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Nota Editoriale di Jean-Louis Laville ¢ Enzo Mingione Questo volume riflett sulla sociologia economica definita come Pans- lisi dei fenomeni economici dal punto di vista della sociotogia. Si tatta 4quindi di un’area di studio dove i quadri di riferimento, le variable i ‘modell esplicativi deli sociologia sono applica alla comprensione delle t8 di produzione, distribuzione, scambio e consumo di beni servizi. Questa problematica sociologica classic ricompare oggi in una moltitudine di lavor il che consente di parlare di una vera e propria rina- scita della sociologia economics? La rinascita coincide con a necessi di capite important trasformazio- ni nel rapporto tra economia € societa, cosi come era avvenuto anche un secolo fa. In questo senso la globalizzazione e la terziarizzazione fanno co alla diffusione della rivoluzione industriale nel secolo soorso. Le at- tual trasformazioni dell economia sollevano dei problemi toric ed anali- tici che approccio neoctassico e il paradigma dell'homo oeconomicus non riescono a spiegare. Aldila di questa costante c’é anche wn fenomeno ruovo: i recenti cambiamenti hanno infatti indebolito i grandi sistemi esplicativi che proponevano una visione determinista della storia centrata sui concett di progresso, modemnizzazione o sviluppo delle forze produti- ve. La crsi coinvolge leconomia keynesianae la sociologia funzionalista, come ricorda qui Mingione, ma anche la sociologia marxista che, come segnalano Laville © Levesque, ® stata importante in Europa. L'indeboli- 1, Secondo ta dtinizione di NJ. Smelsr, R. Swedberg, The Sociological Perspective ‘0 the Beonomy, in NJ. Smelser,R. Swedberg (eds), The Handbook of Economic Soto ‘ogy, Princeton University Press, 1984, p 3. 2. Come sostiene M. Lllemeat nels sua nota critic: Renaissance de la sciolgie 620- rnomique, Socologie du travail, XXXVIIL2, 1996, pp. 215-223 3.14, Gislai, P. Steiner, La socilogie économique, 1890-1920, Pais, Presses Univer sities de France, 1995 ‘mento di questi approcei dominanti durante Ia fase fordista conttibuisce a spiegare perché oggi si pacla di “nuova sociologia economica”. Questo volume, dunque, raccoglie una serie di contributi al dibattito che si riferiscono all'Italia, ai paesi anglosassoni ¢ di lingua francese Mingione presenta il quaclro dei conttibuti ¢ mette in evidenza Je loro ca- ralteristiche rispetto al dibattto, i testi di Swedberg e di Laville ¢ Leve- sque permettono di collegare i’ contributi rispettivamente allintemo del lbatito anglofono ¢ francofono. Il quadro teorico della rinascita della so- ciologia economica ricco e vario, ma resta debole il dialogo e la costru- zione di solide piste di dibatito adil delle barsire linguistiche, culturali € di impostazione scientifica. Uno degli obiettvi di questo numero & ap- punto quello di consolidare una prospettiva di dialogo. Mingione, in que- sto senso, suggerisce due assi di ricerca allinterno dei quali si muove la nuova sociotogia economica e seguendo i quali possono essere lett i sag- ai qui pubblicati ‘Le condizioni culturalie sociali delle azioni economiche 1 primo asse si interessa “al'inserimento sociale del mercato"S e svi- Juppa Pipotesi che le azioni economiche siano diversamente influenzate a condizioni sociali ¢ culturali differenti. Nella rivista Particolo di Paci riprende il conttibuto di anaisi sulla esperienza della “terza lala", men- {te quello di Morlicchio si sofferma sulla xealta del Mezzogiomo e Bianco € Eve mettono in discussione il concetto di “capital sociale” rispetto agli studi sulle diseguaglianze, Sono soprattuto le ricerche sui distrett indu- steal italiani che hanno permesso di identficare un modello di sviluppo locale fondato sulla articolazione delle piccole imprese. Questa scoperta & tanto pit importante perché il peso occupazionale delle piccole imprese tende oggi ad aumentare® anche in altri contesti nazionali. Ma questo non significa che il mondo della piccola produzione locale? rappresenti I'eco- 4,11 numero monogrfico dei CaliersInernationou de Socologe, “Socicogies éo nomigques", Volume CII, Pais, Presses Universitaires de France, 1998, stato un punto pctenza al quale ci siamo ispirati por quests iniistiva anche se sltanto Partcclo di Swedberg & stato imporato senza eambiamenti esotano i coribut stpiamente sri 4 Lavilee Leveque edi Laie compaiono nei due numeri monografic, 5,1 tenmine rprende qello utiliza nel ticlo dela prima opera publicata in Fracia dll ADSE (Associaton pour le développement dela secio-dconomie), A Iacob et H. Ve- rin (6), Linsription sociale du marché, Pais, L'Harmatan, “Cahiers de socioéeono- aie, 195, 6'M. Lallement, Ler gouvermances de l'emploi Pris, Descée de Brouwer, 1999, rp 171 1, Le trail en fiche, Paris atone de Aut, 1999, 8 ‘nomia di meweato e che si contrapponga al capitalismo finanziasio inieans- ionale, come potrebbe suggerite la cesura individuata da Braudel tre €20 nomi di mereato e capitalismas Lesperienze delle piccole imprese quindi non & inquadrabile clio schema teorico di Braudel, come nota Granovetter, ma potrebbe sollevare {qualche perplessit a proposito della tesi di Polanyi sulla disembeddedness del mercato nelle societ& modem, tesi a cui siispira largamente il dibati- to della “nuova socialogia economica”. Ci si pub chiedere se la concezio- ne polanyana dell’economia di mercato non sia anch’essa “sotlosocializ- ata”. La risposta & positiva se Videa di disembeddedness si applica a una reall storica, negativa se invece fa