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Sono soltanto parole

Di Andrea Catoni

Ma che ne saano i monti Ma che ne sanno i monti di questo osceno formicolio di mani che brulicano contorte su poco pane andato Che ne sanno i giganti nel muto loro stagliarsi incolore in ciclopica noia millenaria

SUPERUOMO Sorriso roccioso non mite ne buono ne violento ne astioso getti in faccia al tuo carnefice I pensieri vergan l'aria gli occhi tuoi son finestre sulla pianura libera del tuo sentire Sei gigante e non ti scuoti dei colpi di chi tutto pu trarti tranne te stesso

Demonio Urla demone rompi l'argine di questo fiume di rossa lava sbatti forte le nere ali e muovi sul mare di cenere la tua luminosa ombra di maligno danzatore Urla forte!! rompi ogni indugio turba il sonno di una vita che vagola pensosa e trascina stanca il torpore della notte eterna Fendi l'aria turbina giocoso e ridi malvagio Ridi! e senti il veloce godere dei sensi graffianti

Alice Quattro mattoni giocosi danzano e mi fan cenni col capo bambini Mi tuffo impenitente e rido del gracile stridere di arcobaleni azimati luce mi bacia materna son bimbo e svolazzo leggero su ali dipinte nel cielo Starnazzo son oca gigante e mi beo di un lago

di musica Sereni volteggiano ombrelli azzurrini e mi occhieggiano tristi colonne di tonni al macello Giro in tondo contento e rido felice di non sapere

Al chiaro di luna Naviga placido il battello dei miei pensieri soffice beccheggia nel mare etereo di suoni profumati Un vago torpore si muta in freschezza e si forgia tenero il ricordo di un sogno Si mischiano danzando i sensi umani e il riecheggio lontano di una sirena pare un vento inudibile Il fiume dell io Tracima il fiume in piena di parole selvatiche e rotolono gi pesanti i macigni dell'anima danzano girano e fan capriole i verbi assennati e inciampano ora nell'affannoso lamento di un sentimento qua e la

cozzano e si burlano del solenne raziocinio non hanno meta ne limite avanzano fiere e beffarde fin dove il solletico dell'essere sfocia nel mare infinito dell'io Prima della tempesta Oscure e ferine nubi urlano dai profondi anfratti dell'incurante fosco scintillio E' indistinto il tormentato crepitio di fulmini che stanchi gravano sul limitare del mondo Vagano tremuli i venti e si celano timidi fra le rughe vissute di un muro Mi fiacco aromi di pioggia e di fiume mi permeano Mi inonda il triste lucore di un orizzone morente Bacco Vedo il mio sguardo riflesso nel crespo chiarore di una fontana E' Bacco festante che danza coi satiri in cerchio al suono del liuto Salta puerile e vivo

come umana fiera Giulivo svolazza leggero su strade roventi non non non non teme teme teme teme il dolore: non duole speranza:non spera futuro: non vi futuro il passato: non vi piu passato

Mulina la danza selvaggia e gira il mondo in una fiamma indistinta e si brucia l'umana coscienza degli atomi bugiardi Tramonto sulle colline di Volterra Si schiude il sipario fra le foglie di un'acero mi siedo e ascolto... rivoli di luci dorate giu per i pendii sereno cinguettio di nuvole brune Con occhi rosati lambiscono i profili dei colli Cascata di fresco sereno pervade il tenuo stornire di fronde Specchi infuocati rilucono erranti nel dolce tessuto del cosmo che timido affiora dove l'occhio si spegne Sereni sorridono i prati cullati da lingue di strenuo languore La vita scorre uguale sul fondo Lontano brulichio di umani occhi danzano

il valzer del sole morente Mi anniento il lieve tepore mi invade mi perdo nell'aria e son luce piovuta Ispirazione Guizzo baleno gioia del cuore che si fa suono nebbia indistinta che si fa ebano lucente un sorriso nascosto fra gli abissi di un sogno luce smaltata che si dipana fra i meandri remoti della coscienza dolore greve e ineguale della mente colore squillante assordante che vuol nascere cristallina tenaglia che muove la tua mano e non sai dire no Notte Fresca e lieve balli sulle foglie di un ramo e cali su di me mi avvolgi Giaccio sul fondo di un nero silenzio e miei pensieri sono saette con delicato fragore i sensi vivono tutto cos vero, ora ieri non pi domani non esiste oggi la vita sentila! trasuda dai boschi spaventosi che rifuggi perch oscuri come la paura che urla dentro eppure da la sgorga tutto ci che sei riesco quasi a sfiorare i bruni figli della terra che respirano Ora corri veloce, notte e ti porti dietro il mondo gentile ricamo del nero tessuto che gioca sul mio viso

