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Samantha e Luca si conoscono in chat.

Ben presto il loro feeling virtuale li spinge a conoscersi personalmente e fra i due si instaura un rapporto amichevole forte; cresce lamicizia e il coinvolgimento di entrambi. A distanza di due anni, per, Luca capisce che lamicizia di Samantha non stata sincera, anzi Sfoga cos la sua delusione scrivendo una lunga lettera in cui ripercorre le travagliate vicende di quella AMICIZIA PERDUTA. Come reagir Samantha?

Luca Ambrosini
LAmiCiziA PErdutA

LAmiCiziA PErdutA
I nganno di unamica

Luca Ambrosini nasce nel 1963 in un piccolo paese dellAppennino Lucano, Armento (Potenza). Diplomato geometra, ha lavorato presso il Municipio del suo paese e si sempre interessato ai problemi sociali e allarte. Appassionato di musica, ha suonato nel Corpo Bandistico Santa Cecilia e, con alcuni amici, ha fondato il gruppo Famiglia Otis. Nel 1999 si trasferito a Modena dove, dopo alcune esperienze in campo immobiliare, lavora in qualit di Geometra presso lAmministrazione provinciale.

In copertina, Scorcio Duomo di Modena fotografia di Alessandro Mazzini e Lorenzo Del Maschio

12 euro

I libri di una piccola casa editrice possono regalare grandi emozioni

LuCA AmBrOSiNi

Edizioni Progetto Cultura

Collana Le Scommesse

Edizioni Progetto Cultura

Luca Ambrosini

Lamicizia perduta
Inganno di unamica

Edizioni Progetto Cultura

nota deLLautore

ISBN 978-88-6092Edizioni Progetto Cultura 2003 S.r.l. diffonde questopera pregevole stampata con carattere gEorgIA 10,5 nel mese di 2012 da Legatoria Editoriale giovanni olivotto - L.E.g.o. S.p.a www.progettocultura.it info@progettocultura.it

Questo mio viaggio di scrittore inizia circa tre anni or sono, quando, a seguito di una vicenda particolarmente tormentata e dai contorni sicuramente dubbi, ho scritto una lunga lettera che, in un primo momento e per diverse settimane, rimasta nel cassetto della mia anima per poi riversarsi spontaneamente su questi fogli. Spinto dalla necessit di alleggerire il fardello che portavo dentro, ho raccontato la triste vicenda che mi vedeva coinvolto ad un vero amico, Ale, che mi ha pazientemente ascoltato e, per certi versi, consolato. Ha letto la lettera e mi ha incoraggiato a scrivere qualcosa di pi. Da quel momento partita questa mia nuova avventura che, ritengo, molto interessante e appagante, nonostante io stesso non sia certo un divoratore di libri. Per cui, tutto ebbe inizio da qui: Ti ho scritto e regalato la lettera sperando di commuovere, scalfire o almeno graffiare il tuo cuore e risvegliare la tua anima. Volevo darti uno strumento capace di generare uno spiraglio di sole in un paesaggio cupo, grigio e nebbioso qual diventata la tua esistenza. evidente, ora, che la forza delle parole scritte non stata sufficiente ad illuminare la tua anima, la tua sensibilit. Luca

Dedicato alla mia mamma, al mio pap, ai miei fratelli, alle mie cognate, ai miei due nipoti e a tutti i miei veri amici

Gli amici hanno bisogno uno dellaltro proprio come un fiore ha bisogno della pioggia per aprirsi e mostrare la sua bellezza. Lamicizia dovrebbe essere una preziosa carezza di cui non puoi fare a meno.

