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REGIONE LOMBARDIA VIII LEGISLATURA

CONSIGLIO REGIONALE ATTI 13440

PROGETTO DI LEGGE N. 0354

di iniziativa dei Consiglieri


Cipriano, Squassina A.
________

Misure per favorire l’accesso dei giovani all’alloggio in locazione

PRESENTATO IL 06/11/2008

ASSEGNATO IN DATA 11/11/2008

ALLA COMMISSIONE REFERENTE V

CONSULTIVE I
RELAZIONE

Il Progetto di legge è mirato a favorire l’accesso dei giovani all’alloggio in locazione.


Le politiche regionali di sostegno nel campo del mercato privato delle abitazioni sono state finora orientate
nell’ambito delle scelte dell’acquisto, da un lato, e, dall’altro, all’erogazione di contributi per l’affitto a favore
di famiglie in condizioni di difficoltà economiche (FSA). In entrambi i casi, gli interventi regionali si sono
rivolti alla popolazione nel suo insieme, senza una articolazione capace di cogliere specifiche situazioni in un
corpo sociale, invece, assai differenziato.
Molto diverse sono infatti le situazioni che anche in Lombardia maturano e assumono l’aspetto di snodi cruciali
per la stessa evoluzione della società lombarda.
Ci sono dunque ragioni pregnanti per attivare politiche capaci di intervenire in modo più “fine”, tenendo conto
non tanto di esigenze – pur pressanti e socialmente rilevanti – di uno specifico momento, quanto di esigenze e
possibilità di sviluppo di più lungo respiro.

Il punto focale della presente proposta è infatti avviare, a partire dal problema dell’abitazione, una politica per
la promozione di scelte autonome di vita.
Con questo provvedimento si vuole intervenire sulle condizioni di autonomia e di ampliamento delle possibilità
di scelta perché i giovani possano iniziare a costruire i propri progetti di vita, personale e di coppia. Da un lato,
si tratta di attivare strumenti che permettano di avviare una vita autonoma anche in assenza di disponibilità
economiche delle famiglie di provenienza: si tratta di intervenire per colmare un eventuale divario, per cui
condizioni casuali (come qualcuno la chiama, la “roulette della nascita”) diventano ostacoli insormontabili a
causa delle ingiustizie e delle inefficienze del mercato dell’abitazione. Dall’altro, si intende facilitare lo
stabilirsi in Lombardia per ragioni di lavoro e studio, proprio per rendere possibile che la concentrazione di
opportunità economiche e formative che in Lombardia si è venuta realizzando possa attirare continuativamente
nuove forze e capacità, dall’Italia ed anche dall’estero. Dall’altro ancora, si interviene sulla condizione di avvio
di una vita autonoma e si apre così una scommessa virtuosa che fa leva sulle risorse delle persone: un atto di
fiducia e di investimento per il futuro di tutti e non solo degli specifici soggetti beneficiari. Quest’ultimo
argomento ha un rapporto stretto con l’esigenza di rimettere in movimento una società che appare sempre più
bloccata, in una sorta di fermo-immagine al nastro di partenza, in cui la grande maggioranza nemmeno riesce a
partire.

In secondo luogo: la scelta – ma è dubbio, alla luce di quanto fin qui sostenuto, che si tratti davvero di scelta,
nel senso di autonomia e libertà che tale termine implica – dell’acquisto della casa produce elementi di rigidità
e, sotto alcuni profili, di irreversibilità che devono avviare una riflessione critica più matura e decisamente
spostata verso la definizione di politiche di medio-lungo periodo.
Vi sono almeno tre aspetti fortemente problematici. Il primo è la pressione continua per il consumo del suolo
libero: la lievitazione del costo della casa nelle aree storicamente (e robustamente) urbanizzate spinge
progressivamente verso la corona più esterna, in vista di costi di costruzione inferiori ed anche per il mito della
tranquillità fuori dalle convulsioni delle città maggiori (anche se si continua a trascurare l’effetto negativo sulla
qualità della vita dovuto al pendolarismo sempre più accentuato). Il secondo è il continuo processo di
svuotamento di residenti delle città, con effetti non solo sulla loro consistenza fisica ma anche sul loro profilo
generale, come luoghi di cultura ed istruzione diffuse, e la tendenziale trasformazione in luoghi “usa e fuggi”: si
pensi, per fare un esempio, alle conseguenze sociali e psicologiche di intere aree e quartieri che si svuotano al
termine delle attività di lavoro, studio o servizio che ospitano. Il terzo è quello del progressivo invecchiamento
della popolazione residente e della modificazione della composizione sociale: se le due piramidi cambiano e si
irrigidiscono, muta la natura stessa delle città e, in particolare, si allarga il fossato tra chi le utilizza e chi vi
abita.

