. , E quantunque durante tutto il soggiorno in Castel Gandolfo che durd circa tre scttimane, non gli fosse mai riuscito di parlare col Papa, e tutti i Barberini lo vedessero di mal‘occhio es’ avesse * la sua caduta per irrimediabile ,, pure egli non si decideva né a domandar li- cenza ne a fare ammenda, anzi, come ci informa un dispaccio (1) Archivio di Stato di Firenze. Fi (2) Dispaceio del Nu di Stato in Firenze. Fil; (3) A Castel Gandolfo, Medicea . ‘oLint al Crout sotto i] 24 Luglio 1632, (Archivio Medicea 3 (35) AMICI E CORRI8POND: 1 ECC. 125 dello stesso Niccolini del 22 Maggio * il giorno dell’ Ascensione fece un bel banchetto a diversi amici, che & stato perd da pochi approvato. . E. sotto il 30 suecessivo-scriveva : * Mons. Ciampoli si trova nei medesimi termini accennati altre volte, ed in questa settimana essendo occorso di seriver aleuni Brevi in Polonia spet- tanti alla sua Segreteria, souo stati composti in quella d’Azzolino: egli nondimeno mostra cuore et & risoluto di non domandar li- cenza. , * Le cose di Ciampoli non migliorano , tornava a scri- vere sotto il 16 Luglio, e finalmente tra il 22 Agosto ed il Settembre partecipa che “ habbia havuto ordine d'useir di Palazzo ,, e che * & stato fatto sapere a Mons. Ciampoli che si contenti di pigliar un Governo, come fara. , Obbligato a restituire anche le copie dei Brevi da Ini com- pilati, fu eletto Governatore di Montalto ¢ soltauto all'atto di par- tire da Roma fu ammesso alla presenza del Pontefice “ che lo ac- colse torbidamente, ma poi rasserend nel parlare dicendoli che si portasse bene nel suo governo, al che rispose che non era peri colo che non servisse con fede, ma che il resto era in mano della fortuna ('). , Tl caso levi moltissimo clamore e per allora forse le vere cause di una tanta disgrazia non furono note: ecco pertanto che cosa ne dissero i contemporanei. Il Cardinale Bentivoglio, fino diplomatico, lascid seritto: * da varii suoi portamenti, nei quali si poteva dubitare s'egli mostrasse vanitt maggiore d’ ingegno 0 maggiore imperfettione di giuditio, restd il Papa cosi offeso © cosi giustamente di lui, che dopo aver futtuato qualche tempo in Pa- lazzo, gli bisognd poi uscirne ¢ vagar fuori di Roma in governi, c cadé totalmente da quelle speranze che potevano con tanta ra- gione lusingarlo © forse con felice esito a pid alta fortuna con- durlo (%)., Il Crasso, detto che “ esprimono pur troppo al vivo la vita di Giovanni Ciampoli le sue composizioni, lo stile delle quali hor alto hor basso & un esemplare dell’altezze e dei preci- pizii datigli dall'incostante fortuna . aggiunge “ fu opinione ch'egli decadesse dalla grazia dall’ essersi fatto vedere troppo cultore delle (1) Archivio di Stato in Firenze. a Medicea 3352. (2) Memorie del Cardinale Bexttyociio, con le quali descrive la sua rita, € non solo le cose a lui successe nel corso di essa, ma insieme le pit notubili ancora occorse nella Citta di Roma, in Italia e altrore. Div in due libri. In Venetia, pressu Paolo Baglione, M.DC.LX VIE, pag. 58. 126 A. FAVARO (36) proprie sodisfazioni, immerso nelle del quantunque consi- gliato venisse a non far naufragio nelle Sirti della Corte, ma ad ogni vento adattar le velle, con tutto cid, guidato da una immo- derata superbia, spinse tant’oltre i suoi malpensati andamenti che su’l principio del mese di Aprile dell’ anno 1632 hebbe divieto in nome del Pontefice d’ andare all’ udienza, e benché continuasse nella segretaria, gli era mandato fuori l’anello del Pescatore per segnare i Brevi, n& molto andd che, essendogli dato successore, fu destinato al governo di Montalto, dorato calice in cui bevve il veleno (1). , Finalmente I’ Eritreo scrive, molte essere state le cause che suscitarono contro di tui smisurata invidia, ma sopra tutte le altre: ‘ nimia loquendi libertas, intimae et apertae cum amicitiae, quorum voluntates ab iis, quorum ipse tempori inservire debebat, alienae existimabantur ; ac demum, quod mores vultusque nonnullorum, mimica prope scurrilitate, imitaretur exprimeretque. quos aequum erat illum vereri atque metuere (2). Colpe di questo genere devono certamente essergli state at- tribuite, perchd dopo quella prima e pid grave causa della sua disgrazia si accumulassero contro di lui gli odii ed esplodessero le inimicizie. E di vero, secondo quanto ne riferisce il Pozzobonelli, il Ciampoli del Cardinale Barberini si lodava e diceva: “ se egli fosse stato il Ciampoli et io lui, Dio sa quello che haverei fatto per la mole delle iniquitd che si son dette ,; ¢ quanto al Papa soggiungeva che “ se ha credute tutte le calunnie statemi apposte, & pure un dono che mi fa della vita , e a questo proposito ag- giunge il Pozzohonelli medesimo: “ Mi raccontd che nel suo primo ingresso de’ Governi hebbe avviso da Napoli che in Roma si trat- tava segretamente di processarlo, ¢ che cercasse di assicurarsi la vita, né v’ esser miglior strada che mettersi in Abbruzzo, d’ indi a Napoli, dove poteva prendere quelle resoluzioni che pit gli fos- sero piaciute, che sarebbe stato assistito con due Compagnie di cavalli per ricondurlo in salvo: né mancarono offerte di entrate et aiuti di costa, egli perd ringrazid assai e niente accettd, dicendo (1) Elogit Phuominé letterati seritti da Loreszo Cx: XVI, per Combi e La Not, pag. 279, 282-283 2) Tat Nic Exytarans Pinacotheca altera imaginum, illustrium doctrinae rel ingenit laude, vtrorum qui, anctore superstite, diem suum obierunt. Coloniac Ubiorum, apud Iodocum Kalkovium et socios, CI.), TOC.XCY, pag. 67. In Venetia, M.D (37) AMICI E CORRISPUNDENTI ECC. 127 che se havesse errato se ne saria andato a piede del Papa per confessarglielo e dimandare castigo delle sue colpe, ma che tro- vandosi innocente non voleva macchiare la reputazione di quel maneaiento che mai haveva peusato uon che commesso,e che si saria dichiarato colpevole solo col mettere un piede nello stato altrui ('). , Ora noi crediamo che non vi sara alcuno il quale non pensera che tutto questo sarebbe stato un po’ troppo per aver