Sergio Bambaren

premessa Questo racconto non ha la pretesa di essere una guida e neanche un insegnamento di vita; solo una raccolta di pensieri, di immagini, di suoni, di emozioni e di sensazioni. Il fine quello di esortare il lettore ad una attenta analisi sul mondo virtuale, cercando di stimolarlo ad una seria e diligente riflessione sui comportamenti umani che, a volte, sono confusi ed incomprensibili alla mente umana di un osservatore esterno lucido ed immune. mio personale convincimento che, spesso ed inconsapevolmente, le persone, drogate dalluso dei moderni mezzi di comunicazione, assumono una condotta di tipo virtuale anche nella quotidianit, nei rapporti umani e nella vita reale non adeguata al comune senso del vivere in un mondo concreto, vivo e vero. Con queste mie riflessioni, ho voluto dare un modesto contributo, attraverso un esame puntuale degli atteggiamenti e dei comportamenti assunti dalla protagonista di questo racconto e fornire una personale interpretazione e visione di una vita che deve essere vissuta, sempre e solo a mio avviso, in modo decisamente pi autentico e reale. Pur riconoscendo il valore che riveste oggi, nella societ moderna, la conoscenza virtuale, soprattutto se intesa come scambio e confronto di esperienze di vita, avverto la necessit di tracciare un confine ben definito tra ci che appartiene al mondo fantastico e ci che appartiene a quello vero, anche in un ambito delicato quale possono essere i sentimenti e i comportamenti umani. sovente, infatti, riscontrare nei protagonisti di queste vite parallele, il generarsi di uno stato confusionale e di disorientamento generale, tale da compromettere il normale svolgimento di quei rapporti umani necessari ed indispensabili per un sereno vivere la quotidianit.

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Infine, la mia speranza di promuovere e sponsorizzare il dialogo, il chiarimento poich sono convinto che sono semplici strumenti per giungere ad un riavvicinamento alla vita reale delle persone perse nellimmenso labirinto della rete. Questa ultima aspettativa, probabilmente, solo una mia speranza utopica, laddove lo stato confusionale diventa patologia incurabile.

Lamicizia perduta
Inganno di unamica

capitoLo 1 Linizio (maggio 2006) sabato 27, mi sono svegliato alle otto; non devo andare a lavorare. Che palle! Mi sono svegliato troppo presto. Cosa faccio a questora? Mi sa che torno a letto. Stanotte non ho dormito bene. Ho ripensato alla chiacchierata con la mamma di ieri sera; lho sentita un po gi, speriamo che oggi i dottori riescano a capire che cavolo sta succedendo. Intento a fare queste intime riflessioni, squilla il telefono, guardo il display, mio fratello mario. Cosa vuole a questora? Ci siamo visti ieri sera? Rispondo, con tono preoccupato. Pronto. Che c? Con voce ferma e gelida, da trasformare il mio piccolo appartamento in un frigo, mi dice: La mamma, lhanno portata in sala operatoria mezzora fa. Stamattina ha avuto un blocco intestinale. Mi ha chiamato Francesco dallospedale. Io prendo la borsa e parto. Che fai, vieni anche tu? Pietrificato, mummificato, non mi aspettavo questa notizia. Vero che la mamma lavevo sentita gi di morale, ma non aveva fatto trapelare nulla che facesse pensare ad un intervento chirurgico. rispondo prontamente: Certo che vengo anche io. Passami a prendere; intanto preparo la valigia. Lattesa che arrivasse mio fratello mario durata secoli; nel frattempo, ho telefonato a mio fratello maggiore, Francesco, che abita nella nostra terra natale e che lavora nellospedale dove la mamma ricoverata. Ciao, allora che successo? mi risponde con voce quasi tombale e con il suo carat-