riferimento alla costante necessita di processi regolativi, Nel secondo caso, "economia di mercato si intende caratterizzata da una forte tensione intema tra deregolazione e regolazio- ne, Storicamente, un insieme di mercati regolati stato perturbato da un processo di deregolazione che ha esso stesso prodotto la creazione di nuo- ve isttuzioni regolatrici, che sono oggi di nuovo sotto T'attacco di un processo di deregolazione. In questo senso il contributo di Polanyi si indi- Tizza a un processo e non a specifiche configurazioni storiche, E su questo terreno che Ie analisi empiriche su economie locali e dinamiche di dise- guaglianza possono contribuire a precisare i parametti delle costruzioni teoriche tipiche della nuova sociologia economica: embeddedness, capita- Je sociale, reti cooperative e cost via. Quindi Ia portata‘teorica dell'espe- ricnza dei distretti non deriva dal carattere locale specfico della loro orga- nizzazione produttiva, ma piuttosto dalla capacita di produrre una regola- zione socioeconomica a vocazione innovativa piuttosto che conservatice. 11 ibatito sulla portatateorica e sulle prospettive di questa configurazio- ne & ancora aperto, come mostra bene qui il contributo di Paci Le istituzioni e le combinazioni tra principi economici come costruzio- ni sociopolitiche Il secondo asse 8 incentrato sulle modalita di costruzione delle istituzio- ni economiche ¢ sulla natura complessa dell’economia in quanto fondata su diversi principi regolativi: mercato, redistibuzione ¢ reciprocitt. Sul primo fronte l'articolo di Magatt esplora a tutto campo la complessa que- 8. Come fa notre A. Call nel suo serito, Comment on rc Phistore du marché. RE- Aexions critiques sur le dscour histories plus pariculiérement insprées pat “Civilisation tatéelle, économie etcapalsme” de Femand Braudel, La Revue du Mass, na. 34 (il IV trimeste 1982) et. 5 wimstee 1983), 9. Cf. P. Verley, Economie de march : une constuction historique, Altematives Boo. nomigues, n. 166, janvier 1999, pp. 66-69 e Giovanni Argh, !lnigo XX secolo I Sa5- itore, Milano, 1996, stione ¢ ne propone una letra aifaverso tre divers livell anlitic. 1 pri- ‘mo riguarda le condizioni isttuzionali particolaritipiche delle modeme economie di mereato. 11 secondo fa riferimento al concetto weberiano di istituzionalizeazione come processo di stabilizzarione delle relazioni so- cial I terzo fa rferimento al concetto polanyano di “societa di mercato”, dove le interazioni di mercato sono intese come un instituted process con. ino Ta maggioranza ed una parte incessantemménte in crescits + esti di lavoro (Borzaga, 1998). B all'intemo di alcune di queste attiv'r che il terzo settore ha creato numerosi posti di lavoro. Le cifte disponibili confermano che Ia crescita del terzo settore si spie- a attraverso Ia natura delle sue attivitd. In otto paesi industrializzatis, i uattro quinti del terzo settore si ripartiscono tra Meducazione ¢ la ricerca, Ja salute, i servizi sociali, 1a cultura i divertimenti e lo sport. Il terzo set. tore, quasi del tutto assente dall'industria e dall'agricoltura, & dunque con- centrato in un terziatio che si pud definire telazionale in quanto basato st luna relazione diretta tra prestatore e utente, Questo terziatio relazionale, allinterno del quale il livello di produttivita& stagnante, si vede conferire ‘un ruolo inedito nelle economie terziarizzate (cio nelle economie dove s'intensificano Je relazioni di servizio e le interazioni sociali) poiché il ccontatto tra chi offre il servizio e chi lo riceve si rivela fondamentale. At- {raverso linteresse suscitato dal terzo settore sul piano economico, & sulla crescita di tai servizi relazionali che ci si pud interrogare Per spiegare questo fenomeno di congruenza tra servizi relazionali e terzo settore, un primo insieme di motivazioni basate sulla capacit® del terzo settore di creare altivita e posti di lavoro, suggerisce che tale capa- ita & legata ai fallimenti del mercato e dello Stato all'intemo dei servizi relazionali stessi, nel quadro della scienza economica neoclassica. Partendo dall’ottimizzazione dell’equilibrio concorrenziale, ossia dall’efficacia dellallocazione delle risorse attraverso il mercato composto i consumatori ¢ di imprese massimizzanti il proftto, la ricerca si & con- Centrata sulle condizioni che devono essere soddisfatte per avere un'eff cacia ottimalef: atomicith dell'offerta e della domanda, informazione per- fetta, mobilitt perfetta dei compratori e dei venditori, assenza di rendi- ‘menti di scala crescenti, assenza di esternalita, assenza di beni pubblici. Il fatto che una di queste condizioni non sia rispettata porta a fallimenti del ‘mercato, il che secondo alcuni motiverebbe Vintervento dello Stato, per esempio per distribuire e rilasciare beni collettivi o per tenere conto di esternalita, 0 ancora per ragioni di equita che riguardano la distribuzione Gi risorse ¢ che il eriterio di efficacia ignora, Detto questo, perd, i costi di 4. Quest dat! sono siportat da: A. Archambault (1996) 5, Per quanto concern il amo det servizi relazionalinellinsime del’econori, cf. i Afferent switapi di Guy Roustang; per esempio B. Peet, G, Roustang (1995) 6 Il passaggio che segue & font sul contibuto di M, Nyssens: “Comment les to- ties économiques expliquent les raisons dee des atscitions: une synthese” Seminario A formazione peri dvigent di associazon, Iti di td politi! di Pag, 1998 al que let posible fas per pit empi sili an raccolta di informazioni ¢ di controllo possono mostrarsi dissuasivi per