In terzo luogo, si è venuta addensando una vera e propria emergenza economica: il livello del mercato
dell’affitto, in particolare nell’area metropolitana milanese ma in generale nei capoluogo di provincia, è da
tempo lievitato ben oltre le possibilità di equilibrio economico di quanti vorrebbero trovare così soluzione al
problema dell’abitazione. Il segnale più rilevante è certo costituito dal fatto che le famiglie si caricano – e
spesso addirittura sovraccaricano – di impegni a lunga e lunghissima scadenza, dal momento che l’onere per
l’affitto è della stessa dimensione dell’onere per il mutuo. Questo meccanismo, però, se è vero che aumenta la
patrimonializzazione, al tempo stesso contiene in sé la spirale perversa del rialzo continuo e parallelo delle due
possibilità di scelta: vediamo, addirittura su scala globale, quali siano – in prospettiva estrema – i rischi di
crollo della “bolla del mattone”, dell’accumulo di insolvenze, dei mutui cosiddetti subprime e dei derivati-
spazzatura.

Vanno considerati due ulteriori aspetti del problema. C’è la questione proposta da una evoluzione – almeno
teorica – della società attuale che chiede disponibilità a muoversi, nel corso della vita personale, lavorativa, di
formazione. Per molti, anzi, più che una disponibilità questo è un valore in sé: ragione di più per iniziare a
mettere in moto meccanismi che non cristallizzino all’eccesso in un determinato territorio valori – sia
economici che di relazione – tali da controbilanciare le spinte positive o le vere e proprie occasioni legate al
trasferimento. E vi è, da ultimo, l’obiettivo di promuovere una modificazione del rapporto tra domanda ed
offerta, da molti anni assolutamente squilibrato. Certo occorre un certo lasso di tempo per fare sì che si
dispieghino gli effetti desiderati. Il contributo, infatti, è uno strumento che permette di sostenere le difficoltà
economiche dei soggetti interessati ma, intervenendo sul lato della domanda, di per sé non produce effetti
modificativi sulla offerta di alloggi in affitto. La combinazione di questo provvedimento con altri di natura
fiscale – oggetto della legislazione nazionale – e con quelli relativi alla politica urbanistica e della casa possono
progressivamente mutare le condizioni di contesto e correggere le distorsioni – non più accettabili – di un
mercato particolarmente inefficiente.

Il PdL consta di 6 articoli.

L’art. 1 esplicita l’obiettivo della legge di contribuire a rendere sostenibili i canoni di mercato degli alloggi in
affitto.

L’art. 2 definisce i requisiti dei soggetti beneficiari – giovani tra i 22 e i 30 anni con reddito non superiore a
23.000 euro Isee-Erp, senza diritti reali su altro tipo di alloggio. Il contributo è indicato nella misura mensile
massima di 200 euro e per una durata massima di 4 anni. Sono poi indicate le tipologie degli alloggi il cui
affitto dà diritto al contributo e la modulazione dei livello di reddito nel caso la richiesta venga fatta da coppie
di giovani.

L’art. 3 prevede che la Regione e i Comuni stabiliscano intese operative per determinare una diminuzione
dell’Ici a carico dei proprietari degli alloggi dati in affitto nell’ambito della applicazione della presente legge,
compensando a carico del bilancio regionale la diminuzione di gettito.

