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= , =, , =
[cio`e implica, `e implicato, equivale, non implica];
- congiunzioni: , , , , ,
[cio`e virgola (o separatore), e, oppure, non, tale che].
La congiunzione non
`e talvolta indicata con / (invece di ), mentre tale che `e spesso indicata
con : (invece di ).
Ad esempio, linsieme P dei numeri naturali pari pu`
o essere cos` descritto:
P = {0, 2, 4, 6, 8, .... }, oppure P = {n N n = 2x, x N } = {2n, n N }.
- implicazioni:
G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
{an} > 0 , m (dipendente da ) n m , |an | < .
{an}
> 0 m [non dipend. da ] , n m |an | .
(ii) Assegnate due proposizioni P, Q, si consideri la proposizione P = Q [vera o falsa che sia] e
si provi a dimostrarla. Tale proposizione pu`
o anche essere dimostrata nella sua forma contrappositiva
o per assurdo [nel seguito spesso abbeviato con P A]: Q = P .
Ci`
o dipende dal fatto che le due proposizioni P = Q e Q = P sono logicamente
equivalenti, cio`e hanno la stessa tavola di verit`
a. Per denizione, la tavola di verit`
a di P = Q
`e la seguente:
P = Q
Q = P
Confrontando le due ultime colonne delle due tavole, segue che le due proposizioni sono logicamente
equivalenti.
Utilizzando le circonlocuzioni condizione necessaria anche ... o condizione suciente anche ... [abbreviate rispettivamente CN e CS], limplicazione P = Q si pu`
o anche leggere
nella forma:
CN anche valga P `e che valga Q [ovvero Q `e necessario per P];
CS anche valga Q `e che valga P [ovvero P `e suciente per Q].
Denizione 2. Due insiemi A, B sono detti uguali [e si scrive A = B] se hanno gli stessi elementi.
Si ha quindi:
A = B A B e B A.
A, B sono detti diversi se non sono uguali [e si scrive A = B].
Osservazione 2. (i) Dalla denizione precedente segue, ad esempio, che {a, a} = {a}.
(ii) Sia n N . Se un insieme A `e formato da n elementi (a due a due distinti), si scrive |A| = n,
oppure #(A) = n e si dice che A ha cardinalit`
a n. In particolare, || = 0. Un insieme A `e detto
nito se ha cardinalit`
a n (per qualche n N ); altrimenti `e detto innito.
(iii) Si noti che abbiamo gi`
a utilizzato il simbolo = per denire un insieme. In eetti, scrivendo
P = {0, 2, 4, ...} abbiamo assegnato il nome P allinsieme {0, 2, 4, ...}. In tal caso `e molto frequente
sostituire = con :=, scrivendo quindi P := {0, 2, 4, ...}.
In modo analogo, il simbolo pu`
o essere anche usato per denire un concetto. In tal caso
def
sarebbe preferibile sostituirlo con : ovvero con . Ad esempio, avremmo potuto scrivere
def
{an} > 0 .... .
Denizione 3. Sia X un insieme e siano A, B sottoinsiemi di X. Sono deniti i seguenti insiemi:
A B = {x X : x A e x B}, detto intersezione di A e B;
CAP. 1.1
` SUGLI INSIEMI
GENERALITA
A
A B.
B
iI
(A B) C = (A C) (B C);
A (B C) = (A B) (A C);
A (B C) = (A B) (A C).
Le prime due formule sono conseguenza del fatto che, assegnate tre proposizioni P, Q, R, la
proposizione (P Q) R `e logicamente equivalente a (P R) (Q R), mentre la proposizione
(P Q) R `e logicamente equivalente a (P R) (Q R). Le ultime due formule discendono dalle
prime due e dal fatto che (P Q) `e logicamente equivalente a (P) (Q), mentre (P Q) `e
logicamente equivalente a (P) (Q).
Denizione 4. Sia X un insieme. Linsieme dei sottoinsiemi di X `e detto insieme delle parti di
` denotato P (X).
X. E
Osservazione 3. (i) Se ad esempio A = {1, 2}, risulta P (A) = , {1}, {2}, A .
(ii) Si noti che:
P () = {} ha cardinalit`
a 1;
P P () = , {} ha cardinalit`
a 2;
P P P () = , {}, {{}}, {, {}} ha cardinalit`
a 4, ecc..
P (A)| = 2 .
