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Il volume a cura di Francesco Carchedi e Veronica Fincati Il gruppo di lavoro, oltre ai curatori, stato composto da: Nicola Barban,

n, Laura Lauzzana, Marco Paggi, Stefania Patern, Veneto Lavoro Osservatorio & Ricerca Hanno collaborato: Marco Anoni, Giorgia Atteo, Alessio Favaro, Davide Manzato, Roberto Michieletti

Veneto Lavoro ha redatto il capitolo Linserimento lavorativo Si ringraziano per i dati e le informazioni procurati: Ufficio Centrale di Statistica Ministero dellInterno; Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Ministero della Giustizia; Osservatorio regionale sulla casa Regione Veneto; Osservatorio Regionale della Patologia in Et Pediatrica Regione Veneto; Veneto Lavoro Ente tecnico-strumentale della Regione Veneto; Marco De Conti Responsabile AROF di Veneto Lavoro; Andrea Turco dellUfficio Scolastico Regionale per il Veneto Regione Veneto; Antonio Ferro Responsabile del Servizio di Sanit Pubblica della Regione Veneto; Fabio Fuolega della Direzione risorse sociosanitarie della Regione Veneto; Giampaolo Redivo Responsabile Ufficio Studi e ricerche economiche della Camera di Commercio di Padova; Alessandro Castegnaro dellOsservatorio socio-religioso del Triveneto Delegazione Caritas Nord-est; Associazione Bellunesi nel Mondo e Associazione Polesani nel Mondo.

La Giunta Regionale, con Delibera n.3840 del 21 dicembre 2001, ha affidato ad Italia Lavoro S.p.A., lincarico per la realizzazione e attivazione della Rete e dellOsservatorio Regionale sullImmigrazione. LOsservatorio sullimmigrazione un importante strumento realizzato per studiare e monitorare da vicino il complesso fenomeno dellimmigrazione attraverso la raccolta di informazioni e lelaborazione di dati e statistiche. La RIIM Rete Informativa Immigrazione un servizio di informazione e raccordo tra gli operatori del pubblico, del privato e del terzo settore nellintegrazione degli stranieri regolarmente soggiornanti, attraverso la costruzione di una comunit professionale e la messa a disposizione di unassistenza tecnico-normativa supportata da una piattaforma tecnologica web based sito www.venetoimmigrazione.it GIUNTA REGIONALE - REGIONE DEL VENETO: Assessore alle Politiche dei Flussi Migratori DE BONA Oscar Direzione Sicurezza Pubblica e Flussi Migratori PISTORE Egidio SARDEI Enrica STRUTTURA OPERATIVA - ITALIA LAVORO: MANZATO Davide Responsabile di progetto ANONI Marco Coordinatore ATTEO Giorgia Segreteria tecnica FAVARO Alessio Monitoraggio e Valutazione di progetto DOARDO Annarita Comunicazione MIONI Piero Controllo di gestione OSSERVATORIO MICHIELETTI Roberto Direttore Osservatorio CARCHEDI Francesco Consulente Scientifico Ricercatori Studi e Ricerche documentali FINCATI Veronica LAUZZANA Laura BARBAN Nicola RETE INFORMATIVA IMMIGRAZIONE - RIIM Consulenti legali PAGGI Marco SAVINI Giovanni IORIO Stefano Agenti di sviluppo locale PATERNO Stefania COTTI Anna MONTUORI Maria Alessandra ZENI Paolo

Associazioni e Comunit stranieri Enti locali Terzo settore Associazioni datoriali

Operatori territoriali Sportelli e servizi per limmigrazione DAGUI Camis, DI LELLO Marco, GALEAZZO Katia, MAERAN Federico, PELLIN Tommaso, RAULI Alberto, TONON Giovanna. COMITATO TECNICO DI INDIRIZZO: Confindustria Veneto PEDRON Giampaolo Vice Direttore Generale Parco Solidale SAMBO Antonio Direttore Caritas Vittorio Veneto SANT Don Ferruccio Direttore Anci del Veneto RONDINA Aldo Consigliere Unione Regionale Province del Veneto RAVAZIOL Franca Dirig. Sett. Politiche del Lavoro Prov. TV Veneto Lavoro BARONE Tiziano Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto SILVESTRI Sandrino Dirigente Scolastico Prefettura di Venezia CONTE Rita Francesca Assistente Sociale Coordinatore Curia Vescovile di Padova FERRO Don Elia

INDICE

Prefazione di Giancarlo Galan Premessa di Oscar De Bona Presentazione di Roberto Michieletti Introduzione di Francesco Carchedi 1. LA POPOLAZIONE STRANIERA. CARATTERISTICHE STRUTTURALI ED EVOLUZIONI RECENTI di Veronica Fincati 1.1. La consistenza numerica, la nazionalit di provenienza e la distribuzione territoriale 1.1.1. La consistenza numerica e lincidenza 1.1.2. Le nazionalit di provenienza 1.1.3. La distribuzione territoriale 1.2. Le caratteristiche strutturali 1.2.1. Il genere e let 1.2.2. Lo stato civile, i nuclei familiari ed i figli 1.3. I progetti migratori 1.3.1. La permanenza sul territorio: uno sguardo alle nazionalit 1.3.2. I motivi di immigrazione: questione di genere e provenienza
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1.3.3. I livelli di istruzione 1.4. Osservazioni conclusive Bibliografia 2. LINSERIMENTO LAVORATIVO di Veneto Lavoro Osservatorio & Ricerca 2.1. Al cuore dei movimenti migratori: la ricerca di lavoro e di reddito 2.2. Gli immigrati occupati regolarmente: dimensionamento e caratteristiche 2.2.1. Introduzione: nota sulle fonti 2.2.2. Gli immigrati alle dipendenze delle imprese: caratteristiche ed evoluzioni 2.2.3. Immigrati e imprenditori 2.2.4. Il lavoro domestico 2.3. Gli immigrati occupati irregolarmente 2.4. Gli immigrati e la disoccupazione 2.5. Il futuro dellimmigrazione 3. LINSERIMENTO SOCIALE 3.1. La scuola di Nicola Barban 3.1.1. La presenza degli alunni stranieri 3.1.2. La distribuzione degli alunni nei diversi ordinamenti scolastici 3.1.3. Le nazionalit e il genere degli alunni 3.1.4. Livelli di scolarizzazione, ritardi e insuccessi scolastici 3.2. La vita nella societ di Veronica Fincati 3.2.1. Lalloggio 3.2.2. La salute

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3.2.3. Le relazioni con la comunit di origine e con quella di accoglimento Bibliografia 4. LESPERIENZA MIGRATORIA E LINTEGRAZIONE DEGLI STRANIERI IN VENETO di Laura Lauzzana 4.1. I criteri e gli strumenti metodologici 4.1.1. I motivi e gli scopi della ricerca 4.1.2. La metodologia qualitativa 4.1.3. Il campionamento 4.2. Il progetto migratorio 4.2.1. Le principali motivazioni alla partenza 4.2.2. Limpatto con la realt del paese di insediamento 4.2.3. Le strategie migratorie limitate 4.2.4. Le catene migratorie: punti di riferimento o smarrimento? 4.2.5. Il percorso migratorio: il viaggio tra aspettative e difficolt 4.3. Linserimento e lintegrazione 4.3.1. Le principali difficolt di inserimento 4.3.2. Alla ricerca di una identit 4.3.3. Lintegrazione vista con gli occhi degli stranieri: percezioni e valutazioni sulla nostra cultura e societ 4.3.4. Lintegrazione attraverso il permesso di soggiorno, lalloggio, laccesso ai servizi pubblici 4.3.5. I rapporti con il paese dorigine e di destinazione: ponti materiali e immaginari 4.4. La scuola, la formazione professionale e il lavoro 4.4.1. Come viene vissuta la nostra scuola da genitori e figli stranieri 4.4.2. Listruzione e la formazione professionale degli immigrati: quale investimento?
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4.4.3. Il lavoro: canali di ricerca, mobilit professionale, soddisfazioni 4.4.4. Lincidenza del lavoro sul progetto migratorio 4.5. Le prospettive e le aspettative sul futuro 4.5.1. Le esigenze attuali, le valutazioni sul progetto migratorio e sullinsediamento 4.5.2. Le prospettive individuali e familiari per il futuro 4.6. Osservazioni conclusive Bibliografia 5. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE GENERALI di Francesco Carchedi 6. APPENDICE GIURIDICA di Marco Paggi Nota sugli autori

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Prefazione

Il Veneto una comunit accogliente. Conserva viva la memoria della propria emigrazione, orgoglioso dei propri valori di solidariet, rispetta chi si impegna con la volont e il sacrificio a migliorare le proprie condizioni di vita. Il Veneto una comunit appassionata di lavoro e di intrapresa, che non si chiude in se stessa ma sa guardare lontano, valorizzando la mobilit delle persone nello spazio europeo e mondiale come opportunit di crescita e di sviluppo di fronte alle grandi sfide della concorrenza nello scenario globale. Compito della Regione accompagnare e gestire il cambiamento, assicurarne la sostenibilit sociale e occupazionale, intervenire nella programmazione di flussi migratori regolari e compatibili con la domanda di lavoro espressa dal sistema delle imprese, dei servizi e delle famiglie, prevenire problemi di natura culturale e identitaria. Con questi obiettivi lAmministrazione regionale e le Amministrazioni locali hanno operato in questi anni, per questi obiettivi hanno investito risorse e attivit istituzionali, hanno promosso progetti e azioni. Il Veneto stato recentemente riconosciuto nellambito nazionale come la Regione italiana che presenta i migliori livelli di integrazione della popolazione immigrata. Eun riconoscimento che premia limpegno collettivo di tutto un territorio e delle sue componenti istituzionali, sociali ed economiche che, sulla base di valori e tradizioni potenziati dalla capacit di innovazione, hanno dato prova di saper bene operare per la qualit dellinserimento dei nuovi cittadini provenienti dai paesi terzi.

Giancarlo Galan Presidente della Regione del Veneto

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Premessa

Il Rapporto Annuale 2005 costituisce uno strumento indispensabile di informazione sullevoluzione dellimmigrazione nella nostra regione, una regione che, da terra di emigrazione, divenuta una tra le prime regioni italiane per consistenza dei flussi immigratori. Il Rapporto, curato dallOsservatorio Regionale Immigrazione, ha la finalit di diffondere la conoscenza sulle dinamiche e sui processi relativi allingresso e allinserimento della popolazione immigrata nel Veneto, offrendo una piattaforma di dati, sia di scenario che specifici, funzionale alla elaborazione di efficaci politiche e strategie regionali di accompagnamento dei flussi migratori nonch alla qualificazione degli interventi delle amministrazioni locali e di tutti i soggetti impegnati sul territorio nella gestione di progetti e azioni collegati alla mobilit delle persone. La Regione Veneto, e in particolare lAssessorato alle Politiche dei Flussi Migratori, sta operando sul solco della programmazione triennale di settore 2004-2006, adottata dal Consiglio Regionale ai sensi della legge regionale 30 gennaio 1990, n. 9. Il piano ha come obiettivo il rafforzamento dei livelli di integrazione degli immigrati non comunitari regolarmente soggiornanti nel Veneto attraverso la definizione di linee regionali di indirizzo e lindividuazione, mediante il confronto territoriale, di aree prioritarie di intervento e di specifiche azioni coerenti con le politiche istituzionali generali della Regione e appropriate alla evoluzione dei flussi migratori. Lespansione del fenomeno immigratorio, confermata dai dati del presente Rapporto, e la sua trasversalit sociale richiedono infatti, quale fattore di sviluppo dei processi di integrazione, il consolidamento della cooperazione tra la Regione, gli Enti Locali, le rappresentanze delle categorie pro-

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duttive e dei lavoratori, lassociazionismo che opera sul territorio a favore delle fasce pi deboli. Anche la crescita qualitativa dellassociazionismo immigrato, il superamento della sua frammentariet, levoluzione da obiettivi di autoreferenzialit a rapporti interlocutori permanenti con le istituzioni vanno sostenuti in quanto funzionali ad una efficace integrazione della componente straniera nella comunit regionale e alla soluzione di problemi culturali e identitari. La Consulta regionale immigrazione , prevista dalla legge regionale di settore e ricostituita allinizio della legislatura, costituisce uno strumento concreto di sviluppo di percorsi partecipativi delle comunit immigrate ai programmi regionali di integrazione. Nel concludere questa breve presentazione voglio sottolineare come questo Rapporto annuale, validato dal Comitato tecnico-scientifico, evidenzi il funzionamento a regime dellOsservatorio Regionale Immigrazione in raccordo con la Direzione Regionale competente in materia di flussi migratori, la sinergia con la Rete Informativa per lImmigrazione e la proficua collaborazione con lente regionale Veneto Lavoro.

