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Il Restauro

Le complesse operazioni di restauro alle quali stato sottoposto il gruppo scultoreo di San Geniale si sono avvalse dellesperienza e delle competenze di Daniela Del Francia, restauratrice romana che opera nel campo da pi di 25 anni al servizio delle Soprintendenze italiane. Il lavoro, protrattosi per circa due settimane, stato realizzato insieme alla sua equipe ad Ajello nei locali della ex Cappella di San Geniale. Prima di procedere al delicato intervento sono stati soddisfatti tutti gli adempimenti burocratici. - In primis la Ricognizione Canonica delle Reliquie di San Geniale ed il conseguente asporto temporaneo delle suddette dalla scultura, intervento indispensabile per poter procedere al restauro. Con la convocazione da parte di S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe Agostino, Arcivescovo Metropolita di Cosenza, di una Commissione Canonica addetta alla delicata operazione, la Ricognizione avvenuta in sei sessioni nel mese di novembre 2003. - A seguire sono state inoltrate le richieste di autorizzazione agli organi competenti, ovvero allUfficio per i Beni culturali dellArcidiocesi di Cosenza, e alla Soprintendenza per i Beni Artistici di Calabria, che hanno acconsentito allintervento di restauro con regolare autorizzazione rilasciata al Parroco, delegato per la custodia dellopera darte e responsabile della sua conservazione. - In data 22 marzo 2004, a seguito dei primi campioni di pulitura effettuati dalla Restauratrice sul busto di San Geniale, sullangelo e sullurna -reliquiario, la Dott.ssa Rita Iannace della Soprintendenza si recata personalmente ad Ajello in visita ispettiva. Dopo aver preso atto de visu della condizione in cui versava lopera e, analizzati i campioni di descialbatura, concordava con la Restauratrice i parametri di restauro e il fermo convincimento della necessit di riportare alla policromia originaria lopera. - Il 13 aprile principiavano i lavori sulla scultura, riconsegnata alla Comunit il 28 aprile successivo.

Le fasi dellintervento

Stato di conservazione dellopera.

La prima ricognizione compiuta sullo stato della scultura evidenzia un generale stato di fatiscenza, certamente aggravato dalla reiterata esposizione su un ceppo marmoreo che ha favorito laccumulo di polvere, escrementi di mosca e macchie di cera. Numerose le crepe nelle policromie che comunque appaiono pesantemente ridipinte a vernice e porporina. La mano sinistra del Santo presenta vecchi segni di rottura al mignolo e cadute parziali e totali della pellicola pittorica. Langelo che sorregge la corona totalmente privo dellala destra, mentre la sinistra spezzata. Lurna versa in pessime condizioni: oltre alle ridipinture, presenta numerose lacune sulla base e la perdita finanche della preparazione, tanto da mostrare a vista il legno. Le foglie di acanto che abbracciano gli spigoli sono danneggiate e prive dellapice in entrambi i lati. La cornice della base pressoch andata distrutta e resta visibile il legno con numerosi chiodi ribattuti. Si notano un po in tut ta la scultura sporadici fori di tarli.

La Descialbatura.
Il primo intervento realizzato sulla scultura stata la pulitura, eseguita esclusivamente a bisturi per evitare di compromettere le superfici pittoriche originali. Il rilievo delle ridipinture sovrapposte negli anni sul manufatto ha messo in luce almeno due interventi di restauro, oltre a sporadici ritocchi fatti alla bisogna. Lultima ridipintura, effettuata a vernici e porporina, certamente 900esca. Lo studio delle immaginette realizzate negli anni 40 ci ha permesso di riconoscere alcuni particolari che, malgrado la monocromia, risaltavano per effetto della luce, come le stelle in porporina dipinte sul clamidio. Il reperto fotografico ci aiuta, quindi, a porre come termine post quem la prima met del 900. Tale superfetazione ha interessato tutto il modellato ad esclusione dellincarnato, sul quale stato rinvenuta invece una sola, massiccia ridipintura. Il clamidio del Santo era stato ritoccato con uno spesso strato di vernice, data con numerose sbavature ed una deplorevole approssimazione. Il penultimo strato, affiorato sotto lazione esclusiva del bisturi ha portato alla luce un interessante intervento realizzato ad olio di notevole elaborazione che ricopriva lintero modellato. Particolarmente interessante era il trattamento dellincarnato sul quale era stato sovrapposto, prima della ridipintura, uno spesso strato di stucco. Tale operazione consentiva di livellare le scalfitture, le cadute di colore precedenti e garantire una superficie ben levigata. Le estese craclettature dello stucco, dovute allinterazione dellumidit si erano manifestate soprattutto sulla fronte del Santo, maggiormente esposta, durante le processioni, allazione dilavante della pioggia. Il clamidio, invece, era stato completamente rivestito di porporina e decorato con grandi fiori in nero, quasi a voler imitare la pi antica e nobile tecnica dellestofaldo. Trattasi di un genere pittorico di importazione fiammingo-ispanica ampiamente diffuso in Italia durante il 500 e basato sullimpiego di ricche damaschinature a monocromo o in policromia sovrapposte sulla foglia in oro. Lintenzione di chi ha ridipinto la statua era proprio quella di imitarne leffetto, come dimostra anche il trattamento del manto che, dopo essere stato dipinto in rosso venne arricchito con motivi floreali e croci in porporina. Siamo di fronte ad un interessante scelta attuata anche grazie allanalisi della policromia originale che, prima di essere ricoperta, stata tenuta in considerazione per la nuova coloritura. Lautore non ha apposto la firma sulla sua interpretazione pittorica ma certamente la cura impiegata nella ridipintura evidenzia la mano di un maestro valido attivo ad Ajello nel XIX secolo. Sfondato il penultimo strato si giunti alla policromia originaria: numerose sono le lacune presenti sul film pittorico. Le perdite pi vaste si concentrano soprattutto sul viso di San Geniale dove manca lincarnato della fronte e dello zigomo sinistro. Il colore, dato senza preparazione in gesso, stato steso direttamente sul legno per ottenere toni perlati e vividi, ma con il rischio reale di renderne precaria la conservazione. Il clamidio del Santo ha una campitura verde con delicati fiori neri che ritornano stilizzati a forma di crocette sul mantello. I bordi dei vestimenti sono accentuati da un giro di argento dato senza bolo, anchesso molto lacunoso. Langelo presenta la stessa problematica, con due ridipinture sul perizoma, mentre lincarnato, coperto da stucco, lascia intravedere nella pulitura una preparazione di base in arancione chiaro (sigla tipicamente napoletana). La base, oltre agli interventi posticci di colore, presenta un piccolo enigma. Il retro dellurna, infatti, non originale ma una aggiunta in legno di castagno non bene collocabile cronologicamente, probabilmente finalizzata al rinforzo o con lintento di sigillare lo sportello posteriore che dava accesso alle Reliquie. La base, come del resto tutta la scultura, in legno di pioppo, alla quale si innesta la cospicua aggiunta realizzata con colle, perni e chiodi ribattuti. Per questo nella pulitura ci si fermati al penultimo strato in verde scuro visto che la magnifica foglia di argento meccata, comparsa in ultimo, risultava nettamente interrotta laddove avviene linnesto posticcio.