Proveremo in seguito (cfr. Prop. 5.6) che se |A| = n, allora |P
n
Denizione 5. Sia X
un insieme e sia U = {Ai}iI una famiglia di suoi sottoinsiemi. U `e detta
ricoprimento di X se
Ai = X. U `e detta partizione di X se `e un ricoprimento di X e se
Ai Aj = , se i = j.
iI
G. CAMPANELLA
U=
APPUNTI DI ALGEBRA 1
{x}, x X ,
V = {X}.
n volte
CAP. 1.2
a 1
a 1
b 2
a 2
f:
g:
c
3
b 3
c 4
4
[Infatti nella prima lelemento c non ha alcuna immagine, mentre nella seconda lelemento a ha due
immagini]. Se chiamiamo corrispondenza da A a B ogni applicazione da A a P (B), le due leggi
sopra denite rientrano nel concetto di corrispondenza. Risulta infatti:
f (a) = {1}, f (b) = {2}, f (c) = ;
b B, a A f (a) = b
[ovvero se Im f = B].
Inne f : A B `e detta biiettiva se `e iniettiva e suriettiva. In tal caso diciamo che A, B sono in
biiezione o in corrispndenza biunivoca tramite f .
Notazioni. Talvolta unapplicazione suriettiva potr`
a essere indicata utilizzando una freccia a due
punte
, mentre per unapplicazione iniettiva potr`
a essere utilizzata una freccia della forma .
Dunque una biiezione potr`
a essere denotata con una freccia
.
Osservazione 2. Si vericano con facilit`
a le seguenti caratterizzazioni [in termini di controimmagine]. Sia f : A B unapplicazione.
G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
A
`e detta restrizione di f ad A .
(4) Surietticazione di unapplicazione. Sia f : A B unapplicazione. Lapplicazione
fsu : A Im f tale che fsu(a) = f (a), a A
` ovviamente suriettiva.
`e detta surietticazione di f . E
(5) Funzione caratteristica di un sottoinsieme. Sia A A. Lapplicazione
0, se a A
A : A {0, 1} tale che A (a) =
a A,
1, se a A ,
`e detta funzione caratteristica di A in A.
(6) Proiezioni canoniche. Siano A, B due insiemi. Le due applicazioni
p1 : AB A : p1(a, b) = a,
sono dette rispettivamente prima e seconda proiezione canonica (dal prodotto cartesiano AB). Sono
ovviamente suriettive.
Osservazione 4. (i) Sia f : A B unapplicazione e siano B1, B2 B. Si verica facilmente
che
1
iI
iI
Ai =
iI
f (Ai ),
iI
iI
Ai
iI
f (Ai ).
iI
Se quindi a A , allora
CAP. 1.2
1
Se poi f `e iniettiva, basta vericare che f f (A ) A .
f (a) = f (a ), a A . Ma poiche f `e iniettiva, a = a A .
Se infatti a f
f (A ) , allora
1
Nota. Diamo un esempio di applicazione f : A B non iniettiva tale che f f (A ) A . Si
ponga: A = {1, 2, 3}, B = {a, b, c}, f : A B tale che f (1) = f (2) = a, f (3) = c. Posto ora
1
A = {1, 3}, risulta: f (A ) = {a, c} e f f (A ) = {1, 2, 3} A .
1
(ii) Risulta: f f (B ) = f (a), a A : f (a) B = Im f B B . Se poi f `e suriettiva,
1
allora Im f = B e quindi f f (B ) = B B = B .
1
Nota. Diamo un esempio di applicazione f : A B non suriettiva tale che f f (B ) B . Si
1
consideri la stessa applicazione
della nota precedente. Posto B = {a, b}, risulta: f (B ) = {1, 2}
1
e quindi f f (B ) = {a} B .
1
1
(iii) Sia A A. Da (ii), f f f (A
) f (A ). Viceversa, da (i), f f (A ) A e, applicando
1
f a tale inclusione, segue che f f f (A ) f (A ).
1
1
1
1
Sia ora B B. Da (i), f f f (B )
f
(B
).
Viceversa,
da
(ii),
f
f (B ) B e,
1
1
1
1
applicando f a tale inclusione, segue che f f f (B ) f (B ).
Denizione 4. Siano f : A B e g : B C due applicazioni. Si chiama composizione di f e
g o prodotto operatorio di f e g lapplicazione
g f : A C tale che (g f )(a) = g f (a) , a A.
1B f = f .
(g f )(x) = x + 1,
(f g)(x) = (x + 1) , x R , e dunque f g = g f .
