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Le iniziative locali. Realt europee e insegnamenti trasversali.

LAVILLE Jean-Louis & GARDIN Laurent (2006). Le iniziative locali. Realt europee e insegnamenti trasversali , Sociologia del lavoro, n. 101, pp. 17-30.
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Le iniziative locali. Realt europee e insegnamenti trasversali*


di Jean-Louis Laville e Laurent Gardin

Introduzione
La questione generale alla quale risponderemo in questo saggio riguarda i processi avviati dalla societ civile che permettono uno sviluppo endogeno, che presentano in altre parole una nuova capacit di creazione di attivit e d'occupazione. Bisogna distinguere questa questione da un'altra: la capacit di attrarre le imprese; in effetti, l'esperienza ha dimostrato che le strategie dirette verso l'attrazione delle imprese rappresentano un gioco a somma zero per la collettivit nel suo insieme e sono particolarmente costose, mentre il rendimento spesso rischioso (come dimostra l'esempio francese della regione Lorraine). Fin dal 1998, con il libro bianco, l'Unione Europea si interessata a tali dinamiche indicate con l'appellativo generico di iniziative locali. Gli studi condotti dalla Commissione della comunit europea hanno identificato 5 grandi settori: i servizi della vita quotidiana; i servizi volti al rniglioramento della qualit della vita; i servizi culturali e del tempo libero; i servizi per l'ambiente; i servizi per l'inserimento. La ricerca, realizzata su richiesta della Commissione, che ha costituito la base di questa relazione, era destinata ad approfondire le dinamiche socio-economiche di queste iniziative locali attraverso un'analisi qualitativa approfondita in 4 paesi. Si tratta in questa sede di sintetizzare una parte dei risultati riguardo alla costruzione delle iniziative, al loro sviluppo e ai punti-chiave per un'articolazione delle politiche pubbliche pi appropriate. Conviene preliminarmente osservare che i percorsi seguiti dalle iniziative locali non si limitano ad una riconversione industriale. Le iniziative possono essere analizzate attraverso due dinamiche di costituzione. La pri-

* (Traduzione dal francese di Anna Lisa Chiarello).

ma mira alla costruzione di nuovi servizi per rispondere ad una richiesta sociale insoddisfatta; la seconda dinamica mira alla integrazione di territori e popolazioni svantaggiati. Quest'ultima appare chiaramente dominante nei casi di riconversione industriale. La legge italiana riprende in certo qual modo questa distinzione e fornisce un quadro giuridico specifico alle cooperative secondo che i loro obiettivi siano centrati sulla fornitura di servizi o sull'inserimento lavorativo (attraverso la sfera economica). Le cooperative sociali di tipo A, che lavorano nel campo dei servizi socio-educativi e sanitari, sono assimilabili alle cooperative di lavoro e coprono il settore dell'assistenza sociale e sanitaria per un'utenza in situazione di svantaggio: anziani, portatori di handicap fisici e mentali. Le cooperative sociali di tipo B lavorano nel campo dell'inserimento professionale. Per avere l'appellativo di cooperative sociali, queste cooperative di lavoro devono prevedere il 30% di persone svantaggiate tra i loro dipendenti. Queste ultime sono rigorosamente selezionate dalla legge: tossicomani, alcolizzati, detenuti, handicappati, malati psichiatrici, minori in via di marginalizzazione. Peraltro, esperienze che si fondano sull'integrazione di popolazioni o territori possono elaborare nel contempo una riflessione sulla costituzione di nuovi servizi. Per comprendere chi sono gli iniziatori delle iniziative locali, necessario approfondire le modalit della loro costruzione.

Le iniziative scelte dalla ricerca sono state:

I servizi della vita quotidiana con: - Essere (Ascoltare, Lavorare, Incontrare, Sperare), Francia, servizi a domicilio; - Walsall home care co-operative, Gran Bretagna, servizi a domicilio; - Delfino, Italia, servizi a domicilio; - Kinderburo, Germania, custodia di bambini; - Myosotis, Italia, cooperativa di accoglienza dei malati di Aids. I servizi di miglioramento della qualit della vita con: - Le Flamboyant, Francia, mensa di quartiere; - Fergulsie Park Community Holdings Ltd - FPCH, Gran Bretagna, sicurezza; - La Rgie de quartier Collinet Services, Francia, rivalutazione degli spazi pubblici urbani; - Preston Community Transport Ltd, Gran Bretagna, trasporti collettivi locali. I servizi culturali e del tempo libero con: - Ian Novack, Italia, scuola di musica; - Le Gueulard, Francia, caff concerto; - Zip Theatre, Gran Bretagna, sviluppo culturale locale.

