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Collana NARRATIVA

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ISBN 978-88-7568-265-1 2007 Editrice Nuovi Autori s.r.l. Via Gaudenzio Ferrari, 14 - 20123 Milano Tel. 02-89409338 - Fax 02-58107048 Internet: http://www.editricenuoviautori.it E-mail: nuoviautori@editricenuoviautori.it

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Salvo Bonvegna

SENSO DI APPARTENENZA

EDITRICE NUOVI AUTORI

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Ai miei figli Diego e Andrea

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Forse tutto vero? O forse tutto inventato, lascio al lettore, il piacere di indossare questo racconto. La violenza e i nomi citati sono tutti veri, ma purtroppo morti. Nel leggere, qualcosa si risveglier nel vostro io e stuzzicher in voi

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PREFAZIONE

Al lettore: Cosa posso dire di Salvo? Uscendo un giorno dallufficio, mia figlia mi passa a prendere per andare a bere un cappuccino. Seduto accanto a noi, sento un signore chiacchierare in Italiano con un suo amico. Cos, come consuetudine in questo paese di immigrati, gli rivolgo la parola e, come per incanto, tra me, quadrato ingegnere e finanziere, e questo Scugnizzo Perbene nasce unintimit istantanea. Subito mi accorgo che luomo ha qualcosa da raccontare; in particolare mi colpisce la sua frase laristocrazia della povert. Gli dico che questa storia potrebbe essere un ottimo soggetto cinematografico. Il suo volto sillumina, ci scambiamo gli indirizzi, e quattro giorni dopo ricevo la prima stesura del manoscritto. Sorpreso da tanta prontezza lo leggo avidamente e subito rimango colpito da due particolari: il primo, losservazione del cosiddetto fattore K, o Killer Instinct, latente in tutti noi, ma materializzato da ciascuno in maniera diversa. Il secondo, la capacit di trasformare un impulso in realt, riuscendo quindi a salvare da unesistenza miserabile 200 bambine thailandesi, sfruttate e maltrattate, per condurle a vita migliore nel Nord Italia. Su questo pensiero desidero concludere citando una frase del mio amico Elie Wiesel: Eppure. Bisogna scommettere sul futuro. Per salvare la vita di un solo bambino, nessuno sforzo superfluo. Far sorridere un vecchio stanco,

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stanco di camminare e di soffrire, vuol dire assolvere un compito esistenziale. Combattere lingiustizia e linfelicit, anche per un solo istante, per una sola vittima, vuol dire inventare una nuova ragione di speranza. New York, Agosto 2007 Ezra Chammah Ezra Chammah cresciuto a Milano, che considera la sua patria culturale, e vive a New York da 30 anni. Presidente, Amministratore delegato nonch socio fondatore di SoccerAge, uno dei pochi siti mondiali in dieci lingue in tempo reale. Presidente di Itafin Inc., societ di investimenti immobiliari e finanziari, attraverso cui ha sviluppato le proprie attivit di consulente ed operatore economico-finanziario in Brasile, Francia, Polonia, Israele, Argentina e Messico. Laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano con specializzazione in Finanza e Controllo presso Insead, parla correttamente sei lingue e ha tradotto le memorie di Elie Wiesel in italiano. Vive e lavora a New York.

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PREMESSA

Daccordo con il mio avvocato mi ero costituito alle autorit giudiziarie per farmi condannare ad una pena massima non superiore ai due anni o tre anni. Fui condannato a 22 mesi e 12 giorni di reclusione.

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LA RECLUSIONE

La cella si apr come ogni giorno alla stessa ora per consegnarmi la spesa ordinata il giorno prima. La mia cella era appartata, in un braccio che non lo sembrava, infatti vi erano solo undici celle. La mia in particolare era quasi vuota. Cos avevo voluto! Vi era lessenziale: n un libro, n un quadro, n unimmagine. Niente! Per estremo tutto larredamento era collocato nella mia mente, come quando uno mette la roba in cantina. Non volevo vedere niente accanto a me. Essendo stato nelle altre celle era come se avessi traslocato tutto quello che avevo visto in un posto, per guardarlo poi con calma. Tenevo appena qualche foglio e una penna. Mi piaceva scrivere e prendere appunti, che poi regolarmente stracciavo, non perch non mi piacessero, ma perch non volevo lasciare tracce. Lo facevo soprattutto per me, perch forse dopo li avrei riletti e mi avrebbero fatto riflettere e questo non mi piaceva.

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BRACCIO 2

Avevo fatto una prima esperienza nel braccio 2. Una breve esperienza di 4 mesi. In una cella con quattro inquilini tra i quali cera un capo di una famiglia mafiosa, che veniva riverito e servito dagli altri, ma da me ignorato. Nella cella mi muovevo in silenzio, avevo capito tutto ci che mi serviva ed ero trasparente tra di loro. Non mi chiedevano che cosa avessi fatto e questo il massimo dellindifferenza per un carcerato. ( la prima cosa che ti chiedono, quando entri in cella.) Comunque, la mia forte personalit era sempre meritevole di rispetto, un rispetto verso la persona e non un rispetto di natura malavitosa o per motivi di appartenenza a qualche famiglia mafiosa. Nel mio caso, quando sei fuori da tutto, sei rispettato perch non sei temuto, sei niente e tutti sono gentili. Diciamo che non ti fanno domande e non ti fanno richieste. Allinizio mi guardavano con indifferenza, senza mai mettermi in difficolt. Una volta, con modo imperativo, il capo, IL BOSS, mi invit a bere un caff. Forse era curioso di conoscere chi fosse il suo nuovo inquilino. (Per chi comanda era un dovere sapere chi c nella propria cella.) Consumammo il caff senza dire una parola, ma penso che si parlasse con i gesti del corpo.

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Ad un certo punto ci fissammo negli occhi, ma quando lui accenn uno sguardo minaccioso, come per dire: Forse non hai capito che qui comando io!, io contrapposi il mio sguardo al suo e lui si trov subito in confidenza con il mio fattore k. Il Boss cap che dietro a quelluomo di tarda et ci poteva essere tanta violenza, la capacit e la lucidit di poterlo fare fuori senza dare giustificazioni a nessuno, tranne alla giustizia. Poi, con un battito di ciglia, mi espresse la sua stima dicendo: Posso fare qualche cosa per lei, Eccellenza?? (Nel gergo mafioso, quando si dice Eccellenza ad una persona, vuol dire che si capito che luomo che si ha di fronte una persona positiva.) Io risposi: S!! Mi piacerebbe andare nel piccolo braccio. e il Boss replic: La consideri cosa fatta!!! Il giorno dopo fui trasferito nella nuova cella. Dopo alcuni giorni, il secondino, di nome Tonino, era incuriosito dal nuovo inquilino. Io vedevo che mi ronzava attorno, anche perch sapeva che mi ero fatto trasferire. Tonino era un simpaticone, di corporatura robusta, orgoglioso della sua pancia. Infatti, indossava a fatica luniforme, non era alto, e si metteva sempre a posto la camicia che gli usciva dai calzoni.

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LA PROPOSTA

Un giorno, aprendo lo spioncino, mi disse: Dottore, lei un tipo che mi incuriosisce e le garantisco che qui di persone ne sono passate a fiumi. Nel mio lavoro cerchi di gratificarti, facendolo al meglio. Il mio gioco preferito fare il profilo dei nuovi carcerati. Se vuoi passare 35 anni da recluso aggiunto, devi inventarti qualcosa che aiuti la mente a far ginnastica. Pensi Dottore, che mi basta vedere una persona per capire il tipo di reato che ha commesso e anche il clan malavitoso di appartenenza. Allimprovviso, Tonino apr la cella e si sedette sulla mia sedia, mentre io stavo sdraiato sul letto con lo sguardo verso il soffitto. Avevo notato che aveva lasciato la porta appena aperta. (Questo mi fece capire che lui aveva stima e fiducia nei miei confronti.) Tonino ruppe il silenzio dicendo: Ho fatto i conti, siamo tutti e due prossimi a lasciare questo posto, visto che anchio tra 18 mesi e 4 giorni vado in pensione e lei tra 18 mesi e 12 giorni, lascer questo posto, mi mancher tutto ci!! Cosa vuole che le dica? Credo che cambier virtualmente penitenziario e invertir i ruoli. Io sar il carcerato, che dovr chiedere il permesso per tutto a mia moglie, la quale ha sempre gestito la famiglia a causa dei miei turni impossibili. Sa Dottore!!! La vita, a volte, penso sia una penitenza, come diceva un mio amico, come una scala di un pollaio, corta e piena di merda.

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Io la prendo con filosofia e cerco di essere positivo ogni giorno della vita. Io pensavo, con il vostro permesso, di farvi una proposta. Fatemi dire e ascoltate: Ogni pomeriggio, alle cinque, io vengo da voi e ci facciamo una chiacchierata, diciamo una chiacchierata di 18 mesi e 4 giorni. Sono sicuro che voi sarete la mia liquidazione aggiunta! Io ho limpressione che il destino vi abbia messo qui, per darmi la possibilit di leggere un libro, un libro interessante. Dico questo, perch sono sicuro che avete viaggiato molto, conosciuto ricchezza e povert; diciamo un potenziale da sfruttare in senso buono. Caro Dottore, so che una proposta stravagante, pertanto non esigo una risposta subito. Ma se in questi giorni, allora della spesa mi chiederete una spremuta, vorr dire che avrete accettato la mia proposta. E da quel giorno, ogni pomeriggio alle cinque di pomeriggio, vi porter una vera spremuta di arance ed un caff profumatissimo e poi ci faremo due chiacchiere. Tonino volle ribadire: Fatemi una cortesia, non chiamatemi pi Superiore, ma Tonino. Chiuse la cella e mi salut. Io pensai molto a quelluomo, anche lui era interessante per il mio scopo e decisi di vederlo sino alla scadenza della mia pena. Che strana coincidenza, lui avrebbe lasciato il carcere 8 giorni prima di me. Accettai la sua proposta.

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A SALOTTO CON TONINO

Il giorno dopo, alle cinque in punto, si apr lo spioncino e intravidi i suoi baffi, accompagnati da una rassicurante voce: Dottore vengo dentro? Entra pure risposi io. Si present come un ragazzo del bar, con il vassoio e curato in ogni minimo particolare. Ogni cosa stava al suo posto, a distanza perfetta luna dallaltra; il bicchiere dellaranciata, la zuccheriera, il cucchiaino, tutto con ordine meticoloso. Tonino mi vers il caff ed esclam: Ma quanti capelli ha, Dottore? E ancora quasi tutti neri. Io cominciai: Devi sapere Tonino che quando avevo 8-9 anni avevo dei capelli nero corvino e forti come corde; non facevo a tempo a tagliarli che ricrescevano subito. Io ero un bambino bellissimo, a detta degli altri, e mi piaceva molto giocare con i miei amici. Ricordo ancora che nelle calde sere destate tenevo banco alle conversazioni con i miei amici. Loro si sedevano per terra e io sopra un muretto. Nei miei discorsi gesticolavo con un piccolo bastone e con un gesto sparavo alle stelle. Ma che fai? A chi spari? i miei amici mi chiedevano. Sparo alle stelle! Cos acchiappo i sogni rispondevo io. Oh, svegliatevi!! Un giorno io avr tanti soldi!! Ma come si fanno i soldi?? E io rispondevo:

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Semplice! C uno che vuole comprare ed uno che vuole vendere. E come si fa a vendere? Ah, non lo so!! Forse bisogna avere qualcosa da vendere o forse bisogna costruire questa cosa per poi venderla. Quindi diventeremo tutti ricchi? chiedevano i miei amici. S!!! rispondevo io. Se lo sapremo fare. La mia discussione veniva interrotta da mia nonna, la quale si affacciava al balcone e mi richiamava: Torna a casa che ti prendono per matto!! C da dire che con i miei amici mi divertivo, ma stavo bene anche da solo. Mi piaceva pensare, anzi sognare, era il mio gioco preferito. Io sognavo la mia vita futura. Io non sapevo con certezza quello che volevo fare. Ma di certo mi sarebbe piaciuto viaggiare, conoscere altri mondi, culture e poi fare soldi. I soldi servivano per rendermi la vita pi comoda, non certo perch credessi che i soldi mi avrebbero dato la felicit. Tonino mi ascoltava con passione e con gli occhi da bambino. Si accese unaltra sigaretta e aggiunse: Dottore abbiamo due ore buone! quindi non vada di fretta! Replicai: Fretta? una parola che qui perde ogni suo valore etimologico. Abbiamo fatto un patto! dissi a Tonino. S Dottore! Ma tu Tonino cosa mi dai in cambio? Beh!... non lo so! Di sicuro le far trascorrere questi ultimi 18 mesi nella massima comodit. Io feci una pausa e replicai: Non basta!!! Oh Ges!! E che vorrete mai? Con tono riflessivo dissi: Adesso non lo so, per so che diventeremo amici, e

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come amico, a parte questo accordo, forse ti chieder qualcosa. Caro Tonino, voglio iniziare a raccontarti della mia famiglia e di dove sono nato. Dottore sono tutto orecchie. (Si era messo comodo su una poltroncina che si era portato dal suo ufficio, fumava e beveva acqua)

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LA FAMIGLIA

Caro Tonino, la mia famiglia era composta da cinque persone: pap, mamma e tre figli, due maschi ed una femmina. Spesso si trascorreva la giornata dai nonni, vista la vicinanza da casa mia. Mio padre non mai stato un grande e bravo educatore. Molto severo e rigido, ma senza nessun insegnamento. Lunico insegnamento importante che mi diede fu che luomo deve fare quello che sa fare e non cimentarsi in ruoli che non gli appartengono. In questo era daccordo anche mio nonno, il quale continuava a raccontarmi che mio zio aveva scelto di diplomarsi in musica, scegliendo come strumento il basso tuba. Mio nonno diceva che in Italia lo suonavano in tre, che era presente in ogni opera, ma aveva delle partiture piccole. Tuo zio lavorer sempre!! Scelta intelligente dettata dalla razionalit. Io non gli rimprovero niente mi diceva. E continuava: Io lo avrei voluto diverso, pi fantasioso, ma la natura d quel che d. Lui non sogna, non sa sognare! E non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo. Figlio caro, dimmi, ma che sogni tu? Tu al suo posto avresti scelto il violino o il pianoforte? E avresti sognato di diventare un primo musicista? Ma tu sei diverso.Tu forse non ci saresti arrivato mai! Per contro ti saresti tormentato per arrivarci. Caro nipote bisogna capire la differenza tra talento e passione. Ecco, tuo zio ha la passione per la musica, ma non ha talento e per fortuna ha la piena consapevolezza dei suoi limiti e questo gli fa onore. Guai se avesse pensato di fare il primo violino. Ancora

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oggi sarebbe in giro a cercare lavoro. Quindi tutto sommato stato saggio. Ma che vuoi che ti dica... mi eccito con i sognatori, anche delle cose impossibili, e tu hai gli occhi del sognatore e tieni una bestia nel cuore. Tu hai il cuore arrabbiato. A volte pericoloso. Ti consiglio di farti un biglietto e di attaccartelo addosso con la scritta: attenti al cane! Il tuo cane, naturalmente, metaforicamente parlando, un plus, ma devi stare attento a quel cane che porti dentro. Il tuo cuore abbaia, mio caro cuore di cane. Il sogno sicuramente prerogativa maggiore di chi non ha niente, e non mi riferisco solo ai soldi, ma alla facolt di poter suonare uno strumento, di saper nuotare, al rispetto, onore, riconoscimenti e consensi, perch, inutile nasconderselo, viviamo inconsapevolmente e consapevolmente, prima di tutto per la nostra autostima e per misurarci con gli altri. Il mio precettore stato mio nonno. Mio Nonno era una persona speciale. Lui che mi ha insegnato il concetto filosofico e la filosofia spicciola, che non ha cambiato la mia vita, ma il modo di viverla. Caro Tonino, ti faccio un esempio. Un giorno mio nonno mi port al cinema a vedere Lassie. (Che strano non mi aveva mai portato al cinema.) Durante il film io mi emozionai e piansi, mio nonno se ne accorse, mi diede una spallata, e disse: Film . Alluscita ci sedemmo su una panchina e, mentre mangiavo un gelato, mi guard negli occhi e disse: Sapevo che ti saresti emozionato. Questa mio caro nipote era finzione, per tu hai pianto. Questo vale anche per la vita di ogni giorno. Con la capacit della parola tu puoi fare ridere e piangere, e allora, quando sar il momento, indossa il tuo abito da scena, vai sul palco e se sarai capace di avere un pubblico, anzi il tuo pubblico, potrai fare quello che vuoi, se saprai avere il dono della parola. Trasporta quanto ti ho detto nella vita professionale. Che significa?

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Potrai concludere contratti, essere vincente nelle presentazioni con nuove persone, insomma, dirigere anzich digerire. Pensa Tonino, che quando nacque mia Nonna, la prese in braccio, la guard e disse: Questa me la sposo! e cos fu. Quando mia nonna raggiunse 14 anni la spos. Per contro, mia nonna, gli port a casa in dote sette fratelli, visto che era rimasta orfana. Mio nonno non aveva mai fatto un solo giorno di scuola, scherzando, mi diceva che lui la scuola laveva vista solo da fuori. Da autodidatta impar a scrivere e a fare di conto, poi sempre di pi scriveva dei suoi pensieri filosofici e con la matematica ci scherzava. Era incredibile a pensarci, un genio!! Amava la musica e mi diceva sempre che cera la musica e Mozart. Per questo motivo mi obbligava tutte le domeniche, con rigore, dopo un caldo bagno, ad ascoltare Mozart, attraverso un giradischi, dicendomi: Ascoltalo, ti leviga lanima. Pensa Tonino che un uomo per niente acculturato come lui, aveva quella sensibilit. Mi raccontava che inizi a lavorare a soli 3 anni in un mulino per una paga di 4 kg di pane. I datori di lavoro (sfruttatori) gli legavano una corda al piede, in modo che se si fosse addormentato, il padrone, che stava appena sotto, tirava la corda per svegliarlo. Viveva insieme ad altri bambini e lavorava sei giorni alla settimana dentro quel mulino. COSA DA TERZO MONDO, SE RIFLETTIAMO!!! Il secondo lavoro fu in una fornace, ma le cose non cambiarono. Poi, quando fu cresciuto, decise di fare per conto suo. Allet di 14 anni inizi a commerciare in piccolo, stoffa, pezze di lana, come un magliaro, sino ad arrivare ad avere tutta la distribuzione nel sud. Tonino, fu lui a inventare la distribuzione nel sud, e fece

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diventare grande la citt di Prato, la quale aveva bisogno di vendere la sua produzione di bassa qualit. Mio nonno era diventato ricco, e per un suo pensiero filosofico alimentava la concorrenza. Ad ogni suo lavoratore che voleva mettersi in proprio, mio nonno forniva un camion e una quantit di merce (un karakiri commerciale). Ma continuando cos non si accorse che il suo magazzino cresceva e il suo valore diminuiva proporzionalmente allaumentare della concorrenza. In 15 anni fin tutto e lui ritorn a rifare lambulante. Laccaduto non lo scalf per niente. Forse perch aveva sofferto tanto e i soldi non erano un mezzo. Tutta la sua storia laveva vissuta forse come un dovere per tutta la gente che voleva crescere con la consapevolezza della piena irriconoscenza. Mi rivolgevo a lui per chiedere consigli e mi dava sempre delle risposte quasi come degli indovinelli, mai risposte chiare, dovevo capire io. Le risposte chiare non servono!!! mi diceva. E io lo portavo sempre nel mio cuore per la sua grandezza, saggezza e profondit danimo. Le decisioni pi importanti le avevo prese sempre con lui. Caro Tonino, a casa mia si viveva una vita di dignitosa aristocrazia della povert. Il frigo lo usavamo solo in estate per metterci lacqua. Il leit motiv tra noi fratelli era una fame atavica. Mio Padre era attentissimo a qualsiasi tipo di consumo. Nei suoi giorni di riposo ci controllava le scarpe. Quando si accorse che i consumi erano diventati esagerati, decise di comprarsi lattrezzatura necessaria per sostituirci suole e tacchi. Con stupore si accorse che il ricambio era ugualmente esagerato. Allora decise di ferrarci come dei cavalli tacchi e punte, tanto che i nostri amici ci sfottevano perch ci chiamavano Ginger & Fred. Era un continuo escogitare metodi per consumare meno. Tutto volto al risparmio; ma io ero un sognatore e pensavo che non era quella la vita che volevo, cio un diploma e un posto fisso.

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SENSO DI APPARTENENZA

Tonino, devi sapere che sono nato in un quartiere povero di una citt siciliana che per assurdo era allinterno di altri cinque quartieri. Per spiegarmi meglio, immagina una lunga strada a semicerchio che parte dal porto fino al centro, non pi lunga di un chilometro e mezzo. Tra un quartiere ed un altro non vi era competitivit, mediamente distanziavano, luno dallaltro, tre-quattrocento metri. Perch questa precisazione? Solo per evidenziare come sono cambiate le cose! Oggi il senso di appartenenza strettamente legato alla casta sociale, alla casta economica e ad altre classi di appartenenza. Bene, quando avevo 8 anni e ci si incontrava tra amici ed arrivava un nuovo nel gruppo, ognuno di noi si presentava e oltre al nome aggiungeva Io sono dellAngelo. Laltro diceva: Io sono del Fano, e io dicevo Sono di San Biagio e via dicendo. Tonino, si parlava di 200 metri di distanza! La lunga strada a semicerchio, la nostra citt! Una citt dentro una citt. Simbolicamente quella strada ci proteggeva e ci teneva stretti. Quando qualcuno cambiava quartiere, due o tre strade pi avanti, vi erano pianti come una partenza. Forse perch si pensava che un pezzo della famiglia si spezzava e il senso geografico non era importante. Mia madre difficilmente andava in un altro quartiere, solo se costretta da commissioni. Dentro il quartiere-casba non cerano condomini, ma case basse, come dei bilocali e destate si apparecchiava lungo la strada.

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In estate cera un rito mattutino, mia madre mi lavava, mi faceva la riga nei capelli, mi infilava mutande, canottiera, e via!! A piedi nudi per le strade lastricate in lava con i miei compagni davventura. Quando il caldo si faceva insopportabile, io e i miei amici rompevamo qualche condotto dellacqua e ci rinfrescavamo. Per il pranzo, si mangiava un po in una famiglia, un po in unaltra o sulla strada. Spesso ci scambiavamo le pietanze. La sera, la cena si consumava allinterno della famiglia, poi si prendevano le sedie, ci si metteva sulla strada e si parlava sino a quando si sentiva la frescura per poter andare a letto.

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RIFLESSIONI

Oggi, caro Tonino, tutte le comodit del progresso fanno s che abbiamo il caldo, il freddo, ma non si parla pi con nessuno. Lo stato di povert ti aggrega moralmente, ti fa sentire il bisogno di stare insieme, mentre la ricchezza ti allontana anche se, apparentemente, tutti sembrano uniti, ma solo per i loro affari. Per farti un esempio: in una famiglia composta da tre persone ci saranno tre televisori in una casa immensa e lassoluto e voluto isolamento. Avete ragione Dottore, sono anchio daccordo concludeva lui. Mi viene da riflettere su quelle immagini in bianco e nero e le ricordo con tanta felicit e con un diploma acquisito in aristocrazia della povert. Il quartiere non aveva una bella nomea, ma era abitato da gente perbene, lavoratori e anche da balordi (famiglie malavitose). E queste due realt sociali convivevano nella stessa area. Nel quartiere aleggiava la frase gente di rispetto. Era frequentato da piccole bande, le quali andavano in centro citt, vedevano la vita, le cose belle e decidevano di prendersele, mentre gli altri sognavano di prendersi i loro desideri in assoluta legalit. Avevo 12 anni e gi si era formato un gruppo di cinque ragazzi. Ci intendavamo tutti molto bene, ma con uno in particolare di nome Gianni mi sentivo molto a mio agio. Avevamo molte cose in comune e sentivo di fidarmi molto e cos anche lui nei miei confronti. Fin da piccolo sono stato un sognatore e pensavo di volere conquistare! Cosa, non lo sapevo, ma certamente cambiare il mio stato economico.