Oscar De Bona Assessore alle Politiche dei Flussi Migratori della Regione Veneto

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Presentazione

La complementariet della ricerca e delle informazioni derivanti da fonti autorevoli utilizzate permette al presente Rapporto di fornire, con grande attendibilit, uno spaccato della societ veneta rispetto allidentificazione delle previsioni, alla conferma delle tendenze, alle caratteristiche dei nuovi flussi e dei migranti nel territorio in rapporto alle comunit straniere e allintera popolazione residente. Pu aiutare sensibilmente la programmazione del tessuto sociale e produttivo locale, dando la possibilit di fare valutazioni cogenti in termini politici e di sostenibilit dei flussi migratori nel nostro Veneto. Lidea, quindi, di avvalersi di fonti autorevoli nella raccolta e nellelaborazione dei dati, in un lavoro di ricerca, di valutazione e di assemblaggio, utilizzando lapporto di un Osservatorio indipendente d ai risultati un valore aggiunto se, come in questo caso, allarga la visuale su: - presenza dei cittadini stranieri nei territori del Veneto; - donne e rapporti tra i generi; - minori e seconde generazioni; - fasce det /ricambio popolazione residente; - aree geografiche e Paesi di Provenienza; - andamento delle comunit straniere; - nuovi stranieri presenti in Regione; - lavoro dipendente - imprenditoria immigrata; - disoccupati.

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Tutto questo presente nel Rapporto Annuale sullImmigrazione Straniera in Veneto in forma strutturata ed articolata e contiene informazioni su alloggio, salute, istruzione ed altro ancora. Crediamo che tale lavoro, inserito in un contesto pi ampio di progetto, non solo qualifichi chi lo ha prodotto, ma anche chi lo ha commissionato. Alle Istituzioni, a cui spetta il compito importante e decisivo delle scelte, la possibilit di farle nelle condizioni migliori. Un ringraziamento particolare al Comitato Tecnico di Indirizzo ed ai collaboratori che hanno lavorato alla costruzione del Rapporto.

Davide Manzato
Resp. Progetto Rete Informativa Osservatorio Immigrazione

Roberto Michieletti
Dir. Osservatorio Immigrazione Regione Veneto

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Introduzione
di Francesco Carchedi

Gli obiettivi Gli obiettivi raggiunti dallOsservatorio Immigrazione con il Secondo Rapporto regionale sullimmigrazione straniera promosso dallAssessorato alle Politiche dei Flussi Migratori della Regione Veneto riguardano non solo la descrizione/interpretazione dellandamento del fenomeno dal punto di vista statistico-documentale (struttura socio-anagrafica e demografica, dinamiche del mercato del lavoro e settori di inserimento lavorativo, nonch modalit e strategie di inserimento sociale), ma anche quello concernente le principali strategie finalizzate al rafforzamento dei processi insediativi (raccogliendo anche le valutazioni qualitative provenienti dagli stranieri). In questa ultima logica sono state esplorate e pertanto descritte anche tematiche relative alla struttura normativa di riferimento, con particolare attenzione ad alcuni aspetti giuridici di maggior problematicit interpretativa. Lintero lavoro stato strutturato tenendo presenti i risultati e gli indicatori dintegrazione proposti dal Ministero degli Affari sociali esplicitati nel Secondo Rapporto realizzato dalla Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati (nel 2001)1 correlate alle risultanze acquisite dai lavori successivi di Antonio Golini2 da un lato e quelli del Cnel3 dallaltro. Questa scelta stata effettuata in quanto abbiamo ritenuto che linsieme degli indicatori socio-economici e demografici (utilizzati dagli
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G. Zincone (a cura di), Secondo Rapporto sullintegrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna, 2001 2 A, Golini (a cura di), Limmigrazione straniera: indicatori e misure di integrazione. La situazione in Italia e alcuni elementi per il Piemonte e Torino, Fieri-Dipartimento di Scienze Demografiche dellUniversit di Roma La Sapienza, Roma, 2004. 3 Cnel, Immigrazione in Italia. Indici di inserimento territoriale. Rapporto III, Roma, 2004. 15

autori summenzionati), fossero esaurienti anche per analizzare in maniera adeguata il fenomeno migratorio presente in Veneto. E questo non solo nella descrizione delle caratteristiche strutturali, ma anche in relazione alle dinamiche che le componenti straniere attivano con i segmenti di popolazione locale con le quali entrano in contatto e viceversa. Il Rapporto si basa, dunque, sullaggiornamento dei dati statistici riguardanti la presenza straniera nel Veneto. In tal modo sono state analizzate, da un lato, le caratteristiche strutturali delle diverse componenti straniere; e, dallaltro, le tendenze di fondo che caratterizzano i differenti flussi migratori e come questi si trasformano in insediamenti a diversi livelli di stabilizzazione nel loro raffronto con il mercato del lavoro. Insediamenti che delineano altres allinterno dei territori di riferimento profili sociali ed economici, nonch relazionali e progettuali, di diversa natura e complessit. Nel loro insieme rappresentano, oltre modo, gli elementi distintivi delle differenti componenti straniere presenti e gli elementi distintivi delle diverse strategie di insediamento che ciascuna componente mette in atto per soddisfare le proprie aspettative, relazionandosi, diversamente, con le istituzioni e con i differenti segmenti di popolazione locale. Occorre, comunque, rilevare che le informazioni statistiche e documentali sulla presenza degli immigrati a livello regionale variano a seconda degli aspetti socio-demografici ed economici nonch relazionali e soggettivi che si riesce non solo ad acquisire ma anche a comparare, al fine di definire un quadro esaustivo delle problematiche che si intendono studiare. Le diverse fonti utilizzate, inoltre, presentano, in maniera variegata, limitazioni correlabili non solo ai criteri di rilevazione ma anche a criteri successivi di classificazione. In tal modo non sempre si riesce a trovare dati ed informazioni in grado di raggiungere gli obiettivi prefigurati. Questo andamento comporta, sovente, labbandono di piste conoscitive precedentemente definite e, al contempo, lemersione (e lacquisizione) di piste tematiche che si sviluppano in itinere, cio nel corso di svolgimento dellindagine. I dati e le informazioni statistiche maggiormente utilizzate sono quelle elaborate dallIstat (aggiornate al 2004), dalle anagrafi comunali e dalle Ulss venete, per quanto concerne la struttura socio-demografica; mentre per le dinamiche del mercato del lavoro oltre agli stessi dati Istat sono stati usati dati dellInps e di archivi diversi a carattere regionale. Per completare lanalisi nei differenti ambiti della ricerca (come la scuola, le abitazioni, la salute, eccetera) sono state utilizzate informazioni in possesso di altri enti

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ed istituzioni competenti. Infine, per la parte qualitativa, stata realizzata una indagine di campo mediante lutilizzo di una scheda aperta di intervista; al riguardo sono state realizzate una trentina di colloqui approfonditi ad altrettanti stranieri residenti da diversi anni sul territorio regionale. Levoluzione delle presenze immigrate Lultima regolarizzazione del 2002 ha fatto emergere una parte cospicua degli immigrati presenti in Veneto in maniera irregolare, la cui iscrizione nei diversi registri (anagrafici e sanitari) ha fatto registrare un significativo incremento della componente legale della popolazione straniera. Laccrescersi complessivo di tali componenti permette di riscontrare laumento di alcuni gruppi nazionali (sia storici che di recente formazione), la tendenza ad una loro maggior diffusione sul territorio regionale, la preferenza accordata ai diversi settori produttivi, la ricomposizione dei nuclei familiari (soprattutto delle componenti di vecchio insediamento) e quindi la propensione seppur allinterno di processi con caratteri di contraddittoriet ad una pi estesa ed effettiva stabilizzazione nella societ regionale. Nellultimo quindicennio il Veneto stato interessato da uno sviluppo economico di particolare intensit, al punto che la domanda di lavoro scaturita complessivamente dal sistema produttivo ha determinato nel tempo un significativo effetto-attrattivo di componenti di manodopera straniera, anche sulla base delle caratteristiche strutturali del mercato del lavoro locale. Questi processi, nella loro espressione pi generale, hanno determinato un aumento di occupazioni proprie nella fascia secondaria del mercato del lavoro, cio di quelle occupazioni precarie, pericolose e poco pagate che la forza lavoro autoctona sovente rifiuta e che invece quella di origine straniera accetta o costretta ad accettare. A livello locale, invece, limportanza della funzione attrattiva della domanda di lavoro straniera, risultata molto pi accentuata; giacch essa ha riguardato anche un numero significativo di occupazioni nella fascia primaria del mercato del lavoro che scaturiscono dalla piccola e media impresa manifatturiera e dai servizi commerciali e turistici locali. E proprio questa domanda di lavoro che ha attratto flussi non solo provenienti dallestero ma anche da altre regioni italiane, facendo diventare il Veneto la terza regione italiana per numero di presenze (in base ai permessi

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di soggiorno) dopo la Lombardia e il Lazio. La progressiva crescita della presenza immigrata in questa regione appare piuttosto significativa: passa dalle 43.000 unit (circa) del 1992 alle 280.000 (circa) del 2005, registrando un aumento di circa sei volte superiore. Al contempo si registra anche una maggior distribuzione degli stranieri anche nelle altre regioni del Nordest; infatti, se consideriamo le regioni orientali nel loro insieme raggiungono circa un quarto dellintero ammontare nazionale (550.095 su 2.227.567 unit a livello nazionale). In presenza di un aumento complessivo della popolazione straniera nella Regione Veneto va segnalata lincidenza che riveste la componente femminile e quella minorile: esse, infatti, crescono regolarmente a partire dagli inizi degli anni Novanta; questa crescita pu essere interpretata anche come una conseguenza dellaumento dei permessi concessi per motivi familiari e ricongiungimenti e dunque interpretabili come indicatori di una progressiva stabilizzazione di media e lunga durata dellimmigrazione in Veneto. Aspetti che rimandano direttamente alla costituzione e ri-costituzione della famiglia nucleare e alla ulteriore complessificazione delle risposte istituzionali, oltre che regionali anche nazionali, finalizzate a favorire percorsi di inserimento socio-economico da un lato e scolastico-formativo dallaltro. Le nazionalit presenti e la durata di permanenza Il Veneto, pur rappresentando una struttura delle presenze straniere per nazionalit abbastanza simile a quella riscontrabile a livello nazionale, si caratterizza altres per alcune sue specificit collegate alle caratteristiche sociali del luogo. E il caso, ad esempio, della significativa presenza di cittadini del Ghana, la cui immigrazione legata storicamente ai canali preferenziali costruiti nel tempo dai missionari cattolici (in prevalenza, vicentini) che operavano e tuttora operano in quel paese. Si tratta di una presenza molto consistente se rapportata al totale complessivo della stessa collettivit riscontrabile a livello nazionale. Oppure quelle componenti arrivate con lapertura dei confini dei paesi orientali, soprattutto quelli che appartenevano allorbita di influenza dellex Unione sovietica (rumeni e ucraini) e dellex Jugoslavia (sloveni e montenegrini) e che si sono progressivamente stanziate sul territorio regionale. Considerando nel loro insieme le diverse nazionalit presenti sul territorio regionale, si assiste ad un processo che possiamo definire di deislamizzazione; nel senso che le componenti maggioritarie sono di gran

