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Luce e Ombra, vol. 114, fasc. 1, gennaio-marzo 2014, pagg.

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Hafez, il Dante persiano,
il poeta che cant il vino e lamore
Paola Giovetti
Un recente viaggio in Iran mi ha portato a Shiraz, la citt di Hafez, il
grande poeta vissuto dal 1320 al 1389 (o forse 1390), amatissimo dai
persiani e onorato nella sua citt con uno straordinario monumento
funebre. Al centro di un giardino di incantevole bellezza, dove regna-
no i tre elementi che hanno reso celebri i giardini persiani, e cio lac-
qua, i fiori e la musica, si erge un piccolo tempio aperto sorretto da leg-
gere colonne, al centro del quale c una lunga bara di marmo bianco
con sopra incisi i versi di una delle sue famose poesie. Il luogo mol-
to frequentato: in religioso silenzio i persiani, giovani e vecchi, don-
ne e uomini, si avvicinano al sepolcro, lo accarezzano, si fermano un
poco a godere la pace e la bellezza del giardino e la suggestiva musica
tradizionale che continuamente risuona, e se ne vanno. Mi colp mol-
to un giovanotto (poi la guida che era con noi ci spieg con precisio-
ne che cosa stava succedendo) che si ferm a lungo, pass lentamen-
te la mano su tutto il componimento poetico inciso sulla lapide sepol-
crale, parlando a voce bassa per telefono: ne ripeteva il contenuto alla
fidanzata lontana.
Le poesie di Hafez cantano il vino, le gioie e le pene damore e un mi-
sterioso amico che non viene nominato e che forse identificabile col
Divino. Oltre ad essere molto famose, queste poesie sono considerate
anche profetiche: in ogni casa persiana, oltre al Corano, c il canzonie-
re del poeta nazionale e quando qualcuno ha un problema o una situa-
zione difficile da risolvere lo apre a caso, e - si dice - trova sempre la ri-
sposta che cerca. Questa forma di divinazione, che viene praticata sol-
tanto col libro di Hafez, ha anche un nome, si chiama fal-e-hafez.
Shiraz, la citt di Hafez, una citt bella ed elegante, ben tenuta e
ordinata, ricca di giardini, corsi dacqua, straordinarie moschee, una
potente fortezza, magnifici mercati. La gente, gentile e ben vestita.
Shiraz fu per una cinquantina danni capitale della Persia durante
la dinastia Zand (1750-1794), poi la dinastia Qajar trasfer la capitale
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a Teheran, dove tuttora.
Vicino a Shiraz si trova il leggendario sito archeologico di Persepo-
li; pi che una citt vera e propria, un prestigioso e grandioso palazzo
reale costruito da Dario I alla fine del VI secolo a.C. e ampliato dal fi-
glio Serse.
Linsediamento, splendido, ebbe vita breve in quanto fu distrutto
dai soldati di Alessandro Magno gi nel 330 a.C., forse per vendicare
lincendio di Atene di 150 anni prima. Esso si sviluppa su una terraz-
za di 400 metri di lato, alta una dozzina di metri sulla pianura circo-
stante, cui si accede attraverso una grandiosa doppia rampa di scale.
Splendidi rilievi mostrano Dario e Serse in trono e i popoli che rendo-
no loro omaggio: etiopi, libici, arabi, traci, indiani, parti, egiziani e altri
ancora, riconoscibili per gli abiti, le armi, i doni che portano e gli ani-
mali che li accompagnano. A poca distanza le tombe rupestri di Dario
I e dei sassanidi.
Ma torniamo ad Hafez (il nome intero Chams ed Din Mohammud),
della cui vita non si sa molto. Si sa che, a parte brevi viaggi nelle citt di
Yazd e Isfahan, visse sempre a Shiraz, protetto dal principe Shah Shoja,
figlio di Mobarez-al-Kirmani, ascetico bigotto che aveva fatto chiudere
tutte le taverne e i luoghi di dubbia fama della citt, gesto apertamen-
te condannato da Hafez nelle sue poesie. Fu spodestato dal suo stes-
Tomba del poeta Hafez a Shiraz
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so figlio, che immediatamente fece riaprire la taverne e condusse sem-
pre vita gaudente. Di Hafez si sa che ebbe anche una grande cultura
religiosa (il nome Hafez significa: Colui che conosce a memoria il Cora-
no) e forse appartenne allordine dei sufi e insegn nella locale madra-
sa. Il che non gli imped di cantare, oltre allamore divino, anche quello
umano e di dedicare molti versi al vino. Questultimo aspetto pu sem-
brare strano in un paese che, al tempo di Hafez, era gi musulmano da
diversi secoli, ma mi stato spiegato il Profeta non proib il vino
ma il suo uso sconsiderato, come proib ogni altro eccesso. stato sol-
tanto dal tempo della Rivoluzione Islamica del 1979, quella che man-
d in esilio lo Shah Reza Pahlavi e fece ritornare lImam Khomeini, che
vige il divieto assoluto di bere alcoolici. Nei locali delle citt iraniane si
beve infatti soltanto t e infatti tali locali si chiamano sale da t. Su
cosa avvenga privatamente, se sul mercato nero siano disponibili vino
e liquori, si possono fare soltanto congetture.
