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Prefazione
di Angelo Comastri
Ringraziamenti
Introduzione
1– Invito
I vecchietti della mia infanzia: Il vecchio signor Mirando –
Ayres Marques
3– L’anziano e la memoria
Athos: storie intrecciate – Marisa Pizzichini e Daniela Marsigliani
4– L’anziano e la mente
Lo specchio dell'anima??? – Lorenz8
5– L’anziano in famiglia
Racconti di famiglia:
Mamme in guerra – Gigliola Capodaglio
Prima Comunione e rubinetti dell’acqua – Rosanna Lucioli
7– L’anima in azione
La formazione dell’animatore
Poesie:
Mia giovinezza – Ada Negri
Essere Giovane – Samuel Ullman
Il Tramaglio – Deífilo Gurgel
8– La fotografia
Questa non è una sposa –
Conversazione di Ayres Marques con Idilia Rastelletti
Dialogo sulla luce - Sankara
9– Fototerapia e Fotografia Terapeutica
La Fotografia Terapeutica con gli anziani
Note sull’autore
Bibliografia
Prefazione
Quando all’età di undici anni lasciai il mio piccolo paese per andare a
proseguire gli studi in città, ricordo che l’anziano nonno materno volle
portarmi in campagna… per salutarmi. Il fatto per un certo verso mi
stupì; però avevo una fiducia illimitata nei confronti del nonno e
pertanto lo seguii docilmente.
Giunti in campagna, il nonno si fece un po’ serio e poi estrasse dal
terreno una piccola pianta con tutte le sue radici: me la fece vedere e
mi invitò ad osservarla attentamente.
Io inizialmente non capivo dove volesse arrivare il nonno e, allora, gli
dissi: “Nonno, che significa tutto questo?”. Il nonno sorrise – lo vedo
ancora! – e poi mi consegnò un messaggio, che non scorderò mai.
Ecco le sue parole: “Guarda, Angelino! Ogni volta che tiri fuori una
pianticella dal terreno, essa porta sempre con sé un po’ di terra e la
tiene stretta nelle sue radici. Tu potrai girare il mondo intero, ma
porterai sempre con te quello che hai imparato nella tua famiglia:
ricordatelo e ringrazia chi ti ha insegnato i primi passi della vita”.
Questa raccomandazione del nonno mi ha fato capire qual è la
missione degli anziani: essi sono i custodi della sapienza accumulata
da tante generazioni; sono i seminatori buoni dei primi insegnamenti;
sono i maestri delle prime sillabe del lungo discorso della vita: se ci
scordiamo di loro e se tagliamo i ponti con loro, perderemo qualcosa
di fondamentale della nostra identità umana.
Gli anziani, infatti, non sono un peso, ma un dono, non sono una
fatalità che dobbiamo sopportare, ma sono una opportunità che ci
viene offerta per crescere in umanità.
Sentite che cosa ha raccontato Elisabeth Kübler Ross, la psicologa di
origine svizzero-tedesca trasferitasi a Chicago da tanti anni. Essa
coraggiosamente ha riferito: “Venne un momento della mia vita in cui
mi accorsi che avevo messo al mondo due figli, che avevo dato loro il
benessere, un’educazione, un’istruzione; e che però erano vuoti, vuoti
come una lattina di birra già bevuta. Mi sono allora detta che dovevo
fare per loro qualcosa che non fosse soltanto materiale. Così,
d’accordo con mio marito, prendemmo in casa un ospite: un vecchio
di settantaquattro anni, al quale i medici avevano diagnosticato non
più di due mesi di vita. Volevo che i miei figli gli fossero vicini nel suo
cammino verso la morte, volevo che vedessero, che toccassero con
mano l’esperienza più importante nella vita di un uomo. L’ospite restò
con noi non due mesi, ma due anni e mezzo, accolto in ogni cosa
come un membro della famiglia. Ebbene: quell’esperienza ha portato
ai miei figli un’incredibile ricchezza spirituale, quei trenta mesi li
hanno straordinariamente maturati. In quello sconosciuto fratello
venuto a morire tra loro, giovani e sani, i miei figli hanno scoperto un
significato nuovo per la loro vita; sono diventati davvero adulti. È lui,
quel povero vecchio, che ha fatto un dono inestimabile a noi; non noi
a lui, che pure l’abbiamo curato e assistito con tutto l’amore di cui
eravamo capaci”. Sono parole che fanno pensare. Come questo
coraggioso libro che è un atto di simpatia verso gli anziani: è una
sfida, è una presa di posizione che va controcorrente per restituire a
tutti la possibilità di ritrovare la via della civiltà, che non può non
passare attraverso il recupero della stima e dell’affetto e del rispetto
verso gli anziani; con tutte le conseguenze!
Grazie per aver avuto tale coraggio!
Angelo Comastri
Vicario Generale di Sua Santità
per la Città del Vaticano
Ringraziamenti
Quando ho iniziato ad elencare mentalmente i nomi delle persone che hanno
contribuito negli ultimi due anni alla realizzazione del progetto Il Volto e la Voce
del Tempo, mi sono subito fermato, sorpreso dall’enorme quantità di teste, cuori e
mani che hanno costruito questo “ponte tra generazioni”.
A tutte queste persone, in particolare a chi ha ceduto testi e fotografie per
arricchire questo libro, rivolgo la mia profonda gratitudine.
Un ringraziamento speciale alla Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto che
ne ha reso possibile la pubblicazione.