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lunga quelle provenienti dalle aree geografico-territoriali a tradizione cristiana che non quelle a tradizione mussulmana. Le une e le altre, inoltre, si caratterizzano per una diversa strategia insediativa: le prime (le componenti dellEst europeo) sono attratte dalla domanda proveniente dalla piccola impresa e si tratta quindi di lavoratori metalmeccanici, edili e dei servizi. Le seconde (soprattutto le componenti cinesi) sono attratte invece dalla possibilit di realizzare le loro imprese nellambito della ristorazione (nella sua accezione pi ampia) e dellartigianato (in particolare nella lavorazione della pelle o finta pelle), nonch del commercio di varia dimensione (soprattutto i gruppi marocchini e tunisini). Questi ultimi, in aggiunta, si distribuiscono anche nella piccola impresa manifatturiera e nel settore agricolo, non trascurando ledilizia e i servizi pi generici (pulizie, piccoli trasporti, eccetera). Il Veneto, nel suo complesso, attrae anche flussi di stranieri entrati (e regolarizzati) in altre Regioni, in particolare quelle meridionali. Cosicch, oltre ad essere meta di flussi di primo ingresso (cio provenienti direttamente dallestero), anche meta di flussi di secondo ingresso o a ingresso multiplo (provenienti da altre parti del territorio nazionale o da altri paesi europei). In sostanza il Veneto si caratterizza per la compresenza di flussi ed insediamenti di recente formazione e flussi di formazione pi anziana, con esperienze migratorie (ed adattive) di diversa configurazione qualitativa ed esperenziale. Per queste ultime componenti i processi di reimmigrazione nel Veneto, dopo essere soggiornati in altre aree geografiche, possono costituire, in ultima analisi, il momento pi alto di maturazione del loro percorso migratorio ed attivare, per tale ragione, strategie di insediamento di lungo periodo. Questo aspetto del fenomeno spiega, infatti, anche la rilevanza numerica delle componenti straniere pi anziane (dal punto di vista insediativi) che si sono stabilizzate nella regione. Nel 2000, infatti, su circa 1.341.000 presenze regolari a livello nazionale pi della met soggiornavano da oltre 5 anni (circa 670.000 unit); mentre poco pi di un quarto (circa 335.000) aveva unanzianit di presenza di oltre 10 anni. Il Veneto, anche tra le regioni settentrionali, supera seppur di poco tali percentuali, in quanto detiene la quota di stranieri con il pi alto numero di anni di residenza. Queste componenti pi stanziali e radicate, come accennato, sono affiancate da altre componenti immigrate che hanno, al contrario, un tasso di mobilit piuttosto alto e di converso un tasso di radicamento piuttosto basso; queste ultime

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tendono ad usufruire di lavori stagionali e di breve durata per poi ripartire (in patria o in altre regioni limitrofe). Tra questi gruppi si riscontrano non solo immigrati regolarmente soggiornanti (che entrano, ad esempio, mediante lopportunit offerta dal Decreto flussi annuale) ma anche immigrati in condizione di irregolarit per quanto concerne le certificazioni di soggiorno (ingressi turistici scaduti o permessi di transito inevasi). Una ulteriore distinzione, pur tuttavia, che si evince nei processi di insediamento territoriale, quella tra le nazionalit che trovano impiego nei comparti produttivi del settore primario, come le etnie africane e slave (che si caratterizzano, tra laltro, per una maggior dispersione territoriale) e quelle che trovano impiego nei servizi domestici ed assistenziali; soprattutto nelle grandi citt, come le donne rumene, moldave ed ucraine. Queste componenti, infatti, si concentrano particolarmente nellarea veneziana, veronese e vicentina, nonch padovana.

Linserimento lavorativo e il rallentamento congiunturale delle assunzioni Limmigrazione straniera in Veneto, dunque, continua ad essere prevalentemente immigrazione da lavoro e linserimento lavorativo rappresenta la dimensione fondamentale dei processi di stabilizzazione di questa popolazione. La modalit di inserimento nel mercato del lavoro pi seguita dagli immigrati nel Veneto quella del lavoro dipendente. Secondo i dati elaborati da Veneto Lavoro i lavoratori stranieri attualmente occupati (nel lavoro dipendente privato) sono circa 116.000 (su circa 1.200.000 occupati complessivi) secondo lo stock di fine anno (2003) e circa 167.000 secondo i dati di stock-flusso (tutti coloro che hanno lavorato a prescindere dalla durata del lavoro nel 2003). Questi dati, rispetto a quelli registrati nel 1998, sono quasi triplicati, portando il peso delle componenti straniere all11% dellintera forza lavoro del Veneto (stock-flusso) e al 9,5% considerando soltanto lo stock di fine anno. Gli aumenti si sono verificati ad un ritmo di circa 10.000 unit annue fino al 2002 per poi balzare alle circa 25/30.000 allanno a causa delle registrazioni avvenute con la precedente regolarizzazione (del 2002). Secondo Veneto Lavoro la differenza intercorrente tra l11 e il 9,5% sottende sia la maggior mobilit dei lavoratori stranieri e sia una maggior diffusione tra essi di lavori a carattere stagionale e a tempo determinato. Si pu afferma-

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re, sulla base di questi dati, che loccupazione regolare degli immigrati rappresenta lindicatore pi palese della crescente stabilizzazione delle componenti straniere sul territorio regionale; essi esprimono, altres, anche da questo punto di vista, un rilevante grado di maturazione degli insediamenti che rimanda, di conseguenza, ad una altrettanta maturazione della domanda sociale di integrazione. Occorre, pur tuttavia, evidenziare come le autorizzazioni al lavoro subordinato (dal 1999 al 2003) abbiano riguardato prevalentemente il settore agricolo, mentre gli altri due settori che registrano autorizzazioni di una certa significativit numerica sono rappresentati dal lavoro domestico e dai pubblici esercizi (in sostanza limpiego degli infermieri nei servizi socio-sanitari e cliniche private convenzionate con Enti pubblici, come le Ulss). Le autorizzazioni rilasciate registrano una riduzione continua, anche se si evidenzia una leggera ripresa solamente per il 2003-04. Questo sostanziale blocco delle autorizzazioni agli ingressi, che in questo periodo sono state limitate ai fabbisogni di lavoratori a tempo determinato per alcune esigenze stagionali dellagricoltura e del turismo, ha favorito, di converso, un aumento sostanziale della popolazione immigrata femminile (anche a causa dei ricongiungimenti familiari). La distribuzione complessiva degli occupati per settore consente di registrare la significativa rilevanza della presenza di lavoratori immigrati nei diversi comparti produttivi, che si evince dai dati dellInps. Questi dati confermano la rilevante presenza di lavoratori stranieri propriamente nel settore industriale, soprattutto il metalmeccanico; esso rappresenta il principale settore di inserimento lavorativo degli immigrati residenti in Veneto, seguito per numero di addetti dal settore delledilizia, del commercio e della ristorazione. Le costruzioni e la ristorazione rappresentano i due settori che ricorrono maggiormente ad assunzioni di lavoratori extracomunitari. Assunzioni pi modeste si registrano nei settori che si caratterizzano principalmente con richieste di lavoro stagionale, ad eccezione del settore agricolo. Si tratta storicamente di settori che impiegano principalmente manodopera straniera in modo informale. Le assunzioni dei lavoratori stranieri si sono attestate a partire dal 2000 sulle 20.000 unit, raggiungendo le 25.000 (circa) nel 2002 per arrivare alle circa 36.000 nel primo semestre del 2004. Dopo di che si registra una lieve tendenza al ribasso: nel secondo semestre

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2004 le assunzione flettono verso le 27.000 unit e nel primo semestre 2005 si attestano sulle 30.000. Questo andamento, comunque, fa pensare per dirla con Veneto Lavoro ad un rallentamento della crescita occupazionale dei lavoratori stranieri, soprattutto se si considera landamento degli ultimi due anni (secondo i dati proposti dallInail; anche se ci pu verosimilmente indicare anche una estensione delloccupazione sommersa). Per quanto riguarda le nazionalit si rileva che la maggioranza relativa degli immigrati occupati proviene dallEuropa dellEst, soprattutto di origine albanese ex - jugoslava e rumena. Risultano di poco inferiore le presenze in occupazione di immigrati provenienti dallAfrica, soprattutto marocchini, ghanesi e senegalesi. Infine, si rilevano le componenti asiatiche, in particolare quelle del Bangladesh, della Cina e dellIndia. Di scarso rilievo risultano le occupazioni dei lavoratori provenienti dallAmerica del Sud. Alcune componenti nazionali si concentrano specificamente in alcuni settori, mentre alcune altre appaiono maggiormente distribuite su pi settori. Tale distribuzione dipende molto spesso dalle strategie migratorie (a tempo breve o prolungato) e dalle tradizionali occupazioni ricoperte nei paesi di origine, nonch dalle esperienze pregresse.

Larticolazione del Rapporto Il presente rapporto articolato in quattro capitoli, oltre alla presente Introduzione redatta da Francesco Carchedi. Nel primo capitolo realizzato da Veronica Fincati - sono state analizzate le pi importanti caratteristiche socio-demografiche della popolazione immigrata e la sua distribuzione nella regione, nonch lincidenza che le componenti straniere hanno rispetto alla popolazione autoctona. Lanalisi ha posto in evidenza i cambiamenti sopravvenuti negli ultimi anni e - laddove stato possibile - anche quelli concernenti lultimo anno, in particolare per quanto riguarda la configurazione di genere dellintero panorama migratorio. Non secondaria lattenzione posta ai livelli di istruzione e alle forme di inserimento degli alunni stranieri nei diversi ordini scolastici, nonch ai diversi comportamenti scolastici che emergono tra gli alunni stranieri sulla base della rispettiva appartenenza di genere. Sulla base degli ultimi aggiornamenti, nel secondo capitolo, prodotto da Veneto Lavoro, sono stati analizzati i dati e le informazioni riguardanti le dinamiche concernenti il mercato del lavoro veneto in relazione alla pre-

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senza delle componenti straniere. Il capitolo affronta il rapporto intercorrente tra landamento delleconomica regionale, la carenza di manodopera autoctona e il riscorso formale (ingressi e soggiorni regolari) ed informale (ingressi e soggiorni irregolari) della forza lavoro straniera. Negli ultimi anni la manodopera straniera ha rappresentato circa il 20% della manodopera complessiva impiegata a livello regionale, caratterizzandosi come un fenomeno costantemente in crescita. Nellultimo, biennio, invece, tale crescita sembrerebbe affievolirsi e ridursi sensibilmente: sia per effetto del rallentamento produttivo che investe il sistema produttivo generale, sia per effetto di presenze straniere occupate nelleconomia sommersa e quindi non registrate formalmente. Nel terzo capitolo, redatto in parte da Nicola Barban (Cap. 3.1) e in parte da Veronica Fincati (Cap. 3.2), si focalizza lattenzione su alcuni aspetti dellinserimento sociale e della vita relazionale. Da una parte vengono analizzati i dati e le informazioni concernenti lingresso e la permanenza degli alunni stranieri nelle scuole presenti sul territorio regionale, nonch i loro successi e i loro insuccessi; dallaltra, gli aspetti concernenti la problematica dellalloggio, della salute e delle relazioni intra ed extra-comunitarie delle diverse componenti nazionali. In tal maniera il capitolo propone una lettura del livello di inserimento sociale che raggiungono gli stranieri e i nodi pi salienti che vi si frappongono nel favorirlo. Tematiche che correlano la dimensione lavorativa, la dimensione abitativa e la dimensione relazionale, formando un innesto inestricabile la cui diversa combinazione pu facilitare o rallentare qualsiasi percorso di integrazione. Con lobiettivo di compiere una lettura anche qualitativa che si integri con quella statistico-documentale della presenza degli stranieri nella regione, il quarto capitolo, redatto da Laura Lauzzana, poggia la sua attenzione su diversi aspetti della vita quotidiana dei migranti. Il capitolo prende in esame i rapporti tra il paese di origine e quello di insediamento (il territorio regionale) e le motivazioni che sottostanno alla scelta di emigrare e quelle che sottostanno alla scelta della meta migratoria; nonch gli aspetti concernenti la costruzione e ricostruzione dellidentit migrante (con le sue diverse sfaccettature), che proprio in virt dei processi di emigrazione (uscita dal paese di origine) e di immigrazione (ingresso nel paese di destinazione) col tempo, generalmente, si arricchisce di nuove acquisizioni, fino a diventare una identit multipla giacch contempla, simultaneamente, quella

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originaria e quella acquisita (e le interrelazioni che avvengono nel processo di ibridazione positiva). Conclude il Rapporto unappendice giuridica redatta da Marco Paggi che offre, attraverso delle schede di approfondimento, una guida allinterpretazione di alcuni concetti giuridici e a concetti di tipo statistico. Guida che ci apparso utile proporre per aiutare i lettori ad interpretare meglio tematiche di difficile comprensione.