Pazione dello Stato quando le domande sono eccessive o eterogenee. Il terzo seltore pud in questo caso sostiwire lo Stato per determinate doman- de, tanto pit che Pobbligo della non Iucrativitd riduce i comportamenti ‘opportunisti al loro intemo. Tutto un insieme di seritti conosciuti sotto il nome generico di Teoria della scelta istituzionale’, si sono dedicati a stu- diare i ruoli rispettivi dell’impresa, del!’amministrazione ¢ del terzo setto- re, Secondo questi autor, i servizi privati e pubblici incontrano ostacoli cche impediscono loro di coprire tutte le domande potenziali e che spicga- no la presenza di organizzazioni private senza scopi di lucro la cui offerta di servizi appare complementare, cosa che non impedisce alcune debolez- ze proprie al terzo settore quali l’assenza di orientamento all'efficacia, inadeguatezza e il paternatisio filantropico (Salamon, 1995), ‘La scienza economica, atraverso questa teoria della sceltaistituzionate, formula cost le ragioni del ricorso al terzo settore: non sottomesso alla legge del profitto, pid attento alle espressioni minoritarie, il terzo settore 1puo riuscire 1a dove lo Stato e il mercato falliscono. Questa teoria ha il ‘merito di sottolineare il posto permanente del terzo settore di fronte al mereato ed allo Stato, contestando le rappresentazioni dominanti che rico- rnoscono alle associazioni un mero ruolo di esplorazione nella scoperta di uovi bisogni. ‘Tuttavia, questa concezione delle organizzazioni private non lucrative attribuisce loro un ruolo residuale; & negli interstzi lasciati liberi dal mer- ccato e dallo Stato che il terzo settore si inserirebbe. Questa visione provie- ne da forme assunte dall’economia nel petiodo moderno ¢ non si interroga sul ruolo storico detenuto dal terzo settore. Cost, considerare il terzo set- tore sussidiario in rapporto all'intervento statale non cortisponde de! tutto alla realtd; per fare solo un esempio, i sistemi di sicurezza sociale hanno attinto una perte della loro ispirazione dai modelli di azione forgiati da {quelle organizzazioni del terzo settore che erano le societ’ di mutuo soc- corso nel diciannovesimo secolo. Tl paradigma proprio alla teoria della sceltaistituzionale, nel soffermar- si solo a comprendere la persistenza nelle economie modeme delle orga: nizzazioni private non lucrative, riduce di fatto il campo di indagine. L'ipotesi formulata in questo contributo & che Jo studio del terzo setto- re, se vuole superate Ia descrizione, deve aspirare ad interrogarsi sull’ori- ginalitd dell’organizzazione economica del terzo settore nella prospettiva di una sociologia econamica, in contrasto con T’ortodossia economica, 17. Che eu fe peucipal opee: WK. Anbeit, W. cite (ds) (1990); W. Powell (ed), (1987); B.A. Weisbrod (1988), 8. Rose-Ackeran (ed) (1986). 212 Dalla contingenza al coordinamento delle attivita economiche Ciascuna orgenizzazione del terzo settore atinge potenizialmente Ie pro- prie risorse all’interno dei tre poli dell economia ~ un'economia di mereato, altraverso la vendita di beni e servizi che ess: stessa produce, eventualmente in concomenza con altre organizzazionis ~ Ureconomia non di mercato, ove essa riceve coniributi nel quadro dei redditi di trasferimento; ~ Un‘economia non monetaria, basata sulla mobilitazione, di cui essa be- neficia attraverso forme di volontariato, di mutua assistenza o di aiuto reeiproco, Lanalisi delle contingenze, svituppata da alcuni autori a cavallo tra la Sociologia delle organizzazioni c le scienze gestionali, ha largamente fatto ‘iferimento all’économia di mercato, Essa ha fornito molteplii contribu, tra i quali gli approcci di Bruns Statker (1961), Lawrence e Lorsch (1973), una panoramica dei quali & presente nelle analisi di Mintzberg (1983) e Piotet-Sainsaulien (1994) ‘Al contrario lo studio del contesto di non mercato non & stato quasi mai oggetto di una attenzione particolare. Ora le economie dette di mercato sono economie anche di “Welfare”, ove quasi la meta del reddito naziona Je @ ridistribuito attraverso i poteri pubblici. In quest‘otica, il posto del terz0 setiore & stoticamente legato @ quello dello Stato, a tal panto che Pevidenza diffusa in numerose pubblicazioni, secondo la quale il terzo settore si svilupperebbe quando lo stato & assente o si disimpegna, é con. traddetta dai fati. Sono molto pit numerose le relazioni “dinterdipenden- za e di mutuo supporto” messe in evidenza attraverso la ricerca compara. tiva internazionale, In otto paesi, il budget associative medio & formato Per il 10% da offerte private, per il 49% dalle risorse di mercato ¢ per il 41% dalle risorse non di mercato. Lo Stato appare cos] come il primo “be- nefattore” associativo, ben oltre tuti gli alti donatori. La redistribuzione Pubblica, fortemente completata dalla redistribuzione privata in alcunt Contesti nazionali, ¢ dunque prioritaria nel volume globale delle risorse Gel terzo settore, E difficile tuttavia parlare a questo proposito di contingenza, poiché economia non di mercato non costituisce solo un ambiente naturale. T apporti si rivelano pitt complessi: Ie ativita del terzo settore sono stretta- mente legate alle forme evolutive della regolazione pubblica ma, attraver. So Ia loro esistenza, possono anche partecipare all'evoluzione di forme 8. Pe a preseatazione di quest tr pol, ef. acolo di JL. Lville et B. Levesque in ‘questo sesso volume, 9, Secondo la rceres di H.K. Abeer, LM, Salamon, 1990 ¢ L.M, Salamon, HK. Anheies (997). 