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Nicola Sguera

PER ASPERA
Poesie 1990-2010

Pugillaria
-9Collana diretta
da Paolo Saggese

by Nicola Sguera & DELTA 3 Edizioni


Prima Edizione 2013
ISBN 978-88-6436-XXX-0

A mia moglie,
ai trentanni trascorsi insieme
per aspera difficiliaque
perque lenia dulciaque.

The night is my friend,


and in him I find sympathy.
He gives me day,
gives me hope
and a little dream too.

Prefazione
Franco Arminio

Caro Nicola
La tua poesia mi sembra una poesia religiosa, consapevole che oggi la nostra crisi prima
che economica teologica. I tuoi versi sono meditati, sofferti, messi in forma con grande misura e perizia. Forse c un eccesso di sapienza, forse in qualche caso le parole stanno con la testa
ferma sul rigo, tese ad ascoltare e farsi ascoltare.
Non so, ma ogni volta che leggo una raccolta
di versi, comprese le mie, ovviamente, sento
sempre che dovremmo fare altro. Sento che
oggi la poesia sta meglio se nascosta in organismi pi vasti, se non avanza a volto scoperto, tutta circondata dal bianco degli accapo. Abbiamo
bisogno di sacro ma non in forma cerimoniale,
in forma di fenditure, di incrinature. Mi sarebbe
piaciuto leggere queste tue poesie mischiate al libro in cui parli degli autori a te cari. Mi emoziona lidea di una poesia che si fonde con la riflessione saggistica. Forse siamo chiamati a servire
la poesia, pi che a servircene. Il difetto delle rac-7-

colte di versi forse proprio nel presentare solo i


filetti, i lacerti della nostra esperienza, tralasciando le budella, i tendini le vene, il sangue
nero dello squartamento.
Io credo che tu abbia una straordinaria capacit di lettura, nella lettura sai essere spericolato, sai cercare con ardore il cuore di chi scrive.
Nei tuoi versi, invece, come se fossi un po frenato dalla tua stessa sapienza, dal tuo rigore. Comunque il tuo lavoro tra i pochi che vale la
pena veramente di seguire. Nel tuo scrivere c
una straordinaria lucidit e un filo cordiale, accorato. Essere acuti senza essere gentili non serve a niente. E tu sei acuto e gentile.

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Introduzione
Luca Rando

Questo libro, il primo di poesie di Nicola


Sguera, un percorso di ventanni. Di ventanni
sia perch lautore era poco pi che ventenne
quando ha iniziato il suo percorso poetico, sia
perch questi testi sono stati composti nellarco
di un ventennio. Rispetto al suo primo libro (In
quieta ricerca) i temi sono gli stessi ma si presentano in altra veste, scarnificati, spesso, da tanti
ragionamenti e ridotti al loro nucleo originario.
La poesia salver il mondo? Alla domanda
non c una risposta se non quella di chi cerca,
nei versi come nelle riflessioni quotidiane, una
insurrezione ad un presente di tenebra, partendo dalla propria radice, dal proprio piccolo essere, per proiettarsi in un futuro intravisto, vivendo nellinsicurezza delloggi, ma percependola,
questa insicurezza, non come malessere o privazione, piuttosto come opportunit per un domani diverso.
Non un caso se tra gli autori di poesia prediletti da Nicola ci siano Bonnefoy e Char, poeti
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alla costante ricerca di un rapporto non concettuale o astratto tra le parole e le cose, in cui anzi
la parola poetica coincide con la stessa realt
che essa suscita. Nella sua poesia tutto vigorosamente vivo e attuale; in una parola, tutto poesia. La forma, pur serbando il verso, ignora la rima, cercando una musicalit mai fine a se stessa.
Per aspera, attraverso percorsi oscuri, difficolt, sconfitte, ad astra, per arrivare alle stelle.
Ma il titolo si ferma solo al primo momento,
quello della vita. Certo, immediato il rimando
allintera frase latina, motto famoso ed abusato.
Ma qui ci si ferma alla prima parte. Le asperit
sono chiare: il mondo della poesia di Nicola
quello che ben conosciamo di violenza, indifferenza, peccato e orrori vari. Non consolante la
lettura, tutte le asperit della nostra vita, i sensi
di colpa, la mercificazione dellessere, la schiavit del sesso... Ma ci sono anche improvvisi
lampi di gioia.
I luoghi nelle poesie sono di due tipi: quelli
della realt dei nostri tempi (strade, supermarket, i luoghi anonimi, senza passato, i nonluoghi di cui parla Marc Aug) e quelli della propria vita, della propria citt, in particolare la
campagna di San Cumano.
Lo sguardo penetra, scava, innanzitutto in se
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stesso perch chi parla non mai maestro ma