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1. LA POPOLAZIONE STRANIERA. CARATTERISTICHE STRUTTURALI ED EVOLUZIONI RECENTI


di Veronica Fincati

1.1. La consistenza numerica, la nazionalit di provenienza e la distribuzione territoriale 1.1.1. La consistenza numerica e lincidenza
Livello nazionale e regionale Da ormai un ventennio lItalia passata da terra di emigrati ad una delle principali mete di destinazione dei flussi migratori internazionali che interessano lEuropa (quinto paese, dopo Germania, Francia, Regno Unito e Spagna). Lafflusso e linsediamento nel territorio nazionale dei cittadini stranieri confermano il carattere strutturale che limmigrazione ha acquisto negli ultimi anni. Agli inizi del 2005 risiedono in Italia circa 2,4 milioni di cittadini stranieri (attorno al 10% dei rispettivi 24 milioni presenti nellUE25). Lincidenza dei migranti stranieri sullintera popolazione residente, seppure ancora inferiore rispetto agli altri paesi europei di tradizionale immigrazione, divenuta sempre pi alta, raggiungendo il 4 per cento agli inizi del 2005. Gli immigrati che arrivano in Italia continuano ad indirizzarsi principalmente verso le zone industriali del Nord. Nel 2004 pi della met dei permessi di soggiorno stata rilasciata in questa area: quasi 1,3 milioni di unit di cui 550 mila (42%) nelle province del Nord Est. Gli stranieri sono attratti non solo dalla richiesta di manodopera delle piccole e medie imprese, ma anche dal richiamo di familiari e connazionali che si sono gi inseriti nel mercato locale. Rispetto ad altre regioni con una pi lunga tradizione di accoglienza dei flussi migratori, nelle regioni del Nord Est, di cui Veneto ed Emilia Romagna, si concentra un numero pi elevato di cittadini stranieri residenti (Tab.1).
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Tab. 1 Popolazione straniera residente nelle regioni italiane al 31.12.2004, composizione femminile, composizione minorile e incidenza sul totale della popolazione. Valori assoluti e percentuali.
Regione popolazione straniera % donne % minori Lombardia 594.279 46 22 Veneto 287.732 46 23 Emilia Romagna 257.161 48 23 Lazio 247.847 54 17 Piemonte 208.538 49 21 Toscana 193.608 50 21 Campania 85.773 56 13 Marche 81.890 49 23 Sicilia 69.679 48 21 Liguria 65.994 53 19 Friuli Venezia Giulia 58.915 48 20 Umbria 53.470 52 21 Trentino Alto Adige 49.608 49 22 Puglia 47.943 46 21 Abruzzo 38.582 53 20 Calabria 31.195 52 16 Sardegna 15.972 51 16 Basilicata 5.923 51 17 Valle D'Aosta 4.258 51 21 Molise 3.790 55 19 ITALIA 2.402.157 49 21 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat incidenza % 6,33 6,12 6,19 4,70 4,82 5,38 1,48 5,39 1,39 4,14 4,89 6,23 5,09 1,18 2,97 1,55 0,97 0,99 3,47 1,18 4,11

Le maggiori opportunit occupazionali e abitative consentono agli immigrati di trovare le condizioni essenziali per fissare la residenza in loco e poter cos richiamare i propri familiari in Italia. Queste motivazioni spiegano le ragioni per cui, dagli ultimi anni, il numero di residenti in Veneto risulta pi consistente rispetto a quello del Lazio. Nella regione laziale, meta delle prime migrazioni straniere in Italia, i rilasci dei permessi di soggiorno sono stati da sempre tra i pi numerosi (pi delle met di quelli in Veneto), ma il basso livello di inserimento e di stabilit sociale1 hanno favorito la strumentalizzazione dellarea come punto di snodo verso le regioni del Nord. In effetti, le due prime regioni in cui si concentra la quota pi alta degli stranieri residenti sul territorio nazionale sono rappresentate dalla Lombardia (con quasi un quarto del totale) e dal Veneto (con il 12%).

CNEL (2004). 26

La realt veneta: dimensioni e integrazione La dinamicit del sistema produttivo veneto attrae non solo i migranti delle altre regioni, ma anche le nuove correnti migratorie provenienti dai vicini paesi dellEst. Nellarco degli ultimi dieci anni la popolazione straniera si pi che quintuplicata, consentendo al fenomeno migratorio di diventare un elemento costitutivo della societ e delleconomia regionale. Secondo le ultime stime di Caritas\Migrantes2, alla fine del 2004 gli stranieri in Veneto risalirebbero a circa 287 mila soggiornanti (compresi i minori ed i nuovi ingressi). I titolari di permesso di soggiorno sono particolarmente aumentati a seguito dellultima grande regolarizzazione: circa 73mila unit in un anno di cui 58mila permessi concessi in base alle leggi 189 e 222 del 20023. Laumento della popolazione immigrata si riflette, di conseguenza, sulla crescita degli stranieri che si sono registrati come residenti e\o si sono iscritti al Sistema sanitario nazionale (SSN). Fig. 1 Popolazione straniera residente in Veneto, andamento tendenziale al 31 dicembre degli anni 1991-2004. Valori assoluti.
300.000 250.000 200.000 184.114 141.160 150.000 97.218 100.000 50.000 0 39.287 25.471
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

287.732 240.434

153.074 71.102 50.662 44.700 57.575 83.172 117.045

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Come si osserva dalla Fig.1, dai primi anni novanta landamento della componente residente delinea una curva ascendente con un sensibile rim2 3

Caritas\Migrantes (2005). Fonte: Istat.


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balzo dopo lultima regolarizzazione, fino a raggiungere un totale di circa 288 mila residenti agli inizi del 2005. Grazie al contributo degli immigrati regolarizzati e dei familiari ricongiunti, il numero effettivo di stranieri residenti evidenzia un significativo incremento: pi di 100 mila stranieri nel biennio 2003-2004. Nel considerare gli iscritti al SSN, i cittadini stranieri regolari presenti sul territorio si possono quantificare in 285 mila (dato al primo semestre 2005). Effetto dellultima regolarizzazione, laumento stato notevole anche tra gli iscritti al Servizio sanitario nazionale: pi di 80 mila nellultimo biennio. Dal confronto tra le diverse popolazioni di riferimento (titolari di permesso di soggiorno, residenti, iscritti al SSN) emerge non solo una conferma della dimensione dei cittadini stranieri regolari, ma anche un segnale della partecipazione dei migranti alla societ locale. Le registrazioni alle anagrafi comunali dimostrano la propensione dei migranti, quantomeno formale, alla stabilizzazione sul territorio. Daltro canto, le iscrizioni al Servizio sanitario nazionale esprimono la necessit di tutela e la ricerca di un inserimento pi allargato a tutte le sfere della vita sociale. Tab. 2 Popolazione straniera soggiornante e residente nella regione Veneto negli anni 2003 e 2004. Composizione minorile, variazione annuale. Valori assoluti e percentuali
cittadini stranieri Stranieri regolarmente presenti (a) Stranieri con permesso di soggiorno Stranieri iscritti in anagrafe comunale (dato al 1 gennaio) Stranieri iscritti in anagrafe sanitaria (al primo semestre) -di cui minorenni (b) -% minorenni su stranieri residenti 2003 totale 190.355 153.524 184.114 200.416 44.564 24,2 2004 totale 271.248 225.994 240.434 240.433 53.776 22,4 2003-2004 variazione % 42 47 31 20 21

-% stranieri in anagrafe comunale su presenti 96,7 88,6 (a) Dato stimato ottenuto dalla somma degli stranieri maggiorenni con permesso di soggiorno e degli stranieri minorenni iscritti in anagrafe (b) Il dato sui minorenni stato stimato al 1 gennaio 2003 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati ISTAT, Ministero degli Interni, Anagrafe Sanitaria Regione Veneto.

Come si pu desumere dalla Tab.2, la maggior parte degli stranieri regolarmente presenti risulta anche iscritta nei registri della popolazione residente e degli utenti del Servizio sanitario nazionale. La propensione ad un maggior inserimento nella societ locale indica lavvio di un processo
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dintegrazione ed anche un indizio di quanto effettivamente la presenza degli stranieri sia una componente sempre pi consistente della popolazione in Veneto. Dopo aver raddoppiato la loro incidenza nellarco degli ultimi quattro anni, gli stranieri rappresentano, agli inizi del 2005, il 6% di tutti i residenti in regione. La proporzione di cittadini stranieri sul totale delle iscrizioni anagrafiche registrate nel corso di ogni anno , infatti, sempre pi alta. Alla fine del 2004 gli stranieri raggiungono quasi il 35% di tutte le iscrizioni effettuate in anagrafe (82mila di 238mila iscrizioni). Dato che linserimento degli immigrati nella societ piuttosto recente, si riscontra, tra laltro, una loro maggior mobilit sul territorio in cerca di migliori condizioni sociolavorative. In genere le iscrizioni riguardano trasferimenti dallestero (pi della met) o in altri comuni italiani (un terzo), nonch iscrizioni per nascita (8 per cento). Le cancellazioni dai registri (poco meno della met delle iscrizioni), evidenziano, invece, un forte movimento allinterno dei confini nazionali (70% del totale) e, solo una minima parte, di trasferimenti allestero (6 per cento).

Livello provinciale e comunale Successivamente allultima regolarizzazione, laumento degli immigrati ha determinato una rilevante crescita della popolazione straniera in tutti i contesti provinciali. Agli inizi del 2005 si possono ancora individuare tre poli territoriali, formati da Vicenza, Treviso e Verona, in cui la quota degli stranieri particolarmente numerosa, sui 65-60 mila residenti. Nelle altre realt territoriali la densit della popolazione immigrata notevolmente inferiore rispetto alle precedenti province. Nelle aree di Padova e Venezia gli stranieri si possono quantificare sui 45-35 mila residenti; mentre nei territori di Belluno e Rovigo gli stranieri non superano i 9 mila residenti (Tab.3). Nellultimo biennio si sono accentuate alcune tendenze riguardanti, da una parte, il particolare aumento dei soggiornanti in alcune province quali Padova, Venezia, Rovigo e Belluno; e, dallaltra, una pi accentuata crescita della componente residente nelle province di Treviso, Vicenza e Verona. Dopo lultima regolarizzazione, nei territori di Padova e Venezia si sono registrati i tassi di crescita pi alti della regione. Grazie alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri (in azienda e in famiglia) i soggiornanti nella provincia di Padova sono pi che raddoppiati: pi di 17 mila permessi nellarco di un anno (2003-2004) di cui, la maggior parte, concessi in base

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allultima regolarizzazione (quasi 13 mila permessi). Lincremento registratosi nellultimo biennio ha accentuato la consistenza degli stranieri presenti nella provincia, riducendo cos la distanza che separa Padova dai territori con maggior numero di stranieri (Tab.3 e Fig.2). Tab. 3 Popolazione straniera per provincia di residenza al 31.12.2004. Composizione femminile, composizione minorile e incidenza sulla popolazione. Valori assoluti e percentuali
Provincia Vicenza Treviso Verona Padova Venezia Belluno Rovigo totale 65.667 65.546 58.726 46.060 34.506 8.676 8.551 uomini 36.898 36.856 31.928 24.181 17.550 4.145 4.460 donne % donne 28.769 28.690 26.798 21.879 16.956 4.531 4.091 44 44 46 48 49 52 48 % minori 24 24 23 22 20 22 23 23 incidenza % 8 8 7 5 4 4 3 6