2
(=). Assumiamo che esista g. Verichiamo che f `e iniettiva. Sia f (a1) = f (a2). Allora
g(f (a1)) = g(f (a2)), cio`e 1A (a1) = 1A (a2) ovvero a1 = a2. Verichiamo ora che f `e suriettiva. Per
ogni b B risulta: b = 1B (b) = (f g)(b) = f (g(b)) e quindi b Im f . Dunque Im f = B.
G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
: B A lo `e ed ha inversa f .
B A := f : A B
m m
applicazioni da A a B, cio`e B A = n .
Esempio 1. Sia A = {1, 2}, B = {a, b, c}. Ogni f : A B `e completamente individuata dalla
coppia (f (1), f (2)) B B. Gli elementi f (1), f (2) possono essere scelti ciascuno in tre modi
2
diversi. Dunque B A `e formato da 9 = 3 applicazioni, associate alle nove coppie:
(a, a), (a, b), (a, c), (b, a), (b, b), (b, c), (c, a), (c, b), (c, c).
3
CAP. 1.2
(iii) Sia |A| = |B|. Si ha: f `e iniettiva |Im f | = |A| |Im f | = |B| f `e suriettiva.
Proposizione 5. Siano A, B insiemi niti (non vuoti), con |A| = m, |B| = n. Sia 1 m n.
Il numero delle applicazioni iniettive da A a B `e n(n 1) ... (n m + 1).
Dim. Sia A = {a1, ... , am } e sia f : A B unapplicazione iniettiva. Lelemento f (a1) pu`
o essere
scelto in B in n modi distinti. Per ogni k = 2, ... m, risulta che f (ak ) B f (a1), ... , f (ak1 ) .
Dunque f (ak ) pu`
o essere scelto in n (k 1) modi distinti. Ne segue che le applicazioni iniettive
da A a B sono n(n 1) ... (n m + 1).
Corollario 1. Siano A, B insiemi niti (non vuoti), con la stessa cardinalit`
a n 1. Il numero
delle applicazioni biettive da A a B `e n(n 1) ... 21.
Dim. Segue dalla Prop. 5 e dalla Prop. 4(iii).
Denizione 5. Per ogni n N , n 1, il numero n(n 1) ... 21 `e chiamato n fattoriale ed `e
denotato n!. Si denisce poi 0! = 1.
In base al Cor. 1, se A `e un insieme nito (non vuoto) formato da n 1 elementi, le applicazioni
biiettive di A in A [usualmente dette permutazioni di A] sono n!.
Dopo aver arontato il problema di contare le applicazioni tra insiemi niti, arontiamo il problema
di contare i sottoinsiemi di una data cardinalit`
a di un insieme nito. Introduciamo la seguente
denizione.
Denizione 6. Sia A un insieme nito con n elementi. Per ogni k N , tale che 0 k n,
si chiama coeciente binomiale
di n su k il numero dei sottoinsiemi di A formati da k elementi.
Tale numero `e denotato nk .
Osservazione 7. Allo scopo di ottenere una formula che calcoli nk [in funzione di n e k],
premettiamo le seguenti elementari osservazioni:
n
= 1 [infatti `e lunico sottoinsieme di A con 0 elementi];
n0
= 1 [infatti A `e lunico sottoinsieme di A con n elementi];
nn
= n [infatti {a1}, ... , {an} sono tutti e soli i sottoinsiemi di A con 1 elemento];
1 n
n1 = n [infatti A {a1}, ... , A {an} sono tutti e soli i sottoinsiemi di A con n 1 elementi].
Proposizione 6. Per ogni n, k N , tali che 1 k n, risulta:
n n1 n1
k = k1 +
k .
Dim. Si ssi in A un arbitrario elemento a1. Per ogni sottoinsieme B di A formato da k elementi,
si hanno due possibili casi: a1 B oppure a1 B.
Se a1 B, gli altri k 1 elementi di B sono scelti nellinsieme A {a1}, che ha n 1 elementi.
Dunque si hanno n1
k1 possibili sottoinsiemi B.
Se a1 B, i k elementi di B vanno scelti in A {a1}. Dunque si hanno n1
possibili
k
sottoinsiemi B.
10
G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
n1
k1
n1
k
Osservazione 8. La proposizione precedente aerma che `e possibile calcolare nk conoscendo i
binomiali n1
... . Se ordiniamo su righe i binomiali con lo stesso coeciente alto n e su colonne
i binomiali con lo stesso coeciente basso k, otteniamo il seguente triangolo, detto triangolo di
Tartaglia:
0
0
1
1
2
2
3
3
3
3
k
k
...