compagno, non mai giudice semmai giudicato
dalla propria implacabile coscienza.
Il punto di partenza la famiglia, in particolare la madre, radice da cui prendere alimento.
La madre radice e matrice delloggi. Il padre
una divinit minore, abbattuta nel processo
di crescita e consapevolezza. Laspetto centrale
che guida la scrittura quello del ricordo che genera, insieme, speranza e senso di colpa per chi
sopravvive e dimentica. Anche la natura (il cimitero o lamata casa in campagna) si unisce a creare questa duplicit della morte come annullamento (i morti sono nulla? Solo parole e una
foto in qualche stampato minacciato dal vento?
Condanna per chi rimane e dimentica?) e come
speranza (la memoria che preserva, che insegna; la memoria di chi ha lasciato eredit
daffetti; la memoria che salva dal nulla che vorrebbe avvolgerci...).
Di cos che trattano queste poesie? Delluomo, delluomo occidentale che nella distruzione che lo circonda vuole resistere, come un
mulo. Ma nessun potere ha luomo sopra il vento. Quello di Nicola non insomma un discorso
solipsistico. Non dei propri sentimenti, non del
proprio io, se non in relazione con lesterno, sia
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questo altro da s la madre, gli animali o gli altri


uomini, parla lautore. Il suo un verso interrogante su di s e sul mondo attuale, sulla sua smania di grandezza, sullegotismo, la ratio dominante che tutto travolge nella sua ansia di potere, sulla sua hbris. Per arrivarci affronta una discesa negli inferni delle nostre citt e della nostra vita, della sua vita. Non quindi la natura, il
mare, la selva, ma limprevisto nel cuore degli
uomini il tema centrale.
Ci sono alcuni temi che percorrono il testo, diviso in 5 brevi sezioni con un esergo e una conclusione. Il tema centrale certamente quello degli ultimi, gli sconfitti, i morti, quelli che dimentichiamo, che mettiamo da parte, siano essi animali o prostitute distrutte da una vita sulla strada, siano essi un giudice assassinato o una madre morta. La morte copre gran parte di questi
testi, da quelli per la madre, a quelli per gli animali (lautore vegetariano da trentanni).
Ma nella disperazione si aprono squarci. Il
tema delloscurit dei nostri tempi affiancato
da quello della speranza, innanzitutto di un Dio
buono, un Dio guida nella disperazione. questa la sezione pi lunga, segno della continua ricerca di un Dio che resta, comunque, indicibile,
sconosciuto. Non c mai un approdo sicuro, c,
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semmai, lo smarrimento nellerrore (errare), la