Veneto 287.732 156.018 131.714 46 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Nella provincia di Venezia stata rilasciata una delle quote pi alte di permessi di soggiorno dopo la regolarizzazione, pari a pi di 13 mila unit. Lincremento dei titolari di permesso di soggiorno ha riguardato essenzialmente lemersione delle assistenti familiari e dei lavoratori nelle aziende, provocando cos una forte crescita complessiva dei migranti presenti nella provincia. Nellarco di quattro anni i soggiornanti ed i residenti sono pi che raddoppiati (Fig.2). Come accennato in precedenza, dal confronto dei titolari di permesso di soggiorno con gli stranieri residenti, emerge un aumento pi incisivo dei secondi nelle province in cui la dimensione della popolazione immigrata pi consistente. Tuttavia, nel caso di Treviso, dove limmigrazione pi recente rispetto a Vicenza e Verona, lemersione di lavoratori stranieri (11 mila regolarizzati), impiegati soprattutto nelle piccole e medie imprese, ha sensibilmente contribuito alla crescita sia dei soggiornanti che dei residenti. In effetti, nellarco di un anno, il numero di permessi di soggiorno rilasciati nel trevigiano (circa 17 mila) ha superato abbondantemente i permessi concessi nel vicentino e nel veronese, da sempre pi numerosi. Contemporaneamente, lavviarsi delle catene migratorie e il conseguente consolidamento dei nuclei familiari hanno favorito fortemente la componente residente degli stranieri nel trevigiano, pari e superiore rispettivamente a quella di Vicenza e Verona (Fig.2).
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Fig. 2 Popolazione straniera residente nelle province del Veneto. Serie storica anni 1994-2004.
70.000 Vicenza Treviso Verona 60.000 Padova Venezia 50.000 Belluno Rovigo 40.000

30.000

20.000

10.000

0 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati ISTAT e Ministero degli Interni

I processi di stabilizzazione e inserimento dei migranti gi insediati sul territorio hanno determinato negli ultimi anni lo sviluppo dellimmigrazione nella provincia di Vicenza. Dopo lultima regolarizzazione, il tasso di crescita dei permessi di soggiorno stato, infatti, tra quelli pi bassi della regione (8 mila permessi dopo il 2002); mentre laumento tra i residenti stato pi sostenuto (pi di 21 mila stranieri nellultimo biennio). Daltro canto, nella provincia di Verona stata presentata la quota pi alta di istanze di regolarizzazione (circa 12 mila). Nel veronese, tuttavia, lincremento della popolazione presenta in generale un trend pi contenuto rispetto agli altri territori. Probabilmente per via di una forte presenza di lavoratori stagionali, laumento complessivo dei permessi di soggiorno stato anche tra quelli pi bassi. Nello stesso modo, lincremento dei residenti stato pi marcato dopo la regolarizzazione (17 mila residenti nellultimo biennio), ma risultato meno sostenuto rispetto ad altre province (Fig.2). A livello comunale, i capoluoghi delle province del Veneto detengono ancora la presenza pi numerosa di immigrati. In particolare, nel comune veronese risiedono 21 mila stranieri, seguito dalla citt padovana con altri 16 mila residenti. Nei comuni di Venezia e Vicenza gli stranieri raggiungono dimensioni simili, con quote tra i 12 e 13 mila residenti; mentre nella

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citt di Treviso risiedono circa 7 mila stranieri. Laumento dei migranti nei precedenti capoluoghi stato pi elevato a seguito dellultima regolarizzazione. Tuttavia, laumento di stranieri nei contesti urbani, grazie allemersione dei lavoratori, impiegati soprattutto in citt (servizi e costruzioni), stato pi sostenuto nei comuni di Venezia, Belluno e Rovigo. In effetti, in queste citt i residenti sono pi che raddoppiati nel periodo 20002004. Negli ultimi anni lincidenza sul totale regionale della maggior parte dei principali centri urbani diminuita a favore di un aumento capillare degli stranieri nelle aree periferiche. Come si osserva dalla Tab.4, i primi cinque comuni non capoluogo detengono una popolazione straniera che oscilla tra i 3 mila ed i 4 mila residenti. Queste circoscrizioni sono, infatti, importanti sedi industriali appartenenti principalmente allarea del vicentino (quali Arzignano e Schio), seguita da quella del trevigiano (quali Conegliano e Castelfranco Veneto). Dei comuni periferici si pu segnalare laumento particolare degli stranieri nelle localit di San Don di Piave e di Mira. Nellarco degli ultimi quattro anni i residenti stranieri di questi comuni della provincia veneziana sono quasi triplicati. Gli stranieri rappresentano una parte importante delle dimensioni demografiche delle diverse realt territoriali della regione (Tab.3). La loro incidenza cresce a ritmi sostenuti sia nelle citt sia nei comuni di piccole dimensioni dove il ricambio della popolazione in gran parte determinato dagli stranieri. Nei capoluoghi di Vicenza, Treviso e Verona ogni cento residenti 11, 9 e 8 rispettivamente sono stranieri. Ciononostante, il peso dei residenti pi marcato nei comuni della prima e seconda cintura urbana, in genere sedi o localit limitrofe del posto di lavoro. In effetti, dei comuni periferici con pi di 10 mila abitanti, il rapporto tra stranieri e popolazione totale pi incisivo nelle circoscrizioni delle province di Vicenza e di Treviso. In particolare, nei comuni di Arzignano, Lonigo e Pieve di Soligo, i residenti stranieri rappresentano tra il 16 e il 13 per cento dellintera popolazione residente.

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Tab. 4 Popolazione straniera per comuni di residenza al 31.12.2004, uomini, donne, composizione femminile, composizione minorile, percentuale cumulata. Valori assoluti e percentuali
Comune 1 Verona 2 Padova 3 Venezia 4 Vicenza 5 Treviso 6 Arzignano 7 Schio 8 Conegliano 9 Bassano del Grappa 10 Montecchio maggiore 11 Castelfranco Veneto 12 Valdagno 13 Montebelluna 14 San Bonifacio 15 San Don di Piave 16 Vittorio Veneto 17 Lonigo 18 Thiene 19 Rovigo 20 Villafranca di Verona 21 Oderzo 22 Pieve di Soligo 23 Chiampo 24 Bussolengo 25 Belluno 26 Mira 27 Iesolo 28 Susegana 29 Mogliano Veneto 30 Paese Primi 30 Altri (551) totale 21.140 16.281 13.008 12.138 7.201 3.904 3.365 3.170 3.132 2.778 2.383 2.306 2.276 2.159 2.110 2.080 2.031 1.976 1.890 1.610 1.602 1.549 1.434 1.392 1.314 1.309 1.304 1.299 1.283 1.245 120.669 167.020 uomini 10.014 8.078 6.590 5.582 3.393 1.482 1.468 1.481 1.506 1.090 1.042 990 1.036 865 985 994 815 846 993 773 714 654 529 670 787 636 620 534 622 549 56.338 99.680 donne % donne 21.140 16.281 13.008 12.138 7.201 3.904 3.365 3.170 3.132 2.778 2.383 2.306 2.276 2.159 2.110 2.080 2.031 1.976 1.890 1.610 1.602 1.549 1.434 1.392 1.314 1.309 1.304 1.299 1.283 1.245 120.669 11.045 47 50 51 46 47 38 44 47 48 39 44 43 46 40 47 48 40 43 53 48 45 42 37 48 60 49 48 41 48 44 47 45 % minori % cumulata 19 19 18 22 20 23 23 21 25 22 23 25 24 25 19 24 25 23 19 24 22 26 24 21 19 21 13 25 20 25 21 24 24 7 13 18 22 24 26 27 28 29 30 31 32 32 33 34 35 35 36 37 37 38 38 39 39 40 40 41 41 42 42 42 58 100

Totale (581) 287.689 156.018 131.714 49 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

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1.1.2. Le nazionalit di provenienza


Le aree geografiche: andamento e trasformazioni La pluralit delle collettivit straniere presenti in regione rispecchia lampio ventaglio di culture, lingue, usi e costumi con cui convivono gli abitanti del Veneto, dai piccoli comuni ai dinamici capoluoghi di provincia. Gli immigrati provenienti da paesi a forte pressione migratoria (Pfpm) continuano a rappresentare la stragrande maggioranza degli stranieri in regione. I migranti dei Pfpm, esclusi i neocomunitari, sono passati da 138 mila nel 2001 (90% del totale) a 271 mila nel 2005 (94% del totale). Come si osserva dalla Tab.5, la popolazione straniera residente formata da cittadini europei (153mila), africani (81mila), asiatici (45mila) e americani (14mila). Dallarrivo dei primi immigrati, la diversificazione dei paesi di provenienza ha cambiato la fisionomia della popolazione straniera soggiornante oggi in regione. La consistente immigrazione europea originaria dai paesi non UE e, negli ultimissimi anni, laccrescersi delle comunit asiatiche hanno ridotto la significativa e tradizionale incidenza degli immigranti africani sullintera popolazione straniera. Nellultimo triennio i cittadini dellEuropa dellEst sono pi che duplicati, registrandosi, infatti, sensibili tassi dincremento dopo lultima regolarizzazione: 48mila nuovi permessi di soggiorno in un anno (inclusi i paesi neocomunitari). Nellimmediato, la componente residente ha cominciato ad assorbire gli stranieri regolarizzati ed i nuovi ingressi per ricongiungimento familiare, aumentando sensibilmente in solo due anni. Cos, nel 2005 limmigrazione originaria dallEuropa centro-orientale costituisce la principale area di cittadinanza degli stranieri residenti (133mila cittadini, 45% del totale); essendo in presenza, quindi, di un processo di europeizzazione dellimmigrazione di origine straniera. Contemporaneamente al crescente andamento dei migranti europei, i cittadini dorigine asiatica ricevono dallultima regolarizzazione un rilevante impulso nel loro trend di crescita (pi di 10mila permessi di soggiorno in un anno). Laumento della componente residente stata anche importante: negli ultimi tre anni i migranti asiatici sono pi che raddoppiati, passando da 20mila a 45mila. In concomitanza con questo andamento positivo dellimmigrazione europea ed asiatica, il rilascio di permessi di soggiorno a migranti africani stato pi contenuto.

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Tab. 5 Popolazione straniera residente in Veneto per area geografica di cittadinanza e genere al 31.12.2004. Percentuale femminile e distribuzione percentuale. Valori assoluti e percentuali
Area geografica di cittadinanza EUROPA Unione Europea 25 Europa centro-orientale Altri paesi europei AFRICA Africa settentrionale Africa Sub-Sahariana** Africa centro-meridionale ASIA Asia occidentale Asia centro-meridionale Asia orientale AMERICA America settentrionale America centro-meridionale OCEANIA APOLIDI Pfpm Psa Totale 587 4.361 62 21 149.754 6.264 156.018 565 8.466 89 22 121.601 10.113 131.714 1.152 12.827 151 43 271.355 16.377 287.732 49 66 59 51 45 62 46 0,4 4,5 0,1 0,0 94,3 5,7 100,0 1.028 16.063 9.399 566 8.667 9.372 1.594 24.730 18.771 36 35 50 0,6 8,6 6,5 30.297 19.304 869 17.867 11.728 707 48.164 31.032 1.576 37 38 45 16,7 10,8 0,5 5.215 68.599 213 8.911 64.513 241 14.126 133.112 454 63 48 53 4,9 46,3 0,2 uomini donne totale % donne distribuzione %

(**) Africa Sub-Sahariana comprende Africa Orientale e Africa Occidentale Pfpm (Paesi a forte pressione migratoria); Psa (Paesi a sviluppo avanzato). Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Nel caso dei cittadini dellarea sub-sahariana si osserva una maggior flessione del loro peso percentuale sul totale degli stranieri, dovuto anche ad una leggera diminuzione dei permessi di soggiorno nel biennio 20012002. In ogni modo, con lemersione dei lavoratori irregolari, la presenza dei cittadini africani ha ripreso un trend di crescita pi consistente, riuscendo a mantenere nel 2005 un peso quasi pari alla terza parte della popolazione straniera (81mila residenti, 28% del totale). Unaltra inversione di tendenza, che si registra in regione rispetto alle prime migrazioni internazionali, riguarda gli stranieri provenienti dal continente americano. Dopo la regolarizzazione del 2002, i permessi di soggiorno rilasciati agli americani del Nord sono leggermente diminuiti. Contra35

riamente, le diverse crisi economiche dellAmerica latina hanno attirato in Veneto, da una parte, lavoratori stranieri dei paesi centro meridionali; e, dallaltra, discendenti ditaliani e loro familiari che hanno fatto ritorno alla terra dorigine dei propri genitori ed antenati. Nellultimo triennio i cittadini dellAmerica latina sono passati da 8mila a 13mila residenti.