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I nostri giochi erano molto semplici, andare al mare in estate e parlare sempre dei nostri progetti. Ci sentivamo forti, ma forti di sentimento. Sicuramente era dovuto alla giovane et, non eravamo ancora stati inquinati dai fatti della vita. Vivevamo di lavoretti per racimolare qualche soldo e poterci cos permettere un cinema o una pizza. I nostri discorsi erano centrati sempre sui soldi. Per chi non li ha, largomento principale. In piazza, vedevamo da lontano dei malavitosi molto pi grandi di noi che gi possedevano motociclette, si vestivano in un certo modo, che li facevano apparire e riconoscere come dei cowboy. (Oggi il malavitoso si mischia nella folla e non lo riconosci.) Noi li osservavamo con un po di invidia, ma poi riflettendo, li vedevamo anche molto stupidi. In queste trib di quartieri, aleggiava qualcosa che era nellaria e si percepiva, tra i portatori sani, di questa violenza occulta. Io parlo del fattore K, di quel coefficiente di violenza (forse qualcosa nel nostro Dna di siciliani a causa degli incroci con i molti invasori), spesso per alcuni gratuita mentre per altri usata contro quelle persone che cercano sempre di sopraffarti. Caro Tonino ti racconto un episodio che mi segn da piccolo. Quello fu il mio primo atto di violenza. A scuola, il maestro mi richiamava costantemente per il mio comportamento vivace, niente di pi. Tanto che una volta fui richiamato e dovetti farmi accompagnare dai genitori. Il maestro avvertiva che non riusciva a sottomettermi, ma non per il rispetto verso il ruolo che ricopriva. A quei tempi alcuni maestri anche se studiavi, ma eri un po discolo, ti infliggevano punizioni corporali come farti inginocchiare dietro la lavagna con dei ceci sotto le ginocchia. Un giorno ricordo che, senza alcun motivo, mi rimprover e in aggiunta offese anche la mia famiglia, guardandomi fisso negli occhi quasi da malavitoso. (Pensava che nella sua posizione potesse permettersi tutto nei confronti degli scolari.) Quando la classe si svuot, fingendo di andare dietro la lavagna a prendere qualcosa che avevo lasciato in fase di

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punizione, gli andai alle spalle e lo avvinghiai con il mio braccio destro in modo che lui non riuscisse nemmeno a gridare. Mentre lo stringevo, lo minacciai che se si fosse permesso ancora una volta di riprendermi in quel modo e, senza nessun motivo, e accennato a insultare la mia famiglia, gli avrei staccato il collo. Poi lo minacciai, dicendo: E che questa cosa resti tra noi! Mi capisci? Mi capisci? E lui con un gesto del collo mi conferm di aver capito. Quando andai via mi sono sentito orgoglioso di quello che avevo fatto ma, immediatamente, avevo un senso di colpa; dicevo tra me e me che cos agiscono gli ignoranti, coloro che non hanno senso civile. Ma cosa scattato in me per farmi agire in questo modo? Allora pensai che era stato un caso, solo un caso isolato, qualcosa che era accaduto come cadere da una moto, un incidente. Oggi in piena consapevolezza dico che era, ed , quel fattore K di violenza che scatta non senza causa, ma solo se stimolato, solo quando qualcuno cerca di metterti la testa sotto. A quei tempi non pensavo che la violenza fosse un mezzo, ma solo un modo scellerato di comportarsi.

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NASCE LA GANG

Noi cinque, in ogni modo ci appartenevamo a vicenda e i problemi di uno erano i problemi di tutti e se ad uno di noi veniva fatto un torto ci sentivamo di vendicarlo. Io non mi stavo accorgendo inconsapevolmente che eravamo diventati una gang, una piccola banda, con famiglie alle spalle uguali, ma con principi educativi diversi. Con i nostri lavoretti avevamo un piccolo capitale. Eravamo goliardici e soprattutto uniti. Dopo la scuola, ci si vedeva allo stesso posto e si cominciava a parlare delle stesse cose. Non sempre avevamo una tempistica per le cose da fare; ero quasi sempre io a dire: Ragazzi facciamo questo, facciamo quello!! Ed ero diventato, in modo naturale, leader. UN CAPO!! E i miei amici mi riconoscevo questa leadership. Eravamo diventati una gang potenziale, ma fino a quel momento ci limitavamo a fare qualche lavoretto del tutto legittimo e qualche scazzottata con altri ragazzi, cose normali. Il tempo scorreva giorno dopo giorno e io continuavo a raccontare la mia vita al caro Tonino che la seguiva appassionatamente e, alla fine della chiacchierata quotidiana, non vedeva lora di rincontrarci il giorno dopo.

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LE DONNE

A quellet non pensavamo alle donne, per meglio dire alle ragazze, se ne parlava, ma ci soddisfaceva di pi stare insieme. Ma il grande giorno arriv. Don Luigi, persona di mezza et, vendeva sigarette di contrabbando da anni, allangolo della piazzetta. Per noi nutriva una notevole simpatia, anche perch con lui eravamo molto servizievoli; quando ci chiedeva di fare una commissione, noi la facevamo sempre e lui ci ricompensava con una banconota da cinquecento lire. Don Luigi, uomo noto nel quartiere e imparentato con gente che contava nella malavita locale, aveva una gamba offesa e faceva uso di una stampella. Stava sempre l, con quattro pacchetti di sigarette, sulla sedia per mostrare il campionario e nel frattempo si relazionava con tutti ed era molto rispettato. Un pomeriggio destate mi chiam e mi fece la solita domanda: Ma tu, con una donna ci sei mai stato? Io risposi tra il s e il no per non voler fare una brutta figura. Lui da uomo vissuto, mi disse: Domenica chiama i tuoi amici, che vi faccio vedere una cosa. E cos fu fatto. La domenica successiva, con la sua macchina, ci port in un bordello. Eravamo tutti esterrefatti ed anche eccitati; ormai quasi tutti sui quattordici anni con listinto ormonale gi presente in noi.

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Una volta entrati, Don Luigi ci fece sedere nelle poltrone e con un gesto indic alla matresse di fare sfilare le ragazze. Per noi erano tutte belle. (Bastava che fossero di sesso femminile.) Avanti andate con loro! diceva la matresse rivolgendosi a noi tutti rossi dalla vergogna. Le ragazze ci presero per mano ed uno alla volta sparimmo tutti verso i piani superiori. (Erano state gi avvertite precedentemente che dovevano iniziare dei ragazzi.) Io non credevo di piacere, non mi vedevo assolutamente bello, anzi mi consideravo brutto. Col tempo venne lautostima e la piena consapevolezza che piacevo. Gli altri mi consideravano molto bello, un viso dolce, fresco, capelli folti e neri, con due occhi verdi come un gatto ed un fascino che si notava gi a quellet. Mi ricordo che fui preso da questa ragazza di circa trenta anni, la quale mi port nella sua stanza, e io attonito, fermo, immobile, sentii solo la sua voce gentile che mi disse di mettermi sul letto. Mi guardava attentamente e mi disse: Se tu avessi venti anni di pi per te perderei la testa! E ricordati che tu da grande, con la tua faccia, farai innamorare tantissime donne, ma soprattutto questa faccia ti aiuter in qualsiasi cosa tu farai. La tua faccia ispira simpatia e sicurezza. Io faccio questa vita e di facce me ne intendo anche se la gente pensa che capisco di pi dal bacino in gi. Io catturo le facce e le memorizzo e poi attraverso gli occhi capisco tutto di un uomo; quello che vuole il mio mestiere! Come capisco che ti piaccio e vorresti pi essere abbracciato che fare lamore. Ed era vero!!! Mi piaceva la sensazione dellamore che ancora non conoscevo. Lei si mosse delicatamente e senza accorgermene mi fece scivolare nel suo ventre nudo e mi regal la sensazione di essere un uomo grande. Ancora oggi non ricordo come fu che mi trovai dentro di lei.

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Il giorno dopo andai ancora a trovarla, le volevo parlare. La sentivo come una fidanzata, forse fu il mio amore in giovent. Ritornai al bordello e fui fermato dalla matresse, la quale non esit un attimo a chiedermi: Ma li hai i soldi??? Allora le dissi: Sono qui per parlare con la Luisa, ma anche con lei. Con lei, gentile Signora, per affari! Affari? domand lei. S, affari. Con il permesso di Don Luigi mi permetto di dirvi che voi avete bisogno di aiuto. Allora lei inizi a ridere dicendo: Abbiamo gi chi ci difende e poi anche se tu volessi cos piccolo cosa vorresti difendere? Non questo di cui mi occupo io. Sono bravo con i numeri e se permettete nellora di pausa posso fare di conto per voi, cos non vi dimenticherete nulla! Perch lo so, voi tenete tutto a mente e fate confusione. Ecco la mia proposta: dalle ore 2:00 alle 4:00 vi tengo i conti in ordine del giorno precedente e cos via. In cambio voi mi date cinquemila lire alla settimana e mangio insieme alle ragazze. Allorario di riapertura vado via. Vi interessa? Ragazzo mi disse lei porti il diavolo in corpo! Mi hai convinto, anche se una cosa che non mi piace, ma c qualcosa che mi dice che lo devo fare. Mi fai paura! Cos piccolo ma cos convincente, tu da grande farai qualcosa dimportante. La matresse passandosi la mano sul viso disse: Ok! Affare fatto! Posso ora parlare con Luisa? S vai su, ma con il lavoro inizi domani.

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LA PRIMA RELAZIONE

Raccontai tutto a Luisa che come una madre, o per meglio dire una fidanzata, fu orgogliosa della mia iniziativa e mi chiese: Perch lo fai? Per soldi? No! risposi io. Voglio conoscere questo mondo, le donne e qui penso di essere alluniversit! E poi arrossendo aggiunsi: Cos potr vederti sempre e nella pausa stare con te e in un attimo come in un film diventammo amanti. Una storia dentro una storia. Era come accendere un pulsante ogni volta che entravo in quel posto e vivevo in unaltra dimensione. Era cos strano questo rapporto, aveva il doppio dei miei anni, ma ho trascorso un anno bellissimo e con una laurea in donne. Perch dico un anno. Perch un giorno Luisa con stretto accento veneto mi disse: Domani pomeriggio ho preso un permesso e andiamo fuori insieme. Alla notizia fui felice ma poi pensai: E se mi vedesse qualcuno? Ma come sempre lei mi leggeva nella mente e disse: Stai tranquillo. Compriamo due pizze e le andiamo a mangiare in paradiso. Che tipo di locale ? le chiesi io. una sorpresa... mi rispose. Il giorno dopo verso le sei di pomeriggio la incontrai. Decise che avrebbe camminato sul marciapiede sul lato sinistro e io su quello destro.

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Vidi Luisa entrare in un bar, uscire con un pacco e mi fece segno di seguirla. Nel frattempo, iniziava a fare buio e quando divenne sempre pi fitto mi avvicinai e allora lei mi disse: Dobbiamo salire questo muro. Lo salimmo, aiutandoci e camminammo per circa venti minuti e come per miracolo mi ritrovai sul vecchio ponte della marina che sovrastava tutta la citt. Si vedeva il luccichio delle luci. Era una sera chiara e si vedevano le stelle . Iniziammo a consumare il pasto, Luisa aveva comprato varie specialit, acqua per me e vino per lei. Facemmo lamore, poi lei si accese una sigaretta, mise le mani in borsa e tir fuori un barattolo di latta. Dentro cerano dei soldi arrotolati, legati con un elastico e io le chiesi cosa fossero quei soldi. Sono per te. Questa lultima volta che ci vediamo, lultima mia lezione. Per prima cosa, io ti ho amato veramente, tu forse solo fisicamente, anche qui ci vuole unet. Mi hai voluto bene e rispettata come nessun uomo abbia mai fatto. Tu piccolo moccioso mi hai fatto sentire femmina e donna. Tu mi hai fatto vivere unavventura mentale speciale e indimenticabile e questo non pu essere dentro ad una persona normale. Tu piccolo uomo sei speciale. Con le tue mani riesci a percepire tutta lessenza delle donne. Pensi che quando ti mandavo con le mie compagne di disgrazia io non fossi gelosa? Ma volevo farti crescere e conoscere altre donne. Prendi queste trecentomila lire e non venire pi. Io stupefatto chiesi perch!?? Amore mio, in questa vita di merda che conduco, ho capito che ogni cosa ha il suo tempo. In futuro, qualsiasi cosa farai, dovr avere il suo tempo, non lo dimenticare!! E con la tua sensibilit, lo capirai, non dovrai perdere tempo e con coraggio passare ad un altro capitolo. Mi diede ancora un lungo bacio e abbracciandomi, con la mano destra indic la citt, e mi disse:

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Vedi, l c la gente che conta, l fanno le regole, l si consuma tutto. Tu hai tutte le carte in regola; fallo per me, conquistala, questa o altra citt che sia. Io non ho i numeri per farlo, e il mio destino segnato, penso di smettere presto e ritirarmi nel mio paese. Questo quello che potevo fare, niente di cui vantarsi, ma il mio corpo lunica cosa che possiedo, anche per me il mio tempo finito. Tu hai il corpo e lintelligenza. Hai imparato a conoscere il mondo delle donne alla perfezione. Non sono loro che gestiscono le cose importanti, ma sai che attraverso una donna puoi arrivare dove vuoi. Le donne posseggono il potere del fascino, mentre gli uomini il fascino del potere, non dimenticarlo. Cos come un alunno diligente, presi alla lettera le sue parole. Oggi non so che fine abbia fatto, ma so che nella vita si incontrano tanti padri e tante madri. Lei fu per un breve periodo una Madre ed un Padre.

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TESTIMONE DI UN OMICIDIO

Un giorno, nel mio quartiere in un vicolo, assistetti ad una esecuzione, con fucile a canne mozze e pistola, Il killer si accorse di me e i nostri sguardi si incrociarono per pochi secondi, ma ebbi la sensazione che non furono pochi secondi ma molto di pi. Nel vicolo rimanemmo solo io e la vittima. Ricordo ancora il colore dei pantaloni di velluto della vittima, color beige, e una macchia rotonda su un fianco. Continuavo a guardarlo ancora attonito. Allimprovviso la vittima, che dava ancora segni di vita, si gir dando la schiena alla strada e in quel momento vidi lenorme buco provocato dal fucile. Immediatamente fuggii con un forte senso di nausea e poi il vomito mi raggiunse. Per giorni rividi quella scena, nella mia mente, non ne parlai con nessuno, solo con Gianni quasi per liberarmi.

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FURTO DI BICICLETTA

Con i soldi che avevamo in cassa, decidemmo di dividerne un po visto che da tempo non riuscivamo a fare lavori. Con quei soldi io mi comprai una bicicletta di seconda mano da unofficina che le riparava e la tirai a lucido. Un pomeriggio, tornando a casa, fui fermato lungo la strada da quattro ragazzi pi grandi di me. Uno impugnava un coltello e mi intim di scendere. Voleva che gli dessi la bicicletta. Li conoscevo tutti di vista. In quel momento, come un ragazzo perbene, consegnai la bicicletta e il pi grande, con fare da mafioso e scimmiottandomi, mi liquid con un calcio. Non ero arrabbiato, la presi come una cosa che pu accadere a qualsiasi persona che vive in una citt come quella. Arrivato a casa, raccontai il fatto e i miei genitori mi dissero di stare attento in futuro, di non piangere (anche se io non piangevo), e mi consigliarono di risparmiare altri soldi per ricomprare unaltra bicicletta.

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LA PRIMA VENDETTA

Per una settimana riflettei sullaccaduto. Lo raccontai a Gianni che mi disse: Vediamo di rintracciarli. E io risposi: Io ho un piano. Vedi di rintracciare quello pi grande, gli altri sono solo comparse. Gianni, vedi di non farti notare perch non vorrei insospettire qualcuno. Devi cercare e capire chi la sua famiglia e perch si sente cos sicuro. A mio giudizio quello non vale niente, un burattino che imita qualcuno della sua famiglia, magari un fratello pi grande o forse solo un povero scemo. Gianni mi chiese: Ma perch non hai reagito? Perch in quel momento non me la sentivo. Un figlio di famiglia perbene non abituato a queste cose, e poi erano quattro e quel coglione aveva un coltello per fare il gradasso, e magari mi avrebbe anche fatto del male. Dopo quattro giorni, Gianni mi disse che il coglione apparteneva ad una famiglia di rispetto, con conoscenze malavitose, composta da sei fratelli e cosa importante il padre era legato a cosche malavitose di media importanza. Il pi grande dei fratelli, aveva 28 anni; mi disse chi frequentava e dove stava. Gianni, andando via, aggiunse anche, quasi come se linformazione fosse di poca importanza, che il fratello gestiva un biliardo vicino ad un bar.

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RIFLESSIONI

Per molti giorni pensavo e ripensavo se lasciare perdere o fare qualcosa. Ero molto combattuto. Un pomeriggio chiamai Gianni e gli dissi che doveva coprirmi le spalle. Volevo andare a parlare con il fratello maggiore e farlo ragionare, pensando che let fosse portatrice di buon senso. (Spesso lignoranza non si sposa con il buon senso, ma anzi con larroganza.) Mi presentai verso lorario di chiusura con Gianni, il quale entr per prima come se fosse un cliente normale e si mise a giocare con il flipper. Era lunico cliente. Entrai e chiesi chi fosse Pippo (facendo finta di non saperlo) e mi sentii rispondere: Ce lhai davanti. A Mister Pippo esposi i fatti e con molta gentilezza gli chiesi se fosse stato possibile riavere la mia bicicletta, anche regalando un minimo di soldi (per usare il loro linguaggio), in segno di rispetto. Pippo mi rispose che gli avevo gi fatto perdere molto tempo e che loro, come regola di famiglia, quello che volevano prendevano!!! Inizio a camminare e girandosi mi chiese: Ma tu chi cazzo sei??? (Capii subito che ero di fronte ad una persona ignorante, ed arrogante.) Io allora con gentilezza gli risposi: Nessuno!!! e gli chiesi se ero ancora in tempo per fare quindici minuti di

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carambola (gioco di biliardo). Lui mi rispose di s e mi chiese il pagamento anticipato. Pippo mi consegn le palle e la stecca. In un millesimo di secondo scatt in me quel fattore K: con una palla lo colpii fortemente alla testa ripetutamente, e poi con la stecca dalla parte del manico, continuai a colpirlo ancora e ancora al punto che la mia camicia si macchi di rosso. Ero fuori di me!!! Allimprovviso entr una persona, Gianni impugn una pistola che aveva nascosto e lo intim dicendo: Se fai un passo ti ammazzo! e lintruso usc. Io lasciai Pippo svenuto a terra e andammo via. Mi arrabbiai tantissimo con Gianni dicendogli: Dammi indietro quellarma. Ma tu sei matto! Dove lhai presa? Lho comprata un mese fa, tedesca e poi pulita. Passarono molti giorni e mi ero gi rassegnato. Eravamo tutti e cinque seduti su un muretto a parlare del pi e del meno. Avevo fame, raccolsi duecento lire ed entrai al bar per prendere qualcosa da mangiare. Mentre consumavo, vidi entrare una persona grande, sulla sessantina, con due ragazzi vestiti di nero (magari avevano avuto un lutto, quindi dovevano essere parenti di secondo grado visto che lui portava la giacca con un solo bottone nero); cera pure Mister Pippo, con la testa tutta fasciata. La persona adulta era il pap di Pippo e del cretino che mi aveva rubato la bicicletta. Si guard in giro e disse a voce alta: Chi quello della bicicletta? E senza aspettare la risposta estrasse dalla tasca un lungo coltello a rasoio, e poi disse sempre ad alta voce: Gli voglio lasciare un ricordo!!! Gli voglio tagliare la faccia e sfregiarlo cos si ricorder per tutta la vita chi la famiglia Finocchiaro!!! Io impallidii, il cuore mi batteva a mille e mi guardai attorno per cercare qualcosa per difendermi. Fuori cerano gli altri, ma non volevo chiamarli, li avrei coinvolti, e avrei causato loro solo un danno.

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Mi guardai ancora in giro e andai a sbattere su due occhi che non avevo ancora dimenticato: erano gli occhi del killer nel vicolo. Io feci un passo in avanti, come per dire sono io! Lui (il killer) mi anticip dicendo a Finocchiaro: Questo ragazzo cosa mia, il mio protetto e preferito, e in questo quartiere pu fare quello che vuole e merita rispetto, cosa che qua non vedo. Vi chiedo scusa Don Saro, non sapevo che questo picciotto fosse roba vostra! Don Saro replic: Le scuse le dovete chiedere al ragazzo, e quando lo vedete meglio che cambiate strada, perch se lui decide, pu farvi sparire al solo schioccare delle dita, e non aggiungo altro. (Solo in quel momento imparai il suo nome.) Poi disse: Rispettate anche la sua famiglia e quelli che stanno con lui!!!! Luomo si avvicin e mi fece le sue scuse. Io avevo anche dimenticato la bicicletta. Don Saro mi salut dandomi due baci sulle guance e sussurrandomi che io sapevo stare al mio posto (voleva ringraziarmi per il mio silenzio). Mi propose la sua amicizia dicendo: E per qualsiasi cosa mi trovi sempre qui, o chiedi di me. Raccontai il fatto ai ragazzi che mi ascoltarono a bocca aperta. Il giorno dopo trovai sotto casa mia, non la mia bicicletta, ma una nuova e pi bella. Mia madre mi raccont che da un po di tempo, in ogni posto che andava, non le facevano fare pi file, le facevano sconti, e diceva: Con let gli altri ti rispettano molto di pi. Capii allora che luomo tende a sopraffare colui che con le buone maniere e con educazione cerca di fare valere le proprie ragioni. Ma questo atteggiamento viene percepito come segno di debolezza e gli si pu fare di tutto, soprattutto in quellambiente.

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Ero contento per come erano andate le cose, ma allo stesso tempo, non mi sentivo a posto. Io non appartenevo a quel mondo, non volevo esserlo e tanto meno volevo comportarmi cos. Ma la vita mi sbatteva addosso queste situazioni quasi come a ricordarmi che appartenevo a questo mondo, che ero stato macchiato di questo modo di essere ed era sempre presente in me la mia teoria su quel fattore K, che mi poneva continuamente il dubbio dove stare, se a destra o sinistra? Ma io decisamente in mente avevo la legalit, per educazione e per aspirazione.

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IL PRIMO FURTO

Una sera Tanino (uno dei cinque miei amici) mi disse: Sai, voglio mostrarti una cosa e mi port alla stazione centrale. Arrivati, mi fece vedere in fondo alla stazione dei vagoni merci e mi disse: Aprirli, uno scherzo. Basta un tronchese, hanno solo la piombatura. Dobbiamo solo avere la fortuna di indovinare il vagone giusto. Io gli dissi di riflettere e poi gli chiesi da chi aveva avuto linformazione. Tanino rispose secco: Da un mio amico. Ma lui non ha avuto il coraggio di farlo. Pensai a questa cosa per molti giorni, mi confrontai con Gianni ma non prendemmo nessuna decisione. Un pomeriggio convocai tutti, illustrai il progetto e dissi: Proviamo stasera. Chiesi ad Enzo (altro amico dei cinque) di portare il furgone di suo padre per ogni evenienza. La cosa mi lasciava pensare e mi turbava, dicevo a me stesso: Ma qui andiamo a rubare!! Volevo darmi una giustificazione, per sentirmi meno in colpa. Pensavo che se avessimo trovato materiale vendibile e di consumo ci sarebbe stata della gente che avrebbe avuto un beneficio nellacquistare per esempio un cappotto o un televisore ad un prezzo minore, anche se si trattava di merce rubata, poich avrebbe comprato dai ricettatori a prezzi di gran lunga inferiore a quelli correnti. Poi pensai che le ditte che spedivano la loro merce erano assicurate, quindi nessun danno e allora mi convinsi.

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LA SERA DEL FURTO

La sera dopo partimmo. Io andai con Gianni sui binari e gli dissi di scegliere un vagone, lui con il dito ne indic uno e io tagliai la piombatura. Tanino sal con una torcia e io a bassa voce chiesi che roba cera. Lui ironicamente mi rispose: C Babbo Natale! Ed io: Non fare lo scemo! Dimmi, pieno di elettrodomestici? Caricammo per ben due volte il camioncino del padre di Enzo e poi dissi: Qui non si torna pi. Adesso si poneva il problema di come vendere quella roba in poco tempo, visto che avevamo usato il deposito del padre di Enzo, che era venditore di pesce allingrosso e che nel tardo pomeriggio, al suo rientro, se ne sarebbe accorto. Io pensai ad una persona fuori quartiere, lo incontrai e lui mi chiese: Quanto? (Io non sapevo nemmeno quanto chiedere.) Dal mio silenzio cap che io avevo gi pensato al prezzo, ma volevo che fosse lui a fare la prima offerta. Il ricettatore mi propose dieci milioni in un mese e io ribattei: Diciotto milioni in due settimane o non se ne fa niente! Lui rispose: Ok per i diciotto milioni ma in tre settimane! Trasferimmo subito la merce nel deposito del ricettatore. Non avevamo mai visto tanti soldi nella nostra vita. Dopo tre settimane avevamo i nostri diciotto milioni. Tutti volevano la loro parte. Allora proposi di prenderci cinquecentomila lire, e il resto di metterlo in cassa. Poco ad

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ognuno ma tanto per tutti. E dissi: Ci dobbiamo preparare ad affrontare lestate, perch finiti gli esami partiamo. E dove? chiesero gli altri Vedremo. Per adesso pensiamo a prendere questo diploma. Giocavamo nella stessa squadra di rugby, eravamo nella stessa classe, in pi eravamo amici, cosa poteva distruggere un gruppo cos affiatato? Ma in cuore mio pensavo che dopo il diploma la vita ci avrebbe separati. Comunque era stato un furto, e tutte le giustificazioni che mi davo non servivano a vincere la mia conflittualit di vivere in due mondi e non stare bene in nessuno dei due. Senza accorgerci, eravamo diventati una piccola banda.

