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LAVILLE Jean-Louis (2005). Dal lavoro alleconomia, dallorganizzazione allinstituzione: percorsi sociologici , Sociologia del lavoro, n. 100, pp. 141-157.
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Questo contributo vuole sottolineare il cambiamento rispetto ad alcune problematiche realizzatosi in seno a certe componenti della sociologia contemporanea francese in riferimento alle strutture produttive, in una prospettiva di dialogo, da approfondire, con la sociologia italiana. L'ipotesi sottostante quella di una prossimit culturale tra i paesi latini che incita a diversificare gli scambi tra questi affinch le specificit comuni siano pi visibili nel dibattito scientifico internazionale. Nella prima parte, si tratta di ricordare quanto le metamorfosi del lavoro salariato hanno portato a rinnovare l'approccio al lavoro. La loro ampiezza sufficiente ad incitare a riprendere nel contesto attuale delle domande fondatrici della sociologia sulle relazioni tra economia e societ: questo argomento presentato nella seconda parte. La ricomposizione dei rapporti tra economia e societ, richiamandoci a una riflessione sulla definizione di questi due termini, ci porta dunque a riesaminare, nella terza parte, il passaggio da una analisi delle organizzazioni ad un approccio delle istituzioni che si rif a E. Durkheim e M. Mauss. Prendendo le distanze dalla analisi strategica di Crozier, R. Sainsaulieu stato uno dei sociologi economici che si caratterizzato per aver posto una maggiore attenzione all'embeddedness istituzionale piuttosto che a quello reticolare (La Rosa, Laville, 2004). Come affermato nelle conclusioni, sembra dunque possibile seguire la strada tracciata da Sainsaulieu, e inscritta nella discendenza della scuola francese della sociologia per l'importanza data ai temi della socializzazione e della legittimit, senza tuttavia intraprendere lo stesso percorso, nella nostra analisi, per quanto riguarda lo statuto delle imprese.
politica, dalla quale il lavoratore trae un potere di negoziazione grazie ad un sistema di rappresentanza dei lavoratori salariati. La socializzazione attorno al lavoro possiede quindi una autonomia relativa perch essa distanziata dal datore di lavoro attraverso la relazione monetaria che governa lo scambio di beni e servizi e dalla messa in opera di tecniche produttive all'intemo di un collettivo di produzione che gode di certi diritti. I1 lavoro remunerato nell'impresa o nella amministrazione contribuisce all'inserimento sociale perch libera da legami privati. I1 contratto di vendita del lavoro lo qualifica come lavoro in generale, gli obblighi del lavoratore sono l'oggetto delle regole del diritto e a lui non pu essere chiesto altro rispetto a quanto specificato nel contratto. I1 lavoro, creatore di un valore d'uso socialmente riconosciuto e realizzato nella sfera pubblica, dunque indissociabile rispetto alla cittadinanza. Incontestabilmente, lo sviluppo del lavoro salariato non stato solo obbligato, ma stato anche un mezzo per liberarsi dall'assoggettamento allo sfruttamento domestico rurale e dai rigidi ruoli sessuali all'interno della famiglia tradizionale. I1 lavoro salariato ha permesso di fuggire all'arbitrio dei rapporti interpersonali. "Come mostra semplicemente la contrapposizione tra lavoro artigianale e lavoro in fabbrica", la crescente oggettivazione della cultura moderna si traduce con l'importanza "degli elementi impersonali che assorbono sempre meno la totalit soggettiva dell'individuo" (Nisbet, 1984, p. 133). Ne testimone la concezione del diritto sociale che ha dato la sua massima espressione in questo periodo con I'elaborazione del compromesso tra eguaglianza e competitivit. L'attrazione verso questo modello nasce dalla "sua capacit di incarnare la stabilit dinamica di un ordine macro-sociale conflittuale" accreditando l'idea rassicurante di una "concordanza naturale tra crescita e solidariet" (Perret, 1991, p. 123). La promozione del sindacato e il ricorso alla democrazia rappresentativa nella regolazione dei rapporti di produzione sono le forze istituzionali grazie alle quali la solidariet ancorata alla crescita.