Che mi importa di soffrire Che mi importa di soffrire se respiro gli umori della vita Non voglio rifuggire il tepore del fuoco per timore di bruciare Nell'inverno secco del nostro passaggio

Figli della terra L'armonia m'invade e fluida cade fra le pieghe della mente che insana s'invaghisce di un sole mendace Rinnovare voglio l'antico patto con la terra madre Intima unione di passi vissuti in languido abbraccio

Van Gogh Dipingi poeta volute di stelle vive che giocano nei giardini d'un mondo serale Un vento di luce mi assale e mi perdo fra le colline azzurre di una felice magia Dvorak Sale come fumo lento dalla terra nera questa musica patria

che scavalca il recinto delle emozioni e corre matrigna nelle foreste primeve Alta la testa e scorre il vento nella corsa mortale Impavido il guado del fiume furente dei miei giorni in piena

Tempesta malvagia Neri soffici demoni latrano e braman le carni di un cielo infante Si scuote l'animo nel turbinio suadente di un maligno sospiro Cade il chiaro sangue e odo l'affranto gemito di un universo in brani Ulisse Non ascoltar Sirene Ulisse Non dispiegar le vele ora che il furor di casa s'appalesa nel ventre tuo teso Alte son l'onde che importa! Sei uomo Nel sangue tuo il battagliar con le spume dei giorni Non ti voltare ora Tendi lo sguardo vivo Gli occhi son arco e i tuoi pensieri freccie che segnan la rotta verso patria Itaca un sogno puerile Solo il viaggio

realt svelata

Che cos il vento Saggio respiro che tu sogni divino Ali senza angeli e senza battiti Occhi e sorriso se Libert dipingo Carnevale d'atomi briganti che tormentan le foglie Padre per chi naviga i mari e i pensieri

Voler via Voler via giuro sopra tutto questo non sapere per bagnarmi di nubi e ripiovere in luce Sia mare il deserto Lo voglio SAMUEL BABER Adagio per archi Cedi il passo vita all'abbisso che m'attende nei vortici cinerei che lenti son poltiglia sulle mie ali malate di volo interrotto Non muta il nulla verticale Il grido si fa brivido e squarcia questo nero fin dove solo la luce e poi di nuovo il nulla

Aspetto Dio Aspetto Dio seduto in quest'angolo denso d'atomi e di polvere in questa notte senza sogni in questo vuoto che m'attende silenzioso e mi fissa sputando ghiaccio Aspetto Dio col sangue che grida Vita !! e la clessidra capovolta ancora e ancora finch un giorno sapr basta

Dediato alla mi torre Ti guardo tutta ritta ner cielo e un po' mi vien da piange 'uando ti 'urvi pian pianino sotto 'r peso di tanti se'oli bigi con questo sole che quando more ti sorrid'addosso e sembra di' un ti 'ur domani torno Ti 'apisco ami'a mia triste'r vento 'uando frulla arto e un c' nemmeno 'n passero pe' ride di 'uesto mondo shtupito che passa ti da'n bacio e vola via

Panta rei Frugare fra gli istanti e cercare il senso di quel che non pi e ancor non Potessi solo afferrar questo vento e giocar col sogno d'esser Dio

Fra gli alberi Osservo il sipario di foglie dischiuso su questa danza di luce che si stempera in verdi rintocchi di sereno concilio Son qui in amniotico abbraccio fra i giganti che dalla terra stagliano speranza

Dominus dixit ad me Tremula fiammella ascendi nel silenzio d'una voce che il ricordo di un eco promessa di lago immoto sussurro di ghiacci perenni sconfinata assenza che si dilata come primeva silente infinit di viaggio senza apparente ritorno

