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QUELLATTIMO DI VITA
Un vicolo nascosto; questo il mio rifugio, il mio nascondiglio, il laboratorio dove
sperimento in nuove forme l'antica arte dell'omicidio.
Un vicolo dimenticato dagli uomini e da Dio, ma non dalla morte, la morte trova
questo posto perch ce la conduco io.
Mi hanno diagnosticato una malformazione congenita al cuore, non operabile,
prima o poi, senza dare preavviso, mi stroncher. Potrebbe accadere oggi come tra
dieci anni, non lo so, quello che so invece che poco o tanto che sia, questo il tempo
che mi stato concesso per compiere la mia missione: voglio scoprire cos' la vita.
Conduco le mie vittime in questo vicolo dove nessuno pu sentirci, dove nessuno
penser mai di passare, e lo chiedo a loro, mentre la vita fluisce dai loro corpi io cerco
di osservarla nella sua purezza immune dai giudizi sul bene e sul male, cerco di
coglierne l'intima essenza.
All'inizio non sapevo neanche cosa cercare, martoriavo i corpi, straziavo la carne il
pi lentamente possibile e guardavo, aspettavo. Osservando a lungo ho capito, la vita,
l'anima, la coscienza si rivela in un solo brevissimo istante, proprio mentre se ne sta
andando. Nel momento in cui si sta per riunire al tutto, possibile percepire una scintilla
divina negli occhi gi velati dall'ombra della morte.
Prima o poi mi prenderanno, ma sono comunque condannato, che cosa possono
farmi?
Cosa pu accadermi di peggio? Molto probabilmente prima delle forze dell'ordine,
prima della Giustizia arriver la morte a prendermi.
Anche questa sera proseguo la mia indagine sacra. Ho portato qui una puttana, una
piccola disperata di cui nessuno sentir la mancanza. L'ho condotta in fondo al vicolo e
le ho reciso la gola. Un taglio netto, pulito, appena pi che superficiale. La sua vita non
vale nulla, ma tutto ci di cui ho bisogno. Cerco di non soffermarmi sul suo volto,
conosco troppo bene quelle espressioni di sgomento, di angoscia, di paura. Stavolta
per un fremito quasi da folle distorce le labbra della ragazza in un lugubre sorriso.
Forse solo una mia impressione, sono cos eccitato per quello che sto per scoprire
che rischio di vedere cose che non esistono. Devo stare molto attento, concentrarmi sui
suoi occhi, piccoli contenitori d'infinito, mi mostreranno il passaggio dalla vita mortale
all'eternit. Vedo emergere dal pozzo oscuro e profondo degli iridi una minuscola
pagliuzza luminosa, si agita e annaspa come chi cercasse di riemergere da sotto la
superficie ghiacciata di un lago. Sta risalendo, l'anima immortale mi sta venendo
incontro e tra poco saremo faccia a faccia! E quella patina cos'? Un gioco ottico
causato dalla mia lampada? L'appannamento dei tessuti vitrei dell'occhio? La
controparte opaca della scintilla vitale. Si corrono incontro. solo un riflesso sugli occhi
ancora lucidi di lacrime, vuol dire che qualcuno o qualcosa si sta avvicinando alle mie
spalle.
Mi volto e vedo una sagoma all'inizio del vicolo. Da dove si trova non pu vedermi,
ho studiato bene la posizione del mio laboratorio, ma grazie alla luce che proviene dalla
strada io riesco a scorgere qualche dettaglio, sembrerebbe un uomo, alto, magro, la
testa coperta da un cappuccio, vestito di scuro, un'ombra tra le ombre del vicolo, di
sicuro un drogato alla ricerca di un posto tranquillo dove bucarsi o qualcuno che ha solo
sbagliato strada.
Mi ricordo all'improvviso della puttana, maledizione, mi sono lasciato distrarre
dall'arrivo di quell'idiota proprio nel momento pi importante. Quando mi volto i suoi
occhi sono gi spenti, la vita ha gi lasciato quel dannato corpo, ma assisto a un
miracolo. L'essenza vitale di quella ragazza, di cui speravo di intravedere il riflesso nel
momento della sua morte... qui davanti a me.