Devo inoltre ringraziare alcune istituzioni che hanno sostenuto, in diversi modi,
l’iniziativa:
- Comune di Loreto
- Opere Laiche Lauretane
- Delegazione Pontificia per la Santa Casa di Loreto
- Biblioteca Comunale “A. Brugiamolini” - Loreto
- Comune di Senigallia
- Provincia di Ancona
- Cooperativa Sociale ASSCOOP (Ancona)
- Ambito Territoriale Sociale n. 13
- Associazione BrasiLeMarche – BLM
- Gruppo Animatori di Comunità – GRACO
- Gruppo di Ricerca in Fototerapia – GRIFO
- Associazione Sportiva Splendorvitt (Loreto)
- Circolo Fotografico Senza Testa (Osimo)
- PhotoTherapy Centre (Vancouver, Canada)
- RAI – Radio 3
- Residenza per Anziani Pia Casa Hermes (Loreto)
- Casa di Riposo Oasi Ave Maria (Loreto)
- Residenza per Anziani Villa Serena (Senigallia)
- Istituto Comprensivo Marchetti (Senigallia)
- Scuola Media Giulio Cesare – Giacomo Leopardi (Osimo)
- Istituto Immacolata Concezione (Loreto)
- Parrocchia Sacro Cuore (Loreto)
- Parrocchia della Cesanella (Senigallia)
- Parrocchia Santa Maria delle Grazie (Senigallia)
Tra le persone più care, devo chiedere scusa a mia figlia Marina, per aver
dirottato le mie attenzioni su questo progetto e per aver coinvolto anche sua
madre Gigliola: ciò è stato possibile grazie alla presenza costante e affettuosa dei
nonni Romolo e Luisa.
Un ringraziamento speciale ai miei fratelli Rosa Maria, Adolpho, Guto e Antonio
“Baixinho” che, da lontano, mi sono sempre vicini. Dedico infine il lavoro svolto in
questi ultimi anni alla memoria dei miei genitori Augusto e Marilva, e dei miei
nonni Augusto e Rosa, Adolfo e Maria Luisa.
Introduzione
L’autore
Mentre parlo degli anziani, non posso non rivolgermi anche ai giovani
per invitarli a stare loro accanto.
Vi esorto, cari giovani, a farlo con amore e generosità.
Gli anziani possono darvi molto di più di quanto possiate
immaginare.
(Giovanni Paolo II)
1
Invito
Mia nonna Rosa abitava vicino a Piazza della Libertà, nel quartiere
giapponese di San Paolo del Brasile, più esattamente nel Vicolo degli
Afflitti, in un palazzo che faceva angolo con la Chiesa degli Impiccati.
Ogni volta che salivamo su un taxi, mi ricordo l’effetto che faceva
quando nonna Rosa annunciava la nostra destinazione: “Beco dos
Aflitos”. Se l’autista non dava segno immediatamente di sapere dove
si trovava, nonna aggiungeva un po’ scocciata “Igreja dos Inforcados”.
Allora la macchina partiva, senza che l’autista facesse ulteriori
domande. Tutti sapevano dov’era la Chiesa degli Impiccati.
Una volta arrivati all’inizio del vicolo c’era sempre da discutere con il
tassista per farlo andare fino in fondo, davanti alla chiesa, nel punto
più vicino al palazzo dove abitava nonna, dato che nonna zoppicava
un po’. Quando il tassista si mostrava inflessibile, perché non c’era
abbastanza spazio per fare manovra e doveva per forza tornare in
retromarcia, allora, sotto le imprecazioni di nonna Rosa, scendevamo
all’angolo con la “salita degli studenti”.
Percorrevamo quel tratto di strada con un passo un po’ zoppo, ma
spedito, passando accanto a qualche uomo che stava sul marciapiede,
in piedi con la bottiglia piena in mano, o seduto con una mezza
bottiglia o sdraiato per terra con la bottiglia vuota. Uno di questi
signori salutava sempre mia nonna in modo molto cortese,
chiamandola per nome: “Buongiorno, Signora Rosa”. Era il vecchio
signor Miranda.
Mi riesce difficile chiamarlo “barbone”, perché nonostante i vestiti
vecchi che indossava, a volte un po’ acciaccati, conservava
un’eleganza nei gesti, nel modo di parlare e di sorridere, come se
conoscesse bene le persone e la vita. Era un clochard gentiluomo.
Quando dormivo da nonna, la mattina dopo colazione lei mi diceva di
portare al vecchio signor Miranda un bicchiere di caffè caldo, con
poco zucchero e un pezzo di pane fresco con molto burro.
“Tua nonna è una signora in gamba, sensibile. Vedi, io non prendo il
caffè da nessuno, è sempre così pieno di zucchero, e il pane poi,
sempre vecchio, duro, con quel tantino di burro, è difficile da
masticare e si fa fatica ad inghiottire. La signora Rosa no, mi manda il
caffè caldo, con poco zucchero e il pane fresco, morbido, pieno di
burro di eccellente qualità.”
Mentre aspettavo che il vecchio signor Miranda mangiasse il pane
fresco, morbido, con tanto burro e bevesse il caffè caldo, con poco
zucchero, per poi portare indietro il bicchiere, il bicchiere del vecchio
signor Miranda, lui mi parlava del tempo, mi faceva osservare il cielo,
le nuvole, e faceva delle previsioni. “Pioverà… sarà una giornata
afosa… ci sarà il sole tutto il giorno… una giornata ideale per andare
al parco…”
Conosceva tutte le persone del vicolo per nome. Sapeva le loro
professioni, le loro abitudini, il loro carattere. Era in grado di
raccontare qualche piccolo avvenimento apparentemente senza
importanza, da cui coglieva sempre qualche insegnamento edificante.
Una mattina, mentre facevamo prima colazione, è suonato il
campanello. Sono andato ad aprire la porta. Era il vecchio signor
Miranda che mi chiedeva timidamente di chiamare nonna Rosa. Mia
nonna mi mandò a dire che il caffè sarebbe arrivato dopo un po’. Il
vecchio signor Miranda rispose che non c’era da preoccuparsi per il
caffè quella mattina, ma se possibile avrebbe gradito un pezzettino di
torta. Mia nonna non credeva a quello che sentiva e andò
personalmente a parlare con lui.
“Che cosa vuole Lei?!”
“Buongiorno, Signora Rosa! Perdoni il disturbo. Il fatto è che oggi è il
mio compleanno e mi piacerebbe festeggiarlo con le persone a me più
care.”
