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Va detto subito che se cercaste Storia del giallo italiano di Rambelli, uscito nel

79 e, a quanto ne so, mai pi ripubblicato o ristampato, difficilmente lo troveres


te in libreria. Ed sinceramente un peccato, visto che, seppur inevitabilmente da
tato, rimane un testo cardine per tutti coloro che vogliono studiare
sotto il pr
ofilo letterario e del costume il nascere e l evolversi del genere poliziesco nel
nostro Paese.
Il libro pur documentatissimo e con molte note a pi di pagina
tutt altro che noioso
. Si apre con l inaugurazione a Milano il 16 settembre del 1929 di una libreria mo
ndadoriana in cui, venne per la prima volta presentata una collana di libri poli
zieschi che, successivamente diverranno per antonomasia e per il colore delle co
pertine i libri gialli . Nomi come Alessandro Varaldo
vero poligrafo poich, tra le t
ante cose che scrisse ci sono anche romanzi d impronta gialla e del poliziesco itali
ano il riconosciuto primo autore o Tito A. Spagnol, o Armando Comez o Arturo Lan
ocita, Ezio d Errico (1892-1972) o Augusto de Angelis (1888-1944), Franco Enna e,
forse un po meno, Giorgio Scerbanenco (1911-1969), al lettor giovane non diranno
probabilmente nulla.
Eppure questi (ed altri che qui non menziono, non per scarso rispetto ma per las
ciare ai lettori il piacere di scoprirli e per non fare di questa recensione una
sorta di elenco telefonico) furono gli autori che contribuirono alla travagliat
a nascita del romanzo poliziesco italiano. Nascita travagliata e, rispetto ad al
tre nazioni, tardiva perch questo genere di narrativa ebbe sempre serie difficolt
nel definirsi propriamente e nel distinguersi nettamente da altri generi popolar
i quali il romanzo d avventura, per esempio, o il feuilleton.
Molti scrittori che pubblicarono nel decennio 30- 40 dello scorso secolo erano inca
paci di resistere alla tentazione di influenze naturaliste e anche veriste, igno
te alla pura narrazione dell indagine che porta alla soluzione di un caso che era
la caratteristica precipua del romanzo-enigma di provenienza britannica che, a c
ominciare dai famosi racconti di Poe con Dupin e ratificato da Conan Doyle con S
helock Holmes e, in quegli anni, da S.S. Van Dine, Agatha Christie e Dorothy Lei
gh Sayers (tanto per far qualche nome senz altro pi conosciuto) era il modello da s
eguire almeno in Europa
per chiunque volesse scrivere gialli .
Popolo, come spesso si dice, di Poeti, Santi e Navigatori, gli Autori italiani m
al si trovavano nel inventarsi detective stories all inglese e i loro eroi se non
certamente Santi e men che meno Navigatori, almeno in qualche modo o misura, Poe
ti dovevano pur esserlo. Ed ecco allora Ezio D Errico, volendo intenzionalmente co
ntinuare il poliziesco alla Maigret (che, nel 34, Simenon 1903-1989
aveva tempora
neamente abbandonato), col suo commissario Richard, che gira per Parigi e risolv
e i casi studiando gli ambienti per lo pi derelitti e malinconici dove il misfatt
o delittuoso maturato; e Augusto De Angelis col suo commissario De Vincenzi (mag
istralmente portato in TV dal grande Paolo Stoppa nel 74 e nel 77) che spiega i mo
venti meditando e studiando Freud o Franco Enna che scopre gli assassini col rip
iegarsi nella propria interiorit dei suoi investigatori spesso tali a causa di im
provvise circostanze e, comunque, loro malgrado. Franco Enna scrisse tra l altro a
nche testi di Fantascienza.
Ma il poliziesco era sgradito al Fascismo che vedeva pretestuosamente in esso un
genere che avrebbe potuto compromettere la sanit morale del giovane fascista. Non
si dimentichi, inoltre, che la maggioranza dei giallisti era anglosassone e, in
quanto tale, a quel tempo, di per s pericolosa e nemica. A Mussolini non bast che
un fatto di cronaca, una rapina in villa nella quale erano implicati dei giovani
, per confermare il timore di possibile cattivo influsso di questo tipo di stori
e sulla giovent e firmare, nell estate del 41, un decreto che, di fatto, chiudeva la
nota collana della mondadoriana . Il Giallo Mondadori torner in edicola nell aprile
del 46. Rimasero tuttavia due case editrici, la Sonzogno e la Nerbini, ad avere d
elle collane in cui venivano pubblicati anche romanzi polizieschi. E si ebbero a
nche Autori di Regime.