Una sagoma evanescente, un corpo traslucido animato da tenue bagliore diffuso,
accucciato a fianco del cadavere, lo distinguo appena, come l'immagine abbagliante del
sole rimane impressa sulla vista dopo averlo guardato troppo a lungo anche quando si
distoglie lo sguardo.
Peccato non aver visto il processo della sua creazione, devo capire meglio e non
posso aspettare, quel disgraziato all'imbocco del vicolo stato inviato dalla
provvidenza, ancora l, deve essere strafatto, meglio cos, non mi sar difficile avere
la meglio su di lui anche se pi grosso di me, stringo saldamente il manico del coltello
e comincio ad avvicinarmi lentamente verso di lui coperto dalle ombre del vicolo.
Qualcosa mi fa esitare e mi fermo. impossibile, so che impossibile, sono troppo
lontano per distinguere il suo volto, eppure non ho dubbi che quell'uomo mi veda e mi
stia fissando.
Non ho il tempo di pormi altri dubbi, la sagoma dell'uomo si muove, corre verso di me
con una rapidit inumana e in totale, assoluto silenzio, prima che io possa reagire mi
addosso, senza emettere alcun rumore o provocare il minimo spostamento d'aria. I suoi
movimenti sono cos veloci che riesco a vedere la sua corsa lungo il vicolo solo come
dei flash, dei fermo immagini, l'ultimo dei quali lo porta di fronte a me, a pochi centimetri
dalla mia faccia. Il suo petto... qualcosa non va, me ne accorgo subito, la cassa toracica
non si alza e abbassa con movimenti ritmici e regolari, immobile, non respira.
Con un gesto istintivo faccio scattare il coltello verso il suo addome, lo colpisco, una
ferita potenzialmente mortale, ma lui non sussulta neanche e mi accorgo che la punta
del coltello lo ha appena scalfito, come se fosse fatto di legno massiccio.
Ho paura, il cuore accelera senza motivo, pensavo che il veicolo fosse il mio regno e
che valessero solo le mie regole, adesso un barbaro che ignora le mie leggi ha invaso il
regno e l'oscurit mi impedisce ancora di svelarne l'identit, fino a che il riflesso di un
raggio di luna non illumina quello che si cela sotto il cappuccio. Non un volto umano, ma
un teschio.
Gli vado incontro, libero da ogni peso come solo chi si lasciato alle spalle tutti i
dubbi pu essere. Faccio appena qualche passo e mi blocco, qualcosa mi impedisce di
proseguire, mi trattiene come una catena, guardo alle mie spalle e capisco, l c' il mio
corpo riverso a terra con gli occhi sbarrati, alla disperata ricerca di un'illusione vitale,
occhi che, come quelli della mia ultima vittima, sono gli specchi di un'anima che non
trover mai la ragione di ci che stata e di ci che ha fatto.
Non ho trovato il senso della vita. Che importanza ha ora? Ora l'unica cosa che
importa trovare pace in questa morte e dissolversi per mano dello spettro con la falce.
Offro la gola e il petto alla sua lama d'osso, le mani aperte ad accogliere il suo gesto di
estrema carit.
Il Mietitore rimane immobile, nessuna piet traspare dal suo teschio inespressivo.
Non era qui per me, non venuto a darmi la morte, n a salvarmi da essa. Dietro le sue
spalle si spalancano due ali nere come il buio che lo circonda, le apre verso l'alto e con
uno scatto silenzioso le porta a terra dandosi lo slancio per schizzare in cielo, sbatte le
ali un altro paio di volte, poi lo perdo di vista, si confonde nella notte che lo ha generato.
Io rimango qui, imprigionato per tutta l'esistenza dell'anima immortale da rimpianto e
dal rimorso, dal ricordo di eventi che gi cominciano a deteriorarsi, come se
appartenessero a un altro tempo, solo uno spettro che infesta un vicolo dimenticato
dagli uomini e da Dio.