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Proviamo compassione per i bambini


REDAZIONE 3 LUGLIO 2014 1
Proviamo
compassione per i
bambini
Di Chris Hedges
1 Luglio 2014
Per gli Stati Uniti le guerre in Iraq e in Afghanistan saranno presto finite. Ci lasceremo alle spalle, dopo le nostre
sconfitte, disastri e morte, il contagio della violenza e dellodio, dolore senza fine e milioni di bambini che sono
stati trattati brutalmente, e derubati della loro infanzia. Gli americani che non hanno sofferto dimenticheranno. Le
persone menomate fisicamente o psicologicamente dalla violenza, specialmente i bambini iracheni e afgani, non
ne verranno mai fuori. Il tempo e la memoria giocheranno i loro soliti scherzi. Coloro che hanno sopportato la
guerra cominceranno a chiedersi ad anni di distanza da adesso, che cosa stato vero e che cosa non lo stato.
Coloro che non hanno assaggiato il veleno nocivo della guerra, smetteranno del tutto di farsi quella domanda.
Gioved scorso, nel pomeriggio, ero seduto in una piccola sala per conferenze allUniversit del Massachusetts di
Boston con i reduci di guerra statunitensi della guerra in Iraq, uno della guerra del Vietnam insieme a un
Somalo che era cresciuto tra i brutali combattimenti di Mogadiscio. Tutti sono poeti o scrittori. Erano l per
partecipare a un seminario per scrittori sponsorizzato dallIstituto per lo Studio della guerra e per le Conseguenze
sociali che ne derivano. Sono le loro voci e quelle dei loro commilitoni che devono essere ascoltate ora e nel
futuro, se dobbiamo frenare la nostra brama di impero e la concupiscenza di violenza industriale. La verit
sulla guerra viene fuori, ma sempre troppo tardi. E quando oramai i tamburi iniziano a battere, le bandiere a
sventolare, e i politici e la stampa a respirare con affanno, mentre gridano il lori ipocriti discorsi nazionalisti,
ancora una volta abbiamo dimenticato che cosa abbiamo appreso, come se le debacle del passato non avessero
alcuna rilevanza per quelle del futuro.
Joshua Morgan Folmar, di 29 anni, un reduce barbuto dellAlabama del Corpo dei Marine, che ha partecipato a
200 uscite per combattimenro in Iraq, era seduto vicino a me. Mi ha dato la sua poesia: Contemplare il delirio
sulla linea ferroviaria per lest che porta a Boston. Comincia cos:
Forse sono un cadavere che cammina, o forse sono in coma
in Germania, o al Walter Reed * succhiando il pasto pronte da mangiare
da tubi di plastica, mentre dei bambini ad Hadita raccolgono schegge
di ossa dellesplosione e le barattano come carte da gioco in cambio di cioccolata.
La mia testa penzola sulla finestra: la faccia che riflette arti
spezzati e acqua stagnante, che si confonde con il vetro di sicurezza del treno, graffiato. E da qualche parte l
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fuori c la mia ultima pattuglia di combattimento. E da qualche parte l fuori i miei amici morti aspettano
Brian Turner, di 47 anni, che era sergente e capo di un reparto di artiglieria nella Terza brigata Stryker in Iraq nel
2003 e nel 2004, ha scritto delle poesie su un piccolo taccuino che portava con s quando era l. Sono state
pubblicate in una raccolta intitolata Here, Bullet [Qui, pallottola] (Alice James Books). Un lamento, intitolato
Ashbah una translitterazione della parola araba che significa fantasma, dice:
I fantasmi dei soldati americani
vagano di notte nelle strade di Balad,
non sicuri della strada per casa, esausti,
il vento del deserto soffiando solleva spazzatura
lungo gli stretti vicoli come una voce
che risuona dal minareto, un richiamo appassionato
che ricorda loro quanto siano soli,
quanto siano sperduti. E i morti iracheni
osservano in silenzio dai tetti
mentre palme da datteri sono in fila sulla spiaggia come silhouette
che si inclinano verso la Mecca quando soffia il vento dellalba.
Nessuno di questi reduci a suo agio in America. Non lo saranno mai.