Al tempo di Hafez quindi il vino non era affatto proibito e il poeta
poteva decantarlo tranquillamente nelle sue poesie. La sua citt, Shi-
raz, era anzi famosa proprio per il vino, che aveva addirittura risonan-
za internazionale - e lha avuta fino a non molto tempo fa, come for-
se qualcuno ancora ricorda. Si dice addirittura che quello di Shiraz sia
il vino pi antico del mondo: 7000 anni. E la citt se ne sempre fat-
ta vanto. Ne fanno fede alcune giare dellet achemenide scoperte nei
dintorni della citt. Il vino di Shiraz si ricavava da vitigni a bacca rossa,
era rosso rubino con sfumature violacee e aveva un profumo intenso
e fruttato. Oggi tale vitigno si coltiva in tutto il territorio vinicolo mon-
diale (da noi, in Sicilia) ma non ce n traccia nella sua patria persiana:
tutti i vitigni sarebbero stati estirpati. Per altro in Iran si trova dellot-
tima uva, ma la si mangia come frutto, non la si usa per vinificare.
I componimenti di Hafez si chiamano ghazal e il libro che le racco-
glie si chiama Divan, ovvero raccolta. Di ghazal di Hafez se ne conosco-
no circa 500. Ne riporto alcuni versi
1
:
Bere vino e gioire nascosti a che vale? Oh, lagire infondato!
Nei ranghi entrammo di gioia ribelle, e sia quel che sia!
Sciogli il nodo che serra il tuo cuore, e dimentica il cielo:
mai lo sciolse, quel nodo, pensante geometra alcuno.
Del rivolgimento dei tempi tu non ti stupire: la ruota celeste
Conserva in gran copia il ricordo di simili fole.
Con grazia gentile tu afferra la coppa, ch quella plasmata
dei vasi dargilla regali dinnumeri principi antichi
1 Traggo i versi dal libro: Hafez: Ottanta canzoni, a cura di Stefano Pell, Einaudi
Editore 2008
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E ancora:
Se in te non mi rifugio, non so di rifugio nessuno.
No, se non presso di te, io non so dove al mondo posare.
E se il nemico mi assalta, son lesto a gettare lo scudo:
io non voglio sentir che si narri daltra arma che il pianto.
Perch mai da taverne e da vino distoglier lo sguardo?
Al mondo non so daltre strade pi adatte a me.
Dar il tempo alle fiamme il raccolto di questa mia vita?
Oh, bruci pure, ch nulla sar pi dun fuoco di paglia.
Ed ecco una poesia che parla damore:
Avr mai le tue labbra, avr mai la tua bocca? dissi.
Le tue labbra richiedono tutto il tributo dEgitto!
questo uno scambio, rispose, in cui non perdita alcuna.
Qualcuno mai, dissi, raggiunse codesta tua bocca minuta?
Beati quelli, rispose, che rendono un cuore felice.
Ma quale dissi, vantaggio al Maestro, da labbra s dolci?
Con i baci soavi, rispose, lo rendono giovane sempre!
Quando, dissi, il signore raggiunge la stanza nuziale?
Solo quando, rispose, la luna sar insieme a Giove congiunta.
Fortuna, dissi, invocargli, ecco lunico ufficio di questo poeta!
uninvocazione, rispose, che cantano gli angeli in cielo!
A lungo Hafez stato uno sconosciuto in Occidente, per mancanza di
traduzioni. Fu soltanto allinizio dellOttocento che una scelta dei suoi
canti apparve per la prima volta in lingua tedesca. Volle il caso che
il testo apparisse nel 1812 presso Cotta, storico editore di Goethe, il
quale ne invi subito copia al poeta che ne rimase incantato e addirit-
tura riconobbe vari paralleli tra la sua vita e quella di Hafez: il rappor-
to con la corte e la nobilt (Goethe era ministro del duca di Weimar),
il legame con la natura, il vino e lamore, la diffidenza nei confronti di
chi era troppo zelante in politica e religione: perfino nel suo storico in-
contro con Napoleone, che gli tribut grandi onori, Goethe vide un pa-
rallelo dellincontro di Hafez con Tamerlano. Per meglio conoscere il
mondo del poeta persiano Goethe lesse tutta la letteratura disponibi-
le sullOriente; attraverso queste letture speriment una nuova fase
creativa (era nato nel 1749 e aveva quindi allepoca pi di sessantan-
ni) che lo port a comporre una serie di bellissime poesie centrate sui
temi di Hafez, che raccolse in quello che chiam il Divano orientale/oc-
cidentale.
Altro grande estimatore del poeta persiano fu Ralph Waldo Emerson
(1803-1882), poeta, filosofo e saggista statunitense, che lo conobbe da
traduzioni tedesche e testimoni il suo entusiasmo nei Persian Essays.
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Le grandiose rovine di Persepoli.
La Tomba rupestre di Dario a Persepoli.

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