I servizi dell'ambiente naturale con: Le Coste, Italia, gestione degli spazi naturali; - La Feuille d'rable, Francia, recupero dei rifiuti; - Zaug - riciclaggio, Germania, recupero dei rifiuti. I servizi per l'inserimento con: - Zaug, Germania, impresa di formazione professionale - pluri-attivit; - Am Park, Germania, ristorante - formazione; - Exodus Italia, cooperativa di inserimento attraverso il lavoro - falegnameria; - Fraternit, Italia, cooperativa di inserimento attraverso il lavoro - pluri-attivit.
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1. Le componenti della "creazione" d'iniziative locali


Una delle componenti della creazione delle iniziative riguarda le forme di mobilitazione che si generano intorno al passaggio dall'idea al progetto. Ci che colpisce nelle iniziative locali, in confronto ad altre forme di creazione d'impresa, la loro capacit di appoggiarsi su una rete sociale promotrice mobilitata dal senso del progetto, cio dalla traduzione della dimensione democratica delle iniziative. In effetti, le iniziative locali sono caratterizzate dalla volont di far progredire la democrazia sul piano locale attraverso l'attivit economica. Questa preoccupazione si esprime in vari modi, per esempio attraverso: l'internalizzazione dei costi sociali o ambientali che sono esternalizzati da altre imprese; le iniziative locali si prefiggono finalit che le portano a prendersi carico di funzioni come l'integrazione nel lavoro di persone in difficolt e di disoccupati di lunga durata, come la cura del patrimonio locale e la protezione dell'ambiente in una prospettiva di sviluppo sostenibile; il rispetto di criteri di equit come l'uguaglianza professionale tra uomini e donne o l'accessibilit ai beni e servizi prodotti. Da questo punto di vista queste iniziative rappresentano pi di una semplice miniera di occupazioni. Possono rientrare in un modello di sviluppo che integra gli obiettivi di coesione sociale e di partecipazione cittadina poich la nascita di occupazioni al loro interno strettamente legata alle preoccupazioni sociali che si ritrovano nelle diverse componenti della creazione di iniziative locali. La rete sociale promotrice Questo raggruppamento volontario caratteristico delle iniziative locali riunisce attori di varie origini. In taluni casi sono persone che si collocano

come potenziali utenti dei servizi, che individuano delle domande e desiderano rispondervi. In altri casi sono professionisti che possono giocare un ruolo di mediatori e identificare domande sociali alle quali non vi risposta al fine di aiutare o provocare la costituzione di nuove iniziative. Questi professionisti possono essere dei responsabili di istituzioni locali, direttamente coinvolti nel settore di attivit del servizio sviluppato oppure facenti parte di reti di iniziative che promuovono la nascita di nuove organizzazioni. Possono anche essere gruppi misti in cui si afiancano utenti e professionisti. L'identificazione di domande insoddisfatte pu realizzarsi attraverso l'incontro di individui che nella loro vita quotidiana si sono imbattuti in certi bisogni e di professionisti sensibilizzati a certe problematiche. Sono gruppi la cui composizione dipende prima di tutto da una sensibilit condivisa verso un problema sentito come impellente e che richiede l'azione. In realt, nonostante la disparit nel profilo delle persone rappresentate, esse hanno tutte in comune il fatto di costituirsi come parti interessate alla domanda sulla base di un'esperienza vissuta. ci che permette a questi gruppi promotori di inventare realmente dei servizi perch il loro procedere parte da una percezione, implicita o esplicita, dell'assenza di risposta appropriata ai problemi che essi incontrano e si differenzia dagli approcci standardizzati guidati unicamente dalle analisi di mercato o dei bisogni. Di conseguenza, il problema che devono porsi le autorit pubbliche che desiderano sostenere le iniziative locali quello di favorire l'emergere di queste parti interessate alla domanda pi che di censire i bisogni insoddisfatti. In questo senso il carattere locale assolutamente costitutivo, poich rinvia ad una doppia nozione di prossimit: prossimit oggettiva legata all'ancoraggio su un territorio e prossimit soggettiva legata alla dimensione relazionale della prestazione. Ma le condizioni di articolazione di queste prossimit, oggettiva e soggettiva, sono la creazione di uno spazio locale di dialogo basato sullo scambio interattivo che renda possibile adeguare l'offerta alla domanda e che eviti quindi di applicare risposte stereotipate ai bisogni identificati. Un tale spazio pubblico di prossimit porta a superare la coproduzione inerente l'insieme dei servizi e sfocia nella costruzione congiunta dell'offerta e della domanda in cui il ruolo degli utenti si rivela determinante, sia per la loro iniziativa diretta, sia per l'intervento di professionisti divenuti consapevoli delle domande insoddisfatte grazie alla loro immersione nel tessuto locale o per la loro associazione con altri interlocutori che si responsabilizzano sul tema affrontato per motivi personali.

