Sei sulla pagina 1di 6

Il calcolo delle probabilit e gli investimenti borsistici

di Roberto Domenichini

Colgo loccasione con questo articolo di rispondere alle diverse mail che mi
giungono dai lettori in relazione ad una mia ricerca. Larticolo incriminato
porta il seguente titolo: Le insidie dei modelli finanziari odierni. Nello
scritto cerco di dimostrare che la gestione di portafoglio basata sui modelli
probabilistici tradizionali alquanto inefficace
Provo a spingermi oltre!
Secondo il mio modesto parere il calcolo delle probabilit, cos come viene
insegnato nelle Universit, molto utile nelle scienze sociali tranne che per la
Finanza.
Possiamo affermare che i modelli probabilistici applicati alla Finanza hanno una
discreta probabilit di risultare insignificanti. Scusate il gioco di parole ma cercher di
spiegarmi meglio.
La maggior parte degli Investitori odierni ha lo stesso comportamento suicida
dellesempio di seguito riportato: Il signor Rossi decide di andare a trovare i suoi
parenti in America. Deve prendere laereo ma spaventato dai telegiornali che
continuano a parlare di rischio attentato.
Non a caso compare la parola rischio, nostro amico-nemico!
Decide di calcolare le probabilit che laereo sul quale dovr salire trasporti una
bomba. Scopre che il rischio di un tale evento nefasto troppo elevato. Ecco allora che
calcola la possibilit che sullaereo siano collocate due bombe. Chiede come
comportarsi al suo migliore amico, il pi grande trader del mondo, il quale gli
consiglia di salire sullaereo con la sua bomba personale.
Divertente vero! Eppure il trader utilizza lo stesso metodo per lasset allocation.
Possiamo continuare nellevidenziare altri paradossi!
I giornalisti finanziari e i vari guru della finanza ospitati in trasmissioni televisive non
risparmiano Target Price di medio-lungo periodo su qualsiasi attivit finanziaria, ma
nessuno di loro in grado di fissare gli stessi Target per il giorno dopo.
Questo un paradosso logico!
Se ci pensiamo bene le probabilit di individuare cosa far il mercato domani sono
maggiori di quelle che si hanno rispetto a un futuro lontano in quanto le variabili
indipendenti sono molto inferiori.
Eppure questo non accade!
Gli asset manager tentano di spiegare questo paradosso con pseudo-teorie finanziarie:
analisi tecnica, analisi fondamentale, finanza comportamentale, ecc. ecc...
Il mercato borsistico tuttaltra cosa (ci torneremo nei prossimi articoli).

Vorrei finire con una questione che sconfina pi nella filosofia che nella finanza.
Alcuni gestori asseriscono che le probabilit di guadagnare o perdere cifre consistenti
in Borsa siano del 50% in quanto il mercato pu salire o scendere.
Grande errore! Le probabilit sono date dalla seguente formula matematica:
P=Eventi Favoreli/ Eventi possibili
Adesso noi sappiamo che il Mercato pu salire, scendere, rimanere fermo o in trading
range (ovviamente un range ragionevole!). Ci vuol dire che quando investiamo del
danaro in strumenti finanziari abbiamo il 33% di probabilit di perdere molto e il 66%
di non perdere (che non significa necessariamente guadagnare).
Vista cos sembra che il Mercato sia molto pi a nostro favore, sia che siamo rialzisti o
ribassisti.
Eppure gli investitori che in Borsa non perdono costantemente sono pochissimi. Anzi
forse meno!
Tutto questo non vuol dire che il calcolo probabilistico sia inutile ma come ci insegna
Mandelbrot sbagliato il metodo sottostante.
Torneremo sullargomento di estrema importanza nei prossimi articoli.
Roberto Domenichini

robixyz@inwind.it
Profilo

Le informazioni contenute in questo scritto di Saperinvestire.it si basano su fonti ritenute attendibili, non ne possiamo tuttavia garantire
l'assoluta esattezza o veridicit. Le opinioni espresse in questo scritto possono essere modificate senza preavviso. Questo scritto redatto al
solo scopo informativo e non costituisce sollecitazione al pubblico risparmio. Chiunque ne faccia uso diverso da quello per cui stato pensato
se ne assume la piena responsabilit.