favorita la stampa del Dialogo ed auco per averne carpito il per- messo: anche se quest’ ultimo episodio non fosse vero, sta pur sempre a mostrare che una difesa od una riparazione dovevano venirgli dal Governo Spagnuolo, per amore del quale egli era incorso in tanto suo danno. Nicché seuz‘altro noi siamo indotti a stimar giusto il giudizio pronunziato dal Gregorovius, il quale serive: * Urbano stette ancora in sospetto che Monsignor Ciampoli, uno degli amici di Galileo, fosse partigiano della fazione spagnuola, per la qual cosa egli lo mand in esilio fuori di Roma (*)., Ma forse ambe- due le cause contribuirono ugualmente ad aggravare le condizioni del Ciampoli e di Galileo; e pud ben essere vero cid che scrive il Reusch: “ L’ indignazione del Papa contro il Ciampoli pud aver contribuito ad indisporlo verso (ialileo, e viceversa lo sdegno da lui provato per la stampa del Dialogo avri aggravato il suo cor- ruceio contro il Ciampoli (3). , Iv. Lannunzio dell'esilio di Mons. Ciampoli da Roma fa mandato a Galileo dal P. D. Benedetto Castelli, il quale sotto il di 23 Ot- tobre 1632 gli scriveva da Castel (randolfo: “ Mi dispiace che le turbolenze di Mons. Ciampoli, tanto suo e mio amico, ci si siano traversate. , E qui, notiamo subito, si tiene a deplorare che V’in- fluenza del gid potente prelato non potesse essere adoperata a fa- (1) Lettere i Monsignor Grovanst Crampons, ece. Parte seconda, In Macerata, per gli heredi di Agostino iriseo e Wioseppe Piceini, 1666, pag. 70-71. (2) Urbano VIET @ la sua opposizione ulla Spayna e ull’ Imperatore. dio della guerra dei trent’anni di Feemyaxno Cigkconovius. Roma, fratclli Bocea, 1879, pag. 107. (3) Der Process Galile’s und die Jesuiten von Ds F. HL. Revser. Bonn, Eduard Weber's Verlag 1879, pag. 128 A. FAVAKO (38) yore di Galileo, in quel suo gravissimo frangente, senza lasciar neppur sospettare un legame qualsiasi fra le due disgrazie: indi prosegue: “ Sua Sig.ti# [l= 8 stata deputata governatore di Mon- talto della Marca, della quale deliberazione resta contento, quietan- dosi nella volonta di Dio e in quella dei Padroni ('). , Ed in una successiva da Roma sotto il 20 Novembre 1632: * Mons. Ciampoli nostro partirh Martedi (23] per il suo governo di Montalto, e mi creda che ha fatto stupire tutta Roma con la franchezza dell’animo e con la prudenza con che si 2 portato, che pid non si pud dire ng immaginare. Tutti gli applaudono, e gli stessi sui persecatori si vergognano ancora a scuoprirsi, né sin ora si sa donde ven- gano, ne’ quali si siano le querele contro di lui, non essendogli stato detto cosa alcuna. Possono bene i Senechi, i Platoni e tutti i moralisti insieme dar precetti © regole di combattere contro In fortuna, ma metterla in pratiea come ha fatto quest’ottimo Prelato, credo che sia impossibile: tutti i suoi amici stanno afflitti e io sopra tutti in particolare, e lui con animo non solo invitto, ma come non fosse né anche combattuto, se ne sta consolatissimo, al- legro pid che mai, applicato a’ suoi studi, e quello che & la per- fezione d’ogni cosa, mostra somma riverenza verso i Padroni, stan- dosi quietissimo nella volonta di Dio. Per concluderla mi é parso un miracolo, e questo lo scrivo perché & vero, ed 2 molto pid di quello che posso scrivere nv io nd qualsivoglia altro ; e gli voglio dire di pia che sebhene in questo tempo ho frequentato la sua stanza pitt del solito, conoscendolo per il migliore e pit fedele servidore di questi Padroni, non ’ho visto perturbato mai se non quando ebbe la nova del travaglio di V. S. che lo trafisse sopra modo, perch’ l'ama di cuore, e fa quella stima del suo merito e valore che lei merita (°). , Seguita sullo stesso tema il Castelli nell’altra sua a (talileo del 27 Novembre, annunziando la partenza del Ciampoli seguita il precedente 24: * Questo accidente era necessario per coronarlo di corona trionfale, come vittorioso dei colpi de la fortuna; e questa gloria ha egli ottenuto con applause universale. L'eminentissimo Signor Cardinale Padrone lo trattenne la sera avanti in lunghissimo ragionamento, con ogni dimostrazione (1) Le Opere di Gauuuno Ga Vol. IX, Firenze, 1852, pag. 306-807. (2) Op. eit., Vol. LX, pag. Prima _edizione completa, (39) AMICI E CORRISPONDENTI ECC. 129 d'affetto, e fa visitato il medesimo giorno da diversi titolati, ed in particolare dal Sig. Duca di Bracciano, dal Sig.t Duca Cesarini e dal Sig." Don Torquato Conti. To I’ ho'sempre servito, perché cosi sono obbligato, e l'accompagnai con aleuni altri Signori sino alla prima posta, né potei licenziarmi senza Ingrime; ma lui in- trepido, allegro © quietissimo nella volonta di Dio si parti (!). , Evidentemente il Ciampoli s’era imposto di non dare ai ne- mici e persecutori suoi lo spettacolo del proprio avvilimento, ma ben dure ed amare devono essere state le sue riflessioni nei lunghi cinque giorni di viaggio che separavano allora Roma da Montalto. Tre soltanto sono le lettere da lui scritte a Galileo dopo il suo esilio, tutte da Montalto dell’anno 1633 (2) e insignificanti; ma da quelle altre che indirizzate a diversi personaggi, ci furono con- servate e vennero pit volte riprodotte, ci sembra possa farsi al Ciampoli il rimprovero di non aver saputo conservare la dignita nella sventura, ch’egli pur doveva tenere per irreparabile, cullan- dosi in quella vece sempre nella speranza, se non di riafferrare il potere, che gli fosse almeno concessa la licenza di far ritorno in Roma. Tutte le lettere, anco mutilate nei luoghi pid espressivi, sono piene di basse adulazioni per i Barberini, egli si getta ge- nuflesso a terrae imprime * baci cordiali sopra le vestigie de i piedi_ dell’Eminentissimo Sig. Card. Barberini (*). , Imperciocehé egli non perdette mai del tutto la speranza di poter tornare, al- meno per qualche tempo, a Roma. Sotto pretesto ch’egli pit non risiedeva nella Citta Eterna, gli si sospese il benefizio e lo si vo- leva privare del Canonicato di San Pietro del quale egli era in- vestito ; ed in veritd egli non domandava di