Vivo in un paese che cos ricco che possiamo fare le guerre e non dobbiamo pensarci, ha detto Turner. E una
patologia che ci stata tramandata di generazione in generazione. Parliamo dei nostri soldati. Usiamo parole
come eroismo. Ma quando cominceremo a preoccuparci delle persone i cui nomi sono difficili da pronunciare?
Lelenco delle persone morte cos enorme. Come faccio a scrivere delle cose su di loro e a condividerle in un
paese che non vuole sentirle? Vogliamo racconti che siano facili e completi , racconti che possiamo tenere in
considerazione. Vogliamo guerre che siano registrate nel modo in cui le ricordano gli storici o le persone che
fanno le lapidi nei cimiteri. Ci danno linizio, la durata e la fine della guerra.-Ma per chi di noi stato in guerra,
essa non finisce. Se si parla con mio nonno a Fresno, in California, in qualche momento del giorno ci si trover
alla davanti alla II Guerra Mondiale.
Il combattere porta con s il trauma per coloro infliggono la violenza e anche per chi la soffre. Vedete molti
combattimenti e il trauma grave. Ma il peggior trauma spesso causato non da quello a cui i reduci dei
combattimenti hanno assistito, ma da quello che hanno fatto. I ricordi pi sconvolgenti di solito riguardano i
bambini. La guerra crea gruppi di scugnizzi di strada poveri, stracciati, sporchi. Le bande vagano ai margini di un
conflitto, cercando qualcosa da mangiare. Raccolgono cose nei mucchi di spazzatura. Sono in fila ai bordi delle
strade chiedendo ai convogli lelemosina di cibo o cioccolata. Tentano di vendere pochi patetici articoli per avere
un po di soldi. In Iraq offrivano freaky (cose strane) alle truppe americane una parola in slang che indica i video
porno europei, il whiskey o leroina (Turner ha detto che dubitava ci fosse eroina nei pacchetti). I bambini vivevano
nella paura. Hanno visto i loro genitori, fratelli e sorelle e nonni umiliati pubblicamente dalle truppe di occupazione.
Tremavano per il terrore durante gli assalti notturni quando i soldati buttavano gi a calci le porte delle loro case e
li ammassavano insieme alle loro famiglie nelle stanze dove erano obbligati a sedersi, delle volte per ore, con le
braccia legate dietro alla schiena con lacci di plastica. Guardavano stancamente i droni che volteggiavano in alto
giorno e notte, mai sicuri di quando la morte sarebbe scesa gi dal cielo. Hanno visto i fratelli e i padri uccisi.
Sognavano di diventare grandi per vendicare le loro morti.
I bambini tiravano sassi ai convogli o alle pattuglie. Facevano da vedette per gli insorti e a volte portavano armi
automatiche. E nel lungo incubo di una guerra di occupazione, dove ogni afgano o iracheno fuori del perimetro di
una base, veniva considerato come il nemico, non ci voluto molto perch i bambini diventassero obiettivi. I
soldati e i marine spesso tiravano le bottiglie che usavano per urinare nei loro veicoli, ai bambini che chiedevano
lacqua lungo la strada.
Folmar ha detto che a volte i bambini sparavano con fucili a aria compressa alle sue pattuglie. Gli americani non
erano in grado di dire se questi erano fucili giocattolo oppure veri ed effettuavano delle confische per evitare
uccisioni.
Andavamo dai proprietari dei negozi per dire: Per favore non vendetele, , ha detto. Un giorno questo ragazzino
esce fuori e ci spara. Noi urliamo Ehi! e questo lo spaventa. Gli prendiamo larma dalle mani. Il padre arriva. Sta
cercando di comprendere che cosa sta succedendo. Non abbiamo un interprete. Ero un radio operatore e di solito
stavo seduto vicino al capo del mio plotone, e quindi dovevo essere il traduttore arabo, il che era unironia perch
avevo soltanto un paio di settimane di pratica della lingua. Con dei gesti delle mani e un poco di arabo ho cercato
di spiegare al padre perch avevamo dovuto togliergli questo fucile. Non volevamo che questo ragazzo morisse.
Se fosse stato buio, non avremmo saputo se era un fucile ad aria compressa o no. Il padre non capiva e non
gliene faccio una colpa. Sapevo un arabo del cavolo. Il capo del mio plotone era esausto. Ha tirato fuori la sua
pistola dordinanza M9 e lha messa davanti alla faccia del padre. Ha detto: Capisci questo?