“Non ho nessuna torta a casa” rispose nonna Rosa tra sorpresa e
offesa, ma in fondo anche intenerita. Dopo aver chiuso la porta, disse
tra sé e sé:
“È la fine del mondo! Quando mai si è visto un barbone rifiutare il
pane e chiedere la torta perché è il suo compleanno?”
“Nonna, non potresti preparare una torta per il vecchio signor
Miranda? È il suo compleanno.”
“Pure tu sei dalla sua parte.”
“Il vecchio signor Miranda dice sempre che Lei è una signora in
gamba, la più sensibile del Vicolo degli Afflitti. Lei è diversa dalle altre
persone, non mette troppo zucchero nel caffè, solo quel che basta. Il
vecchio signor Miranda Le vuole tanto bene…”
“Oltre che sfacciato è pure ruffiano quel vecchio” borbottava mia
nonna, mentre preparava la torta di compleanno del vecchio signor
Miranda.
Ayres Marques
Attività
Vecchietti d’Italia
Che cosa dicono gli esperti?
CENTENARI IN ITALIA
ANNO 1921 1931 1951 1961 1971 1981 1990
Totale
Centenari 49 69 165 301 406 1304 1660
Decalogo antisenile
Obiettivo: invecchiare in bellezza
S O G N I
L A V O R O
G E N I T O R I
A M O R E
M E D I C O
A L I M E N T A Z I O N E
G I O V I N E Z Z A
F I S I C A
V I S I T E
F U M O
Attività 2
L’anziano e la memoria
ATHOS e NENELLA
1917 1923
Nella vita reale si traduce nella possibilità per l’anziano che si trova in
buone condizioni… una piccola parentesi: esiste una sorta di
dicotomia, da un lato esistono persone che possono invecchiare bene
fino a oltre cento anni, gli ultra-centenari sono sempre più numerosi e
molti di loro sono molto efficienti, anche dal punto di vista psichico,
ma dall’altra parte esiste un certo numero di non autosufficienti per i
quali il problema si pone in termini molto diversi. Ma quando non
compaiono quelle gravi condizioni patologiche che cerchiamo per
quanto possibile di prevenire e di limitare, esiste la possibilità che
una persona ritrovi certi elementi caratteristici della sua personalità,
si realizzi compiutamente attraverso la possibilità di esprimere
qualcosa che in passato non era riuscito ancora a realizzare e riesca a
conoscersi sempre di più.
Questo, se mantiene attivo il suo cervello e se mantiene una relazione
interpersonale che abbia un certo significato, e può allora veramente
realizzare qualcosa che forse era nei suoi sogni o forse non sapeva
neanche di potere realizzare, e scoprire la persona anziana in quello
che qualcuno ha indicato come “la grande età” la possibilità di
ottenere dei risultati che in passato non aveva conseguito.
Lorenz8
Attività
L’anziano in famiglia
Mamme in guerra
I miei genitori sono nati entrambi negli anni ’30 ed è naturale per
loro, quando sorge l’occasione, raccontare gli anni della II Guerra
Mondiale, quando erano ancora ragazzini ma vivevano sulla loro pelle
le conseguenze di quella terribile fase storica.
Nel mio caso, i racconti di famiglia più frequenti fanno riferimento agli
ultimi anni della guerra, all’8 settembre, alla ritirata dei tedeschi e
all’avanzata degli alleati.
Per mia fortuna, nessuno della mia famiglia è scomparso durante la
guerra, e questo relativizza un po’ il peso dei loro ricordi. Anche chi è
stato deportato o è sopravvissuto ai bombardamenti, poi è riuscito a
vivere dignitosamente dopo la guerra. Inoltre, sia mio padre che mia
madre hanno un grande umorismo nel raccontare, per cui alcuni
episodi drammatici diventano tragicomici e suscitano addirittura
qualche risata.
Quello che in particolare mi ha sempre colpito è lo spirito con cui le
mie nonne, le mie zie e mia madre, hanno affrontato la vita in quegli
anni: niente odio, niente panico, ma un grande senso di protezione
verso i figli, i nipoti, i fratelli più piccoli.
Mia madre ama raccontare che nonna Maria, all’epoca madre di 4
figli, abitava vicino ad una zona militare e nonostante la paura degli
aerei che decollavano e atterravano di giorno e di notte sul campo di
aviazione lì vicino, non smise mai di portare da mangiare al marito e
ai parenti che lavoravano per i campi. Tra il 1944 e il 1945,
trovandosi tra le azioni partigiane, le rappresaglie dei militari tedeschi
e la presenza dei soldati polacchi, nonna non si perdeva d’animo e
quando necessario offriva cibo a tutti i soldati che passavano
(occupanti e liberatori), sperando così di salvare la tranquillità della
sua famiglia.
Un certo giorno, dopo aver nascosto il marito nell’armadio per paura
della deportazione, affrontò da sola le richieste insistenti di due
ufficiali tedeschi che volevano bestiame per il trasporto e cibo per i
soldati (erano ormai alla fame). Preparò una bella tavolata di affettati
e vino, si lamentò di vivere con i figli piccoli senza il marito prigioniero
(bugia a fin di bene!) e dirottò gli ufficiali verso contadini più “ricchi”
di lei che avrebbero potuto sopportare la perdita di un bue o una
mucca.
Anche la mia nonna paterna, che si chiamava naturalmente Maria,
aiutava qualsiasi persona si presentasse a chiedere qualcosa da
mangiare (partigiani, soldati tedeschi, a lei non importava), forse nella
segreta speranza che suo figlio prigioniero in Germania potesse
ricevere lo stesso trattamento da qualche donna generosa come lei...
chissà?
Ma i racconti di zio Luigi, cugino di nonno, tornato a casa in maniera
avventurosa dopo la tragica “campagna di Russia”, mi hanno
confermato che questo spirito non è appartenuto solo alle “nostre”
nonne, zie e mamme, ma anche alle donne che – dall’altra parte della
barricata – stavano affrontando con coraggio e determinazione una
guerra che sarebbe finita in modo disastroso per tutti.