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LA PARTENZA

A fine giugno, finiti gli esami, mi iscrissi alluniversit alla facolt di economia e commercio. Fui lunico a iscrivermi, ma ero entusiasta dellidea di andare allavventura per un po. Era sempre stato il mio sogno viaggiare a differenza degli altri. Avevo un piano; con quei soldi volevo comprare materassi. S, dei materassi. Conoscevo gente della mala, che per copertura vendeva materassi per le strade, con unautomobile e li caricava su un portabagagli. Esposi il mio piano ai ragazzi e tutti accettarono. Trascorremmo due mesi ricchi e sereni a Bologna. Strano, ma nella nostra citt non avevamo fatto mai niente, quasi inconsapevolmente, era quasi un volere essere fuori dagli ambienti comuni. Dentro di me vi era una continua contraddizione: stare nel male o nel bene. Ma non vivevo bene in nessuno dei due stati. Ma di una cosa ero sicuro, volevo provare, era dentro di me, volevo realizzare quello che pensavo, o forse quello che ero dentro, come se dentro di me ospitassi due io, ed ognuno veniva chiamato a seconda delle esigenze. Mi tormentavo anche perch sapevo dove volevo arrivare, mentre gli altri, tranne Gianni, non capivano, ma mi avrebbero seguito. Mi ero poi posto un principio: mai attaccare deliberatamente gente comune, ma solo quella allinterno del mondo del marcio. Una mattina, verso le cinque, svegliai Gianni. Prendemmo un caff per colazione, ci accendemmo una sigaretta e silenzio. Poi lui mi disse:

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Dimmi! Beh dimmi! Che cosa hai elaborato? Io ti conosco molto bene e lo so perch ne parli solo con me! Perch di tutto quello che mi dirai, gli altri non ti saprebbero capire e consigliare. Lo sai che io sono e sar con te. Allora di sicuro vuoi dei consigli su come organizzarci. Bene! dissi. Andiamo a Marsiglia. E a farci cosa? Andiamo a prendercene un pezzetto. Voglio fare qualcosa, ma non in Italia, e soprattutto non in Sicilia. Voglio vomitare questa violenza che sento dentro, una volta per tutte, in modo che vada via e non ritorni pi. Forse questo sar un metodo, ma non voglio mettervi nei guai e farvi correre dei rischi, anche se so che gli altri sono votati per questo. Spero che in futuro prendano strade pi sicure e nella legalit. Allora dobbiamo ora dare sfogo a questo virus interno. Per fare bene, dobbiamo essere bravi non ci devono sentire arrivare, e non ci devono sentire andare. A Marsiglia conosco una persona, un calabrese che potrebbe venirci utile. Gianni mi chiese quanto avevamo in cassa e io risposi venti milioni. Avevamo distribuito i soldi visto che gli altri volevano comprarsi la macchina, dei vestiti ed altro. Tu con venti milioni vuoi prendere Marsiglia? I soldi servono solo per mantenerci, non certo per prenderla. Nel frattempo fui richiamato da mio padre perch voleva presentarmi un sindacalista per un lavoro. Lui, poveretto, si preoccupava di trovarmi un posto. Credeva che gente come noi non doveva e non poteva sognare, ma doveva accontentarsi. Non volevo dargli un dispiacere e poi volevo acquistare i libri per il piano di studio alluniversit. Pensai di fare tutto in tre, quattro giorni. Dissi a Gianni che quando sarei tornato gli avrei spiegato i dettagli. Arrivato a casa, fui felice di abbracciare i miei, e mio padre mi disse: Domani ti metti giacca, cravatta e andiamo da un sindacalista amico mio.

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Va bene gli dissi anche se tu sai che io voglio laurearmi. Va bene, ma tu prova. (Voleva trovarmi un posto sicuro a suo modo. Non mi aveva capito!) Il giorno dopo ci presentammo da questo personaggio, che ci fece accomodare. Mentre mio padre con molto servilismo cercava di presentarmi, lui continuava a parlare al telefono. Luomo trasmetteva antipatia e senso di sporco. Era grasso, aveva pochi capelli e infine si credeva uno che contava, mentre era uno che emergeva tra i mediocri, anzi meno dei mediocri. Nel frattempo mio padre continuava a scusarsi per interromperlo, e lui diceva: Parla, parla, io ti sento lo stesso anche se parlo al telefono. Mio padre poverino non capiva niente di relazioni professionali, era un buono. Mi trasferiva uninfinita tenerezza e dolcezza, e valeva un milione di volte in pi rispetto al ragioniere Sapio. Questo deficiente continuava a parlare al telefono, e poi mettendo una mano sulla cornetta disse: Ho capito!! Vedrai che a questo ragazzo un posto lo troviamo. Certo non subito, sai i tempi sono quello che sono. E poi come fosse un grande amico di mio padre mi diede pure un puffetto sulla guancia, e in quel mentre mio padre aveva quasi le lacrime agli occhi, e andammo a casa. Mentre rincasavamo, mi rassicurava ed elogiava il grande Ragioniere. Io non lo stavo nemmeno ad ascoltare. Pensavo a quel coglione che sapeva di avere davanti un debole e poteva pisciargli in testa e prenderlo per il culo, e con due parole rassicuranti si era assicurato dei voti. Io, quello, se non fosse stato per mio padre, lo avrei alzato dalla scrivania e gli avrei dato tanti calci in culo, e gli avrei detto di chiedere scusa a mio padre che era un vero uomo e non uno scarafaggio come lui. Ma mio padre non avvertiva il mio nervosismo e disagio, anche perch una delle mie caratteristiche di essere un cinese e di non fare trasparire niente. La sera cenammo e poi andai fuori.

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Arrivato al bar, incontrai un mio amico di scuola che mi disse che adesso era diventato un vigile urbano e che lo aveva aiutato proprio il ragioniere Sapio. Presi al volo loccasione e dissi al mio amico che anche mio cugino stava per entrare come vigile urbano tramite lui e gli avrebbe fatto piacere inviargli una pianta. Lui prontamente mi disse: Sai dove abita? Proprio in piazza Cavour di fronte al chiosco. Gli offrii il caff ed andai a casa. Ma prima passai per piazza Cavour e vidi che i garage erano di fianco alledificio su un lungo scivolo. Era presto, allora decisi di ritornare verso sera. Pensavo che alle otto di sera poteva essere lorario migliore, e mentre aspettavo pensavo a quel fattore K che veniva fuori, e laltro io era stato chiamato in causa come un fratello maggiore. Mentre continuavo a pensare tra me e me vidi una Fiat 128 prendere la direzione dello scivolo e riconobbi il ragioniere. Allora piano piano, senza dire una parola lo presi da dietro e senza fargli girare la testa, per non farmi riconoscere, gli spezzai il braccio e tre dita. Poi andai via di corsa e tornai a casa. Chiss cosa avr pensato lui. Tanto sono sicuro che di gente che lo avrebbe voluto pestare ce ne sarebbe stata tanta, e magari nella sua mente pensava a questo o a quello (come al solito pi mi allontanavo dallidea malavitosa di comportamento, pi i fatti mi sbattevano addosso). La mattina mi svegliai di buonora, andai alluniversit, presi visione dei testi del corso di studio e li andai a comprare. Naturalmente quelli che mi sarebbero serviti per quellanno accademico. Tornai a casa e dissi che volevo ancora andare via per imparare le lingue, dichiarando che a fine settimana sarei partito, e cos fu. Ritornato a Bologna, la sera andai a cena con Gianni e gli dissi: Dalla prossima settimana andiamo a Marsiglia. Non so di preciso cosa fare ma ho un piano che si concretizzer strada facendo. Rientrati a casa chiamai i ragazzi e dissi loro:

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Andiamo a Marsiglia. Siete con me? Loro risposero: S! Ma a fare cosa? Avete fiducia in me? S! risposero. Allora seguitemi. Ma attenzione questa volta forse c da farsi male, ve lo dico prima. Se c qualcuno che vuole tenersi fuori, lo faccia senza rancori. Ho capito! disse Tanino Questa volta facciamo sul serio e senza prigionieri. Sappiamo che tu sei persona di sani principi, pertanto so che attaccheremo solo quelli che sono sulla nostra strada. Ah mio caro, ... ho sempre saputo che tu non sei un quaquaraqua, che non sei un pupo ma sei un puparo. Ma ad ognuno il suo e sono ben felice di seguire uno con le idee chiare, capace, uno con le palle, non seguirei mai uno stupido, anche se mi desse i gradi di superiore. Alla fine del suo discorso sentii in coro: Senza prigionieri! Ok ragazzi! Tu, Saro, devi andare in Calabria e chiamare quel ragazzo che conosci e lo porti qui. Quello ci pu servire, spara bene e non ha paura, anche se non brilla di intelligenza. Vorr dire che tu lo terrai sotto controllo. Ok, parto domani, e se lo convinco rientro con lui. Comunque ti chiamo al bar e ti lascio il messaggio, ho trovato quel tavolo che cercavi. Tutto and come previsto. Il calabrese arriv. Si chiamava Jano, abbreviazione di Sebastiano. Partimmo in tre macchine, superammo la frontiera e il giorno dopo nel pomeriggio fummo a Marsiglia. Ci dividemmo in gruppi da due e ci sistemammo in pensioni diverse appena fuori Marsiglia. La sera chiamai da parte Jano, gli diedi un milione e gli dissi: Questo un anticipo per avere qualche soldo in tasca. Gli diedi ordine di non muoversi, che io andavo a perlustrare la zona del porto. La sera stessa, infatti, andai nei quartieri del porto per

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vedere comera. Andai in un bar e ordinai un Pastis. Lo bevvi lentamente, per aver tempo di guardarmi intorno. Era pieno di negri, marsigliesi, portuali e gente malavitosa. Visitai pi di dieci bar, ma pi o meno erano tutti uguali, soprattutto per la gente che li frequentava. Da un bar, notai che si poteva vedere anche dentro al bar di fronte. In uno di questi, incontrai il Calabrese, che viveva da trenta anni a Marsiglia, e che mi disse che a fine mese sarebbe ritornato al paese. Aveva vissuto nellillecito per trentanni senza nessun problema, e camminando tra i vicoli mi spieg chi comandava a Marsiglia, e mi disse un po tutti, e io aggiunsi: Quando comandano tutti, non comanda nessuno. Esatto, qui esistono piccoli gruppi che mangiano un po qua e un po l. Ma ognuno di essi aveva un punto di riferimento, un bar, che erano una via di mezzo tra la locanda e il bar. Il Calabrese si chiamava Orazio ed esclam: Ah se ti avessi conosciuto trenta anni fa, saresti stato unottima copertura e socio. Sei sveglio. Ma non mi hai detto cosa vuoi fare qui? Ed io dissi: Un po di soldi e un po di avventura. Stai attento. Qui pieno di spie, tu sei troppo giovane, qui si muore come niente. Io ho resistito trentanni perch nessuno si accorto di me!!! Anche se poi mi hanno conosciuto, ma in fin dei conti, gestivo solo quattro puttane e non entravo nei loro affari. Sono stato fortunato. I negri sono animali, vengono da niente e per niente ti fanno fuori. Ricordati, che quando al cane affamato togli losso lui ti azzanna. Si fatto tardi, cosa posso fare per te? Io risposi: Tu sei una persona donore, con molta umilt. Ho un sesto senso, sei un grande uomo, anche a me mi sarebbe piaciuto incontrarti trenta anni fa. (lo volevo elogiare)

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Allora dimmi paesano, che ti serve? Mi servono documenti per sei persone, e armi. Lui mi rispose: Vediamo come posso aiutarti. Vediamoci qui domani alle 8 di sera. Ritornai alla pensione e insieme a Gianni andammo a trovare gli altri ed esposi i fatti sia sul Calabrese, sia su come ci dovevamo organizzare. Essenziale era rimanere ancora divisi. Poi dissi a Tanino che aveva il soma di un marocchino, poich sua madre era marocchina (il cui padre labbandon dopo venti anni di matrimonio) e sa parlare il francese, di tenersi pronto che gli avrei procurato della merce per fare il venditore ambulante. A Jano, il calabrese, ordinai di aspettare perch presto saremmo entrati in guerra e doveva farsi vedere il meno possibile. Infine dissi a Gianni che saremmo andati insieme dal Calabrese e mi doveva stare dietro per coprirmi le spalle in caso di sorprese. La sera andai allappuntamento e il Calabrese era l, e mi port in un garage dove vi era un francese che modificava e vendeva armi davanti ai familiari. Io chiesi di restare appartati e lui mi mostr il campionario. Scelsi un fucile a canne mozze, in onore alla Sicilia, e perch ha una forza irruente, tre revolver, due Smith 38 special ed una cabilondo 38 special a canna lunga. Poi presi due 9,21 automatiche e due calbro 9 stiyer, poi aggiunsi due body gard leggere 38 special (erano particolari, non avevano il cane e li potevi mettere dentro i jeans con molta disinvoltura e senza fastidio), poi due fucili da caccia a pallettoni da 21 e gli feci tagliare le canne quasi a ridurle a pistole e infine 2000 colpi per tutte le armi. Pagai 6 milioni. Usciti da l, il Calabrese mi disse che per i documenti dovevamo aspettare una settimana (sentivo la presenza di Gianni come la mia protezione), perch Jean Pierre, il migliore in questo campo e persona di cui si fidava ciecamente era fuori citt. E cos fu. Dopo una settimana avevamo tutti dei nuovi passaporti italiani, con relativa patente di guida e

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carta di identit. Bene eravamo pronti per cominciare. Il giorno dopo rifeci il giro di mattina ripercorrendo quelle stradine piene di prostitute e negri. Osservavo le strade, i marsigliesi, i negri che si muovevano in quella casba con unagilit da felini, e poi cerano i francesi rifiutati dalle loro stesse citt e quindi rifugiati a Marsiglia. A Marsiglia la vita dei locali era nella parte vecchia diciamo che iniziava di fronte al porto. La polizia tollerava tutto quel movimento, anche perch poteva controllare tutto in unarea delimitata. Anche allinterno vi era molta cooperazione, se succedeva qualcosa, ognuno dei bar vicini, faceva sparire tutto in pochi minuti. Avevo gi unidea, ma volevo agire da solo. Individuai un bar e dissi a Jano di farsi assumere anche a sotto costo. Lui mi chiese perch, e gli dissi che al momento giusto glielo avrei detto. Io tenevo da una settimana sotto controllo il locale e mi serviva una copertura. Fortunatamente lo presero. Chiesi a Nino di fare la stessa cosa con il bar di fronte da me adocchiato, ed anche lui fu preso con una paga misera e a Gianni dissi di frequentare quel bar come habitu. A Tanino procurai della merce tramite il Calabrese, che lo present a dei venditori ambulanti, i quali lo introdussero al loro grossista. Avuta la merce dissi a Tanino di mettersi a vendere allinizio del vicolo. Nella mia mente avevo gli uomini strategicamente piazzati, dovevo solo decidere quando fare partire lazione. Prendevo sempre contromisure, non volevo rischiare niente, mi sentivo responsabile ma sapevo che queste guerre duravano un attimo. Il bar era gestito da un marocchino e da un marsigliese. Dentro si giocava a chemin de fere, dadi e baccar. Si esercitava la prostituzione nelle camere sopra. Era tutto pronto per iniziare. La guerra doveva essere lampo. Feci passare ancora una settimana per sentirmi pi sicuro del movimento e poi decisi. Avvertii tutti che il giorno dopo, in serata, sarei andato in quel bar.

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E cos fu. Entrai, ordinai un Pastis e chiesi al barista se fosse lui il proprietario e mi rispose di s. Gli feci i complimenti per il locale ma poi gli chiesi: Come mai c cos poca gente? (Questo lo sapevo gi dalle visite precedenti e avevo notato un coglione di francese che faceva il croupier con arroganza e trattava male i clienti.) Il barista mi disse: Non vedi quello l? Fa scappare tutti. E allora? Perch non lo cambi? Non posso! Lui, diciamo, il mio socio occulto e dietro ha la mala francese e marsigliese. Mi avvicinai al croupier e gli dissi con il mio francese zoppo di alzarsi da l che quello non era il suo posto e che era seduto sulla mia sedia. Lui si alz e mi chiese se ero in cerca di guai, e io non gli risposi ma gli ripetei la stessa frase. Lui estrasse un revolver e me lo punt alla testa. Rimasi freddo e immobile. Gli dissi che con uno come lui non serviva essere armato e guardandolo aggiunsi che leggevo la paura nei suoi occhi. Continuando a fissarlo negli occhi, iniziai a dargli degli schiaffi, lui gridando mi diceva che mi avrebbe sparato. Gli davo ancora schiaffi con una velocit maggiore di prima e vedevo la sua faccia sanguinante. Poi con un gesto gli presi la pistola e la lanciai al barista; lo presi a calci in culo e lo buttai fuori. Mi avvicinai al barista e gli chiesi se gli stava bene il 25%. Mi strinse la mano e diventammo soci. Le cose andavano bene, io ero affascinante e simpatico per i clienti. La voce si sparse e il locale si riemp di nuovi clienti. Quello era il primo passo. Avevo guadagnato la fiducia del proprietario del bar che aveva notato che non avevo chiesto una percentuale esagerata e poi il locale andava bene. Una sera si present il vecchio croupier con altri due tipi ed un negro. Eravamo tutti in allerta. Nel frattempo, entr Tanino come se volesse vendere qualcosa, ma con le dita mi indic il numero quattro, significava che fuori cerano altri

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quattro tipi. Nino dalla finestra fece segno a Jano che lavorava nel bar di fronte di stare attento. Gianni continuava a giocare, ma sapevo che teneva due pistole automatiche sotto una giacca, ben assicurate dai foderi a giro spalla. Nino sotto il bancone aveva un altro fucile a canne mozze e io nella mia giacca quel fucile da caccia con le canne mozze quasi simile ad una lunga pistola a due colpi. Il croupier mi invit ad uscire fuori. Cercavo di prendere tempo perch volevo che gli altri avessero pulito la situazione fuori (Gianni prese una sedia, la port fuori e si sedette a guardare come fosse un curioso). Io li seguii fuori, ma i loro quattro complici erano gi stati sistemati da Tanino e da Jano che dovevano essere sempre messi a freno. Uscii fuori e capii che il croupier cercava con lo sguardo gli altri. Li portai verso un altro vicolo. Gianni era sempre seduto sulla sedia e feci in modo che, spostandomi, lui li avrebbe avuti sotto tiro. Gli chiesi: Cosa vuoi? Penso che abbiamo gi parlato. Lui replic: Tu non hai capito con chi ti sei messo contro. Ho solo tolto un cretino che stava al posto sbagliato. Allimprovviso cacci fuori la pistola per intimidirmi. La prima volta che ci siamo incontrati avevi sempre quel cazzo di pistola in mano, ma non hai capito la lezione. Adesso non bastano pi gli schiaffi. Con una velocit felina tirai fuori il fucile/pistola e con un colpo secco ravvicinato gli spappolai la mano che impugnava la pistola. Nel frattempo, Gianni con una sigaretta fumante in bocca, che esprimeva sicurezza e piena visione della situazione, estrasse le due pistole e le punt, ben dritte sui due, senza dire una parola. Il croupier mi disse che ero matto, per risposta gli sparai un altro colpo al piede sinistro. I due cercarono di reagire e Gianni spar su di loro prendendone solo uno. Mi avvicinai allaltro e gli sparai un colpo secco in testa.

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(Non si pu capire cosa significa sparare un colpo alla testa, il sangue ti viene addosso come quando una macchina colpisce una pozza dacqua.) Gli altri quattro ci implorarono di non sparare, ma Jano, che aveva difficolt a contenere la sua ferocia (quando a volte lo fermavo continuava a tremare) e animalesca aggressivit, con un coltello volle solo tagliare loro il culo, come per ricordargli, ogni volta che si fossero seduti, chi fosse stato. Poi presi uno di loro e mi feci dire il nome del loro capo e il rispettivo indirizzo. Si chiamava Dominic Duvall. Tutti gli uomini dei bar vicini fecero sparire i corpi sia quelli feriti che il morto e in dieci minuti la strada era pulita e ritornammo al nostro lavoro. Rientrato, il proprietario del locale aveva due occhi spaventati, ma contenti. Aveva trovato gente capace ed aveva quasi paura che dopo quella dimostrazione gli avrei chiesto una percentuale maggiore, cosa che non avvenne. Da quel giorno le cose cambiarono, eravamo usciti allo scoperto. Io pensavo che una volta allo scoperto per noi il tempo era limitato, prima o poi qualcuno ci avrebbe lasciato la pelle. Per prima cosa la sera stessa andai a casa di Dominic Duvall. Entrai a casa sua accompagnato da un suo uomo, percorsi il lungo corridoio e lo trovai in sala da bagno in una lussuosissima vasca. Mi guard strano e mi domand: Ma tu chi sei? Il suo uomo replic: Dominc, ascoltalo che meglio per tutti. Questi sono Siciliani con la S maiuscola. Non hanno paura di niente, la loro giovane et che fa paura. Dominic si asciug con un bellissimo telo e indoss una camicia da camera leopardata. Apr il portasigari e ne accese uno. Andai subito al dunque: che non volevo ucciderlo ma volevo fare affari con lui. Chiesi a Tanino di tradurre e gli posi la domanda: Dimmi che ci stai? ripetei e dimmi che ci stai? E lui arrabbiato mi chiese chi fossimo e perch ci doveva

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stare. Risposi che se avesse detto di no quella vestaglia leopardata sarebbe diventata un tappeto, poi conclusi che ero al limite. Ok grande uomo ci sto, vediamo che mi proponi. Ecco le mie regole: tre bische e il traffico di sigarette mi stano bene. Lo sfruttamento delle donne no!!! La droga non la voglio nemmeno sentire nominare. Chi traffica muore. Dillo ai tuoi uomini. Non voglio trovarmi con la polizia dietro al culo per qualche grammo di quella merda. Sei socio al 30%, come vedi sono generoso. Mi rispose: Ma tu chi sei che imponi questo a me, vivo a Marsiglia da venti anni ed adesso arrivi tu e mi ordini in un attimo di diventare socio!!?? Io ti posso proporre di lavorare per me, forse! Non ci siamo capiti risposi. Guardai il suo uomo, guardai Gianni che mi cap al volo e gli spar ad una gamba. Fermes toi, fermes toi! diceva Dominc. Hai capito o no? ribattei ancora io. Io e Gianni, quasi come un violino ed un violoncello, ci capimmo al volo e Gianni fece partire un altro colpo ad unaltra gamba: Ok, ok! Ma io non mi fermai e con il coltello gli sgarrai un orecchio: Ora mi hai rotto i coglioni, dimmi se sei con me o no? Ok rispose Dominic ma che figura faccio con gli altri? Subito a queste parole mi venne unidea fulminate. Dominic, ti do il comando di facciata, cos per gli altri sei sempre Dominic, ma qui comando io. Tu non prendi nessuna decisione da solo, neanche quella di andare a pisciare, ti sta bene? Anzi il rispetto e il potere hanno un costo, prenderai solo il 30% come ti ho detto prima. Dimmi di s o cambio idea, ok? E rassegnato accett.

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Devi dire in giro che hai sotto di te il clan dei Siciliani. Lasciagli immaginare di pi e farai sempre una bella figura. Le regole devono cambiare. La prima che a me non piace sfruttare le donne. Se vogliono fare la loro professione con noi perch si sentono pi protette, ok, ma l80% va a loro e il 20% a noi per sostenere le spese. Il primo di uno dei tuoi che vedo sfruttare o maltrattare una donna un uomo morto; per il gioco, mi sta bene com, ma scelgo io i croupier senza che loro lo sappiano, insomma tutte le modifiche le gestisco io e tu devi attuarle; la contabilit deve essere fatta ogni sera. Aumentiamo la percentuale agli addetti, ma se mi accorgo che qualcuno ruba, gli taglio le dita e non scherzo. A proposito dimmi secondo te chi uno che ruba nelle tue bische? Andr lo pago cos poco, che credo che arrotondi. Ok, domani un mio uomo, a fine sera, gli taglier il pollice. (guardai Jano e lui cap, che lo doveva fare) volevo dare un esempio; il nostro punto di riferimento sar lufficio sopra il bar. Ti affider Jano come guarda spalle, visto che i tuoi non valgono un cazzo! Andammo tutti via, avevamo bisogno di riordinare le idee dopo una notte cos movimentata e dissi agli altri che lindomani alle dieci ci saremmo visti al bar fuori mano, che avevamo gi utilizzato. Ero confuso, mi sembrava di avere girato una scena di un film, ma nel contempo ero eccitato, avevo dato sfogo alla mia violenza immaginaria, Ladrenalina era a mille che per di fatto si era trasformata da pensiero in azione. Allimprovviso comparvero tutti i sensi di colpa, pensavo ai miei genitori, alla mia morale, ma ad un certo punto dissi a me stesso: basta! Vado avanti, cos facendo mi si offusca la mente ed in questo momento pericoloso, qui ci lasci le penne!

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Non riuscii a dormire tutta la notte, cercavo di prevedere ogni mossa o reazione dei miei compagni, dovevo riordinare le mie idee e rivedere il tutto, ripassare ogni cosa come una moviola e cercare di memorizzare ogni cosa detta e sentita. Il giorno dopo, in un bar fuori mano, consumammo tutti insieme un caff. Eravamo tutti zitti e il silenzio era il sacerdote dei nostri movimenti. Ad un certo punto Tanino con un accenno di risata disse: Minchia!! Ragazzi siamo pazzi, ma siamo anche forti. Chi se lo sarebbe immaginato che avremmo potuto fare tutto questo?! Io risposi: Il problema adesso mantenere il gioco, pertanto ci vogliono regole perch senza regole possiamo correre grossi pericoli e poi diamo ordine alle cose ed agli eventi. Sino ad oggi sono stato io a prendere delle decisioni e voi mi avete seguito. In mia assenza Gianni lunico responsabile. Per il futuro le decisioni si prenderanno tutti insieme, ma lultima parola sar mia, vi sta bene? In coro dissero s! Interrompe Jano: Ma i soldi sono buoni? Per prima cosa dobbiamo essere bravi a rimanere vivi, prendere posizioni ferme e poi i soldi arrivano da soli. Il mio piano che qui dobbiamo fare molto in poco tempo e quel molto farlo bene. Non ci hanno sentito arrivare e non ci devono sentire andare. Ripetei ancora una volta. Dominic ci ha detto che i francesi e i negri nel giro di una settimana si accorgeranno di qualcosa, allora dobbiamo finire tutto in questa settimana. Faremmo un favore a Dominic, visto che quando lasceremo, perch lasceremo, lui avr tutto in mano, non so per quanto. Ma questi sono fatti che non ci riguardano. Fatemi ragionare. Io penso di riprendere le posizioni di prima, tanto ci siamo scoperti solo con Dominc. La prossima volta andiamo a viso coperto e finiamo il lavoro in una giornata, che ne dite?