213 della regolazione non pubblica. Esistono processi di interazione trail ter- zo settore e le politiche pubbliche pint o meno densi a seconda dei period e della natura delle attivita effettuate, In questo campo, se una fotografia della situazione a un dato momento pud lasciare eredere ad una riduzione unilaterale dei poteri pubblici sul terzo settore, la reciprocit’ @ Iungi dall'essere esclusa. Piuttosto che di contingenza, & meglio parlare allora di “coordinamento politico” delle attivita economiche delle organizzazioni del terzo settore per delineare l'insieme di interazioni tra poteri pubblici ¢ terzo settore, che si traducono fra V'altro in dotazioni di mezzi i cui criteri © i canali di attribuzione variano considerevolmente nel tempo € nello spazio. Se si considera questa problematica, diventa possibile allora distinguere ‘quattro configurazioni che rinviano a differenti tipi di coordinamento poli- tivo delle attvith economiche delle organizzazioni del terzo settore. Servizi non di mereato e regolas .e garantista Dopo la seconda guerra mondiale, il costituirsi di quello che viene cchiamato To Stato sociale comporta I'adozione di politiche sociali la cui ‘rescita pud finanziare P’estensione a tassi di prelievi obbligatorirelativa- mente costanti, Tn questa modalita interazione tra iniziative e poteri pubblic, i servi- 2 alle persone sono considerati come facenti parte di politiche social ali- rmentate attraverso le tasse o le risorse della sicurezza sociale. I servizi non sono scainbiati contro un prezzo che copre i costi di produzione in modo significativo poiché lo Stato, nel valorizzare i beneficicolletivi che ssi generano, interviene largamente nel loro finanziamento. Lo Stato sta- bilisce regole riguardanti le modalita di prestazione del servizio ¢ le pro- fessioni dei dipendenti che vi lavorano. Se rispettate, queste regole assi- ccurano finanziamenti attraverso le risorse provenienti dalla redistribuzio- ne, Tuttavia, questa regolazione che pud essere qualificata come garanti- sta non si diffonde alla stessa manicra in tutti i paesi europe; le divergen- Ze possono essere comprese a partie dalla tipologia degli Stati sociali proposta da Esping-Andersen (1990) e corraborata dall’apporto della eri- fica fermminista (Orloff, 1993; O'Connor, 1993; Hermes, 1987; Lewis, 1992) [Nei regimit universalistici e corporativi dello Stato sociale, la regolazio- ne garantista costituisce una leva di sviluppo per i servi sociali. Il regi- ‘me wniversalista dei paesi scandinavi implica un ricorso esteso allo Stato come organizzatore del sociale, il che si traduce nei servi sociali in una “colletivizzazione dei bisogni (Leira, 1992) avente quali obietivi pivi- Jgiati Pintegrazione sociale e oguaglianza trai sessi. Le associazioni, in 2 guesto quadro, hanno giocato un ruolo di pressione sociale permettendo Vespressione di rivendicazioni e hanno mobilitato le rati al fine di spinge. 4 alla creazione di prestazioni offerte tramite il servizio pubblico. Ne! 7 gine corporativo in Germania, Austria, Francia e Belgio, le associazioni ‘sono state in una posizione pionieristica sui servizi, decifrando domande Ssociali emergenti poi mantenute nel quadro associative (pur inquadrate allo Stato). Questo regime corporativo conosce due variant, Puna di grientamento sociale, come in Francia e in Belgio, che si d& come priorta Vistituzionalizzazione di un'offerta di servizi non di mercato, al di fuori ella cellnla familiare; la regolazione garantista si esercita qui pienamen- te, Laltra, di orientamtento pit fanilistco come in Germania e in Austria, lascia meno spazio alia regolazione garantista dei servizi non di mercato Poiché privilegia lattribuzione di mezzi finanziari alle donne, affinché ‘queste ultime possano assumere il loro ruolo domestico. La regolazione arantista & ancor pit limitata nel regime liberale dello Stato assistenziale verso il quale & orientato il Regno Unito, dove gli interventi pubblici sono Concentrati sulla popolazione pid favorita e in cui si lascia intendere una Visione della famiglia scoraggiante I'attvita professionale delle donne, \ramite per esempio la stessa scarsita di servizi. I govern successivi si in. lisizzano a “rafforzare la matemita a tempo pieno, al fine di reinsediare 1a stabilita familiare” (Lewis, 1992), La debolezza dei servizi non di mercato ‘egolati dagli enti pubblici & anche una caratteristica del regime dual tii co dell’Europa meridionale (Spagna, Italia, Portogallo). Polarizzato. sui frasferimenti monetari, questo sistema abbandona i servizi e conferisce protezioni alle persone ben intograte nel mercato del lavoro, a scapito dei gruppi relegati nella precarieta, nell"economia sommersa'o informale; {Paccesso ai diriti non & universale né inegualitario, ma funziona, al con. trario, sulla base di conoscenze personali, di selezione e protezione” (Fer. rera, 1996). Le modalita diversificate di messa in atto dei servizi nei diversi paesi curopei, non devono fare perd dimenticare che la regolazione garantista, Pur ripartita inegualmente, ha costtuto il mezzo considerato pit appro Priato durante i “Trent'anni glosiosi" dopo ta seconda guerra mondiale per sviluppare i servizi social. Alla fine della guerra, sotto 'impulso di azioni collettive miranti a risolvere i problemi sociali considerati important, si ® Prodotto un ritomo parziale di lavoro domestico verso servizi sociali ai quali i poteri pubblici attribuiscono mezzi promulgando norme a loro 1i- guardo ¢ controllandoli a meno che essi non si organizzino dizettamente. as ‘Trattamento sociale della disoccupazione