Zio scappò durante la ritirata con un amico, e i due riuscirono a
sopravvivere i primi giorni dopo la fuga solo grazie all’ospitalità di una
donna russa che diede loro un posto per dormire e una zuppa di
verdure per rifocillarsi. Arrivarono a casa sani e salvi, dopo un lungo
viaggio fatto su vagoni merce, carretti, biciclette e infine a piedi,
ringraziando Dio ma anche l’umanità di quella donna per averla
scampata.
Non vorrei cadere nello stereotipo della donna = madre = bontà
infinita, ma a volte penso che noi donne possiamo offrire qualcosa di
speciale all’umanità, soprattutto nei momenti di crisi, di non
comunicazione e quindi di conflitto. Cosa ne dite?
Gigliola Capodaglio
Foto ceduta
Rosanna Lucioli
Attività
Serena Lucidi
(Seconda Media – Istituto Comprensivo Marchetti, Senigallia)
Attività
L’anima in azione
Si può osservare dai contenuti del corso della SNA che nella
formazione dell’animatore polivalente viene data enfasi alla
conoscenza e alla pratica delle dinamiche di gruppo e di comunità, e
alla capacità di progettare le competenze e attuare interventi nei
diversi settori dell’animazione: dal soggiorno-vacanza alla casa di
riposo, dal centro sociale alla biblioteca, dal museo al parco, dalla
ludoteca al centro per anziani.
La formazione dell’animatore di settore, come pure dell’animatore per
il tempo libero in case di riposo, dovrebbe essere considerata una
specializzazione successiva alla formazione di base. La Regione
Marche, che non ha una scuola di animazione ma che ha avvertito il
bisogno di formare animatori qualificati per lavorare con gli anziani,
ha promosso un corso di formazione professionale per animatori in
case di riposo, attraverso l’Assessorato alla Pubblica Istruzione e alla
Formazione Professionale della Provincia di Ancona.
La cooperativa L.A.B. di Ancona, che ha organizzato e gestito il corso
finanziato dal Fondo Sociale Europeo, ha riunito da una parte i
professionisti che operano nel settore dell’anzianità – psichiatri,
psicologi, medici geriatri, fisioterapisti, animatori – tra i più rinomati
della regione, per formare il corpo docente. Dall’altra parte ha
selezionato un gruppo di 12 persone, in maggioranza con esperienza
previa di animazione, laureati o laureandi dell’area umanistica.
La durata del corso è stata di 5 mesi e con un monte-ore di 400 ore,
di cui 220 di didattica in classe e 180 di tirocinio pratico.
I contenuti del corso e le relative quantità di ore sono stati:
Contenuti/ore
Orientamento 5
Psicologia (la formazione della mente) 34
Sociologia (tradizioni del territorio) 20
Geriatria (patologia del corpo e della mente
dell’anziano e possibilità di recupero funzionale) 20
Psicogeriatria 21
Recupero funzionale 20
Animazione (progettazione delle attività) 25
Orientamento uscita 5
Laboratorio di animazione 60
Rappresentazione teatrale 3
Attività di valutazione orale e scritta 9
Tirocinio guidato INRCA +
Tirocinio in case di riposo 178
Attività 1
Mia giovinezza
Ada Negri
Essere Giovane
Samuel Ullman
A Tarrafa
Deífilo Gurgel
(poeta e ricercatore brasiliano)
Il Tramaglio
Attività 2
La Fotografia
Dialogo sulla luce, del monaco indiano SANKARA, uno dei massimi
filosofi e mistici dell’India, vissuto a cavallo del secolo VII e VIII.
Attività
Raccogli le vecchie foto della tua famiglia e scopri le storie che queste
foto “raccontano”.
La macchina fotografica è uno strumento che ci insegna
a vedere meglio senza la macchina fotografica.
(Dorothea Lange)
9
È naturale per chi arriva all’autunno della vita pensare spesso alle
stagioni passate. Questo atteggiamento viene rafforzato dal fatto che
nella mente dell’anziano la memoria a lungo termine diventa sempre
più forte a discapito della memoria immediata. Il passato assume per
l’anziano in questo contesto un importante fattore di identità
personale. Mostrare una vecchia foto può agevolare quindi la
comunicazione persino con il “vecchietto” più diffidente e scontroso,
che non ama parlare con “sconosciuti”.
Guardare in compagnia l’album di famiglia o raccogliere le foto sparse
in un album di ricordi sono attività che contribuiscono a creare
familiarità e avvicinamento, stimolano l’interazione di gruppo, la
memoria e il dialogo e in questo modo aiutano a limitare il
deterioramento delle abilità intellettive e sociali degli anziani.
Il risultato positivo più evidente e immediato dell’utilizzo della
fotografia nelle attività con gli anziani è, a mio avviso, il
miglioramento dell’immagine di se stessi. Questa affermazione può
sembrare paradossale, ma è proprio la questione dell’immagine di sé
che si è presentata fin dall’inizio come un primo ostacolo e che
diventa poi una “porta di accesso” all’altro.
Vorrei esemplificare quanto detto con un episodio che mi è accaduto
alcuni anni fa, prima che iniziassi la mia attività nelle case di riposo.
Mi è stata chiesta una foto di “vecchietti” per illustrare gli stampati di
un convegno realizzato nella città di Ancona sul ruolo dell’animatore
nelle residenze per anziani. Avevo alcune fotografie su questa
tematica, che mi ha sempre attratto, ma si trattava di foto di
“vecchietti” brasiliani e non mi sembravano adatte agli obiettivi del
convegno. Ho deciso di trascorrere qualche giorno cercando e
fotografando i “vecchietti” anconetani. Un bel giorno mi si è
presentata la scena ideale, la foto che stavo cercando. Su una
panchina del Viale della Vittoria una bellissima signora di circa
settant’anni, immobile, sotto una luce meravigliosa, fissava
intensamente l’infinito. Intorno a lei si era formato un campo
magnetico, che non si vede ma si sente e a volte viene colto nella
fotografia, e che fa sì che la foto sia percepita in una maniera
inspiegabilmente speciale. Ho rallentato il passo, ho preparato la
macchina fotografica, mi sono inginocchiato e con l’emozione che si
sente quando si sta per scattare una foto unica, irripetibile, mi sono
preparato a “premere il grilletto”. Proprio in quell’istante la signora si
è accorta della mia presenza e con un gesto energico ha detto di no:
“No, non fotografarmi. Assolutamente, non fotografarmi!”