meglio che d’essere posto in grado di adempiere i doveri inerenti a tale ufficio ; vi fu anzi un tempo nel quale si illuse fino a credere che per questo motivo gli si sarebbe consentito di risiedere in Roma: nel No- vembre 1840 potd sperare che gli sarebbe stato concesso di tor- narvi_almeno per un meso, impegnandosi egli a vivere ritirato () Op. cit., Vol. IX, pag. 315-316. (2) Op. cit., Supplemento, pag. 246, 247, 251. (3) Lettere di Monsignor Giovanni CIAMPOLI, Con Paggiunta in questa terza impressione Waltre molte lettere del medesimo ¢ una sua canzone non pit stampata insieme con la vita dell autore deseritta dal sig. AuuwaNDRo Pozzouovetsa. Parte prima. In Macerata, per gli heredi dei Griseo e Gioseppe Picoini, M.DC.LXVI, pag. 2 180 A. FAVARO (40) come un certosino, con votata clausura, senza portar habito ri- guardevole, senza far visite se non concedute , e ancora uel Luglio dell‘anno 1643 egli sospirava sempre, Roma, senza perd che gli fosse permesso di ritornarvi, sembrando quasi lo si volesse assoggettare alla tortura di appressare alle labbra il calice tanto bramato senza mai poter mai delibare quello che a lui sembrava rimedio a tutti i suoi mali. E questo non ostante che egli mante- nesse relazioni epistolari con mezzo il collegio dei Cardinali ed interponesse in suo favore le pid autorevoli mediazioni, e tra le altre quelle del Cardinal di Savoia, del Cardinale Spada e del celebre P. Sforza Pallavicino a lui tanto amorevole e che gli fu il pitt fedele amico nella sventura (!). Queste gli giovarono soltanto ad ottenere che fosse spesso cainbiata, se non sempre migliorata, la sua residenza : da Montalto fu tramutato a Noreia (Febbraio 1636) e poi a Sanseverino della Marca (Agosto 1637), e poi a Fabriano (Marzo 1640) e finalmente a Jesi (Luglio 1642), sempre peri maleontento. chd tutti questi governi li trovava da prineipianti e da novizii, enon adatti ai suoi meriti, e tanto meno poi a compensarlo di cid che con tanto suo dolore aveva perduto. * In Jesi, dato in una indisposizzione di languidezza e soprafatto inaspettatamente da un catarro, termind la vita il giorno... delli 8 Settembre 1643 in et& d’anni 54 (2), , precisamente venti mesi dopo la morte di Galileo. Nel ‘suo testamento (*) notiamo ch’egli “ lascia che di tutte le sue scritture si facci diligentissimo inventario e quelle, cioé le sue proprie compositioni, siano presentate alla M." Serenissima del Ke di Pollonia, supplicando con ogni humilta la potentissima Sua Maesta a degnarsi di riceverle non meno in segno dell'osservanza devota che sempre ha portato alle attioni sue eroiche, che in te- stimonio della memoria che tiene impressa nell’anima dalle gratie che ha ricevuto dalle sue mani gloriosissime. , Con Vladislao [V Re di Polonia era entrato il Ciampoli in relazione col mezzo del (1) Opere di Purrao Giorpast, Edizione condotta sopra corretto dall autore e notabilmente aceresciuto. Vol. IL. Firen Le Monnier, 1846, pag. 3. (2) Notizie degli ayyrandimenti delle srienze fisiche accaduti in Ti sruna, cee. Tomo secondo, Parte prima, eee. pag. | - &) Nuovi studi letterari ¢ biografic’ di Domestics S. Casciano, Licinio Cappelli editore, 190, pag. 159. esemplar , Felis Crampont. Rocca (41) AMICI E CORRISPONDENTI ECC. 131 regio segretario Virginio Puccitelli ('), quando quel principe. non ancora coronato, era stato a Roma, segno a straordinarii onori da parte di Papa Urbano VIII, il quale anzi, in occasione di certo pranzo solenne dato per lui, volle vi fosse rappresentata in mu- sica una poesia del suo Ciampoli (2). Udito pertanto della disgrazia nella quale il Ciampoli era eaduto, il Re di Polonia gli indirizzava una lettera, invitandolo a chieder cosa gradita perché * scorgera il mondo che la stima che facciamo di Mons. Ciampoli va del pari col suo valore che pubblichiamo noi per unico. , E qui cediamo Ia parol all'anonimo biografo il quale narra: “ Rese umilissime grazic a Sua Maestd per tanto honore, e per debito di gratitudine offerse quel pid che poteva dare, ciod lossequio della sua penna alla gran- dezza dell'imprese reali. (radi grandemente il Re quest'offerta ¢ sapendo che l'azzioni de’ (trandi non si rendono immortali se non vengono imbalsamate dagli inchiostri eruditi, accetti Sua Maesta Vofferta con rispondere che le saria stato grato che scrivesse le guerre di Moscovia e la presa di Smolensko fata dalla sua spada, con Velezzione a quel Gran Ducato, e percid haveva dato ordine che si mandassero le notizie necessarie. Dopo molto tempo ven- nero le bramate Relazzioni, e Monsignor Ciampoli bramando che rimanesse al mondo un testimonio di devota gratitudine a Sua Maesti, si mise con tutto lo spirito a serivere. Compendid in due libri tutti gli aceidenti di Pollonia e nel terzo le azzioni del Re Sigismondo, la rebellione di Svezzia e le guerre del regno Pollacco: git veniva a dar principio alla materia piii gradita, che erano i fatti egregii del Re Vladislao (*) . quando opera sua fu troncata dalla morte. Nell’ “ Inventario de i seritti di M.t G. C. lasciati da lui per (1) Alté della Societi: Colomburia di Firenze dal?anno MDCCCLVT al MDCCCXC eat ruoto generale dei sori dalla sua fondazione. In Fi renze, tip. di G. Carnesecehi ¢ figli, 1893, pag. [4. — A pag. 11 lex giamo che nelle tornate del 28 Gennaio e 20 Febbraio 1881 il Dottore Autcro Woryyskt * correggeva ¢ compiva la biografia che del toseano Giovanni Ciampoli, poeta del secolo XVI, lasciava seritta Alessandro Pozzobonelli. , Ma di tale correzione e eompimento non & nella fonte suindicata contenuto altro che un brevissimo sunto, (2) Cartegyio Galileiano inedito con note ed appendicd per cura di (ivsnere Camport, Modena, Societi tipografiea, MDCCCLXXXI, p. (3) Notizie degli aggrandimenti delle scienze fixiche uceaduti in T seana, eve, Tomo secondo, Parte prima, ece., pag. 113. 