Nel secondo dopoguerra, a farla da padroni furono gli Autori americani. Arriv in
Italia tutto la produzione, per forza di cose non nuovissima, la cui divulgazion
e il Fascismo aveva osteggiato e impedito. Gli scrittori italiani del genere non
piacevano e venivano preferiti quelli statunitensi e Inglesi sia vecchio stile
(poliziesco classico a enigma), sia nuovo stile (nuovo per modo di dire, per il
pubblico italiano visto c hera nato negli anni Venti), quelli dell Hard Boiled novel
. Hammet, Chandler, Cheyney e Spillane. Per aggirare l ostacolo e seguire l andazzo,
praticamente tutti gli scrittori italiani assunsero pseudonimi stranieri e prod
ussero romanzi con vicende e ambientazioni statunitensi: era la condicio sine qu
a nonper poter pubblicare.
Alcuni passarono al noir, ossia inventavano storie in cui il protagonista non er
a l investigatore (privato o istituzionale) di turno, bens colui che di quest ultimo
di solito era la preda o, comunque colui che si veniva a trovare in una situazio
ne in cui la Giustizia (con la G maiuscola) mal si adattava al sua caso ed era,
perci, costretto ad agire altrimenti. Ai lettori questo non provocava crisi di co
scienza. Specialmente per i ceti pi popolari, le Forze dell Ordine sempre avevano s
uscitato se non proprio odio, almeno una malcelata diffidenza e, quindi, un eroe
pi o meno simile a Robin Hood od Arsenio Lupin o, in ogni caso, ingiustamente br
accato poteva anche andar bene. Ed entusiasmare.
E poi, nel 66 venne Giorgio Scerbanenco. A dir la verit aveva cominciato gi dal 40 c
on un poliziotto dall improbabile nome di Arturo Jelling operante in un altrettant
o alquanto improbabile Boston. E aveva continuato
lo sapevate? scrivendo romanzi
rosa . Ma ora toccava al personaggio che gli diede la notoriet: Duca Lamberti, medi
co radiato dall Albo per aver praticato l eutanasia su di un anziana signora ma che co
llabora con la Polizia. E ci che appare maturo e indispensabile lo sfondo urbano,
la Milano nera, violenta, corrotta, ipocrita.
L aveva capito G.K. Chesterton sin dal 1901 quando, in The Defendant fra le varie d
ifese , in quella riservata alla detective story, scriveva che A rude, popular lite
rature of the romantic possibilities of the modern city was bound to arise. It h
as arisen in the popular detective stories, as rough and refreshing as the balla
ds of Robin Hood. [ Una rozza letteratura popolare delle potenzialit fantastiche del
la citt moderna era destinata a sorgere. Ed sorta, fresca e ingenua come una ball
ata di Robin Hood, con la detective story. la traduzione tratta dall'antologia di
saggi sul romanzo poliziesco La trama del delitto. Teoria e analisi del raccont
o poliziesco ISBN 8873800963]. Naturalmente, anche altri, come D Errico e De Angel
is, avevano compreso l importanza della citt ma rimaneva in loro un certo provincia
lismo pi o meno palese che con Scerbanenco scompare del tutto.
Fa bene a far notare Rambelli che il romanzo poliziesco si evolve e muta contest
ualmente all evolversi e al mutare della societ; anche perch, come genere, molto si
avvale dei reali fatti di cronaca. Non a caso, gli Autori son spesso giornalisti
. Laddove succedono rapimenti, attentati, scandali politici, rivolte di piazza,
c poco posto per il raffinato detective alla Philo Vance che
di estrazione borghes
e di un mondo borghese (se non alto borghese) ricomponeva l equilibrio infranto da
un inaspettato delitto. Questa figura di poliziotto viene necessariamente meno;
come meno viene anche quella del detective duro alla Marlowe. Anzi, il poliziotto
di questi tempi pu non lavorare da solo: non sempre, ma spesso deve lavorare in
squadra. La sua figura viene quantomai ridimensionata e, anche di grado, da comm
issario passa a sergente come l Antonio Sarti di Loriano Macchiavelli.
Grandi scrittori come Leonardo Sciascia (1921-1989) s interessarono al dibattito m
ai completamente sopito fin dagli anni Trenta sul romanzo poliziesco, le sue ori
gini (dal romanzo gotico, passando necessariamente per Poe e venendo ratificato
col positivismo tardo ottocentesco) ma, soprattutto sul suo rapporto col lettore
.