3. La frammentazione del lavoro salariato T cambiamenti nelle forme e nei contenuti del rapporto salariato destabilizzano la nozione di occupazione nello stesso tempo in cui l'offerta di posti di lavoro non corrisponde pi, in volume, alla domanda espressa. Le regole di assunzione sono modificate innanzitutto a causa della crescita di forme individuali o atipiche di lavoro, ammontanti al 30,5% del lavoro salariato nell'unione europea, a scapito del contratto a tempo indeterminato. I1 rafforzamento del controllo per l'accesso al lavoro permanente si rafforza con una intensificazione del lavoro sia in materia di obblighi di consegna o di rapide scadenze, e di una ricomposizione delle temporalit pro-
fessionali cos che la completa regolarit degli orari di lavoro non concerne pi che il 47% dei salariati. Come afferma Nanteuil-Miribel (2002, p. l l), autore di una sintesi su questa tematica a cui ispirata questa parte e da cui sono estratte le cifre e gli autori citati in questo paragrafo, la crisi del compromesso fordista accompagnata "da un deterioramento globale delle condizione del lavoro (Merli, Paoli, 2002), da un rafforzamento dei meccanismi di controllo (Courpasson, 2001) e da una frammentazione del legami di lavoro (Castel, 2000; Paugman, 2000), che priva quindi un numero crescente di lavoratori di prospettive durevoli di integrazione, facendo della flessibilit un obbligo subito pi che una mobilit scelta". L'impresa flessibile contemporanea fatta "di deinquadramento funzionale e di controllo laterale (Prilleux, 2001), di autonomia e di intensificazione del lavoro (Boisard e altri, 2002), di un richiamo costante alla mobilitazione e di crisi dell'individualit, senza risorse e sostegni (Sennett, 2000)". Se l'occupazione non sempre pi fornisce status, socializzazione valorizzante e identit, anche dovuto al fatto che la piena occupazione non pi assicurata, la disoccupazione si insediata. Parallelamente, i disoccupati provano le pi grandi difficolt a sviluppare le capacit cooperative e relazionali che diventano determinanti per ottenere una occupazione, il pericolo quello di passare dalla disoccupazione alla esclusione (Wuhl, 1991). Tra il lavoro stabile e la disoccupazione, si insinuano d'altra parte delle disparate situazioni di "dis-inserimento" (de Gaulejac, Taboada-Leonetti, 1994), o di dequalificazione sociale (Paugarn, 2000) per degli "individui in situazioni fluttuanti nella struttura sociale, che popolano i suoi interstizi senza trovarci un posto assegnato ' (Castel, 1995). La minaccia di "disaffiliazione"non pu essere esclusa e per molti la precariet, lontano dall'essere solo materiale diventa esistenziale. "L'obbligo di mostrare in ogni momento le proprie competenze genera" il rischio di "erosione della personalit" (Sennett, 2000). La soggettivit pu essere tanto pi ferita quanto pi la sofferenza rimane sola, senza una via d'uscita collettiva, senza poter essere attenuata attraverso meccanismi di identificazione. L'aggravarsi di ineguaglianze biografiche accentuate dalla divisione del lavoro tra i sessi ri-attualizza delle "incertezze nelle traiettorie" che non erano pi presenti quando il lavoro salariato testimoniava un continumm di posizioni. Mentre in precedenza il lavoro era sinonimo di dignit, esistono oramai dei lavori indegni allo stesso tempo in cui i confini tra lavoro e non lavoro si confondono. la capacit integratrice del lavoro salariato che messa in discussione.
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ciet dei servizi. La "terziarizzazione" delle economie, che pu essere definita come la crescente importanza delle relazioni di servizio, costituisce un cambiamento fondamentale. Il lavoro diventa pi intellettuale; anche nelle attivit pi industrializzate non pi sufficiente svolgere sempre gli stessi gesti definiti dall'ufficio tempi e metodi, ma bisogna comprendere i meccanismi della produzione per scambiarsi informazioni, reagire rapidamente, adattarsi a dei processi di evoluzione. La qualificazione professionale individuale attestata da un diploma tende ad essere soppiantata dalla qualificazione sociale (la capacit di essere a proprio agio in una equipe, ad analizzare situazioni, ...) che si dimostra nei rapporti con gli altri. Queste esigenze interne al lavoro si rafforzano con una riconfigurazione dell'occupazione che si accompagna ad una precarizzazione. Coccupazione ieri concentrata nell'industria e nei grandi servizi standardizzabili (banche, assicurazioni, telecomunicazioni, .. .) oggi si limita sempre di pi in queste attivit a causa dell'internazionalizzazione dei mercati e delle innovazioni tecnologiche. Da qui la crescita dei servizi relazionali, altrimenti detti servizi basati sulle relazioni dirette tra soggetto erogatore e utente nell'educazione, nella salute, nelle cure, nei servizi alla persona.. . Cos come mostrano diversi ricercatori (Donzelot, 1984, 1991; Paugam 1991, 2000; Caste], 1995), passeremo da una disuguaglianza nella integrazione, legata alle differenze osservate sulla scala delle posizioni gerarchiche e professionali all'interno di una societ industriale stabile in cui nel lavoro dimora il vettore centrale per la costruzione del s, a una disuguaglianza di fronte alla integrazione, nella quale l'accesso al mercato del lavoro diventa un problema sociale e genera delle ulteriori differenze nel lavoro salariato, frammentando i sostegni giuridici ed identitari. Qualunque cosa sia, la frammentazione del lavoro cos come pu essere osservata a livello macro economico rimette in prospettiva le costatazioni fatte a livello micro-economico. Rilevante fenomeno quest'ultimo in quanto scalza i fondamenti del precedente compromesso tra ordine economico e ordine politico, e che richiede una riflessione sulla contemporanea articolazione tra economia e democrazia al di l delle imprese.
