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determinazioni del pensiero ed tale solo per la mia esistenza di uomo, per la quale
esistere equivale in ultima istanza a pensare: cogito ergo sum. Su questa certezza
originaria deve essere dunque fondata ogni conoscenza, in modo che lesistenza del
soggetto pensante sia il principio garante della stessa validit della conoscenza umana
e dellefficacia dellazione umana sul mondo.
Se in ambito gnoseologico la metafisica cartesiana passando per il criticismo kantiano,
di cui si parler in seguito, approda nellindagine fenomenologica novecentesca,
fornendo le basi per i concetti di epoch, intenzionalit e correlazione, in ambito
morale lo stesso Descartes sottolinea il ruolo dellego come elemento di riferimento
per lagire pratico nella terza parte del Discorso sul metodo, dove stabilisce alcune
regole per una morale provvisoria, e ne Le passioni dellanima, ultima opera del
filosofo francese, dove accanto alla riflessione sul rapporto tra anima e corpo vengono
espressi spunti di etica.
Il tratto
saliente della morale cartesiana si identifica nel progressivo dominio della ragione che
restituisce alluomo luso intero del libero arbitrio e lo rende padrone della sua volont.
Questo visibile nelle regole della morale provvisoria, in cui lobbedienza alle leggi e
ai costumi dei paesi (che tradisce il rispetto talvolta intimorito di Descartes nei
confronti della tradizione religiosa e politica), la fermezza e la risolutezza dellagire, il
cercare di vincere se stessi piuttosto che la fortuna confermano la concezione di un
uomo libero, sotto il profilo morale, di esercitare il pensiero come unica attivit
svincolata dalle imposizioni del mondo, e delineano lideale della morale cartesiana
nella saggezza, intesa come esigenza di condotta unicamente razionale. Ne Le
passioni dellanima Descartes sostiene nuovamente questa tesi: distinte le passioni
tra azioni, dipendenti dalla volont, e affezioni, involontarie e costituite da percezioni,
sentimenti o emozioni causate nellanima dal movimento degli spiriti vitali, viene
enunciato come la forza dellanima consista nel vincere le emozioni e arrestare i
movimenti del corpo che le accompagnano, mentre la sua debolezza consiste nel
lasciarsi dominare da esse. Per quanto le emozioni non siano necessariamente nocive,
poich hanno la funzione naturale di incitare lanima ad acconsentire e a contribuire
alle azioni che servono a conservare e perfezionare il corpo, il dominio delle emozioni
ottenuto con la saggezza permette di estendere il pensiero chiaro e distinto anche
allagire pratico, evitando gli eccessi e assegnando il giusto valore al bene e al male.
Il soggetto trascendentale etico della Critica alla ragion pratica
Un passo decisivo nella caratterizzazione del concetto storico-filosofico di soggetto si
ha nel pensiero del pi grande filosofo illuminista tedesco, Immanuel Kant. Il criticismo
kantiano infatti porta ad una pi precisa e connotata esplicitazione del
trascendentalismo come attributo essenziale del soggetto in ambito conoscitivo,
secondo la riflessione della Critica alla ragion pura, in ambito pratico, secondo la
riflessione della Critica alla ragion pratica, nella quale emerge prepotentemente la
facolt della volont, e in ambito estetico, secondo la riflessione della Critica del
giudizio.
Il filosofo
esistenzialista italiano Nicola Abbagnano ha affermato che il criticismo kantiano si
configura come una filosofia del limite e pu essere definito unermeneutica della
finitudine (Le origini storiche dellesistenzialismo, cap. VII): lindagine kantiana,
costituendosi nella sua peculiare forma critica, interroga programmaticamente il
fondamento di determinate esperienza umane e chiarisce le possibilit, ovvero le
condizioni che ne permettono lesistenza, la validit, ossia i titoli di legittimit o nonlegittimit che la caratterizzano, e i limiti, cio i confini della validit. In tal modo il
riconoscimento e laccettazione del limite diviene la norma che d legittimit e
fondamento alle varie facolt umane. Kant si propone dunque di valutare criticamente
i limiti stessi della ragione che opera rispettivamente nel sapere, nella morale e
nellesperienza estetica, facendo emergere quindi le sue strutture e possibilit
intrinseche.