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Ci sta bene! aggiunse Gianni. Rimanere coperti la cosa migliore. Cazzo!!! esclam Tanino. Non so se sto partecipando ad un film o se tutto vero!? Io mi sono divertito disse Jano borbottando. (Ed io pensavo: questo si diverte pure!) Andiamo tutti al lavoro e ci vediamo tutti alle 2:00 a Chteau (localit a trenta chilometri da Marsiglia). Riordino le idee e domani andr da Dominic per riprendere da dove ho lasciato conclusi. Il giorno dopo, alle 11:00 della mattina, andai a casa di Dominic; lui mi apr, mi fece accomodare e mi invit a prendere un caff. E accennando un sorriso mi disse: Allora mastino, che vuoi ancora? Lo fissai e gli risposi: Riordiniamo le cose, anzi riprendiamo le regole di ieri, cos ti entrano bene in testa. Tu rimani il boss di facciata per tutti, ma io ti dar le istruzioni. Attaccher i negri e i francesi e se vincer la vittoria sar tua. Ma se non riesci? Io ci rimetto la vita! Tanto che pensi? che hai scelte con me? Dai! Tu non avresti mai avuto il coraggio di fare tutto questo, e prima o poi qualcuno ti sarebbe saltato addosso. La vita tranquilla che credevi di controllare era una balla, tu ogni giorno ti guardavi le spalle. Si pass una mano fra i capelli e disse: La guerre est la guerre! Ok! Siciliano presuntuoso, e quando pensi di fare tutto? Tu domani resta lontano, ti do un vantaggio, se dovessimo perdere e le cose andare per il verso sbagliato, puoi sempre scappare. Ora dimmi, chi sono i capi? Dove stanno? In quali locali? Dammi quattro uomini tuoi. Non fare il furbo che te li rimando in orizzontale. Sappi che non staremo a lungo qui, pertanto ti ritroverai a comandare tutto, poi saranno rogne tue a mantenere il potere. La percentuale del 30%. Penso che vada bene, che dici? Che dico? Dico di s! Te lo avevo detto ieri.

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S ma a me piace risentirlo. Poi vedrai che dalla mattanza farai il tuo bottino per il futuro. Dominic mi diede tutte le informazioni utili per attaccare. Ah!!! Dimenticavo, apri quella cassaforte del cazzo! Quella, quella dietro lorologio. Una volta aperta lo feci allontanare e vidi dentro una pistola che presi immediatamente. Un bel po di franchi, e una foto che ritraeva lui abbracciato ad un ragazzo e chiesi: Ma sei anche gay? S rispose abbassando gli occhi. Beh, sono fatti tuoi! E pensa che ti chiamavano le terrible. Ma di che???

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LATTACCO

Avevo la disponibilit di quattro uomini di Dominic. Entrammo a viso coperto in un locale gestito dai negri. Il capo dei negri veniva chiamato da tutti Zul. Lo individuammo subito e Jano lo chiam: Zul! Lui si gir e con due colpi secchi quel gigante cadde a terra come una montagna minata. Senza perdere tempo Gianni, con il fucile a pompa, gambizz i suoi due guardaspalle. Poi per essere pi convincente, spar ancora un colpo in aria. Tanino sal sul banco del bar e da dietro spar due colpi alla nuca del barista (era una loro copertura, lo sapevamo da Dominic). Io ero vicino a lui e mi arriv uno sputo del sangue sulla guancia, lasciugai lentamente. Salimmo al secondo piano e trovammo due uomini nascosti nelle camere. Tanino con gli occhi rossi come se ladrenalina gli uscisse, mi ricord: Senza prigionieri! Come un folle li fece fuori scaricando tutti i colpi dellautomatica e li fece ruzzolare accompagnandosi con il piede; Rosario e Gianni controllavano in basso mentre io e Tanino eravamo al piano superiore.

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LATTACCO FINALE

Lasciammo il locale mentre sentivamo la polizia arrivare e partimmo per il secondo attacco. Ci infilammo in una bisca controllata dai francesi, l avremmo trovato il capo; lo chiamavano Franoise le Noir. Entrammo dalla finestra del bagno dove i quattro uomini di Dominic si erano infiltrati prima e la lasciarono aperta. Jano salt sul tavolo da gioco di baccar e disse: Neuf! e tir dritto alla testa al croupier. Tutti restarono esterrefatti nel vedere cadere un cadavere sul tavolo, ma fu quellattimo che ci permise di attaccare subito, anzi, per essere precisi furono gli uomini di Dominic che fecero fuori i guardaspalle di Franoise le Noir. Mi consegnarono Franoise le Noir e messo in ginocchio, mi implorava di lasciarlo vivo e di non ucciderlo, gli girai le spalle e Gianni lo fulmin. Era rimasto in disparte un suo ultimo uomo, Marcell. Guardai uno degli uomini di Dominic e con un gesto degli occhi gli feci capire di lasciarlo andare e gli disse in francese se voleva un lavoro, lui rispose con un grazie. Luomo di Dominic linvit a presentarsi il giorno dopo allufficio di Dominic. Quando uscimmo ci rifugiammo da Dominic. Eravamo sudatissimi a causa dei cappucci che avevamo indossato per coprirci i visi, per oltre unora. Arrivati da Dominic, ci apr un suo uomo, percorremmo il lungo corridoio che portava al suo ufficio. Lui era seduto sulla sua sedia girevole e guardava la finestra si gir e il suo volto era pieno di paura, come se si aspet-

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tasse una brutta notizia, mi avvicinai e mi sedetti sulla scrivania, gli misi una mano sulla spalla e dissi: Tranquillo, per il momento Marsiglia ancora tua. Il suo volto cambi espressione. And verso langolo bar e apr una bottiglia di champagne e disse: A che cosa brindiamo? A tutto e a niente gli risposi. Sei sempre cos misterioso? Ci dobbiamo aspettare una guerra? chiesi con il calice ancora tra le mani. Certamente! Ma sono affari tuoi. Io metto la faccia e tu metti le braccia, pertanto il problema tuo. Ma ricordati che quelli cercano te! replicai. S, ma io so come muovermi, conosco lambiente aggiunse. Andammo via, ma fissai lappuntamento con lui lindomani alle dieci perch volevo discutere in merito al lato economico del business. Lasciai Jano di guardia per la notte e tutti gli altri andarono a dormire. Diedi lappuntamento ai ragazzi alle nove di mattina al nostro punto di incontro per riordinare le idee. La mattina seguente eravamo tutti presenti tranne Jano. Ragazzi, il difficile viene adesso dissi. Ci siamo prevenuti utilizzando passaporti falsi se avessimo subito un fermo dalla polizia locale. Per fortuna questo non era accaduto. Poi aggiunsi che avevo assoldato il mio amico Calabrese che aveva posticipato la sua partenza. Mi serviva una copertura alle spalle, allora Gianni quasi offeso disse: Ma non ti fidi di me??? No, Gianni, la sua copertura mi deve solo servire per osservare il quartiere e dirmi tutto ci che Dominic non ci ha detto e non ci dir. Lo ritengo affidabile. Per anni ha saputo vivere allombra e sicuramente ha una visione delle persone e dei vicoli di gran lunga superiore a noi, tanto che ci aveva ridisegnato la mappa del quartiere indicandoci tutti i punti critici e i relativi business.

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Ragazzi, questo ci costa un prezzo alto continuai ma io voglio riportarvi in Italia e soprattutto vivi. Ognuno di noi ha gi un ruolo, vediamo di continuare cos: quattro a lavoro, io e Gianni ad organizzare e programmare la partenza. S, una partenza silenziosa ma fruttuosa. Gianni intelligentemente, sotto suggerimento del Calabrese, prese a lavorare un canzoniere spagnolo ambulante, da anni a Marsiglia, mentre girava per i vicoli ci guardava le spalle. Fu una mossa che a me piacque moltissimo. Oltretutto Rodriguez, cos si chiamava, non sapeva solo fare girare la ruota del suo enorme carillon, ma era anche abilissimo con il coltello. Gianni sottoline che ci sarebbe costato un bel po di soldi. Rodriguez accett la proposta di stare con noi sia per i soldi sia perch nutriva una vendetta nei confronti di Dominic, il quale anni prima lo aveva fatto prendere a calci solo perch la sua musica distraeva i clienti. Dopo la breve riunione io e Gianni andammo da Dominic. Io salii a casa di Dominic mentre Gianni sorvegliava la strada. Pensavo che tutto il nostro guadagno lo avremmo sperperato in coperture ma ne valeva la pena. Quello era un gioco pericoloso e non potevo fare rischiare i miei fratelli, quindi, prima cosa rischi al minimo. Dominic mi offri un caff e mi spieg tutto il business facendo un elenco: le sigarette al netto delle spese (circa 450 mila franchi a carico ogni mese); il bar/taverna al netto in media 70 mila franchi al mese; apostrof subito: le ragazze (che con orgoglio lui affermava che le strangolava con 150 mila franchi al mese) visto che tu sei di manica larga, non pi di 30 mila al mese; poi devi togliere 50 mila franchi al mese per la protezione della polizia e dogana; ah! Dimenticavo, ci sono da pagare gli uomini, 40 mila al mese;

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nelle bische, continu, ricaviamo circa 350 mila franchi al netto delle spese. La sera ne parlai con gli altri e chiesi il loro parere e domandarono: Tutto questo per 810 mila? Ma io aggiunsi che prima di andare via avremmo fatto un piccolo prelievo come buona uscita nelle casse di Dominic e avrei dovuto sostenere delle spese per un rientro tranquillo. Eravamo tutti daccordo e poi aggiunsi: Quando tutto finir nessuno si deve sentire legato, ognuno per conto suo. Penso che ognuno di voi abbia dei progetti ma io sicuramente cambio citt per iniziare i miei studi, non ci sar unaltra occasione. Ragazzi, stiamo giocando a fare i grandi e per adesso ci stiamo riuscendo, abbiamo voluto esternare la nostra violenza a scopo di lucro, abbiamo assaporato ladrenalina ed ognuno di noi si misurato con se stesso e si porter a casa le proprie conclusioni. In questo ambiente, come mi ha riferito il mio amico Calabrese, se si riorganizzano ci fanno la festa, ma perch ci avvenga necessitano almeno tre-quattro mesi. I giorni passavano e il lavoro non era fisicamente faticoso, ma lo era mentalmente, sempre in tensione a confrontarmi con il Calabrese, a monitorare la mappa e a vedere il suonatore che mi seguiva con molta intelligenza, mi avvertiva sempre di tutto. Avevamo stabilito un linguaggio, o per meglio dire, un fraseggio con le mani e con gli occhi che mi permettevano sempre di entrare nei locali e di sapere quanta gente sospetta cera o dei superstiti presenti. E Gianni, che con intelligenza mi guardava le spalle. Ricordo che una volta, anche se attento, non si accorse di un superstite che si era appostato per vendicarsi della sua gamba ormai diventata storpia. Rodriguez, con un movimento fulmineo quasi da circo lanci un coltello dritto al suo petto e con velocit lo prese tra le sue braccia e si acca-

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sciarono insieme abbracciandosi su un gradino di una grande scalinata come se fossero amici e Gianni si avvicin e dopo anchio. Sembravamo quattro amici seduti su degli scalini, ma Gianni lo strinse a s e Rodriguez gli infil un coltello molto sottile nel collo, sentivamo che brontolava qualcosa, poi Gianni disse: tardi. Io vado! E cos feci anchio. Poi Rodriguez lo volt di fianco e lo sistem sulla gradinata come se dormisse. Soldi spesi bene!!!! disse Gianni.

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IL RITORNO

Erano trascorsi due mesi, facevamo il nostro lavoro concedendoci anche dei divertimenti, donne, gioco e quantaltro. Una sera in un locale vidi una faccia nuova, molto distinta, elegante. Aveva consumato il suo bicchiere ma ho avvertito che quello era un uomo che stava osservando, la stessa cosa successe due settimane dopo in un altro locale, allora capii che il nostro tempo era arrivato. La mattina con una scusa andai da Dominic, gli chiesi di aprire la cassaforte e prelevai 480 mila franchi. Lui mi chiese il perch, ribadendo pi volte: Ma questi sono soldi miei!! Si pu fare o non si pu fare? dissi. Lo ripetei tre volte e rassegnato mi rispose: Si pu!!! Gli diedi un bacio in fronte e poi un puffettino sulla guancia. Vedi che capisci! e me ne andai via. Andai dal Calabrese e spiegai il mio piano. Lui doveva fare andare via lentamente i ragazzi con i documenti falsi che avevamo, cos si sarebbero perse le tracce. Allora ad uno ad uno li imbarc come mozzi sulle navi con varie destinazioni per lItalia in pi gli chiesi di fare sparire le macchine; gli diedi centomila franchi e gli chiesi un piano di fuga pi uno di riserva. Bene disse lui me ne occupo io! Con varie scuse i ragazzi si allontanarono silenziosamente, ma la mia presenza rassicurava Dominic. Con i ragazzi ci lasciammo dandoci un appuntamento a Roma in un luogo concordato, con una data flessibile di dieci giorni, per ogni

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imprevisto, pertanto ogni giorno alla stessa ora, dovevano recarsi sul posto. In tutto portammo via circa ottocentomila franchi, una bella cifra, che arrivarono con un carico di sigarette a La Spezia dove avevo inviato Gianni che, dopo la raccolta, anche lui sarebbe dovuto andare a Roma. Mentre i ragazzi erano gi partiti, frequentavo Dominic per rassicurarlo, ma attraverso informatori di Rodriguez seppi che mi aveva venduto e che cera gi un piano per farmi fuori. Cercai di non perdere la calma; avevo solo due uomini fidati, ma non li volevo coinvolgere direttamente e decisi di agire da solo. Chiesi al Calabrese di coprirmi, andai da Dominic e prendemmo del Pastis. Mi chiese: E i tuoi ragazzi? Sono fuori Marsiglia, sono andati a fare cassa. Devono svaligiare una bisca, un mio progetto, stai attento a non tirare troppo la corda. Gli chiesi se mi poteva dare trentamila franchi, lui per non insospettirmi, apr la cassaforte e me li diede e aggiunse con ironia: un prestito! (la cassaforte era ancora aperta) e io risposi: Certamente, il lavoro lavoro! Finito il Pastis stava per accendersi un sigaro e dissi: Ti faccio accendere io e gli sparai un colpo al petto. Dal bruciore si strapp la camicia, ancora un altro colpo e infine gli misi la pistola in bocca (era gi morto). Sparai ancora, poi cadde a terra e lo allontanai con il piede, gli svuotai la cassaforte e andai via. Mentre camminavo dissi a me stesso: Ma io sono un mostro! Quando il sangue mi sale al cervello non capisco niente e nel frattempo pensavo ai miei genitori, perch era immediato il confronto tra il mio essere lontano da quelle cose ed essere al centro del fatto, come violenza era il mio perenne dubbio amletico, come pensare che lacqua che tocco dal mio fiume la prima che viene e lultima che va o la prima che va lultima che viene, per ribadire: essere o non essere!

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Fatta sparire ogni traccia dovevo imbarcarmi con un motoscafo off shore di un gioielliere che doveva dei favori al mio amico Calabrese. Da quanto avevo capito non gli faceva mai mancare la cocaina. Le condizioni atmosferiche ritardarono la mia partenza di una settimana e questo fu molto pericoloso, mi cercavano come cani segugi e io ero nascosto in un casolare di campagna. Una mattina il Calabrese mi svegli alle 5:00 e disse: Il tempo buono e sar cos per almeno una settimana. Partimmo e dopo ore di navigazione arrivammo a Bastia; una volta sbarcato salutai il gioielliere, presi una stanza in una piccola pensione, sempre con i documenti falsi, e il giorno dopo li bruciai. Partii con una barca a vela verso larcipelago della Maddalena con un abbigliamento da turista. Sbarcai a Palau e da l con il pullman verso Golfo degli Aranci, dove mi imbarcai per Civitavecchia, da l andai a Roma al nostro punto di incontro. Era sera quando arrivai, cenammo e poi andammo in albergo. Ci riunimmo nella mia camera, dividemmo il bottino e dissi che sarei rimasto a Roma con Gianni. Gli altri erano liberi di andarsene. Ognuno per la sua strada e per i propri progetti. Dissi ai ragazzi: Quello stato un attimo di follia della nostra vita, vi consiglio di riprendere gli studi. Poi fate come vi pare! Ci abbracciammo e Tanino disse: Comunque qualcosa che ci legher per tutta una vita. Quando si uccide un uomo insieme qualcosa che ti lega dentro. Mi volle riabbracciare e baciare e cos tutti gli altri. Brindammo al futuro e io pensavo a quanto era stata dura per me. Mi portavo dentro questo rimorso. Sparare e ferire una cosa, ma togliere una vita buona o balorda che sia una sensazione intrasferibile. In ogni cosa che fai te la porti dentro, anche la pi banale, te la vedi sempre l, le immagini ti si ripropongono sempre. Per quattro giorni io e Gianni rimanemmo a Roma, ci sollazzavamo molto rilassati, ma lultimo giorno gli spiegai i miei progetti:

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Il mio primo obbiettivo quello di laurearmi in Economia e Commercio e poi si vedr. Pertanto devo scendere a casa per sistemare un po di cose come il piano di studi che non ho ancora presentato. Gianni mi disse che si voleva occupare dellazienda di famiglia e dare una mano a sua madre che la gestiva, perch ormai era avanti nellet. Poi mi chiese dei soldi. Io risposi: Prediamone una parte, il resto facciamo dei libretti al portatore e quando uno ha necessit li potr usare. Ma ero certo che lui li avrebbe fatti fuori in poco tempo, come poi si dimostr aprendo due attivit pensando che potessero andare avanti da sole. Non aveva la stoffa da imprenditore, in due anni fece fuori tutto, anzi dovetti aiutarlo per non farlo protestare e poi come sua decisione o come sua ultima opportunit torn a lavorare con la madre. Era passato un anno e Tonino continuava a seguirmi con passione nei miei racconti, ma mentre finivo di raccontare lavventura di Marsiglia, con il suo volto dubbioso mi chiese: Ma Dottore quanto sangue, ... quanta violenza, ... perch? Tonino, non puoi chiedere ad un fiume in piena perch straripa, nella sua natura. Allora ti chiedo io: pi violenta la natura che straripa o gli argini costruiti dagli uomini che la costringono!!!??? In quei momenti, ma soprattutto una volta che avevi scelto di fare quellesperienza, non la potevi fare da chirurgo. Vedi, sei impressionato per come io ti racconto la mortalit, ma che significa mortalit???? Oh, Tonino, bisogna distinguere la Morte dalla Mortalit. La Morte qualcosa che strettamente legata alla vita, nel momento in cui nasciamo abbiamo la piena consapevolezza che siamo nati per morire. E poi il concetto di morte molto intimo, la sacralit, il rito, il pianto, il trapasso, in qualsiasi dogma, per qualsiasi Religione, un richiamo alla fede, un consegnarsi ad altro o solo a se stessi. La Mortalit levento, in che modo si muore, o per me-

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glio dire, in che modo ci viene proposta dai media, o da altri, il fatto, come ci confezionano laccaduto. Ti faccio un esempio: in Africa muoiono mille bambini al giorno, ma nessuno si indigna di questo perch non lo vede, e poi cos lontano da noi. Invece muore un bambino in un pozzo, e vi mezza nazione che piange. Se pensi a quanti morti vi sono per le strade, una strage, ma la notizia ci viene servita in modo tale, che s ne prendiamo coscienza, ma sino a l. Anzi quando guardiamo i film e vediamo sparatorie, ci piace pure, e non perch finzione. Vedi, questi signori che ci comandano dallalto delle loro cariche, oltre a volerci programmare la nostra visione di vita attraverso la forza mediatica, cercano di gestire anche le nostre emozioni. Dottore, ogni volta che vi pongo un quesito voi mi rispondete, ma c di pi, riuscite a convincermi!!! Tonino, cerchiamo di prenderla un po anche a ridere; ma lo sai che se nessuno commettesse dei reati, tu saresti un disoccupato, e non solo tu, ma immagina tutto lapparato, magistrati, giudici, poliziotti, beh facciamo una previsione, due milioni di disoccupati!!!!! una teoria naturalmente, ma immagina che problema sarebbe!! Si abbasserebbe anche il PIL Oh Ges!!! vero!!!! Ti dico questo solo perch ogni qualvolta un uomo cerca di cambiare per un attimo il suo punto di osservazione, alcune cose cambiano; ma andiamo avanti, non voglio infarcirti dei miei teoremi filosofici. Ho perso il filo, dove eravamo arrivati? Dott che ravate tornato a casa.

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A CASA

Tornato a casa iniziai a studiare, ma ero sempre in giro per lItalia e allestero, per lavorare e potermi mantenere gli studi. Mi laureai nei tempi, ma una cosa ricordo in modo particolare... la mia tesi di laurea. Quasi senza volerlo feci una tesi incentrata sul mondo economico della malavita e limpatto sulleconomia nazionale. Quando la commentai, senza accorgermene mi trasformavo lentamente nel linguaggio, quasi da mafioso, e me ne accorsi quando intravidi nei volti dei professori un senso di paura; non me ne ero accorto, ma involontariamente li avevo minacciati, e avvertivo la loro paura. Che strana cosa, il mio passato mi si riproponeva sempre, come volesse dire: inutile che ti mascheri, tu sei questo! Tu appartieni a quel mondo. Cosa che io rifiutavo nel mio inconscio; per fu laurea con il minimo dei voti.

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UN NUOVO FUTURO IN CERCA DI LAVORO

Dopo una settimana mi trovai a casa di mio nonno, e lui mi chiese: Allora lhai preso sto pezzo di carta? E io risposi: S!! Vieni vicino a me che non sento bene, che ti voglio parlare. Vedi nipote mio, non puoi immaginare quanto ti amo, ma ci sono dei momenti nella vita che bisogna confrontarsi, e io ho deciso che questo confronto tu lo faccia con me, tuo padre non allaltezza. Mi diede un bacio in fronte, e poi disse: Nella vita un uomo pu prendere due strade, una quella del male affare e laltra quella di mettersi in testa obiettivi e scalarli, sino in cima. Ricordati che il gusto dello scalatore non arrivare in cima con un mezzo di trasporto, ma scalare, guadagnandosi centimetro su centimetro. Devi sapere scegliere E fece una lunga pausa, come se sapesse cosa avevo fatto, o forse, leggeva dentro di me quel fattore K, infatti, poco dopo esclam, dicendo: Quel fuoco che porti dentro di te, quel cane rabbioso che abbaia, vedi di utilizzarlo per la tua scalata, questo il mio consiglio. Beh, allora che devo fare? chiesi io. E lo chiedi a me?! Guardati attorno vedi segni di ricchezza?? Credi che io possa alzare il telefono e dire: Senti c mio nipote che... e collocarti in una societ? Allora ragioniamo, dimmi un po dove sta il pesce?

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Io attonito non capivo e risposi: In mare. Bene! E dov il mare?? E io replicai: Qui vicino, basta andare sul lungomare. Oh, svegliati!! Il mare dove si svolge il business, e il pesce il business. Ed allora dov il posto dove vi ricchezza produttiva? E io risposi fulmineo: Milano! Bene! Cos andiamo meglio. E il business? A questo non seppi rispondere subito, ma poi tentai e dissi: La Borsa. Finalmente ragazzo!!! L devi andare! Ma nonno stai scherzando? Chi vuoi che mi prenda a lavorare in Borsa? E inizi una soffice e lunga risata, mi abbracci, e mi sussurr allorecchio: Ma s che ti prenderanno. Ma a fare il cameriere in qualche ristorante vicino alla Borsa. Credimi se stai nel mare qualche pesce, prima o dopo ti sbatter contro, ed allora tu dovrai prendere loccasione al volo per poterti giocare i tuoi dieci minuti di prova. Se non ne avrai le capacit, ritornerai a fare il cameriere e poi si vedr.

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MILANO, LA MIA NUOVA CITT

Dopo aver soggiornato in Inghilterra per sei mesi (volevo migliorare il mio inglese), arrivai a Milano con una valigia presa in prestito da mio zio, vecchia e di semilpelle, con un manico rotto. Alloggiai in una pensione vicino alla stazione. La mia autonomia finanziaria era ridotta. Feci un giro a Milano, per il centro e per altre strade sconosciute, sentivo quella citt cos dura, che non mi avrebbe dato scampo; mi sentii molto sconfortato e ritornai alla pensione. Arrivato alla pensione mi distesi sul letto per cercare di rilassarmi, ma il tetto che io fissavo non era degno nemmeno di uno sguardo, e iniziai a pensare, a dialogare con i miei demoni, sempre pi convinto che i demoni che ci portiamo dentro vanno combattuti uno alla volta, come un guerriero che sa pianificare la sua guerra, la mia guerra personale, per non farmi uccidere lanima. Il giorno dopo andai in cerca di lavoro, per fortuna non feci fatica, trovai subito da fare il barista presso un bar. Il lavoro era di routine, ma i soldi finirono presto, in attesa della prima paga. Feci un sopralluogo alla stazione e mi aggregai ad altri disperati, tutti con storie diverse, che comunque mi spiegarono il modo di dormire dentro i treni. Malgrado lo stipendio non riuscii a trovare un posto letto a buon mercato.

