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Pasquale Terracciano

Pisa
ARTISTI, BANCHIERI ED ERETICI:
IL VOLTO DEGLI ITALIANI
NELLA POLONIA DEL CINQUECENTO
In queslo breve saggio si fornir un quadro generaIe deIIa resenza deI-
la comunit italiana sul suolo polacco. Essa venne a svolgere un ruolo estre-
mamenle signihcalivo neIIa vila cuIluraIe e oIilica deI aese lanlo da rendere
questo secolo il periodo doro della relazione tra i due stati; si rende dunque
necessario tratteggiare le interazioni di questo secolo per rendere ragione del
tipo di contatto che si venne a creare successivamente.
Conlalli lra i due ooIi vi erano cerlo gi slali hn daI Medioevo, a
innervare gli antichi rapporti, come spesso accade, provvidero i mercanti.
Furono in primo luogo i genovesi a insediarsi in questa parte di Europa: da
Caffa, in Crimea, avevano infatti iniziato a spostarsi nel XV secolo a Leopoli
(allora in territorio polacco), cercando di prendere il posto dei mercanti arme-
ni e ebrei, neI lrafhco di sezie, di sloffe e di schiavi. Cadula Caffa e Ie aIlre
colonie genovesi in mano turca, quella via commerciale cominci a perdere
dimportanza; i mercanti cominciarono dunque a guardare con interesse a
Cracovia, slabiIendo una correnle di scambi commerciaIi lra IoIonia e Ila-
Iia sellenlrionaIe. Ma a cemenlare queslo raorlo furono indubbiamenle Ia
cultura e larte, e non poteva essere altrimenti, in un momento in cui lItalia
agiva da centro attrattivo per tutto il resto dellEuropa
1
. Se a Bologna e a Pa-
1 Rimangono fondamentali per la ricchissima messe documentaria i lavori di S. CIAMPI, Nciizic !ci
secoli XV e XVI sullItalia, Polonia e Russia, Firenze 1833, e dello stesso autore, Bi||icgrcc criiicc !c||c
cniicnc rcciprccnc ccrrispcn!cnzc pc|iiicnc, ccc|csicsiicnc, |ciicrcric criisiicnc !c|||ic|ic ccn |c Russic, cc|-
la Polonia, voII. III, Iirenze 1834-1842. IliIi, seur dalali, sono i Iibri }. ITANIK, Gli Italiani a Cra-
covia dal XVI secolo al XVIII, Roma, 1909; F. GIANNINI, Storia della Polonia e dei suoi rapporti con lItalia,
Milano, 1916. ITANIK ha conlribuilo a deIineare e unluaIizzare semre megIio Ia queslione, con
numerosi altri interventi in lingua polacca: ID., W|cs|i Krc|cu zc Kczimicrzc Wic||icgc i W|c!qs|cuc
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dova erano gi presenti dei nuclei di studenti polacchi prima del 1364, data
della fondazione dellUniversit di Cracovia, nel XV secolo questi legami si
rafforzano. L' embIemalico iI caso di MikoIa| Lasocki - diIomalico regio dei
sovrani }ageIIoni e in buoni raorli con umanisli ilaIiani come Lnea SiIvio
IiccoIomini e Ioggio raccioIini - , che sinse i rori hgIi ed i hgIi dei rori
amici a frequentare la scuola di Guarino a Ferrara, per poi proseguire i propri
studi a Padova o Roma.
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In linea con ci che accadeva nelle diverse corti europee, Casimiro IV
decise dunque di dare ai hgIi un'educazione di slamo umanisla, e chiamo
aIIa sua corle un ceIebre Ielleralo ilaIiano, IiIio uonaccorsi, megIio nolo
come CaIIimaco Lserienle: iI fuluro re oIacco Giovanni AIberlo, saIilo aI
trono nel 1492, dovette molto del suo gusto allinsegnamento di Callimaco. Lo
stesso Callimaco impegn la sua penna del resto per promuovere le preroga-
live deI olere regaIe conlro I'amia discrezionaIil di cui godeva Ia nobiIl
polacca
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. II nome di Giovanni AIberlo Iegalo a uno dei rimi monumenli
deII'arle rinascimenlaIe in IoIonia, e cio Ia sua caeIIa funebre falla erigere
lra iI 15O2 e iI 15O5 da Irancesco Iiorenlino neIIa calledraIe suI WaveI a Cra-
covia. II Iiorenlino fu iI rimo signihcalivo esonenle deIIa schiera di arlisli
italiani in Polonia; legato alla committenza di corte prosegu nel suo lavoro
jcgic||q, rocznik Krakovski XIII, 1911, Ku|iurc u|cs|c uic|cu rc!nicn u Pc|scc, Warszava 1922. Ii
marcatamente sulla storia dei rapporti culturali, si veda |ic|ic, Vcnczic c Pc|cnic irc Mc!ic |tc c
Et Moderna, a cura di Vittore RANCA e Sante GRACIOTTI, Firenze 1980; con un respiro cronologico
i amio, ma semre di eslremo vaIore crilico e documenlario, Ia succesiva curaleIa su que-
sto argomento proposta da Branca e Graciotti, Cu|iurc c nczicnc in |ic|ic c Pc|cnic !c| Rincsimcnic
c|||||uminismc, Firenze, 1986. Per la consultazione della letteratura in lingua polacca chi scrive
ringrazia Ia corlesia e Ia disonibiIil deIIa doll.ssa Maria Trzenievska.
2 H. BARYCZ, Di|cmmi c! cicrccgcniic nc| Rincscimcnic pc|cccc in Cu|iurc c nczicnc in |ic|ic c Pc|cnic
!c| Rincsimcnic c|||||uminismc, cit., pp. 181-195. Per approfondire la presenza di studenti polac-
chi nellUniversit di Bologna e Padova si tragga quantomeno spunto da Laudatio Bononiae. Atti
del Convegno storico italo-polaco svoltosi a Bologna dal 26 al 31 maggio 1988, a cura di R. C.
LLWANSKLI, oIogna 199O (leslo uliIe anche er inquadrare I'allivil dei boIognesi in IoIonia), H.
BARYCZ, Bc|cgnc nc||c citi|ic pc|cccc irc Mc!icctc c Rincscimcnic, in |ic|ic, Vcnczic c Pc|cnic irc Mc!ic
Evo e Et Moderna, cit., pp. 19-44; dallo stesso volume P. MARANGN, Scnc!c pcr unc rcinicrprciczicnc
dei rapporti culturali tra Padova e la Polonia nei secoli XIII-XVI, pp. 165-180 e L. RSSLTTI, La Natio
Pc|cnc nc||c Siu!ic !i Pc!ctc. Nucti ccniri|uii !c||Arcnitic Aniicc Unitcrsiicric, pp. 237-246. Si
guardi anche C. ACKVIS, Ccmmcni |cs Pc|cncis !u XV| sicc|c tccqcni ||ic|ic c |cs |ic|icns, Annuaire
de lInstitut de Philologie et dHistoire orientales et slaves XV, 1958-1960, pp. 195-288.
3 Ier I'orienlamenlo di fondo deII'allivil ediloriaIe in ambilo slorico e slorico-oIilico deI uo-
naccorsi si guardi larticolo di G. BROGI BERCOFF, Sicric c rcicricc in |i|ippc Cc||imccc, in |ic|ic, Vcnczic
e Polonia tra Medio Evo e Et Moderna, cit. pp. 427-470, per quanto esso si soffermi principalmente
sui suoi lavori in terra ungherese e Cc||imccc |spcricnic. pccic c pc|iiicc !c| 400. Ccntcgnc |nicrnc-
zicnc|c !i Siu!i, a cura di G.C. GARIAGNINI, Firenze 1987.
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sovrinlendendo aIIa arle scuIloria deI reslauro deI CasleIIo di WaveI, inler-
rompendosi solo alla sua morte nel 1516
4
. Lintero lavoro venne completato
da Bartolemeo Berrecci, con innesti di tipico gusto italiano. I giardini vennero
concepiti secondo il modello mediceo, il cortile strutturato secondo canoni
rinascimentali.
La ristrutturazione del castello rappresent solamente una piccola par-
te del lavoro svolto dallarchitetto e scultore di Pontassieve, vicino Firenze.