desolazione della vita lungo le tappe di un cammino mai concluso. Questo Dio (minore?) non
si trova nelle parole (troppe se ne sono usate e
sono diventate bandiere dietro cui ci nascondiamo) ma nelle opere che compiamo, nellumilt e
nella semplicit da insegnare al nostro ego, nel
diventare docile fibra delluniverso abbandonandosi alla sua pace, nel mare che tutto accoglie, scoprendo, nelloscurit del nostro cuore,
la sua presenza di luce che ci guida nellora della
disperazione.
Accanto a questa luce c la speranza del nostro seme, la figlia, Caterina, che ripete nel nome
la radice materna. Scrive lautore: Permeato di
mia madre che in me sopravvive, prolungandoci io e lei, in Caterina che ne porta il nome. La
piccola silloge familiare, che conclude il testo, riporta la storia di questa nascita: la moglie e la figlia, le speranze e le lacrime, le paure e la gioia.
Anche questo un aprirsi allaltro e, forse,
linsegnamento di questa nascita, il senso che
un figlio pu darci, non tanto nella perpetuazione di un nome, quanto nellinsegnarci, ancora una volta, il senso della nostra esistenza, il donarsi ad un altro da s, che insieme dono per
noi, il capire, nel proprio sangue, il significato
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del donarsi agli altri.


Non c conclusione. La vita cerca ancora un
senso alle domande. Le risposte, tentate, non bastano. La via non stata ancora trovata. Smarrito il senso, continua, per, il perenne interrogarsi ed interrogare.
La conclusione una visione sulla propria
morte: non si pu dare un senso alla propria vita, forse altri la daranno un domani, non noi.
Limportante svolgere, nel migliore dei modi
possibili, il compito che ci stato affidato e che
abbiamo scelto di seguire.

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Note ai testi e ringraziamenti

Per aspera risponde alla necessit di porre un


termine ad una lunga stagione di scrittura poetica per avviare nuovi percorsi, coerenti con
levoluzione complessiva della mia visione del
mondo e del mio sentire.
I testi raccolti distillano varie plaquette (ciclostilate e in formato digitale) che si sono susseguite negli anni (a partire dal 1991), lette solo da
una ristretta cerchia di amici (Carnevale,
Nellattesa di un compimento, Peraspera, Adastra,
Per la vita nuova, Dies natalis, La luce del tuo volto,
Tracce, Larte del transito, Percorsi desodo, Diario
di bordo).
Ringrazio di cuore Franco Arminio, che ha
avuto parole lusinghiere per il mio libro di saggi, e mi ha onorato di una sua intensa nota per i
versi.
Luca Rando, amico fraterno e mio primo lettore, ha scritto unempatica introduzione, che
nasce anche dalla condivisione di un segmento
fondamentale delle nostre esistenze. A lui, frater
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pi che amicus, il mio ringraziamento.


Senza la generosit e la disponibilit di Giuseppe Iuliano, Paolo Saggese e Silvio Sallicandro
questo libro semplicemente non esisterebbe.
Ringrazio, infine, Michele Rinaldi, per avermi
aiutato, con la consueta grazia e sapienza, a plasmare la dedica del libro, suo prezioso sigillo.
Nella foto della copertina ci sono mia madre,
Caterina, bambina, e suo padre, Raffaele Zolli.
Quando il libro era oramai completato, ho
avuto notizia della prematura scomparsa di
unamica, dolcissima e cara. A Marilena, dunque, rivolgo queste poesie: che, prima, le legga
in un altrove sperato.

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Andros
Nessun potere ha luomo sopra il vento
Non pu fermare il vento
E nessuno pu niente sul giorno della morte.
[Qohlet]

Volteggiano cespugli sulla spiaggia


di sassi. La sigaretta corrosa
si perde in un gorgo. Arsa la gola
suggerisce miraggi e gli scogli
diventano umani. Un mulo
rivolto a occidente
solo resiste al vento.

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1. MATRIX
Non credi che sarebbe meglio morire?
vero...
[Il settimo sigillo]

I morti (preghiera) I

I morti
sono solo
un foglio di carta
che il vento trascina
e la pioggia riduce in poltiglia
una foto sbiadita
una tomba gi spoglia
un ricordo pi stanco
poi nulla
per sempre.

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Carne e carte

La mano ubriaca cingeva i tuoi fianchi


nella sera della rosa e del vino.
Ma una foto cosa strappa alloblio?
Ti sapr ancora madre, non temere,
in qualche stampato minacciato dal vento.