Eventi favorevoli
Scritto da Alessandro Lancini il 2006-06-09 20:49:56
Sono abbastanza d'accordo sul contenuto dell'articolo, anche se avrei qualche dubbio sul definire
una non perdita come evento favorevole. Quando un altro strumento finanziario d per esempio il
3% in maniera molto pi sicura, la non perdita diventa un mancato guadagno.
Scritto da Nicola il 2006-06-10 01:15:14
sono d'accordo con quello che ha scritto, mi piacerebbe saperne di piu'.
nicola1272@supereva.it

Il calcolo delle probabilit e gli inves


Scritto da Giancarlo Marcotti il 2006-06-12 10:49:56
Non ho letto gli articoli precedenti, ma in questo ci sono una serie di inesattezze e di imprecisioni
che mi sento di rimarcare:
1) Il calcolo delle probabilit una scienza. Non che funzioni per qualche cosa e non per altro. In
altre parole, se vengono fatti degli errori la colpa del "misuratore" non del "metro"
2) L'esempio della bomba, ancorch simpatico, non si capisce cosa voglia rappresentare, perch i
trader si comporterebbero come il Sig. Rossi?
3) Sui guru della finanza ho molte pi perplessit io di lei, ma non perch fanno previsioni di medio
lungo periodo rispetto a quelle per il giorno dopo, in questo non c' alcun paradosso. Mi spiego
meglio, una previsione tanto pi efficiente tanto pi il suo errore medio relativo, stimabile a priori,
basso; e ci avverr maggiormente pi alta la numerosit campionaria, e questo in finanza
determinato dal tempo. Un esempio chiarir meglio il concetto. Assumendo a priori che la probabilit
di nascere maschio o femmina sia perfettamente uguale, se dovessi prevedere il sesso che avranno
le prossime due persone che verranno alla luce in questo mondo, ovviamente direi 1 Femmina e 1
Maschio (o viceversa consideriamolo equivalente) avrei cos il 50% di probabilit di indovinare
l'evento, il restante 50% diviso tra l'evento 2 M (25%) e 2F (25%). Per lo stesso motivo se dovessi
prevedere il sesso del prossimo milione di nati direi 500.000 M e 500.000 F Ora, solo per un caso
fortuito indovinerei con precisione l'evento, ma se vado a calcolare a priori l'errore medio relativo nel
secondo caso sar enormemente inferiore al primo e cos via pi aumento la numerosit
campionaria pi diminuisco il mio errore medio relativo. In termini statistici si dovrebbe dire:
all'aumentare della numerosit campionaria la frequenza relativa tende alla probabilit assoluta.
4) L'unica cosa con la quale concordo con lei che la P= Eventi favorevoli/Eventi possibili, ma da
questo non si deduce che la probabilit di perdere in borsa il 33% e di guadagnare il 66%, cos
come non concordo sul fatto che "gli investitori che in Borsa non perdono costantemente sono
pochissimi". Per un qualsiasi giocatore le possibilit di vincita dipendono
a) dall'equit del gioco
b) dalle spese sostenute per parteciparvi
c) dalla somma di cui si dispone
Anche qui un esempio chiarir meglio. Se alla roulette non esistesse lo zero il gioco sarebbe equo,
supponendo di non dover pagare per entrare al casin, se disponessimo di una somma illimitata e
puntassimo sempre sul rosso o sul nero, dopo dieci anni di gioco ininterrotto ci troveremmo con la
stessa cifra che avevamo all'entrata. Se invece disponiamo di 100 euro, li puntiamo tutti al primo
colpo sul nero ed esce il rosso, non solo abbiamo perso tutto, ma abbiamo anche finito di giocare.
Tornando alla finanza:
a) il gioco equo
b) ci sono spese per parteciparvi (le commissioni di acquisto e vendita)
c) non disponiamo di una somma illimitata.
Detto questo i corsi borsistici dall'inizio della loro esistenza ad oggi sono (FORTUNATAMENTE), tra
alti e bassi, tendenzialmente saliti. A riprova, non c' alcun indice di borsa, tra quelli principali, che
oggi valga meno di quanto valesse al momento in cui stato istituito. Mentre, naturalmente, se
prendiamo in esame periodi di tempo ristretti, possiamo rilevare ribassi anche di una certa
consistenza.
Scusandomi per la lunghezza del commento, ma costretto dal fatto che la laurea da me conseguita
in Scienze Statistiche (ahim 25 anni orsono) mi imponeva queste precisazioni, colgo l'occasione per
porgere i pi distinti saluti.
Giancarlo Marcotti. giancarlo.marcotti@bancasai.net
idee poco chiare??
Scritto da valerio il 2006-06-12 11:28:31
Ciao Roberto, mi chiamo Valerio; mi sono imbattuto per caso in questo sito e nel tuo articolo.
Scusami, ma come studiodo di teoria dei processi stocastici, mi sono sentito implicitamente
chiamato in causa: non so da dove cominciare, mi limito a buttare gi qualche considerazion.
Ritengo che certe affermazioni dovrebbero essere ben valutate prima di essere pronunciate, e
soprattutto dovrebbero essere supportate da una conoscenza pi approfondita e sistematica della
teoria delle probabilit applicata alla finanza. A parte il fatto che i traders non fanno asset allocation
(cio: ripartizione pi o meno ottimale di un patrimonio su varie asset class, per dirle in termini
semplicistici), ma al massimo fanno stock picking puro oppure timing sui singoli titoli, chi l'ha detto
che non possibile dare target price di breve termine? Da econometrico, mi vengono in mente