132 A. FAVARO (42) test. alla Maestt del Re di Polonia e Svetia (') ,, figurano infatti : “ Belli Moscovitiei a Sigismondo IIT; Lib. primo di Polonia: Lib. 2° Belli Moscovitici ,: ma delle sorti corse da queste, come da tutte le altre seritture del Ciampoli in questo diligente inven- tario deseritte, nulla abhiamo potuto sapere, non ostante le pid d ligenti indagini fatte eseguire in Polonia. Forse il “ Trattato della Sfera del Sig. Galileo Galilei , contenuto in questo medesimo inven- tario non & lo stesso che & presentemente nella Biblioteca Jagellonica di Cracovia (*); ma di una quantita di scritture relative alla filosofia naturale, come p.e. “ De motu et motoribus a velocitate (%) ,, * De motu et de loco et de luce ,, “ De motu ,, “ Della prospettiva ,,, “ De magnete ,, “ De quiete et de motu ,, “ Della quantita e delVinfinito ,, “ Della fisica de natura ,, “ Della Ince ,, “ Del cilindro ,, “ Emisferio ,, “ Delle corde tirate e della forza del- Thumidita ,, “ Del centro della gravita degl'Isifoni ,, “ De pesi sopra i piani inclinati ,, “ Della lieva ,, “ Della natura della quiete, della violenza ,, “ Della definitione della Natura ,, “ De constitutione corporci ¢ della tenacith ,, nulla affatto sappiamo, e quei frammenti “ Della filosofia naturale , che si hanno alle stampe (4) econo cosi povera cosa da non permettere di formarci un qualsiasi concctto su cid che saranno state quelle numerose (1) Nuovi studi letterari ¢ biografic’ di Domesico Crampors. Rocea 3. Casciano, Licinio Cappelli editore, 1900, pag. 161-165, (2) Per In Edlizione Nazionale delle Opere di Galileo Galilei sotto gli auspicii di 8. M. il Re dl? Italia. Materiali per un indice dei Manoxeritti ¢ Documenti Galileiani non poxseduti dalla Biblioteca Nazionale dé Fi- renze raccolti per eura di Axtosto Favaro. Venezia, tip. Ferrari, 1894, p. B1.— Le Opere di Gatiteo Gatinet, Edizione Nazionale, ece. Vol. II, p. 206-207, (3) Notiamo che in una lettera del 10 Agosto 1630, il Craurout chiede » “Ia dimostrazione di questa proposizione : Se un mobile, dopo © qualche spazio. mantenesse velocita uniforme, in tempo je passerebbe spazio duplo del passato, , (Le Opere di Gautino (ia- ‘completa, eee. Tomo EX, pag. 200), — Ansloga- lover qui ricordare che fa al Campo dedicato da sperro CaxteLtt il “ Discorso sopra alenni particolari risguar- anti le vista, ed ancora sotto forma dilettera al Crameatt sono aleune considerazioni intorno alle galleggianti, del medesimo Autore, rimasta fin qui inedita © che pubblichiamo nel nostro Doc. VI. (4) Det frammenti del? opere postume di Mons. Giovanst Crampons, In Bologna, presso G. B, Ferroni, 1654, pag. 1-81. (48) AMICI E CUBRISPUNDENTI RCC. 133 scritture soientifiche, le quali non devono essere state di poca le- vatura se l'autore d'esse pote meritare che Buonaventura Cav: lieri ne serivesse a Galileo: “ Le occupazioni di Mons.t Ciampoli mi privano di tutto quel refrigerio ch'io potria avere per i miei studi: altri non vi sono pari a lui (!). , Ma la perdita che devesi maggiormente deplorare & quella del caiteggio del Ciampoli, e con esso, soprattutto, quella delle moltissime lettere di Galileo: forse erano in “ alcuni suoi libri di lettere, nel mese di Settembre 1650 mandati da un suo cugino da Firenze a Roma, in dono al Cardinal Sacohetti (*). , L’auonimo hiografo perd scrive: “ Si fecero diligenze per aver le letter io che lo servivo di Segretario risposi che si erano abbruciate : ottimo consiglio che mi liberava da ogni-pericolo , e delle serit- ture lasciate al Re di Polonia aggiunge “ le quali bisognd man- dare a Roma con guardie, accid fossero riviste dal Santo Uffizio, onde ancora morto, non aveva placato le persecuzzioni. Finalmente oppo esserne fatto copia, facendone veemente instanza il Sig." Cardinale Savelli, furono mandate in Pollonia (*). , Tntorno al valore letterario delle composizioni poetiche del Ciampoli, pitt volte ristampate (*), non potremmo noi parlare con (1) Cartegyio Galileiano inedito con note ed uppeniici per cura di Gir snvee Camport, Modena, coi tipi della Soc, tipogr., MDCCLXXXI, p. 243. (2) Notizie degli agyrandimenti delle scienze fisiche uccaduti in To~ xcuna, Tomo primo, eee., pag. 85. (8) Op. eit. Tomo secondo, Parte prima, ece (4) Domenico Crampout ha dato (Nuord studi letterarit e biografict, vee. pag. 166-169) una ricchissima bibliografia delle opere a stampa di OVANSI CIAMPOLI; 2 questa possiamo azgiungere queste altre delle quali no riprodotti i frontispizii nei Manoscritti Galileiani della Biblioteca ionale di Fironze, Contemporanei di Galileo, Vol. VI, eur. 170-183. . DN. Gregorit XV Summi Rom. Pont, Epistola ad Persarum Regem Sciahabtakas a loa: CAMPO! ‘ius perseripta et in eam Dastetis Hicaxsost Anglo-Britanni pine xnnotationes nune primum luei datae. Anno M.DC.XX VIL. Lettere di Monsignor Grovanst Cavo Segreturio de’ Brevi di Gre- gorio XV ed Urbano VIII, accresciute di ventinove lettere del medesimo Auttore et in questa terza impressione daltre ventitre. Al molt’ illustre Sig. mio Sig. e Padron Colendiss. il Signor Giovanni Rodenborgh. Ve- netia, M.DC.LXIL, per Gio. Giacomo Hertz, con lieenza eo privilegio. Poesie funebri ¢ morali di Monsignor Giovaxst Cramrort. In Bolo~ goa, MDC.LXVIIT. Presso (io, Battista Ferroni con licenza de? Superiori ad instanza di Gioseffo Lunghi, pag. 115-116. 