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teristico tono ombroso e dai modi telegrafici; il suo carattere, il suo modo di comunicare: Eh, la mamma stamattina ha avuto un blocco intestinale. Lunica soluzione stata operarla durgenza per evitare che la cosa degenerasse. Il chirurgo ci ha consigliati cos. gli chiedo: Cera una alternativa allintervento chirurgico oppure era lunica strada percorribile? Lui replica: Per poterle salvare la vita, lunica cosa da fare era lintervento. La mamma era cosciente quando il chirurgo gli ha illustrato la situazione. Ha capito ed accettato. Infine, mi chiede, se abbiamo deciso di partire per raggiungere lui, sua moglie Antonella e suo figlio Alessandro; gli rispondo che sto aspettando mario e che partiremo al pi presto. La telefonata terminata nel silenzio pi assoluto di entrambi, quasi di preghiera, senza neanche salutarci, come se mancasse ad entrambi la forza fisica di continuare a conversare. Poco dopo, verso le dieci, sento bussare al campanello: mio fratello mario arrivato. Bussa al citofono e mi invita a scendere prima possibile perch la strada lunga. Nellattesa, avevo gi chiuso le imposte, le varie utenze, quindi, presa la valigia, preparata pochi istanti prima, spengo le luci e scendo con la massima solerzia. Salgo in macchina senza dire nulla. Partiamo subito e ci avviamo sulla lunga strada che ci divide dalla mta lontana; 850 lunghi chilometri, ci separano da nostra mamma; circa otto ore di viaggio. Con tanta rassegnazione e con la speranza che durante il tragitto non arrivi nessunaltra brutta notizia, imbocchiamo lautostrada in direzione sud. Il lungo viaggio iniziato. Durante il tragitto, poche parole e quelle poche che ci scambiamo riguardano le ipotesi della malattia della mamma. Dopo qualche considerazione, mario mi confessa che in mattinata, durante la chiacchierata con nostro fratello maggiore, questi gli ha esternato di aver avuto un col-

loquio con il chirurgo; il luminare aveva avanzato una sua personale diagnosi: probabilmente si trattava di tumore al colon, ma si era riservato di essere pi preciso solo dopo lintervento chirurgico. A questa notizia, nonostante la giornata sia limpida, chiara e serena con un sole splendente, caldo ed un cielo azzurro terso, mi sembra che il cielo si sia oscurato e che stia per arrivare uno di quei temporali estivi che mettono paura. Non posso credere a quello che ho sentito. Non riesco a darmi pace... No, non pu essere vera una simile notizia. Si sono certamente sbagliati. Questo il mio convincimento. Lei, che qualche mese fa era stata a casa mia per quaranta giorni e, nel complesso, si era mostrata ancora piena di vitalit, nonostante let avanzata; si era fatta in quattro per prendersi cura di me, di mia nipote, la figlia di mario, che vedeva una volta lanno, di mio fratello mario, di mia cognata marta e, persino, del ragazzo di mia nipote. Non poteva essere vero, magari il dottore si sbagliava, almeno era quello che volevo credere. Lauto corre veloce sullautostrada del Sole (mi suona nella mente Canzone per unamica scritta da guccini); oggi, per, il nome di questa autostrada, per me, non certo del sole, piuttosto lautostrada della tristezza e del dolore. Ho percorso questa strada molte volte, almeno due volte lanno, per raggiungere la mamma che abita al paese dove sono nato; conosco bene tutto il percorso. So bene che un lungo viaggio e sono consapevole che questa volta il mio viaggio sar pi lungo del solito. il mio stato danimo ad allungare la strada, ad allontanare la mta da raggiungere; sono la preoccupazione e langoscia di non arrivare in tempo ad un appuntamento tanto importante. Arrivare presto per vedere con i miei occhi e toccare con mano una