Berrecci fu infatti chiamato in quegli stessi anni ad ampliare la Cattedrale di
WaveI, coslruendo Ia slessa caeIIa funeraria di Sigismondo I. Ancor i di
Casimiro e di Giovanni AIberlo, Sigismondo I era infalli arlecie deIIe lem-
erie cuIluraIe rinascimenlaIe, anche in virl di una sua Iungua ermanenza
in Ungheria, alla corte del fratello Ladislao II, dove esisteva una gi consoli-
data tradizione di rapporti artistici con lItalia. Fu da Budapest del resto che
giunsero arlisli e arligiani er Ii rogelli ediIizi dei }ageIIoni. Sollo iI suo a-
trocinio, il lavoro per la Cappella funeraria di Sigismondo nella Cattedrale di
Cracovia, che duro daI 1517 aI 1533, raresenla forse iI frullo i beIIo, sicu-
ramenle iI i nolo e cerlamenle queIIo i inuenle, deII'allivil degIi arlisli
italiani in Polonia in questa fase.
5
Allinterno di una cupola dorata sorretta da
4 Ier un affresco generaIe deII'inuenza arlislica ilaIiana si vedano M. LGAN LRLNSN, Dipinti
italiani a Cracovia, Rassegna dArte, 2, 1915; S. LRLNTZ, Rc|czicni criisiicnc jrc ||ic|ic c |c Pc|cnic,
Roma 1962, }. IALSTCKI, 1nc Ari cj inc Rcncisscncc in |csicrn |urcpc. Hungcrq, Bcncmic, Pc|cn!,
1976 e Pc|cnic-|ic|ic. Rc|czicni criisiicnc !c| Mc!icctc c| XV||| sccc|c, Atti del Convegno tenutosi a
Roma, 21-22 maggio 1975, Roma 1979, }. KWALCZYK, Icric !c| primc Umcncsimc in Pc|cnic c i suci
|cgcmi ccn ||ic|ic (1420-1500), Arle Lombarda, 44145, 1976, . 217-224, }. MIZILLK, Rc|czicni
criisiicnc irc |ic|ic c Pc|cnic nc||cic !c| Rincscimcnic nc||c |ucc !c||c u|iimc riccrcnc in IUmcncsimc |c-
iinc in Pc|cnic - Humcnizm |ccins|i u Pc|scc, Cracovia 2003. Utili informazioni si trovano anche nel
recenle }. GLMSKI, Pcircncgc cn! numcnisi |iicrciurc in inc cgc cj inc jcgic||cns, Toronto 2007.
5 SuIIa caeIIa funeraria e suII'allivil di errecci: K. LSTRLICHLR, Sz|icc c Bcrrccim, Rocznik Kra-
kovski, 43, 1972, . 45-114 S. MSSAKWSKI, Ic !cccrczicnc miic|cgicc !c||c Ccppc||c !c| rc Sigismcn-
do I, in |ic|ic, Vcnczic c Pc|cnic irc Mc!ic |tc c |ic Mc!crnc, cil. . 271-288: ne dice Mossakovski:
Ira Ie coslruzioni rinascimenlaIi che aIIa hne deI Quallrocenlo e nei rimi decenni deI sedicesi-
mo secoIo, cominciarono a sorgere aI di I deIIe AIi, sarebbe difhciIe indicare un'oera i ilaIia-
na della Cappella costruita dal re polacco Sigismondo I nella cattedrale di Cracovia, sulla collina
deI VaveI e ancora II fascino generaIe che Ia caeIIa deI VaveI ha suscilalo sin daI momenlo
deIIa sua edihcazione, decise iI suo ruoIo imorlanlissimo neIIo sviIuo deII'arle rinascimenlaIe
in IoIonia. La sua forma archilellonica divenlala un modeIIo d'obbIigo er i di cenlo simiIi
mausoIei funebri, che i magnali e Ia nobiIil oIacca innaIzarono su gran arle deI aese hno
aIIa seconda mel deI diciassellesimo secoIo. Riecheggia cos iI giudizio di }. iaIoslocki: Rare
sono Ie oere di archilellura, che abbiano avulo una cos vasla inuenza e di cos Iunga durala. L'
esempio raro, in cui una sola opera di architettura sia stata, in larga misura, motivo di trasforma-
zione dello stile in tutto il mondo artistico. Non si sapeva certo capire le allegorie delle sculture
e delle decorazioni, ma per lo spazio sepolcrale non si sapeva concepirlo se non nella forma con-
ceila da errecci, da }. IALSTCKI, Rincscimcnic pc|cccc c Rincscimcnic curcpcc, in Polonia-Italia.
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un lamburo ollagonaIe, Ia caeIIa rifuIgeva di eIemenli resi daIIa lradizione
romana, rirendendo molivi degIi archi di lrionfo anlichi er gIorihcare Ie
ambizioni dinasliche degIi }ageIIoni, era inoIlre ornala da una ricca resenza
di sculture e di rilievi di argomento mitologico.
Numerosi altri artisti sulla scia del Berrecci approdarono a Cracovia: tra
essi Bernardino de Gianotis, Giovanni Cini da Siena. Gianmaria Mosca detto
il Padovano.
6
Quesl'uIlimo si Iego aI vescovo cilladino Iielro Tomicki, iI quaIe
gIi commissiono iI labernacoIo er Ia CalledraIe e Ia sua slessa lomba. Tomicki,
di nobiIe ascendenza, aveva sludialo in IlaIia, Iaureandosi a oIogna, Ia sua
passione per la penisola gli aveva fatto guadagnare il soprannome di Italus.
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La comunit italiana che viene a formarsi in questa fase accoglie dun-
que mercanti, artigiani e artisti: in massima parte toscani o comunque dellIta-
Iia sellenlrionaIe. In aIlro oIo geograhco venne ad agganciarsi nei rimi
decenni del Cinquecento alle traiettorie ideali che andavano a comporsi tra
Italia e Polonia: si fa riferimento al sud in particolare alle citt di Bari e Napo-
li. A determinare questa svolta fu larrivo della duchessa di Bari, Bona Sforza,
che della Polonia divenne regina, sposando Sigismondo I. Bona rafforz la
comunit italiana e diede nuovo impulso alla stagione rinascimentale a Cra-
covia. A guardare le date e lintensa attivit, pur rapidamente descritta, degli
artisti in Polonia appare per chiaro che non fu Bona a portare il Rinascimento
in Polonia, quanto la fascinazione per il Rinascimento a creare le condizioni
perch Bona Sforza giungesse in Polonia.
***
IigIia di IsabeIIa d'Aragona e di Gian GaIeazzo Sforza, ona, nacque
nel 1494 a Vigevano, ma ancora infante si trasfer nel sud dItalia
8
. Le convul-
Rc|czicni criisiicnc !c| Mc!icctc c| XV||| sccc|c, cit. p. 58.
6 Su quesla hgura si veda A. MARKHAM SCHILTS, Gicnmcric Mcscc cc||c! Pc!ctcnc. c Rcncisscncc
scu|picr in |ic|q, Iniversily Iark 1998.
7 cfr. }. MIZILLK, Rc|czicni criisiicnc irc |ic|ic c Pc|cnic nc||cic !c| Rincscimcnic., cit., p. 71.
8 II conlribulo fondamenlaIe in Iingua oIacca W. ICILCHA, Krc|cuc Bcnc (1494-1557). Czcsq i
|u!zic c!rc!zcnic, IV voII., Iozna 1949-58, in ilaIiano si lenga resenle Ic rcginc Bcnc Sjcrzc irc
Puglia e Polonia, Atti del convegno tenutosi a Bari, 27 aprile 1980, Roma 1987; G. CIOFFARI, M.
WLRNLR, Bcnc Sjcrzc, !cnnc !c| Rincscimcnic irc |ic|ic c Pc|cnic, 2000; Bcnc Sjcrzc Rcginc !i Pc|cnic
e Duchessa di Bari catalogo della mostra (Roma-Cracovia 2000) a cura di M.S. CAL MARIANI e G.
DILNLDLTT, Roma 2001.
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se vicende delle famiglie di cui era erede, intrecciandosi a quelle di unItalia
slrella lra Ie mira di francesi e sagnoIi, orlarono infalli Ia vedova IsabeIIa
ad allontanarsi dalla Milano di Ludovico il Moro - che vedeva in Francesco, il
rimogenilo di IsabeIIa e Gian GaIezzo, un avversario dinaslico - er lrasferir-
si nei feudi ugIiesi che Io slesso Moro Ie aveva donalo. A ari IsabeIIa abbeII
e forlihco iI casleIIo cilladino e imianlo una iccoIa corle di Iellerali, lra cui
gIi accademici onlaniani GaIaleo, }acoo de Ciofhs e Crisoslomo CoIonna
9
.