Le principali comunit straniere Le svariate provenienze degli immigrati presenti in regione possono ricondursi a pi di un centinaio di nazionalit (centosettanta sono le cittadinanze emerse dai registri anagrafici comunali). In base alle aree geografiche si riscontra, inoltre, una maggior o minor frammentazione dei paesi di cittadinanza. Tra gli stranieri residenti sono rappresentati ben trenta stati dellAmerica centro-meridionale, venticinque dellAfrica sub-sahariana e altri venticinque tra lAsia centro-meridionale e quella orientale. Questa forte diversificazione culturale non riscontra tuttavia un alto grado di rappresentativit: pi della met dei migranti residenti appartiene ad uno dei primi dieci gruppi nazionali (191mila residenti, 66% del totale). Tra questi ultimi si osserva, inoltre, una pi consistente e omogenea presenza di paesi dellEuropa dellEst (cinque), contrastati da un insieme di altri cinque stati appartenenti a diverse aree geografiche del continente africano ed asiatico. Il quadro delle prime nazionalit ancora rappresentato da una frammentata provenienza continentale, nonostante la pi numerosa presenza di paesi dellEst. Come si osserva dalla Tab.6, i cittadini marocchini, romeni, albanesi (con 40-30mila residenti), seguiti dai serbi-montenegrini, cinesi e macedoni (con 18-13mila residenti) rappresentano pi delle met degli stranieri residenti e si collocano tra i primi sei gruppi nazionali. Cos come i recenti flussi migratori stanno modificando il panorama delle aree geografiche di provenienza, lammontare di migranti delle nuove comunit sta superando la quota di stranieri delle collettivit di pi lunga tradizione in Veneto. Come accennato in precedenza, si tratta principalmente di una nuova immigrazione proveniente dai paesi dellEuropa centroorientale, in genere confinanti (Romania) o appartenenti (Moldavia, Ucraina) allex-Urss. Tra questi gruppi stranieri pi recenti si collocano anche, seppur con tassi dincremento pi contenuti, i migranti asiatici provenienti dallarea centro meridionale (Bangladesh) e orientale (Cina). Nel caso delle comunit pi sfavorite si possono segnalare, da una parte, le prime migrazioni dellEst provenienti dai Balcani (tra cui Albania, ex-Jugoslavia,

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Bosnia-Erzegovina, Croazia); e dallaltra, le prime collettivit immigrate originarie dellAfrica sub-sahariana (Ghana, Nigeria, Senegal) e, in minor misura, dellarea settentrionale (Marocco). Tab. 6 Popolazione straniera residente in Veneto per paese di cittadinanza e genere al 31.12.2004. Valori assoluti, composizione femminile e distribuzione percentuale.
Cittadinanza 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 uomini donne totale % donne distribuzione % 14,0 12,7 10,7 6,5 4,9 4,5 3,8 3,4 3,2 2,7 2,6 2,6 2,4 2,4 2,3 2,2 1,7 1,3 1,2 1,0 0,8 0,8 0,7 0,6 0,6 0,6 0,5 0,5 0,5 0,4 92 8 100 Marocco 24.847 15.514 40.361 38 Romania 19.439 17.120 36.559 47 Albania 17.339 13.305 30.644 43 Serbia e Montenegro 10.776 7.871 18.647 42 Cina 7.605 6.458 14.063 46 Macedonia 7.672 5.242 12.914 41 Moldova 3.545 7.281 10.826 67 Ghana 5.826 4.085 9.911 41 Bangladesh 6.364 2.737 9.101 30 Nigeria 4.129 3.737 7.866 48 India 4.934 2.571 7.505 34 Ucraina 947 6.415 7.362 87 Bosnia-Erzegovina 4.236 2.668 6.904 39 Senegal 5.549 1.284 6.833 19 Sri Lanka 3.735 2.836 6.571 43 Croazia 3.623 2.837 6.460 44 Tunisia 3.353 1.610 4.963 32 Filippine 1.528 2.084 3.612 58 Brasile 1.303 2.215 3.518 63 Polonia 959 1.886 2.845 66 Germania 981 1.460 2.441 60 Algeria 1.643 568 2.211 26 Colombia 594 1.350 1.944 69 Burkina Faso 1.264 527 1.791 29 Costa d'Avorio 982 802 1.784 45 Rep. Dominicana 465 1.128 1.593 71 Regno Unito 659 790 1.449 55 Francia 525 905 1.430 63 Pakistan 974 443 1.417 31 Russia 294 990 1.284 77 Primi 30 146.090 118.719 264.809 45 Altri (141) 9.928 12.995 22.880 57 Totale (171) 156.018 131.714 287.689 49 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat % cumulata 14 27 37 44 49 53 57 60 64 66 69 72 74 76 79 81 83 84 85 86 87 88 88 89 90 90 91 91 92 92 92 100

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Lincremento delle nuove comunit I migranti romeni rappresentano la seconda nazionalit pi numerosa degli stranieri residenti in regione (17mila residenti, 13% del totale). Negli ultimi quattro anni, grazie al particolare aumento registratosi a seguito dellultima regolarizzazione, i residenti romeni sono pi che quadruplicati. Come si osserva dalla Fig.3, i residenti hanno raggiunto nellultimo biennio una consistenza simile a quella dei cittadini marocchini (da anni prima collettivit straniera). I nuovi ingressi hanno determinato una forte crescita dei permessi di soggiorno, aumentati in modo tale da rappresentare lo stock pi numeroso agli inizi del 2004 (nellarco di un anno i permessi sono passati da 13mila a 29mila). Altri due paesi dellEst di pi recente immigrazione dopo la Romania, quali Moldavia e Ucraina, hanno presentato il numero pi alto di istanze di regolarizzazione. Lincremento di queste due comunit, emerse in occasione dellultima regolarizzazione, stato quello pi alto in assoluto. Nellarco di un anno, infatti, i permessi di soggiorno sono passati da 1.700 a 10mila (Moldavia) e da mille a 8mila (Ucraina). Daltro canto, la popolazione residente ha assorbito gli effetti di questo aumento con una quota di stranieri altrettanto numerosa: nellarco di tre anni i residenti moldavi e ucraini sono aumentati di dieci volte (Fig.4). Cos, entrambe le comunit, tra le nazionalit meno consistenti due anni addietro, si collocano agli inizi del 2005 tra i primi quindici gruppi nazionali: al sesto posto la Moldavia e alla dodicesima posizione lUcraina (Tab.6). I migranti asiatici originari della Cina e del Bangladesh rappresentano altre due comunit fortemente cresciute dopo la regolarizzazione. Questi gruppi nazionali, a differenza delle precedenti collettivit dellEst, sono da pi tempo presenti sul territorio. In effetti, la loro crescita risulta pi marcata tra i residenti, mentre il trend dei permessi di soggiorno si dimostra pi contenuto. Nel biennio successivo alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri, e in special modo alla fine del 2003, i cittadini cinesi registrati nelle anagrafi comunali sono pi che raddoppiati (da 5mila a 14mila residenti). Tra laltro, la comunit cinese presenta la peculiarit di mantenere la stessa posizione (quinta nazionalit) e lo stesso peso percentuale (circa il 5 per cento del totale) evidenziati quattro anni addietro. Contrariamente, laumento dei migranti del Bangladesh ha fatto s che questa comunit passasse, nella graduatoria della popolazione straniera residente, dalla quattordicesima (2001) alla nona posizione (2004). In questo stesso periodo, in-

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fatti, i residenti sono triplicati (da 3mila a 9mila); mentre lincremento dei permessi di soggiorno, seppur con un aumento pi accentuato dopo il 2002, stato pi contenuto (Fig.3). Fig. 3 Stranieri residenti in Veneto dei seguenti paesi di cittadinanza: Marocco, Romania, Albania, Serbia-Montenegro, Cina. Serie storica 2001-2004. Valori assoluti
45.000 40.000 35.000 30.000
25.406

Marocco Romania Albania

25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 2001 2003 2004


16.917 14.109 11.346 5.155

Serbia Montenegro Cina

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Fig. 4 Stranieri residenti in Veneto dei seguenti paesi di cittadinanza: Macedonia, Moldova, Ghana, Bangladesh, Nigeria. Serie storica 20012004. Valori assoluti
14.000 Macedonia 12.000 10.000 8.000
7.127

Moldova Ghana Bangladesh Nigeria

6.000 4.000 2.000 0

4.922 4.198 3.097 1.012

2001

2003

2004

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

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Landamento delle comunit tradizionali La crescita post-regolarizzazione delle precedenti comunit ha limitato gli effetti dellaumento o della ripresa numerica di altri gruppi nazionali da pi tempo presenti in regione. Landamento dei permessi di soggiorno rilasciati ai cittadini marocchini ha ripreso tassi di crescita pi consistenti dopo il 2002 e, in particolare, dopo la regolarizzazione di circa 5mila lavoratori. Il maggior inserimento dei migranti gi presenti in regione, le nuove nascite ed i costanti ricongiungimenti familiari hanno consentito, invece, un aumento pi marcato da parte dei residenti, passati da 25mila a 45mila nel periodo 2001-2004. Tra i residenti albanesi e serbi-montenegrini (ex-Jugoslavia), invece, il trend di crescita stato piuttosto contenuto fino ad una ripresa in occasione dellultima regolarizzazione. Nel caso della comunit albanese, i residenti sono passati da 17mila a circa 31mila (2001-2004), riuscendo cos a mantenersi tra le prime tre nazionalit pi numerose (Fig.3). Per quel che riguarda i cittadini della Serbia e Montenegro, questa comunit aveva segnato una leggera flessione nel periodo 2001-2002, ma, grazie allultima regolarizzazione, la collettivit ha ripreso un trend positivo (+4.500 residenti negli ultimi tre anni). Tuttavia, se da una parte la collettivit riuscita a mantenersi come la quarta nazionalit, dallaltra parte, i tassi dincremento sono stati tra quelli pi bassi. Cos, con circa 19mila residenti agli inizi del 2005, la comunit della Serbia e Montenegro rimane sempre pi distante dalla terza nazionalit (i residenti albanesi). Contrariamente ai migranti dellEst, i cittadini nigeriani e ghanesi vengono scavalcati dalle nuove comunit. La loro posizione tra i principali gruppi nazionali e, soprattutto, il loro peso percentuale sono sensibilmente diminuiti negli ultimi quattro anni. Dopo lultima regolarizzazione, queste comunit hanno invertito la flessione registrata nel biennio 2001-20024, evidenziando un aumento di circa 2mila e 3mila residenti. Nonostante questa ripresa, il peso dei residenti ghanesi sul totale della popolazione straniera passato dal 6 al 3 per cento, uniformandosi a quello dei cittadini nigeriani (attorno al tre per cento del totale dal 2001).