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UN NUOVO AMORE

Una mattina al bar, dietro il banco, i miei occhi andarono su una ragazza molto bella, e il mio sguardo incroci il suo. Credo di averle rubato lo sguardo. La sera, nel mio vagone casa Milano-Lecce, non riuscivo a dimenticare il suo sguardo, ma soprattutto i suoi occhi, e pensavo che a volte non ce ne accorgiamo, ma anche con i soli occhi possiamo infastidire le persone, possiamo fare violenza, e dovremmo avere la sensibilit di capire, ogni volta che ci capita di incrociare degli sguardi, se possiamo osare. Tutte queste riflessioni caddero il giorno dopo, visto che la ragazza si ripresent al bar e fu lei a non staccarmi gli occhi di dosso, andammo avanti cos, prima che potessimo dirci qualcosa, al di fuori della tradizionale ordinazione. Ci eravamo gi parlati, con gli occhi, con i gesti, io osservavo le sue mani e mi immaginavo a leggerle, il suo modo di fare, come si vestiva, scoprendo, che per venire a prendere la colazione al mio bar, doveva allungare di molto (avevo scoperto che faceva il subagente di cambio), pertanto era distante dal mio bar, per poi raggiungere il suo posto di lavoro. Credo che quel primo giorno fosse stata solo una coincidenza, magari era di passaggio. Questo mi fece capire che sicuramente le sue presenze mattutine volevano confermare il suo interesse nei miei confronti. Un giorno avevo deciso di chiederle come si chiamava ed aspettavo il momento giusto e quando lo trovai, con mio stupore, partimmo insieme a fare la stessa domanda, con una conseguente risata di entrambi. Avevamo rotto il ghiaccio e

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da quel giorno iniziammo a frequentarci e a conoscerci. Si chiamava Antonia. Mi piaceva quel nome forte e robusto. Io le raccontai la mia storia, limitandomi a dire solo dellarrivo a Milano. Una sera uscimmo insieme, lei viveva da sola (visto che i suoi genitori erano di Brescia) e dopo cena mi invit a casa sua. Da quella sera iniziammo una relazione. Quando due corpi si conoscono intimamente, scattano certi comportamenti sia mentali che fisici. Adoravo vederla muovere, in ogni cosa che faceva, ma soprattutto quando facevamo lamore, mi piaceva il suo modo di darsi ed osservavo il suo corpo che si muoveva lento nel suo piacere. Una notte io feci un brutto sogno, pi che altro confuso, Marsiglia, i miei amici, la mia giovinezza, le sparatorie, i morti (s soprattutto i morti. Quando si uccide qualcuno, non si pu immaginare la sua faccia. Il suo comportamento da feroce diventa agnello, da agnello diventa coraggioso, ma una cosa ti rimane dentro come una foto: LA SUA FACCIA!!!) Mi alzai di scatto dal letto e cercai di asciugarmi la fronte, ma avevo tutto il pigiama bagnato. Lei si svegli e si accorse del fatto. Con dolcezza mi strinse e in silenzio and a prendermi un bicchiere di acqua. Poi mi fece una carezza e mi disse: Sono i tuoi demoni che ti tormentano! Io restai esterrefatto. Aveva pronunciato demoni!! Come io li chiamavo. Poi aggiunse: Io non sono un tipo che fa domande, ma tu adesso ti devi svegliare. Da troppo tempo lavori in quel bar e forse per colpa mia stai ancora l. In questo modo ti sei dimenticato dove devi andare. Mi diede un bacio e dormimmo abbracciati. Io rimasi sveglio ancora per altre due ore e poi crollai. Lindomani ci svegliammo abbracciati. Pass una settimana, e lei come ogni mattina si present al bar e mi disse: Quando finisci il turno parla con il proprietario e digli che hai trovato un altro lavoro.

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Ed io: S! E dove vado? pensai tra me. Stasera ti porto con me e ti presento una persona. Finito il turno andammo a casa mi feci una doccia e uscimmo. Mi port vicino al palazzo della Borsa, in un famoso ristorante. Entrammo e chiese di Luigi. Dopo due minuti, Luigi, con un sorriso smagliante, si present, la baci dicendo: Come va la mia bambola? (era uno dei pochi milanesi veri a Milano). Lei disse: Questo il ragazzo di cui ti parlavo. Gli devi insegnare tutto e vedrai che ti dar soddisfazione! Luigi fu di poche parole e mi disse: Vieni domani alle 4:00 del pomeriggio che ci facciamo una chiacchierata. Andammo via, e lei aggiunse: E questa fatta!! Ricordati, questo il tuo trampolino di lancio, da quel ristorante passano quelli che contano, quando sar il momento, se ne sarai capace, affonda la spada, io mi sono affezionata a te, ma ho la consapevolezza che comunque sarei motivo di distrazione, il nostro tempo finito. Mi abbracci e continu dicendo: Ma s, te lo posso dire, tanto non ti monti la testa. Sei luomo pi interessante che abbia mai conosciuto. Hai lo sguardo da bambino affamato e la ferocia di un cane rabbioso che vuole spezzare la catena, quella catena che tiene imprigionati milioni di persone nelle loro aspirazioni e nelle loro classi sociali. Ancora un grosso bacio e poi mi diede una pacca sul culo come si fa con i cavalli per farli andare avanti. (Vedevo che alcune parole mi accompagnavano nel tempo, come: il nostro tempo finito , ogni cosa ha il suo tempo , e questo mi dava la certezza, non basata su fatti razionali ma irrazionali, che ero sulla strada giusta e con le persone giuste.)

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AL RISTORANTE DELLA BORSA

Ero felice di quella occasione, ma solo dellidea, visto che non sapevo nulla di quello che dovevo fare. Il giorno dopo mi presentai al ristorante, Luigi era l ad aspettarmi, seduto ad un tavolo, che sorseggiava un bicchiere di vino. Inizi subito dicendo: Ragazzo, io ti insegner tutto quello che so e quello che non so, se sarai bravo lo imparerai da solo. Vedi, fare il cameriere unarte, non significa solo portare piatti, ma significa sapere accogliere i clienti, in frazioni di secondi capire tutto di loro, farli sentire a loro agio, e continuamente osservare tutto ci che accade attorno a te. A me sempre piaciuto fare questo lavoro, tu puoi farlo!! Ma se vuoi riuscire, metti tutto lamore che hai e stai sempre attento a quel cane che hai dentro di te. (Tutti con questo cane, dicevo io, e che si sono messi daccordo?) Ti insegner a saper mangiare. Ti insegner tutto sulle pietanze, ad essere pi garbato nel muoverti, ti far diventare un nobile e, da quanto ho capito, quando incontrerai il tuo pesce lo fiocinerai, ma stai attento!! Prima di farlo, fai passare del tempo, preparati, perch hai un solo colpo da sparare e qui la voce si sparge subito. Mi tuffai nel lavoro con tutto me stesso, ed ogni tanto incrociavo lo sguardo di Luigi orgoglioso di me il quale mi accennava un sorriso, come per dirmi bravo ragazzo. Gli anni passarono, ed ero diventato peggio di una spia della CIA, in un attimo in sala riuscivo a inquadrare la situazione, quanti mancini vi erano, quanti potevano essere

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potenziali fastidi, quante amanti, e tra gli uomini capivo quasi tutto di loro. Avevo adottato un metodo psicologico. Come obiettivo mi ero prefissato di diventare un profile man, cio uno che in poco tempo riesce a costruire il profilo di una persona, con i suoi punti deboli e di forza, e quando servivo al tavolo facevo in modo che gli altri mi ponessero delle domande, anche le pi banali: di dove sei? che ci fai qui? cosa studi? E non capivano che inconsapevolmente mi avevano detto tutto di loro. Perch, parlando, si scoprivano ed a loro insaputa li studiavo, e pi domande mi ponevano e pi io capivo di loro. La sera a casa prendevo appunti sulle discussioni avvenute al ristorante con i clienti e scoprivo, come un gioco, tutti i loro punti deboli. Quando li rivedevo, collaudavo le mie ipotesi e vedevo che coincidevano. Il lavoro al ristorante andava come al solito, io pensavo al quel pesce. Adesso che ero pronto, non buttavo nemmeno le reti, visto che vedevo tempesta. Una sera, ad un tavolo, mangiava un uomo da solo, non elegante, ma odorava di potere. Luigi mi guard e mi disse: ora! Adesso ti presento il Dott. Pergoli, lui pu aiutarti. Ti presento brevemente a lui e poi hai dieci minuti per vincere e convincere. E cos fu. Dopo la presentazione, il Dott. Pergoli mi squadr dalla testa ai piedi e replic: Ottima presentazione. Occhi da furbo e quel tanto di fame per voler riuscire. Poi mi chiese: Cosa ti piace? Una domanda cos secca, con mille risposte. Ma distinto risposi: Imparare dai bravi il mestiere! Ma voglio la possibilit di poter giocare dieci minuti una partita vera!! Il Dott. accenn un sorriso e mi disse: Lascia stare questi termini calcistici. Mi piaceva di pi la voglia di imparare. E dimmi un po, senza remore, sii feroce

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e sincero. I tuoi dieci minuti li giochi qui con me. Se ti piace usare questi termini parlami di me, siediti, prendiamo il caff insieme. (Ero confuso, ma mi dissi: Per anni hai fatto il profilo della gente che passava. Adesso metti a frutto questo tuo potenziale.) Iniziai dicendo: Lei, mio caro Signore, non Dottore. Sa, in un ristorante un Dott. non lo si nega a nessuno. Al massimo un ragioniere, forse neanche un ragioniere, ma sul campo operativo la riconoscono per tale, visto la sua bravura. Lei lavora per un gruppo economico importante, un uomo di fiducia. Non sa nuotare, lo vedo da come beve lacqua e il suo rapporto tra il bicchiere del vino e quello dellacqua. Poi ha la tasca dei suoi pantaloni sinistra scucita, anche se non si vede perch coperta dalla giacca. Lei continua a toccarsela. Lui replic: Ed oltre a fare lindovino, cosa sai fare? Se mi permette io non sono un indovino, ma un attento osservatore e quando si fa business bisogna sapere osservare gli avversari e il campo. Si avvicin con il busto verso di me, mi strinse un orecchio, e con segno di stima mi disse: Preso! Mi sarai vicino un mese e poi decider! Mi lasci un assegno da un milione di lire e mi disse: Gioved a Ginevra! scrivendomi lindirizzo.

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LA GRANDE PROVA A GINEVRA

Toccavo il cielo con le mani, Luigi si asciug una lacrima, malgrado lui la trattenesse e poi disse: Sei veramente quello che aveva visto la mia bambina. Grande! Mi strinse e aggiunse: Vatti a spogliare. Gli indumenti poi li dai a me che li brucio come un rito. Ragazzo qui c gente che fa il cameriere da anni, ma non come me che lo faccio con passione e amore perch lho scelto, ma lo fanno perch il loro modo di sopravvivere, sono trasparenti. Tu, lho sempre saputo che eri di passaggio. Brindammo alle sue accorate parole: Che il vento soffi sempre in poppa, per te ragazzo!!!! Arrivato a Ginevra, venni accolto allaeroporto da una macchina che mi port in un ufficio, vicino al lago. Era un appartamento di media grandezza, ma di un gusto e stile unico, tutti mobili antichi, scelti con accuratezza, sentivo pi il gusto di una donna, che quella di un architetto. Venni annunciato ed entrai nel suo ufficio, mi fece portare un caff e battendo le mani in modo secco disse: Bene, da dove cominciamo? Mi dica lei, Dott. Allora, vuoi prendermi in giro? Sai benissimo che non sono Dottore e mi chiami lo stesso in quel modo! Sii te stesso, per questo ti ho scelto. Sappi che non sono nemmeno un ragioniere, come dicevi tu, ma conosco il mestiere, e tu sei da me ad apprenderlo come si faceva una volta. Hai capito, mio caro garzone?

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Per prima cosa ti presenter agli altri, dir che tu sei stato mandato a fare uno stage, poi ti mostrer dove lavorerai e ogni giorno ti dir io quello che devi fare. Tu dipendi da me e da nessuno altro, capito!!?? Qui vi sono miliardi in gioco, e se resterai, vedrai cose che poi troverai scritte sui giornali. Toccherai la storia, ma la tua forza sar quella di rimanere sempre con i piedi per terra. Mi mostr il mio posto di lavoro, perch di ufficio non si poteva parlare visto che era due metri per due, un tavolo e nientaltro. Poi aggiunse: Io devo partire per due giorni, tu stai qui, prendi confidenza con i muri. Ah, dimenticavo, Franoise ti accompagner pi tardi al miniappartamento che abbiamo preso per te. Per qualche giorno ti verr a prendere lui alle 8:00 di mattina, poi dovrai organizzarti da solo. Cos fu. Nei giorni della sua assenza presi confidenza anche con il quartiere, i negozi vicini. Quella citt era cos pulita, tutto in ordine, una citt per ricchi e per chi lavorava per i ricchi, sentivo il profumo dei soldi. Al suo ritorno, mi chiam e mi disse che dallindomani non dovevo mollarlo un attimo, poi mi lanci un libro che parlava di fusioni di societ e mi disse: Studia e vedi quello che riesci a capire. Lessi tutta la notte, come quando facevo gli esami. Erano le 6:45 e sentii suonare il campanello. Era Franoise che mi diceva di scendere e preparare una valigia per due-tre giorni. Cos feci e scesi gi. Il mio uomo mi aspettava in macchina e mi disse: Andiamo a Istanbul. Arrivati allaeroporto cera un jet con i motori accesi che ci aspettava. Fu la prima volta che presi un jet privato. Una volta in volo, ci appartammo in un tavolino, e lui mi chiese cosa avevo capito del libro e io con modestia dissi: Lessenziale. Mi piace questa parola, essenziale! Sei furbo, andiamo bene. Ora ti spiego, noi non dobbiamo fare unoperazione di

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fusione. Oggi dobbiamo incontrare dei grossi trader di soia, e dobbiamo acquistare da loro tutto quello che hanno. Useremo una societ maltese di trader off shore e pagheremo, attraverso unaltra societ delle Cayman, il dovuto. Il nostro progetto quello di costituire almeno ottanta societ off-shore in tutto il mondo e fare damping di soia. Al nostro ritorno ti mander tre mesi in Italia a lavorare con un nostro uomo alla Borsa merci per capire il meccanismo. Al tuo ritorno ti spiegher come funzionano tutti i tipi di societ off-shore, e non di tutto il mondo (ma quasi, immaginai io conoscendolo), ma quelle pi usate. Dopo le dovrai costituire tu! Questo il nostro progetto. Trascorsi tre mesi a Ravenna presso la Borsa merci e in quel periodo capii che ci che appare totalmente diverso da ci che . CI CHE GLI OCCHI VEDONO, IL CORPO SENTE E IL CERVELLO PERCEPISCE!!! Tornai a Ginevra e Pergoli (era gi inteso, mi aveva preso con lui), con il quale ormai mi davo del tu chiamandolo Stefano, mi disse: Prenditi una settimana di riposo prima della campagna di Russia. In quelle parole intravidi come linizio di una grande operazione. Ritornai in Sicilia per rivedere i miei e trascorsi dei giorni sereni e dubbiosi, perch attraversando la mia Citt con il mio motorino, mi sentivo straniero nella mia stessa citt, e nel contempo osservavo che nulla era cambiato attraverso i vicoli. Lunica cosa diversa era let delle persone che conoscevo, ma loro continuavano, come sempre, nelle loro abitudini. Questa sensazione, mi spingeva a non voler pi ritornare in Sicilia e a ricordare le persone da giovani. Per fare un esempio, volevo incontrare una persona, bastava che andassi in quel bar ed ero sicuro di incontrarlo. Tornato a Ginevra, mi vidi con Stefano, il quale aveva un folder allinterno del quale cerano i fogli per illustrarmi il piano (capii che il piano, da un punto di vista strategico

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finanziario, non era il suo, ma lui aveva apportato la strategia per raggiungere lobiettivo.) Mi diede una scaletta, e mi istru: Ragazzo devi andare prima a costituire queste ottanta societ in vari stati europei e voglio che tieni tu i rapporti con i gestori. Ti do due giorni per presentami una struttura giuridica societaria che mi soddisfi, e mi raccomando, che siano blindate affinch non possano essere riconducibili al nostro gruppo. Ti ho aperto un conto su una banca svizzera e ho depositato una cifra minima relativa alle operazioni che devi mettere in atto. Da questo momento tu opererai per tuo conto con una societ che ho gi provveduto a costituire. Il director un gestore inglese, il quale risponder solo a te. Presentai il mio piano che piacque molto a Stefano, e mi disse: Figlio, tu sei un artista. Ti ho dato pennelli e colori e hai dipinto la Monnalisa, bravo! Chi di dovere te ne sar grato. (Io pensavo chi fosse, che mi doveva essere grato, ma io immaginavo chi fosse.)

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OPERAZIONE SOIA

Dopo due giorni iniziai il mio lavoro e in quarantacinque giorni lo portai a termine. Aspettavo il via da Stefano, mi sembrava la battaglia di Russia. Una sera mentre leggevo comodamente un libro a casa, Stefano mi chiam e mi disse: Si parte domani. Ah, sappi che ho versato sul tuo conto svizzero cinquecento miliardi di lire perch ti serviranno per supportare le societ di mezzi finanziari per fare gli acquisti. La cifra mi impression e mi chiesi se eravamo nella legalit, visto che dal giorno dopo avremmo acquistato quasi tutta la soia sul mercato. In una settimana comprai tutta la soia disponibile sul mercato mondiale, al punto che alcuni nostri fornitori compravano da noi (senza immaginarlo) per rispettare i termini dei contratti stipulati con noi. Loperazione ebbe successo, ma contemporaneamente avevo capito che se lantitrust avesse percepito che il mercato della soia era indirettamente controllato da un solo gruppo, ci avrebbe fatto passare dei guai. La cosa and avanti per un anno, con grossi utili. Poi il crack. Lantitrust indag e solo con il principio di presunzione. Ci sospese dalla Borsa merci di St. Louis chiedendoci spiegazioni, visto che non si trovava sul mercato un grammo di soia e il prezzo era salito alle stelle. Fummo consigliati dai nostri legali, che ci avvisarono che gli americani non scherzano, e che ci conveniva pagare una multa e rimettere sul mercato tutta la soia in nostro possesso. Risultato? In un solo giorno rilevammo una perdita di

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trecentocinquanta miliardi di lire, con la conseguenza che quellattacco al mercato americano si rilev un boomerang finanziariamente. Quindi, fu assaporare la vittoria per un anno, per poi restituire, in parte, il maltolto. Il profitto fu raggiunto anche se non come speravamo, ma la perdita pi grossa fu lo screditamento sui mercati mondiali. Pass ancora un anno, poi Stefano mi disse: Ragazzo, devi andare!! Il tuo tempo qui finito. Non vorrai mica portarmi a vita la borsa? Hai imparato tutto quello che potevi imparare. Mi strinse e mi disse di passare in amministrazione per ritirare un assegno in cui aveva aggiunto un bonus per affrontare la mia nuova esperienza. Poi aggiunse: Ti ricorder sempre e spero che il vento soffi sempre in poppa per te, ragazzo!! Il mondo l, prendilo! (Che strano sempre le stesse parole o frasi, mi sembrava una caccia al tesoro, mi confermava che ero sulla giusta strada.) Feci le valigie e ritornai a casa in Sicilia senza volere vedere nessuno. Dopo alcuni giorni ritornai a Milano, dove affittai un bilocale perch volevo rimanerci e guardarmi attorno. Una sera andai a cena nel mio ristorante per incontrare Luigi, che come mi vide mi fece una festa, mi port ad un tavolo e mi disse: Ti vedo bene e non ti chiedo niente. Ma una cosa far questa sera per te, ti far mangiare come non mai. Mentre consumavo il mio pasto vidi in un tavolo, da solo, una persona che avevo conosciuto nel mio lavoro, era anche lui siciliano, ma aveva vissuto per anni in Inghilterra. Lui si accorse di me e fece un cenno con la mano per dirmi di prendere insieme il caff. Io gli chiesi che lavoro stesse facendo e lui rispose il consulente per una societ americana. Prosegu dicendo: Gestisco tutta lEuropa. Ci occupiamo di ottimizzazione della produzione. Tu saresti ideale per questo lavoro. Senti, domani vado a Vienna, se vuoi andiamo insieme che ti

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presento un gruppo finanziario allavanguardia; sono gli unici che fanno e hanno fatto operazioni Merges & Acquisition e operazioni di leverage. Il giorno dopo partimmo. Ero entusiasta delle persone che avevo conosciuto, e feci una proposta al director di quella societ austriaca, ovvero di restare a Vienna per sei mesi per apprendere, senza essere pagato. Lamministratore delegato fu incuriosito della mia proposta e volle aggiungere che alla mia location avrebbe provveduto lui. In quei sei mesi conobbi i pi importanti personaggi della finanza, imparai a leggere i bilanci ed a fare analisi finanziarie come non mai. Felice e soddisfatto di quella esperienza tornai a Milano e mi misi in contatto con Sandro, il consulente dellazienda americana e gli dissi che adesso ero pronto ad affrontare lesperienza da consulente e mi rispose che prima doveva fare una telefonata. Il giorno dopo mi richiam e mi disse che avrei trovato allaeroporto di Malpensa un biglietto di prima classe per Miami e poi da l sarei dovuto andare a Palm Beach. Il colloquio and bene e lavorai per due anni per loro solo in Italia. Anche questa volta avevo arricchito il mio zaino di altra esperienza. Attratto da un annuncio di un cercatore di teste decisi di rispondere. Il colloquio and bene e lasciai la societ America. Fui assunto al minimo salariale, ma dopo solo due settimane lamministratore delegato mi offr un contratto da capogiro per quei tempi. In tre anni divenni il consulente pi pagato della societ e il pi preparato. La mia vita cambi, da un punto di vista economico; avevo comprato casa, viaggiavo con macchine di lusso, ma comunque non mi sentivo del tutto appagato. Vedevo che il lavoro da me progettato non veniva mai realizzato, non avevo contatti con il cliente una volta concluso il contratto.

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Trascorsi un periodo di grande incertezza, spesso mi ritornavano alla mente i ricordi del passato e pensavo dove era finito quel ragazzo cos determinato, violento se stuzzicato, mi sentivo aristocratizzato. Mi sentivo spesso con Gianni. Era lunico legame che mi faceva ancora sentire di appartenere a quel mondo che credevo non mi appartenesse pi e fingevo con me stesso, mi mancava!! E poi mi chiedevo: Ma non era quello che volevo??

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IMPRENDITORE

Comunque decisi di fare un passo decisivo, parlai con dei consulenti a me vicini, tre in particolare, con i quali progettammo di partire con una nostra societ e di rivoluzionare alcune procedure di lavoro. Tutti quei testamenti biblici di comportamento metodologico erano, a mio giudizio, meritevoli di cambiamenti per darci un maggior profitto e qualit del lavoro erogato. C da dire che ogni nuova iniziativa metteva in me un fervore ed un entusiasmo irrefrenabile. (Tra noi tre, vi era Peppino, anche lui siciliano, il quale mi viziava, avvertiva la mia natura, ed era lui che mi spingeva a fare esperienze nuove, come un fratello maggiore. Sapevo quante rogne gli lasciavo, visto che lui si smazzava tutto il lavoro pi fastidioso, ma era un grande senso di affetto nei miei confronti e mi sentivo sempre in debito con lui. Assecondava ogni mia voglia di sogno, dicendomi con i tuoi sogni, mi fai sognare anche a me.) Costituimmo la societ. Il primo anno, il conto economico era molto demoralizzante, ma dal secondo tutto cambi. Crescevamo in modo esponenziale, sino ad arrivare dopo tre anni ad avere duecentocinquanta addetti. Eravamo dignitosamente appagati sia economicamente che professionalmente. Conducevamo uno stile di vita molto alto, macchine, vestiti, viaggi, alberghi di lusso e quantaltro.

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THAILANDIA

Ero a La Spezia per cercare di vendere una barca di 50 metri di un mio cliente. Mi incontrai con il broker, chiusi il preliminare di vendita e il mandato. Salii in macchina che, come per magia, non volle sapere di mettersi in moto. Chiamai la filiale di Milano della Porsche, che si occup di prelevarla e la port presso unofficina dellACI. Andai alla stazione, comprai il biglietto e limpiegato, senza neanche pensarci, mi diede una seconda classe. Me ne accorsi in seguito, ma decisi di non cambiare, salii sul treno e trovai uno scompartimento dove stare da solo, il treno era quasi vuoto. A Suzzara sentii aprire la porta ed entr una suora dalla corporatura minuta e molto esile; mi colp il suo volto, dava limpressione di una donna che aveva molto sofferto o che condividesse con passione le sofferenze degli altri. Aveva un viso su cui aleggiava un sorriso appena accennato, i suoi occhi mi turbavano, mi mettevano soggezione. Continuai a leggere, ma non potevo fare a meno di guardarla; allimprovviso lei ruppe il ghiaccio offrendomi una caramella e chiese la meta del mio viaggio, e io risposi freddamente (non so perch) che sarei sceso a Piacenza. Guard con attenzione le mie mani e disse: Oh che belle mani che ha!! Non mi fraintenda, io studio le mani e le sue mi dicono che lei ha un cuore grande, solo che spesso lo eclissa per motivi futili. Poi senza fermarsi continu: Di cosa si occupa? La guardai e risposi: Sa, difficile spiegarlo in poche parole, il problema di oggi che abbiamo bisogno di tante

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parole per descrivere le cose; le parole sono importanti e dobbiamo elargirle con parsimonia. Non saprei come spiegarglielo, ma ci provo, ho una societ che eroga consulenza finanziaria di assetto societario alle aziende. Cos lei afferma che, attraverso la sua conoscenza professionale, aiuta le aziende contro le perdite di denaro. S, possiamo dire cos. Ah, ho capito, come sempre la conoscenza d la padronanza, me lo diceva sempre il mio vicario. Credo che la difficolt stia nel saper immettere sul mercato la conoscenza, in caso contrario questa perde il suo valore economico. S!! proprio questa la difficolt. Suor Matilde si rinchiuse nel suo silenzio e affid ai suoi occhi il compito di sorvegliarmi, sempre con dolcezza. Prima che il treno arrivasse a Milano, con molta gentilezza mi disse: Sa, io ho un progetto umanitario in Thailandia, forse lei potrebbe essere la persona giusta e con la mano mi porse un biglietto da visita di un manager dellAnsaldo, un certo ingegner Magrini. Era agosto, lufficio era vuoto e stavo approfittando per mettere a posto la mia scrivania; mi salt allocchio quel bigliettino da visita, lo presi tra le mani. Era stato maltrattato e mentre lo guardavo, mi sistemai sulla mia sedia per riflettere. Continuavo a tenerlo tra le dita, provai a chiamare quel numero (solo perch ero convinto di non trovare nessuno in agosto). Il telefono squillava, alla fine rispose la portineria, che mi pass linterno richiesto. Rispose lingegnere, mi presentai, mi disse che in quel momento era occupato, ma che gli sarebbe piaciuto incontrarmi. Fissammo un incontro per la sera, e insieme decidemmo per una cena a base di pesce. Scelto il ristorante, arrivammo quasi insieme. Mi dissi che ogni nome ha il suo destino: era un uomo che pesava al massimo cinquanta chili con grandi occhiali e vestito come un impiegato del catasto.