Questultimo in particolare, nipote di Prospero Colonna, insigne condottiero
dellepoca, fu precettore della piccola, dopo aver assolto lo stesso incarico per
conto degli Aragona insediati sul trono napoletano. La qualit del precettore
leslimonia deIIe voIonl di IsabeIIa di educare Ia hgIia come una erfella gen-
tildonna dellepoca e di indirizzarla a una matrimonio non solo confacente al
suo rango, ma che anzi risollevasse le sorti della casata. In giovane et Bona
asso i voIle deI reslo da ari aIIa rafhnala corle naoIelana e I ebbe a for-
marsi, a comrendere gIi inlrighi deIIa oIilica, a afhnare iI suo guslo e Ia sua
cultura. Se la prima speranza di matrimonio con Massimiliano Sforza non si
concIuse, I'inleressamenlo deII'imeralore MassimiIiano d'Asburgo condusse
IsabeIIa a organizzare iI malrimonio lra ona e Sigismondo
10
.
Le nozze si svoIsero er rocura a NaoIi iI 6 dicembre 1517, un imo-
nenle banchello (Ie cui orlale are ammonlassero a oIlre un migIiaio) segu
come fesleggiamenlo. ona allese iI febbraio successivo e iI migIioramenlo
deI cIima er imbarcarsi e inlrarendere iI viaggio che I'avrebbe orlalo aIIa
corte di Cracovia. Ad accompagnarlo un seguito di quasi trecento persone e
aIcuni nolabiIi genliIuomini: lra essi Irosero CoIonna, a guidare Ia sedizio-
ne, e Colantonio Carmignano. Questultimo, nel suo Vicggic !c |c Scrcnissimc
S. Bona Regina da la sua arrivata in Manfredonia andando verso del suo regno di
Polonia
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ha messo in versi il resconto del viaggio, con i passaggi trionfale nel-
9 Si veda C. AIGLLLIZZI, |nicrnc c||c tiic c c||c cpcrc !i Criscsicmc Cc|cnnc !c Ccggicnc, Pcnicnicnc
Accc!cmicc, Napoli 1856.
10 cfr. G. PEPE, Bcnc Sjcrzc !c mcriicrc, Rassegna Pugliese di Trani, vol. XII, 5, pp. 287-309.
11 Il poemetto allinterno delle Opcrciic !c| Pcrincncpcc Suctic in tcrii icmpi ci !itcrsi su|iciii
ccmpcsic. Slamalo in ari er Maslro GiIIiberlo Nehoun Irancese in Ie case di Sanlo NicoIa a
di' de 15 ollobre, MDXXXV. II Iibro iI rimissimo leslo aarso a slama neIIa regione ilaIiana
della Puglia. G. CIOFFARI in Bcnc Sjcrzc. Aspciii rc|igicsi c! umcniicri !c||c suc pcrscnc|iic, in La regina
Bcnc Sjcrzc irc Pug|ic c Pc|cnic, cil., ricorda aIlri oemelli, che non mi slalo ossibiIe consuIlare,
composti in occasione del matrimonio tra Bona e Sigismondo; in particolare Casparis Velii Ursini
Silesii, |piinc|cmicn in nupiiis Sigismun!i jcgc||cnii rcgis Pc|cnicc mcgniuc !ucis Iiiucnicc ci Bcnc
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la diverse citt attraversate e in particolare a Vienna
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, e inhne I'arrivo neIIa
capitale polacca. Laccoglienza della regina venne dunque cos descritta nel
poemetto del Carmignano:
Smontate ancho le donne tutte quante
Con quella Maiesta tanto pregiata
Anchor per quattro miglia al Re distante,
In queslo ogni Chinea ben rearala
Li fo condutta innanzi a una ad una
Et ogni donna su vi fo montata
Poi mont quella senza mora alcuna
Chel degno scettro, et aurea corona
Seco nascendo dusse, e serbo in cuna
Bona lei nacque, e Bona vive, e Bona
Sera eI suo beI Re, eI regno lullo
Che cos e forza il ciel largo dispona
Che lei de Sforza, e de Aragona il frutto
Gi producendo ale Sarmathie gente
Terra Ia Scylhia in semilerno Iullo.

Smontata la Regina non for tarde


Tutte que gente a dar la strada, e certo
gnu'un de suo beIl se accende el arde
Come fo aI sconlro queI beI viso offerlo
De linclito suo Re, del suo consorte
Li venne incontro fuor per maggior merto
E lei chinata in lui senza altra scorte
Le man Ii basa, e se ricessa aIquanlo
Sfortiae Mediolani ac Bari ducis, Cracoviae 1518; }oachimi VADIANI Helveti, Dc nupiiis Scrcnissimi
cc |nticiissimi Pc|cnicc rcgis D. Sigismun!i ci |||usirissimcc Bcncc Sjcriicc Cracoviae 1518; Andreae
CRICII, |piinc|cmium Diti Sigismun!i Primi Rcgis ci |nc|qicc Bcncc Rcgincc Pc|cnicc ccrminc ncrcicc,
Cracoviae 1518.
12 De la grata accoglienza e de lamore / Che in ogni luogo a noi con guadio fasi / Citt, private
gente, ogni signore / Con gran leticia il cor ce manifesta / Del suo Cesareo Augusto Imperato-
re.; Quivi per certo non potria contare / La gran commodit / lo gran piacere / Per quelli che
ci fo forza stare / e mentre lhuomo attese a provedere / De comparar cavalli in festa e gioco / Le
bone sluffe e asli a mio arere 1 Ce havean falli Todeschi a oco a oco (Ca. V). AI riguardo
in particolare di Vienna, cos il Carmignano: Vedendo quei Todeschi il spirto ardito / E in quella
maieslale lanlo vaIore 1 gn'un reslava allonilo e imedilo 1 Doo er dimoslrarIi assai i
amore 1 Ier i di miIIe fanli in comagnia 1 Veneano Iieli e ronli in farIi honore.
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LI Re Ia abraccia, e seIa slrense forle
Larchiepiscopo poi che li era accanto
Li fe una grata e degna oratione
Con un casto parlar limato e santo
RicomandandoIi iI cIero, ogni barone,
Cracovia, ogni citt, col regno caro
ffrendoIi Ie robe e Ie ersone.
Loperetta del Carmignano intreccia letteratura di viaggio e epitalami,
per quanto sia un epitalamio in assenza, o per meglio dire in attesa; e il suo va-
lore letterario non va troppo al di l di alcuni intrecci di napoletano e toscano
nella costruzione della frase. E interessante a mio avviso perch testimonia di
una fase in cui il Carmignano, e in generale un italiano della sua estrazione sa
ancora poco della Polonia, e non del resto il suo primo scopo di poeta corti-
giano; grande in ogni caso la differenza se si guarda a come si sedimenter
poi limmagine della Polonia e dei polacchi nella letteratura di viaggio nel
corso deI '5OO, hno aIIo sguardo i enelranle di ManoIesso.
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Non questa la sede per tracciare un giudizio complessivo sulloperato
di Bona in Polonia, che con landare degli anni e linvecchiare di Sigismondo
assunse semre i olere: deI reslo Ia memoria deIIa sua hgura, sia neIIa
sloriograha che neIIa cuIlura ooIare, iulloslo conlroversa. SuI versanle
politico si registra la maggiore divaricazione del giudizio: che fosse considera-
ta donna estremamente spregiudicata testimoniata dalle malevole accuse di
aver avvelenato due successive nuore. Ma daltro canto non mancava a Bona
una dose di pragmatico realismo politico. La regina era consapevole della ne-
cessit di rafforzare la dinastia in un sistema politico come quello polacco,
dove Ia sceIla deI re avveniva er eIezione e in cui iI olere deIIa nobiIl era
eslremamenle vaslo: era inoIlre conscia deIIa sua inlrinseca deboIezza come
regina straniera. Dalla somma di queste due considerazioni derivarono le sue
sceIle in oIilica inlerna, che Ie vaIsero iI maIumore di arle deIIa nobiIl, cos
come da esse derivo Ia voIonl di far incoronare iI hgIio Sigismondo Auguslo,
nel 1530, ancora vivente il padre; un atto orientato sia a evitare un vuoto di
13 E. MANLLSS, Disccrsc nc| uc|c si ccnicngcnc |criginc, siic, uc|iic, riccnczzc, ccsiumi, mc!c !i
gctcrnc c jcrzc !c Pc|cni, |c imprcsc jciic !c rc |cgc||cni, Venezia-Roma, 1573; cfr. P. MARCHLSANI, Iim-
mcginc !c||c Pc|cnic c !ci pc|cccni in |ic|ic irc Cinucccnic c Sciccnic. !uc pcpc|i c ccnjrcnic, in Cultura
c nczicnc in |ic|ic c Pc|cnic !c| Rincsimcnic c|||||uminismc, cit., pp. 347-392.