L’art. 4 rimanda al bando la definizione delle modalità di accesso al contributo, la precisazione delle modalità
di verifica e controllo, facendo esplicito riferimento alla possibilità di differenziare il contributo in base alle
condizioni territoriali ed economiche, non uniformi nella regione. Data la complessità dell’intervento e la
necessità di verificare gli effetti anche sotto il profilo delle implicazioni “di sistema”, è previsto, in prima
applicazione, che la commissione consiliare competente esprima parere obbligatorio sul testo del bando e che
dopo il primo anno di attuazione del provvedimento ne esamini i risultati, anche per ricorrere – in quell’anno
medesimo o nei successivi – alla analisi di valutazione attraverso una specifica missione.

L’art. 5 rimanda la disposizione finanziaria alla valutazione in sede di legge di bilancio.


Art. 1 (Oggetto)

1. La presente legge persegue l’obiettivo di aiutare i giovani o nuclei di giovani con limitate disponibilità
di reddito a sostenere i canoni di mercato degli alloggi in locazione.

Art. 2 (Beneficiari)

1. A partire dal 1°gennaio 2009, la Regione corrisponderà un contributo mensile massimo di 200 euro per
un massimo di 4 anni per giovani tra 22 e 30 anni con un reddito non superiore a 23.000 euro,
determinato con il metodo ISEE-ERP.
2. I soggetti interessati, residenti o domiciliati per ragioni di convivenza, di lavoro o di studio in un
comune della Regione Lombardia, dovranno essere in possesso di un regolare contratto di locazione
registrato per un alloggio non superiore a mq. 70 e compreso nelle categorie catastali A/2, A/3, A/4,
A/5; non dovranno, inoltre, essere titolari
- di diritti reali di godimento relativi ad alloggio adeguato alle esigenze proprie o del nucleo, in
qualsiasi località;
- di assegnazione in alloggi di edilizia residenziale pubblica;
- di assegnazione di alloggio in cooperativa edilizia a proprietà indivisa.
3. Nel caso la richiesta di contributo provenga da coppie di giovani, i requisiti indicati nei commi 1 e 2,
sono richiesti ad entrambi i componenti. Il limite di reddito è elevato a 28.000 euro. Il diritto al
contributo cessa in caso di superamento del limite di reddito.
4. I requisiti di cui al presente articolo devono essere certificati per ciascun anno della durata del
contributo.

Art. 3 (Ruolo dei Comuni e contributi ai locatori)

1. La Regione stabilisce protocolli d’intesa con i Comuni per determinare le modalità e il livello di
riduzione dell’ICI sugli alloggi dati in locazione ai beneficiari di cui al precedente articolo.
2. La perdita di gettito è compensata dalla Regione a valere sulla dotazione finanziaria della presente
legge.

Art. 4 (Modalità)

1. Il bando, approvato con delibera della Giunta regionale, definisce le modalità di accesso al contributo,
le modalità e i criteri per le verifiche e i controlli, la previsione di applicazione delle clausole di
decadenza, nonché le modalità di erogazione dei contributi. Il bando dispone in particolare la
differenziazione del contributo in base alla
a. classe demografica del comune di abitazione del richiedente;
b. qualità di comune capoluogo di Provincia;
c. collocazione nella area metropolitana;
d. dinamica del livello degli affitti.
2. In sede di prima applicazione, la commissione consiliare competente esprime parere obbligatorio sul
bando di cui al comma 1.
3. Dopo il primo anno di attuazione della presente legge, la Giunta riferisce alla commissione consiliare
competente i risultati ottenuti, al fine di verificare la congruità delle modalità impiegate e degli elementi
di differenziazione di cui al comma 1, anche al fine di attivare una specifica missione valutativa e di
implementare i bandi degli anni successivi.

Art. 5 (Norma finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dalla presente legge si provvede con apposito provvedimento in sede di
approvazione del bilancio regionale, avvalendosi anche di quote destinate alla politica della casa
derivanti dagli stanziamenti previsti nelle leggi finanziarie nazionali.

Art. 6 (Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla data di pubblicazione nel Bollettino Ufficiale
della Regione Lombardia.

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