...
...
...
2
...
k
k
Tenuto conto di Osserv. 7 e di Prop. 6, i valori numerici delle prime righe del triangolo sono
1
1
1
1
1
1
1
1
...
1
2 1
3 3
4 6
5 10
6 15
7 21
...
1
4
10
20
35
1
5
15
35
1
6
21
1
7 1
Dunque i coecienti binomiali sono i coecienti dello sviluppo della potenza n-sima del binomio
x + y.
CAP. 1.3
RELAZIONI SU UN INSIEME
11
Relazioni su un insieme
Denizione 1. Sia A un insieme non vuoto. Si chiama relazione su A ogni sottoinsieme AA.
Se (a1, a2) , si scrive a1 a2; se invece (a1, a2) , si scrive a1 a2.
Osservazione 1. Una relazione su A si identica ad una corrispondenza di A in A [cio`e ad
unapplicazione A P (A)].
Infatti, ad ogni AA si associa lapplicazione F : A P (A) tale che
F(a) = b A : ab P (A), a A.
Viceversa, ad ogni F : A P (A) si associa la relazione
F = (a, b) AA : b F (a), a A .
Si tratta di vericare che queste due costruzioni sono inverse luna dellaltra e cio`e che:
(i) FF = F, F : A P (A);
(ii) F = , AA.
Infatti:
(i) FF (a) = {b A : aF b} = {b A : (a, b) F } = {b A : b F (a)} = F (a).
(ii) aF b b F(a) ab. Dunque F = .
Osservazione 2. Su ogni insieme non vuoto sono sempre denite le tre seguenti relazioni:
(i) la relazione identica: a b a = b, a, b A [cio`e = {(a, a), a A} =: A , detta
diagonale di A].
(ii) la relazione caotica: a b a, b A [cio`e = AA].
(iii) la relazione vuota: a b, a, b A [cio`e = ].
Osservazione 3. (i) Se A = {a1, a2, ... , an} `e un insieme nito, una relazione su A pu`
o essere
rappresentata in forma cartesiana (o matriciale), ponendo
0, se ai aj
ai aj =
1, se ai aj .
Ad esempio, se A = {a, b, c, d} e = {(a, a), (b, b), (c, c), (a, d), (c, d)}, allora `e rappresentata
con la seguente tavola di 0, 1:
a b c d
0 0
0
2
12
G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
Osservazione 4.
A) RELAZIONI DI EQUIVALENZA
(A
Ci occuperemo ora delle relazioni di equivalenza, cio`e delle relazioni riessive, simmetriche e transitive.
Denizione 3. Sia una relazione di equivalenza su A. Per ogni a A, il sottoinsieme di A
[a] = [a] := {x A : a x}
`e detto classe di equivalenza di a modulo .
x a}.
Dunque
CAP. 1.3
RELAZIONI SU UN INSIEME
13
U =U
= [a], a A ,
Vale anche il viceversa. Sia infatti U = {Ai , i I} una partizione di A formata da sottoinsiemi
non vuoti; possiamo denire su A la seguente relazione = U :
a b a, b Ai , i I.
Si verica subito che `e una relazione di equivalenza su A. Le classi di equivalenza modulo sono
gli insiemi Ai U. Si verichi poi che UU = U e che U = .
Denizione
4. Sia una relazione di equivalenza su A. Si chiama insieme quoziente di A modulo
linsieme A formato dalle classi di equivalenza (a due a due distinte) di A modulo , cio`e
A = [a], a A .
Lapplicazione
: A A , tale che (a) = [a], a A,
`e ovviamente suriettiva ed `e chiamata proiezione canonica di A su A .
Denizione 5. Ad ogni applicazione f : A B resta canonicamente associata una relazione
f su A, cos` denita:
a1 f a2 f (a1) = f (a2), a1, a2 A.
Si verica subito che f `e una relazione di equivalenza su A, detta relazione di equivalenza associata
ad f .
Si noti che se f `e iniettiva f `e la relazione identica su A (e viceversa).
1
[a]f = f (f (a)), a A, risulta subito che
1
A = f (b), b Im(f ) .
Inoltre, essendo
Inoltre F `e iniettiva.
Dim. Dimostrare che F `e ben denita, signica dimostrare che la denizione di F non dipende
dal rappresentante scelto in ogni classe, cio`e che
[a] = [a1] = F ([a]) = F ([a1]).