18
olere sia a Iimilare I'evenluaIe erdila deIIa roria inuenza. Ier quanlo
riguarda i noslri scoi, indubbio che Ia resenza di ona rafforzo Ia resen-
za degli italiani e della cultura italiana a corte, attirando artisti, diplomatici e
corligiani, come i due genliIuomini baresi, i fraleIIi IaneIIi, da cui ona si fece
raggiungere a Cracovia e a cui dono feudi e gradi nobiIiari. A ona si dovel-
le inoIlre I'inlroduzione di diversi cibi oco noli in IoIonia che mularono Ia
stessa gastronomia polacca.
Ad aggiungersi agli artisti e ai gentiluomini al servizio della corte, vi
era inoIlre una comunil di banchieri e mercanli, come Ia famigIia horenlina
dei Gucci, che era impegnata gi da tempo nello sfruttamento delle saline. La
comunil ilaIiana, raggiungeva quasi un migIiaio di ersone e sarebbe oi
cresciula doo Ia mel deI secoIo - cosliluendo Ia i vasla resenza slraniera
dopo quella dei tedeschi
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Da un lato dunque gli italiani vi svolgevano il ruolo
di mercanli, oich I'ouIenla nobiIil oIacca, Ia cui ricchezza derivava daI
commercio di cereali, era una clientela esigente ed avida di prodotti di lus-
so. GIi ilaIiani orlavano in IoIonia, abili, vini, ielre reziose e manifallure
rafhnale, come Ia maioIica o iI velro di Murano. Cio andava a sommarsi aIIe
committenze, architettoniche e non solo, della corte, che crearono un mercato
di suppellettili pregiate e di materiale edilizio.
A integrare questo ruolo ruolo mercantizio, gli italiani vi venivano a
svoIgere Ia funzione di banchieri, occuandosi con buoni rilorni economici di
prestito a interesse, e di amministratori. Si gi detto dello sfruttamento delle
miniere di sale, che rimase in mano italiana in maniera pressocch costante
lungo tutto il corso del XVI secolo. Vi si aggiunga linstaurazione del servizio
oslaIe, che fu crealo e amminislralo daIIa famigIia Irovana e da Sebaslia-
no Montelupi
15
. Si consideri anche che molti feudi e molte rendite vennero
concesse a queste stesse illustri famiglie italiane: e che pur con qualche epi-
sodio sfortunato le gestioni economiche degli italiani seppero valorizzare e
migliorare le resi dei servizi da loro amministrati. A guardare questo quadro
non sorprende che una famiglia di recente immmigrazione in Polonia, come
14 D. QIIRINI-IILAWSKA, Dic |ic|icniscncn |inucn!crcr in Krc|cu un! inr |inu cuj !ic pc|niscncn
Wiriscncjis|czicnungcn zu csicrrcicniscncn un! !cuiscncn Sic!icn im 16. jcnrun!cri in |urcpciscnc
Sic!gcscnicnic im Miiic|c|icr un! jruncr Ncuzici, a cura di W. MGDLIRAI, Weimar 1979, p. 118.
15 D. QIIRINI-IILAWSKA, Sc|csiicnc Mcnic|upi, icsccnc, mcrccnic c mccsirc !c||c pcsic rcc|c !i Crccc-
via, Prato 1989.
19
queIIa dei Soderini, giunse in oco i di un venlennio a giocare un ruoIo
determinante nelle vicende dinastiche polacche. Bernardo e Carlo Soderini
erano infalli giunli in IoIonia aII'inizio degIi anni '5O, ollenendo ben reslo
esenzioni doganali per importar merci. Al commercio sommavano la pratica
del prestito e il ruolo di esattori per la corte, poich si occupavano del tra-
sferimento in Polonia della somme napoletane, gli ingenti ricavi cio dei
ducati meridionali di Bona Sforza. Assieme ai Soderini, vi erano i gi citati
MonleIuo, anch'essi horenlini, che assunsero un ruoIo reminenle neII'eco-
nomia polacca.
Non sorprende altres che dopo una lunga fase di iic|cmcnic subenlras-
se un crescenle fenomeno, non generaIizzalo ma comunque non lrascurabiIe,
di italofobia
16
, e cio dovelle subire un'acceIIerazione quando gIi allrili lra ona
Sforza e il suo entourage da un lato, e Sigismondo Augusto dallaltro, diven-
nero Iamanli. A suscilare queslo ambivaIenle senlimenlo verso gIi ilaIiani, di
attrazione e repulsione, gioc un ruolo importante anche il versante religioso;
in queII'ambilo, come si vedr a breve, I'ilaIica genle ebbe un'inuenza fon-
damenlaIe, e lull'aIlro che acihcalrice, er Ie sorli deIIa Riforma in IoIonia.
Non baslasse iI ruoIo egemone che andavano assumendo i banchieri neIIa vila
economica oIacca, aIcuni di essi erano Iegali a doio hIo aII'emigrazione
italiana religionis causa che si era slabiIila in quasi lulla Luroa a arlire so-
prattutto dagli anni 40 del Cinquecento. E questo il caso della famiglia pie-
montese dei Provana, che rappresentano lanello di congiunzione tra il mondo
mercatizio italo-polacco e il mondo ereticale. Troiano Provana fu segretario di
ona e oi di Sigismondo Auguslo, menlre iI fraleIIo Irosero fu banchiere e
amministratore della saline di Cracovia; fu soprattutto questultimo ad essere
un punto di riferimento costante quasi un patrono per la prima emigra-
zione reIigiosa ilaIiana in IoIonia. A rendere saIdo queslo Iegame conlribui-
vano anche dei vincoli familiari: i Provana erano infatti imparentati con Celio
Secondo Curione, una deIIe hgure i imorlanli deIIa diasora elerodossa
ilaIiana, un aIlro Ioro arenle comball in Irancia aI hanco degIi ugonolli.
Per comprendere per la genesi e il peso della comunit ereticale italia-
na in Polonia andr meglio inquadrata la vita religiosa polacca del XVI seco-
16 H. BARYCZ, |ic|c|ic c iic|cjc|ic nc||c Pc|cnic !c| Cinuc c !c| Sciccnic, in |ic|ic, Vcnczic c Pc|cnic irc
Umcncsimc c Rincscimcnic, a cura di M. rahmer, WrocIav-Warszava-Krakv 1967.
20
lo
17
. La Riforma si era diffusa ben reslo er Ia vicinanza deIIa Germania e er
Io slalo in cui versava iI cIero, incIine, come e i che in aIlri slali, aIIa cura deI
mondo i che a queIIa deIIe anime. Gi neI 152O Sigismondo emesse a Toru
un editto contro la Rifoma e un secondo divieto di propaganda delle dottrine
luterane venne promulgato tre anni dopo a Cracovia; ad esse si aggiunse un
controllo serrato della stampa e il divieto di compiere studi in universit di
fede non calloIica. Seure Ie lrasferle sobiIIalrici dei giovani sludenli oIac-
chi a Willemberg e dinlorni vennero vielale, cio non baslo ad arginare Ia dif-
fusione della propaganda protestante, anche per laccordo che ad essa veniva
sesso e voIenlieri concesso daIIa nobiIl, er molivi oIilici i che reIigiosi:
aIIa sinla deIIa nobiIl, e aIIa difesa deIIe sue rerogalive, si dovelle iI fallo
che Ie reslrizioni deI re vennero ben reslo abrogale (in arlicoIare queIIe suIIa
stampa). A determinare un vero salto di qualit non fu per la diffusione delle
idee di Lutero quanto piuttosto della voce ginevrina di Calvino, che penetr
non soIo neIIa nobiIil, ma anche lra iI cIero e Ia borghesia cilladina. A Iin-
czv neI 155O si leneva iI rimo sinodo caIvinisla: laIe confessione non lardo
in Polonia a strutturarsi in maniera compiuta, anche grazie al ritorno in patria
neI 1556 di }an Laski iI giovane, Ia hgura i fuIgida lra i riformalori oIacchi.