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Il peccato

Verr il gelo a cancellare il peccato


duna fioritura precoce
e le gioie dimentiche
di una morte troppo vicina
cadute dagli alberi
marciranno ai miei piedi.
Ci vorrebbe la pioggia,
un contadino mi dice,
dal volto scavato.
Anchio, vorrei dirgli,
non so piangere
quando dovrei.

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Amorosa corruzione

Se tavessero sepolta nel nostro cortile


dalla certezza del tuo disfarti
troverebbero nutrimento le radici
del noce. Una foglia saresti presente
ai miei sguardi e non un rimorso,
una fuga, un mucchio di ossa.

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Dissoluzione

Casa mia ripetevi ossessiva quando


agosto assassino di mosche
ti gridava il rigoglio del grano
e del cancro. Tu resistevi
rapita nel sogno dossigeno.
Indicibile oramai senza colpa il tuo
nome quando pi non esisti
aglalberi spogli coperti di neve.

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Pace

Come le chiese mattutine


vuote di uomini e inferno.
Come i cimiteri invernali,
pieni del canto di passeri
su cipressi che si curvano
al vento come monaci zen.
Passi lievi, fiammelle rosse
accese per la notte.
Sar lunga la notte, quanto la vita stessa.
fredda la notte, ma si spera
qualcosa fino a quando la fiamma
brucia e cola la cera
sulle tombe bianche,
sulle ossa stanche.

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I morti (preghiera) II

Pensiamo che la nostra vita sia popolata da tante persone. In realt sono poche le vite altrui veramente importanti per noi, e precisamente sono quelle che, non
sempre ma per sempre, ricordiamo nelle nostre preghiere serali, anche a distanza di molto tempo da
quando esse sono oramai polvere ed ombra.
Pace a mia nonna Rosa,
che mordeva negli ultimi tempi
la mano amorosa che la nutriva.
Pace a mio nonno Nicola,
che non serbava per questo rancore,
e che volle morire nel tempo giusto.
Pace a mia nonna Anna, che visse per i figli
fino al disprezzo di s.
Pace ad Angelina, che seppe servire
senza essere servile.
Pace a Gabriella, che ebbe in dono
lamore vero e un male mortale.
Pace a Maria Pia, che della vita volata via
non seppe le poche gioie e le molte amarezze.
Pace a Emanuele, mite ma fiero
in un mondo corrotto e violento.

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Pace a Stefania, che nelle ultime ore


sognava il suo abito bianco.
Pace a mio padre e mia madre,
che si amarono per un giorno
e per una vita intera si fecero male.
Pace a mio padre, che volle sfidare il mondo
intero e ne fu sfigurato.
Pace a mia madre, che sapeva sorridere
quando tutto crollava dentro e fuori di lei.
Pace, pace, pace,
Signore, dona alle anime che evoco
nelle pigre preghiere serali, ed oggi
in unalba sciabordante,
immemore dogni errore,
dogni errare umano,
trascritto nel libro della vita
solo il bene che diedero,
lamore che furono.

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2. CRONACHE
noi stessi che vogliamo liberare, siamo noi coloro cui dispiace
vedere la massa oppressa, noi gli offesi dalla sua schiavit, noi
che ne soffriamo e che vorremo liberarci da questa sofferenza.
[Alexander Herzen]

Linferno

Non fuoco linferno che tormenta


le carni, non buio che lambisce
le anime stanche.
Nel silenzio rotto
da grida rare, pregano con la lingua
sanguinante dei padri un Dio
perch dia senso alle loro sofferenze.
Per ognuno di noi che parla
di democrazia avvenire, c un uomo
che l dentro si martira.
Nessunacqua pura n diluvio
estinguer le fiamme. Dal verbo
al futuro nessuno sar redento.