Infatti: [a] = [a1] a f a1 f (a) = f (a1) F ([a]) = F ([a1]).
Dalle precedenti implicazioni (lette da destra a sinistra) segue che F ([a]) = F ([a1]) = [a] = [a1],
cio`e che F `e iniettiva.
Osservazione 6.
(i) Si noti che F `e lunica applicazione tale che F = f , cio`e tale che il
14
G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
A f
(ii) Si noti che F agisce come f e che F `e iniettiva. Dunque F risolve il problema di rendere
iniettiva o iniettivizzare f [modicandone per`
o linsieme di denizione].
(iii) Risulta: F `e suriettiva f `e suriettiva. Infatti:
F `e suriettiva b B, [a] A tale che F ([a]) = b
f
commutativo il diagramma:
A f
B
i
Im(f)
[Dunque ogni applicazione si decompone in maniera standard nel prodotto operatorio di tre applicazioni: una suriettiva, una biiettiva ed una iniettiva].
Dim. Dalla Prop. 2, `e ben denita ed iniettiva unapplicazione F : A B tale che F = f .
f
Si osservi che Im f = Im F . Pertanto := Fsu : A Im f `e biiettiva. Si ha poi, a A:
f
A
CAP. 1.3
RELAZIONI SU UN INSIEME
15
Dim. Si noti che, dovendo essere commutativo il diagramma sopra indicato, F `e necessariamente
cos` denita:
F ([a]) = f (a), [a] A/ .
Ne segue:
F esiste la precedente denizione `e ben posta
[a1] = [a2] = F ([a1]) = F ([a2])
a1 a2 = f (a1) = f (a2) a1 a2 = a1f a2 f .
Lunicit`
a di F `e evidente: se F = f , allora
F ([a]) = (F )(a) = f (a) = (F )(a) = F ([a]), [a] A/ .
(a) F `e iniettiva F ([a1]) = F ([a2]) = [a1]) = [a2]
f (a1) = f (a2) = a1 a2 a1f a2 = a1 a2 f .
Poiche, in ogni caso, f , allora F `e iniettiva = f .
(b) F `e suriettiva b B, [a] A tale che F ([a]) = b
b B, a A tale che f (a) = b f `e suriettiva.
Osservazione 7. Per valutare lutilit`
a e limportanza dei risultati precedenti, osserviamo quanto
segue.
Assegnata una relazione di equivalenza su A, le classi di equivalenza modulo , nate come
sottoinsiemi di A, vengono poi pensate come elementi di A/ . Lesigenza di dover interpretare come
elementi dei sottoinsiemi pu`
o provocare qualche dicolt`
a, soprattutto quando occorra eseguire calcoli
su A/ . Per tale motivo `e senzaltro utile poter identicare A/ con un insieme B, i cui elementi
siano meglio individuabili, cio`e pi`
u concreti. Dal Teor. 1 e dalla Prop. 2 segue immediatamente
che basta cercare unapplicazione f denita su A e tale che f = , perche allora Im(f ) `e
identicabile (cio`e in biiezione) con A/ .
La dicolt`
a nella individuazione di un siatto modello concreto Im(f ) di A/ sta nel fatto che
lapplicazione f cercata non `e assegnata ma va inventata!
Vericheremo tali considerazioni su alcuni esempi.
Esempio 1. In Z si introduce la seguente relazione :
a b |a| = |b|, a, b Z .
Si verica facilmente che `e una relazione di equivalenza su A e si ha:
[a] = {a, a}, a Z .
Vogliamo descrivere Z / . Deniamo f : Z N tale che f (a) = |a|, a Z . Ovviamente f `e
suriettiva. Inoltre a f b |a| = |b| a b. Dunque f = . Pertanto
F : Z / N tale che F ([a]) = |a|, [a] Z / ,
`e una biiezione e Z / pu`
o essere identicato con N .
Esempio 2. In Z consideriamo la seguente partizione
U = {2n, 2n + 1}, n Z .
Sia la relazione di equivalenza associata ad
U. Si ha:
a b n Z : a, b {2n, 2n + 1}.
Vogliamo descrivere Z / . Sia P = {2n, n Z } linsieme dei relativi pari. Sia
a, se a `e pari,
f : Z P tale che, a Z , f (a) =
a 1, se a `e dispari.