Come eifenomeno deIIa i comIessa queslione generaIe, I'ambiva-
lenza del giudizio su Bona si ripresenta anche a voler discutere del suo ruolo
nello sviluppo della Riforma Protestante in Polonia. Al contrario della devota
madre IsabeIIa, ona sembro manifeslare un'alliludine verso I'isliluzione ec-
17 Per un quadro generale della vita religiosa polacca si veda, in lingua italiana, Storia del cristia-
ncsimc in Pc|cnic, a cura di }. KLCZWSKI, trad. italiana di B. ILTRWSKA LGGIAT, Bologna 1980, in
particolare il saggio di S. LITAK, Icpccc !c||c stc|ic (1525-1648), pp. 175-218. Non mancano di con-
siderazioni generali sulle sorti religiose della Polonia i classici testi di riferimento sulla diaspora
eterodossa italiana: in particolare D. CANTIMRI, Eretici italiani del Cinquecento, Torino 1992 (I. ed.
Firenze 1939); F. C. CHIRCH, | rijcrmcicri iic|icni, trad. italiana di D. CANTIMRI, II voll., Firenze 1958
(I ed. Nev York, 1932), S. KT, Sccinicnism in Pc|cn!. 1nc Sccic| cn! Pc|iiicc| |!ccs cj inc Pc|isn Anii-
iriniicricns in inc Sixiccnin cn! inc Sctcniccnin Ccniurq, oslon 1957 (I ed. Warszava 1932), D. CAC-
CAMO, |rciici iic|icni in Mcrctic, Pc|cnic, 1rcnsi|tcnic (1558-1611), Firenze-Chicago 1970; Mctimcnii
ereticali in Italia e Polonia, Alli deI Convegno ilaIo-oIacco Iirenze 22-24 sellembre 1971, Iirenze
1974; G. H. WILLIAMS, Anc|cpiism cn! Spiriiuc|ism in inc King!cm cj Pc|cn! cn! inc Grcci Ducnq cj Ii-
inucnic. cn O|scurc Pncsc cj inc Prc-Hisicrq cj Sccinicnism, in Siu!ic nc! cricnizmcn ed. by L. CHMA},
Warszava 1959, . 215-263. SuIIe vicende che andranno i oIlre a lrallare si guardino anche: }.
TAZBIR, A sicic uiincu sic|cs. Pc|isn rc|igicus ic|crciicn in inc sixiccnin cn! sctcniccnin ccniurics, Nev
York 1973 (I ed., Warzava, 1957), ID., Rccncrcncs sur |nisicirc !c |c Rjcrmc cn Pc|cgnc (1945-1948),
Acta Poloniae Historica, 2 , 1959, pp. 133-153; Z. GNWSKI, Aniqirqniicrqum u Pc|scc. Sicn
|c!c c i pcsiu|ciq in Wc|c| !zicjcu i irc!qcii cricnizmu, ed. by L. SZCZICKILG, Warszava 1971, .
7-27; M. Firpo, Aniiiriniicri nc|||urcpc cricnic|c !c| 500. Nucti icsii !i Szqmcn Bu!nq, Niccc|c Pcruic
e Iacopo Paleologo, Firenze 1977.
21
cIesiaslica che risenliva i deIIa necessil deIIa oIilica e deIIa corle che di
una sincera piet religiosa. Se si vuole stare alle testimonianze contemporanee,
anche queIIe inlerne aI suo ambienle, ne emerge un quadro ben reciso. ona
sarebbe slala caace di nominare vescovo un aleo, un orhriano o un marra-
no, i suoi crileri er Ia sceIla erano Ia nascila nobiIe, Ia caacil di esercilare
lautorit, la devozione verso la Stato e il sovrano; se anche la vita privata del
prescelto non fosse esente da critiche non importa purch servisse lo Stato con
diligenza.
18
Tale atteggiamento era funzionale alla sua visione politica, che
non era esente da lungimiranza: rafforzare cio la sovranit politica contro
Ie relese nobiIiari, giocando sregiudicalamenle con Ie inveslilure eccIesia-
sliche ma avvanlaggiando neI caso anche Ie sinle reIigiose i radicaIi. Ri-
conosciulo queslo, vi ero un soslralo i rofondo che necessila di essere
scandagliato: non pu essere un caso che il suo regno gett le premesse perch
la Polonia divenisse per un cinquantennio la terra promessa di chi intendeva
sfuggire aIIe ersecuzioni reIigiose. ernardino onifacio d'ria, suIIa cui h-
gura ci soffermermo i oIlre, scriveva daIIa IoIonia a Sebasliano CasleIIione,
lautore del De haereticis an sint persequendi: Qui avresti grande, anzi grandis-
sima, Iiberl di vivere a luo modo secondo Ie lue idee, e di scrivere e ubbIica-
re. Nessuno che li sia censore. Avresli amici e difensori e cio che li dovrebbe
essere cosa i gradila uomini che farebbero causa comune con le.
19
Una
arle di queIIa Iiberl era iI riesso deII'enorme aulonomia di cui godeva Ia
nobiIl che aveva ollenulo neI 1555 daI IarIamenlo di Iiolrkv iI rinciio
della !ctciic !cmcsiicc, il diritto cio di ospitare predicatori di qualsiasi con-
fessione. Andrebbe ero siegalo iI fallo che iI redicalore di ona, I'esuIe
italo-greco Francesco Lismanini divenne uno dei capi della Chiesa calvinista
oIacca, e che senza obiezioni da arle deIIa madre Ieggesse e commenlasse
al futuro re Sigismondo Augusto lInstitutio di Calvino
20
; ancora, che il medico
18 Cito dalla traduzione italiana di R. H. AINTN, Dcnnc !c||c Rijcrmc, II, p. 217; le testimonianze
tratte da Bainton sono ICILCHA, op.cit, II, p. 386 e Acic Hisicricc Rcs Gcsicc Pc|cnicc |||usircniic,
Cracoviae, 1878, p. 15. Che uno storico navigato come Bainton inserisca il ritratto di Bona in un
testo dedicato alle donne che hanno legato il loro nome alla diffusione della Riforma protestante
, a mio avviso, signihcalivo.
19 . onifacio a S. CasleIIione, Kazimierza, 3O giugno 1561. L'originaIe Ialino slalo ubbIicalo
da D. CANTIMRI, op. cit., . 265 n. 22. La lraduzione rirende, con quaIche Ieggera modihca, Ia
traduzione di F. CHIRCH, op. cit., II, p. 162, che stato il primo a segnalare lepistola.