Ho cercato di giustificarmi, dicendo che quella era una scena troppo
bella, che la signora era troppo bella per non essere immortalata.
Allora la bella signora, con la stessa grinta con cui mi aveva impedito
di fotografarla, con un’energia ancora più esasperata ha detto una
frase che mi ha colpito ancor più della propria scena: “Questa
immagine che Lei vede non è che lo spettro di me stessa.”
Poi ha aperto la borsa e ha preso una vecchia foto e, mostrandomela
con un misto di orgoglio e rabbia, ha aggiunto: “Eccomi. Questa sono
io.” Era una donna bellissima, sorprendentemente solare, frizzante.
“Adesso mi sono ridotta così. Ma il responsabile non è stato il tempo
che passa. È stata la vita. Lei sa cosa significa perdere il figlio all’età
di 18 anni? Aveva solo 18 anni! Lei sa cosa significa? No, Lei non lo
può sapere.” Mi ha raccontato tutta la sua vita. Ciclicamente tornava
a parlare dell’incidente che aveva portato via il suo unico figlio.
In questo caso, la Fotografia che ha creato un ostacolo per la
comunicazione a causa della macchina fotografica, grazie alla vecchia
foto che la signora aveva in borsa si è trasformata in un ponte che mi
ha portato a conoscere tutta la vita della bella e anziana signora.
Storie diverse e analoghe a questa si sono moltiplicate da quando ho
iniziato ad attuare nelle case di riposo. Storie di donne anziane che
non si riconoscono nelle foto. O che si riconoscono nella foto della
figlia che sta affianco e domanda: “E quella lì, chi è?” O uomini
anziani che criticano: “Qui mi hai preso male, sembro un vecchio”,
ma che nell’incontro seguente sono molto più eleganti e curati, pronti
per essere fotografati in una luce più favorevole.
Attività
Scatta delle foto che potrebbero raccontare la nostra vita nella società
odierna, anche se osservate tra cent’anni.
La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel García Marquez)
10
1935
con mamma
e sorella
1943
a passeggio
con un’amica
1945
foto tessera
1948
con mamma,
papà e
sorella
Anni ‘50
nel giardino
1961
con sorella,
mamma e
fratello
1968
a casa
1968
in gita
anni ‘70
foto tessera
1980
foto tessera
anni ‘90
foto tessera
2001
a Loreto
con
un’amica
2003
in casa di riposo
2004
il rosario
2004
primavera
Attività
Raccogli le foto della tua famiglia in un album. Poi, con l’aiuto dei tuoi
genitori, prova a raccontare la storia dei tuoi familiari.
La giovinezza è felice perché è capace di vedere la bellezza.
Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza
non diventerà mai vecchio.
(Franz Kafka)
11
Hai fratelli/sorelle? SÌ NO
- Se la risposta è sì, quanti?............................
Sei la primogenita? SÌ NO
- Se la risposta è no, specifica…………………...
Dopo aver visitato una casa di cura e aver collaborato con gli anziani
la tua opinione su di loro è cambiata?
Se è sì come e perché?.....un po’ è cambiata ma di poco li consideravo
sempre delle persone meritevoli di rispetto
C’è qualcosa che vorresti dirle e che non hai avuto la possibilità o il
coraggio di esprimerle?
no, le ho detto tutto
Se dovessi esprimere un desiderio per te e uno per lei cosa
chiederesti?
per me vorrei non avere più problemi fisici perché ho visto che mi
ostacolano molto e per lei di avere una famiglia che la cura
Innanzitutto possiamo notare sia dal test che dal racconto il desiderio
della ragazza di sentirsi utile, importante, di essere considerata e
riconosciuta come buona, brava, generosa, l’aggressività è repressa,
esprime solo sentimenti positivi privi di rabbia e risentimento che
comunque ci sono. Anche per quanto riguarda il suo futuro sembra
decisa, vuole fare la psicologa dell’età evolutiva, perché la ritiene una
professione utile. La fiaba che preferisce è Cenerentola, perché parla
un po’ d’amore e un po’ di sofferenza, la ragazza è stata abbandonata
dalla madre quando era piccola e poi dal padre verso gli 8 anni; anche
lei ha vissuto questo abbandono, però come nella fiaba spera nel lieto
fine. Inoltre Cenerentola ha due sorellastre che la maltrattano e
questo lo ritroviamo nella storia immaginaria dove Pina ha due sorelle
con cui non ha un bel rapporto.
Quando le chiedo un desiderio per sé e uno per l’anziana donna che
ha incontrato assistiamo a un capovolgimento, ad uno scambio di
ruoli in un certo senso: per sé non vorrebbe avere più problemi fisici,
che sicuramente ci sono e non sono vissuti in maniera serena, ma
non dimentichiamo che la signora incontrata da G.R. è gravemente
malata, non può muoversi e non è assolutamente autosufficiente;
mentre per la signora vuole una famiglia che la curi, ovvero ciò che
vuole per sé: essere amata. Ho aggiunto per questo motivo un ultima
domanda in extremis chiedendole cosa sia l’amore, che definisce come
un qualcosa di fantastico, che non capita a tutti, e che quando c’è
non dura mai per sempre, ma si conclude con un abbandono e una
sofferenza; qui aggiunge che parla “con esperienza”. Nelle sue parole e
nella sua storia fantastica sentiamo la sofferenza vissuta da questa
ragazzina in maniera rassegnata a livello conscio, ma dentro di sé vive
sentimenti un po’ contrastanti che convergono nella speranza di un
miglioramento della sua situazione. Non ho dati specifici sulla
situazione familiare di G.R. e, oltre a quel breve incontro, non ho più
parlato con lei, ma sarebbe interessantissimo scoprire qualcosa
naturalmente con il suo aiuto. Ed è proprio questo il concetto centrale
della mia ricerca, ovvero la fotografia e il racconto che qualcuno
costruisce su di essa, ci forniscono dati significativi per capire ciò che
è avvenuto e sta avvenendo nella vita di ognuno, le modalità di
risposta a determinate situazioni stressanti e i sentimenti e le
emozioni sottostanti a questi comportamenti. Inoltre possiamo notare
una differenza di genere nel modo di esprimersi, e per questo motivo
riporto il caso di un ragazzo della stessa età e che come G.R. ha
partecipato al progetto.
