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Rivista Italiana di Teosofia ANNO LXX N. 7, LUGLIO 2014 Sul senso generativo dell’Agapé ANDREA BRAGGIO a parola ebraica aheb include pitt si I gnificati — dall’amore sacro a quello profano, da quello casto a quello piit sensuale, dalla semplice amicizia alla familiare ~ e viene tradotta nella versione dei Settanta con il sostantivo agape, in latino con caritas. Lontano dall essere semplice elemosina, dallimmagine della moneta che “tintinna nella ciotola del mendicante’, il termine carita esprime la potenza e la ricchezza dell'amore evangelico come fonte inesauribile di risposta sul senso conereto dell’esistere. Nella vita associata, la funzione solitamente riconosciuta alla cariti, spesso percepita come no, & di interve- nire in modo surrogatorio a favore di emargi- nati, disabili, disadattati, sfruttati ece. Liinter- vento caritativo dovrebbe portare loro qualche “sollievo” che, senza intaccare le radici del male sociale, rende questo pid tollerabile e impedi- sce che Fassetto sociale esistente sia messo in discussione in modo serio. La cariti cristiana & dunque considerata nella societa odierna nella sua funzione esclusivamente subalterna € tem- poranea, quando rappresenta invece la costan- te provocazione al ribaltamento dell’attuale for- i razionalizzazione della vita associata. Nel sentimento di benevolo altruis ridursi a elemosina finisce, invece, per apparire giustificatrice dei privilegi dei ricchi di questo ‘mondo o di provocare una certa repulsione per lo scarso rilievo attribuitole dalla grettezza € ignoranza dei pi. Nell'epistolario paolino, il termine carta indica un amore nobile, scevro da sensualita 0 a sregolatezza, che include ¢ oltrepassa la sensi- bilita. Niente a che vedere con I ers/ edn (amo- re/amare), ciog 'amore passionale ed erotico, anche declinabile come sexs nel livello imensione peraltro normale nel vissuto di un ‘giudeo osservante di indirizzo farisaico com’é Paolo, destinato a sposarsi all’eta prevista. Gra zie a questo amore i coniugi possono unit tuna sola carne (Gen 2, 24) e generare una nuo- va vita. Paolo non pud esimersi dal suggerirlo qualora non si riesca a tendere a quella via pit vasta e profonda ~ ma assai pit impegnativa — espressa dal termine agape (1 Cor 7). Da Inizia- to € conoscitore dei pericoli del Sentiero, egli consiglia un tipo di condotta (achara) che favo- risce la erescta dell’ uomo nuovo rigenerato nel Cristo (Rm 6, 15), tenendo conto delle diverse attitu- ini di ciascuno, allinterno perd di un quadro che privilegia un robusto brahmacarya. Lagapée non pud non richiedere la trasformazione del desiderioin aspirazionee la mobilitazione di tutte le proprie forze in vista del pitt alto obiettivo. E inscindibile da virya, termine sanscrito che combina in se stesso 'energia, la determina zone, il coraggio e la volonta indomabile che si apre a forza la Via, assieme al rfiuto degti allettamenti ingannevoli della vita mondana «degli effimeri piaceri dellesistenza. Un vero Irahmacari riconosce il divino in ogni creatura, @al tempo stesso padre e madre per ogni essere, porto sicuro per tutti quelli che si rivolgono a Iui, lo seguono e prendono ad esempio. Colti- vare il brahmacarya significa coltivare quel senso i generativita che ci rende pienamente umani, del gap, cio’ bisognosi di essere generati per giungere noi stessi e di generare a nostra a volta, di ri cevere il bene da altri € di donarlo a propria volta, Essere generativi non significa solo dare alla luce dei figli ma, come prima cosa, essere grembo ospitale per la vita degli altri e custodi re. sponsabili delle relazioni che faecia La generativita ha for con Iavere cura dell'uomo affinché il desiderio. sgami con l'educare, cioe di infinito iscritto nel suo cuore venga risvegli toe fatto crescere. I discepoli del Cristo avevano abbandonato tutto per seguirLo, avevano mes- so la loro vita nelle Sue mani per essere edueati € Lui era diventato per loro grembo ospitalee cu: stode responsabile. Per molti autor il brahmacarya consiste solo ed esclusivamente nel controllo degli organi della generazione. celibato, dimenticando Vorigine etimologica di questo termine sa pratico di ri-or volte. Esistono discordanze di opini ‘0, i suo’ significati il lavoro -ntamento delle energie coin- al modo di intendere ¢ vivere il brahmacarya, divergenze favorite anche dal fatto che ai piedi dello stesso Maestro siedono sia discepoli laici sia discepoli consacrati. E non @ da eseludere ena. forma conviviale basata su sentimento della cart. che un padre di famiglia sia pitt vicino allideale del brahmacaririspetto a uno swami, Per questo motivo pud essere utile gettare un po’ di luce sulla questione rileggendo la Regola 11 riferi- ta alla prima Iniziazione che il Maestro Djwal Khul commenta nel capitolo XIX dell’opera Iniziazione Umana e Solare. In linea generale, un vero brakmacari ha si rificato la lussuria ¢ la dissolutezza sul fuoco det o sforzo ardente,facendo della purezza nel pen- siero, nelle parole e nelle azioni lo scudo ¢ la spada con i quali si difende in battaglia, Negli Yoga Siatra di Patanjali leggiamo che “dalla pres a mentale nasee la pure del sata, Vatteggiamen- 10 lito e amorevole, la concentrazione, it contollo dei sensie la capacit della visione det $é". La mancata conoscenza dei pericoli del Sentiero, ass ‘a un approccio sbrigativo e superficiale, porta spesso a dimenticare che un discepolo ha asso- luto bisogno della forte protezione della purez- za (Sauea), cio’ di moventi dellagire puri, ¢ pi purificati e aspirazione elevata, conseguibili mediante il dominio di si continenza, la dicta vegeta al servizio. Al discepolo & chiesto di diventare dambino nel senso evangelico (Mc 18, 3), per Vequilibrio, la giusta nna e la devozione

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