le dallo sviluppo delle attivit industriali a forte crescita di produttivit andava a compensare il peso delle gerarchie e della dequalificazione dei compiti. La disgregazione di questa coerenza coincide con la rivoluzione informatica (Passet, 1996, pp. 141-148) e con la globalizzazione che le associata. La diffusione del progresso tecnico concomitante con una internazionalizzazione degli scambi e con I'industrializzazione dei paesi in via di sviluppo comporta una intensificazione della concorrenza commerciale, particolarmente evidente per i beni di consumo durevoli. La soddisfazione del cliente balza al primo posto e governa la produzione. Su dei mercati internazionali e tenuto conto del progresso tecnico i servizi commerciali fanno la differenza tra le imprese. Condizioni di vendita, consegna, post vendita, controllo di qualit, informazioni al consumatore, sono incorporate nella merce e ne fanno di questa un oggetto a supporto del servizio. La distinzione tra bene e servizio sfuma. Da qui l'emergenza secondo Gadrey dei "rapporti sociali di servizio" (Gadrey, 1990), modalit tecniche, sociali ed istituzionali di avvicinamento e a volte di integrazione dei rapporti e degli attori dell'offerta e della domanda. Questa evoluzione provoca mutamenti nella ripartizione degli impieghi nel settore industriale: una parte crescente dei lavoratori riveste funzioni di carattere terziario. Pi in generale, la parte informazionale e relazionale delle attivit produttive registra un aumento; la produzione rimette in questione l'autonomia operaia basata su una forza lavoro e un ~avoir~faire esterni all'impresa. Le nuove tecnologie provocano cambiamenti organizzativi, mettono a disposizione i dati necessari a decisioni decentrate, facilitano l'appiattimento delle gerarchie intermedie e la riduzione degli effettivi. I lavoratori poco qualificati si ritrovano pi degli altri a rischio di licenziamento, di fronte-ad una selezione basata sull'attitudine a comunicare, e al tempo stesso sottomessi alla concorrenza proveniente dai paesi in cui il costo del lavoro decisamente minore. I1 lavoro, che era protetto dalle incertezze economiche dai dispositivi istituzionali tipici del fordismo, d'ora in avanti sempre pi dipendente dal mercato. l'indizio di un profondo movimento di deregolazione; detto in altri termini, le politiche neo-liberali emblematiche della fine del XX secolo si affidano al mercato per sostituire quelle regolazioni fordiste considerate ormai solo come portatrici di rigidit e di ostacoli alla crescita. Questa tendenza di fondo percepibile da pi punti di vista: finanziarizzazione dell'economia, privatizzazione dei servizi pubblici, adozione di regole tipiche del mercato in settori che in precedenza ne erano esclusi. L'insieme di queste trasformazioni delinea i nuovi contorni dell'attivit economica.