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La puttana contadina

Conosco tutte le tue rughe, solchi


nella pelle brunita, quando passo
ogni giorno per andare in edicola.
Ti vedo come parte di uno strano
paesaggio, dove nei campi si perdono
i lampioni. Alle spalle
di costruzioni in vetro e metallo
rovine di scottex. Via della fica
rotta cera scritto su un muro. Oggi
sei una cariatide distrutta
dal tempo, ed un super-market
il tempio che da sola sorreggi.

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Il giudice

Si copre il volto a parare invano il colpo,


nel concerto dei templi dAgrigento.
Il giudice dei vivi giudicato dai morti
porge lobolo a Caronte,
demonio dagli occhi dinferno.
Noi costruiamo fragili riti
di sopravvivenza, tra finzione e memoria
perenne che dincanto finisce, un bel giorno.
Martire duna povera patria mai nata,
si perder quel tuo gesto,
trafelato correre al nulla
per scampare - invano - al giudizio dei morti.

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Supermarket

Malattia nello spazio che ci separa,


lo spazio di una cassa che digita numeri.
Malattia nellaria senza odore.
Malattia nei volti tirati e truccati.
Guardo attonito, ancora oggi
che so mia, anche mia, la malattia,
senza spazio per fughe illusorie.
Prendo le buste della spesa,
ed compassione ci che sento,
non disprezzo, per fortuna, di me
e delle anime disfatte che sciamano.

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3. BESTIARIO
Tutte le torture, i patimenti (per Nemesis, imperdonabili) inflitti agli animali appartengono legittimamente al dolore infinito
della storia e ne modificano il senso, se ne abbia uno (patire essere modificati: tutta la storia, da quel patire oscuro, invendicato
dalla parola, il pi privo di giudici e tribunali, modificata).
[Guido Ceronetti]

Rospi sulla strada dopo le piogge

Ci osservano con gli occhi spalancati


dal torpore terroso di luglio risvegliati.
Riflessi verdi nella notte illuminata
dai fari e dai raggi lunari.
La meta un corso dacqua
ma, un nostro capriccio
alcolico, e sar loltraggio delle viscere
rosse, uguali lindomani a terra.
Strana ossessione di lunghe
passeggiate profumate
di fieno, zampe protese
al sole come in un ultimo volo
fallito.

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Minaccia nella masseria

Un gatto nero come una pantera


giunto improvviso alla nostra campagna,
venendo da chi sa quali lotte inaudite.
Sottili gli occhi di disprezzo,
come sapesse la sua forza.
Ne ha accecati tre dei nostri,
tra i pi grassi, uno uccidendolo.
Per la prima volta
- eppure so che obbedisce a una legge ho sognato di finirlo con rabbia
a bastonate, liberando cuccioli
e mamme dallincubo.

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Una cagna

Una cagna, di quattro cuccioli sgravata,


ha preso dimora abusiva dietro la mia casa.
Qualcuno lha abbandonata - una donna, pare,
con qualche scrupolo se torna talvolta furtiva -.
Mia moglie mi chiede spesso di seguirla a vedere
i loro giochi ingenui ai nostri occhi, che affinano
invece listinto e la lotta. Io mi schermisco,
[ripeto il diniego.
Ho paura del loro sguardo innocente,
[che gi vede
in me il mandante del carnefice o il nuovo
[sperditore.

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Compagni di viaggio

Ho amato molto gli animali. Quasi tutti.


In ognuno ho visto un dolore da alleviare.
Molte gioie ne ho avuto. E il cuore si intenerisce
al ricordo delle corse dei cani, delle torsioni
dei gatti. Per ognuno di loro ho pianto
lacrime rimaste per sempre adolescenti.
E continuer a farlo, anche da vecchio,
malgrado il disincanto, la durezza incipiente.
Nessun animale innocente o colpevole.
Ma insieme passiamo sulla terra, loro
senza domande, obbedendo a leggi spietate,
noi, forse, liberi e angosciati.