Ovviamente f `e suriettiva. Se verichiamo che f = , allora f induce una biiezione tra Z / e P
e quindi P `e un modello concreto di Z / . Si ha infatti: a f b f (a) = f (b)
16
G. CAMPANELLA
a = b, se a, b sono pari
a 1 = b 1, se a, b sono dispari
a = b 1, se a `e pari e b `e dispari
a 1 = b, se a `e dispari e b `e pari,
a, b {2n, 2n + 1}, n Z a b.
APPUNTI DI ALGEBRA 1
b = a + 1, se a `e pari
b = a 1, se a `e dispari
2
Esempio 3. Per ogni t R , t 0, sia C t la circonferenza del piano R di centro O = (0, 0) e
2
C t , t 0} `e una partizione di R . Denotata con la relazione di
raggio t. La famiglia U = {C
2
equivalenza associata ad U , vogliamo determinare un modello concreto di R .
2
Si osservi che (x, y) C t x2 + y 2 = t. Ne segue che, (x, y), (x1, y1) R ,
(x, y)(x1, y1) (x, y), (x1, y1) C t , t 0
Sia quindi f : R R
2
la seguente applicazione:
2
f (x, y) = x2 + y 2 , (x, y) R .
0
2
2
F : R R , tale che F ([(x, y)] ) = x2 + y 2 , [(x, y)] R .
B ) RELAZIONI DI ORDINE
(B
Nella parte restante di questo paragrafo ci occuperemo di insiemi ordinati. Introduciamo la
seguente terminologia. Una relazione di ordine (cio`e riessiva, antisimmetrica e transitiva) su un
insieme A sar`a denotata con [in luogo di ]. Ad essa `e naturalmente associata la corrispondente
relazione di ordine stretta <, cos` denita:
a < b a b e a = b.
La coppia (A, ) `e detta insieme ordinato (o parzialmente ordinato). Se `e una relazione di
ordine totale, (A, ) `e detto insieme totalmente ordinato. [Si osservi che, se (A, ) `e totalmente
ordinato, si ha: a b b < a ].
Z , ) `e totamente ordinato [rispetto alla relazione: a b b a N ]. Anche
Ad esempio, (Z
R, ) `e totamente ordinato [rispetto alla relazione: a b b a 0]. Invece, se A `e un
(R
P (A), ) `e un insieme ordinato ma non totamente ordinato. Si
insieme con almeno due elementi, (P
verica subito che una relazione dordine su A induce una relazione dordine su ogni sottoinsieme
non vuoto B A. Si noti inne che, tramite , `e possibile denire su A la relazione , detta
relazione opposta di , in questo modo: a b b a. Si verica subito che verica le
stesse propriet`a di .
Denizione 6. Sia (A, ) un insieme ordinato e sia S A, S = . Un elemento s0 S `e
detto minimo di S se s0 s, s S. Se un tale elemento esiste, `e unico ed `e denotato min(S).
Analogamente, un elemento s1 S `e detto massimo di S se s s1, s S. Se esiste, `e unico ed `e
denotato max(S). In particolare, se S = A, min(A) e max(A) (se esistono) sono rispettivamente
detti primo elemento e ultimo elemento di A. Inne, (A, ) `e detto insieme bene ordinato se ogni
sottoinsieme non vuoto di A ammette minimo.
Ovviamente, ogni insieme bene ordinato `e totalmente ordinato [infatti ogni sottoinsieme {a, b} A
Z , ) non `e bene ordinato].
ammette minimo], mentre il viceversa `e falso [ad esempio (Z
Denizione 7. Sia (A, ) un insieme ordinato e sia S A, S = . Un elemento a A `e detto
minorante di S se a s, s S; un elemento a A `e detto maggiorante di S se s a, s S.
Denoteremo con M inor(S) [rispett. M aggior(S)] linsieme dei minoranti [rispett. maggioranti] di
S. Inne, S `e detto limitato inferiormente se M inor(S) = [cio`e se S ha almeno un minorante],
CAP. 1.3
RELAZIONI SU UN INSIEME
17
y M inor(S) = y x0
y
x0 = y M inor(S)
x0 s, s S
y x0 = s0 S : y s0.
iI
18
G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
CAP. 1.4
19
R ) verica le propriet`
(R
a (1), (2), (3) e (4).
m,n
- AA
1
.
0
(viii) Per ogni insieme non vuoto X, il prodotto operatorio sullinsieme X X [delle applicazioni
di X in se] verica le propriet`
a (1) e (2), ma non (3) e (4). Se indichiamo con S (X) linsieme delle
biiezioni di X in se, il prodotto operatorio [ristretto ad S (X), cfr. Osserv. 2.6] verica anche
la propriet`
a (3) [cfr. Prop. 2.2].