134 A. FAVARO 4) competenza, ma se pure come profani dobbiamo dire quel che ne pensiamo, Topinione nostra & che anche da esse egli ci si palesa in tutto © per tutto lo scrittore dei suoi tempi: e quelle mende che cosi acerbamente gli rimprovera il Cardinale Bentivoglio nella prosa ufficiale (1), tanto diversa da quella familiare cost piana, semplice ed eletta, sono da deplorarsi anche nella poesia; e gli storici della letteratura, fondendo nel loro giudizio cid che sape- vano dell’nomo e eid che avevano sott’occhio del letterato, furono per lui assai severi, ma forse non del tutto ingiusti (2). Purtroppo, insomma, l'aver sortitoi natali in Toscana, dove l'arte si mantenne pitt fedele che altrove alle antiche tradizioni, non lo preserva dalla comune corruzione : il modello ch’egli si propose di imitare fu Pi daro, ma a lui, pit che‘al Chiabrera, falli il tentativo magnanimo. Fu detto perfino che questo “ animoso correttore di Aristotele ed mulo di Pindaro aveva un difetto : non conosceva il greco , appli cando a lui un passo (una lettera dell'Eritreo (*). Se il Ciampoli B Leoxs Auuacet (Apes Urbane, sive de viris iMustribus qui ab anno MDOXXX per totum MDCXXNIL Romae adfuerunt, ac typis aliquid erulgarunt. Romae, exeudebat Ludovieus Grignanus, MDCXXXUID regi stra fra le altre le seguenti non notate nella suindicata bibliogratia : U Cantico delle Brnedittioné nella coronatione di Papa Urbano VILL. Romae, typis Lacobi Mascardi, 1626. Poesia in lute del? inchiostro, Wide, apud eundem, codem anno. Hymuun in lode della Santissina Vergine dé Mongiovino. Wid apud eundem, 162). E poiché se ne presenta I’ vccasione, ¢ per notare anche le minuzie, avvertiremo che nel diligentissimo elenco dei Manoseritti (Op. cit., pag. 2-165) manea il Cod. Riceardiano 2801 contenente In canzone che inco- minein: * Queste di gontio lino ali nevose , data ulle stampe nei * Co- mentari del Can, Gio. Maria Crescinuext intorno alla sua éstoria della vulgar poesia, Roma, Ant. De Rossi, 1771, Vol. HL, pag. 301-303. (1) Memorie del Cardinale Buxvivociio, ece. In Venetia, presso Paolo Baglioni, M.DC.LX VIL pag. 57 (2) Storie della letteratura italiana del cay. ab. Garotawo Tirano- sent, ee, Tomo VILL, Parte I, pag. 427. — Storia della Letteratura ita- Jiana, Hl seicento per Brrxaxvo Monson, ece., pag. Bl. — Noti anzi non essere maneato qualeuno il quale a queste qualita dello stile del Campout “ tutto tumido, licenzioso, bizzarro ed ammantato da certe orme totalmente gonfie ed ardite , vorrebbe attribuita la sua disgrazi Clr, Memorie, imprese ¢ ritratti de Signori Accudemici Gelati di Bo- lagna, raccolte nel prineipato del Signor Conte Valerio Zani, eee, In Bologna, per li Manolessi, MDU LXXIL, pag. 208-209, (3) Un umanista nel secento. Giann Nico Eritreo, Studio biogratien (45) AMICI E COBRISPONDENTI ECC. 185 conoscesse profondamente il greco per averlo studiato ed essersene fatto padrone fino dalla sua prima gioventi, oppure avesse appli- cato ad impararlo, come si pretende, quando fu eletto Segretario dei Brevi da Papa (Gregorio XV, @ cosa che malagevolmente si potrebbe oggi decidere, ué gioverebbe il farlo; resta perd pur sempre che del particolare studio il quale del greco aveva fatto il Ciampoli ancora nel tempo in cui era a Bologna presso il Car- dinal Legato, attesta il suo biografo ('). Ed @ assolutamente in- giusto Filippo Buonamici (2), il quale, dopo averlo detto * seriptor ventosissimus ,, pretende che “ latinas nunquam literas attigerat , ; sebbene sia costretto a soggiungere subito che “ quum anuneris necessitate compelleretur ad latine scribendum, statin visus est aliquid posse. , Del resto I’Eritreo, non certamente soapetto di soverchia be- nevolenza per il Ciampoli, ne traccia questo notevole ritratto : + Era d'ingegno vivo, arguto, portato al grande; aveva uno stile risonante, esagerato ¢ tutto suo: sentenze argute, lambiccate, pe- scate non si sa dove. Carattere altezzoso, superbo, vanaglorioso, tutto pieno di sé e spregiatore degli altri, tranne quelli che lo imitassero nello stile e nelle tendenze. Ma, questi difetti a parte, si potea dir proprio un grand’ uomo. Osservatore acuto, il resul- tato del suo osservare esprimeva non con parole proprie ma con translati ; si nella prosa che nel verso aveva una certa tragica sono- rita, sicché pareva yolesse ridurre alla resa tutti coloro cui la sua maniera non garbasse. , Ed a chi gliene annunziava la morte, quasi a confortarlo per la rotta delle truppe papaline a Mongiovino, in quella disgraziata e ridicola guerra di Castro, dicendo in termini alquanto irriverenti : “ EB morto Monsignor Viampoli, & vacato un canonicato e quaranta- mila seudi di luoghi di Monte , Urbano VIII, rendendo tarda giu- stizia all’ infelice suo amico, rispondeva: * E morto ancora un grand’ uomo. , critics di Luter Guawost. In Citti di Castello, presso Lapi tipografo-edi- tore, a.vecc.tc, pag. 129. (1) Notizie degli aygraniiments delle scienze fixiche ucraduti in To seana, ece, Tomo secondo, Parte prima, pag. 105. (2) Pannier Boxasicr De clarix pontificiarum epixtolarum se ribus ad Clementem XIV Pon . Editio altera multo auction ot emendatior. Romae, MDCC LX dehat Marcus Palearini, 136 A. FAVARO (46) DOCUMENTI Arohivio delta Curia Arcivesoovile di Pisa. Dotturati dal 1H) al 1614 Pis° Ser Gio. Botteghesi, N.° 24, car, TH, — Originale. Ege ae eruditus vir D. foannes de Ciampulis, Florentinus, Ludovici filius, doctoratus fuit in C. L per I1L.m0® et adm. Radu.” View Lm ot Ro scopi,nemine penitus penitus (aie) diserepante, post cius studia ultra quinquennium in pisano, patavino ac bononiensi gywnasio, ut ipse probavit, facta prius per cum professione ct iuramento praestito iuxta formam bullae per cum lectac Pii Papae quarti, et post cius doe- tissimam punetorum reeitationem sibi externa die hora 15 assignatoruw. videliect : In Ture Ponte C. sient de Conseerat. Keel: in ture Ces. 1. mem, dein tit, Luran, Promotores qui illum praesentaverunt, Kee"! D. Petrus de Hieronimis Florentinus, D, Comes Arturus de Elei Senensis, equ D, Filippus Massinius, Perusinus, D. Turnus de Pinnoceis, Senensis, D. Antonius Curinus, Pontremolensis, D, Sanctes de Bullerinis, Perusini D. Attilius de Corsis, Florentinu: D, Franciscus Falconetti, Florentinus, D, Antonius Dias Pinto, Lusitanus, D, Paulus Rusehus, Pisanus, D. Petrus Accoltus, Aretinus, D, Benedictus Pinellus, Lusitanus, D. Nicolaus Buonaparte, D, Iacobus Vannellius, Carrariensis, D, Petrus Roneionius, Pisunus, D, Filippus Fachineus, Foroliviensis, D. Antonins Merenda, Foroliviensis, D. Angelus Favilla, Florentinus, D, Lelius Mancinius, Politianus, D, Franciscus Schippisi, Pisanus, of D. Alexander Puecinius Florentinus Extendantur in forma, (47) AMICI K CORRISPONDENTI ECC. 17 Dat. Pisis in Palatio Archiepiscopali, coram et presentibus ibidem Eve. D. Cosmo Boseagli, Florentino, Phil. et med. doctore; HL? et Kee. D. Seipione Aquilani, Med. doet.