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4. PERCORSI DESODO
Ciascuno procede, vestito a lutto, dal letto di morte del dio della
sua infanzia; ma se avanzer sicuro e festoso, Iddio resusciter
dentro di lui.
[Rainer Maria Rilke]

Naufragi

Il bambino sente un richiamo materno


[nel placido tramonto marino.
Adolescenti, si sogna la fuga verso terre
[promesse.
Poi vediamo la realt e le sue tragedie.
Infine ci volgiamo a Dio, riconosciuto in tutte
[le cose.
1.
Naufragi da sogno cui abbandonare
ogni conquista, pur di assaporare
ossa come perle
il ritorno nel ventre.
2.
Vele allorizzonte, sogno
di una nuova terra: ammutinti
dallOccidente, solcammo
per quarantanni il deserto:
non trovammo la dimora santa
3.
Relitti nutriti di miseri resti.
Il mare promise giorni nuovi.
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Vive ancora nelle orbite vuote


il miraggio che spinse a sfidare
quel vento? O lansia placata
nellansa dove londa sinfrange?
4.
Accoglimi alla fine della discesa polverosa,
purifica le mie narici, insegnami lumilt
di chi riceve ospizio. Non voglio croci
per navigare, non la guida di una voce.
VOGLIO ESSERE TE. Linferno:
non sapere che londa e il mare sono uno.
Anima mia, scendi cantando
il nome di Dio nelle acque profonde
delloceano del cuore.

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Agone spirituale

impari la lotta.
Cedo e ricomincio.
Perder.
Solo Tu salvi.
Donami lattimo presente.
Nevica.
Perduto nei simulacri,
smarrito il senso dei passaggi.
Roso
invoco salvezza con voce stentorea.
Lipocrisia si annida nel cuore,
sepolcro imbiancato dalla neve.
Signore, spezzami.

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Al Signore dei trapassi

Signore dei trapassi,


com ardua larte dei transiti:
il canale singorga,
vince il male come osceno ritrarsi
dellEgo in fortezze inesorabili.

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Benedizione

Il volo del passero e la luce


che splende sulle foglie
tinsegnino la lingua della lode.
Se vuoi imparare il gesto
che benedice contempla
con stupore sempre rinnovato
tutta la bellezza del creato.
Tendi lorecchio del cuore
al volere del Padre.
Diventa ogni giorno docile
strumento del Signore.
Mangia il tuo pane e spezzalo
insieme ai tuoi fratelli pi umiliati.
Ricordati che Lui presente
anche quanto tutto si fa oscuro
nella tua vita e il Nulla ti reclama.
Prega per lunione perfetta
bussa come luomo innamorato
che reclama la donna come sposa.
E ti sia dolce, infine, lannegare,

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Gottheit

Tu sei ora il vuoto


che mi separa da te.
Abito lassenza, camminando
senza meta: infinita la distanza.
Qui, ora e sempre,
nella mia oscura dimora,
tu, Dio nascosto e geloso,
Dio che scavi cunicoli
nel cuore, rinasci.

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Lordine del Giorno

la conversione lordine,
lordine del giorno.
Ci che pensavo alle spalle ancora innanzi
a me. E questi sono stati anni di droga
e didoli. E lumilt era vana parola.
Mi sarei infranto, se fossi umile, spaccato
in due pezzi. E invece ho riletto ogni scacco
come gloria postuma. E ancora: volere una Legge,
una guida. La paura del mare aperto
che Dio . Abramo ascolta la Voce,
non la Legge. Quanto poco ho curato lascolto!
Conversione ab imis del cuore
Puoi spazzare via luomo vecchio, Signore,
in un attimo solo e ridare la vita.
E non sarebbe transito, ma resurrezione.

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Cuore, cetra

Il cuore come una pietra, ma


una buona pietra, erosa, s,
ma perch suoni come una cetra,
melodiosa,
luminosa
a intermittenza, pronta
a sbocciare, miracolosamente,
come una rosa.