almeno 3 o 4 classi di modelli che fanno egregiamente questo lavoro. Siamo d'accordo che al
crescere dell'orizzonte previsivo l'incertezza della previsione (vogliamo dire errore quadratico medio,
per usrae un termine pi corretto?) aumenta, ma non necessariamente e non soltanto perch nel
breve periodo "le variabili indipendenti sono molto inferiori": in effetti, basterebbe anche una sola
variabile, particolarmente perturbata, ad incrementare enormemente la varibilit di qualcsiasi
previsione fatta sul lungo periodo. Ora, pur vero che la grande maggioranza di "papponi" che si
vedono in TV non hanno la bench minima idea di cosa sia una standard deviation (e tutavia si
sentono in diritto di strologare sulla rischiosit dgli investimenti... ti assicuro che per uno statistico
un boccone amarissimo da ingoiare!), ma sbagliato credere che quei personaggi siano l'oracolo
della finanza: quando va bene, sono degli ignorantelli che cercano senza grande successo di
mascherare le proprie lacune. Infine (e qui il discorso si fa un po' tecncio, io ci provo lo stesso) , la
definizione che fornisci di probabilit quella classica, che idonea a modellare fenomeni aleatori
solo quando possibile fare una partizione discreta degli eventi e se tale partizione esaustiva e
nota a priori all'analista. I rendimenti finanzari, essendo variabili causali (quindi misurabili sulla retta
reale), sono un continuo di eventi, ad es.: rendimenti compresi fra 2 e 3 per cento, minori di -1.2
per cento, maggiori del 6 per cento... e cos via, all'infinito (n.b.: infatti, a voler essere pedanti, si
dovrebbe ricordare che il campo dei numeri reali un insieme DENSO). Certo, l'nsieme degli esiti
possibili pu essere partizionato in eventi considerati pi rilevanti di altri e tali da essere esaustivi
(ad es.: rendimenti del mercato maggiori o minori di zero): ma in questo caso una partizione vale
l'altra, dipende dalla "sensibilit" dell'operatore, mi spiego? Ma la cosa pi curiosa che ho letto, e
che mi fa pensare a idee un po' confuse, la seguente: nella formula matematica da te ripportata,
si capisce che gli eventi da te considerati (trading range, up, down, ecc.) sono EQUIPROBABILI!!!!
Magari fosse cos, invece non lo sono affatto, le distribuzioni dei rendimenti non sono costanti nel
tempo e variano in funzione proprio di quelle variabili indipendenti di cui parli qua e l nel tuo
articolo. In poche parole: di investitori in borsa che non perdono, o meglio che perdono poco o molto
poco, ce ne sono, ma ti posso garantire che non li trovi ai forum di Rimini...
ciao e buona fortuna!
Finalmente!
Scritto da Roberto Domenichini il 2006-06-12 16:57:10
Finalmente possiamo iniziare il dibattito.
Molto corretto ci che scrive Giancarlo Marcotti anche se in un successivo articolo cercher di
entrare nel dettaglio di ci che ho scritto.
Complimenti anche a Valerio!
Ribadisco anche Lui la stessa cosa.
Se avete dei suggerimenti da darmi per migliorare sono ben accetti!
Ribadisco che non ho la presunzione di dimostrare formule matemetiche per guadagnare in Borsa!
Sono solo contento che qualcuno legge i miei articoli e che possa sollevare obiezioni.
Ancora grazie
Scritto da Visitatore il 2006-06-12 21:46:26
eccellente per la truppa!
scusate
Scritto da valerio il 2006-06-13 10:40:12
Allora, condivido quanto detto da Giancarlo, ma non completamente. Il gioco borsistico non equo,
n sotto un profilo attuariale (il valore atteso non condizionale non zero, altrimenti perch una
massa enorme di esseri umani farebbero investimenti? per pura ignoranza e/o scemenza? mah!), n
tanto meno sotto quello legale, ma qui esco dal mio campo di competenza e mi fermo.
Nell'interessante msg di Giancarlo viene toccato un tema che divide i ricercatori da oltre 40 anni, e
cio l'ipotesi di efficienza (debole, forte o di altro tipo) dei mercati finanziari. Tema quanto mai
delicato e complesso: mi limito a dire la mia modesta opinione, e cio che esistono delle sacche di
inefficienza dei mercati che possono essere efficacemente sfruttate a fini di profitto, ma:
1) si aprono e si chiudono rapidissimamente (da qui sorge la possibilit di qualche extraprofitto da
arbitraggio del primo tipo);
2) possono essere colte o con infromazioni provate (insider trading, con tutto quello che ne sgue a
livello penale, per) o con informazioni pubbliche che vengano utilizzate secondo criteri e
metodologie avanzate, poco note al grande pubblico, cos da poter fruire di un vantaggio in termini
di know how.