I bambini lanciavano sassi contri i parabrezza dei camion che passavano. Era un problema costante che ha fatto
s che alcuni soldati statunitensi replicassero facendo fuoco con munizioni vere.
I ragazzini correvano fuori e ci tiravano dei sassi, ha detto Turner. Andavamo a 56/65 km. allora. Una pietra ti
colpisce cos e ti pu danneggiare per tutta la vita. Uno di quei ragazzi ha fatto a pezzi il parabrezza di uno dei
camion per le merci. Si piegato in due, si capovolto e lautista morto in circa 90 secondi. Mi ricordo di aver
sentito alla radio qualcuno dei superiori che diceva: Siete autorizzati a sparare ai bambini.
La natura schizofrenica della guerra significava che in alcuni giorni si doveva andare in cerca dei bambini, e in altri
si dovevano minacciare. I bambini non sapevano mai come avrebbero reagito le truppe.
Le regole di ingaggio cambiavano di continuo, ha detto Folmar. Alcuni giorni la regola era di sparare a qualsiasi
cosa si vedesse. Poi avrebbe riguardato i cuori e le menti: distribuire cioccolata. Dare materiali alle scuole che
venivano ridotte in pezzi dalle esplosioni. Portavamo caramelle. Poi, la settimana dopo, i bambini gridavano:
Cioccolata! Cioccolata ! e ci dicevano di tenerli a distanza.
Eravamo in perlustrazione e sono stato colpito alla testa da una pietra, ha detto Folmar. Il padre viene fuori dal
nulla e inizia a picchiare con violenza questo bambino. Ci siamo messi tutti a ridere. Pi tardi, per, ho pensato:
che mondo quello in cui viviamo dove un padre pesta di brutto suo figlio? In parte era per rispetto. Ma era
anche perch si rendeva conto che il proprio figlio poteva venire ucciso per aver lanciato una pietra.
Cera questo punto da dove abbiamo davvero cominciato, non voglio dire quello di odiare i bambini, ma eravamo
esasperati, ha detto Folmar, che ha messo in rilievo il fatto che non ha mai visto gli americani uccidere dei
bambini durante la sua missione. Eravamo diventati cinici. C stato un momento in cui ci rendevamo conto di
essere impantanati, che quello che facevamo era soltanto creare una nuova generazione in cui ci sarebbe stato
odio reciproco. Non si mai arrivati al punto in cui chiunque nella mia unit dicesse: ammazziamoli e basta, ma
c stato un momento in cui tutti abbiamo pensato: Che senso ha? Li stavamo facendo diventare furiosi. Ci
odieranno. E questo destinato a continuare.
Folmar ha detto che quando le truppe statunitensi ispezionavano i camion ai posti di controllo, molti dei veicoli
trasportavano cadaveri per seppellirli e non era raro vedere cadaveri di bambini. Era una cosa normale.
La guerra in Vietnam aveva molte delle stesse dinamiche, con laggiunta di abusi sessuali su migliaia di bambine
che riempivano i bordelli che spuntavano al di fuori delle enormi basi militari e in citt come Saigon. George
Kovach, di 66 anni, il terzo reduce di guerra nel nostro gruppo di gioved scorso, era stato ferito in Vietnam con
un amico della sua unit. Quando sono stati evacuati in elicottero il suo amico gli morto accanto. Quaranta anni
dopo, dice che sta ancora difendendosi dalla depressione e da pensieri di suicidio.
Ricordo soldati che lanciavano lattine di razioni C sulla testa dei bambini so di averlo fatto, e talvolta era anche
peggio, ha detto. Cerano un sacco di bambini che seguivano i militari. In Vietnam questi bambini ci segnalavano
[ai Viet Cong]. Quando andavamo in perlustrazione eravamo sempre preoccupati che i bambini avrebbero riferito i
nostri spostamenti.