*, Pisano, equite Divi Stefani; adm. Rd.e atre D. Benedicto Castellio, Bresciano, Monaco Camaldulensi (sie) et Profess." Mathematico; D, Ottavio Capponio et D. Franeiseo Rinue patritio Florentino et quamplurimis aliis testibus, A. L. D. 1615, Ind XU stilé pis.t®, Romano vero et Florentino 1614, die 4 mensis Juni, Paulo quinto Summo Pont.t, et Serme DN. D. Cosmo Med, Het. Magno Duce 4° dominante, IL. Bibl. della R. Acoad. dei Linoei in Roma. MI... Autografa, "12, ear, 338. TiL™ ot Ki wo Sr © Pron mio Colm L'honore di lettera si cortese fattomi da V. Kee mi ha futto ar- rossire con Ia recognitione del mio mancamento, Ul tributo di quell’ os- servanza che io le devo e per antichi obblighi ¢ per titolo di suddito Jineeo, si come dal’ animo non se le pud pagare con maggiore affetto, cos) molto pitt prontamente doveva esibirsele con lettera, Ne chiedo per- dono a V. Kee. del quale voglio viver sieuro, mentre non solamente ella me ne da eertezza con lo serivermi, ma soprabbonda con un cumulo di tante grazie di cui mi & stata apportatrice In sua lettera. Tra il Sig. D, Virginio ¢ me non passa giorno che non si faccia mentione delle sin- golari qualita di lei, et se egli si tiene honorato mentre V. Kee2# mi si- gnifien che spesso col pensiero se ne viene in terzo alli nostri ragiona- menti, hora s’ immagini quanto da me sia stimato un tanto favore, che solamente per csser desiderato per terzo fra SS." di tanta eminenza di tirth, pretendo conseguire un titolo molto glorioso al mio nome. Il Sig D. Virginio non ha goduto mai intera sunita in questa state, ¢ se hene egli studia tutta via pit che non fanno gli altri ordinariamente, pure rispetto alla sua consuctudine si & temperate pur assai, Intorno a mer: Settembre eredo che mi lascierd rivedere a Firenze: mi terranno Ii fino a mezzo Novembre aleune mie occupation’ domestiche. Se a V. Beet piaeesse che io facessi questo viaggio con un auguri no, si degni inviarmi avanti la mia partenza qualche suo con to. Non posso negare non sentirmi gran martello di allontanarmi, beneht per poco, dal iD. Virginio, ma la speranza di riportare in qua qualele nuova spe- culatione del nostro Sig. Galileo mi é di grandissimo conforto. Fo humilissima reverenza a V, Kee24 alla quale prego da Dio con 138 A. FAVARO (48, tutto il euore vera prosperiti et il felice complimento de’ suoi generosi desiderii. Di Roma, il di 24 di Agosto 1618, Di V. Kee HL Humiliss.° ¢ Devotiss.™? Sere (ho) anni Crampout Li Fuori: AIT. et Eee. 82° ¢ P.ron mio Col.me Il 8" Principe Cesi Lineeo. Tl. Bibl. Hazionale di Firenze. grafi il poseritto © la sottos ear, 5. — Auto Molto Mlustre et Eee."° Sig." e P.ron iio Colm Mi & arrivato con questa ultima di V.8. il suo discorso filosofico (*), ma tanto tardi che stando immerso nello spaccio di quattro giorni, non Vho potuto gustare a voglia mia, benché non mi sia potuto contenere di loggerne parte. Domane riceverd la consolatione compita, sperando po- terlo vedere con maggior commoditi e quiete di mente. Quanto agli intercssi di V. 8. ¢) resti_ pur certa che non mancherd di servirla e che cercherd anco d’ incontrare Voccasione finch? mi venga fatto W adempicre il suo e mio desiderio, il quale non si estende ad altro che a veder collocato in lei ogni hene, come da Dio pregandolene, le bacio affettuosamente la mano. Di Roma, il di 4 Gennaro 16: Le occupationi ¢ la fretta mi sfor- Di V. 8. molto IIL. et Eee. zano a differir la risposta a que- Dev.m? et Obblig.™? st’ altra settimana nella quale . Campout. seriverd personalmente a lungo ; fra tanto la ringratio della pron- texza mostrata in consolare il mio debole ingegno. S¥ Galileo Galilei, Fire (1) Inteadi ta + Letiera a Francesco logoll in risposta alla Disputatin de site et quiete terrae, » Cle. Le Opere di GALLKO GALILKI. Edizione Nazionale, cec.. Vol, VI, pag. 801-661 (2 Gioé Ia econceasioue delle promesse pensionl, (49) AMICI E CORRISPONDENTI ECC. 189 Iv. Archivio Marsigii in Bologna. Busta intituluta: GU. Tom 2°. Lettere diverse al Sigs Cesare di Filippo Marsili — Autografa. Molto Lr et Ece.'* Sig.’ mio Oss.m° Dalla relatione fatta dal Sig. Ambasciatore potrd V. 8. haver veduto le mie testimonianze intorno all’ eminenti virtit del Padre Fra Buonayen- tura Cavalieri. Sono state fate da me non solo per Iu cognitions et espe- rienza havuta del suo ingegno, ma ancora per le confermationi hayutene dal Sig." Galileo, il quale stima sommamente questo soggetto. Lo in somma, ver tutti questi rispetti, non potevo celare le suc lodi, ¢ se il mio testi- monio sara di qualche valore appresso cotesti SH." spero che si compia- ceranno di consolare detto Padre, Rendo intanto gratie a V. 8. delloe- ne che mi porge di rappresentarle la min devotissima osservanza. pregandola a honorarmi con i suoi comandamenti le bacio affettuos mente le mani. Di Roma, il di 26 Maggio 1629, Di V. 8. molto UL et Kee™™ Deve Sere 3. Cesare Marsili, Bologna, Gio, Crampoun Vv. Arch. Marsigli in Bologna. [usta c. 5. — Autografi il poscritto o la sottoserizione. Molto IIL et Eee? Sig. mio (ss.™° Con la gentilissima lettera di V. 8. delli 28 del passato mi son per- venuti gl’ Encomi del Sig." Galileo ('), ¢ veramente ho potuto ben cono- vere in quelli non meno la verita delle sue lodi che il valor dell’autore. Mconectto che mi nasce delle sue virti, oltre alla testimonianza che me ne vien fatta da lei, mi rendono desiderabile la sua amicitia, e perd mo- strandosi_ egli desideroso della mia, non posso non gradir cosi cortese offerta. Mentre di cid le rendo le dovute gratie, stard attendendo di ve- A; Allade con ‘atta probabilita alla lettera a stampa di Giacomo GaueREDo. 140 A. FAVARO (50) nir favorito della sua compositione. conforme all'intentione che me ne da, nilmente aspetto con desiderio Popera del Padre Fra Buonaventura Cavalieri che doveva pur essere stampata tanto tempo fa, Credo che hor mai s’avvicini il termine della sua condotta: quando egli non habia doppo il suo triennio a continuare nella sua lettura, so che qua non man- cherebbe per lui honorevole impiego, et io volentieri mi adopererei a suo favore per havere oceasione di cavar frutto dal suo singolare ingegno. Sopra ogn’ altra cosa non di meno io amo e desidero il suo hene, che & quanto per hora mi occorre dire a V. 8. I1.