Sono anche interessanti gli sviluppi della politica editoriale per il giallo itali
ano. Risultava difficile che se ne potesse fare una serie con uscite a scadenza
fissa (settimanale, mensile o altro); in parte perch gli editori non potevano con
tare su un ampio numero di scrittori seriali e. per lo pi, per il fatto che gli s
crittori italiani tendevano (o aspiravano) sempre al letterario che col romanzo
poliziesco raro possa convivere (Quer pasticciaccio dell ing. Gadda
1957 evidentem
ente, un eccezione). Si vede che, diversamente da Simenon, gli scrittori nostrani
non ebbero la fortuna di ricevere consigli dalla grande e popolarissima Colette
(1873-1954) che, restituendogli alcuni racconti di genere letterario, appunto, e
sort il giovane scrittore belga in questi termini: Niente letteratura, ragazzo mio
! Tolga tutta la letteratura e vedr che funzioner .

Alessandro Varaldo, Il sette bello, Milano, Mondadori, 1931 (Libri gialli, 21) e
1977 (Gialli Italiani Mondadori, 1).
Alessandro Varaldo, Le scarpette rosse, Milano, Mondadori, 1931 (Libri gialli, 2
8) e 1977 (Gialli Italiani Mondadori, 5).
Alessandro Varaldo, Dramma e romanzo poliziesco, in "Comoedia", XIV, 5, 15 maggi
o-15 giugno 1932, pp. 10-11.
Alessandro Varaldo, La gatta persiana, Milano, Mondadori, 1933 (Libri gialli, 58
) e 1977 (Gialli Italiani Mondadori, 9).
Alessandro Varaldo, La scomparsa di Rigel, Milano, Mondadori, 1933 (Libri gialli
, 81).
Alessandro Varaldo, Circolo chiuso, Milano, Mondadori, 1935 (Libri gialli, 108).
Alessandro
Alessandro
li, 139).
Alessandro
, 194).
Alessandro
Alessandro
Alessandro
Alessandro
ova, Ecig,

Varaldo, Casco d'oro, Milano, Mondadori, 1936 (Libri gialli, 130).


Varaldo, Il segreto della statua, Milano, Mondadori, 1936 (Libri gial
Varaldo, Il tesoro dei Borboni, Milano, Mondadori, 1938 (Libri gialli
Varaldo,
Varaldo,
Varaldo,
Varaldo,
1989.

La trentunesima perla, Milano, Ceschina, 1938.


Le avventure di Gino Arrighi, "La scena ilustrata", 1939.
Il signor ladro, Roma, Editoriale Romana, 1944.
Alla ricerca d'un tesoro, a cura di Francesco De Nicola, Gen

Autore Discussione: IlCinese


Replicato il: 30 Gennaio 2012 21:47:18
Messaggio:
Nel 1928 durante la cosiddetta "epoca d'oro" del romanzo giallo si sent la necess
it di stabilire un codice che fissasse le regole per creare un buon poliziesco. F
u il critico d'arte Willard Huntington Wright, meglio conosciuto come S. S. Van
Dine, nel suo articolo "Venti regole per scrivere romanzi polizieschi" a dettare
questi standard che generalmente sono stati seguiti sino ad oggi.
1. Il lettore deve avere le stesse possibilit del poliziotto di risolvere il mist
ero. Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencati e descritt
i.
2. Non devono essere esercitati sul lettore altri sotterfugi e inganni oltre que
lli che legittimamente il criminale mette in opera contro lo stesso investigator
e.
3. Non ci deve essere una storia d'amore troppo interessante. Lo scopo di condur
re un criminale davanti alla Giustizia, non due innamorati all'altare.
4. N l'investigatore n alcun altro dei poliziotti ufficiali deve mai risultare col
pevole. Questo non un buon gioco: come offrire a qualcuno un soldone lucido per
un marengo; una falsa testimonianza.
5. Il colpevole deve essere scoperto attraverso logiche deduzioni: non per caso,