Le persone che portano armi e che viaggiano con unit armate hanno il terribile potere divino di umiliare, di
chiedere obbedienza immediata e indiscutibile e di uccidere. Coloro che non hanno armi vivono in uno stato di
terrore inarrestabile e di impotenza. Coloro che non hanno potere, spesso cercano di diventare invisibili, evitando
il contatto con i gruppi di assassini che hanno molte teste come lIdra, che vagano nello scenario e che parlano
con il linguaggio della violenza.
Boyah J. Farah, di 36 anni, aveva sopportato la guerra in Somalia da ragazzo, insieme a sua madre. Era il pi
grande di 5 fratelli. Durante il nostro incontro di Boston, ascoltava in silenzio alle storie dei militari reduci,
ricordando, diceva, che cosa voleva dire stare dallaltro lato della barricata. Ha citato un proverbio africano:
Quando gli elefanti lottano tra di loro, lerba che ne soffre
La milizia di solito entrava in citt e prendeva ogni cosa, ha detto Farah. Poi quella milizia veniva sconfitta. Una
nuova milizia sarebbe entrata. Ogni milizia che arrivava aveva fame, era fame di rubare, fame di stuprare.
Prendevano ogni cosa, compresa una piccola quantit di riso. Se cera cibo sul focolare, lo prendevano. Appena
pensavate di esservi abituati, comparivano nuove milizie.
Turner si rivolto a Farah. Di solito entravo dando calci alle porte di casa della gente, gli ho detto. Il mio
compito era di compiere assalti notturni una notte dopo laltra. Ora mi faccio delle domande su questo. E per me
difficile scrivere su questo. Posso scrivere come si fa a dare calci a una porta. Ma mi faccio delle domande sui
bambini che erano in alcune di quelle case. Quando la guerra finita vi sentite a vostro agio nella vostra casa? Vi
sentite al sicuro?
Farah ha scosso la testa. Una volta che si avuta quella esperienza, questa non se ne va pi, ha risposto. E
come lesperienza che si fa [in combattimento]. Sono arrivato qui [negli Stati Uniti] nel 1993. Non mi sento mai
del tutto sicuro. Non mi sono mai abituato al Quattro Luglio. Non appena sento il rumore degli scoppi [dei fuochi
dartificio] la guerra ritorna. Perfino una porta che sbatte me la riporta indietro.
Sono scappato, ha detto Farah. Sono riuscito ad avere uneducazione. Sono venuto in un paese tranquillo. Ma
la maggior parte dei miei amici non ce lhanno fatta ad arrivare in un paese tranquillo. Loro sono rimasti indietro
coloro che erano rimasti l hanno vissuto soltanto per la vendetta. Quando ero in un campo profughi in Kenya, ho
sentito un mio amico, il cui padre era stato ucciso, pregare ad alta voce dicendo: Dio, non so che cosa hai
programmato per me, ma torner e uccider 100uomini. Aveva 16 o17 anni. Sono sicuro che ritornato. Sono
sicuro che ha ucciso. Dubito che sia vivo.
Nulla di questo quello che questi reduci o i bambini volevano. Volevano e continuano a volere ci per cui sono
stati creati: lamore. E la battaglia con i demoni della guerra la battaglia che riporta a ci che sacro e sano
nella vita. Alcuni ce la faranno. Molti altri no.
La cosa pi difficile su cui scrivere lamore, ha detto Turner. D limpressione di una cosa sdolcinata.
Lincapacit di scrivere di amore una parte della patologia della guerra. Scrivere sulla guerra facile. La guerra
causa dipendenza. Sono spinto verso quel tipo di esperienza frenetica. Per quello che voglio lamore. Voglio
scrivere delle poesie per mia moglie, ma quando ci provo non sono belle.
Folmar ha espresso un pensiero analogo. Capisco la violenza, ha detto. La posso trasferire su una pagina.
Posso farlo bene. Ma non riesco a farlo con lamore. Come si pu pensare che scriva sullamore, specialmente
quando ho queste altre cose di cui scrivere? Mia moglie mi ha domandato: Scrivi tutte queste cose tristi.
Quando scriverai di me? Devo prima tirare fuori laltra roba. Spero che ci riuscir. Spero che cos tutto questo se
ne andr.
*E un Centro Medico Militare negli Stati Uniti.
Da: Z Net Lo spirito della resistenza vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znet/article/pity-the-children
Originale: Truthdig
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione 2014 ZNET Italy Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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