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Sapevo che mi aveva invitato per parlarmi del progetto di suor Matilde, e cos fu. Aveva conosciuto suor Matilde due anni prima a unasta di beneficenza, dove lei gli aveva spiegato il suo progetto. Voleva recarsi in Tailandia per cercare di liberare alcune bambine vendute dalle famiglie alle organizzazioni malavitose che le avrebbero indotte alla prostituzione. Il nostro obiettivo era comprare queste ragazze, con il fine di riunirle presso la Croce Rossa per farle entrare in Italia. Io chiesi a quanto ammontava la cifra da investire e lui rispose che dipendeva dalla disponibilit. La difficolt maggiore lavremmo trovata nel negoziare con queste organizzazioni. Mi resi conto che non era un uomo dazione, e pensai che sarebbe stato meglio se mi fossi organizzato da solo, non pensavo ai soldi in quel momento. Andai a Padova a trovare suor Matilde, la quale mi fece vedere le ragazze che era riuscita a liberare: erano sei, e quando le vidi rimasi molto colpito, la pi grande poteva avere 12 anni. Mi trovai subito coinvolto, mi congedai e le chiesi dieci giorni di tempo per pensare. Passavano i giorni, e questa cosa mi occupava continuamente la mente. Una sera, presi carta e matita e stesi un piano operativo. Avevo bisogno di un uomo capace e che mi potesse coprire; pensai subito a Gianni, lo chiamai e dopo due giorni era gi a Milano, gli spiegai tutto e si dimostr subito daccordo senza chiedersi il motivo. Avrebbe capito subito nel momento in cui avrebbe potuto vedere. Certo lingegnere non poteva essere il mio uomo, allora decisi che la suora e lingegnere mi avrebbero aspettato a Phatai, il campo base, e io e Gianni avremmo cercato la via per metterci in contatto con lorganizzazione. Il mio contributo con quello dellingegnere ammont a 150 mila dollari. Partimmo, e allarrivo scelsi come base operativa la sede della Croce Rossa. Ci congedammo, dicendo che li avremmo tenuti informati.

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Per molti giorni frequentammo locali hard, pieni di prostitute come le cavallette, eravamo in cerca di qualche protettore che ci notasse e che ci volesse offrire qualcosa di pi interessante e remunerativo per lui. Una sera, in un locale molto frequentato e noto per la prostituzione, a fiuto individuai una persona che poteva essere il nostro tramite. Lo avvicinammo e gli offrimmo una birra, e poi unaltra. Si sent in confidenza, ci port in un altro locale nel quale aveva una specie di ufficio largo un metro, e con grande soddisfazione apr un catalogo, con tutto e di pi. A questo punto, usciti allo scoperto, gli chiedemmo un traduttore, perch avevamo da offrirgli un affare. Fissammo un appuntamento per il giorno successivo, davanti al nostro albergo. Parlammo chiaro con il traduttore, spiegandogli che eravamo siciliani di un potente clan e che volevamo fare business: comprare ragazze per portarle in Italia. Il nostro uomo si prese tre giorni; ci rincontrammo e ci inform attraverso il traduttore che aveva il contatto, ma voleva 12.000 dollari: lo pagammo. Ci spieg che avremmo dovuto viaggiare per due giorni, accettammo, e con vari mezzi arrivammo in una zona impervia di montagna. Qui trovammo molti uomini, tutti in divisa militare, che abitavano in un campo fatto di capanne, tipo palafitte. Finalmente ci fu lincontro con il capo, il quale ci invit a mangiare cose che ancora oggi non so cosa fossero, lunico ricordo: il riso. Io, Gianni, il traduttore e la nostra guida, affidataci dal nostro contatto, passammo la notte l. Il giorno seguente iniziarono le trattative. Andammo a colloquio con il capo, che mi disse (sempre attraverso il nostro traduttore) che la mia faccia gli piaceva, ma non quella del mio amico, soprattutto il suo sguardo. Gli chiesi se voleva decidersi per il business o se preferiva fissarsi sulla faccia del mio amico e allora lui, fulmineo, gli punt una pistola alla testa, e io che avevo nascosto una Smith & Wesson body gard 38 special, ultraleggera e senza

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cane, la puntai alla sua testa. Restammo in questa posizione per circa due minuti, poi una voce disse in inglese di lasciarci stare, sarebbe stato meglio parlare di affari. Ecco il vero capo, era rimasto nascosto ad ascoltare dietro una capanna. Poi disse: Quante donne vuoi, duecento, per iniziare? Ok, il prezzo e di 500 dollari a testa. Si intende che te le porti tu e ci pensi tu al trasporto, io ti posso aiutare sino a valle, poi il rischio tuo, se no il prezzo e di 1.500 dollari a destinazione, ma paghi sia se arrivano vive sia morte. Perch dovrebbero morire? chiesi io. Lui mi rispose che le ragazze erano deboli e che il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso. Replicai di non fare scherzi, e che se durante la strada avessi subito unimboscata, altri sarebbero venuti dopo di me, ma mi rassicur offrendomi degli uomini di scorta, ma io non mi fidavo e gli dissi che non ne avevo bisogno. Arrivati alla base, dopo tre giorni di viaggio, su e gi con piccoli automezzi, finalmente le ragazze furono ricoverate presso la Croce Rossa, che le port in Italia, a Padova. Ci congedammo da suor Matilde e dallingegnere e ritornammo in Italia.

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FINALMENTE A LONDRA

Poi decisi di internazionalizzare la societ. Costituimmo una societ a Londra. (il mio partner era maltese, un ragazzino che avevo conosciuto a Malta, alla mia prima costituzione di una societ off-shore. Ricordo che era un sabato, non trovavo un avvocato, allora andai nel corso principale a prendere un caff, ed un ragazzo mi mise lo zucchero nel caff e contemporaneamente mi chiese: Sei italiano? S! Risposi! E che fai a Malta? Cerco un avvocato , sorrise e disse: Io sono avvocato. Sembra incredibile, ma da allora non ci separammo pi. Ne nacquero una forte amicizia ed una grande collaborazione professionale, il mio caro Anton, avvocato da cinque generazioni, e che voleva rivoluzionare lo studio lasciatogli da suo padre. La societ si occupava solo di privatizzazioni e di M&A trattando una clientela totalmente differente. Dieci anni di esperienza su Londra fecero di me un consulente con un profilo professionale molto alto. Successivamente, aprimmo un ufficio a Mosca, Malta, Dubai e Lugano, naturalmente sempre insieme ad Anton. In tutti questi anni avevo toccato la storia, ero entrato in fatti che i giornali raccontavano, ma dove la verit era tuttaltra; lunico pericolo che frequentando questo mondo, il quale era abitato da affaristi ad ogni costo, avventurieri e gente perbene, bisognava stare attenti a non sporcarsi. Avevo partecipato indirettamente e direttamente alle operazioni pi eclatanti, ed ai pi famosi crack finanziari di que-

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gli anni (naturalmente nelle vesti di consulente) in vari settori, dai telefonici, ai beni di consumo, ai trasporti ecc. Avevo nella mia sacca tante di quelle conoscenze di personaggi che contavano nel mondo economico mondiale. Il mio network di relazioni era diventato importante. Ogni tanto mi balenava in mente che se fossi stato al servizio della mafia, uno come me avrebbe potuto ripulire i loro profitti con la massima professionalit. Ma perch pensavo a questo? Io seduto in quella scrivania del 1800 inglese, in quellambiente ovattato, e mentre scarabocchiavo un foglio, mi rivedevo quelle immagini, dove io sparavo, delinquevo, ma poi, interrotto da una telefonata, non ci pensai pi. Una sera, a cena in un ristorante milanese alla moda, vidi lei, Antonia, seduta con amici. Le andai incontro e ci abbracciamo. Poi lei mi segu al tavolo e finimmo la cena insieme. Infine mi invit a casa sua. Mentre mi spogliavo appoggiai la mia pistola sul comodino (gi da tempo avevo un porto darmi) e mi accorsi come lei accarezzava quellarma. Allora io la presi, le tolsi i proiettili e dissi: Prendila toccala se vuoi. Mi accorsi che la toccava con molta sensualit. Avevo percepito qualcosa. Quel gesto mi suggeriva che dentro Antonia ci fosse unaltra Antonia che io non conoscevo, ma poi pensai: le mie solite masturbazioni mentali! Il giorno dopo andammo ancora a cena insieme. A fine cena vi erano quattro ragazzi che avevano alzato il gomito pi del dovuto e facevano gli stupidi con lei, anche se avevano visto che non era da sola. Io ero vestito tutto per bene, pensavano che fossi un cretino vicino ad una bella donna. Quando vidi che si avvicinavano al tavolo, feci il cretino e dissi ad Antonia di andare a casa e che lavrei raggiunta pi tardi. Lei non fece domande e and via. Finii la cena in fretta e mentre osservavo le mosse di quei quattro ubriachi, mi accorsi che uno ad uno stavano uscen-

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do. Capii subito che mi avrebbero aspettato, magari pensando di divertirsi un po con quel damerino, che ero io. Pagato il conto, uscii fuori e mi sentii chiamare: Hey, tu! Lo sai che ci hai offesi!? Perch? risposi io. Hai fatto scappare quella bella figona? E adesso che ci facciamo con uno come te? e rivolgendosi verso gli altri ripet ancora: Che ci dobbiamo fare con uno come questo? Allora io chiesi scusa per fargli abbassare la guardia (io ero abituato alla lotta sia come ex rugbista sia dal mio passato, ogni giorno era un continuo fare a botte), poi mi avvicinai e mi presi pure uno schiaffo, e richiesi scusa. Li misi cos tranquilli facendo credere che davanti a loro ci fosse un cretino. Erano rilassatissimi. Poi allimprovviso tirai fuori la pistola e velocemente la misi in bocca a colui che mi aveva schiaffeggiato, rompendogli tutti i denti davanti. Poi sparai vicino ad un altro senza volerlo colpire e i quattro fuggirono come delle lepri, ma girandomi, mi accorsi che Antonia era dietro una macchina. Non mi aveva lasciato. Ci guardammo. Venne verso di me e disse togliendosi il suo foulard di Hermes: Metti qui la pistola. Ancora insanguinata, la avvolse e mi disse: Questa la prendo io, tu vai a dormire a casa tua, io so dove metterla. Questo mi conferm la mia sensazione del giorno prima. Era un leone vestito dagnello e vedevo i suoi occhi cos orgogliosi e dispiaciuta di non aver potuto partecipare. In quellistante decisi che sarebbe stata la mia donna. Antonia si trasfer a casa mia ed era diventata la mia donna. Non facevamo progetti ma stavamo bene insieme. Io le raccontai tutta la mia vita e lei mi accarezzava chiedendomi: Quanto avrai sofferto, amore mio?

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LA TRUFFA

Una volta subimmo una truffa nella mia societ. Per istinto picchiai il truffatore nel mio ufficio (un braccio rotto, ecchimosi al volto, tre costole fratturate e forti abrasioni sul viso). Il truffatore and via, ma alla prima caserma dei carabinieri mi denunci per lesioni gravi (da sei mesi a due anni e mezzo di reclusione prevedeva il codice). Il truffatore ebbe il coraggio di ripresentarsi il giorno dopo presso la mia azienda, proponendoci un accordo. Lui avrebbe ritirato la denuncia in cambio di duecento milioni di lire. Un uomo che non valeva niente. Io uno come quello me lo sarei cucinato in dieci minuti. I miei soci e io rifiutammo e dicemmo che ci saremmo rivolti ai nostri legali. Ma la cosa pi grave fu latteggiamento dei miei soci, quasi scandalizzati da quella mia reazione che non avevano mai conosciuto. Io chiesi scusa, e mi giustificai dicendo che stavo passando un brutto periodo ed ero molto nervoso. Anche il mio avvocato, dopo un colloquio, mi accompagn alla porta, e mentre scendevo le scale, mi rimproverava dicendomi: Uno come te! Della tua posizione che si perde in queste cose da bullo. Queste stronzate non le devi fare!!. Riflettevo, sulle loro parole: Uno come te... Per istinto capii subito che le vie legali non mi avrebbero portato nessun risultato. Pensai per molti giorni e spesso guardavo la fotocopia della carta di identit del truffatore, ma poi dicevo a me stesso: Non facciamo altre stronzate!

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Il giorno prima del processo, deciso e sicuro, di sera andai a casa del ricattatore. Lui mi apr con leggerezza, misi un piede tra me e la porta, ed entrai di forza. Subito gli diedi un colpo in testa con il calcio della pistola. Poi lo portai in bagno e gli dissi di aprire la bocca. Per tutto il tempo che parlavo, lui la stringeva tra i denti. Era talmente spaventato che se la fece addosso nei pantaloni. Poi gli mostrai un flacone di acido e gli dissi che se domani al processo non avesse rinunciato ad andare avanti con la causa, lo avrei sciolto con lacido. Dai miei occhi lui cap che non scherzavo e fece un cenno con la testa. Credo che cap che aveva a che fare con un malavitoso. Magari immagin che la nostra era una societ di copertura e in fin dei conti lui era solo un truffatore daquattro soldi, con alle spalle gente di poco conto. Al processo, bast un solo mio sguardo e quando il giudice chiese alla parte offesa (rito giudiziario) se avesse intenzione di rinunciare a procedere, lui rispose con un secco s e tutto fin in bene. Il mio avvocato disse che il truffatore non aveva tanti assi nella manica e che forse ne usciva condannato, ecco perch rinunci. Quello che avevo fatto lo tenni come un mio segreto, con le solite riflessioni che il destino mi pone sempre davanti a chiamare il mio Sig. K. I miei sensi di colpa e le mie giustificazioni. Ma se non avessi agito cos, forse mi sarei preso una condanna.

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LA VITA CONTINUAVA NELLA NORMALIT

La vita lavorativa scorreva facile e spesso mi chiedevo quanto sarebbe durata. Viaggiavo in tutto il mondo. Cosa volevo di pi? Avevo soldi, una grande vita in termini di lusso, conoscenze a carattere mondiale, e tutto accessoriato e attorniato da cose lussuose. Antonia una sera mi disse che sarei diventato pap. Allinizio la presi bene, ma poi fui assalito da molti dubbi. Comunque andammo avanti. Nacque un maschio. Era bellissimo a vederlo, ma era affetto da un morbo incurabile, il morbo di CHARGE e dopo due mesi ci lasci. Oh come difficile descrivere il dolore, cos intimo, intrasferibile, come andare in Africa, in certi posti, e dire: Come lo racconto questo? Forse era un monito, pensavo a mille cose, ero pi gi io che Antonia, che mi faceva coraggio. Ma anche lei era messa male e pensavo a quanti morti avevo visto. La vita d e la vita toglie. Dopo un anno non dico che eravamo sereni, ma avevamo capito che la vita doveva continuare. Stando in quel mondo mi accorgevo che pi salivo, pi marcio trovavo, corruzione, simulazioni, tradimenti, uomini fairerizzati, consigli di amministrazione che decidevano la vita o la morte di alcune societ senza nessuno scrupolo, senza preoccuparsi dei dipendenti, ma solo del profitto che si sarebbe ottenuto dalloperazione finanziaria. Le uniche parole che sentivo continuamente pronunciare erano soldi, soldi e soldi. Non voglio fare il moralista, anchio ero in quel circo e mi adattavo alle regole, rules and only rules.

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Per circa due anni lavorai anche con la Santa Sede. Cambiano gli abiti ma non cambiano le regole. Lunica cosa che mi faceva sorridere, a differenza di altri ambienti, era che se eravamo in gioco per un affare, il prelato di turno mi diceva con voce tenue: Inginocchiati figliolo. Mi metteva la sua mano in testa e diceva: Preghiamo! Preghiamo fratello! Io mi chiedevo cosa centrasse Dio in tutto questo. Anzi dico solo che se Dio avesse visto con quanta tenacia e determinazione criminale si facevano gli affari sotto il suo nome, avrebbe cambiato religione. Presi una decisione: quella di interrompere qualsiasi rapporto di lavoro con la Santa Sede. Abbandonai i miei referenti prelati e se anche chiamavano e chiedevano le mie prestazioni di consulenza, continuai a rifiutare di lavorare con loro. Sino a che non fui pi chiamato.

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DIAMANTI

Un giorno ero a Londra e un avvocato inglese mi invit al suo club a cena per farmi conoscere una persona importante che lui definiva un potential client per me, ma non capivo il suo interesse, allora chiesi: Qual il suo ritorno? e mi rispose: Non ti preoccupare. Qualcuno mi ricompenser. Mio caro, tu hai il vizio di fare domande. Caro Avvocato, questo dettato dalla mia esperienza, perch spesso mi sono trovato in posti sicuri come istituzioni, dico Ministeri, dove il sottosegretario, con la solita frase gentile, mi diceva mi assento un secondo, aspettami, e poi dalla porta entrava gente che non avrei mai voluto incontrare. Quindi accetta sempre le mie domande. Se non ti piace come sono fatto, non lavorare pi con me. Tu ti arrabbi subito, be cool! La sera andammo a cena. Il club Trump era veramente molto di lusso e i tavoli dove si cenava erano tutti in stanze private. Comunque, iniziammo a cenare e dopo le dovute presentazioni, a met cena, il potential client mi disse se ero disposto a seguire un pratica che necessitava di grande riservatezza. Mi disse: Io rappresento una tra le maggiori societ che commerciano in diamanti. Abbiamo delle societ off-shore e vorremmo che lei ristrutturasse tutta larchitettura dellazienda e ne ridisegnasse una nuova pi adatta ai tempi di oggi. Si raccomand con le dovute attenzioni, dicendomi: Lei si dovr anche occupare dei relativi movimenti, sia in entrata che in uscita.

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Chiesi che motivo vi fosse di avere delle societ off-shore per comprare diamanti, non certo per un motivo fiscale. Accenn una risata, appoggi il tovagliolo sul tavolo, spost la sua sedia dal tavolo e, come se il suo volto si fosse trasformato in un dolce e perfetto galantuomo inglese, con voce ferma mi chiese: Ma lei conosce il mercato dei diamanti? No! risposi io. Non ha importanza. Io so che lei sa fare bene il suo lavoro con le architetture delle societ off-shore e creare scatole affinch ogni cosa perda la propria provenienza e sa come gestire finanziariamente il tutto. Comunque, per sua maggiore informazione, domani venga a trovarmi nel mio ufficio che parleremmo della questione. Si alz dal tavolo, mi salut e dopo pochi passi si gir e con voce ferma mi disse: Alle 10:00 nel mio ufficio. Uscito in strada, giravo lo sguardo per cercare un cab, ma un signore vestito in blu mi disse: Please e mi accorsi di una Bentley con una portiera aperta. Era lui che mi avrebbe accompagnato a casa. La stessa macchina mi prelev il giorno dopo per andare nel suo ufficio. Strano il suo ufficio. Era elegantissimo, tutto stile 800, ma nessuna parola o immagine che facesse riferimento ai diamanti. Arrivato, mi fece accomodare in un salottino, poi si accese un sigaro e ne offr uno anche a me (io non ero un fumatore abituale di sigari, ma lambiente mi coinvolse), una volta accesi i sigari disse: Delettados. Ed io replicai: Cosa? Delettados. Sono sigari proibiti da trenta anni. Li facevano a Cuba, sono stati vietati perch fatti con tabacco Velados a combustione lenta e quindi nocivi. Ma come vede ci che proibito, per altri non proibito. Me li fa avere

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personalmente un uomo di Castro. Questo per introdurla a ci che le sto per dire. Vede, la nostra compagnia detiene il 45% del mercato mondiale dei diamanti e con le altre societ facciamo cartello, cercando di controllare la produzione mondiale. Ed io cosa centro? Ascolti, poi trarr le sue conclusioni. Attraverso dei mercenari che noi finanziamo, facciamo in modo che in Sierra Leone ci sia sempre una guerra fatta da un governo e da rivoluzionari. Questi ultimi, una volta che vanno al governo fanno peggio dei precedenti, dove il capo governo cerca di arricchirsi per poi scappare, e cos via. A noi interessa che in quella zona ci siano sempre conflitti, visto che sia il governo che i rivoluzionari sfruttano le miniere abusive o giacimenti, luno per arricchirsi, laltro per comprare armi. Purtroppo questi diamanti sono sotto embargo, classificati come conflict diamond, ma noi, attraverso una rete di contrabbandieri, li facciamo arrivare in Liberia, dove lesportazione non vietata, poi ad Amburgo dove vengono selezionati, successivamente in India dove vengono lavorati insieme agli altri diamanti, e infine ritornano a Londra, dove noi li teniamo accuratamente nei nostri caveaux, come acceleratore o deceleratore, quando ogni mattina insieme ad altre compagnie fissiamo il prezzo. Avevamo una rete di societ che curava la parte finanziaria, ma non ci soddisfaceva e io la ritenevo poca sicura. Ecco perch le affido il compito di studiare una struttura adatta per noi. Mi hanno parlato molto bene di lei, dicono che lei un artista. Lei avr libero accesso ai conti che lei stesso aprir presso le banche con cui vorr lavorare. Risposi secco: Mi ci faccia pensare un giorno. Diciamo entro le 5:00 di questa sera replic Mr. Diamond Ok risposi. Alle 5:00 lo chiamai e gli dissi di s, aggiungendo di lasciarmi una settimana per lavorare sul progetto. Chiusi la telefonata dicendogli che lavrei chiamato io.

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La cosa mi turb, e mentre camminavo lungo Bond Street pensavo, guardando le vetrine di Tiffany e scorgendo una coppia che si apprestava a comprare un diamante, a quanto sangue si era sparso per quel pezzo di pietra. Poi, neanche farlo a posta, in un documentario su canale via cavo del televisore in hotel, vidi la violenza praticata ai bambini e ai grandi con la scusa di appartenere ad etnie diverse. Degli stermini peggiori dellolocausto sotto il segno del diamante. Ma andai avanti lo stesso. Presentai il mio progetto e Mr. Diamond si eccit talmente che mi diede 50.000 sterline di bonus, sostenendo che le opere darte sono rare, come gli artisti, e questi ultimi vanno stimolati. Poi mi disse che per la gestione mi avrebbe pagato un fee annuo mentre per i transiti lo 0,25%. Lavorai per loro per due anni guadagnando una fortuna. Antonia mi seguiva ovunque. Ormai ci lasciavamo raramente. Per certi versi era il mio consigliere. Anche a Londra vivevamo bene, eravamo felici, eravamo veramente luno per laltra, complici in tutto, condivideva tutto con me. Avevo necessit di rientrare in Italia. La mia presenza era importante per riorganizzare lufficio di Milano che perdeva fatturato. Cos decisi di lasciarle larchitettura e passare la mano perch non volevo che il mio personale inglese si occupasse del progetto, visto che queste operazioni le curavo io personalmente. Come ben servito mi diedero in pasto ai servizi segreti inglesi attraverso le loro conoscenze, dicendo (suppongo) di tenere sotto controllo questa persona. giovane, fa una bella vita, vive nei migliori alberghi di Londra, secondo loro trafficavo droga e non ultimo dissero che ero siciliano. Tornato in Italia mi accorsi che avevo tutto sotto controllo, perfino la mia casa era piena di microspie, mi ero attrezzato con un cerca bug. Il primo istinto fu quello di tirarle via, ma poi riflettei e mi chiesi: Faccio il trafficante? No!! E allora quando si stancheranno, staccheranno il tutto. Ma capii il segnale dimentica tutto ci che sai in merito al mercato dei diamanti, noi possiamo farti male.

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Ecco, avevo avuto a che fare con la mafia dai colletti bianchi, minacce, fare soldi senza nessuna remora, a qualsiasi prezzo, anche ammazzando innocenti. Trovavo pi corretto il mio tipo di mafia. Gira e rigira mi ero ripulito, ma facevo peggio di quello che avevo fatto a Marsiglia, solo che non li vedevo morire e non spingevo nessun grilletto. Il mio grilletto lo spingevo ad ogni transazione e con un colpo solo, forse, ne ammazzavo 1000 o 100. Dopo un anno di ferma a Milano con viaggi veloci in giro per il mondo che comunque non duravano pi di tre giorni, e sistemate le cose a Milano partii per lAmerica: New York, invitato da una mia amica, Julia, molto importante per le sue relazioni. Infatti era una pr. Era ricca e apparteneva ad una famiglia importante e potente. Lavorava mettendo a frutto le conoscenze del suo rango. Lavora sia per soldi, ma anche perch di carattere le piaceva essere attiva. Il suo lavoro consisteva nellintrodurre imprenditori esteri che sbarcavano nel mercato americano, e lei si preoccupava di organizzare gli incontri con i giornalisti, con le autorit, con le agenzie di pubblicit, per poi presentare i potenziali clienti. Naturalmente trattava aziende di una certa struttura economica. Ci eravamo conosciuti a Londra, al mio club. Continuava a invitarmi a New York. Mi diceva ti faccio conoscere gente importante, e cos decisi di partire. Ma per me il mio viaggio era pi per scopo vacanziero che per lavoro. Arrivai a New York in Concord. Lei mi venne a prendere in aeroporto con una macchina con autista. Avevo prenotato allhotel Pierre dove trascorsi la prima notte, poi lei volle ospitarmi a casa sua. Il suo appartamento era sulla 50esima avenue in un palazzo di 90 piani lei abitava al 76esimo; sembrava di stare in montagna, e la notte era bellissimo vedere tutta Manhattan. Era una bella sensazione, poi la sua camera da letto era tutta a vetri e ti dava la sensazione di dormire sulle nuvole.