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situazione tanto triste quanto delicata. Durante il viaggio rispondo a varie telefonate: mia cognata marta, preoccupata per lo stato danimo con cui aveva visto il marito partire; i parenti e i conoscenti che hanno saputo e chiedono notizie aggiornate su quanto successo. Dopo otto lunghe ore, giungiamo finalmente allospedale. Durante il percorso, abbiamo tenuto vivo il contatto con mio fratello maggiore che alle sedici ci ha informato che la mamma uscita dalla sala operatoria ed in attesa che le infermiere la portino in stanza. Arriviamo alle diciotto e ci precipitiamo nella stanza che ci ha indicato nostro fratello. mamma serenamente avvolta in un dormiveglia, con una espressione serena e tranquilla, quasi come se non si fosse sottoposta ad un lungo intervento chirurgico... latmosfera serena e tranquilla. La mamma, allimprovviso, come se avesse avvertito la presenza dei suoi cari, apre gli occhi e, in un attimo di lucidit, faticosamente balbetta a noi due giunti dal nord: e voi cosa ci fate qui? Ci avviciniamo al suo letto, io sulla destra e mio fratello sulla sinistra, e, amorevolmente, la baciamo sulla fronte, quasi in sommessa contemplazione chiedendole come si sente. Lei, con un filo di voce, risponde: Sono stanca, ho sonno, ma va tutto bene. Anche in questa occasione non si smentita, povera mamma, nonostante le sofferenze riuscita, anche questa volta, a minimizzare pur di non trasmettere e trasferire alle proprie creature il dolore fisico che sta sopportando. Dopo aver invitato la mamma a riposare e a stare tranquilla, con voce bassa, pacata, salutiamo Francesco, sua moglie Antonella e nostro nipote Alessandro, chiedendo maggiori dettagli su quanto accaduto questa mattina. Francesco ci ribadisce quanto gi detto telefonicamente, dandoci ampie rassicurazioni sulla riuscita dellintervento.

Poco dopo il nostro arrivo, mentre stiamo chiacchierando sottovoce per non disturbare il sonno della mamma, noto che il suo respiro si sta facendo sempre pi affannoso; pensando che la circostanza non rientri nella normalit, chiamo subito una infermiera che si precipita nella stanza per controllare le sue funzioni vitali. Accortasi che la situazione non rientra nel normale decorso post-operatorio, si attiva subito chiamando un dottore. Questi, avuta consapevolezza che la situazione pi grave di quanto si possa immagine, prega tutti i presenti di allontanarsi dalla stanza. Immediatamente dopo c un andirivieni di dottori ed infermieri, fino a quando giunge anche il primario del reparto che ha effettuato lintervento. Dopo un breve consulto esce dalla camera e ci comunica: Vostra madre ha una crisi respiratoria. necessario trasferirla in un ospedale che dotato di reparto di medicina di urgenza e rianimazione. Ho gi predisposto larrivo delleli-ambulanza per trasportarla al centro pi vicino. A bordo dellelicottero non pu salire nessuno ad eccezione del personale sanitario, per cui, se volete, potrete raggiungerla in macchina. Sentito il dottore, ci scambiamo uno sguardo di intesa e decidiamo di raggiungere la mamma allospedale dove, da l a poco, sar trasferita. mentre il chirurgo sta parlando io, sempre vigile ed attento anche alle pi piccole sfumature che altri trascurano, ascolto interessato il dottore anestesista che, rivolgendosi alla mamma, le chiede: signora riesce a sentirmi? Come sta? Riesce a respirare meglio ora? La mamma risponde: sto bene dottore, mi sento bene Sentendo queste parole, scoppio quasi in lacrime, ripensando alle parole appena pronunciate dalla mamma: come fa a dire che sta bene quando cos evidente che non riesce a respirare! Lo dice solo per tranquillizzare il dottore ma io so che non cos.