Ecco, la teoria delle probabilit e la ricerca collegata possono fornire un vantaggio di questo tipo
che, sia chiaro, non garantisce certezza di guadagno (non esistono pasti gratis, come diceva Pareto),
ma, unitamente a un rigoroso e disciplinato processo d'investimento, pu dare utili indicazioni
sull'allocazione di un patrimonio. Almeno, questo quello che ho imparato nella duplice veste di
ricercatore e di analista quantitativo per conto di una delle principali SGR italiane. In generale, ma
questo un mio parere, dubito molto che i mercati finanzari possano essere analizzati con giochi di
lotterie, tipo Paradosso di San Pietroburgo: a quel punto, allora, tanto vale tirar fuori la vecchia
moneta da 100 lire e giocarsi i mercati a testa o croce, no? :)
saluti a tutti!
valerio
subro1@hotmail.com
La truppa ringrazia
Scritto da Roberto Domenichini il 2006-06-13 14:01:08
La truppa ringrazia!
Alessandro Nencini
Scritto da Roberto Domenichini il 2006-06-14 16:51:27
Colgo l'occasione di rispondere al signor Nencini.
Effettivamente quello che Lei scrive perfetto, ovvero: "avrei qualche dubbio sul definire una non
perdita come evento favorevole. Quando un altro strumento finanziario d per esempio il 3% in
maniera molto pi sicura, la non perdita diventa un mancato guadagno".
Chiedo scusa per l'imprecisione.
Grazie al Signor. Nencini
Quale imprecisione?
Scritto da Alessandro Lancini il 2006-06-16 01:37:51
Conosco gente che si accontenta di una perdita contenuta (e qualche volta pure io ci casco ancora).
Forse in questo caso il pareggio sogettivamente un guadagno. Mi raccomando, attenzione alle
imprecisioni! :)
interpretazione frequentista della proba
Scritto da Claudio Barberi il 2006-06-28 12:57:23
La formula da Lei scritta come definizione della probabilit corretta ma non del tutto. Ci che Lei
scrive si chiama interpretazione frequentista della probabilit, ma per essere corretta bisognerebbe
calcolarne il limite per il numero di eventi che tende all'infinito e che gli eventi si verifichino tutti
nelle stesse condizioni! Ovviamente la cosa impossibile e dunque proprio qui risiede il limite di tale
interpretazione anche se per grossi campioni in esame la si pu ritenere una buona proxy della
probabilit. Il concetto fondamentale risiede nell'esistenza di una probabilit detta "a priori". Se
lanciamo una moneta, sappiamo che la probabilit ancora prima di lanciarla (e dunque "a priori")
sar 50 e 50 di avere testa o croce e dunque se facessi migliaia di lanci tutti nelle stesse condizioni
mi aspetto che il risultato si divida in due sottocampioni di pi o meno la stessa numerosit
campionaria. Ora nella realt non sempre per degli eventi (come i ritorni di borsa per esempio) si
pu stabilire una probabilit a priori. E' come se ci domandassimo quale la probabilit che avvenga
un incidente all'incrocio sotto casa. E come facciamo a dirlo? L'unico modo avere delle osservazioni
passate empiriche di quante macchine sono passate a quell'incrocio e di quante hanno fatto il ciocco,
il loro rapporto lo si pu interpretare come "probabilit che avvenga un incidente a tale incrocio".
Ora se potessimo raccogliere infiniti passaggi di auto potremmo essere sicuri che effettivamente il
rapporto la probabilit cercata. Sorgono ora i problemi legati per alle condizioni sempre analoghe
degli eventi: la probabilit di andare a bocciare un'altra auto intrinsecamente pi elevata se
l'asfalto bagnato o se le macchine in oggetto approcciano l'incrocio a velocit diverse! In tal caso
le condizioni non sono pi uguali a tutte le altre e dunque viene meno tale interpretazone della
probabilit.
Claudio Barberi

Giusta precisazione.
Scritto da Roberto Domenichini il 2006-06-28 14:11:36
E' giusto quello che Lei dice.
Tale definizione proprio quella frequentista che riteniamo logica su N esperimenti.
Semplicemente se oggi ho 100 la probabilt che ho domani di avere una cifra uguale, inferiore,
superiore a 100 la considero equiprobabile.
E' ovvio che se parliamo di distribuzione dei rendimenti non sar cos.
Ma del resto anche le altre defizioni di probabilit incontrano dei limiti.
Se Le fa piacere provi a leggere uno studio dell'universit di Filosofia di Urbino intitolato:"Dal
realismo scientifico all'interpretazione della probabilit".
Cordiali saluti

Potrebbero piacerti anche