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La nostra amicizia si spinse oltre, e passammo una settimana di vacanza. Poi, per un suo senso di colpa, inizi a organizzare cene, ma dopo due sere le dissi che non mi interessava conoscere gente e che potevamo trascorrere il tempo restante a divertirci.

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LA MAFIA AMERICANA

Una sera riassettando le mie valigie mi accorsi che avevo perso il mio passaporto e mi sentii disperato. Il giorno successivo andai in Ambasciata, dove mi dissero che per rilasciarmi un duplicato dovevo aspettare almeno due settimane. Due settimane mi sembravano una follia. Allora chiesi di avere almeno un visto per rientrare in Italia. Lo si poteva avere se avessi preso un volo diretto e senza scalo, in classe turistica e con un foglio di via. Io avevo gi pagato il ritorno via Londra con il Concord, mi sembrava di buttare i soldi e non mi andava di viaggiare in turistica. Allora la mia amica mi disse: Io conosco una persona, che lo scorso anno incontrai in occasione di una inaugurazione di un grande build a Manhattan. Possiamo provare, per voglio dirti una cosa, quella gente italoamericana e anche se sono dei colletti bianchi, sono in odore di mafia (lei non sapeva che non mi avrebbe fatto nessun effetto) e pertanto si scus anticipatamente. Sai questa gente ha le mani dappertutto. Il giorno dopo ottenne un appuntamento a Long Island. Era una villa lussuosa, tutta perfetta, e curata. Entrammo e una persona ci apr. Nella hall altre due persone sostavano ai lati. Noi salimmo una lunga scala in legno che portava in un salotto e davanti a noi una persona molto anziana, seduta su una poltrona con un plaid, ci fece segno con la mano di avvicinarci. Ci accomodammo nel salotto e ci offrirono due espressi e due cannoli home made, cos li defin la persona che ce li serv.

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Il vecchio chiese con voce rauca e flebile: Allora Julia, qual il problema? Vede Don Carlo, questo mio amico ha perso il passaporto e in Ambasciata chiedono 15 giorni lavorativi per un duplicato. Haaaaa!! Dimentica, il problema gi risolto. Chiam un suo uomo che si abbass con il busto e lui gli sussurr qualcosa allorecchio, come se avesse individuato la persona a cui fare risolvere il problema. Julia, per rompere il ghiaccio, disse: Don Carlo, questo un vostro paesano! Era un uomo magro. Ricordo le sue mani magre e ossute e movendole mi disse di sedermi accanto a lui e in un misto di siciliano e inglese, mi disse: Assettiti, beside me! (siediti vicino a me). Poi, in segno di affetto pose la sua mano sulla mia gamba e disse: Come sei forte ragazzo mio. E con gli occhi lucidi degli anziani, di un colore indefinito, mi mostr la sua mano sinistra e con la destra prese la pelle della mano e la alz, poi la rilasci, e mi fece notare come la pelle ritornava alla sua posizione iniziale lentamente ed esclam: Questo il termometro della vecchiaia. Poi agit la mano e disse: Anyway, che fai qui a New York? Business? Ed io risposi di no. Dimmi che fai! E raccontai velocemente la mia vita. Bravo! mi disse. Ma avevo avuto limpressione che lui fu affascinato quando gli parlai di mio nonno dato che aveva perso suo nipote da venti giorni. Poi mi strinse forte le mani e mi disse di ritornare lindomani sera alle sei per prendermi il mio passaporto. Io non aggiunsi nulla, ma lui, furbo, cap il mio stupore dallespressione del mio viso e volle sottolineare per chiudere il discorso:

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Paes lAmerica sta sutta a noi! (paesano lAmerica sta sotto il nostro dominio). Lasciammo la villa e ritornammo a casa e in macchina chiesi a Julia chi fosse quelluomo, lei gir il capo (Julia non parlava correttamente litaliano ma lo capiva) e con una stretta di labbra rispose: He is the boss of the bosses! Quello luomo pi potente di NY. Dopo il Presidente degli States, vi Don Carlo Gambina capo indiscusso di tutte le famiglie mafiose americane, ma soprattutto delle cinque famiglie pi importanti. Non te lho detto prima perch magari non saresti mai venuto. (Io pensavo, questa pensa che sono una verginella e non sa da dove vengo. Mi ha conosciuto a Londra in veste di manager, ma meglio cos.) Ok dissi va bene, a me interessa il passaporto. Ricordo che era giugno e faceva un caldo infernale. Il giorno dopo Julia fu raggiunta da una telefonata, in cui le comunicavano che un suo cliente aveva bisogno di fare un meeting con lei per qualche ora. Chiuse il telefono e mi disse: Non ti posso accompagnare. Prendi un taxi e vai da solo. Poi telefon a Don Carlo scusandosi per la sua assenza, e Don Carlo insistette per mandarmi una macchina. Alle 5:00 in punto una Cadillac si present al 156 di fifty avenue. Mi apr la portiera posteriore e mi fece accomodare. Lui si chiamava Tommy Billotti, cos si present e cerc subito di farmi sentire a mio agio. Quando arrivammo alla villa, mi accompagn fino alla stanza dove ero stato lultima volta, ma con sorpresa trovai altre persone, Don Carlo si avvicin a me mi abbracci, e sentivo che quellabbraccio era vero, poi allung il braccio presentandomi le persone sedute attorno a quel tavolo. Inizi da sinistra annunciandoli, ma prima disse: Questo picciotto cosa mia, accettatelo come vostro amico, perch come sapete i miei amici sono i vostri. Poi inizi le presentazioni: Questo Paul Castellana.

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Si alz e mi diede la mano, poi venne il turno di Aniello Della Crocia e per ultimo Joseph Armone. Don Carlo fece un gesto a Joseph che si alz e mi consegn il passaporto e disse solo yours. Don Carlo mi invit a sedermi. Stavano consumando un pasto leggero, vi erano delle pietanze sul tavolo, ed ognuno si serviva. Poi Don Carlo disse: Ho ascoltato la storia di questo ragazzo. Anche lui ha iniziato sotto un ponte come noi. Devi sapere che noi tre, quando non avevamo ancora 14 anni, abbiamo fatto il patto di conquistare la citt e da allora siamo insieme. Poi alz un bicchiere e in siciliano brindammo tutti con una frase tipica: Centanni!!! Continuammo la cena e poi fui riaccompagnato a casa. Julia era gi tornata e volle sapere come fosse andata. Io minimizzai tutto e cambiai discorso mostrandole il passaporto. Dopo due giorni, rientrai a Londra, passai dallufficio, feci le solite cose di prassi e poi rientrai in Italia. Per giorni e giorni, nella mia mente avevo ogni fotogramma ed ogni parola detta in quegli incontri. Avevo conosciuto il gotha della mafia americana, quelli che ogni tanto si leggono sui giornali o si vedono in televisione.

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RIENTRO A MILANO

Tornato a Milano ricominciai il lavoro e pian piano non pensai pi a quellevento, le cose continuavano come sempre. Il lavoro continuava, ma sentivo che qualcosa in me stava cambiando, avevo fatto una breve analisi della mia vita e sentivo il vuoto. Spesso questo sentimento di vuoto si presentava, ma veniva subito abbandonato perch interrotto dallo scorrere del quotidiano. La notte spesso avevo incubi, Antonia mi asciugava il sudore e mi dava un bicchiere di acqua ed esclamava: Ma questi demoni non vanno mai via? e poi mi dava un tenero bacio. Per motivi di lavoro dovetti andare a New York, e il mio viaggio prevedeva una permanenza di circa 15 giorni negli States. Chiamai la mia amica Julia, la quale mi disse che per motivi di lavoro non sarebbe stata a New York. Arrivai in serata, dopo aver fatto scalo a Londra mi sistemai allhotel Pierre. Il giorno dopo andai un po in giro a sbrigare delle faccende di affari, poi mi venne in mente di rifare visita a Don Carlo, presi un taxi ed arrivato a casa sua suonai e mi venne ad aprire Sal, il quale mi fece accomodare e mi disse che Don Carlo era morto per una malattia. Aggiunse che ora il boss of bosses era Big Paul Castellana. Gli telefon e mi accompagn da lui; mi fece accomodare e cenammo insieme.

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A CASA DI BIG PAUL CASTELLANA

Era una famiglia perfetta: tre maschi ed una femmina, pi la moglie Nina. Finimmo la cena e ci accomodammo in salotto, si accese un sigaro, mentre io mi accesi una sigaretta. Era un uomo distinto un business man, mai e poi mai nessuno, se non lo avesse saputo, poteva sospettare che quelluomo teneva mezza America sotto le sue mani. Dopo un po ci raggiunse Neil, uomo molto amichevole e alla mano, suo sottocapo, underboss, ma lui stava in strada controllava tutti i soldati. A allora Paul disse a Neil: Porta il ragazzo a divertirsi! e mi diede un appuntamento per la sera del giorno dopo. Arrivato in hotel feci una doccia e pensavo a tutto quello che mi aveva detto Paul, che della mafia usava solo la forza, ma in effetti non so quante societ legittime possedeva. Aveva costruito interi grattacieli, e ricordo le sue parole: Meglio 200 milioni di dollari legali che 500 con i fed. (federali dietro il culo). Comunque, avevo la sensazione che vi fosse una incomprensione di base. Questo mi fu confermato la sera dopo andando fuori con Neil, il quale cercava di spiegarmi il business e come erano partiti. Mi diceva: Tu ragazzo mi piaci e sento che mi posso fidare. Il boss sta trasformando Cosa Nostra come ATT e non capisce che la base sono gang ster, i quali non possono nemmeno trafficare in droga per leditto emesso nel 1957 da Don Carlo. YOU DEAL YOU DIE, ma qualche famiglia dava soldi

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provenienti dalla droga al boss e lui faceva finta di ignorare la provenienza. Quella sera conobbi DB Di Bernardi, il boss di tutto il porno di NY. Aveva locali porno shops e produceva film porno. Andavamo da un locale a un altro, fino a che non siamo entrati in un locale dove in un tavolo erano sedute sei persone. Tra queste spiccava un uomo elegantissimo, ben curato e Neil mi disse: Vedi, quello mio figlio, lho cresciuto io. Lho fatto entrare io nella famiglia, si chiama Johnny Boy, ma il suo vero nome e John Gotta. Mi present e lui fu molto ospitale e gentile. Mi present la gente al tavolo: Gene Gotta, suo fratello, Angelo Ruggieri, Sammy Gravana detto Il Toro, The Bull, ed altri due. Volle che mi sedetti accanto a lui. Era amante delle tradizioni; tutte le domeniche comprava i cannoli e gli piaceva parlare in siciliano. Poi parl con una donna che si era avvicinata a lui e disse: Vedi questo un mio amico. Le diede un rotolo di dollari e disse ancora: Vedi di farlo stare bene! Passai quasi tutti i giorni con Neil e John, e prima di partire andai a salutare Castellana, che mi abbracci e mi benedisse. Poi aggiunse: Gente come te, ah, quanto nei avrei bisogno. Quelli pensano solo a sparare. Ci vuole pax e riconvertire le nostre fortune, e forse un giorno avremmo il potere di eleggere anche un presidente degli Stati Uniti. John mi accompagn egli stesso allaeroporto JFK, regalandomi un ciondolo con una testa di cane per dirmi che lamicizia importante e se avessi avuto bisogno bastava chiamarlo. Ci salutammo e partii. Ero molto confuso e quando laereo si stacc dal suolo, mi rilassai, rividi tutto come un film. Mi ritornavano in mente tutti i nomi. Poi pensavo: Cazzo, ma a me chi ci porta a frequentare questa gente?

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Sono io che me li vado a cercare? Boh e mi addormentai. Rientrai a Milano, e la vita continu a scorrere, sentivo dentro di me sempre quel vuoto non dico depressione, ma nessuna cosa mi rendeva appagato, o forse ero confuso. Lunica certezza la mia Antonia. Confuso, non sapevo pi cosa volevo da me stesso. Mi muovevo come un automa, ogni notte, prima di addormentarmi, pensavo e non sapevo mettere a fuoco un solo pensiero. Questo senso di instabilit mi faceva sentire come un palloncino spinto dal vento, nel frattempo la societ aveva qualche momento di arresto, ma non di grande pericolo, e io non avevo voglia di rimettermi, come ogni volta, a dedicare del tempo per dare un giro di corda. Ero stanco e volevo andare via dalla societ, ma non sapevo come dirlo ai miei soci, ma nel contempo mi domandavo: E dopo che faccio? Allora mi appellavo al mio buon senso, continuavo, mettendo da parte quellistinto di evasione.

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A MILANO CON JOHN GOTTA

Pass ancora un altro anno e ricordo che era un inverno freddo quando ricevetti una telefonata da una persona che avevo conosciuto a New York, che mi invitava tra due sere, ad una cena allhotel Principe di Savoia. Andai e vidi John Gotta e Franki de Cicca con Angelo Ruggeri. Passammo una serata piacevole. Finita la serata John si avvicin a me, con molta gentilezza, mi baci sulla fronte e mi disse: Notte, notte. Ci vediamo domani alle 10:00 am, ti devo parlare. Il giorno dopo mi ricevette nella sua suite e consumammo la prima colazione insieme. Ad un certo punto mi disse: Sai io penso che dietro al manager che sei, fondamentalmente sei uno di noi. Anzi, uno che la pensa come me. Le tradizioni, da dove veniamo, quelli che eravamo, pertanto so che mi posso fidare. Beh! Allora dimmi John a cosa ti posso essere utile. Un mio amico ha un problema e non voglio che i miei sappiano che sono in contatto con questa persona importante, la quale mi ha chiesto un favore, e non posso chiedere questo a NY, poi ho bisogno di una persona fidata. Continua dissi. Devi sapere che quel mio amico ha mandato sua figlia a studiare a Miami, e l lei ha conosciuto un ragazzo irlandese, balordo, che vive alle sue spalle. Ma lei talmente innamorata che non riesce a capire niente. Suo padre ha cercato di parlarle, ma lei non sente ragione.

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Il suo boy friend un giocatore accanito. Vivono in una casa piccolissima e i soldi che manda il padre, lui se li gioca in una sola serata. Inoltre beve e la picchia pure quando perde e per questo, amico mio, la situazione insostenibile. E che vuoi da me? Tu devi andare a Miami. L ti far avere del supporto e ulteriori dettagli. Gli uomini che avrai saranno del posto ma Colombiani. Deve sembrare un problema di debiti da gioco. La figlia non glielo perdonerebbe mai, innamorata come . Dissi in ufficio che avevo conosciuto un personaggio il quale era interessante perch ci poteva introdurre, attraverso suoi canali, a delle privatizzazioni. Sarei mancato non pi di cinque giorni, e partii. Arrivato a Miami, alloggiai in un albergo supremo con una suite di 400 metri quadrati. Posai le valigie e mi stesi sul letto. Avevo bisogno di prendere un caff. Chiamai il room service e dopo dieci minuti bussarono alla porta. Il cameriere entr, mi serv il caff, e poi mi diede una busta con dentro la foto delluomo e della sua macchina: una Porsche cabriolet rossa. Mi disse che ero atteso al bar. Scesi subito. Trovai una persona di mezza et molto elegante e distinta e mi disse che lui gestiva il Casin sotto la protezione della famiglia Gambina. Lui deteneva il 51% e la famiglia Gambina il 49%. Dopo leliminazione della famiglia De Maia, il proprietario pensava che la famiglia Gambina avrebbe preso tutto. Ma con laiuto di John e Neil Della Crocia, suoi amici (mentre Paul Castellana voleva togliergli tutto), riusc a salvarsi la faccia e il patrimonio avendo il 51%, pertanto era un uomo in debito con Gotta e Neil. Mi fece accomodare su un tavolo, ordin dello champagne e mi disse: Ascoltami bene! Quelluomo viene sempre qua a giocare. Lo teniamo sotto controllo, la prossima volta che viene e perde, noi gli daremo credito, ma lui non potr pagare, allora ne parler con lei e le chieder dei soldi. Ecco tu entri in azione. Lui va spesso in un motel che

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gestisce una ragazza con cui lui ha una relazione. Bisogna aspettare quando lui va l. Abbiamo un informatore che ci chiamer quando lui arriver. Passarono due giorni, e verso le 12 am ricevetti la telefonata che mi avvisava che sarebbe passata una macchina per accompagnarmi a fare shopping. Dopo mezzora pass la macchina, salii, e la persona and subito al dunque. Mi diede unarma con il silenziatore e poi mi raccomand di tenerla dentro il giubbotto e dopo avergli sparato, di tenerla bassa, lasciarla cadere e con il piede spingerla sotto la macchina. Non dovevo preoccuparmi, la pistola era pulita ed era stata rivestita da materiale speciale che non lasciava impronte. Quando arrivammo, vi era una macchina dei nostri. Unaltra macchina ci segu e si ferm sempre fuori dal cortile del motel. Avevamo le spalle coperte. Vedemmo subito la Porsche cabriolet rossa parcheggiata e luomo in macchina con me esclam: Dobbiamo aspettare. Ma non fin di parlare che luomo usc dal motel ed entr in macchina. Io scesi e gli bussai al vetro chiedendogli se aveva da accendere, ma in due secondi gli sparai tre colpi secchi al volto. Fatto il lavoro rientrai in Italia e in aereo ricomparvero i soliti dubbi: perch ho accettato senza un minimo di dubbio? Forse perch io appartengo a quel mondo e forzatamente mi sono trasferito in un altro mondo (ho pensato che forse mi mancava quel tipo di adrenalina) che non mi appartiene. E pensando e pensando mi addormentai, e mi svegliai quasi ad unora da Milano e l fui assalito dalla mia realt lavorativa milanese.

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DI NUOVO A MIAMI

Dopo sei mesi ricevetti una lettera da un hotel di Miami, nella quale mi indicava come vincitore per una settimana all inclusive tra i loro clienti. Feci vedere la lettera al mio socio che immediatamente disse: La tua solita fortuna! Io in quel momento ero molto impegnato con il lavoro a Milano, ma trovai una settimana libera e telefonai a Miami per comunicare il mio arrivo. Arrivato a Miami, feci il check in e andai a dormire. Mi svegli la receptionist dicendomi che avevano lasciato una busta per me. Spensi la luce e continuai a dormire. La sera scesi per andare a cena. Ritirai la busta e la aprii al tavolo del ristorante. Vi era solo scritto che lindomani alle 8:00 di mattina sarebbe venuta a prendermi una persona. Alle 8:00 in punto ero gi nella hall e immediatamente una persona si avvicin alla reception per farmi cercare e laddetto al ricevimento mi indic con un dito. Gentilmente la persona mi salut, ma non si present. Aveva un aspetto latin, mi fece salire in macchina e mi port in un piccolo aeroporto ed entr direttamente sullarea di parcheggio degli aerei. Si ferm davanti ad un jet Falcon 20 con i motori accesi. Mi fece salire e decollammo subito. Dopo quattro ore di volo il comandante pass a trovarmi e mi venne spontaneo chiedergli dove stavamo andando. Lui ammicc un sorriso, ma non mi diede nessuna risposta. Dopo cinque ore di volo atterrammo su una pista di erba e subito dopo latterraggio una ventina di persone, con teli in plastica, mimetizzarono la pista e laereo venne messo in un

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piccolissimo hangar tra foglie e palme, tutto mimetizzato. Dietro un cespuglio vidi alcuni uomini che con un carrello a mano tiravano fuori un elicottero e scaldate le turbine fui portato in una bellissima residenza del 1500. Atterrati, prima di entrare in casa, mi perquisirono e mi fecero accomodare in un salotto. Tutto era perfetto pulito ed arredato con gusto. La porta si apr ed un uomo a braccia aperte veniva verso di me per abbracciarmi e disse: Es este el hombre que me ha repuesto la felicidad de riaver mi hija? Mi fece accomodare in unaltra stanza pronta per la colazione e fece cenno agli altri di lasciarci da soli. Consumammo la colazione e mi offr un bicchiere di cognac. Si accese un sigaro e poi guardandomi fisso negli occhi mi disse: Tu sei un uomo leale. Me gustano lhombre come te. Bene, io devo recompensarte per quello che hai fatto per me. Chiedimi quello che vuoi. Io replicai subito: Io vivo bene, non sogno altro, mi basta la tua amicizia. Io provengo da un mondo dove lamicizia molto importante e non la puoi comprare. Rimase cinque secondi in silenzio e disse: Capisco. Tu, gringo, mi piaci sempre di pi. Allora te accontento. Prima di tutto sono onorato della tua amicizia. Poi mi scrisse su un foglio di carta due numeri telefonici e mi disse: Sei hai bisogno chiamami a esto numero e di che vuoi parlare con il tecnico. Oh, che sbadato (per me non era stato affatto sbadato), el mio nome Pablo Escoban e quando chiami dici che sei el reparator della televisione e io capisco. Poi da un cassetto mi diede una scatola contenente un telefono satellitare e aggiunse: Stai tranquillo el sta bonificato, el sta provvisto de un sistema che cripta la voce. Se vuoi chiamarmi, non dimenticare la parola dordine: el tecnico della television, ok? Io risposi di s. Mi riabbracci e rifeci il viaggio di ritorno.

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Quando arrivai, trovai un altro uomo, sempre sudamericano, che mi fece accomodare in macchina. Rimase in silenzio, ma prima di arrivare in hotel, si gir con la testa e mentre guidava mi disse: Amigo, tu hai avuto il privilegio di conoscere el magico, el Padron. Di solito, chi incontra el Padron o non torna pi, o diventa un suo socio, o un suo amigo. Ritieniti fortunato. E mentre lui continuava a guidare, io feci il punto della situazione: avevo conosciuto Pablo Escoban. Trascorsi i giorni restanti a Miami, e poi rientrai. Sempre in aereo rivedevo il tutto. Con la mia mente mi ponevo sempre il dubbio: Ma io appartengo a questo mondo e mi sono forzatamente intrufolato in un altro, e pensando e ripensando, mi svegliai come sempre a circa unora da Milano e venni nuovamente travolto dai miei problemi lavorativi. Passarono due anni, e lessi sui giornali che a Manhattan era stato ucciso Big Paul Castellana vicino ad una famosa steak house: Sparks Steak house. Quella uccisione consacrava John Gotta capo indiscusso della famiglia Gambina, la quale controllava le cinque famiglie. Ogni tanto vedevo, in televisione, come notizie flash della sua ascesa, ma anche della sua popolarit e devo confessare che a volte prendevo quel telefono satellitare, me lo guardavo, e avevo paura di accenderlo. Dopo qualche anno appresi che Sammy Gravana detto Il Toro, The Bull (che avevo conosciuto), aveva scelto di fare il pentito. In un primo tempo pensai che la cosa che avevo fatto a Miami poteva saltare fuori, ma poi riflettei che la cosa fu fatta fuori dal clan Gambina. Mi rassicurai e non pensai pi alla cosa. La vita professionale e personale scivolava come sempre, ma quellangoscia mia personale non passava. Tutti questi fatti accaduti durante la mia vita non li ritenevo la causa di questa mia insoddisfazione e del mio disagio. Allora cercavo continuamente di analizzarmi, facevo un bilancio della mia vita per cercare di scoprire se dentro

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questi trascorsi vi era la causa, ma arrivai al punto che non vi erano cause, o non riuscivo a trovarle. A Milano con Antonia le cose andavano benissimo, era lunico mio punto di certezza. Anche lei era dubbiosa sul futuro, arrivati ad una certa et, certi dubbi emergono. Ormai avevamo superato i 50 anni, non avevamo figli e non riuscivamo a programmare nulla, ci sentivamo appesi nel vuoto. In ufficio il lavoro proseguiva. Io mi occupavo delle solite cose, andando in giro per i nostri uffici in tutto il mondo. Ero a Londra, e Gianni mi chiam con voce preoccupata: Ti devo parlare. Io gli risposi che al mio rientro lavrei richiamato, ma lui disse: No!! urgente! Allora presi un aereo e rientrai in Sicilia e lui mi spieg il fatto.