6. La finanziarizzazione
Sotto l'impulso degli Stati Uniti che negli anni '70 hanno trasformato il dollaro in moneta mondiale, dandosi in tal modo ampia libert nella loro politica economica, la globalizzazione finanziaria progredita, alimentata dall'innovazione rappresentata dai fondi di investimento istituzionale. Essa definisce le esigenze di rendimento dei capitali imposte alle imprese internazionalizzate, divenute imprese a rete in cui la dimensione sociale del lavoro si compone non a livello della fabbrica, bens del centro finanziario. Le norme di redditivit generano arbitrati che influenzano l'allocazione di risorse tra le varie sedi e le presentazioni dei bilanci delle societ. Sul piano macroeconomico, la liberalizzazione dei movimenti di capitali spinge ad attenuare le specificit istituzionali proprie degli spazi nazionali per rendere i capitali stessi attraenti dal punto di vista del tasso di rendimento finanziario delle azioni. La corsa al valore ulteriormente accresciuta dalle fusioni e dalle acquisizioni con scambi di azioni, e si nutre anche del risparmio sui salari e dell'influsso dei fondi pensione. In mancanza di una strategia sindacale esplicita, come in Qubec, questa integrazione patrimoniale del lavoro salariato rende i lavoratori meno azionisti e pi depositanti, e su di essi trasferisce il rischio di chi investe. I1 crescente ricorso ai mercati azionari per finanziare gli investimenti esacerba la concorrenza. La quotazione in borsa, pi che un valore intrinseco derivante da dati oggettivi, un valore di scambio di un titolo di propriet stimato dall'insieme dei potenziali acquirenti, da cui l'importanza delle anticipazioni degli agenti e dei comportamenti mimetici che accentuano la sensibilit alle variazioni di corso nelle spirali speculative (Aglietta, 1997; Orlan, 1999). In effetti, il ruolo della Borsa non pi solo di quotare le imprese, ma anche di rendere liquida e disponibile una ricchezza che, senza un mercato organizzato, rimarrebbe immobilizzata (Gauron, 2002).
9. Crescita e sviluppo
Ci si pu allora chiedere quale significato mantenga il riferimento alla crescita in una economia in cui due terzi degli impieghi si trovano nei servizi e in cui i servizi relazionali assumono un'importanza sempre maggiore. Come sostiene Gadrey (1998), le nozioni di produttivit e di crescita
sono legate a misurazioni di perjormance messe a punto nell'industria fordista: ci si pu allora chiedere se i paesi occidentali non siano "alla ricerca di uno sviluppo dopo la crescita e di strumenti intellettuali per pensare questo sviluppo post-crescita". La subordinazione della politica all'economia fa parte di una concezione che assimila sviluppo della societ e crescita del mercato, la cui insostenibilit messa in evidenza dall'aggravamento dei problemi sociali ed ecologici. Resistere al tempo stesso sia alla condanna della crescita, sia alla sua sacralizzazione, appare pertanto come una condizione indispensabile per superare l'impotenza della politica. Dai tempi della rivoluzione industriale, la crescita stata sinonimo di progresso poich ha largamente contribuito a rendere la vita quotidiana meno faticosa e ha permesso di affrancarsi dalle dipendenze della tradizione. Ma la mercificazione sempre pi spinta dell'esistenza umana rende ora la crescita ben pi ambivalente. Se rimane sotto certi aspetti un fattore di emancipazione, essa pu per presentare anche aspetti "patologici" in precedenza sconosciuti. Questo aspetto della realt rischia a sua volta di essere messo in secondo piano da una lettura dei sistemi sociali rivolta esclusivamente all'impresa.
di emancipazione assai pi dell'impegno nella vita cittadina. La partecipazione alle scelte collettive, con tutto quel che consegue in termini di mediazioni, deliberazioni e conflitti, soffre del confronto con l'estensione immediata delle libert private che il consumo rappresenta.
smo sottrae d'attore sociale la sua capacit di inscriversi nella comunicazione sociale e nelle interazioni collettive relative alla societ: priva quest'ultima dello spazio pubblico d'azione, delle condizioni intersoggettive della riflessivit, in breve della sua consistenza pubblica" (ivi, p. 177). Questo individualismo fatto di disimpegno, di assenza di legami, di ritiro nella sfera privata e di indifferenza nei confronti di ci che politico, costantemente rafforzato dalla mercificazione.