™, alla quale per fine bacio affettuosamente le mani. Di Roma, il di 17 Febbraro 1632. Div. s molto IL et Bees Rendo grazie a V. 8. delli favori che mi fa. ITP. F. Bonz® 8 mio sine golure amico, ¢ stimato talmente da me che iv’stimerd mia ventura Pha- verlo in Roma; né mancherebbe buo- na oceasione quando io non havessi riguardo al privare di tanto insigne soggetto cotesto Studio. Prego poi V. & comandarmi con libertd, perehe io desidero qualche oceasione di te- fiearle con effetti Iu stim che io fo della sua grazia. AA" Sere (ire, Cramponn Fuori: Al molto UL et Eee? Sig. mio Oss. Marsili a H Sig Ces Bologna. 6D AMICI CORRISPONDENTI ECC. 141 VI Bibl. Maz. di Firenze. Mss. (éalileiani. Diseepoli di Galil car, 1457-147, — Copia del tempo. AIPII." e Rev.™° Sig., Sig., mio Col.° Monsig.' Ciampoli Seg."'° de’ Brevi di Nostro Signore, D. Benedetto Castelli (:) suo Obblig.m° ¢ Devot.m Serv.* Ii quesito che mi fu fatto intorno alla materia delle cose che stanno nel’umido, trattata da Archimede dal Sig.’ Galileo nel suo particolar discorso, fu di questo tenore. Il ferro, per esser meno grave in spezie dell'argentovivo, non si som- merge tutto, ma parte di esso resta fuori dell’argentovivo ¢ parte vi reste tuffata. Ora si cerca se infondendosi acqua nel vaso dove stiano, come sib detto, i medesimi corpi sicch’ V’ acqua li copra del tutto, si cerca, ico, se il ferro resterd nell’ istessa positura di prima, ciod colla mede- sima porzione nell’ argentovivo, 0 pure se in parte si sulleverd fuori di detto argentovivo con maggior porzione di quello ch’era avanti all’infu- sione dell’ acqua, stante che l'acqua sopra infusa col suo peso lo yeniva a comprimere, per cosi dire, pit a basso. Al qual quesito risposi eos). Se un solid pit grave in spezie dell'acqua ¢ men grave dell’argen- tovive sara posto nellargentovive © dopo sopra infusa Pacqua siech® so- pravanzi In parte superiore del solido, tal solido non star come nella prima positura collocato ell’ argentovivo, ma si sollevera per qualche spazio. La qual proposizione fu da me dimostrata con aver prima notato i tre lemmi seguenti: Lemma Primo. Se saranno quattro grandezze proporzionali, gli antecedenti delle quali sieno maggiori de’ conseguenti, ¢ dalle prime due ne sieno levate parti eguali, il rimanente della prima al rimanente della scconda aver maggior proporzione che la terza alla quarta. 1 Batata dal Castes indirizzata a Mons, CLAmpo.t anche la« Lettera con un discorso wopre la vitta » stampala a pag. 1-37 degli « Alcuné opuscolé filoso/iei del Padre Abbate D. Beeperto CasTeLti da Brescia, eee. In Bologna, per gli Heredi del Dozza, 1680. » Questi me desimi opascoli si hanno anche cou a xegueute nota tiposratica : + Iu Bologna, per Giacomo Monti, 1669. Ad iustanza de gli Kredi del Dozza. 142 A. FAVARO (52) Sia AB alla CD come EF a GH, e AB mnggiore di CD, ¢ per ancora Ia EF maggiore di GH, ¢ sieno dal? AB , CD levate le parti eguali Ble DK: dico che Ia rimanente AL alla rimanente CK avert maggior proporzione che KF a GH. Facciasi come AB a CD cosi IB a LD, adun- que per essere AB maggiore di CD, sara ancora LB maggiore della LD, eee 1 —} 2 e—_-_____+ — © perchd come tutta AB a tutta la CD cost Ie levata via 1B alla lev via LD, adunque la rimanente AU alla rimanente CL sara come tutta AB a tutta In CD, cio’ come KF alla GH, ma perch? IB & maggiore di LD ‘ome si 8 dimostrato) ed uguale alla KD, pereid sara CL maggiore di Adunque PALa CK ayeri maggior proporzione che la stessa AL alla CL, si doveva dimostrare. Lemma Srconpo. Quando nel? umido sono sommersi due corpi pit gravi in specie del- Pumido nel quale sono sommersi, perdono egual momento di gravita in specie. Il che & manifesto. Perch? quel che si perde e dell’uno « del- Paltro, ciascheduno & eguale alla gravita in specie dell’ acqua. Come si deduce dalle cose dimostrate da Archimede nel primo libro de insiden- tidus humido. Lemma Terzo. Se saranno due prismi o cilindri simili ed uguali_ in mole ¢ dell’ i- graviti in specic, immersi similmente nello stesso umido pitt grave di essi_ prism dri, Paltezza della parte sommersa delPuno sommersa dell’ altro. Tl che sebbene pare in un certo modo noto per sb stesso, tuttavia si pud dimostrare in questa maniera. Sieno due prismi o cilindri AB, CD simili, eguali di mole della stessa gravita in specie, ¢ sieno posti similmente nello stesso umido pid: grave in specie di essi solidi, e sieno somn i fino allalte: BE,DF. Dieo che BE & eguale alla DF. Imperocebé la GB alla BE ha ln mede~ (53) AMICI CORRISPONDENTI ECC. 143 sima proporzione che la gravita in spezie dell’umido alla gravita in spezi del solide AB (come dimostra il Sig. Galileo nel diseorso delle cose che zalleggiano nell'umido) cin’ come In stexsa gravita in specie dell’ umido alla graviti in spozie del solido CD, cost & Paltezza HD alValtezza DF, © perd come GB alla BE cod & HD alla DE, e per esser Ia prima GB uguale alla terza HD. sari ancora EB uguale alla FD. che era il p posito. PROPOSIZIONE. Stanti le suddette cose dico che se un solido pit grave in spi del? acqua_¢ men grave dell’ argentovivo sar posto nell argentovivo ¢ dopo sopra infusa Vacqua, sieché xopravanzi la parte superiore del solide, tal solido non stari come nella prima posizione, posto nell’ argentovivo, ma si solleverd per qualche spazio. Sia il cilindro ovvero prisma ABCD di ferro, ovvero Waltra materi pit grave in spezie dell’ acqua ¢ meno delPargentovivo, immerso nellar- | le 5 3 . | wl de. : up --de — le gentovivo sino al livello H@ nel vaso EF, ¢ il rimanente AGHD resti nelParia, Intendasi di pit per maggior chiarezza un altro prisma, ovvero cilindro della medesima gravith in specie © uguale ¢ simile al solido AC. E sia IKLM immerso similmente (cio col