Denizione 3. Si chiama gruppo ogni coppia (A, ) tale che A `e un insieme non vuoto (detto
sostegno del gruppo) ed `e unoperazione su A vericante le propriet`
a (1), (2), (3), cio`e associativa, dotata di elemento neutro e dotata di reciproco di ogni elemento. Un gruppo (A, ) `e detto
commutativo (o abeliano) se verica (4), cio`e `e commutativa.
Z , +), (Q
Q, +),
R, +) ed (Mm,n(R
R ), +) sono gruppi commutativi. (Q
Q , ) e (R
R , )
Esempi 2. (i) (Z
(R
R ), `e un gruppo non commutativo, se n 2, detto gruppo
sono gruppi commutativi.
GLn(R
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G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
AA = ;
A = A = A;
A(BC) = (AB)C;
AB = BA.
[Solo la terza propriet`
a non `e banalissima]. Si conclude che P (X), `e un gruppo commutativo
[con neutro e reciproco di ogni elemento coincidente con lelemento stesso].
(iv) Siano (A, ) e (B, ) due gruppi. Sul prodotto cartesiano AB `e denita loperazione :
(a1, b1) (a2, b2) = a1 a2, b1 b2 , (a1, b1), (a2, b2) AB.
Si verica facilmente che (AB, ) `e un gruppo, detto prodotto diretto di (A, ) e (B, ).
Proposizione 1. In ogni gruppo (A, ):
(1) Lelemento neutro e `e unico.
(2) Il reciproco di ogni elemento a `e unico.
a sinistra: a b = a c = b = c
(3) Vale la legge di cancellazione
a destra: a b = c b = a = c.
(4) Il reciproco di un prodotto `e il prodotto dei reciproci, in ordine inverso.
Dim. (1) Siano e, e due elementi neutri di (A, ). Allora
e e = e e = e essendo e elemento neutro,
e e = e e = e essendo e elemento neutro.
Dunque e = e .
a a = a a = e
(2) Siano a , a due reciproci di a. Allora
Dunque, utilizzando la propriet`
a
a a = a a = e.
associativa ed il fatto che e `e elemento neutro:
a = a e = a (a a ) = (a a) a = e a = a .
(3) Verichiamo la legge di cancellazione a sinistra [per quella a destra si procede in modo analogo].
Moltiplicando luguaglianza a b = a c a sinistra per a [reciproco di a], si ottiene:
a (a b) = a (a c) = (a a) b = (a a) c = e b = e c = b = c.
a del reciproco, basta vericare che:
(4) Dimostriamo che (a b) = b a , a, b A. Per lunicit`
(a b) (b a ) = e = (b a ) (a b).
Verichiamo la prima uguaglianza [per laltra si procede in modo analogo]. Si ha:
(a b) (b a ) = (a b) b a = a (b b ) a = (a e) a = a a = e.
In modo analogo si verica che (a1 a2 ... an) = an ... a2 a1, a1, a2, ... , an A.
Denizione 4. Si chiama sottogruppo di un gruppo (A, ) ogni sottoinsieme non vuoto B A
tale che (B, ) `e un gruppo (rispetto alla stessa operazione di A, opportunamente ristretta agli
elementi di B).
Q, +), Z e Q sono sottogruppi di (R
R, +).
Esempi 3. (i) Ad esempio, Z `e un sottogruppo di (Q
CAP. 1.4
21
R , ) (R
R , +)
lg : (R
+
[che associa ad ogni a > 0 il suo logaritmo naturale lg(a)] `e un isomorsmo di gruppi.
a, b > 0, lg(ab) = lg(a) + lg(b).
Infatti,
(ii) Se X `e un insieme nito formato da n elementi (che possiamo identicare con {1, 2, ... , n}),
S n, ) `e un gruppo,
linsieme S (X) delle biiezioni di X in se viene usualmente denotato con S n e (S
detto gruppo delle permutazioni su n elementi. Ha n! elementi.
Ogni permutazione f S n invece di essere indicata nella forma
1 f (1) =: f1
2 f (2) =: f2
f:
:
n f (n) =: fn
`e preferibilmente indicata nella forma
f=
Se quindi f, g S n, allora
g f =
1 2 ...
f1 f2 ...
... n
... gfn .
1
2
2 3 4
S 4, allora
4 1 3
2 3 4
1 2 3 4
=
.