l'impresa, in cui si elaborano le strategie riguardanti i vari siti. Mentre la sociologia dell'impresa emersa per contrastare la mancanza "di istanze di mediazione teorica tra le tendenze globali della produzione industriale e l'analisi dei processi lavorativi concreti" (Dull, 1980, in Maurice, 1990, p. 307), essa soffre a sua volta di un deficit di mediazione teorica tra gli stabilimenti e le altre componenti dell'impresa a rete. L'assenza di un pensiero sul capitale pu portare a strumentalizzare il sociale al servizio della performance economica: "Per raggiungere una ye$ormance economica, l'impresa, grande o piccola, deve potere sviluppare capacit di autonomia al proprio interno e per rispondere meglio alle incertezze di un mondo dalle evoluzioni imprevedibili" (Sainsaulieu, 2001, p. 43). ci che risulta da un "adattamento sociologico della teoria gestionale della contingenza" ad apparire inadeguato. I1 ricorso alla nozione di contingenza "rischia piuttosto di rinforzare nell'analisi l'opposizione tra l'interno e l'esterno dell'impresa, considerando la societ come ci che costituisce l'esterno dell'impresa, di fronte al quale quest'ultima dovrebbe avere strategie di adattamento o di controllo" (Maurice, 1990, p. 326). Considerare l'impresa come un'istituzione intermedia, significa allora rischiare di assolutizzare i limiti invocati dai detentori del potere economico, percependoli come contingenze. L'impresa pensata come luogo di costruzione identitaria e di invenzione di societ (Sainsaulieu, 1992) fatica allora ad essere contenuta in una visione adattiva, a meno che non se ne vogliano eludere le difficoltii. Del resto, la scommessa di una presa di coscienza manageriale della complessit dei sistemi sociali tramite l'intervento sociologico, ed il conseguente rafforzamento della capacit di resistenza alle ingiunzioni finanziarie, appare arduo se si esaminano le tendenze macroeconomiche. L'apporto di Sainsaulieu si rivela insostituibile allorch egli affronta la questione della legittimit delle strutture sociali a vocazione economica, arguendo che queste ultime "non hanno come unico fondamento l'efficienza produttiva dell'organizzazione, ma altri obiettivi fondamentali: democrazia, socializzazione degli individui, parit dei sessi", cosa che lo porta a richiedere "una dinamica sociologica di creazione di istituzioni pi democratiche e pi rispettose degli individui e dei gruppi" (Sainsaulieu, 2001, p. 30). I limiti culturali incontrati dalla "democrazia in organizzazione" lo hanno convinto a spostare il progetto di cambiamento istituzionale sulle imprese nel loro insieme tramite l'instaurazione al loro interno di un dibattito tra logiche d'azione collettive. Ma non precisamente in questo periodo che la logica finanziaria si imposta come logica dominante, sottraendosi alla discussione? In ogni caso, questa la ragione per cui, pur restando concordi con Sainsaulieu per il passaggio da lui operato dall'organizzazione all'istituzione, e pur avendo una valutazione convergente dei limiti delle sperimentazioni da parte di imprese con mire democratiche, pu essere pertinente
ricollegarsi qui alle tematiche proprie della sociologia economica. La concatenazione delle due sfere, economica e politica, non pu essere compresa a partire dalle pratiche interne alle imprese. Sono i cambiamenti dei rapporti tra economia e societ a costituire le sfide decisive. Mentre le istituzioni di socializzazione primaria non hanno pi quella solidit di cui disponevano quando dominavano incontrastate i modi di vivere tradizionali, e le istituzioni di socializzazione secondaria vedono la loro legittimit contestata da quell'individualismo negativo (Gauchet, 1998, p. 173) che il privatismo, affidarsi alla risorsa delle istituzioni intermedie (che sarebbero le istituzioni produttive) non sarebbe comunque sufficiente a dirimere le contraddizioni del tempo presente. I timori espressi da Simmel e Weber sulla estensione illimitata del denaro e del capitalismo assumono una connotazione profetica. Di qui la risonanza dello studio delle relazioni tra economia e societ da essi proposto, articolato in termini attualizzati intorno alla questione del divenire della democrazia, tema peraltro gi affrontato da questi autori.
13. Conclusioni
Si profila quindi un programma di ricerca che prosegue quello di Sainsaulieu e al tempo stesso se ne discosta. Prosegue, nel senso di una attenzione rivolta alla "socializzazione degli adulti": la sfida di discostarsi da una visione organizzativa della vita in societ che rinchiude quest'ultima "nelle acque gelate del calcolo egoista", senza al tempo stesso avallare problematiche come quella di Gorz, centrate esclusivamente sull'emancipazione. Gorz combatte "l'ideologia della riproduzione della societ tramite la socializzazione degli individui", cosa che "si incontra, tra gli altri, in Habermas e Parsons: l'attitudine all'autonomia e alla responsabilit sarebbe il risultato di una socializzazione riuscita" (Gorz, 1997, p. 113). Questa concezione si iscrive in un quadro filosofico ed epistemologico neomarxista poich, come ha notato Perret (2001, p. 14), "la questione del legame sociale rimane in Marx interamente subordinata a quella del superamento dell'alienazione e dei rapporti di dominio". Sembra quindi concepibile reclamare una presa in considerazione della questione del legame sociale e delle condizioni di riproduzione della societ senza per questo cadere nel sociologismo o nella difesa dell'ordine prestabilito. Si pu anche sostenere che la riflessione su questi punti diviene urgente quando la personalit contemporanea rivela un individuo che fa fatica a "rappresentarsi in generale la dimensione pubblica", dimenticando di essere "organizzato nel suo essere pi profondo dalla precedenza del sociale e dall'inglobamento all'interno di una collettivit" (Gauchet, 1998, p. 177). Su questo punto, innegabile la pertinenza delle questioni di Sainsaulieu sulla costruzione dell'identit.