20 cfr. B. NICLINI, Bcrncr!inc Ocninc c |c Rijcrmc in Pc|cnic, Atti dellAccademia Pontaniana,
Nuova Serie I, 1948, p. 192
22
personale di Bona tra il 1540 e il 1544 fosse Giorgio Biandrata, che in seguito
diventer uno dei principali esponenti del radicalismo antitrinitario. Nel 1551
iI Iegalo di Ierdinando d'Asburgo a Cracovia riferiva che Ia Regina incIinasse
per la Riforma. Che potesse essere il Lismanini a orientare Bona non appare
del tutto certo, perch anzi pare sia stato la Regina a donare al suo confessore
una copia delle prediche di Bernardino Ochino, il notissimo predicatore cap-
puccino, che era fuggito dallItalia gettando via il saio per farsi accogliere (con
non troppa fortuna) dalla Chiese riformate. Non si sa se il testo raccogliesse
degli scritti dellOchino precedenti alla sua fuga, quando cio il predicatore
era una deIIe i sfaviIIanli seranze deI camo calloIico, oure successi-
va. IrrisoIla Ia queslione, Ia hgura di chino consenle ero in ogni caso di
orlarsi su un iano diverso deI discorso. ona era cresciula neII'ambienle
della corte napoletana: laristocrazia che frequentava quella corte, specie nelle
sue hgure femminaIi, era slala allirala nei decenni successivi daIIa reIigiosil
deII'eresiarca sagnoIo }uan de VaIds. Villoria CoIonna, nobiIdonna Iegala
a Valds, era stata sua testimone di nozze; Prospero Colonna, che laveva ac-
comagnala neI viaggio, si Iegher oi a Coslanza d'AvaIos, aIlra hgura nola
come rolellrice di elerodossi, Ia madre IsabeIIa e successivamenle ona eb-
bero slrellissimi raorli con Ia corle Lslense a Ierrara
21
, che in quei decenni
era uno degIi eicenlri deI dissenso reIigioso in IlaIia in virl deIIa resenza di
Renala di Irancia, che avrebbe osilalo non soIo Curione, ma inlrallenulo Ie-
gami anche con CaIvino. ona, anche er Ie maggiori resonsabiIil a cui era
stata chiamata, non era della stessa tempra di una Renata di Francia o di una
GiuIia Gonzaga: eure non deve sembrar slrano che moslrasse inleresse ver-
so quella religiosit che stava conquistando il mi|iccu culturale nella quale era
cresciuta o con il quale era in contatto. Ci sia detto senza ignorare il fatto che
lespansione della dottrine ereticali in territorio polacco coincise non gi sotto
I'inuenza di ona, quanlo con iI regno di Sigismondo Auguslo. A laIe sviIu-
o conlribuiva I'iniziaIe favore con iI quaIe iI re aveva guardalo aIIe dollrine
riformate e la stessa situazione delle Chiese Svizzere, che spinse una parte
consistente degli eretici italiani a rimettersi in cammino alla ricerca di una
nuova Gerusalemme terrena. Quando questo avvenne, Bona, venuta in con-
21 Sui rapporti tra Bona e la corte ferrarese si guardi R. MAZZEI, Qucsi un pcrc!igmc Ic!cticus
Mcniius muiincnsis jrc |ic|ic c Pc|cnic c||c mcic !c| Cinucccnic, Rivista Storica Italiana vol. CXV,
I, aprile 2003, pp. 5-56, in particolare pp. 11-12.
23
lraslo con iI hgIio er iI suo malrimonio segrelo con arbara RadziviIIvna e
cadula dehnilivamenle in disgrazia aIIa morle sosella deIIa nuora, aveva gi
deciso di abbandonare Ia IoIonia er far rilorno nei suoi domini ugIiesi, con
la segreta speranza di ottenere un ruolo di prestigio nel reame di Napoli
22
.
***
La conquista della Polonia alla Riforma si compiuta a scaglioni e per zone.
Prima il Luteranesimo, poi il Calvinismo ed in ultimo le varie confessioni antitrinita-
rie, che si consolidarono nel Socianianesimo e nellUnitarianesimo. Ancora prima la
Grande IoIonia, oi Ia IiccoIa, e Ia Liluania e Ie aIlre minori rovincie. Lbbene, ad ogni
passo e ad ogni svolta di codesto procedere ed evolversi ci si para innanzi un Italiano,
e sovente in prima linea e al comando
23
.
Con quesle aroIe Irancesco Rufhni, descriveva I'avanzare deIIa Rifor-
ma in Polonia. Nella temperie del fascismo lo storico del diritto piemontese,
lra i ochissimi rofessori universilari ilaIiani a rihulare di reslare giuramen-
lo aI regime, rielleva sugIi esuIi ilaIiani, fuggili er Ia crescenle inloIIeran-
za deIIa enisoIa, e suI Ioro conlribulo aIIa genesi deI concello di loIIeranza.
Mondale daIIa relorica e dai robIemi deII'eoca in cui vennero conceile, esse
contengono un nocciolo di verit, poich davvero il ruolo degli italiani nella
diffusione deI dissenso reIigioso fu eslremamenle signihcalivo. Se iI rimo
riferimenlo aI quaIe si rif Rufhni iI caso di Iier IaoIo Vergerio, che venne
spedito in Polonia per cercare di difendere lortodossia riformata, e fu dunque
una resenza lullo sommalo eslerna aIIe Iolle e ai diballili oIacchi, gIi aIlri
22 Ier ricoslruire Ie uIlime vicene di ona si lenga resenle, oIlre i lesli gi cilali, K. AKLICKI,
Iciicrc inc!iic !i Bcnc Sjcrzc, rcginc !i Pc|cnic, c| suc cgcnic iic|icnc Pcmpcc Icnzc (1554-1556), Var-
savia-Roma 1998.
23 F. RIIIINI, Ic Pc|cnic !c| Cinucccnic c |c crigini !c| Sccinicncsimc, in La Cultura, XI, 1932. E
ancora a proposito della diaspora italiana e di Fausto Sozzini aggiungeva Quel disperdimento
di uomini e quello sperpero di dottrine furono in parte scongiurati dal duplice fatto: - che ci fu
un aese, aIhne ove arecchi di quei erseguilali olerono rifugiarsi, rirendersi, acconlenlarsi
e costituirsi in comunit religiosa autonoma, con proprio nome e proprio catechismo, insomma
quaIe confessione o denominazione dislinla daIIe aIlre roleslanli, e che si lrovo aIhne un uomo,
iI quaIe see raccogIiere Ie saragIiale dollrine, e coordinarIe e hssarIe in un comIelo e saIdo
sistema teologico. Quel paese fu la Polonia, e quelluomo fu Fausto Socino. Cos nato in Polonia
iI soIo conlribulo originaIe e di non erilura imorlanza che Ia noslra Nazione abbia recalo aIIa
Riforma evangeIica: iI Socinianesimo, . 248-249 Laddove si guardi a chi era Irancesco Rufhni
e a che cosa facesse in quegIi anni, aI fallo che scriveva conlribulo aIIa Riforma evangeIica, e in-
lendeva conlribulo aIIa genesi deIIa Iiberl crilica neI ensiero moderno, si caisce con quanla
forza intendesse questo legame che si era creato tra Italia e Polonia.
24
ilaIiani eIaborarono Ie rorie dollrine e Ie rorie slralegie in una diaIellica
profonda con il mondo polacco che li stava ospitando. Il personaggio cardi-
ne deIIa rimissima inuenza ilaIiana elerodossa in IoIonia fu senza dubbio
Francesco Stancaro, rissoso e controverso teologo, giuntovi nel 1549 e poco
dopo arrestato per la sua predicazione eterodossa. Fuggito dal carcere, lanno
successivo eIaboro i Ccncncs Rcjcrmciicnis ccc|csicrum Pc|cniccrum, un tentati-
vo di riforma dellistituzione ecclesiastica secondo una confessione di fede an-
lilrinilaria, che avrebbe dovulo fornire Ia base er I'unihcazione deIIe chiese
riformate polacche
24
. Slancaro fu hgura singoIare, in erenne Iile con quaIsiasi
istituzione, alla ricerca dello scontro teologico anche prescindendo da una re-
ale ricerca della verit, ma capace con la sua foga di creare del consenso; il suo
principale approdo teologico fu una dottrina trinitaria secondo cui la natura
umana di Cristo a renderlo mediatore con Dio Padre, di cui rimase traccia ne-
gli anni successivi in Polonia. Il tentativo invece di disciplinare secondo i suoi
Canones le comunit religiose polacche non fu invece coronato da successo.
Forse per leco delle lotte che la posizione dello Stancaro stava suscitan-
do, o alliralo daIIa ossibiIe creazione di una zona franca dai confessionaIismi,
e cerlo inuenzalo dagIi amici oIacchi che aveva conosciulo in Germania, neI
1551 LeIio Sozzini si mosse da Willemberg er recarsi a Cracovia, dove are
abbia frequenlalo Lismanini, singendoIo dehnilivamenle secondo Ia vuI-
gala sociniana - ad abbandonare iI calloIicesimo
25
. Lismanini infatti doveva
da I a oco recarsi in Svizzera, dove avrebbe conosciulo ernardino chino
e stretto maggiori contatti con i capi riformati ginevrini, per poi tornare in
IoIonia con I'incarico di conlribuire a cemenlare Ia Chiesa caIvinisla oIacca.
NeI frallemo I'ascesa aI lrono di Sigismondo Auguslo, che si era dehniliva-
menle Iiberalo deII'inuenza di ona Sforza, aumenlo Ie seranze riformale
di conquistare interamente la Polonia al protestantesimo. La contemporanea
slrella di Iiberl in Svizzera che cuImino neI 1555 neI rogo di Servelo sinse
gli italiani a cercare un nuovo luogo per poter vivere secondo la propria fede.