Mendelssohn Concerto per violini e orchestra op. 64 Piango violino incerto di tremulo strazio percosso che timido domanda ai miei sensi conforto d'una carezza amica Non ti curar fraterno suono del cupeggiar di grancassa Danza sul frinir di corde vive che il mio costato graffiano e tremulo vagheggio nello stridor d'aurora Serena la piet in abluzioni d'accordi e freme fragile il corpo Che cos la verit Sogno morente che morbido scivola in questo vento Ancora qui Ancora qui a parlar di niente e rotolar parole in questo fiume in piena di pensieri con questa notte inesistente che t'attraversa e boccate di fumo che inciampano nelle mie sinapsi aperte verso questo mondo immaginato oltre i confini di un'orizzonte di finestre aperte luccicanti ricolme di vite che non potrei mai sfiorare Ancora qui in questo sudario di voci e graffi d'automobili

sfuggenti di colline sopite giganti incatenati ai miei sospiri che vorrei svegliare con un calcio perch si levino contro questo vuoto quest'assenza questa brama Ancora qui con la tempesta nel cuore e la coscienza che naufraga Senza Dio Brucio Demonio di quest'inferno lieto Mai torner Suona Nerone Maniacale disegno di morte dovrei tracciar su questa pietra liscia Voglio gustare il latrar di cannoni e satanasso erutti in grandinio di sangue a flagellar stupori immacolati che son di umana fiera eterna offesa Voglio guerra e monda sia la terra dai ributtanti afflati dei buonisti Far di questo cielo inferno d'orgia e Oscura Mietitrice sia baccante d'innocua umana carne sia saziata e cupa la sua falce sia saetta in questo roseggiare d'emozioni Fai brillar Nerone la tua cetra e danzino gli indemoniati in festa Ridi Nerone beffardo esultante giacch il tuo cuore gonfio di tempesta

Pensieri Sedermi chiedo su pensieri soffici e profumati Beethoven Sinfonia n.5 Ingagger la lotta coi giorni armati di pernicioso duolo Mi far beffa di queste schegge folli Brandisco i miei sogni e di volont vestito avanzo Squillin le trombe che la vittoria attende Gloria primeggia in crescendo e volitiva forza in ventre suona Su la testa E' alta la vetta che al domani volge Non importa Ho da veder l'alba Datemi una stella Datemi una stella Un infinito punto d'appoggio sicch altalena io possa serrare e dondolar sospinto dalla gioia bambina che domanda innocente insistente sogni dolci da leccare Datemi mille stelle da nuotarci dentro in cerca di pensieri verdi in cui riposare e cercare furbesche idee di grilli che saltellano fra le mie sinapsi che si fiaccano nell' autunno mio E' triste far legna in questo bosco grigio Aduso sono a schiaffegiar brinate Che venga bufera Giammai serrer le porte

E sia il gelo Non voglio piu abitare il centro della terra Migrer verso freschi indugi per navigare il freddo vibrare dei diamanti Ibernarmi in un ripetersi infinito d'ovattati eoni per udire indistinto il borobottio degli istanti e mai sentire Dovrei esser musica Adagio di Mozart in teatro di ghiaggio e aleggiare sereno nel nulla piu nulla Potessi praticare il gelo inumano degli assassini ! Armato di scintillio porre termine allo schiamazzo di sensi che inquietano il sonno di questa coscienza dai contorni sfumati sbiaditi Ci fosse un Dio ! Datemi un Dio ! Che mi procuri ora una era glaciale

Voglio il dolore Voglio soffiare mantice su questa fiamma che m'avviluppa ingrata Voglio cullarmi in questo letto di spine e del mio sangue nutrire i dubbi che mi schiaffeggiano e si fan beffe di mascolina scelta e volitivi alterchi Voglio incassare questi nudi pugni nell'anima e offrire il fianco a scoprire nervi nascosti troppo Voglio forgiare quest'acciaio crudo in luttuosa fucina Anelo fuoco

per i miei pensieri Meglio bruciare che il buio nero Voci di Settembre Il tedio ho perso nel folleggiar di foglie in questo zuccherino vento che s'accosta furtivo ai miei sentori d'azzurra inquietitudine lambiti E' tempo di ritorni a vita uguale di vestire i miei giorni di futuro di camminar fra intarsi di pensieri di frequentare i volti della gente che senza posa e volentieri strappano le strade di un meriggio incastonato in madidi lucori abbandonati sui crinali di mie colline vivide Dolcezza che accarezzi il mio viso in sospiri di fresco fai tu che le parole amene di questo libro amico si perdan fra i giochi di bimbi d'un prato

Parlami cielo Cielo ruvido fai tu scintillio d' una promessa Cerco luomo Lanterna far di sigaretta accesa con poche fiamme di luna assente Vicoli su vicoli appesi in cordate di polvere tese verso scampoli di dignitosa sorte

