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popolato
La zona intima non è sterile, né asettica, anzi. È un’area densamente
popolata, dove convivono pacificamente numerose popolazioni di
microrganismi che – insieme – costituiscono quello che i medici
chiamano ecosistema flora vaginale.
•Lattobacilli
•Candida spp.
•Streptococchi
•Enterococchi
•Stafilococchi
•Enterobatteri
•Mobiluncus spp.
occasionalmente
•Trichomonas vaginalis
•Gardnerella vaginalis
I guardiani della zona intima
Sono i bacilli di Doederlain, chiamati anche lattobacilli, a garantire la convivenza pacifica dei microrganismi che
costituiscono la flora vaginale. Attraverso la produzione copiosa (e, soprattutto, costante) di l’acido lattico, la sostanza
che ha il compito chiave di assicurare la giusta acidità (cioè un pH compreso tra 3,5 e 5,5) nell’ambiente vaginale. Un
ambiente sufficientemente acido, infatti, rappresenta l’ostacolo più efficace alla colonizzazione di batteri “cattivi”, che
potrebbero perturbare l’equilibrio dell’ecosistema. La produzione di acido lattico è strettamente legata alla quantità di
glicogeno (zucchero) presente nel tessuto vaginale, e il glicogeno a sua volta subisce l’influenza degli ormoni estrogeni.
Fino alla pubertà, nell’organismo femminile circolano ben pochi estrogeni e, quindi, anche la presenza di glicogeno
(zucchero) nelle mucose è piuttosto scarsa. I lattobacilli sono assenti: il pH vaginale, di conseguenza, non può essere
acido, bensì neutro.
Nell’età fertile gli estrogeni sono presenti in abbondanza. La loro azione è responsabile di un aumento del volume delle
mucose, particolarmente ricche di glicogeno (zucchero). Tanto glicogeno significa tanti lattobacilli, che vanno ad
acidificare il pH vaginale, il quale – in condizioni di equilibrio generale – si assesta, infatti, intorno a 3,5-4,5. Durante la
gravidanza gli ormoni estrogeni schizzano alle stelle, con conseguenze facilmente intuibili: un maggiore aumento di volume
della mucosa vaginale, così come la quantità di glicogeno e di lattobacilli, che raggiunge l’apice. Va da sé che il pH vaginale
diventi ancora più acido, raggiungendo valori intorno a 3,5.
In menopausa gli estrogeni vengono prodotti a singhiozzo, poi la produzione di questi preziosi ormoni si fa sempre più
irregolare, fino a scomparire quasi del tutto con la menopausa vera e propria.
Le conseguenze locali non si fanno attendere: la mancanza di estrogeni si traduce in scarso glicogeno e in una mucosa via
via più atrofizzata, povera, sottile, a corto di nutrimento. Stessa sorte per i lattobacilli, che pian piano diminuiscono, fino
a latitare quasi del tutto. Il pH, senza bacilli di Doederlain, perde progressivamente acidità fino a raggiungere livelli vicino
al neutro (intorno a 7).
Punti critici
Informazioni necessarie
al Laboratorio
Età
Sintomatologia
Gravidanza
Interruzioni di gravidanza
Farmaci assunti nell’ultimo mese
“Fishy odor” test
Ruolo del laboratorio di Microbiologia
Potenziali agenti eziologici
Protocollo operativo
I GIORNATA III GIORNATA
Colorazione automatica
MGG (May-Grunwald
Giemsa)
Terreni di coltura
LETTURA
Gardnerella vaginalis
Gardnerella vaginalis
Trichomonas vaginalis
E’ un protozoo appartenente alla classe dei flagellati,
conosciuta come parassita umano all'origine dell'omonima
malattia della trichomoniasi vaginale, un'infiammazione
vaginale.
Phylum: Sarcomastigophora
• Subphylum: Mastigophora
• Al genere Trichomonas appartengono 3 specie:
T. tenax (orale)
T. hominis (intestinale)
T. vaginalis (genitale)
• T. tenax e T. hominis sono scarsamente patogeni per l’uomo
• T. vaginalis è patogeno franco per l’uomo
Campioni clinici:
•donna: secrezione vaginale o uretrale:
•uomo: secrezione uretrale anteriore o prostatica.
Esame microscopico:
Colorazione di MGG (May-Grunwald Eosina e blu di
metilene)
EZIOLOGIA MICOTICA
Candida
Manifestazioni cliniche
•Bruciore e/o prurito
•perdite vaginali bianche, caseose o a volte liquide e schiumose
Neisseria gonorrhoeae
Chlamydia trachomatis
Anaerobi
Micoplasmi (> 104 UFCml)
N. gonorrhoeae
formano pori o canali
nella membrana esterna e
mediano la sopravvivenza
intracellulare inibendo la
fusione con il
fagolisosoma
Stadi dell’infezione:
•Adesione
attraverso i pili che si attaccano
all’epitelio delle mucose.
Intimo attacco grazie alla
proteina Opa.
•Penetrano e si moltiplica sulla
membrana basale.
Vengono fagocitati dai neutrofili
che poi muoiono e rilasciano i
batteri fagocitati
•Inibizione della fusione
fagosoma-lisosoma grazie alla
proteina Por
•Disseminazione
SINTOMATOLOGIA
N. gonorrhoeae
esame microscopico
Diagnostica microbiologica di N. gonorrhoeae
Ureaplasma urealyticum
corpo elementare (CE) si lega ai recettori presenti sulla superficie delle cellule
dell’epitelio mucoso mediante legame delle MOMP
penetra con un meccanismo di endocitosi
penetrato nel fagosoma inibisce la fusione del fagosoma con i lisosomi cellulari
impedendo la lisi intracellulare.
• DIAGNOSI DIRETTA
Immunofluorescenza diretta
• IMMUNOFLUORESCENZA DIRETTA
Diplococco Gram-positivo
Beta-emolitico
Gruppo B di Lancefield
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PROFILASSI
• Quali donne sottoporre a profilassi?
– Tutte?
- maggiore rischio di reazioni allergiche
- fenomeni di resistenza nel neonato associati a sepsi da parte dei batteri
antibiotico-resistenti
• 1996 CENTRE FOR DISEASE CONTROL (rivedute nel
2002)
• Linee Guida:
Screening strategy: tampone vaginale e/o retto-vaginale alla 35a-37a
settimana di gestazione e profilassi alle sole donne risultate positive
Risk strategy: nessun tampone in gravidanza e profilassi solo alle donne con
fattori di rischio ostetrici
– Vari studi testimoniano la maggiore efficacia della prima strategia, in quanto solo metà dei
nati infetti presenta fattori di rischio . Il farmaco di elezione utilizzato è la penicillina; in
caso di stati allergici della madre è bene esserne a conoscenza già al momento dello
screening, per testare la sensibilità nei confronti di altri antibiotici
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Protocollo operativo
I GIORNATA II GIORNATA III GIORNATA
cromID STREPTO B
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colonie rosso-violetto su terreno cromID STREPTO B
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