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sempre stata una donna molto forte. Non credevo che quella forza interiore fosse tanto intensa. un dottore amico e collega di mio fratello Francesco che conosco bene anche io - resosi conto della forte emozione che sto trattenendo, si avvicina e mi chiede: Luca tutto bene? A quel punto, guardandolo negli occhi, mi lascio andare ad un pianto ovattato per non disturbare lintero reparto; un pianto liberatorio della tensione che in quelle ore si accumulata. Lamico dottore resosi conto che ho bisogno di sfogarmi, mi stringe per un braccio e mi accompagna fuori. giunti allaperto, dice ancora due parole di conforto: Luca devi essere forte vedrai che fra qualche giorno la mamma si riprende. Piuttosto non sprecare adesso quelle lacrime non adesso che le devi usare. Pronunciate queste ultime parole, riesco a tranquillizzarmi e lamico dottore mi porta al bar per bere qualcosa di caldo. mentre sorseggio un the caldo, nella mia mente risento le parole che ha pronunciato qualche minuto prima e mi chiedo: Cosa ha voluto dire il dottore con quelle parole? In quellistante non riesco a dare una risposta sensata, n posso soffermarmi a formulare ipotesi. La situazione complessa ma, soprattutto, necessario stare il pi possibile vicino alla mamma. obiettivo: non farle mancare niente ma, soprattutto, essere presenti, vicino a lei anche fisicamente. tornato dal bar mi ricongiungo con gli altri della famiglia; ci incamminiamo, con passo svelto, verso la macchina, mentre la moglie di Francesco, Antonella e suo figlio Alessandro, fanno ritorno alla propria abitazione, non molto distante dallospedale. mentre attraversiamo il parcheggio dellospedale per raggiungere la macchina, sentiamo il suono inconfondibile

di un elicottero che sta atterrando proprio a poche centinaia di metri dal parcheggio dellospedale. Incuranti delle operazioni di trasporto, conoscendo la professionalit degli operatori sanitari, e di imbarco in elicottero della mamma, saliamo in macchina e partiamo, quasi in contemporanea con il decollo del velivolo, alla volta dellospedale, distante circa cento chilometri, dove sar ricoverata. Dopo unora abbondante di viaggio, giungiamo al nuovo ospedale. Saliti in reparto, chiediamo al dottore di turno di poter visitare la mamma. Questi, con aria molto determinata, ci comunica che gi sono state effettuate le prime cure; la situazione rimane sotto controllo e ci invita, con altrettanta determinazione, a rientrare a casa poich non orario di visite. Con lamaro in gola per non essere riusciti a visitarla e, soprattutto, con il cuore a pezzi per non poterla assistere nelle ore notturne, ci mettiamo sulla strada per fare rientro a casa. quasi mezzanotte quando giungiamo a destinazione, un piccolo paesino, arroccato sullAppennino meridionale allaltezza di settecento metri sul livello del mare. ormai, solo pochi abitanti risiedono in questo piccolo borgo, un tempo fiorente di attivit artigianali. regna il silenzio primaverile e non vi anima viva che giri per le viuzze strette di quel presepe arroccato su di un costone, con le case sorvegliate dal campanile della chiesa di San Vitale. Il suo nome pare che abbia origini greche e che significhi luogo delle armi. Nel mese di agosto diventa luogo di villeggiatura per gli emigrati, quando le industrie del nord chiudono i battenti per le ferie. Allora si ripopola... i nostalgici affezionati non rinunciano a trascorrere qui anche solo pochi giorni. tornano per portare il loro contributo, per dimostrare laffetto che ancora li lega a questo luogo. Come tutte le localit del sud ospitale per gli stranieri, i viaggiatori intrepidi