Lui è D.D.R., che ha ricevuto la fotografia di R. A., un anziano signore
con evidenti disturbi ossessivo-compulsivi.
Hai fratelli/sorelle? SÌ NO
- Se la risposta è sì, quanti?...........................
Sei la primogenita? SÌ NO
- Se la risposta è no, specifica…………………..
Dopo aver visitato una casa di cura e aver collaborato con gli anziani
la tua opinione su di loro è cambiata? Se è sì come e perché?
no non è cambiata
C’è qualcosa che vorresti dirgli e che non hai avuto la possibilità o il
coraggio di esprimergli?
sì quanti anni ha
Attività
Sofia Guelfi
(Parrocchia Sacro Cuore – Loreto)
Foto Elena Capodaglio (Progetto Fotoscuola)
1ª Fase
Gli ospiti della casa di riposo vengono fotografati in diversi momenti
del quotidiano. Queste foto vengono mostrate agli anziani e servono
come pretesto per far raccontare la loro storia e per stimolarli, con
l’aiuto dei familiari, a cercare le vecchie foto e costruire così il loro
“album dei ricordi”. Questa attività stimola l’approfondimento dei
rapporti tra gli anziani e i loro familiari, tra gli ospiti e gli operatori
professionali e i volontari).
Inoltre, l’organizzazione dell’album è un valido strumento di sostegno
alle terapie di orientamento alla realtà, contribuisce a rafforzare il
senso di identità personale e di conseguenza aumenta l’autostima
dell’ospite che vede valorizzata la sua memoria.
Alla fine tutti gli anziani vengono coinvolti, secondo i diversi gradi di
partecipazione che le loro condizioni fisiche e mentali permettono.
Le foto selezionate dagli stessi anziani, sono poi presentate ai ragazzi
delle scuole o delle parrocchie del territorio circostante.
Ad ogni ragazzo viene chiesto di scegliere la foto di un anziano e di
osservarla attentamente. Poi, usando l’immaginazione deve creare la
biografia della persona ritrattata nella foto scelta. In seguito si chiede
al ragazzo di affiancare la sua foto a quella dell’anziano.
Simbolicamente, ragazzo e anziano si avvicinano generando una
sintonia affettiva che permetterà un incontro a livello più profondo tra
le due persone.
2ª Fase
Le biografie immaginarie sono discusse con i ragazzi e con gli anziani
e servono come preparazione all’incontro tra loro. In questo momento
l’ospite ha un’ultima occasione per raccontarsi, rispondendo agli
stimoli forniti dalla storia inventata dal ragazzo e fornendo
all’animatore, con l’ausilio di familiari e operatori, gli elementi per
scrivere la propria scheda biografica.
In seguito i ragazzi sono invitati a visitare la casa di riposo per
conoscere finalmente di persona i soggetti delle biografie immaginarie,
in modo da poterli confrontare con le loro storie reali.
In questo incontro si pongono le basi per ulteriori visite e futuri
scambi epistolari. Questi scambi intergenerazionali contribuiscono a
creare una sinergia di conoscenze e a prevenire l’isolamento
dell’anziano istituzionalizzato.
3ª Fase
Si organizzano delle mostre presso i Comuni interessati al progetto, in
cui vengono esposte le foto dei ragazzi e degli anziani, le biografie
immaginarie, le riflessioni dei ragazzi sull’incontro e le schede
biografiche degli anziani.
L’allestimento della mostra diventa essa stessa un’attività di
animazione che stimola la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti
nell’intervento.
Ogni mostra, che può affiancarsi a un seminario sulla Grande Età,
offre l’opportunità di presentare il progetto ad una parte più ampia
della comunità, ma soprattutto crea un’ulteriore occasione di incontro
tra i ragazzi, i loro familiari e amici con gli anziani e i loro parenti, con
gli operatori delle case di riposo, gli insegnanti, gli educatori delle
parrocchie e i rappresentanti di istituzioni pubbliche e private.
4ª Fase
In questa ultima fase del progetto è prevista l’elaborazione di un sito
interattivo, contenente testi e foto degli anziani e dei ragazzi, per
agevolare la comunicazione tra loro e rendere maggiormente visibile
l’esperienza realizzata.
A questo scopo, viene editato e pubblicato anche un volumetto che
raccoglie foto e biografie, testi di analisi sulle implicazioni
terapeutiche, sociologiche e psicopedagogiche del materiale prodotto
durante lo svolgimento del progetto.
Il volumetto può presentarsi come quaderno operativo per essere
utilizzato da altri ragazzi e allo stesso tempo come guida per
animatori e insegnanti che vogliano inserire questo percorso di
educazione alla Grande Età nei loro interventi animativi e pedagogici.
Chi invita il giovane a vivere bene e il vecchio a morire bene è stolto
non soltanto per ciò che di piacevole vi è nella vita, ma anche perché
l’esercizio di vivere bene e del morire bene è il medesimo.
(Epicuro)
L’importanza dell’altro
Questo lavoro ha preso avvio dal progetto “Il Volto e la Voce del
Tempo” proposto dal fotografo animatore Ayres Marques Pinto.
La proposta didattica si è rivelata di grande valenza formativa ed ha
trovato facile collocazione nell’ambito della programmazione del
Consiglio di Classe della 3ªC che prevedeva lo sviluppo del tema
“Gli anziani oggi”.