In questo periodo si verificato una ristrutturazione dellarchivio del Ministero dellInterno che ha implicato leliminazione di permessi di soggiorno doppi e di quelli scaduti, ma anche il mancato rinnovo di permessi di lavoro (Caritas\Migrantes, 2002). 40

1.1.3. La distribuzione territoriale


La distribuzione provinciale in base alle residenze La distribuzione degli stranieri residenti in regione rispecchia un modello di insediamento sul territorio basato sullindustria diffusa, tipica delle piccole e medie imprese che caratterizzano il sistema produttivo del Veneto. I migranti e le loro famiglie si concentrano nei contesti territoriali che offrono maggiori opportunit occupazionali, ma si tratta anche di insediamenti in gran parte condizionati dalle possibilit di reperire un alloggio idoneo. Come accennato in precedenza, gli stranieri tendono a distribuirsi prevalentemente nei comuni di provincia, a sfavore delle citt capoluogo. Negli ultimi quattro anni la quota di stranieri residenti nei comuni periferici si raddoppiata, mentre la loro incidenza passata dal 73% al 75% del totale regionale. Per quel che riguarda i contesti provinciali, la maggior parte della popolazione immigrata si distribuisce ancora nelle zone del triangolo produttivo formato da Treviso, Vicenza e Verona che nellinsieme raggiungono 190mila stranieri, il 66% del totale regionale. In queste province, inoltre, si evidenziano maggiori addensamenti nelle circoscrizioni che fanno capo o sono vicine ai distretti industriali (Fig.5). Per ragioni lavorative o abitative si riscontrano, infatti, forti concentrazioni di stranieri residenti nei comuni dei distretti della concia (Vicenza), del marmo (Verona) e del legno mobilio (Treviso). Larrivo di nuove correnti migratorie e la richiesta di altre figure lavorative hanno favorito lallargamento della popolazione straniera ad altri contesti provinciali, di cui in particolare le zone di Padova e Venezia (81 mila cittadini, 28% del totale). Entro questi confini provinciali si riscontrano forti addensamenti nei capoluoghi che, come si gi visto, sono stati in gran parte determinati dallaumento di stranieri nei settori lavorativi in genere svolti in citt. Inoltre, lincremento dei gruppi stranieri residenti in queste province stato pi marcato rispetto a Verona ed a Vicenza, acquisendo cos un maggior peso sul totale regionale, a svantaggio delle precedenti province. Diversamente, limmigrazione straniera nelle province di Belluno e Rovigo si contraddistingue per la bassa incidenza sul territorio regionale. In questi contesti territoriali, pur essendosi registrato un aumento importante negli ultimi anni, la quota di residenti corrisponde complessivamente al 6% del totale (circa 17 mila residenti).

41

Fig. 5 Popolazione straniera residente in Veneto al 31.12.2004

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

42

Le concentrazioni territoriali delle principali comunit In base alla nazionalit dei migranti si osserva una diversa distribuzione della popolazione straniera sul territorio regionale. Alcune comunit presentano particolari addensamenti in determinati contesti provinciali (Serbia e Montenegro e Romania); altre collettivit, invece, sono pi diffuse su tutto il territorio regionale (Marocco, Albania e Cina). Le ragioni di una differente distribuzione secondo la comunit di appartenenza possono riallacciarsi a motivi occupazionali, ma anche alleffetto delle catene migratorie familiari-parentali. La maggior occupazione lavorativa in determinati settori e il conseguente insediamento territoriale sono in gran parte condizionati dallattivo ruolo svolto dalle reti tra connazionali nel conseguimento di un lavoro5 e nel reperimento di un alloggio. I cittadini serbi-montenegrini rappresentano lesempio pi evidente di una pi accentuata concentrazione in una determinata area della regione. La comunit ex-Jugoslava si stabilita principalmente nel territorio vicentino dove risiede pi della met dei cittadini originari della Serbia e Montenegro (10mila residenti, 55% della propria comunit). Linserimento nellindustria in generale e nelle costruzioni in particolare caratterizza gran parte del radicamento della collettivit nei territori pi produttivi della regione. Una seconda zona a maggior addensamento formata, infatti, da Verona e Treviso (pi di 5mila residenti, quasi il 30% dei serbi-montenegrini). Negli ultimi anni per la flessione di questa comunit nella provincia di Verona, in concomitanza allaumento dei serbi-montenegrini residenti nel vicentino (dopo la regolarizzazione), ha ulteriormente favorito lincidenza di questi ultimi sul totale regionale. Meno concentrata in poche province risulta essere la comunit romena, in parte condizionata da un suo maggior inserimento occupazionale nelle costruzioni, nellindustria e nellassistenza familiare. In ogni modo, si registra una pi accentuata presenza di romeni nella provincia di Padova, in particolare nellarea industriale del territorio (11 mila residenti, 30% della comunit romena)6. Unaltra zona significativa formata dalle province di Treviso e Verona, dove, complessivamente, risiede laltro 45% della comunit (attorno a 8mila residenti in ogni provincia).
5 6

Ghiotto M.C. (2004). La presenza della comunit romena ha inoltre facilitato linsediamento nello stesso territorio padovano della pi recente collettivit moldava (Mazzacurati, 2005). Agli inizi del 2005, il 34% dei residenti moldavi si concentra in questa provincia (circa 4mila stranieri, di cui la maggior parte donne).

43

Fig.6 Cittadini marocchini residenti in Veneto al 31.12.2004.

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

44

Negli altri territori nei quali i residenti romeni sono meno numerosi (Vicenza, Rovigo e Belluno) la loro presenza risulta in gran parte correlata al lavoro delle donne nel settore dellassistenza familiare. Contrariamente alle precedenti collettivit, la distribuzione dei residenti marocchini, da pi tempo presenti in regione, tende ad estendersi ad altri contesti provinciali (Fig.6). Pi della met della comunit risiede ancora nelle localit del veronese e del trevigiano (20.500 residenti, 51% dellintera comunit marocchina). I lavoratori del Marocco rappresentano, infatti, la nazionalit pi consistente tra gli occupati nellindustria metalmeccanica (Treviso) e nel settore dei trasporti (Verona). Un terzo della comunit residente, invece, nelle province di Vicenza e Padova; in questultima si osserva, inoltre, una forte crescita dei residenti e, di conseguenza, un aumento dei migranti marocchini presenti nel padovano sul totale della propria comunit insediata in regione. I residenti albanesi, pur essendo pi numerosi nel trevigiano (8mila cittadini, 27% del totale), si distribuiscono in modo pi equilibrato tra le province di Vicenza, Padova, Verona e Venezia (circa 4-5mila residenti per territorio). Negli ultimi anni, lunico cambiamento rispetto alla distribuzione della comunit albanese sul territorio si registra nellarea del veneziano, dove la regolarizzazione dei lavoratori, soprattutto nel settore delledilizia7, ha favorito laumento della collettivit sul totale regionale. Diversamente, la percentuale di migranti albanesi che risiedono nelle province di Rovigo e Belluno ancora molto ristretta (complessivamente circa 3mila residenti, poco meno del 10% del totale regionale). A differenza delle precedenti nazionalit, la distribuzione della comunit cinese si presenta pi capillare sul territorio anche nelle province in cui limmigrazione ha una minor incidenza sul totale regionale. Agli inizi del 2005, dopo la regolarizzazione, si accentuata la presenza dei cittadini cinesi nella provincia di Treviso, dove risiede il 30% della comunit (circa 4mila residenti). Tuttavia, nel resto dei contesti provinciali la presenza dei residenti, seppur inferiore, fortemente equilibrata: tra 1.500 e 2.000 residenti in ogni territorio (10-15% della comunit). Inoltre, tra le province con una pi alta crescita di cittadini cinesi dopo lultima regolarizzazione si riscontra il territorio di Rovigo, zona appartenente al distretto industriale del tessile e labbigliamento, settore in cui la comunit particolarmente attiva (anche a livello nazionale).

Bragato S. (2004). 45

1.2. Le caratteristiche strutturali


1.2.1. Il genere e let Le donne e il tendenziale equilibrio tra i generi La popolazione straniera nel suo complesso presenta ancor oggi una quota di uomini pi numerosa rispetto a quella delle donne (rispettivamente 156mila e 132mila residenti). Ciononostante, il consistente arrivo di comunit prevalentemente femminili e il tendente riequilibrio tra i generi, per via dei ricongiungimenti familiari, hanno favorito la maggior visibilit delle donne straniere. In occasione dellultima regolarizzazione, il protagonismo delle assistenti familiari ha consentito un aumento pi sostenuto della componente femminile residente (soprattutto per quel riguarda lanno 2003). Nel considerare la popolazione immigrata nel suo complesso, la distribuzione in base al genere presenta alcune variazioni secondo la fonte di riferimento. Tra i residenti le donne rappresentano il 46% del totale dei cittadini stranieri. Secondo le rilevazioni degli iscritti al Servizio sanitario nazionale (SSN), la quota di donne (135mila iscritte) e la percentuale della rispettiva componente si dimostrano leggermente pi alte. Inoltre, tra gli iscritti al SSN, laumento generale della popolazione straniera determinata dalle donne, le quali detengono pi della met delle nuove iscrizioni registrate alla fine dellanno. La rilevante incidenza della componente femminile tra gli iscritti al SSN, pur riflettendo un aumento derivato dalla emersione delle assistenti familiari, lascia intravedere da parte delle donne una maggior propensione alla ricerca di tutela e allinserimento sociale. Questa generalizzata tendenza allequilibrio tra i generi , tuttavia, subordinata alla nazionalit di appartenenza (Tab.6). Come noto, limmigrazione africana (Marocco, Ghana, Senegal) e dellAsia centromeridionale (Bangladesh, India) prevalentemente maschile, in contrapposizione allalta presenza femminile delle nuove collettivit dellEuropa centro-orientale (Moldavia, Ucraina) e delle prime migrazioni dellAsia orientale (Filippine). Nonostante queste differenze, lingresso pi consistente di donne per motivi lavorativi e lincremento delle componenti meno numerose arrivate per ricongiungimento familiare (donne e uomini) stanno favorendo il maggior equilibrio tra i generi anche allinterno di queste ultime comunit.

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Le classi di et e il ricambio demografico della popolazione locale noto che gli immigrati sono giovani in et lavorativa, atti ad affrontare le difficolt degli spostamenti geografici e le mansioni lavorative pi gravose. Con unet media pari ai 31 anni, ancor oggi, gran parte degli stranieri residenti si concentra nelle fasce comprese tra i 25 e 39 anni (Fig.7). La distribuzione per et in base al genere dimostra la prevalenza complessiva della popolazione maschile, mentre le donne detengono pi della met delle presenze nelle classi 20-29 e over 50. Negli ultimi anni, infatti, si osserva che la componente femminile si rinforzata nelle classi in et lavorativa di cui, in particolare, nella fascia 15-44. Fig. 7 Popolazione straniera per fasce quinquennali di et. Censimento della popolazione 2001, iscritti anagrafe sanitaria al primo semestre 2004-2005. Valori assoluti. Veneto
50.000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 5-9 >5
20.246 19.523 17.614 14.968 14.491 29.241 38.149 44.006 40.995

2001 2004 2005


19.711

11.313 5.855 3.034 2.271 1.965 1.449

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat e su dati Anagrafe Sanitaria Regione Veneto

Le nuove nascite, lentrata nelle classi di et pi alte da parte dei minori nati in Italia, lingresso di adolescenti ricongiunti e larrivo di numerose donne in et avanzata (le assistenti familiari provenienti dallEst) contribuiscono a bilanciare le differenze ancora esistenti tra le fasce di et centrali e quelle pi giovani o pi anziane. Negli ultimi anni, infatti, si osserva un aumento pi contenuto delle classi centrali (20-34), a favore invece di un incremento pi marcato delle classi pi giovani (0-19) e di quelle pi adulte (45-54).
47

<75

Come dimostrano numerosi studi, limmigrazione, caratterizzata da una maggioritaria presenza giovanile, ha limitato, seppur in parte, gli effetti problematici del calo demografico avviatosi nella regione per via del basso tasso di natalit e il contemporaneo incremento degli anziani. Come si osserva dalle Fig.8, gli anziani italiani, soprattutto con pi di 75 anni, hanno un peso rilevante e nettamente superiore rispetto ai minorenni: mentre la fascia over 65 detiene il 21% del totale, i minorenni 0-14 incidono con il 13%. Fig. 8 Popolazione per fasce quinquennali di et e cittadinanza. Iscritti anagrafe sanitaria al primo semestre 2005. Valori assoluti. Veneto
stranieri
Femmine
75 e oltre 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54 45-49 40-44 35-39
17.167 1.304 848 1.401 1.888 3.393 5.730 8.966 12.208 661 601 870 1.146 2.462 5.583

italiani
Maschi
75 e oltre 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54
10.745