L'imprenditore sociale
Se indubbiamente la rete sociale si rivela essere una componente attiva dell'iniziativa locale, tuttavia perch quest'ultima si concretizzi indispensabile l'intervento della figura catalizzatrice dell'imprenditore.

Da questo punto di vista, sembra che la motivazione all'assunzione di un rischio non possa essere ricondotta unicamente all'interesse materiale. Anche se la preoccupazione di un ritorno sull'investimento presente, la motivazione degli imprenditori non pu essere interamente spiegata da questo incentivo. Al di l delle innegabili considerazioni finanziarie alle quali sono attenti, essi costruiscono nuove forme del "vivere insieme ' partendo dal riferimento condiviso ad un bene comune. L'imprenditorialit caratterizzata dalla volont di far progredire la democrazia sul piano locale attraverso l'attivit economica. questo il motivo per il quale gli imprenditori che costruiscono le iniziative locali possono essere qualificati come imprenditori sociali e civici: perch collocano la loro azione economica con riferimento ad un modello di societ.
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Il partenariato del progetto

I rapporti tra la rete promotrice e la rete imprenditrice dipendono dalle esperienze. L'imprenditore pu dare vita alla rete cos come la rete pu far sorgere l'imprenditore, ma sempre necessario che queste due prime componenti siano considerate in quanto tali e non siano confuse con la terza componente, ugualmente indispensabile, quale il partenariato locale. La nozione di partenariato merita che ci si soffermi, poich l'ampio consenso che suscita contrasta con le delusioni spesso raccolte attraverso le interviste. In un certo numero di situazioni, il partenariato locale, che ha richiesto lunghi e pazienti sforzi, non ha prodotto in realt gli effetti attesi in termini di dinamiche generate. L'ipotesi che pu essere formulata, in seguito all'osservazione delle dinamiche locali, che esiste una tendenza a rendere autonoma la questione del partenariato che, da semplice mezzo, diviene una fine in s. I1 partenariato assimilato ad una concertazione interistituzionale che dovrebbe presumibilmente superare i compartimenti stagni pregiudizievoli all'azione pubblica, in particolare attraverso un migliore coordinamento tra amministrazioni e collettivit locali. Davanti all'ampiezza del compito, il rischio quindi di costituire un partenariato dominato da una logica interistituhonale che, invece di provocare una mobilitazione della societ locale, sviluppi nuovi corpi di ingegneri sociali, detentori di un potere tecnico attraverso la conoscenza dei circuiti amministrativi, delle risorse e delle procedure. In questa configurazione, la moltiplicazione delle istanze a livello locale pu produrre un'accresciuta opacit. il paradosso del partenariato che, inizialmente preoccupato di avvicinare i luoghi di decisione al "campo", pu contribuire a che i problemi trattati siano sempre pi affrontati in termini tecnicistici in discussioni dominate da specialisti. In molti