Tralasciando in questa sede lanalisi della ragione
teoretica esposta nella Critica alla ragion pura, pur tenendo in considerazione le
operazioni fondamentali della rivoluzione copernicana, che comporta il ribaltamento
dei rapporti tra soggetto e oggetto, in modo che non sia la mente a modellarsi sulla
realt bens la realt che si modella sulle forme a priori attraverso cui la si percepisce,
e lidentificazione di una suprema unit fondatrice della conoscenza, nota come io
penso o appercezione trascendentale, che sussume le categorie delle schematismo
trascendentale applicate alle intuizioni sensibili, fissiamo lattenzione sulla Critica alla
ragion pratica.
Mentre la ragione teoretica necessita di essere criticata sotto il suo aspetto puro, in
quanto tende a comportarsi in modo illegittimo valicando i limiti dellesperienza e
rinunciando ai dati sensibili esperienziali, la ragione pratica non ha bisogno di una
critica nella sua parte pura, perch in questa si comporta in modo legittimo
obbedendo appunto a leggi universali, bens nella sua parte empirica, poich
dipendendo dallesperienza non pu darsi delle massime incondizionate e quindi
legittime sotto il profilo morale; per usare le parole di Kant: non dovremo condurre
una critica della ragion pura pratica, ma esclusivamente della ragion pratica in
generale. Infatti la ragion pura, quando se ne sia provata lesistenza, non richiede
alcuna critica. Essa contiene in se stessa la regola per la critica di tutto il suo uso. La
critica della ragion pratica in generale ha dunque lobbligo di contestare alla ragione
condizionata empiricamente la pretesa di costituire essa sola il motivo determinante
della volont (Critica della ragion pratica, A 30-31).
Kant parte dunque
dallassunto che esista qualcosa come una legge morale assoluta o incondizionata
poich o la morale una chimera e luomo agisce in virt delle sole inclinazioni
naturali oppure, se esiste, risulta necessariamente incondizionata, svincolata dalle
imposizioni sensibili e guida pura della condotta. Il filosofo tuttavia consapevole che
la morale si gioca allinterno di una tensione bipolare tra ragione e sensibilit, tanto
che la morale stessa scomparirebbe sia in una condizione di santit etica, cio di
perfetta adeguazione alla legge, sia in una condizione ferina e animalesca, cio di
semplice istinto. Lagire morale prende dunque la forma severa del dovere che
concretizza la lotta permanente tra ragione e impulso e la facolt che consente di
agire secondo la rappresentazione delle leggi, ossia secondo principi la volont. In
Fondazione della metafisica dei costumi, BA 36, Kant sottolinea che poich la
determinazione delle azioni in base a leggi richiede la ragione, la volont nullaltro
che la ragion pratica. Considerata la celebre distinzione kantiana dei principi pratici in
massime e imperativi, e del secondo gruppo in imperativi ipotetici specificati da regole
dabilit e consigli di prudenza e imperativi categorici, solo questi ultimi, indicando
azioni necessarie per se stesse senza relazione con nessun altro fine, ovvero secondo
il devi puro e semplice, presentano i connotati della legge pratica, che determina la
volont in quanto volont, cio in modo universale e necessario. Da qui le formule
usate da Kant nella Critica: agisci in modo che la massima della tua volont possa
sempre valere nello stesso tempo come principio di una legislazione universale (A
54) e nella Fondazione: agisci come se la massima della tua azione dovesse essere
elevata dalla tua volont a legge universale della natura. A tali considerazioni si
aggiungono una seconda e ed una terza formulazione dellimperativo categorico, volte
a riconoscere la seconda lumanit propria e altrui come valore assoluto e fine in s
(agisci in modo da trattare lumanit, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro,
sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo, BA 66-67), la terza
lautonomia della volont che fa del comando morale non un imperativo esterno e
Bibliografia di riferimento
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