o coincidenza, o non motivata confessione. Risolvere un problema criminale a co


desto modo come spedire determinatamente il lettore sopra una falsa traccia per
dirgli poi che tenevate nascosto voi in una manica l'oggetto delle ricerche. Un
autore che si comporti cos un semplice burlone di cattivo gusto.
6. In un romanzo poliziesco ci deve essere un poliziotto, e un poliziotto non ta
le se non indaga e deduce. Il suo compito quello di riunire gli indizi che posso
no condurre alla cattura di chi colpevole del misfatto commesso nel capitolo I.
Se il poliziotto non raggiunge il suo scopo attraverso un simile lavorio non ha
risolto veramente il problema, come non lo ha risolto lo scolaro che va a copiar
e nel testo di matematica il risultato finale del problema.
7. Ci deve essere almeno un morto in un romanzo poliziesco e pi il morto morto, m
eglio . Nessun delitto minore dell'assassinio sufficiente. Trecento pagine sono t
roppe per una colpa minore. Il dispendio di energie del lettore dev'essere remun
erato!
8. Il problema del delitto deve essere risolto con metodi strettamente naturalis
tici. Apprendere la verit per mezzo di scritture medianiche, sedute spiritiche, l
a lettura del pensiero, suggestione e magie, assolutamente proibito. Un lettore
pu gareggiare con un poliziotto che ricorre a metodi razionali: se deve competere
anche con il mondo degli spiriti e con la metafisica, battuto "ab initio".
9. Ci deve essere nel romanzo un poliziotto, un solo "deduttore", un solo "deus
ex machina. Mettere in scena tre, quattro, o addirittura una banda di segugi per
risolvere il problema significa non soltanto disperdere l'interesse, spezzare i
l filo della logica, ma anche attribuirsi un antipatico vantaggio sul lettore. S
e c' pi di un poliziotto, il lettore non sa pi con chi sta gareggiando: sarebbe com
e farlo partecipare da solo a una corsa contro una staffetta.
10. Il colpevole deve essere una persona che ha avuto una parte pi o meno importa
nte nella storia, una persona cio, che sia divenuta familiare al lettore, e lo ab
bia interessato.
11. I servitori non devono essere, in genere, scelti come colpevoli: si prestano
a soluzioni troppo facili. Il colpevole deve essere decisamente una persona di
fiducia, uno di cui non si dovrebbe mai sospettare.
12. Nel romanzo deve esserci un solo colpevole, al di l del numero degli assassin
ii. Ovviamente che il colpevole pu essersi servito di complici, ma la colpa e l'i
ndignazione del lettore devono ricadere su un solo cattivo.
13. Societ segrete, associazioni a delinquere "et similia" non trovano posto in u
n vero romanzo poliziesco. Un delitto interessante irrimediabilmente sciupato da
una colpa collegiale. Certo anche al colpevole deve essere concessa una "chance
": ma accordargli addirittura una societ segreta troppo. Nessun delinquente di cl
asse accetterebbe.
14. I metodi del delinquente e i sistemi di indagine devono essere razionali e s
cientifici. Vanno cio senz'altro escluse la pseudo-scienza e le astuzie puramente
fantastiche, alla maniera di Jules Verne. Quando un autore ricorre a simili met
odi pu considerarsi evaso, dai limiti del romanzo poliziesco, negli incontrollati
domini del romanzo d'avventura.
15. La soluzione del problema deve essere sempre evidente, ammesso che vi sia un
lettore sufficientemente astuto per vederla subito. Se il lettore, dopo aver ra
ggiunto il capitolo finale e la spiegazione, ripercorre il libro a ritroso, deve
constatare che in un certo senso la soluzione stava davanti ai suoi occhi fin d
all'inizio, che tutti gli indizi designavano il colpevole e che, se fosse stato
acuto come il poliziotto, avrebbe potuto risolvere il mistero da s, senza leggere
il libro sino alla fine. Il che - inutile dirlo - capita spesso al lettore ricc
o d'istruzione.
16. Un romanzo poliziesco non deve contenere descrizioni troppo diffuse, pezzi d
i bravura letteraria, analisi psicologiche troppo insistenti, presentazioni di "
atmosfera": tutte cose che non hanno vitale importanza in un romanzo di indagine
poliziesca. Esse rallentano l'azione, distraggono dallo scopo principale che : p
orre un problema, analizzarlo, condurlo a una conclusione positiva. Si capisce c
he ci deve essere quel tanto di descrizione e di studio di carattere che necessa
rio per dare verosimiglianza alla narrazione.
17. Un delinquente di professione non deve mai essere preso come colpevole in un