casi, le istanze del partenariato portano avanti solo i progetti passati al filtro del confronto tra professionisti e sottomessi all'approvazione di eletti e responsabili dello Stato all'interno di istanze di elaborazione di decisioni e di azioni che rimangono opache per il comune cittadino. Ben distanti da nuovi meccanismi democratici, questi spazi di concertazione che si sono moltiplicati possono perfino creare "veri e propri schermi tra le popolazioni interessate e i decisori", concorrendo all'anomia sociale e all'arretramento civico. Le iniziative locali che hanno avuto successo hanno saputo evitare questa deriva perch si basano su un processo di adesione. In altri termini, sono state in grado di identificare la complementariet tra la dinamica dei progetti degli attori e il partenariato locale senza ripiegare l'una sull'altro. I1 loro messaggio fornisce da questo punto di vista un chiarimento sulla questione del partenariato. I1 partenariato utile se concepito come opportunit per sostenere dei progetti. I1 cambiamento non pu essere atteso unicamente da meccanismi di trasformazione istituzionale, ma , al contrario, condizionato dalla creazione di nuovi attori. Conviene essere attenti alle condizioni che rendono possibile la creazione di questi attori che devono costituirsi in quanto tali prima di essere confrontati con le istituzioni e con le procedure locali. Prima del confronto con i partner, l'analisi delle esperienze dimostra la necessit di costruire uno spazio autonomo protetto. Nella loro fase di emergenza, i progetti di attivit sono fragili, instabili, balbettanti; la loro forma non mai totalmente definita; si costruiscono a11 interno di processi aleatori, per tentativi ed errori, creando apprendimenti in situazione e in tempo reali. proprio questo tempo incerto degli apprendimenti che deve essere protetto. I1 confronto immediato o troppo rapido di questi progetti d'attivit con le istituzioni porta semplicemente a pervertirne la dinamica. Da quel momento i progetti devono rientrare in procedure codificate e formalizzate che ne svuotano i tempi propri e ogni volta specifici della costruzione collettiva. In questo caso vi il confronto di due logiche, ognuna avente la propria legittimit, e l'analisi delle esperienze mostra che bisogna evitarlo in un primo tempo per preservare la natura dei progetti.
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2. Gli investimenti
Un secondo elemento chiave per comprendere la creazione di iniziative locali riguarda la questione dell'investimento legato alla loro creazione. Da questo punto di vista, le iniziative locali patiscono dei "clichs" secondo cui, considerando che i servizi messi in opera non fanno sempre appello a qualifiche identificate nei repertori delle professioni, potrebbero essere a minor costo se conciliassero le virt dell'improvvisazione e del "bri-

colage". Questa rappresentazione dannosa anche perch l'esame approfondito della genesi dei successi mostra il contrario. proprio la pertinenza dell'investimento realizzato prima dell'inizio dell'attivit che rappresenta la prima condizione tanto della qualit dei servizi quanto della professionalizzazione delle occupazioni create. L'importanza dell'investimento immateriale

L'investimento pi importante non corrisponde ad una spesa materiale, come l'acquisto di macchine, che pu essere osservato ad un momento preciso. Si tratta essenzialmente di azioni condotte per creare gli stimoli della fiducia negli utenti o per trovare un'articolazione appropriata con i responsabili pubblici; ci che al tempo stesso suppone una durata e rinvia a beni incorporei. In questo consiste la difficolt di contabilizzare gli investimenti immateriali, vale a dire le spese per prestazioni umane e intellettuali. In questo, come rilevato dall'Istituto Nazionale della Statistica e degli Studi Economici (INSEE) per la Francia, le iniziative locali si iscrivono ancora una volta in una pesante tendenza che le supera, poich in dieci anni gli investimenti immateriali sono aumentati in valore 1,7 volte pi velocemente degli investimenti fisici nell'insieme dell'economia. Nondimeno, la tendenza ancora pi forte al loro interno perch, come indicato sopra, le attivit intraprese contengono una dimensione innovativa in ambiti in cui la variabile relazionale si rivela decisiva. Questi investimenti immateriali sono, prima di ogni cosa, mal compresi dagli imprenditori intervistati, che sono a volte imbarazzati nell'esplicitare ci che stato necessario alla realizzazione dell'attivit e il tempo che ha richiesto. Questa difficolt degli imprenditori stessi di definire i bisogni in investimenti immateriali proviene in parte dalle caratteristiche dell'imprenditorialit sociale e civica che essi sviluppano. In effetti, coinvolgendosi nella vita della comunit e volendo apportare risposte concrete ai problemi che incontrano, essi hanno difficolt a circoscrivere le componenti propriamente economiche della loro iniziativa e a restituire correttamente la natura e le caratteristiche di questo investimento imprenditoriale che oltrepassa spesso la dimensione salariale. Questi investimenti immateriali sono poi mal percepiti dalle istituzioni nelle quali i partners sollecitati provano difficolt a concepire le tappe che precedono l'inizio delle attivit. Se, ai loro occhi, l'ammontare dell'investimento pu includere degli oggetti immateriali, ci avviene con la riserva che questi ultimi siano "commercializzati sul mercato e dotati di un prezzo, come i brevetti, le licenze, i marchi e, oggi, i software standard". Rimangono invece ciechi di fronte ad investimenti immateriali meno tangibili, che sono tuttavia pi decisivi per i progetti e che riguardano gli aspetti organizzativi.