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EVASIONE

Suo fratello era stato arrestato in Ecuador, in un paesino vicino alla capitale, Tumbaco, ed aggiunse che il suo stato di salute non era dei migliori. Mi chiese se potevo aiutarlo. E in che modo? gli chiesi. Soldi!! rispose. Voglio farlo evadere. L si possono corrompere delle guardie. Allora io gli dissi che dovevamo andare sul posto e visionare la situazione prima di prendere qualsiasi decisione. Lo invitai a stare calmo e sereno. Organizzai il viaggio e partimmo per Quito. Avevo anche un conto di servizio in Ecuador, nella capitale Quito. Arrivati sul posto, mi resi conto che non era difficile; sembrava una colonia. In tutto vi erano circa venti guardie per ogni turno. Pensai anche, che farlo evadere con la forza sarebbe stato pericoloso, dopo tutto quello che avevamo fatto in passato, era come cadere su una buccia di banana. Per ogni eventualit, mi ero portato il famoso cellulare satellitare e feci la mitica telefonata, dissi la parola dordine e al telefono venne il magico Pablo che mi mand un aereo. Arrivati da lui, ci accolse calorosamente e dopo aver cenato volle che gli esponessi i fatti. Alla fine, dichiarai che eravamo disposti a pagare. Quasi offeso, si avvicin a me, mi abbracci e mi disse: El suo hermano domani glielo consegno a chi!! Fidati!! Poi descrissi chi era il mio amico e gli raccontai la nostra storia e lui disse:

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Sei grande!!! Sei uno dei pochi che ancora oggi sanno cosa siano la riconoscenza e il vero significato dellamicizia. Trascorremmo la notte l e il giorno dopo il fratello di Gianni arriv verso le 12:30. Felici, si abbracciarono e ci separammo. Io rimasi ancora due gironi a Cartagena, in una villa di Pablo. Sapevo che si sarebbe offeso se non mi fossi fermato e nei nostri discorsi lui mi disse che quando io mi presi cura del suo problema, aveva provveduto a nascondere duecento chili di cocaina per me, ma poi non me ne parl e ridendo disse: Pensa sono ancora l, sullisola di Sant Andres! (una isola di fronte a Cartagenena) e io gli chiesi perch non me lo avevo detto. Si gir e mi mise una mano nella spalla, e mi disse: Avevo qualche remora. Non ti conoscevo abbastanza e forse ti saresti fatto male con quella roba. Ma ora che mi hai raccontato la tua vita, se vuoi la puoi prendere, tua! Gli risposi che non era il mio business, ma lo ringraziavo ugualmente. Prolungai ancora la mia permanenza e la nostra amicizia si consolid e quando partii mi strinse cos forte come se volesse dirmi tante cose. Milano era sempre Milano. Una sera a letto con Antonia le esposi tutto il mio disgusto per la gente che mi circondava. Pi salivo e pi merda trovavo e per paradosso la sostanza non cambiava. Si commettevano reati ad alto livello senza tirare il grilletto, ma qualche volta scappava il morto o i morti, ma con una differenza, che non li sentivi urlare e non ti sporcavi di sangue. Beh, conclusione?! disse Antonia. Ho mezzo progetto, lo devo mettere a punto e poi te ne parler. Lei aggiunse: Sappi che dove vai tu vengo anchio! Quasi prevedesse cosa avevo in mente. Per prima cosa, volli parlare ai miei soci e con motivi futili dissi loro che ero stanco, lasciavo loro le mie quote e non

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pretendevo nulla. Accolsero felici la mia proposta. Felici per modo di dire dato che erano trascorsi venti anni insieme e non un giorno, ma proprio per questo accettarono la mia decisione. Passai alcuni mesi a pensare, andai in giro con Antonia. Ci riposammo sia al mare che in alcune citt europee. Antonia vedeva sempre che prendevo appunti e una sera mi chiese: Che hai in mente?? La guardai dentro i suoi occhi e risposi: Un progetto molto pericoloso, ambizioso e che richiede attenzione. Quando sar pronto ti dir tutto.

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LA SVOLTA

Era giugno, e di buonora feci colazione in terrazzo. Mi raggiunse Antonia, si sedette e mentre si passava una mano sul viso, quasi per aiutarsi a risvegliarsi, mi disse: Ti vedo in gran forma! Prendi il caff? le chiesi, poi le diedi un bacio. Sei pronta??? A cosa?? A cambiare vita! E me lo chiedi alle 8:00 di mattina che ancora non riesco a capire dove sono!? Fammi prendere il caff che mi sembri serio. Stavo iniziando a parlare quando mi accorsi che il sole mi infastidiva. Allora dissi ad Antonia di rientrare che le avrei spiegato tutto. Non so da dove iniziare. Beh andiamo!? Allora sono nato e vissuto, una prima parte della mia vita, tra delinquenti e farabutti, mi sono ripulito, ma dentro di me ho capito che unarancia la puoi coltivare al meglio, ma in sostanza resta sempre unarancia. Poi, negli anni, mi sono accorto che il mondo perbene non esiste, dietro ogni successo vi sempre uno o pi delitti. A questo mondo c chi ha costruito macchine senza il minimo rispetto per la sicurezza, perch il conto economico doveva parlare in positivo. Sai quanta gente morta a causa di questo? Ma quellimprenditore era uno degli uomini pi rispettati al mondo. Per non parlare delle privatizzazioni, delle cessioni, di tutte quelle operazioni che hanno come fine il profitto a qualsiasi

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costo. Bene!! Oggi ho deciso che ritorner a delinquere non sotto la copertura di un manager, ma di rientrare a far parte di quelle organizzazioni, chiamate malavitose, mafia, o come vuoi tu, ma almeno non sono mascherato da burattino. Ho vissuto ben oltre la met della mia vita, adesso voglio arrivare al profitto e l80% devolverlo in opere di bene. Ho visto troppo dolore in questa vita, non ti spaventare, voglio diventare un trafficante internazionale di cocaina usando la mia esperienza e con le dovute precauzioni. Io sono con te, anzi ti rendo meglio il concetto. Io morir con te. Ti prego non mi escludere. Mi abbracci ed avall il mio progetto dicendo a bassa voce: Forse era questa la progettualit che non riuscivamo a trovare. Si fece la doccia, si prepar e mi disse: Vado in ufficio a licenziarmi. Ci vediamo a pranzo. Chiamai Gianni e gli dissi di venire a Milano e la sera stessa mi raggiunse ma preferii rimandare al giorno dopo lesposizione del mio progetto. Quando ci vedemmo il giorno seguente, dissi a Gianni e ad Antonia che dovevo partire per la Colombia ed al mio ritorno avrei spiegato tutto in ogni minimo particolare. Chiamai dal telefono satellitare, stessa procedura, parola dordine e parlai con lui: el Padron, come lo chiamavano. Ci accordammo per una data per incontrarci a San Jos. Partii da Ginevra, via Buenos Aires, poi Uruguay e Colombia, e in fine Cartagena. Arrivai da Bogot a Cartagena in aereo, uno di quelli piccoli e allareoporto cera una Lincon Jeep di color nero con i vetri neri e due uomini che mi aspettavano e mi accompagnarono da lui in una villa, penso presa in prestito per loccasione, molto lussuosa con molto personale, soprattutto di sicurezza. Cenammo e andammo in un salotto io e lui da soli, gustammo un brandy e due sigari di buona fattura e chiese: Beh, allora, qual questo tuo progetto?

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Mi avvicinai con la poltrona e risposi: Ho pensato a questo progetto lultima volta che ci siamo visti. Io penso che tu potresti aiutarmi. Se volessi vendere come grossista cocaina, il cartello magari la prenderebbe male e acconsentirebbe solo perch tu lo imponi e finirebbe tutto a breve termine. Io, invece, ti proponevo una cosa per tutti e tu mi appoggerai. Visto che voi siete al centro del mirino, io mi occuper di tutta la parte logistica essendo fuori dal giro e i vostri carichi saranno pi sicuri e ci saranno perdite minori. Ogni tanto farete catturare piccoli quantitativi per depistare la polizia e io, invece, far passare i quantitativi maggiori. Che ne pensi? Tutti saranno contenti di abbassare il coefficiente di rischio, presenta la cosa come se non fossi un mio sponsor, anzi devi dire che hai fatto tutte le opportune verifiche di controllo e devi far credere che hai trovato luomo che pu assumersi la responsabilit di rischio e mi sottoporrai alla loro decisione. E poi sai che dentro il cartello, a qualcuno non dispiacerebbe vederti steso, ma io ti coprir le spalle perch vedrai che ci sar, al momento opportuno, chi vorr corrompermi e io sar il tuo informatore. Anzi, se vedi che tutti sono daccordo, esprimi qualche dubbio per qualche secondo e poi con il tuo modo di fare, dirai: Spesso mi preoccupo sempre per niente. Me gusta el progetto, me gusta!! Poi dissi: Decidi con il cartello il prezzo e io far finta di negoziare per poi accettare. Amigo, perch hai deciso di fare questo?? Io voglio dare una mano ai poveri. Hey, ma sei comunista?? No!! Perch se lo eri avevamo gi chiuso! No, un debito mio personale, e poi conosci la mia vita. Ti chiedo solo di aiutarmi finanziariamente perch solo con i miei soldi non c la faccio ad organizzare tutto. Devo creare una struttura sicura e ti garantisco che non

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ho nessuna voglia di entrare nelle vostre prigioni. Poi voglio spendere tanto in sicurezza, perch non voglio fare rischiare alla mia donna che mi seguir in questo progetto, compreso il mio amico Gianni che tu hai conosciuto. Sei proprio una persona bella, fattelo dire da me! Domani ti aprir un conto in Svizzera con venti milioni di dollari cos potrai muoverti. Dir ad Alonso, mio uomo, di darti tutte le coordinate per gestirlo online. Ti fornir un PC Notebook speciale che ti permetter di fare rimbalzare la chiamata su tutto il pianeta e ti dar dieci minuti di tempo prima che riescano a rintracciarla. Pablo ho bisogno di un mese. Ok! Quando sarai pronto chiama. Amigo ci vedremo ancora la prossima volta e forse unaltra ancora, poi farai tutto con Alonso. una questione di sicurezza sia per te che per noi. Mentre ero lungo il viaggio del ritorno, su un block notes stilavo il progetto esecutivo, sia la parte delle risorse tecniche che quelle umane. Arrivai di sera e dallaeroporto chiamai Antonia per dirle del mio arrivo. Lei mi chiese se ero stanco e io risposi: Un po. Allora arriva a casa che ci penso io. Arrivato a casa mi fece spogliare e mi port in bagno dove aveva preparato una vasca calda con aromi, luci di candela e il mio Mozart che suonava ad un volume delicato, mi diede un bacio e mi disse: Rilassati, domani parliamo di tutto. Prima di immergermi nella vasca chiesi di Gianni e mi rispose: Mi ha detto che aveva da fare e che sarebbe tornato domani in tarda mattinata. Forse qualche donna, boh! Ma adesso vai dentro, rilassati nella vasca e chiudi gli occhi, amore mio. Dopo circa quarantacinque minuti uscii, presi il telo per asciugarmi e mi accorsi della presenza di una donna. Era una massaggiatrice che Antonia aveva fatto venire per farmi un

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massaggio. Che donna!! Questa era Antonia!! Successivamente, consumammo una calda cena e poi a letto. Il giorno dopo arriv Gianni, spiegai il progetto e lui accett senza alcun dubbio. Mi chiese solo quando si partiva e io risposi che prima sarei partito io, avrei organizzato la parte logistica e poi loro mi avrebbero raggiunto. Nei giorni successivi misi a posto alcune cose di natura burocratica. Dato che non sapevo quanto sarei mancato, lasciai delle provviste sui miei conti bancari in Italia per i pagamenti di routine dellunica casa che mi era rimasta, visto che avevo gi venduto tutto. Partii dopo dieci giorni, feci un altro incontro con Pablo, il quale mi rifer che la proposta era andata bene e che tutti quanti ero ben felici di effettuare il loro business riducendo i rischi sia personali che quelli di perdita di materiale. Guardai Pablo e dissi: Dammi venti uomini fidati, ma veramente fidati. Ora ti spiego il mio piano logistico. Costruir tre basi operative: la prima sar TRI BORDER con il confine tra Colombia, Brasile e Venezuela, la seconda con lo stesso principio tra Colombia, Ecuador e Per, la terza tra Per, Bolivia e Brasile. Dovranno tutte essere, apparentemente, delle baracche ma allinterno ci sar il massimo del confort e della tecnologia. Da l mi occuper delle spedizioni; ad ogni carico dovrai farmi un sms con il satellitare protetto con i riferimenti gps di carico e di scarico. A seconda del posto, utilizzer mezzi differenti. Poi, attraverso i tuoi informatori, dovrai tenermi aggiornato di come si muovono lFBI e la DEA. Dovrai comprarmi un elicottero, un Bell 206, che molto adatto per questo tipo di spostamenti. Il pilota dovr essere uno molto bravo e fidato, ok? Poi per i carichi da ottocento chili, avremo bisogno di un aereo in carbonio con autonomia di 1.400 miglia; un aereo di nuova generazione un ADAM 400. Per i grossi carichi useremo il CARAVAL 727, infine per i piccoli carichi

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diretti al sud della Florida utilizzeremo motoscafi veloci. Procurami tutto questo, Pablo; inoltre le parabole devono essere ben nascoste. Di quei PC speciali, ne ho bisogno di altri due. Dato che potrei operare nel medesimo istante mettili in rete da tre luoghi differenti. Trova il tecnico e digli di fare miracoli. Avr bisogno di venti minuti di buio, io ho capito il sistema, se riesco a moltiplicare il rimbalzo del segnale avremo raggiunto un livello di sicurezza maggiore e prevedo che potrebbe verificarsi il caso che ce ne sia bisogno. Poi quando comunicheremo o ci incontreremo devi fare in modo che nel posto non ci sia campo etere per i cellulari ed altre frequenze, per un raggio di cento miglia. tecnologia CIA, comprala!! Per prima cosa, questi uomini mi devono costruire queste tre capanne nel minor tempo possibile. Pablo si alz e cominci a camminare su e gi per la stanza. Poi chiam un suo uomo e diede disposizioni. Tra quindici giorni potrai essere operativo! Aggiunsi che io non mi sarei occupato di ritirare i pagamenti. Ci doveva pensare lui. Io prendevo solo la roba e la consegnavo al cliente. Io ti dir a che ora e dove consegner, sempre attraverso i PC, i satellitari e i gps sicuri. Una volta fatto il lavoro, tu mi stornerai 3.000 dollari al chilo, e ogni volta ti dir io dove fare il bonifico e su quale conto. Ok! disse Pablo. Sono entusiasta. Ho otto tonnellate ferme a Barachilas e tante richieste. Dai, partiamo! Io aspetto che tu mi metta nelle condizioni. Volevo informarti che ho aperto una societ a Miami di consulenza di asset aziendali e di M&A. Ho bisogno di una copertura, sapr io come farla funzionare. Ok! Non vedo lora di iniziare! Dammi tutto quello che ti ho chiesto, e io inizio! Ok! rispose Pablo. Ti chiamo sul satellitare quando tutto pronto!!

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Va bene risposi io. Rimasi in zona per verificare le aree che avevo scelto. Erano tutte situate a circa 700 metri di altitudine e in mezzo alla foresta. Perfetto! pensavo. Qui siamo proprio dimenticati da tutto e da tutti. Mi ritirai a Miami, mi feci crescere la barba per i nuovi documenti italiani, colombiani e brasiliani e chiamai Antonia dicendole di tagliarsi i capelli e di cambiare colore. La stessa cosa feci con Gianni. Gli dissi di farsi crescere i baffi e di tagliarsi i capelli molto corti.

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SI INIZIA

Un uomo di Pablo mi chiam dopo venti giorni e con un aereo mi port in un posto della Bolivia dove prendemmo un elicottero, un Bell 206, come avevo chiesto io, e mi fece visitare la prima baracca e successivamente anche le altre due. Tutto era perfetto e come volevo. Poi mi consegn i documenti come avevo richiesto sia per me che per Gianni e Antonio e mi disse dove potevo trovare i mezzi che avevo richiesto. Mi affid quattro uomini come guardaspalle, che a loro volta avevano quindici uomini. Spiegai subito che sarebbe arrivato il mio braccio destro e che loro sarebbero stati ai suoi ordini. Chiamai in Italia per dare il via. Dissi a Gianni e ad Antonia che avrebbero dovuto farsi delle foto, consegnarle in un negozio di fiori di Milano e dopo due giorni ritirare una busta nella quale avrebbero trovato i nuovi passaporti. Una volta ricevuti i passaporti, dovevano partire. Consigliai loro di partire da Ginevra per Buenos Aires, poi attraversare Rio de la Plata ed arrivare in Uruguay, da l raggiungermi a Cartagena in un bar del centro. Dopo tre giorni fummo tutti e tre insieme e partimmo per le baracche. Dopo due minuti che fummo arrivati, ricevetti la telefonata di Pablo che mi diceva: Hai tutto, ti voglio operativo tra cinque giorni. Risposi: Ok, tra cinque giorni sar pronto a partire. Bene! disse lui. Tieni sempre acceso il satellitare. In tre giorni eravamo tutti e tre nella prima baracca e presentai a Gianni tutti i collaboratori. Era pazzesco, da fuori sembrava una vecchia baracca che nemmeno si notava e

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allinterno sembrava una base della CIA con monitor, PC e quanto pi di tecnologico vi potesse essere. Anche larredamento era stato curato per rendere la vita estremamente comoda e lussuosa. Arriv il primo incarico, otto tonnellate di coca pura da distribuire a tre clienti diversi, in tre posti diversi. Ci attivammo subito. Prelevammo la merce con dei caravan e facemmo base in una insenatura di Baraquilla dove smistammo i carichi che furono consegnati a destinazione con successo via aereo e motoscafi. Ricevetti un messaggio che diceva: Trabajo hecho bien! Passarono i primi sei mesi e le cose andavano bene. I soldi guadagnati, Antonia li investiva in borsa, era il suo mestiere. Ogni fine mese lei andava a Ginevra, controllava i conti e si preoccupava di fare arrivare i soldi alle associazioni bisognose. Ci trasferivamo da una baracca ad unaltra a secondo delle necessit. Le baracche avevano un congegno che in caso di pericolo, con un telecomando in mio possesso pi un altro trasmettitore sempre molto piccolo, poteva farle esplodere. Ogni tanto andavo a Miami per farmi vedere nellazienda che avevo costituito, che comunque andava avanti senza grosse fatiche. Avevo selezionato del personale che con mia incredulit laveva portata a reddito. Da cinque impiegati si era passati a ventisette. Poi cogliendo loccasione feci un po di shopping. Gianni lo vedevo ogni settimana, era lui che si esponeva con tutti e devo dire che rischiava pi di me!! Io venivo visto molto di rado. Una sola volta partecipai ad un meeting con tutti quelli del cartello di Medellin, durante il quale fu fatto il punto della situazione e si congratularono con me per il lavoro svolto. Alla fine, io consigliai, con lapprovazione di alcuni, che quelle riunioni si tenessero solo in casi di estrema necessit, essendo molto pericolose. Sapevamo, dal nostro controspionaggio, che sia nellFBI che nella DEA non riuscivano a capirci niente. Catturavano i carichi, anche importanti, ma al massimo erano di una tonnellata, e intuivano che il grosso passava per altre vie.

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Anche se eravamo in posti sperduti, il tempo pass in fretta ed erano trascorsi gi nove anni da quando avevamo iniziato questo lavoro. Gianni aveva accumulato una fortuna. Antonia, una sera, mentre cenavamo, mi accorsi che sanguinava il naso. Allora le dissi che la prossima volta che sarebbe andata a Miami doveva farsi controllare da un medico. Passarono altri sei mesi e riflettevo, ricordando il passato, che ogni cosa ha il suo tempo e sentivo che quel tempo era arrivato, ma non sapevo come e quando uscire. Avevo programmato il rientro, ma non volevo suscitare le ire di Pablo che, da due anni, era troppo in vista e stava trattando con lo Stato una resa. Il mio ritiro poteva vederlo come un atto di vigliaccheria dato che ora aveva qualche problema. Parlai con Gianni e gli dissi che tra un anno saremmo tornati a casa. Eravamo soli. Antonia era a Miami e sarebbe tornata in serata. Gianni fu daccordo, anche lui era stanco. Ci salutammo e il pilota lo port in unaltra baracca. Ero disteso sul letto a leggere un libro quando arriv Antonia. Mi raggiunse in camera e con dolcezza appoggi la sua testa sul mio petto e mi baci. Le dissi: Antonia tra un anno torniamo. Lei mi sorrise, si tolse il foulard e replic: Io non ce lho un anno. Che significa? Non riesci a resistere ancora un anno? No!! che non ce lho proprio un anno! Ma che vuoi dire? Non capivo! Poi mi balen un pensiero e avvertii quella notizia funesta, Antonia me lo conferm dicendomi: ho ritirato i risultati delle analisi cliniche: Leucemia! Un anno al massimo di vita, piansi e labbracciai. Parlai con Pablo che mi cap. Pianse anche lui, si era affezionato ad Antonia. Gli lasciai lorganizzazione e nel giro di venti giorni ritornammo in Italia. Facemmo tutti i giri convenzionali. Passavamo da un ospedale allaltro senza nessuna speranza, n di trapianto n

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altro. Anche questa volta Lady Dark era dietro di me a portarmi via la cosa pi bella che avevo. Una mattina dissi: Niente pi ospedali. Trascorreremo il tempo restante insieme, in vacanza. Ma solo dopo due mesi mi lasci. Ero a pezzi, non avevo pi nulla, che mi desse la forza di continuare. Riflettendo pensai che le cose accadono per farne accadere delle altre, ed il mio spirito di curiosit verso la vita mi spinse ad andare avanti, nel mio viaggio da ????????????????????????. Gianni mi stava vicino come un cocker, ma capii che il suo supporto non mi serviva e gli chiesi di lasciarmi da solo. Un giorno chiamai il mio avvocato e gli chiesi un appuntamento. Gli spiegai che volevo autodenunciarmi per trascorrere un periodo, massimo di due anni, in carcere per poter riflettere e conoscere quel mondo. Mi disse: Ma tu sei pazzo! Ma cosa credi di fare? Vuoi punirti? Non aveva capito e non avevo voglia di spiegargli, gli staccai un assegno che lo convinse e non mi fece pi domande. Il giorno dopo mi accompagn al carcere di San Vittore. Mi costituii alle autorit e dopo le procedure di rito, fui arrestato immediatamente.

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RIFLESSIONI DI TONINO

Dottore, una storia da film. incredibile, lho ascoltata come un prete, e sa qual la cosa che mi dispiace? che tra quattro giorni andr via e so gi che non vi sar modo di incontrarci anche se tra pochi giorni lei uscir, perch ho capito come lei fatto. Come sono fatto, forse lo avrai capito, ma quello che porto dentro intrasferibile. Vedi, togliere la vita ad un uomo una cosa terribile. Anche luomo pi balordo che esista ha il diritto alla vita ma pi forte il destino della morte. Quante volte rivedo i volti delle persone che ho ucciso e forse quando mi asciugo il sudore, nei miei incubi, quello sangue. Sai quanti soldati che sono stati in Vietnam non si sono ancora ripresi? Vedono quelle immagini ripetersi e quando camminano e vedono la gente, pensano: E che ne sanno loro!!?? A chi posso dire tutto quello che ho dentro?! Spesso si riuniscono tra di loro sopravvissuti, per poi non ritrovarsi perch le immagini si ripropongono ancora pi forti e scelgono la solitudine. Sono danni irreparabili. Il sonno diventa il tuo nemico, gli incubi il tuo respiro... Intrasferibile! Naturalmente, ci vale per le persone sensibili. Per, riflettendo, ho conosciuto animali che, per loro, uccidere un uomo, era come uccidere una mosca; ma a tarda et, anche loro non sono stati esonerati da tutto questo. La mortalit fatta a distanza da te o da altri non procura effetti collaterali. Lei mi convince sempre!! Ma io non ti devo convincere!

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No, volevo dire che mi fa riflettere. Riesce a cambiare la mia visuale e pensi che la sera, quando torno a casa, mi ripasso tutto quello che lei mi ha raccontato, e poi mi addormento. Mi alzai di scatto dal letto e dissi: Tonino devi aiutarmi! Ti ricordi la promessa che mi hai fatto? S Dottore. E basta con questo Dottore chiamami... anzi non chiamarmi. Ma no, chiamami Fratello! Devi procurarmi del cianuro! Ma lei pazzo! Ora ti spiego. Io non ho paura della morte e non faccio questo per vilt o per un gesto estremo, ma con la piena consapevolezza che faceva parte del mio progetto! Mi ci lasci pensare... Io appartengo alla legge e sono qui a controllare chi ha commesso un reato e lei chiede a me di compiere un reato! Non un reato. Aggiunsi: Io appartengo alla morte e il mio viaggio deve continuare, non fuggo da nulla. Tonino rispose: Mi ci lasci pensare. Sono molto confuso. Mi dia tempo. E poi continuava a dire: Non posso! Non posso!! Il giorno dopo mi disse che aveva parlato anche con un prete che lo aveva ammonito. Io replicai: Ma Tonino, cosa vuoi che ti dica un prete con i suoi dogmi!!?? Ti prego, Tonino, non lasciarmi in questa stazione, dammi il biglietto per continuare il mio viaggio! Rest zitto e se ne and. La sera dopo, verso le 11:00, fuori del suo orario, si avvicin con le lacrime agli occhi, mi strinse e inizi a piangere come un bambino. Poi mi consegn una capsula. Chiuse la cella e dallo spioncino, commosso, mi disse: Mi mandi una cartolina quando arriva e non faccia pi casini. Il mondo dei morti un mondo serio!

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INDICE

Prefazione Premessa La reclusione Braccio 2 La proposta A salotto con Tonino La famiglia Senso di appartenenza Riflessioni Nasce la gang Le donne La prima relazione Testimone di un omicidio Furto di bicicletta La prima vendetta Riflessioni Il primo furto La sera del furto La partenza Lattacco Lattacco finale Il ritorno A casa Un nuovo futuro in cerca di lavoro Milano, la mia nuova citt Un nuovo amore

7 9 11 13 15 17 21 25 27 31 33 37 41 43 45 47 51 53 55 71 73 79 85 87 89 91

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Al ristorante della Borsa La grande prova a Ginevra Operazione soia Imprenditore Thailandia Finalmente a Londra La truffa La vita continuava nella normalit Diamanti La mafia americana Rientro a Milano A casa di Big Paul Castellana A Milano con John Gotta Di nuovo a Miami Evasione La svolta Si inizia Riflessioni di Tonino

95 99 103 107 109 115 119 121 123 129 133 135 139 143 147 151 159 163

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Finito di stampare nel mese di settembre 2007 dalle Arti Grafiche Colombo Muggi (MI)

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