e regolamentazione dell’in- serimento al lavoro La regolazione garantista assumeva la sua forza dall’accrescimento dei mezzi dello Stato sociale, condizionato dal vigore dell’espansione. Col rallentamento dei tassi di crescita si apre la crisi dello Stato sociale. La base finanziaria della regolazione garantista & rimessa in causa dalla sta~ gnazione delle entrate pubbliche e dalle politiche di restrizione dei deficit ‘monetari, tanto pid difficiti da implementare quanto pitt si accentuano la disoccupazione € lesclusione. Di qui le strategie messe in pratica per sviluppare i nuovi servizi che, a partire dalla meta degli anni "80, tentano di conciliare 1a creazione di posti di lavoro con il controllo della spesa sociale. Esiste un insieme di bisogni non soddisfatti da un lato e, dall’altro, un numero importante di disoccupati. Sembra quindi logico promuovere pos- sibilit® di inserimento nei servizi, rispondenti a “nuove domande” (Greffe, 1990). B cid che & stato tentato col ricorso alle misure di trattamento so- ciale della disoccupazione messe in atto per-far accedere i disoccupati a lavori transitori o occasional ‘Non diversamente della precedente, questa regolazione non si @ diffusa nei pacsi curopei con la stessa intensita. I paesi scandinavi non sono stati toccati da programmi di grande ampliamento in questa direzione. Questa specificit scandinava si pud spiegare, almeno in parte, attraverso la mag- giore resistenza all’aumento di disoccupazione, attribuibile all’ampiezza delle politiche attive del lavoro attuate all'interno delle socialdemocrazie. Allintemo del regime liberale dello Stato assistenziale, se la regolazione del!'inserimento non si @ molto sviluppata, & per ragioni inverse rispetto a quelle prevalenti nel regime universalistico. Nel Regno Unito ta regola- zione di inserimento non considerata perché sono le leggi dell’offerta e della domanda che dovrebbero ristabilire ’equilibrio in un mercato del la- voro perturbato (Defourny, Nyssens, Simon, 1996) e gli interventi pubbli ci sono concentrati su categorie particolari di utenti. La regolazione di in- serimento si & dunque imposta nei paesi intermedi, quelli che hanno adot- tato politiche occupazionali pit modeste che nel regime universalistico ¢ pid importanti rispetto al regime liberale. Essa si @ tradotta in programmi massicci aventi lo scopo di raccordare il ritomo al lavoro dei disoccupati € la risposta a nuove domande, I paesi a regime corporativo si sono ado- pperati in tal senso fin dagli anni °80, i paesi a regime duale pid tard. In Germania, il programma di creazione di impiego Abm (Arbeits Be- schaffung Massnahimen) rientra nel quadro di queste raisure miranti a limi- tare il tasso di disoccupazione. Lo stato tedesco (attraverso I'Utficio fede: rale del lavoro) finanzia circa I'80% dei costi salariali di molte centinaia di migiiaia di lavoratoti per uno 0 due anni; scaduto il termine, grazie a que 216 s:0 aiuto, gli imprenditori possono prowedere a prendersi carico comple: tamente dei cost i tli post. In Austria il programma “Aktion 8000" che si diviso dal 1996 in “aiutiallinegrazione sociale” e “programm dif rranziamento di progetti per lavori di utiita sociale”, com tilievo pit tidot- to, ¢incentcato sui disoccupati di lungn durata. Pid ristreto del programma tedesco, poiché ess0 non tocca che qualche migliaio di beneficasi ogni an- zo, & anche uno strumento di finanzismento per i servizi social: la meld Gelle donne accolte in questo programma ha compiti in quest servizi. In Francia i Ces (contratti di lavoro di soldariet, iniziati nel 1989 per rag- sruppare differenti programmi precedent, sono contrat di lavoro destinai a favorite linsetimento o il reinserimento professionale di persone senza Tavoro attraverso' lo “sviluppo di attvitarispondenti a bisogni collet non soddlsftti"; in sostanza, si tata di esplorare atraveso To strumento 4elVinserimento “dinamiche di creazione di posti di lavoro in alcuni seto- 1 di interesse colletivo” (Simonin, 1994, Allo stesso modo degli Aba in Germania, lo Stato versa un contribato che varia dall'85% al 100% del eo- sto salariale, In Belgio sono i diversi ‘programm di rissorbimento della disoceupazione” ad aver giocato un ruolo simile. Nel 1994, linsieme di questi programmi occupava pid di 95.000 persone; 40.000 di questi post erano nel settore associativ. La generalizzazione nel 1995 del sistema delle Ale (Agenzic local peril lavoro), apparse qualche anno prima a li vello comunale, @ anch’essa compresa nel linea delle poltiche di inseri- mento per il “noeciolo duro” della disoccupazione. Gli Ale petmettono ai disoccupati di lunga durata di lavorate al massimo 45 ore al mese, alli temo di attivit che non sono organizzate attraverso il mercato. Sempre nel 1995, & stato lancito Iassegno Ale per incoraggiare i dato di lavoro reclutare personale per lavori occasional. Lo statuto delle associazioni in: termedie @ stato adottato in Francia col medesimo scopo. 