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che sfidano la sorte. Al primo impatto desolante ma, dopo poche ore, si colgono il calore, la semplicit e la cordialit dei suoi abitanti; si toccano con mano la benevolenza e laccoglienza di un popolo generoso che spiazza il viandante di turno a tal punto da farlo commuovere e da fargli desiderare di non partire nel momento del saluto finale. Nel paese tutti i residenti sono parenti fra loro, a vario titolo e grado e, se non c un vero legame di parentela, ci si conosce tutti cos bene che si parenti lo stesso. Nonostante questa forte empatia, questa notte, nel piccolo centro, non c nessuno a salutarci, a confortarci per la triste vicenda. Arrivati a casa, facciamo il punto della situazione, mentre mangiamo qualche pezzo di formaggio e un po di salumi, nella consapevolezza che da quel momento la mamma avr sempre pi bisogno di noi. Ci congediamo, ormai stanchi di una giornata lunga e faticosa e andiamo ognuno nella propria stanza per concederci un po di riposo, almeno fisico. Questa notte non riesco a prendere sonno. Penso, ripercorro i momenti vissuti nel settembre del 2002, quando mi sono trovato in un letto di ospedale a lottare tra la vita e la morte. In quella occasione, ebbi una grave emorragia interna, devastante, che mi costrinse a restare in ospedale per circa dieci giorni e solo dopo aver avuto diverse trasfusioni e le giuste cure sono riuscito a risalire la china e a rimettermi in pista grazie alla bravura del dottore del reparto di medicina durgenza - che ancora oggi ringrazio per avermi strappato dalle fauci del diavolo corso a prendersi la mia anima - alla mia determinazione, alla convinzione che valeva la pena continuare a vivere; che valeva la pena sentire il sapore di tutti i frutti che ci dona questa esistenza, siano essi acerbi o maturi, amari o dolci, ma soprattutto grazie

alle amorevoli cure che la mamma mi ha dispensato gi il giorno successivo allaccaduto. ripenso a come la mamma mi sia stata vicino in quei momenti terribili; momenti di inquietudine, solitudine; a quanto fosse avvilente sentirsi solo in quel letto di ospedale, nonostante la presenza assidua e continua di parenti, amici, conoscenti e colleghi. Era la presenza della mamma a compensare tutto, a riempire la stanza di gioia, a farmi sentire al sicuro; erano le parole profonde - pronunciate con amore materno - di consolazione e di incoraggiamento a farmi superare un momento grigio e oscuro in quello scorcio di vita da dimenticare. Anche nelle settimane successive allaccaduto mi aveva coccolato, curato ed incoraggiato a riprendere la mia vita con una nuova visione e con propositi migliori di quelli passati. Questa notte, in poche ore, ho ripercorso un mese importante della mia esistenza e non capisco in che modo, con quali atteggiamenti, gesti, parole potr mai ripagare mia madre di tutte le attenzioni che ha avuto nei miei confronti e di cui adesso ha bisogno lei. In cuor mio so che non sar in grado di restituirle tutto ci che ho ricevuto, ma sono consapevole che lei apprezzer lo stesso qualsiasi cosa io faccia per lenire le sue sofferenze. ormai sorta lalba; cominciato un via vai di persone che vogliono essere aggiornate sullo stato di salute della mamma: i vicini di casa e poi quasi lintero paese vengono a chiedere notizie della parrucchiera, come conosciuta dalle nostre parti. Sono giorni che mi reco quotidianamente, negli orari fissati dalla struttura ospedaliera, a far visita alla mamma per starle vicino, poterla rassicurare, incoraggiarla, vedere ed apprezzare i miglioramenti, sperare nella pronta e veloce guarigione di colei che per me stata lunico punto di riferimento.

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La mia mamma ha svolto egregiamente sia il compito di madre ma anche il gravoso ruolo di padre, essendo rimasta vedova in giovane et e non avendo mai pensato, nemmeno per un solo istante, di sostituire lunica persona che lei avesse mai amato: il mio pap. Durante la settimana si sono notati segni tangibili di miglioramento e questo mi d un dolce sollievo, mi rincuora; si apre una finestra nel mio cuore, fiducioso che la situazione possa volgere per il meglio. domenica e, a malincuore, avviene il cambio: mio fratello mario prende il mio posto per assistere la mamma ancora in ospedale; nel pomeriggio, dopo averle dato un bacio sulla guancia, con gli occhi colmi di lacrime, la saluto con un forte abbraccio e mi incammino per fare rientro in Emilia dove, allindomani, riprender la mia attivit. rientrato alla mia dimora abituale, nel tranquillo paese del basso Appennino emiliano, stanco e demotivato, preoccupato per le condizioni di salute della mamma, fisicamente provato dalla stanchezza di una settimana passata con la tensione e ladrenalina ai massimi livelli, quasi assente sul posto di lavoro ma consolato e capito dai colleghi, cerco di riprendere le normali attivit lavorative come se tutto fosse tornato alla normalit. Naturalmente, non tornata la normalit di prima. Nonostante faccia sforzi sovrumani per nascondere il mio stato danimo, il mio fardello, in cuor mio, lunico pensiero importante di sapere e capire levolversi della malattia della mamma. Passano i giorni in modo ripetitivo, monotono, ciclico, quasi fosse un unico disco a suonare la stessa canzone in tutte le ore del giorno ed ogni giorno fosse uguale a quello precedente. Spesso mi isolo dal resto del mondo; mi trasferisco in una sorta di mondo parallelo dove immagino