Gli anziani rappresentano una grande ricchezza umana e culturale
che, nella società attuale, si va perdendo perché crescono le situazioni
di solitudine, di sofferenza e di emarginazione, in cui è divenuto più
difficile creare un legame tra generazioni. Tende a prevalere
un’immagine “stereotipata” della loro condizione, percepita come
inutile e monotona, necessariamente infelice (come mostrano i
risultati del questionario applicato dalla Dott.ssa Sabrina Monachesi).
L’obiettivo principale è stato indirizzato verso il recupero del dialogo
tra “vecchi” e giovani coinvolgendo non solo la sfera cognitiva, ma
anche quella emozionale.
I momenti d’incontro tra generazioni sono stati stimolati dall’uso della
fotografia con conseguente sviluppo di riflessioni, di sensibilizzazione,
di creatività.
Ne è scaturita la consapevolezza che il presente si muove nel passato,
che la memoria di vissuti preziosi si può dilatare e distendere fino a
toccare in modo significativo le esperienze dell’oggi.
L’importanza dell’altro, dell’ “anziano”, ha valorizzato il senso di
attenzione e solidarietà nei confronti di tutti i deprivati e sofferenti.
Questo lavoro si è incentrato soprattutto sulla condizione dell’anziano
nella casa di riposo, che, comunque, rappresenta una percentuale
bassissima della popolazione. È stato allargato e continuato fino a
permettere una visione più ampia di questo status.
È straordinaria la capacità di risposta dei ragazzi quando si attiva il
contatto diretto; mi sono resa conto, come insegnante, che la sfera
culturale si deve sintonizzare su quella affettiva, altrimenti la
conoscenza rischia di rimanere sterile e senza ricadute sulla modifica
del comportamento.
In questa sezione del libro potete trovare alcuni esempi dei materiali
elaborati tra il 2003 e il 2005 nel corso del progetto Il Volto e la Voce
del Tempo – Un Ponte tra Generazioni, realizzato presso alcuni comuni
della provincia di Ancona.
Si tratta di schede biografiche basate sui dati forniti dagli anziani in
casa di riposo, biografie immaginarie scritte dagli studenti che si
sono ispirati alle fotografie degli anziani senza conoscerli
personalmente, riflessioni degli studenti dopo l’incontro con gli
anziani protagonisti delle biografie immaginarie.
1.Romeo
Scheda biografica
Foto ceduta
Il signor Mario
Filippo Berrettoni
Filippo Berrettoni
2. LEDA
Scheda biografica
Senigallia – 21.12.1921
Vedova
Ha una figlia.
Ha studiato finché un
terremoto ha buttato giù la
scuola.
Riflessione sull’incontro
Maria Giulia
3. GIORGIO
Ancona – 18.01.1931
Celibe
Ha frequentato la Scuola
Media.
Ha imparato a giocare a
scacchi in manicomio. “È
stata la cosa più bella della
mia vita. Ho partecipato a
cinque tornei”.
Lorenzo Principi
Noi alunni della classe II C della scuola media G. Marchetti, alle 9.00,
del giorno 17 maggio 2004 ci siamo recati in visita alla residenza per
anziani “Villa Serena” di Senigallia.
Ognuno di noi doveva fare conoscenza con un anziano, riferire una
biografia immaginaria, che era stata inventata sulla base di una
fotografia consegnataci in precedenza e confrontarla con la vera ed
autentica storia di vita dell’anziano stesso.
Ero molto preoccupato perché non ero mai stato in una casa di
riposo e per me era una nuova esperienza.
Io ho conosciuto un anziano filosofo e tutta la mattinata siamo
rimasti a parlare della sua vita; era una persona molto interessante,
intelligente, simpatica e divertente, ma anche molto strana. Dopo io
con altri miei compagni abbiamo fatto conoscenza con altri anziani
tutti molto simpatici. Ci siamo soffermati anche a parlare con un
ragazzo di nome Ayres che ha dato vita al progetto “Il Volto e la Voce
del Tempo” assieme alla nostra professoressa d’italiano.
Dopo aver fatto merenda, insieme a loro abbiamo definito la
preparazione di un nuovo incontro, dove faremo divertire e
commuovere gli anziani con la nostra rappresentazione teatrale
“Pescatori di storie nei mari d’Europa”.
Questa esperienza è stata divertente e utile per tutti noi, ma
soprattutto per gli anziani che la hanno apprezzata forse più di noi
ragazzi.
Lorenzo
Giorgio e Lorenzo
4. VERONICA
Castelleone di
Suasa (AN)
7 Gennaio 1922
Vedova
Casalinga.
Ha una figlia.
Il giorno, 17 maggio
2004, la mia classe,
nonché la 2ª C, si è
recata alla casa di
riposo “Villa Serena”
per concludere il
progetto “Il Volto e la
Voce del Tempo”.
Arrivati a Villa Serena,
ci ha accolto il
coordinatore del
progetto, che ha
assegnato ad ognuno
di noi il suo “vecchietto”.
Ma parliamo, adesso, di Veronica Gambaccini, non la mia compagna
di classe, ma la mia partner.
Entriamo nel vivo della conversazione: ho letto il tema sulla sua vita
inventata, abbiamo parlato della sua vita vera, le ho regalato una
spilla balia rossa, e ha conversato con “Vero” (la mia amica).
Sia io, che lei siamo state contente di quella mattinata!
La signora Veronica è molto simpatica e mi ha chiesto di riandarla a
trovare; io le ho risposto di sì, subito!
Abbiamo parlato della fine della scuola e della mia felicità in
proposito, ma lei mi ha risposto che sono fortunata ad andare a
scuola, perché lei non ci è potuta andare, per andare a lavorare, e
portare qualche soldo a casa per sfamare i suoi 8 fratelli e i suoi
genitori: le sarebbe piaciuto andare a scuola! Veronica aveva delle
caramelle nel cassetto. E me ne ha offerta una, o due, e va bene tre!