1 paesi mediterrane, vista Ia relativa debolezza dello Stato sociale nel regime duale, si sono adoperati in quest ottca a fronte dell’insufficienza delle politiche pit tradizionali (sostegno alia formazione, sovvenzione alla ricerca, appoggio alla ricerca di lavoro...) sulle quali essi avevano fatto affidamento per molto tempo. In Italia, la norma sui “lavori socialmente utili” & stata promulgata nel 1991 e poi modifcata nel 1995-1996, L’an- ‘mento del sussidio versato ai disoccupati di lnnga durata procede con una doppia logica: fare comispondere un'atvita utile per Ia societA e “fare emergere il lavoro nero” attraverso un obbligo a partecipare a lavori pro- Posti, pena la perdita det diritto al sussidio (Novarino, 1996: 28-35). In Portogallo, la Presidenza del consiglio dei ministri ha emanato nel 1996 un documento di concertazionestrategica che indica la volonta di "svilup. pare una rete di sostegno per i servizi di assistenaa alla comunitd ¢ per il tercato dell ccupazione sociale, il quale potta cosi assorbre la popols- ione meno quaificatae pit esposta alla disoccupazione” a7 Restando sempre fuori dal mereato, i servizi alle persone sono stati di conseguenza profondamente perturbati da questa regolamentazione dell inserimento che ha condizionato i finanziamenti erogati ai disoccupati a forme di lavoro transitorie, tanto pid che le restanti risorse pubbliche provenienti dalle politiche sociali hanno subito una stagnazione o una di- minuzione. Servizi commerciali e regolamentazione concorrenziale sovvenzionata La disoccupazione non @ il solo stimolo che induce ad una diversifica- zione delle interazioni tra iniziative e politiche pubbliche nei servizi alla persona, L’attualita dei servizi alla persona si spiega anche attraverso forti evoluzioni sociali e demografiche delle quali le due principali risultano essere, con T'evoluzione della struttura familiare, I'sumento del tasso di attvita femminile e Vinvecchiamento della popolazione. Mentre negli anni '60 I'inserimento delle donne sul mereato ¢ la conci liazione fra vita professionale e vita familiare non figuravano tra le prio- itd stata, salvo che nei paesi scandinavi, Ia progressiva espansione in tutti i paesi europei dell attivita professionale ha imposto di affrontare an- che tale questione. Se la Svezia si situa sempre al primo posto in Europa ccon un tasso di attivita femminile olte il 75%, per le donne di eta tra i 16 ¢ i G4 anni questo tasso ha raggiunto in Buropa una media del 44% nel 1992 contro il 22% del 1960 il 30% del 1980. Malgrado le difficolt& di comparazione, in particolare dovute alle ponderazioni molto variabili del part-lime, questi tassi attestano profonde modifiche indotte nei modi di vi- ta familiar, Inolte, la proporzione europes dei nuclei composti da una so- la persona cresce; era nel 1991 del 24% contro il 16% del 1971. Questa evoluzione si accompagna ad un aumento delle famighie monoparentali; la oro incidenza sul totale delle famiglie aventi figli con meno di 15 anni & ppassata (rail 1981 e il 1991 dal 9,4% al 15,4% in Germania, dall’8,3% al 10,3% in Francia e dal 13,7% al 19% in Gran Bretagna (Hantrais, Leta- blier, 1995; Sauviat, 1996). Per quel che riguarda la popolazione anziana {in Buropa si conta hel 1993 un 19,7% di persone con pid di 60 anni; tra 4queste 12 milioni avevano pid di 80 anni (Laville, Gardin; 1997). Queste tendenze sottintendono al contempo una diversificazione ed un‘intensi ccazione delle domande di servizi alla persona. Si affermano domande per i servizi svolti a domicilio (pulizie, stiratura, preparazione 0 sommiinistra zione dei past, manutenzione, piccole riparazioni, giardinaggio...), do- ‘mande che in precedenza non erano state oggetto di estemalizzazione. ‘Nellinsieme, all'interno dei servizi alle persone, un aumento dei biso- ‘gai pud essere evinto anche dalle semplici evoluzioni socio ~ demografi- che. Per ' Unione Europea ® stato stimato che un’offerta di servizi per una 218 frazione supplementare di un 10% di besabini, potrebbe creare 415.000 posti di lavoro o addirittura 625.000, includendo i dotto (Moss, 1990), Alize valutazioni macro-economiche del potenziale occupazionale nei alla persona sono state stabilite in differenti paesi europei. In Gran Bretagna, per ’aiuto a domicilio alle persone anziane, un’estensione della Politica statale attuale a favore di persone gravemente handicappate ¢ a {ulti i pensionati, nel limite di 5 ore alla settimana, permetterebbe la crea- Zione di 70.700 posti per un costo supplementare di 425 milioni di Hew Per la custodia dei bambini potrebbero essere creati 22.500 posti di lavero con un costo monetario di 164 milioni di Ecu, attraverso una sollecitazio. ne ai genitori britannici a ricorrere alle strutture di accoglimento prescola- Te, assicurando il 50% delle spese di custodia e avendo per obiettivo il assaggio dal tasso del 50 all’80% di bambini compresi fra i 3-4 anni ac- Colti in strutture predisposte specializzate; in tale ottica un programma per Is custodia dei bambini & stato annunciato dal governo inglese nel 1998. In Germania, per le persone anziane, un’assunzione del 50% del costo dei servizi resi a domicilio 0 di accompagnamento nei loro spostamenti, per tute Ie persone con pit di 70 anni, e non solo quelle coperte dall’assicura- Zione per Ie spese mediche, permetterebbe la creazione di 166.500 posti di lavoro a tempo pieno, per un costo monetario di 1.398 milioni di Ecu (Commissione Europea, 1995). Lesistenza di un “giacimento occupazionale”, che questi calcoli indica zo e che molteplici studi nazionali hanno sottolineato, comporta una tifor- mulazione delle modalita della regolazione pubblica che si dovrebbe dif ferenziare tanto dalla regolazione garantista che dalla regolamentazione di inserimento, per orientarsi verso la costruzione di un mercato grazie all’attribuzione di sovvenzioni all’uso di questi servizi. Tl passaggio ad luna tegolazione concorrenziale fondata su sovvenzioni versate ai const ‘matori, & una modaliti di finanziamento che ribalta la logica rispetto alla regolamentazione garantista: il finanziamento