non ci siano n sofferenza n solitudine; dove non esistano n il male n la malvagit, le malattie e il male fisico... una sorta di paradiso di questa terra parallelo ed irraggiungibile. Ho bisogno di questi momenti per ricaricarmi di positivit e credere in un mondo migliore, credere nella vita e viverla il pi intensamente possibile. Sono un uomo dalla personalit particolarmente sensibile ed attenta, fisico normale, alto un metro e sessantasette centimetri, moro, tipico meridionale, con la carnagione tendenzialmente olivastra, diplomato, quarantatr anni con un lavoro a tempo determinato in un ente pubblico, assalito dalla preoccupazione di sostenere a breve un concorso perch possa coronare il sogno di vedere il mio impiego trasformarsi in qualcosa di duraturo, stabile e solido. Ho capelli castani, occhi castani e un carattere tenace e determinato; difensore dei valori essenziali, credo nella famiglia, negli amici; sono intuitivo, tranquillo, orgoglioso, permaloso, scontroso nei confronti delle persone che non meritano la mia stima e fiducia; alla prima apparenza riservato, schivo, introverso, timido e profondo osservatore delle piccole sfumature e dei dettagli; divento simpatico, cordiale, giocoso con le persone che conosco profondamente; mi apro e dono loro tutta la mia disponibilit, la fiducia e la stima; sono generoso con coloro che chiedono aiuto e un attento ascoltatore. Leale, sincero, limpido, trasparente, pretendo dalle persone uguali qualit. In amore possessivo, passionale e determinato. Caparbio ed orgoglioso porto a termine ogni mio progetto con determinazione fino al raggiungimento dellobiettivo prefissato. Non mi autolimito e non mi fermo di fronte al primo ostacolo ma lo analizzo, lo studio e trovo la soluzione al problema. ritengo che le caratteriste del mio segno - scorpione - mi calzino come un vestito cucito su misura; mi rifletto in quelle che gli astrologici definiscono la personalit del segno zodiacale.

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Durante i mesi successivi, pi volte sono tornato a casa al sud Italia, anche solo per un fine settimana. Volevo restare il pi possibile vicino alla mia mamma, dopo aver appreso che gli esami istologici avevano diagnosticato un tumore al colon. Cercavo, compatibilmente con il lavoro, di poter restare sempre vicino a lei. Non mancavano, durante la mia permanenza in Emilia, le telefonate quotidiane per sentirmi vicino a lei. Non mancavano le parole di incoraggiamento, di conforto. Nonostante tutto, i miei pensieri erano spesso proiettati ad un futuro molto prossimo. Cercavo di immaginare e capire come sarebbe stata la mia vita quando la mamma avesse varcato la porta del paradiso. In alcuni momenti, soprattutto i pi tristi, non riuscivo a comprendere una vita senza di lei. In altri, invece, cercando di farmene una ragione, mi rifugiavo nel volere e nel potere Divino, nella volont di nostro Signore che, evidentemente, aveva scritto le pagine della mia esistenza e quelle della mia mamma. Furono mesi di grande ansia, apprensione; di illusioni quando la mamma stava meglio e di tristezza quando mi diceva che nella giornata non si era sentita affatto bene. Nel corso dei mesi sono tornato altre volte - per periodi pi o meno lunghi - al suo capezzale. Le prime due quando ancora era in ospedale e lultima, alla fine di luglio, quando era finalmente tornata a quella che lei definiva la mia casa. Sono stato sempre presente, vicino e vigile per poter gustare gli ultimi attimi della sua vita; per assaporare le ultime ore della sua presenza. Ho passato il mese delle vacanze estive, agosto, nel paese emiliano che mi ha adottato. Sono tornato per lultima volta al capezzale di colei che rappresentava il mio riferimento, certo e presente, qualche giorno prima del mio compleanno. Era ottobre, ho passato questo mio giorno di festa accanto a lei. Abbiamo festeggiato con una torta gelato che ho comprato perch io fotografassi quel momento cosciente che poteva essere lultimo che avremmo vissuto