24 Sullo Stancaro si veda WTSCHKL, Dcr Bricjuccnsc| !cr Scnucizcr mii !cn Pc|cn, III, in Archiv fr
Reformationgeschichte, 1908; F. RIIIINI, Francesco Stancaro, ; D. CANTIMRI, Eretici Italiani del Cin-
quecento, cil., . 146. Ier Wolshcke, Slancaro fu iI i disgusloso leoIogo deI '5OO, Rufhni, che
non nasconde la sua simpatia per il personaggio in questione e riporta con gusto le invettive da
Iui Ianciale, non conlesla Ia dehnizione, ma nola che in un secoIo di cos asre conlese leoIogiche,
ottennere quella palma costituisce in ogni caso un titolo di eccellenza.
25 Cfr. D. CANTIMRI, , op. cit., p. 146.
25
Non un caso che in questi anni Celio Secondo Curione dedichi diverse sue
oere a esonenli deIIa nobiIl oIacca, a Sigismondo Auguslo, in arlicoIare,
fu indirizzalo uno dei suoi Iavori i noli, iI Dc Amp|iiu!inc Bccii Rcgni Dci
26
.
IubbIicala subilo doo iI rogo ginevrino, neII'eisloIa dedicaloria Curione
consiglia a Sigismondo di fondere religione e giustizia, per poter primeggiare
su ogni altro regno. La ricetta di Curione di riformare le istituzioni, lasciando
Ia massima Iiberl di redicazione, nIIa convinzione che Ia veril si far slrada
da s. L' rimbombanle I'eco deIIa siluazione svizzerra, quando Curione viene
ad affermare che gli uomini non vanno mai costretti a seguire una confessione
piuttosto che unaltra: chi dovr seguire esteriormente una religione in cui
non crede, lo far infatti con linganno e senza fede. Laspirazione di Curione
che la Polonia si conformasse ai desideri suoi e del suo gruppo parve in parte
reaIizzarsi: e DeIio Canlimori ebbe a dire che Cracovia neIIa seconda mel deI
Cinquecento aveva rimpiazzato Basilea come capitale del dissenso.
Lelio ritornava in Polonia nel 1558; lo raggiunse qualche mese dopo
il piemontese Giorgio Biandrata, che dopo la parentesi come medico di Bona
era slalo aIIa corle di AIba IuIia resso Ia hgIia IsabeIIa e di I in Svizzera, dove
era entrato in contrasto con i vertici della confessione calvinista. La stima che
godeva a corte spinse Sigismondo Augusto a nominarlo suo inviato assie-
ma a Lismanini aI sinodo caIvinisla di Iinczov deI 156O, ed egIi si mosse
con accortezza riuscendo a farsi eleggere coadiutore del sovrintendente del-
Ia Chiesa Riformala oIacca. L'inuenza che iandrala slava assumendo in
Polonia contrastava la volont di Calvino, che sullortodossia riformata del
medico ilaIiano nulriva seri dubbi. II riformalore ginevrino allivo lulli i suoi
canaIi, hno aI unlo da ubbIicare una Brctis A!mcniiic c! Pc|cncs, per met-
lere in guardia Laski, Cruciger, Lismanisni e RadziviII, i rinciaIi esonenli
del calvinismo polacco, dalle perniciose idee di Biandrata; ma la stima che
circondava Biandrata gli fece da ottimo scudo, tanto che lattacco di Calvino
non sort inizialmente alcun effetto.
27
I difhciIi lenlalivi deIIe diverse como-
nenli deIIa Riforma oIacca di giungere ad un'unil, che sarebbe cuIminala
nel compromesso di Sandomierz del 1570, rischiavano per di essere mandati
in franlumi daIIe lurboIenze degIi anlilrinilari ilaIiani. NeI corso degIi anni
26 C. S. CIRINI, Dc Amp|iiu!inc Bccii Rcgni Dci, Dic|cgi sitc |i|ri !uc, c! Sigismun!um Augusium
Pc|cnicc Rcgcm pcicniissimum ci c|cmcniissimum, [Basilea], 1554.
27 cfr.. D. CANTIMRI, , op. cit., pp. 220-222
26
'6O, sollo I'inuenza indirella di iandrala, si giunse in effelli aIIa cosliluzione
di una |cc|csic mincr, di stampo antitrinitarista, contrapposta allEcclesia Maior
genericamente protestante. Il fervore degli italiani, spesso eresiarchi e in ogni
caso indefessi seminalori di dubbi, dovelle creare quaIche insofferenza non
solo nella popolazione polacca, ma soprattuto nei riformati ortodossi. Un pa-
slore caIvinisla, }ean VilreIIin, allribuiva aIIa xenohIia oIacca iI successo che
arrideva alle pestilenziali dottrine degli italiani. E una testimonianza che vale
la pena di riportare:
Non quod Polonia adeo ferax haereticorum, ut illam hac iniuria ne gravem,
sed quod ob hosilaIilalem omnium sil sine deIeclu recelalrix el novalionum sura
modum cuida. Nam si ulraque bona lum animae lum cororis resicias, nihiI ha-
bel, quod non aIiunde sumseril, el si veslimenla quaeIibel nalio sua reelerel, nihiI
restaret Polonis, quo se vestirent. Italicorum vero adeo est studiosa morum, ut et re-
Iigionem anlea ab isis mulala sil el nunc IlaIicorum amIexa hdem, quamvis IlaIia
maxime semper Poloniae incommodaverit et nunc isti, qui has pestes excitaverunt,
Slancarus el Iandrala, quamvis sibi er conlradiclionem adversenlur, IlaIi lamen
sunt. Stancari doctrina mihi multum attulit incommodi, nam ex mea statione eiectus
sum el omnibus commodi soIialus, quod nuIIo aclo iIIam amIecli voIuerim.
28
Nel frattempo giungevano in Polonia altri eterodossi come lAlciati e il
cosentino Valentino Gentile; lintensa attivit degli italiani spinse a quel punto
il nuznzio apostolico Commendone a richiedere un intervento di contrasto
maggiormente severo da parte della Corona polacca, che si concretizz in un
editto del 1564 teso ad allontanare gli stranieri non di fede cattolica. Ma la
diaspora italiana verso Cracovia non si fermava, anche grazie alla protezione
del potente Provana. Nel 1568 vi giunge Bernardino Ochino, la cui persona
era stata preceduta dalle traduzione di due suoi trattati
29
; pochi anni dopo
arriva il medico di corte Niccol Buccella, anchegli di tendenze radicali. I
nomi degIi elerodossi ilaIiani allivi in quegIi anni lra Iinczov e Cracovia sono
28 Lettera del 24 giugno 1563 citato in WTSCHKL, Dcr Bricjuccnsc| !cr Scnucizcr mii !cn Pc|cn, III,
in Archiv fr Reformationgeschichte, 1908, p. 195. Lo stesso Wolph riceve altre lamentazioni
anche da Lasilius: QuaIis aulem is homo sil, ego robe novi, qui cum eo anno 156O in IlaIia fami-
Iiariler vixi. Lsl iIIi cor IlaIicum. Caelera laceo, nam vos quoque robe noslis IlaIos. Quam aulem
callide mihi quoque illi vestri Laelii Sozini, Acontii, Ochini, cum apud vos anno 1557 essem, opi-
nionem suam persuadere conati sunt! Cavete deinceps Italos 14 maggio 1572, ||i!cm, p. 349.
29 }. SLASKI, Le Tragedie di Bernardino Ochino in Polacco, in Mctimcnii crciicc|i in |ic|ic c Pc|cnic,
cit., pp. 103-118.
27
numerosissimi: Pietro Negri, Pietro Franco, laltro medico di corte Simone Si-
moni, Giovanni MicheIe rulo, Io slorico aI servizio deI re Llienne alhory, iI
miIIenarisla Gian allisla ovio e iI i nolo Irancesco Iucci (anche se soIo di
assaggio), Gian allisla Cellis, iI hIosofo leIesiano cosenlino Agoslino Doni.
Lrano ersonaggi sesso dislanli neIIe dehnizione dollrinarie e er aIcuni di
essi ladesione alle dottrine riformate fu solo una tappa transitoria, ma in ogni
caso erano spesso uniti da un vincolo di solidariet nazionale.