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Emmaus

Sei tu che cammini al mio fianco


nellarso passaggio di aprile?
Ma come saperlo davvero?
E se fossi soltanto un miraggio
del cuore assediato?
Poi, stanco, seduto alla mensa,
quando le ombre inghiottono i sogni,
rammento parole sgorgate da labbra
di salda dolcezza.
E, dunque,
prendo il pane e lo spezzo,
guardando il compagno di viaggio
inconsapevole, prego,
e riconosco il tuo volto.

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Esodi

Suoni.
In sogno.
Sono un pianto.
Senza
Canto.
Tento,
ritento.
Un altro
vento per altre
vele, tese,
terse
sotto un sole che arde.
Parto (solo) verso
spiagge di sabbia.
Nuove terre,
vita
nuova.

- 52 -

Il figlio pi prodigo

Ecco il tuo figlio pi prodigo, Padre.


Ancora una volta. Ogni giorno
ritorno, e tu immoli un vitello
per me; ogni giorno ti chiedo
la mia parte di beni, maiale
sdraiato nella mota.
Per il mai negato abbraccio,
e non per il perdono, grazie.

- 53 -

Al Dio sconosciuto

luminoso e chiaro,
completa tenebra,
senza nome,
sconosciuto,
senza inizio n fine,
se ne sta in pace,
nudo, senza veste
[Meister Eckhart]

Chi sei, Dio sconosciuto?


Io cerco un nuovo Tu, cui volgere
lo sguardo smarrito, la preghiera
balbettante. Sei tu? Non mai detto
da libri sacri, inaudito, ultimo Dio?
Ho percorso il deserto del nulla,
ho trovato fonti cui dissetarmi,
e poi ho ripreso il cammino,
senza requie lanima dubbiosa.
Oggi qualcuno chiama. Cos pare.
Ma nessuno con me, se non leco
delle mie domande.
Chiunque tu sia, Dio senza nome,
Madre/Padre, Fratello, Sposa,
che ti onori in opere prima che in parole,
- 54 -

vieni nellestrema desolazione,


che la tua volont si realizzi attraverso
il mezzo imperfetto che io sono.
Liberaci dalla paura del male,
e dona, infine, le asciutte parole
duna feconda preghiera.

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5. IL SEME
E dire che in fondo non amo te ma la mia esistenza donatami da te.
[Franz Kafka]

A mia moglie

che minsegna ogni giorno ad amare


oltre il raziocinio ed il calcolo,
con passione che divora tempi e terre
che non accetta la solitudine degli inverni.
Verranno gli abbracci, le dico,
cercando invano larma dellironia
o il tono dimesso. Ora, risponde,
con la durezza di unantica greca,
marcando, lo sguardo spietato, un possesso.

- 59 -

Ave

se sorridi
Dio esiste
irradia la sua gloria
nel mondo
se sorridi
resisto alla bufera.
affondo con gioia in te
la mia spada di carne
cerco requie
non madre
compagna
ti cerco
Altro
in cui riconoscere
infine me stesso
la mia ombra

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Matrix radix

Ti sono accanto, gli occhi


aperti: osservo il disegno
di scapola e fianchi.
Non sei mi dico pi un sogno.
Per questo non dormo,
ma senza tormenti.
Nel cortile notte
di luna lalbero accoglie il vento.
Ti cresce nel grembo
- lo spero, ne prego
mio figlio. Rivedo mia madre,
nel tempo lontano del grande dolore.
E lei mi chiamava, chiedendo la mano.
Cadevano foglie allora dal noce,
Io, senza voce, incapace
di vivere lattimo, ansiosa ogni fibra
di passare a una nuova stazione
del calvario, fino allora suprema.
Ti sono accanto, e vivo,
finalmente, al presente.
Germoglier ogni pianta,
lo sento, a suo tempo.
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Amorosa solitudine

Siamo soli nella notte noi tre


Io qui, nella casa che tace,
cerco pace, in attesa.
Tu nel buio azzurro dospedale,
con langoscia che sale.
Lei, infine, cos attesa,
ma sola nel mare del tuo grembo.
Eppure, mi dico, tu riposi
nella stabile casa del cuore.
Sopra la notte distendo la mano, a te.
E insieme abbracciamo gi in sogno
nostra figlia che viene.
E, dunque, come potremmo noi essere soli?