insieme. Sono riuscito a far mangiare un pezzettino di torta anche a lei che ormai non riusciva a deglutire nulla. stato il mio ultimo compleanno passato quando lei era in vita. stato lultimo mio compleanno passato con lei. Lo ricorder per tutta la mia esistenza. Si stampato indelebilmente nel mio cuore. Di l a qualche giorno, il 9 novembre, in una sera di autunno inoltrato, mentre ero seduto sul letto per farle compagnia, le ho stretto la mano tenendola forte a me, come se quei momenti fossero gli ultimi che passavo con lei. Da una settimana si alternavano momenti di lucidit a momenti di precoma. Erano le ultime ore. Quella sera, alle venti e trenta, mentre ero l, accanto a lei, ad un tratto, improvvisamente, ho sentito la sua mano stringere leggermente la mia, come se in quellistante mi stesse salutando teneramente. Ho fissato il suo volto con gli occhi chiusi ed ho notato una lacrima scendere lentamente dai suoi occhi. Non sentivo il suo respiro. mi sono girato guardando freddamente mio fratello che si trovava ai piedi del letto. Ha subito capito, si precipitato verso di lei, ha appoggiato lorecchio sul torace della mamma e contestualmente le ha afferrato il polso per sentire il battito. Poi si rivolto verso di me: volata in cielo, finalmente vedr realizzarsi il suo sogno. andata da pap, il suo amore pi grande. Non avevo lacrime. I miei occhi erano asciutti. Il mio cuore un pezzo di marmo. Il mio respiro affannoso. I muscoli contratti. La mia mente annebbiata che a fatica ha recepito il messaggio ed ha elaborato: Adesso cosa far senza di lei? Per riprendermi sono uscito fuori di casa. Ho chiamato i parenti pi stretti per comunicare la triste notizia. Infine, ho spedito alcuni messaggi alle persone amiche che in quei tormentati mesi mi erano stati vicino. tra gli amici a cui ho spedito il messaggio della triste perdita anche a Samantha, a te, conosciuta pochi mesi prima e che mi sembravi

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essere vicina a me. Volevo che partecipassi al mio dolore. Cos stato; mi hai subito risposto con un sms di scuse perch non mi avresti chiamato al telefono e allo stesso tempo hai scritto parole di conforto per la grave perdita. Sono rientrato in casa per vegliare su colei che mi ha dato la vita e mi ha cresciuto. Lei, la mia mamma e il mio pap. La mamma apprensiva nei momenti difficili; il pap duro e severo nelle decisioni importanti. Lei, mamma amorevole e coccolona; lei, padre complice e consigliera nei momenti di indecisione. Il 9 novembre ho perso la mia mamma e, contemporaneamente, il mio pap. Si sbriciolava, in pochi minuti, il mio punto di riferimento; il mio molo dove attraccavo le mie ansie e le mie preoccupazioni; laeroporto dove atterravo per vivere momenti di serenit.

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