Reintegro degli stucchi e delle policromie.


Terminata la fase di pulitura si proceduto al reintegro delle lacune tramite stuccature in gesso di Bologna e colla di coniglio per riportare a livello le perdite di preparazione pi o meno presenti sulla superficie. Quindi si passati al reintegro pittorico con vernice da restauro reversibile che garantisce un ottimo risultato visivo senza inficiare le policromie originali. Le lacune del viso sono state riportate alle tonalit ancora esistenti, cos come stato fatto per tutte le altre policromie. Il reintegro avvenuto con la tecnica a puntini, cio attraverso una minuta puntinatura a pennello che consente da lontano di godere di una visione unitaria e omogenea del film pittorico. Da vicino, locchio esperto noter invece laccostamento dei colori che per stratificazione raggiunge la tonalit preesistente.

Ricostruzione delle parti mancanti.


Nella normale attuazione del restauro, cos come contemplato dalle normative vigenti, la ricostruzione delle parti mancanti di unopera sconsigliata. Si pu incorrere, infatti, in unarbitraria quanto improbabile aggiunta che ha il sapore di un falso storico piuttosto che di una vera e propria ricostruzione filologica. Leccezione alla regola si impone quando si tratta di opere darte sacra destinate alla fruizione del popolo: esse rappresentano molto spesso limmagine di quella perfezione non soltanto divina, ma anche prettamente umana attraverso le quali la piet popolare trova accesso pi immediato alle realt trascendenti. Per questo, volendo valorizzare laspetto non soltanto artistico ma anche devozionale dellimmagine di San Geniale, si deciso, di comune accordo con lIspettrice della Soprintendenza, di procedere alla ricostruzione delle ali mancanti. Attraverso lingrandimento di unimmaginetta degli anni 40 si potuto ri prendere la foggia dellala di destra, ben visibile e ancora integra. Il rilievo stato poi confrontato con la parte di ala sinistra ancora presente in loco per poterne avere le misure precise, lo spessore e linclinazione esatta. Ottenuto il disegno esatto ed il pi possibile somigliante si trasposto direttamente sul legno di tiglio dove si intagliata ex novo lala destra e la parte mancante di quella sinistra. Rifiniti e carteggiati, i due pezzi sono stati debitamente incollati: lala destra, dotata di incastro a maschio, stata incollata con colla cervione, reversibile e in qualsiasi momento asportabile. Altrettanto accaduto per il pezzo di ala sinistra, rimontato con laiuto di due piccoli perni di acciaio ben dissimulati e incollati con colla cervione. Lurna, invece, compromessa dal tempo e dallusura nei secoli, e stata sottoposta ad un intervento di rafforzamento con incollaggio delle parti lesionate. La base nuova in legno di tiglio stata opportunamente foderata per accogliere la cassetta di plexiglas con le Reliquie. Esternamente, le superfici sono state ripulite e reintegrate le cospicue perdite della foglia dargento meccata.

Conservazione e tutela dellopera darte.


Linestimabile valore artistico della scultura sacra non pu e non deve essere subordinato alle esigenze liturgico-devozionali, anzi. Lopera restaurata merita di essere curata e custodita proprio perch patrimonio vivo e tesoro della Comunit. Per questo si rende necessario usare continue attenzioni verso la statua. Le esigenze cultuali non devono obbligare lesposizione dellimmagine alle intemperie durante le processioni. E vivamente sconsigliato custodirla in luoghi insalubri e soprattutto umidi, dove il colore soggetto a cadute ed il legno alla putrescenza. Si renda, invece, al Patrono una degna dimora che sia testimonianza di devozione fattiva e di decorosa cura nei suoi confronti, cos come la storia ajellese insegna. G. S.

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