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Pace II

Scorre lenta la vita


tra lavoro e preghiera,
cura dellaltro, sguardo aperto.
Pace, finalmente, dopo anni
di fughe immobili, senza meta n requie.
Un mare placido, il volto, mia figlia,
il suo odore di latte quieto.
La fine dellansia
nelle braccia di Dio.
Non potr accaderti nulla.
Non potr accadermi nulla.

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Cuore infranto

Quando smarrimmo e dove la strada?


Eppure, gi una volta tornati dalle tenebre,
saldammo il simbolo che sera infranto,
rinnovati, finalmente noi,
dal nulla evocando una vita
nuova. Ma oggi, ciascuno parlando
a se stesso, mutato in rancore lestasi,
la speranza divenuta cenere,
non sappiamo neanche dove siano
i pezzi del cuore smembrato.

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Inaudite lacrime

Il tuo sonno mia giurisdizione,


ma notte di lupi famelici
questa, notte senza sogni, di bimbi
perduti, di grida nel bosco
disperate dove briciole
nutrono uccelli, e in te tutti
si ritrovano i figli abbandonati
del mondo. Tabbraccio
- tanto posso -, e prometto
- ahi, quanto invano!
che mai nessun orco
tavr in fauci inumane,
e che io sar argine
ad ogni pericolo, arma
contro ogni male.
E sigillo
la pietosa bugia
di lacrime
inaudite.

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Epitaffio

Nessuna risposta alle domande fatte.


E nessuna domanda pi.
Attendo senzansia:
una lettera o lapocalisse.
Qualcosa, comunque, che dvi
il fluire monotono dei giorni.
Dove ho smarrito la strada?
E, poi, era davvero una strada
o anchessa un sentiero nel bosco?
Questo sar il mio epitaffio?
Confusione
Una mattina come altre, il cuore
esploder nel petto, e il sangue
allagher i miei occhi.
Vedr, infine, senza pronunciare
alcunch di memorabile su luce o pace,
una penna guasta, uno straccio
da cucina, la macchia dumido sul muro.
Altri, dunque, daranno un senso al confuso
groviglio di gesti e parole che furono una vita.

- 67 -

INDICE

Prefazione
...........................................

Introduzione
di Luca Rando .................................................

Note ai testi e ringraziamenti ..................

15

Andros ......................................................

17

1. MATRIX
I morti (preghiera) I ................................
Carne e carte ............................................
Il peccato ..................................................
Amorosa corruzione ...............................
Dissoluzione ............................................
Pace ...........................................................
I morti (preghiera) II ................................

21
22
23
24
25
26
27

2. CRONACHE
Linferno ...................................................
La puttana contadina ..............................
Il giudice ...................................................
Supermarket ............................................

31
32
33
34

di Franco Arminio

- 69 -

3. BESTIARIO
Rospi sulla strada dopo le piogge ..........
Minaccia nella masseria .........................
Una cagna ................................................
Compagni di viaggio ..............................

37
38
39
40

4. PERCORSI DESODO
Naufragi ...................................................
Agone spirituale ......................................
Al Signore dei trapassi ............................
Benedizione .............................................
Gottheit ....................................................
Lordine del Giorno .................................
Cuore, cetra ..............................................
Emmaus ...................................................
Esodi .........................................................
Il figlio pi prodigo .................................
Al Dio sconosciuto .................................

43
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54

5. IL SEME
A mia moglie ............................................
Ave ............................................................
Matrix radix .............................................
Amorosa solitudine ................................
Pace II .......................................................
Cuore infranto ........................................
Inaudite lacrime ......................................

59
60
61
62
63
64
65

Epitaffio ...................................................

67

- 70 -

Finito di stampare nel mese di Ottobre 2013


DELTA 3 Edizioni
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