Dopo Anna, Vany, Mattia sono venuti a conoscere Veronica e questa
ha offerto a tutti una caramella, e loro non hanno rifiutato: golosoni!
In questa mattinata, mentre Vero… raccontava, ho visto nei suoi
occhi la nostalgia della sua giovinezza, l’amore per le persone che ora
non le sono vicine, tanto affetto per gli amici.
Voglio ritornare a trovare Vero… anche all’infuori della scuola. Invece
di andare a fare un giro per il corso, andrò da lei, per farle passare un
pomeriggio in compagnia. Mi sono divertita tantissimo quella mattina,
spero tanto di andare a trovare Veronica il più presto possibile.
Baci, baci
Giulia
5. Tina
Professione – Casalinga
Andrea Trucchia
Riflessione sull’incontro
In questo periodo la mia classe ha fatto una gita di tre ore circa alla
casa di riposo “Oasi Ave Maria” di Loreto: un utile completamento
della sezione antologica sulla vecchiaia.
Secondo accordi prestabiliti, ognuno di noi aveva fatto una biografia
sulla vita di un anziano residente al centro in base alla rispettiva
fotografia.
Arrivati al centro, siamo stati accolti dall’animatore dell’istituto, che
dopo una breve presentazione ed un piccolo discorso ci ha condotti ad
un’ampia sala con molti anziani, moltissime sedie e poltrone ed un
grammofono con una radio.
Ora il compito che ci spettava era rintracciare l’anziano della foto, e
confrontare la nostra biografia immaginaria con quella vera.
Dapprima solo pochi si sono mobilitati, per timidezza o perché non
avevano rintracciato la persona della foto. Poi tutti sono passati ad
un’altra strategia: unirsi in gruppetti di tre o quattro studenti, e
passare da anziano in anziano, rivolgendo loro domande generiche
sulla loro vita.
Io sono stato uno dei primi a rintracciare l’anziano della foto: si
chiamava Annunziata e, come si evince anche dal nome, proveniva da
Napoli, prima di trasferirsi con il marito e la prole due-tre decenni fa a
Loreto.
Dopo aver parlato un po’ con lei (e scoperto che ha due figli che la
vengono a trovare ogni tanto) mi sono aggregato a Nicolò e Giuseppe e
così ci siamo avvicinati ad un’altra signora, dall’aspetto più triste e
sconfortato.
Ci ha raccontato che la sua vita è stata una costante delusione e che
suo figlio non la viene quasi mai a trovare.
Non abbiamo fatto in tempo ad alzarci che una vecchietta arzilla e dal
viso sorridente ci ha fermato e ci ha raccontato della sua vita.
Con una parlantina degna della
migliore sessantenne, Assunta (così si
chiamava) ha iniziato a narrarci brani
fondamentali della sua esistenza,
sorretta da una grande religiosità: ci ha
informato della sua provenienza
lombarda e di alcuni suoi lavori, ad
esempio quello di magazziniere, dove
aveva fatto strada con la sua testa e
con la dote di una precisione
impeccabile.Insomma, parlava, parlava,
e non la finiva più di parlare: ma la sua
storia era talmente coinvolgente che
saltammo a cuor leggero anche il
rinfresco, pur di ascoltarla.
L’animatore infine ci ha rivelato che a
noi Assunta ha detto cose che lui non
era mai riuscito a cavarle di bocca.
L’incontro con Assunta
Dopo circa dieci minuti rientrammo nel pullman per il ritorno, ma alla
vista di un’ambulanza il riso si gelò nelle nostre bocche: un anziano
signore era coperto da una coperta e caricato nel veicolo.
Credo che questa esperienza sia stata utilissima per farmi capire che
cosa significa la vecchiaia, come molti non riuscissero più a parlare o
a camminare bene o fossero privati della lucidità.
Andrea
Attività
Foto Tobias
Ayres Marques Pinto è nato a San Paolo del Brasile nel 1958.
Ha avuto un’infanzia particolare: è stato attore di “telenovelas”
dai quattro ai quattordici anni. Si è diplomato al tradizionale
Colégio de São Bento nella città natale. Nel 1978 abbandona il
corso di Storia all’Università di San Paolo per trasferirsi in
Inghilterra, a Cambridge. Nel 1981 inizia il corso di Filosofia
all’Università di Pavia, che abbandonerà due anni più tardi per
andare a vivere nell’effervescente Berlino del muro, dove
conosce Gigliola, sua moglie. Nel 1984, i due giovani decidono di
tornare in Brasile per compiere un lungo viaggio e stabilirsi a
Natal, una bella località di mare del nord-est brasiliano.
Dopo aver ottenuto la laurea in Lettere all’Università Federale del Rio Grande del
Nord (UFRN), nel 1990 Ayres crea con la moglie il centro di interscambio
culturale Babilônia, che resterà in attività fino al 1999. Per il lavoro svolto riceve
la Cittadinanza Onoraria Natalense. Nel 1998 nasce sua figlia Marina.
Nel 2000 si trasferisce con la famiglia in Italia, a Loreto, dove risiede attualmente.
Arrivato in Italia Ayres lavora, per due anni, come operaio in un’industria grafica:
“Nei primi giorni, pensavo che stessi pagando tutti i miei peccati, ma alla fine, mi
sono reso conto che stavo facendo una delle più ricche esperienze della mia vita”.
Nel 2002 presenta un progetto di Fotografia Terapeutica alla comunità
psichiatrica Il Filo di Arianna di Ancona, che sarà realizzato, in diverse fasi,
fino al 2005.
La fotografia, una passione nata nell’infanzia, rimane
un’attività costante in mezzo a tanti cambiamenti di
rotta e di luogo che Ayres ha voluto e dovuto fare. Nel
2003 ottiene la qualifica di Animatore Professionale per
Anziani e da allora si dedica prevalentemente alla
realizzazione di progetti di Animazione e Fotografia
Terapeutica, rivolti a giovani e anziani.
Rossi Prodi F. (1988), Nuove residenze per gli anziani. Firenze, Alinea
Editrice.