romanzo poliziesco. I delitti dei banditi riguardano la polizia, non gli scritt
ori e i brillanti investigatori dilettanti. Un delitto veramente affascinante no
n pu essere commesso che da un personaggio molto pio, o da una zitellona nota per
le sue opere di beneficenza.
18. Il delitto, in un romanzo poliziesco, non deve mai essere avvenuto per accid
ente: n deve scoprirsi che si tratta di suicidio. Terminare una odissea di indagi
ni con una soluzione cos irrisoria significa truffare bellamente il fiducioso e g
entile lettore.
19. I delitti nei romanzi polizieschi devono essere provocati da motivi purament
e personali. Congiure internazionali ecc. appartengono a un altro genere narrati
vo. Una storia poliziesca deve riflettere le esperienze quotidiane del lettore,
costituisce una valvola di sicurezza delle sue stesse emozioni.
20. Ed ecco infine, per concludere degnamente questo "credo", una serie di esped
ienti che nessuno scrittore poliziesco che si rispetti vorr pi impiegare; perch gi t
roppo usati e ormai familiari a ogni amatore di libri polizieschi. Valersene anc
ora come confessare inettitudine e mancanza di originalit:
a) scoprire il colpevole grazie al confronto di un mozzicone di sigaretta lascia
ta sul luogo del delitto con le sigarette fumate da uno dei sospettati;
b) il trucco della seduta spiritica contraffatta che atterrisca il colpevole e l
o induca a tradirsi;
c) impronte digitali falsificate;
d) alibi creato grazie a un fantoccio;
e) cane che non abbaia e quindi rivela il fatto che il colpevole uno della famig
lia;
f) il colpevole un gemello, oppure un parente sosia di una persona sospetta, ma
innocente;
g) siringhe ipodermiche e bevande soporifere;
h) delitto commesso in una stanza chiusa, dopo che la polizia vi ha gi fatto il s
uo ingresso;
i) associazioni di parole che rivelano la colpa;
j) alfabeti convenzionali che il poliziotto decifra.
Naturalmente seguire pedissequamente queste regole avrebbe tolto al giallo l'emo
zione e gli avrebbe tolto quel realismo a cui molti giallisti tendevano. Infatti
Raymond Chandler nel suo famoso saggio "La semplice arte del delitto" scritto n
el 1944 polemizza duramente con il romanzo poliziesco classico "riservato alle v
ecchie signore", perch "il romanzo poliziesco deve essere realistico per quanto r
iguarda personaggi, ambiente e atmosfera. Deve trattare di persone vere in un mo
ndo vero". Nel suo saggio Chandler loda Dashiell Hammett per per aver strappato
il delitto al giardino di rose del vicario, dove lo tenevano ostaggio Agatha Chr
istie e Dorothy Sayers, e averlo restituito ai vicoli, in "un mondo in cui i gan
gster possono dominare le nazioni e poco manca che governino le citt".

la trama:
Protagonisti de Il mio cadavere sono quattro persone che vivono nella Napoli 1826:
Daniel Fritzheim, alias Daniel De Rimini, maestro di musica assetato di ricchez
za; la povera Lucia che, dopo la morte dei genitori, deve sbarcare il lunario pe
r dar da mangiare ai suoi quattro fratelli; l avvenente e ricchissima Emma che abi
tuata a vedere gli uomini strisciare ai suoi piedi ed il baronetto dissoluto Edm
ondo. La morte di quest ultimo porter all apertura di una vera e propria indagine da
parte del dottor Weiss che analizzando il cadavere del povero Edmondo dimostrer c
onoscenze di anatomia degne della moderna Kay Scarpetta e un fiuto da segugio in
fallibile. E dalla storia emergono poi questioni enigmatiche di cui verr data sol
uzione durante lo svolgimento della storia: chi sono in realt i cavalieri del fir
mamento? Chi in realt il misterioso Maurizio Barkley che sembra essere il vero ar
tefice del complotto narrato nel denso feuilleton di Mastriani?

nel romanzo "Il mio cadavere" Francesco Mastriani narra la drammatica ascesa e c
aduta di un giovane pianista napoletano Daniele De Rimini, trovatello sottratto
alla fame e alla morte da uno stradiere,Giacomo Fritzheim, che lo crescer amandol
o come uno dei suoi figli. Daniele De Rimini, per si riveler un mostro di irricono
scenza, mosso soprattutto
dall'ambizione e dall'amore cieco per la sensuale Emma, figlia del Duca di Gonza
lvo, nobile spagnolo in esilio a Napoli. Per arrivare a Emma e per diventare mil
ionario Daniele per dovr aver cura di un cadavere! E il cadavere sar la sua rovina!

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