In effetti, gli investimenti immateriali che ritroviamo nelle iniziative locali sono composti principalmente dal tempo dedicato dai promotori alla costruzione del loro progetto e di un partenariato, dalla possibilit di usufruire di un accompagnamento e di una formazione, dalla realizzazione di indagini specifiche alla natura dell'attivit.

La disponibilit degli imprenditori necessario prendere in considerazione i tempi destinati a costituire un gruppo portatore del progetto, a tessere le reti, a convincere le istituzioni, a costruire dei partenariati intorno al progetto, ad elaborare processi di formazione e procedure di reclutamento, a far emergere una domanda e costruire un'offerta di servizio adeguata a questa domanda... Uno sguardo retrospettivo sulla costruzione delle attivit mostra quanto tutte queste tappe della costruzione dell'iniziativa e del suo passaggio dall'idea ad azioni siano indispensabili. Da una parte, vi la necessit di ancorare le attivit nel vissuto di coloro ai quali sono destinate e nel tessuto locale. D'altra parte, vi l'obbligo di compiere un'ampia consultazione affinch le attivit previste trovino la loro complementariet con quelle gi esistenti. Ci spiega perch i progetti che si realizzano impieghino un anno in media prima di vedere la luce: il che rappresenta un pesante investimento, tuttavia irriducibile poich esso garantisce l'affidabilit sociale ed economica delle prestazioni in seguito fornite. Se questi tempi di organizzazione del servizio possono a volte essere ritardati a causa di lentezze burocratiche, bisogna precisare che corrispondono anche a periodi di negoziazione, di convincimento e di capacit di valutazione della domanda, che sono difficili da ridurre. I partenariati sviluppati con le imprese impiegano tanto tempo per concretizzarsi quanto quelli con i poteri pubblici e la relazione di fiducia con le istituzioni si forgia solo con il tempo. La formazione e l'accompagnamento
Quando le persone all'origine delle iniziative non beneficiano di queste esperienze, importante poterle formare e accompagnare in questi percorsi. Cos, per i progetti che mirano a creare attivit in certi quartieri si rivela necessario rivolgersi ad agenti di sviluppo. Anche per le persone che hanno una conoscenza sensibile delle attivit che desiderano sviluppare, spesso necessario usufruire di un appoggio metodologico affinch possano confrontare i loro progetti con le istituzioni. Troppo spesso, il ruolo e il saldo di questo investimento immateriale non sono identificati dai partners istituzionali, poich essi sono presi in

una logica d'urgenza e focalizzati sugli aspetti materiali. Questi investimenti che si realizzano con le risorse volontarie dei promotori possono rappresentare degli importi colossali se paragonati ai sostegni istituzionali che li accompagnano. L'assenza di una corretta considerazione degli investimenti immateriali da parte dei dispositivi istituzionali porta a sottostimare delle fasi che richiedono tempo per la costruzione del servizio, la presa in carico della domanda degli utenti, la comunicazione del progetto agli attori disposti a diventarne partner. Questa situazione particolarmente vincolante per i promotori che si situano al di fuori delle istituzioni.

Gli studi
Molto spesso, necessario rivolgersi a degli uffici studi, ma questi studi devono essere quanto pi realizzati in collaborazione con i promotori dei progetti affinch questi riescano ad appropriarsene pienamente. Inoltre, questi studi richiedono anche dei saperi particolari di cui non necessariamente dispongono i promotori del progetto e possono assumere la forma di diagnosi o competenze particolari. Si devono distinguere i bisogni legati al periodo di avvio da quelli legati agli investimenti immateriali. Troppo spesso nel concepire in maniera scorretta ci che gli investimenti immateriali rappresentano, le istituzioni confondono questi due tipi di necessit e forniscono degli aiuti di avvio per coprire la costruzione immateriale del servizio. Questa confusione porta le iniziative a dover avviare rapidamente le loro attivit senza essere pervenute ad una costituzione dell'offerta e ad una conoscenza soddisfacente della domanda.