Occorre pertanto pensare con Sainsaulieu le forme della socializzazione e identificare nel contesto attuale forme di socializzazione democratica che siano capaci di creare e sostenere istituzioni che siano testimonianza della vita comune e della ricerca del bene comune, cos da evitare che la democrazia si dissolva nel mercato. Se ne discosta, nel senso in cui la "riabilitazione" dell'impresa non pu condurre a privilegiare questo spazio di socializzazione come luogo di apprendimento democratico quando esso stesso manifesta la violenza della precariet, o addirittura dell'esclusione, e condiziona il riconoscimento sociale a vincoli di mercato e a strategie di creazione di valore che sfuggono alla deliberazione pubblica. L'importanza assunta dall'economia nelle societ contemporanee richiede una riflessione che supera il quadro dell'impresa, riflessione che sociologi come Simmel hanno iniziato cercando di specificare la consistenza dell'economia come categoria antropologica generale legata allo scambio di oggetti e al lavoro produttivo. I1 valore che fonda l'economia "risulta in primo luogo dal rapporto pratico che ci lega agli oggetti, e in particolare dalla resistenza che essi oppongono al nostro desiderio, in secondo luogo dal loro riconoscimento come valore da parte del desiderio di un altro" (Simmel, 1987, p. 47). I1 movimento di monetarizzazione degli scambi permette di legittimare il valore economico e di conferirgli una legittimit rendendolo capace di mediare efficacemente i rapporti interindividuali. I1 dualismo: rapporto al mondo materiale/rapporto nei confronti degli altri, ha avuto una funzione essenziale nella modernit poich ha preso parte alla qualificazione sociale delle persone. Nel lavoro la resistenza del mondo fisico si sperimenta nella cooperazione produttiva, nello scambio il rapporto di opposizione sfocia in un accordo mediato dal denaro. Sono questi due momenti di socializzazione distinti e complementari che permettono di sfuggire all'arbitrariet dei rapporti interpersonali. importante dunque rimarcare il carattere emancipatore dell'economia monetaria per comprendere la dinamica delle societ moderne. Ma come ha dimostrato anche Simmel, la congruenza tra sviluppo dell'economia monetaria e conquista dell'autonomia personale non pu nascondere i pericoli di una estensione della monetarizzazione della vita sociale, soprattutto se abbinata a un indebolimento del lavoro salariato. L'incontro tra l'estensione della monetarizzazione e la crisi del lavoro diviene allora socialmente pericoloso. L'equilibrio tra lavoro e scambio, per come si era stabilito in precedenza, presupponeva due condizioni: "che il lavoro sia sempre monetizzabile in rapporto alla sua quantit e qualit"; "che il modo in cui la gerarchia sociale viene cos prefissata sia riconosciuto come legittimo da parte degli interessati" (Perret e Roustang, 1993). Queste due condizioni sono oggi minacciate dalla disoccupazione di massa e dalla differenziazione, se non proprio atomizzazione, delle situazioni lavorative.
Alla riflessione sul lavoro non possono bastare le analisi interne alle imprese, senza rimandare ai cambiamenti del ruolo del lavoro nella societ. Del resto, l'economia monetaria pu essere stata un fattore di liberazione dell'uomo quando si trattava di liberarsi dalle comunit ereditarie e dalle dipendenze domestiche, ma il discorso cambia in una societ in cui il legame sociale si sfalda, con il rischio di un elitismo produttivo in cui alcuni lavoratori vivrebbero nel lavoro le relazioni sociali pi ricche e coesive, mentre l'universo di cui essi stessi fanno parte sarebbe quello della frammentazione e della stratificazione sociale. Per tutte queste ragioni, la prospettiva della sociologia economica pu portare elementi di riflessione che permettono di offrire un inquadramento alle osservazioni effettuate in impresa, non limitandosi ad esse e collocandole in una questione pi ampia sulla ricomposizione dei rapporti tra economia, societ, ambiente e politica.
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