non & pid fondato sull offer. ta, ma sulla domanda. Questo stravolgimento di prospettive non & stato che marginalmente ri cconosciuto nei paesi scandinavi, ove il modello della prestazione pubblica ® fortemente radicato nella concezione dei servizi. L'attaccamento popola- re ai servizi sociali ¢ Ia forte rappresentanza sindacale del personale dei servizi sociali conferiscono un aspetto controverso nell opinione pubblica 4 quallsiasi evoluzione verso il mereato. Fra le timide esplorazioni di una regolamentazione concorrenziale, conviene almeno citare Pesperienza di assegni ~ servizi per la custodia dei bambini in Finlandia. Cominciata nel 1995, ha per oggetto quello di create servizi pit) a buon mereato e di 1i- dure le spese statali, pur mantenendo i crteri di selezione e qualith in vi- gore nel settore pubblico. Il trasferimento verso il settore privato @ stato 219 valutato nel 1996 pari al 17% della custodia¢ il 22% degli operatori sono rnuovi arrivati incoraggiati dal sistema degli assegni ~ servizi. Le motiva- zioni priortacie avanzate dagli utilizzatori che optano pet servizi privat parzialmeate finanziati dai loro assegni ~ servizi, riguardano I'adattabilita dei servizi e le opzioni pedagogiche specializzate che vi si possono trova- re. Lofferta privata & percepts, malgrado tuto, come complemento ad un’offerta pubblica che reste il quadro di riferimento, La sola esperienza rirante realmente a stabilie un nuovo mercato & quella del programma danese dei servizi a domicilio,riservato ai servizi casalinghi eseguit dalle mprese commercial press il domicilio di prvati. Nel 1996, due anni do- po il lanio, 4.500 imprese forivano tali servizi quasi 2.500 persone la- Voravano a tempo pieno per une spesa diretta del Stato di 270 milioni di corone. Poiché Ia carenza di mezzi pubblii disponibili non ha mai permesso che i paesi mediteranei optassero davvero per una regolazione concorren- ‘ial, 2 infin di conti nei paesi liberal che questa regolazione concorren- Ziale ba permesto maggiormente il modo di finanziamento dei servizi. Un pacse comporativo come la Franca, dotato di uno Stato sociale storicamen- fe potente, ma coinvolto oggi da una profonda messa in discussione, ®sta- to del resto ugualmente toccato daglisforzi di promozione di un nuovo ‘mercato nei servizi alla persona La modifica globale pit importante & quella del Regno Unito con l'in- troduzione dei “quasi-mercati” a partite dalla legge del 1990: la “National Health Service and Community Care Act". Questa formula ha messo 'ac- cento sulle funzioni di compratore e di organizzatore dei servizi da parte del settore pubblico a scapito del suo precedente ruolo di fornitore, al fine 4 perseguite a riduzione del budget attraverso le colletvitd local, che il govemno centrale giudicava troppo burocratizzate (Knapp, Wistow, 1993), Si tratta di introdurre contrat tra gli enti localie differenti tipi di con- ‘raent in concorrenza tradi loro sul teritorio in combinazione con il tra sferimento di allocazioni di risorse agli utenti. Questo permette al contem- po di valorizzate T'effcacia nel rapporto quliti-prezzo e di stimolare Padattamento dell offeria aprendo possibilita di scelta peri consumatoti. I “quasi-mercati” sviluppano un’economia dell'assistenza fondata sulla scelta delle colletivita locali © degli utilizzatori. Superando gh orienta- ‘menti puramente finanziari che si rifanno unicamente ai consumatori ed usata 1a competizione orgenizzata per incoraggiare un miglioramento eli oferta existent, producono una rogolazione concorenziale origiuae, che non siriduce al modello classico del mereato, In Francia, fin dalla fine del decennio 1980, sono state prese different aisure per rendere gestibile la domanda senza obbligare il rcorso al rat mento sociale della disoccupazione, NelMaccoglimento dell'infanzia sono stati intodott i! sussdio alla custodia dei bambini a domicilioe aiuto al 220 4a famiglia per Vimpiego di un'assistente infantile convenzionata, Nellaiu- to @ domicilio sono stati isttuit il sussidio compensativo per una terza per- sons ed esoneri di spese socialie fiscal per i privatidatosi di lavoro, Attcaverso questi differenti aiuti accordati alle famiglie per fare in mo: Co che assumano personale, @ la creazione di occupazione che & privile siata, pur senza pregiudicare il suo inspatto in termini di inserimenio. Le Parola d’ordine che si 8 imposta 2 stata quella della creazione di “vere c- cupazioni” che la politica in favore det! occupazione familiare ha voluto operativizeare nel 1991. La principale riforma di questo programma he portato ad un credito d’imposta accordato a tutti i soggetti imponibili ‘creatori di occupazione presso il proprio domicilio. In via generale, evi- dentemente, il contratto non & nuovo, Ma con loccupazione familiare, ri Tanciata nel 1993 attraverso I'assegno-impiego-servizio (strumento di Semplificazione amministrativa destinato a facilitare i rapporti tra datori di lavoro © dipendenti), si tratta ora di coinvolgere nuove categorie di ‘consumatori A questi duc casi emblematici di orientamento verso una regolazione concorrenziale, si aggiunge quello della Germania dove é stato scelto un ‘modo diverso di rendere solvibile la domanda: I'assicurazione-dipendenza ‘accorda un diritto universale al servizio per tutti cittadini, con in contro- Partita un contributo automatico al sistema pari all’1% del reddito lordo. La prestazione pud essere fornita in natura o in moneta e 700,000 persone sono interessate da cure a domicilio. Il dispositivo ha portato