Riepilogo dei bisogni


In conclusione, per le iniziative che hanno avuto successo, l'investimento immateriale raggiunge varie decine di migliaia di euro; permette di coprire l'ingegneria (da 6.200 a 23.145 E), la sistemazione dei dispositivi di accompagnamento e di formazione rivolti ai promotori (da 9.260 a 38.850 E) e la disponibilit dei promotori del progetto (da 15.460 a 61.580 E). Queste somme ricostituite integrano l'appoggio di risorse esterne ai promotori, raramente messe in evidenza, come la valorizzazione del tempo dedicato dal volontariato, la realizzazione di studi da parte di agenzie esterne all'iniziativa, la realizzazione di corsi di formazione iniziale per gli operatori, o ancora l'accompagnamento offerto da agenti di sviluppo. Le possibilit di ricorrere a prestiti rimangono deboli rispetto ai bisogni. In effetti, l'unica possibilit che rimane, per non ritrovarsi in una si-

tuazione bloccata, consiste nel trovare con i propri mezzi dei contributi privati. Lo sviluppo di istituti di finanziamento solidale si sforza di ovviare a queste difficolt. La maggioranza delle iniziative non direttamente legata ad enti pubblici e si sviluppano organismi con lo scopo di drenare finanziamenti solidali verso queste esperienze che soffrono di mancanza di capitali. In Italia, tra i punti di debolezza delle cooperative sociali, ma anche di una parte importante delle iniziative locali, si nota in particolare la carenza di mezzi finanziari, spesso legata alla limitazione della capitalizzazione delle cooperative, ma anche alle loro difficolt ad essere riconosciute come interlocutrici valide da parte del sistema finanziario. Per porre rimedio a queste difficolt, si sviluppano degli organismi di finanziamento che prendono in considerazione la specificit delle iniziative sostenute. La Compagnia d'Investimenti Sociali Spa ha come oggetto (art. 2 dello statuto) "la gestione di iniziative di sviluppo dell'attivit di finanziamento e di prestazioni di servizi" in favore delle organizzazioni senza scopo di lucro, ivi incluse le cooperative sociali, al fine di realizzare la loro diffusione e la loro crescita sul territorio italiano. Essa associa una fondazione partner privilegiata (la Fondazione Europa Lavoro), ambienti finanziari, imprese private tradizionali, la Cassa di Risparmio di Roma e la partecipazione in obbligazioni finanziarie dei cittadini. Nel Nord della Francia, "Autonomia e Solidariet", societ anonima cooperativa specializzata negli investimenti a rischio, acquista partecipazioni in "imprese il cui prodotto o servizio risponde ad una domanda sociale e che privilegiano un'organizzazione e un funzionamento democratici, un processo di produzione che presta attenzione alle risorse naturali e relazioni di solidariet interne ed esterne. Quest'ultimo criterio, in particolare, si realizza attraverso l'attribuzione della met dei posti di lavoro creati a disoccupati di lunga durata o a persone in situazione di svantaggio rispetto al lavoro". Non previsto il versamento di dividendi durante i primi cinque anni di funzionamento di questa societ, poich gli investitori sono maggiormente interessati alle poste in gioco sociali di cui si occupano le iniziative che non agli interessi finanziari a breve termine a cui pu dar luogo questa partecipazione capitalistica. A partire dagli scambi sviluppati con la Caisse d'conomie des travailleurs del Quebec, con le esperienze europee (il CREDAL in Belgio, Herrikoa nei paesi baschi.. .) e nel prolungamento di "Autonomie et Solidarit", nel 1996 stata creata la Caisse d'conomie solidaire del Dipartimento del Nord Pus de Calais. Essa si propone l'obiettivo di servire da intermediario tra risparmiatori e richiedenti un prestito animati da una stessa etica, e di costituire un mezzo d'azione per partecipare alla lotta contro l'esclusione sociale e favorire l'inserimento lavorativo attraverso la sfera

economica. Si ritrovano qui i principi vicini ad "Autonomie et Solidarit", con possibilit d'azione pi larghe per questa societ finanziaria a capitale variabile, in particolare per ci che riguarda il credito per le imprese molto piccole, lo sviluppo rurale e le associazioni. Nel suo programma d'attivit, la Caisse d'conomie solidaire del Nord Pas de Calais prevede di apportare i propri mezzi finanziari in cooperazione con le strutture di accompagnamento delle iniziative. In questo modo, essa ha integrato alla necessit di appoggio finanziario alle iniziative locali l'indispensabile sostegno tecnico e l'investimento immateriale troppo spesso trascurato.