Seur slaccalo daII'ambienle erelicaIe, va inoIlre ricordalo iI nome deI
francescano caIabrese AnnibaIe RosseIIi, aulore di un monumenlaIe Ccmmcn-
ium Pqmcn!ri, ubbIicalo a Cracovia lra iI 1585 e iI 159O, aI quaIe si dovelle Ia
diffusione dellermetismo in Polonia
30
. A quesle hgure, sesso nobiIi, in ogni
caso inuenli, va ad aggiungersi un nucIeo ooIare di eresia. L'archilello
ernardo Morando, a cui si dovelle Ia coslruzione di Zamo, inleressanle
tentativo di costruzione di una citt ideale
31
, riferiva infalli che lra Ie hIa dei
suoi scalpellini e muratori si trovavano molti che erano stati conquistati alla
causa anaballisla
32
.
Ina deIIe araboIe esislenziaIi i inleressanli lra gIi ilaIiani in IoIonia
, senza dubbio, queIIa di ernardino onifacio, marchese d'ria, di cui si
sono gi riferite le calde parole rivolte a Castellione per spingerlo a venire in
Polonia
33
. Bonifacio era un aristocratico originario del Regno di Napoli, che
traeva il prorio nome dal feudo familiare nel Salento. Il fratello fu il rimato-
re Dragonetto; nella sua stessa formazione fu in stretta relazione con diversi
umanisti italiani, tanto che Paolo Manuzio gli aveva dedicato unedizione di
Petrarca e nel 1551 Lodovico Dolce la sua tragedia |gcnic. Fu certo uno spirito
anticonformista, che si vedeva frequentare le messe di Napoli leggendo Ovi-
dio, riIegalo come un breviario
34
. A NaoIi enlro in conlallo con gIi ambienli
30 Cfr. F. YATLS, Gicr!cnc Brunc c |c irc!izicnc crmciicc, Bari 1989, pp. 201-202 (I ed. Chicago 1964).
31 M. LLWICKA, Bernardo Morando, Warszava 1952, S. HLRST, Zcmcc, Warszava 1954, }. KWAL-
CZYK, Zcmcc ciiic i!cc|c in Pc|cnic. || jcn!cicrc jcn Zcmcqs|i c |crcniiciic Bcrncr!c Mcrcn!c, War-
szava 1986.
32 cit. da D. CACCAMO, p.
33 Cfr. F. CHIRCH, op. cit, c! in!iccm. ; D. CACCAMO, op. cit., p. 99 sgg.
34 Sul carattere di Bernardino Bonifacio e sulla sua eccentricit si esprimeva cos Scipione Am-
miralo neI 158O A guisa di hIosofo maI ralicava con aIcuno e, de' rori domeslici e famigIiari
scostandosi, attendeva tutto solo e suoi studi, facendosi servire da una o due sue femmine, le
quaIi eran fama di esser di nazion lurche, con cui sfogava Ia sua Iibidine, S. AMMIRATO, Delle
jcmig|ic nc|i|i ncpc|cicnc, I, Firenze 1580, p. 78.
28
valdesiani in casa di Giovanni Maria Bernardino. Il suo primo soggiorno a
asiIea, dove ebbe slrellissimi raorli con onifacio Amerbach e CasleIIione,
fu dovulo robabiImenle i aII'indoIe che ai ericoIi er Ia roria Iiber-
t: dalla Svizzera si spost a Venezia dove invece dovette fuggire per una
denuncia allInquisizione. Da l inizi una peregrinazione continua. Nel 60-
'61 a Cracovia dove si Iega a Irosero Irovana, Ia IoIonia gIi far da base,
menlre inlrarende numerosi viaggi, a Lione, a asiIea, a Norimberga, hno
a IslanbuI. Risello aI gruo vero e rorio degIi erelici ilaIiani, onifacio
si dislacca er uno siriluaIismo i moderalo, che in assalo aIcuni slorici
avevano scambialo er indifferenza ai robIemi reIigiosi,
35
rilenendoIo i
scandalizzato da una imperfezione nello stile letterario delle sue epistole che
da una errala dehnizione leoIogica.
I continui viaggi, e alcuni sfortunati accadimenti della sorte, rimpiccio-
lirono notevolmente il suo patrimonio familiare; si trov dunque costretto ad
accettare lofferta di ospitalit del voivodina di Lituania, decidendo di ritirarsi
in overl verso ViInius. rmai cieco, decise neI 1591 di devoIvere, in cambio
di un vilaIizio, i suoi Iibri (circa 11OO esemIari) aI municiio di Danzica, con
la clausola che essi non potessero mai cadere in mano ai gesuiti. Tale lascito
coslilu iI rimo nucIeo deIIa bibIioleca comunaIe di Danzica.
Se iI marchese d'ria fu in arle un eccenlrico soIilario, ben diversa
aare Ia cosliluzione di coIui che con iI suo oeralo coslilu iI frullo i du-
revole della presenza della comunit italiana, cio Fausto Sozzini, che giunse
in Polonia nel 1579
36
. Sul terreno della precedente attivit dello zio, Fausto
riusc a operare una sintesi delle diverse proposte teologiche che avevano ca-
rallerizzalo iI lurboIenlo mondo degIi elerodossi. Lo singeva una voIonl e
una consapevolezza maggiore degli altri della necessit dellunit religiosa; lo
accomunava la centralit accordata al senso morale della religione piuttosto
35 I. Church iI i convinlo faulore di quesla lesi: Canlimori e Caccamo rivendicano aI Mar-
chese dOria una genuina spiritualit, seppur non del tutto coincidente con le istanze radicali che
permeavano il gruppo degli esuli italiani.
36 Ilre i lesli gi cilali, e in arlicoIare iI Iavoro di Canlimori che si sofferma abbondanlemenle
su Sozzini, si guardino, sorallullo er I'inuenza deI socinianesimo: S. IRZYIKWSKI, Vita Fausti
Socini Senensis, 1636; E. M. WILIR, |cusius Sccinus, cn |siimcic cj nis Iijc cn! |nucncc, Bullettin
of the Iternational Committee of Historical Science, V, 1933, pp. 48-60; G. IILI, Fausto Socino,
Modena, 1952; Faustus Socinus and his heritage, ed. by L. SZCZICKI, Krakv, 2OO5, |cusic Sczzini c
|c |i|cscc in |urcpc, Alli deI convegno di Siena 23-37 novembre 2OO4, a cura di M. IRIARL e E.
SCRIAN, Siena 2OO5. Recenlemenle slala ubbIicala Ia rislama anaslalica deII'oera di Sozzini,
|cusii Sccini Scncnsis Opcrc cmnic in !ucs icmcs !isiincic, a cura di E. SCRIAN, Siena 2004.
29
che alle questoni dottrinarie. Lo si avverte nella centralit dellevento della
redenzione, inteso come annuncio morale, esempio prima che espiazione, che
Fausto Sozzini fece accettare per sanare le divisioni che sulla questioni del
Figlio erano in atto nella comunit religiosa polacca. Pur partecipando alla
vila di quesla comunil Iauslo non arrivo a farne arle, erch rihulo di sol-
loslare aI secondo ballesimo, ma ne fu iI coslanle unlo di riferimenlo, er
il prestigio che lo accompagnava. Appena giunto in Polonia aveva in effetti
stilato il Dc Bcpiismc ciuc !ispuiciic er oorsi aIIa ralica deI ballesimo
degIi aduIli. L'inuenza deIIe dollrine di Iauslo Sozzini venne comendia-
la da SmaIcius neI Calechismo di Rakov deI 16O5, daI nome deIIa cill che
era divenlala iI cenlro siriluaIe di queIIi che saranno dehnili come sociniani.
Sozzini era morlo I'anno recedenle a LusIavice: gIi uIlimi anni deIIa sua vila
erano slali segnali da crescenli difhcoIl in una IoIonia che veniva ricuerala
con grande forza al cattolicesimo, chiudendo gli spazi non solo di azione, ma
anche di permanenza per gli esuli eterodossi. Con la morte di Sozzini si con-
cludeva idealmente questa fase dei rapporti italo-polacchi, anche se il centro
di Rakv conlinuo a essere allivo ancora hn aI 1638. II cenlro di diffusione
di questa forma di antitrinitarismo razionalizzante, frutto delle aspirazione
religiose degli irregolari italiani e dei Fratelli polacchi, si era ormai spostato
in Ianda, dove aveva conlinualo ad esercilare una nolevoIe inuenza Iungo
tutto il corso del XVII secolo.

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