Ecco l'uomo Brilla il volto da dietro il baratro di vita forte e tempestosa Intasco luride perle di viaggi e di tormente e timido fuggo E' ora Mi attende la mia botte di disincanto Martin, L'Uomo, l'ho trovato. In una notte senza luna, in cambio di un paio di sigarette e ispirato da una buone dose di vino, mi ha parlato della bellezza del caos che si pu trovare nella disposizione di alcuni oggeti in vetrina. "La vita una cosa stimolante e unica, ma tanto, tanto complicata" (Martin Il Filosofo) Mozert Sinfonia n. 40 Allegro molto il coraggio golorioso nel tragico incedere smarrito perduto in questo bosco cupo di smaniosi tremiti Andante il cammino in deserto di dune che blande vezzeggian l'udire Nero sconforto a tratti m'esplode Allegretto il ribatter giocoso di violini in prati di note danzanti il minuetto di giocosa mestizia Allegra assai furia di venti sonori scompigliano l'animo Duellano i fiati in furtivi schiamazzi di gioia armoniosa

Ma cosa cianci o Gosto O solaccio che mi guardi coi giallognoli tentaoli sar ora 'e tu la smetta di sputammi nella ghigna Un fa ir ciucco per favore te che guardi o torsolone te e quer cielo tutt'azzurro che mi pare un lenzolone E m'avvorge tutto strinto e un si pole respir O ciucchino un fa' ir coglione sei un barroccio e ti do barta sei mi padre e li c'arrivo ma o pallino un n'abus Dedicato a Gosto, mitica figura della mia terra, che bene o male abita nel cuore di ogni pisano. P.S. Chiedo venia per talune espressioni idiomatiche non esattamente idilliache, ma il turpiloquio, piaccia o no, una delle anime della 'toscanit' !! ;-)))) " Caos Di nuovo qui Ad imbrigliar puledri scossi A fustigare oceani mossi A contener leoni in fossa Non bramo azzurro nel mio cielo Tempesta comando e danzino negli occhi le mie stelle nel mulinar d'infidi venti che al soldo mio guerreggiano Al dunque vita Ecco il conto E' giunta l'ora di pagare Ma che succede stasera

Ma che succede stasera Immagini, immagini sfilano lente sfilacciate rimbalzano sui finestrini di un treno che scorre placido su questo fiume di sensi merlati Ma che gioco di specchi danzanti in questo caleidoscopio di vite che giocano e ricadono scroscianti in cascate di pensieri filiformi tentacolari Parole, parole sudate da pori aperti vogliosi di lacrime stridule Ma che voglia di piangere sogni E io nemmeno ho l'ombrello che mi ripari da questo fuoco che sputa stelle e vorrei squarciare questo nero vello che tutto appaga

Non si pu dormire Non si puo annegare questa marea che rifluisce ancora e ancora nei miei occhi Mentre il nero pi nero ti abbaglia E il silenzio ti grida in faccia il suo amore eterno Voglio bere questa notte nell'ultimo mio bicchiere di vino salace

Gautama Ho nuotato nella nebbia grave per anni ormai scavando con unghie spasimanti Poche paglie di pirite fra le dita nell'anima Ora basta Ho volto lo sguardo al di sopra delle nubi in cerca del mio sole Mio I suoi raggi additano il mio riflesso sulle nubi nere cariche di pioggia di energia Mi volto indietro e scorgo le macerie della mia coscienza Poche calce ho fra le mani tese Avanti Non ho attendenti in questa guerra contro il nulla Costantinopoli Prosieguo di sogno morente ti volgi a levante e ancora di Giano sospiri Distesa in trapasso di mondi e di tempo di greco lignaggio vestita Catarsi d'impero tremante altero lo sguardo distogli dal patrio occidente Emblema di limbo dolente sospesa fra eterno e piu niente

A Primo Son qui pietra morta scagliata in questo gelo senza luna Ombra di un'ombra a rimestare fango bramoso d'istanti negati Spettro vagante nel vuoto trascino dolente ricordi di uomo e un sole polacco indistinto velato da fumo fraterno mi dona frammenti di vita pietosa Sommerso io sono da gelida coltre d'amaro sgomento eppur salvato dal mio respiro che ancora tonante ruggisce "IO SONO" ...Considerate se questo un uomo... Dedicato a Primo Levi e a quanti dal profondo dell' Abissso hanno tratto in salvo l'UOMO

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