Into LK omologo al Into CB posto nella parte inferiore) nell’ urgentovivo sino al livello NO nel vaso PR, ed il rimanente [ONM intendasi come prima in aria; chiara cosa & che P’altezza (+B > oguale allaltezza OK pel torzo lemma. Ora dico che, infondendosi acqua nel vaso PR sino al livello PQ sicch® sopravanzi In parte superiore del solido MK, il solido MK si sollevert per qualche spazio. Imperoreh® Valtezza IK allaltezza KO d come Ia graviti in spexie del? argentovivo alla gravita in spezie del cilindro posti uno e P altro sotto Paequa nel vaso PR, come dimostra il Sig." Gialileo, E perch’ avanti all infusione delacqua Ia gravita in spezic delPargentovivo nel vaso PIt 144 A. FAVARO (54) alla graviti in spezic della MK era come la gravita in spezie dell'argen- tovive nel vaso EF alla gravita in spezie del solido DB. a tal che crano quattro grandezze proporzionali, e gli antecedenti erano maggiori de’ eon- seguenti, © di nfusione delPacqua nel vaso PR si sono le parti cguali di gravita in spezie pel secondo lemma, adunque pel primo Jemma il residuo dell’ antecedente, ciod la graviti in spezie dell'argento- vivo nel vaso PR alla gravita in spezie del solido MK aver maggior proporzione che la graviti in spezie dell’ argentovivo nel vaso EF alla gravita in spezie del solido DB, Adunque ancora la linea IK eiot AB alla KO ha maggior proporzione che la gravita in spezie dell’argentovivo nel vaso EF alla gravita in spezie del solide DB, cio’ che AB alla BG © perd KO & minore della BG; adunque il solido MK # stato sollevato per I’ infusione dell’ acqua, che era quello che si doveva provare. Sia un vaso con argentovivo fino al segno ABe sia un ferro galleg- giante in esso CD. la cui parte ( sia sommersa e Ia D scoperta: si ceren che cosh farh questo ferro dopo esser ricoperto d’ aequa. Sia infusa Paequa sino al segno EF ed il ferro CD, se & possibile. resti fermo nel sito nel quale stava prima avanti l’infusione dell’ acqua. la mole d’ acqua (+ simile ed eguale alla mole D, e la mole ¢? argentovivo H simile ed eguale alla C. ate ; ly A a ay —~! I chiaro, per Archimede, che il solo argentovivo H pesa tanto quanto pesa tutto il ferro CD, adunque tutta la figura HG, essendovi agginnta Pacqua @, peserd pit che il ferro CD: seghiamo ora il vaso col piano IL, e perehé Pumido LB magis prensim ext quam humidum AL, non quiescet, xed impelletur suraum tanta ri, quanta est gravitas aquae mo- Tem habentis figurae G aequatem, Non resterd dunque fermo il ferro dopo V’infusione dell’ aequa, ma spingera all’in su con tanta forza o momento quanto @ il peso d'une mole d? acqua eguale alla G, ovvero alla D, Ma piit brevemente, Sia il ferro AB ed il livello dell'argentovivo CD ed avanti I’ infusione dell” aequa stia il ferro colla parte B tuffato ela A scoperta: infondasi poi P acqua € resti il ferro com prima senza muoversi. FB chiaro che se la figura A » acqua,¢ la figura B fuse argentovivo, tutta la composta figura AB starebbe senza muoversi, ma essendo Ia deta figura AB non d’acqua e dargentovivo, ma di ferro, sari meno grave che non 2 quella composta Pacqua e Wargentovivo (perch tutta Ia figura di ferro pesa so- Jamente quanto la figura Bd’ argentovivo) adunque al ferro AB manea 145 ( per poter stare fermo il peso dell’ acqua A, onde feretur sursum tanto impetu, quanta ext gravitas aquae, molem habentix wequalem figurae A. Cerchisi ora quanta sia la parte del ferro che per Vinfusione dell’ac- innalza sopra il livello dell’'argentovivo. Nia il ferro AB figura prismatica o cilindrica, immerse nell’argento- vivo no CD, © dopo I’ infusione del- Facqua s'innalzi_ sino a qualche segno EF; si cerea Ia quantita delP alzamento DF. Perchi il ferro AB sommerso nell’ argento- vivo sino al segno CD galleggiava, sara il peso delargentovivo AD eguale al peso di tutto il ferro per Archimede, Perch poi dopo I’ infu- sione dell’acqua il ferro sollevato si fermd colla parte AF nell'argentovivo e colla rimanente FIl in acqua, peseranno le due figure, AF d’argento. ‘coved FH d’acqua insieme quanto tutto il ferro. Adunque egualmente pesano la mole d’ argentovive AD ¢ le due moli AF d'argentovivo ed FH d'acqua insieme : levata poi In comune AF, pesera tanto Pargentovive ED quanto l’aequa EB. Ma quando i pesi asso- Juti sono eguali, le gravita in spe sono come le moli contrariamente prese; adunque la mole EBalla ED, cio? la linea FB alla FD sara come la gravita in specie dellargentovivo alla gravita in specie dell’ acqu perch? la BD 2 nota (ciod Ia parte seoperta del ferro avanti si cop dacqua) saranno note ancora le BF, DF, poichd dutu proportione et dif- ferentia duarum magnitudinum, ipsae etiam magnitudines dantur. Quando il ferro non fosse prisma o cilindro, ma solido irregolare come ADBC tuffato nell’ argentovivo colla parte ACB, faceiasi come In gravita in specie dell’ argentovivo alla gravita dell’ac- qua in specie cosi la mole DEF alla mole EABF. o 7 E la porzione EABF sari quella che dopo Pinfusione CL» dellacqua si sollevera sopra il livello delVargentovive A z Fi Per corollario si seioglie un problema. Se aleuno ww, proponesse di trovar due moli, una daequa ¢ Paltra dargentovivo le quali insieme prese fussero eguali ¢ di mole ¢ di peso ad un dato ferro; ovvero si propone il vaso AB dn empirsi d’acqua e d’argentovivo in tal modo che il vaso pieno pesi tanto quanto peserebbe se fuse tutto ferro. Facciasi: come la gravita in specie dell’argentovivo alla graviti in specie del ferro, cosl (fig. 3) HA ad AC, di pi come ta medesima graviti in specie dell’argentovivo alla gravita in specie dell’acqua, cosi (HE alla EC, ed il vaso AB pieno fino al segno HB d’ acqua peserd quanto se fusse tutto ferro. Nd vi & altro segno che il trovato EF il quale seghi il vaso in modo che riempitane una parte d’argentovivo ¢ Valtra d’acqua facia che tutto il composto pesi tanto quanto peserebbe se fusse ferro assoluto, AMICI E CORRISPONDENTI E qua oad s (Finite di stampare il giorno 20 gennaio 1903) Digit

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