all’emergere di un vero e proprio mereato di cure mediche, con V'entrata di nuovi bene~ ficiari privati a fianco delle grandi associazioni in posizione dominante. Questo finanziamento pud essere avvicinato alla prestazione-dipendenza che si sta diffondendo lentamente in Francia, secondo meccanismi. pit complessie selettiv ‘Servizi misti e regolazione convenzionata ‘Se, in risposta ai limiti incontrati prima attraverso le regolazione garan- tista e poi attraverso Ia regolazione d'insérimento, un certo numero di po- litiche pubbliche si sono deliberatamente orientate verso una regolazione concorrenziale, un altro cambiamento di grande ampiezza ha modificato Jo scenario del terzo settore: in tutt’Ruropa si sono manifestate innovazio. i provenienti da reti della societa civile che hanno assunto per la mag sior parte forme associative e cooperative, Liimpulso non 2 stato dato in questo caso da parte dei decisori pubblici, ma da una molteplicita disordi- rata di iniziative. ‘Nei paesi scandinavi, nuove organizzazioni hanno evidenziato un modo i agire differente da quello delle associazioni tradizionali. Allontanandosi 2a da un approccio politico e culturale egemonico negli anni "70, esse hanno proposto negli anni '80 “nuove forme organizzative di soluzione ai pro- blenti sociali local” (Klausen, Selle, 1996: 99-122). Fra queste figurano Ie organizzazioni dette “promotori di progetti” in Danimarca, costituite a partre dalPimplicazione forte di una © pitt persone, e le cooperative nel settore della custodia dei bambini in Svezia. In questo paese, nel 1994, 1.768 strutture non municipali di custodia erano in funzione ed aecoglie- vvano il 12% dei bambini che beneficiavano di struttue di accoglienza; fra queste, 1.020 erano cooperative di genitori e 117 cooperative di lavoratori (Perstoff, 1997). La forma cooperativa e associativa agevola, in questo Contesto, tanto un nuovo sviluppo dei servizi esistenti quanto la ereazione i muovi servizi. La pluralizzazione di forme ¢’offerta risponde prima di tutto alobiettivo di accrescere il ruolo degli utenti, quali i genitori nell organizzazione dell’accoglienza dei loro bambini, ed 2 stata ricono- sciuta a seguito delle costrizioni finanziarie esercitate sul setore pubblico. ‘Allaliro estremo, nei paesi mediterranci a regime duale, paradossal- mente @ stata sollecitata la stessa forma giuridica: lo status cooperativo & utilizzato per proporre servizi che il settore pubblico non riesce ad offre. In Italia, le cooperative sociali si sono imposte in molte zone grazie alla loro capacita di eserctare funzioni non svolte precedentemente: recluta- ‘mento di popolazioni escluse dal mercato del lavoro ed attuazione di serv zi alla persona. Esse si sono sviluppate rapidamente: nate negli anni "70, sono cifca 3,000 nel 1996 raggruppanti quasi 100.000 associati di cui circa 75.000 dipendenti, mobititano 9.000 volontari e rendono servizi a molte centinaia di migliaia di persone (Borzaga, 1997). Le cooperative di servi- io sociale sono parallelamente apparse in Spagna, soprattuto in certe re- gioni come la Catalogna, i Paesi Baschi o la regione di Valencia, sotto for- ma (specialmente nell’aiuto a domicilio) di cooperative di lavoro associato composte da lavoratori; alcune si sono evolute verso un'organizzazione mista di integrazione produttori~ consumatori Sajardo-Moreno, 1996). In Germania ed in Austria, le iniziative nel’ azione sociale @ I'aiuto a omicitio sono state qualifcate di “auto ~ assistenza”, per tradurre la vo- ont’ di responsabitizzazione delle persone anziane di cui esse erano i pi- last, € negli anni *80 si sono moltiplicate: per il solo settore della salute, Vi sono tra i 5.000 e i 10.000 grup. Essi prendono spunto da una critica della burocratizzazione dei servizi nel settore pubblico e nelle grandi or- ganizzazioni di beneficenza che reggruppano le associazioni pitt antche con le quali costitano, dal momento che a Vienna, per esempio, 65.000 Bambini sono accolti per la inetd nel servizio pubblico e, per Palita meta, in sssociazioni insieme tradizionali e provenienti da queste iniziative dete “ai base” ‘Come in Francia, in Belgio o nel Regno Unito, si tratta di rinnovare le forme di offerta associativa senza per questo optare per imprese di merca- 22 to, Considerando in effeti che lo scopo di lucro & diffcitente compatibi- Je con la prestazione di servizi alle persone, esse riconascono che non & solo I'assenza dello scopo di lucto che garantisce il rispetto desi utenti. A tale titolo le associazioni senza scopo di lucrn, per molto tempo i princi. peli operatoti del servizio, nel periodo in cui dominava la repolazione ta. ‘clare hanno beneficiato di quasi ~ monopoli locali. Poiché in questi diffe- ‘enti paesi esisteva una tradizione di cooperazione tra poteri pubblici ¢ a5- sociazioni, Ie innovazioni hanno a loro volta adottato questo status, ma st basi tinnovate © definendo come obiettivo centrale i funzionamenti ass. Ciativi, Secondo i promotor, la legittimit& dell'offerta associativa di servi. 2 dipende dalla capacita di garantire un'espressione di utenti e di mobili- tare sovvenzioni volontarie diversificate, cosi come dalla capacita di tro- ‘are nuovi equilibri finanziari appropriati in un contesto meno protetto. Un certo numero di organizzazioni del terzo settore, che siano di pit antica itituzione e rimettano in causa i loro comportamenti abituali, o che siano pit recenti e propongano approcei originali, tentano di ridefinite di

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