3 4 1
4 1 3 2
1
gf
2 3 4
1
Se ad esempio f =
, g=
3 4 1
2
1
1 2 3 4
g f =
2
2 4 1 3
1
2
n
.
fn
2
gf
fg =
1 2 3 4
2 3 4 1
1 2 3 4
2 4 1 3
=
1 2 3 4
.
4 1 3 2
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G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
Si osserva facilmente che spesso in uno stesso insieme coesistono almeno due operazioni. Ad esemR ) sono
pio, in Z , Q , R (ed anche in N ) sono denite sia laddizione che la moltiplicazione; in Mn (R
denite laddizione e la moltiplicazione righe per colonne. Le due operazioni non sono indipendenti,
ma sono legate dalle leggi distributive.
Denizione 6. Si chiama anello ogni terna (A, +, ) tale che: A `e un insieme non vuoto (detto
sostegno dellanello); + e sono due operazioni su A (dette somma e prodotto di A), vericanti i
seguenti assiomi:
- (A, +) `e un gruppo commutativo;
- `e associativa: (ab)c = a(bc), a, b, c A ;
- valgono le due leggi distributive tra somma e prodotto
a(b + c) = ab + ac, (a + b)c = ac + bc, a, b, c A.
(a)(b) = ab;
a(b c) = ab ac, a, b, c A.
(a)b + ab = (a) + a b = 0b = 0.
Per la seconda [applicando la prima]: (a)(b) = (a)b = (ab) = ab. Per la terza inne
[tenuto conto che si pone, per denizione: x y := x + (y)], si ha:
a(b c) = a b + (c) = ab + a(c) = ab + (ac) = ab ac.
(iv) In un anello (A,
+, ) lacondizione
ab
= 0 non implica necessariamente a = 0 o b = 0. Ad
0 1
0 1
0 0
R ):
esempio, in M2(R
=
. Tale fatto conduce alla prossima denizione.
0 0
0 0
0 0
Denizione 8. Un anello (A, +, ) `e detto integro se risulta, a, b A:
ab = 0 = a = 0 oppure b = 0.
Ne segue che (A, +, ) `e non integro se a, b =
0 tali che ab = 0. Un elemento a A `e detto
divisore dello zero o 0-divisore di A se b A, b = 0, tale che ab = 0. Ovviamente 0 `e uno
zero-divisore, detto zero divisore banale di A. Inne, un anello commutativo unitario ed integro `e
CAP. 1.4
23
Denizione 9. Si chiama sottoanello di (A, +, ) ogni sottoinsieme non vuoto B A tale che
(B, +, ) `e un anello, rispetto alle stesse operazioni di A (ristrette agli elementi di B).
Denizione 10. Siano (A, +, ) e (B, +, ) due anelli.
omomorsmo (di anelli) se risulta:
f (a1 + a2) = f (a1) + f (a2),
Unapplicazione f : A B `e detta
Tale fatto motiva la seguente denizione: un anello (A, +, ) `e detto anello totalmente ordinato
rispetto ad una relazione dordine totale su A, se a, b, c A:
(i) a < b = a + c < b + c;
(ii) a < b, 0 < c = ac < bc.
Si osserva subito che in un anello totalmente ordinato A risulta:
a > 0, a A, a = 0.
2
Infatti, se a > 0, allora a > 0; se invece a < 0, allora a > 0 e quindi a = (a)(a) > 0.
2
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G. CAMPANELLA
APPUNTI DI ALGEBRA 1
Gli elementi di V sono detti vettori mentre gli elementi di K sono detti scalari.
` certamente noto al lettore che una base B di un K-spazio vettoriale V `e un insieme di vettori
E
n
linearmente indipendenti [cio`e tali che: v 1, ... , v n B,
ci v i = 0 = c1 = ... = cn = 0 ] e
L(B)
i=1
i=1
Dimostreremo ora, come applicazione del Lemma di Zorn (cfr. Teor. 3.2), il seguente importante
risultato.
Teorema 1. Ogni K-spazio vettoriale V (non nullo) ammette una base.
Dim. Sia A linsieme di tutti i sottoinsiemi di V formati da vettori linearmente indipendenti.
Certamente A = [infatti {v} A, v V, v = 0] e dunque, poiche A P (V ), (A, ) `e un
insieme ordinato.
Sia ora S = {Si , i I} una catena in A (cfr. Def. 3.10) e sia BS =
Si . Risulta subito
iI