3. Le tre forme d'istituzionalizzazione


Se le iniziative locali hanno caratteristiche comuni nella loro costruzione, le loro forme d'istituzionalizzazione economica variano. Si possono distinguere tre forme. La prima forma d'istituzionalizzazione quella dell'impresa commerciale che persegue obiettivi di lucro e che si appoggia soprattutto su risorse commerciali. La seconda forma d'istituzionalizzazione corrisponde all'impresa pubblica o parapubblica locale con obiettivi d'interesse generale e risorse principalmente non commerciali. Se queste forme d'istituzionalizzazione costituite dall'impresa commerciale e dall'impresa pubblica locale appaiono logiche e prevedibili, ci che sorprendente ed originale che una terza forma d'istituzionalizzazione fortemente rappresentata nelle iniziative attraverso un'ibridazione di risorse commerciali, non commerciali e non monetarie, che non soltanto una modalit temporanea di funzionamento legata alla costruzione dell'iniziativa ma che, al contrario, si impone come un modo permanente d'equilibrio di gestione. Per spiegare questa forma d'istituzionalizzazione, il termine d'impresa sociale si diffonde in Europa. Esso sta ad indicare iniziative le cui denominazioni sono molto varie secondo i paesi (cooperative sociali, gruppi di auto-assistenza, imprese comunitarie, imprese solidali). Tuttavia, nonostante le differenze nei contesti nazionali, si possono rilevare due dimensioni comuni a tutte queste iniziative: - una dinamica imprenditoriale, nel senso che una produzione di beni o di servizi garantita in modo autonomo da un gruppo di lavoratori che devono generalmente ricercare un certo grado di autofinanziamento, un appoggio pi o meno importante dei pubblici poteri ed una mobilitazione di risorse non monetarie (attivit benevola, contributi volontari); - unajnalit sociale, nel senso che l'attivit non ha inizialmente per oggetto il vantaggio patrimoniale degli azionisti, ma il servizio reso agli

individui ed alla collettivit, i profitti che eventualmente ne risultano essendo per lo pi reinvestiti a questo scopo. Le iniziative che si istituzionalizzano sul modello dell'impresa privata o pubblica utilizzano soprattutto risorse dal volontariato soltanto durante il loro periodo di creazione. Le imprese sociali, invece, non utjlizzano l'attivit volontaria in modo transitorio, ma in modo regolare. E proprio una forma d'istituzionalizzazione a pieno titolo che si manifesta con l'impresa sociale, ed occorre che abbia lo stesso carattere di legittimit delle imprese commerciali e pubbliche perch le iniziative locali si perpetuino coerentemente con le logiche d'azione dei promotori.

Conclusioni
Le iniziative riescono ad essere riconosciute localmente l dove sviluppano la loro attivit; inoltre, generalmente mobilitano, sotto forme diversificate, l'impegno volontario di individui sensibili alle problematiche e alle sfide che sollevano. Tuttavia, questo riconoscimento locale che si conquista con l'esempio non sempre seguito da un riconoscimento pi generale che trasformerebbe le iniziative locali in una vera sfida nazionale e internazionale. Riassumendo: alcune iniziative, non generando risorse commerciali sufficienti per coprire i loro oneri d'esercizio, restano dipendenti dal trattamento sociale della disoccupazione, a meno che non siano costrette a trarre vantaggio da una concorrenza sleale attraverso i prezzi a scapito della qualit o facciano quadrare i loro conti grazie all'assenza di salari minimi. Ma gli obiettivi di qualit, di accessibilit ai servizi e di riconoscimento delle persone che li garantiscono richiedono che si riesca a superare l'illusione di un autofinanziamento possibile di tutte le iniziative a partire dalla vendita di servizi sul mercato (anche se completata dalla mobilitazione di contributi volontari). Per superare le situazioni di precariet nelle quali possono trovarsi questi servizi e le persone che li assicurano risulta indispensabile un lavoro di contrattualizzazione presso istituzioni o collettivit pubbliche o parapubbliche. Di conseguenza, la diffusione delle iniziative locali richiede di precisare le "regole del gioco" con i partner istituzionali. L'abbassamento dei costi salariali o l'iscrizione nelle politiche attive del lavoro, quando si impongono come le uniche soluzioni, non possono essere convenienti perch non tengono conto del carattere economico delle attivit. "Negli ultimi decenni, l'occupazione non mai risultata essere un buon argomento per stabilizzare vecchi settori di attivit o per crearne altri; ci che decisivo sono i beni ed i servizi di cui si avr bisogno per il futuro". in primo luogo questo aspetto economico che si tratta di valorizzare attraverso contributi

per gli investimenti materiali ed irnmateriali, includendo la remunerazione necessaria perch l'imprenditore disponga di un regolare ordinamento societario. In secondo luogo, per quanto riguarda il funzionamento delle iniziative locali, bisogna riconoscere che proprio il fatto che le sovvenzioni posaono "essere legate al carattere collettivo del servizio o alla sua finalit sociale per renderlo accessibile a tutti che permette di finanziarlo". Questo riconoscimento deve poggiare su una differenziazione rispetto alle disposizioni proprie delle politiche attive sul mercato del lavoro che, a loro volta, sono concepite per incoraggiare l'assunzione di alcune categorie sociali. Pi precisamente, un sostegno adeguato da parte dei pubblici poteri per il funzionamento delle iniziative implicherebbe la distinzione di 4 tipi di contributi: 1. Sostegni al funzionamento delle strutture aventi un carattere pluriennale, accordati a partire da un dibattito e da scelte politiche che deliberano sull'utilit sociale delle attivit sviluppate. 2. Aiuti individuali per i servizi alle persone nell'intento di fornire una libert d'accesso a questi ultimi. 3. Sostegni riconosciuti all'inserimento, nel caso in cui le iniziative forniscano un servizio specifico d'inserimento per persone con gravi difficolt. 4. Mezzi per la formazione in grado di facilitare la professionalizzazione del personale. Tuttavia la distinzione tra questi tipi di contributi meriterebbe di essere effettuata in ogni trattativa con i finanziatori e ciascuno di questi tipi pone dei problemi che gli sono propri. - I sostegni al funzionamento delle attivit implicano la presa in considerazione delle aspettative della societ civile sulle attivit che occorre o non occorre sostenere ed un nuovo dispiegamento delle politiche del lavoro, nel quale la determinazione degli obiettivi su determinate categorie di popolazione sarebbe sostituita da un dispositivo di sostegno alla creazione di attivit. - Gli aiuti alla persona presuppongono la possibilit per le autorit pubbliche di offrire il loro aiuto finanziario a persone non aventi i mezzi per pagare completamente il prezzo dei servizi ai quali desiderano accedere, in base a sistemi dove il contributo dei fondi pubblici sia differenziato secondo il livello di reddito. - I sostegni all'inserimento suppongono di allargare il campo d'applicazione del principio della remunerazione del servizio d'inserimento reso alla collettivit, che applicato per ora soltanto in modo restrittivo. - Le modalit di formazione dei lavoratori dipendenti possono essere concepite solo in collegamento stretto con le situazioni di lavoro nei servizi relazionali. Per questa ragione la contrattualizzazione con la formazione

professionale richiede un'elasticit dei suoi criteri di finanziamento che devono poter essere adattati alle necessit dei singoli progetti. Le convenzioni stipulate con i pubblici poteri vanno in questo senso e mostrano che spinte verso forme d'ibridazione adeguate ai vari servizi sono possibili. Tuttavia, questi progressi sono stati ottenuti per la maggior parte soltanto dopo molti anni di funzionamento, quando i servizi hanno dato ottimi risultati nel contesto locale, e sono particolarmente difficili da realizzare da parte dei gruppi indipendenti che beneficiano di pochi ricambi ed appoggi istituzionali. La portata dei cambiamenti ai quali le quattro opzioni rinviano implica un approfondito lavoro di riformulazione delle politiche pubbliche.

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