Femmine
296.517 121.804 138.479 134.563 157.188 146.130 159.662 185.558 183.732 167.806 127.030 102.209 93.783 94.843 98.481 84.818

Maschi
161.569 98.985 125.622 128.425 155.533 148.188 163.375 190.295 190.082 175.224 132.668 106.587 99.269 100.210 103.449 90.291 100.000 200.000 300.000

45-49
17.033 23.828 23.266 18.718

40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 05-09 0-4


400.000 300.000

30-34 20.740 25-29 20-24 15-19 10-14 05-09 0-4


19.431 10.370 6.546 7.034 8.405 9.791 0 9.153 7.945 7.934 9.209 10.455

25000 20000 15000 10000 5000

5000 10000 15000 20000 25000 30000

200.000

100.000

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Anagrafe Sanitaria Regione Veneto

In Italia, secondo le stime demografiche di diversi studiosi, tra il 2005 e il 2030, il segmento giovane della popolazione in et attiva (20-45) diminuir annualmente di 250.000 unit, mentre la popolazione attiva anziana (45-70) crescer nello stesso periodo di 50.000 unit8. I nuovi cittadini stranieri contribuiranno in modo sostanziale a rimpiazzare le generazioni mancanti. In effetti, dallanalisi degli iscritti alle anagrafi sanitarie si osserva che, soprattutto tra i giovani, gli stranieri incidono fortemente sul totale della popolazione della stessa et. Gli immigrati rappresentano il 9% della po-

Livi Bacci M. (2005), Il Paese dei giovani vecchi, Rivista bimestrale di cultura e politica, Il Mulino 3:409-419
48

polazione tra i 20 e 45 anni di et di cui, in particolare, nella classe 25-29 i giovani stranieri rappresentano il 13% del totale (Fig.9). Fig. 9 Popolazione per fasce quinquennali di et e cittadinanza. Iscritti anagrafe sanitaria al primo semestre 2005. Valori assoluti e percentuale stranieri su totale iscritti
450000 400000 350000 300000 250000 200000 150000 100000 50000 0 '10-14 '5-9 75 e oltre 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 0-4
10% 8% 7% 7% 8% 13% 11% 10% 7% 6% 4% 2% 1% 1% 1% 1%

italiani stranieri

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Anagrafe Sanitaria Regione Veneto

Inoltre, la presenza degli stranieri contribuisce a far diminuire la quota di persone che stanno per uscire dal mercato del lavoro (60-64) in relazione a quelle che sono appena entrate (15-19)9. Senza gli immigrati, il rapporto sarebbe di circa 135 persone che sono in procinto di uscire dal mercato lavorativo ogni 100 che sono in procinto di entrare. Grazie alla presenza degli stranieri questo rapporto corrisponde, invece, a 127 persone in uscita ogni cento giovani in entrata.

I minori ed i nuovi nati Come illustrato dalla Fig.9, lincidenza dei cittadini stranieri risulta rilevante e significativa tra la popolazione minorenne. Nel 2004 sono nati in Veneto poco pi di 46.000 bambini (italiani e stranieri), di cui quelli nati da madre con cittadinanza straniera (quasi 8.400) rappresentano attorno al

Indice di ricambio della popolazione in et attiva [P(60-64) / P(15-19)* 100] 49

18% del totale10. Per quel che riguarda la popolazione residente in regione, lincidenza dei bambini stranieri sul totale delle nascite diventa sempre pi consistente. Nellarco di un solo anno (2003-2004), il peso degli stranieri sul totale dei nuovi nati passato dal 10% al 15%11. Questo aumento percentuale riflette un incremento notevole delle nascite che, nello stesso periodo, sono passate da 4.500 a pi di 7mila. La significativa incidenza dei bambini stranieri nati in Veneto traduce non solo un aumento dei figli degli immigrati, ma evidenzia anche il maggior tasso di natalit12 degli stranieri rispetto agli italiani. I nuovi nati, infatti, rappresentano il 3% della popolazione straniera, mentre tra i cittadini italiani lincidenza corrisponde all1%. Il peso relativo ai figli degli immigrati risulta significativo per poter contrastare il calo demografico della popolazione locale. Nelle province di Venezia, Belluno e Rovigo le nascite di bambini stranieri riducono il valore, ancora negativo, del saldo naturale13 dellintera popolazione residente. Il contributo pi importante si osserva nella provincia di Rovigo dove, infatti, la quota di nuovi nati stranieri sul totale delle nascite pi alta rispetto ai valori dei precedenti territori (Tab.7). Tab. 7 Componente minorile residente per cittadinanza e provincia al 31.12.2004. Valori assoluti e percentuali. Veneto
Provincia totale popolazione minori nuovi nati stranieri minori nuovi nati % stranieri su totale minori nuovi nati

Vicenza Verona Venezia Treviso Rovigo Padova Belluno

145.806 142.440 120.890 140.169 32.950 140.542 31.690

9.231 9.224 7.378 9.039 1.819 8.608 1.798

15.807 13.311 6.989 15.989 1.946 10.077 1.942

1.665 1.738 661 1.644 260 1.013 157

11 9 6 11 6 7 6 9

18 19 9 18 14 12 9 15

Veneto 754.487 47.097 66.061 7.138 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Fonte: Osservatorio Regionale della Patologia in Et Pediatrica Regione Veneto su dati flusso Certificati di Assistenza al Parto. 11 La differenza percentuale tra le nascite rilevate dai Certificati di Assistenza al parto e le nuove nascite registrate dai registri comunali pu essere dettata dal conteggio, tra le prime, delle nascite avvenute in Veneto da parte di donne straniere non residenti in regione. 12 Percentuale di nati vivi sulla popolazione totale. 13 Differenza tra il numero dei nati ed il numero dei morti. 50

10

Come si osserva dalla Tab.7, gli stranieri dimostrano una forte incidenza, non solo sul totale delle nuove nascite, ma anche sullintera popolazione minorile residente in regione. Inoltre, negli ultimi anni, i minori rappresentano una parte importante nella crescita complessiva della popolazione straniera residente: pi di una quarta parte dei residenti che si sono iscritti in anagrafe nellultimo biennio. In special modo, dopo la regolarizzazione, i minorenni detenevano la terza parte del totale degli stranieri iscritti nel corso del 2003 (18mila di 56mila nuovi iscritti).

1.2.2. Lo stato civile, i nuclei familiari ed i figli Laumento della componente coniugata Le tendenze degli ultimi anni concernenti il riequilibrio di genere, laumento della componente femminile e, al contempo lincremento dei minori, segnalano la ricomposizione e la formazione di nuovi nuclei familiari. La crescita delle famiglie costituisce un indicatore sociale che conferma lincremento di immigrati coniugati arrivati ed insediatisi nei territori della regione. I migranti sposati costituiscono ancor oggi pi della met dei soggiornanti, nonostante la forte crescita della componente celibe-nubile a seguito dellultima regolarizzazione. Come si osserva dalla Tab.8, agli inizi del 2004 la presenza femminile ha raggiunto la met dei permessi di soggiorno rilasciati ai migranti sposati (pi di 62mila permessi per genere). Tab.8 Titolari di permesso di soggiorno al 1 gennaio 2004 per stato civile e genere. Regione Veneto
Stato civile uomini donne totale distribuzione %

Celibi/Nubili Coniugati Altri

61.160 62.481 975

32.488 62.315 4.905

93.648 124.796 5.880

41,4 55,2 2,6 0,7 100,0

N. I. * 836 834 1.670 Totale 125.452 100.542 225.994 *Non identificato Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Pur non avendo elementi per ricondurre tutti i coniugati ad un nucleo familiare presente in regione, lequilibrio tra i generi propone una lettura

51

dellimmigrazione orientata alla stabilizzazione sul territorio regionale con progetti di lungo periodo. Scendendo nel dettaglio delle nazionalit dei migranti, si osserva che nellambito di ciascuna comunit si registrano sviluppi demografici simili, in sintonia con la tendenza generale della popolazione straniera. Negli ultimi quattro anni, e in particolare nel periodo successivo alla regolarizzazione del 98, la percentuale di coniugati allinterno dei principali gruppi nazionali aumentata in modo tale da rappresentare la maggior parte degli stranieri soggiornanti. Delle nazionalit pi numerose, i migranti dellEuropa centro-orientale detengono la quota pi alta di sposati. La vicinanza geografica con il paese dorigine favorisce, infatti, lingresso pi ravvicinato nel tempo dei partner rimasti in patria; a differenza delle collettivit africane per le quali i ricongiungimenti familiari risultano pi difficoltosi. In concomitanza con gli ingressi per famiglia, la componente coniugata della comunit moldava notevolmente aumentata, passando dal 45% del totale nel 2000 al 61% nel 200214.

Le famiglie La sempre pi consistente presenza di migranti coniugati e la propensione alla ricomposizione dei nuclei familiari ha portato alla crescita delle famiglie residenti in regione: coppie straniere, coppie miste, genitore e figli, parenti conviventi. La definizione di famiglia utilizzata per la presente analisi corrisponde a quella impiegata dallIstat in occasione dellultima rilevazione censuaria: ovvero linsieme di persone coabitanti legate da vincoli di matrimonio e parentela, ma anche da vincoli affettivi, di adozione e di tutela. Nello specifico, le famiglie possono essere composte da uno o pi nuclei familiari, intesi come linsieme di persone legate dal vincolo di coppia e\o di relazione genitore-figlio. In base allultimo censimento (2001), la stragrande maggioranza degli stranieri vive in famiglie con almeno due componenti (pi di 100mila persone, pari al 70% degli stranieri); mentre i migranti che vivono da soli (famiglie unipersonali) rappresentano una quota nettamente inferiore (19mila, pari al 12% degli stranieri). Nel 2001 sono circa 72mila le famiglie con almeno uno straniero residente e si tratta, nella maggior parte dei casi, di gruppi familiari di cui tutti i componenti sono stranieri. A livello provincia14

Fonte: Osservatorio Immigrazione Provincia di Venezia (Osiv). 52

le non si riscontrano particolari differenze. Come si osserva dalla Tab.9, si registra una maggior presenza di stranieri che vivono da soli nel territorio veronese, probabilmente derivato da maggiori possibilit occupazionali nei lavori stagionali; in questultimo caso si tratta, infatti, di un settore meno stabile rispetto ad altri lavori maggiormente svolti dagli stranieri. Tab.9 Numero di famiglie con almeno uno straniero residente per tipologia e provincia. Censimento 2001. Veneto
Province famiglie con almeno uno straniero residente(a) di cui tutti stranieri(b) % famiglie soli stranieri su totale famiglie(a/b) famiglie unipersonali (c) totale stranieri residenti (d) % famiglie unipersonali su totale residenti(c/d)

Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo

16.872 16.210 2.375 14.452 8.302 10.763 1.751

12.414 12.329 1.395 10.850 4.478 7.157 1.155

73,58 76,06 58,74 75,08 53,94 66,50 65,96

5.485 4.183 515 3.708 2.050 2.945 467

35.453 37.140 4.840 34.495 15.176 22.166 3.804 153.074

15,5 11,3 10,6 10,7 13,5 13,3 12,3 12,6

Veneto 70.725 49.778 70,38 19.353 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

La provincia di Venezia evidenzia la quota percentuale pi bassa della regione rispetto alle famiglie formate da soli stranieri. Questo valore pi contenuto, seppur maggioritario, non deriva da una minor presenza di famiglie straniere, bens da una quota pi numerosa di coppie miste15. In base al numero di persone in famiglia possibile calcolare una media di circa 2,7 componenti per ciascuna di esse. nota la presenza di stranieri che emigrano da soli, seguiti a volte dai figli, e di famiglie che ospitano dei parenti o altri nuclei familiari nella stessa abitazione. Tuttavia, la maggior parte delle famiglie formata da due a quattro componenti, trattandosi prevalentemente di singoli nuclei familiari composti da genitori e figli. I migranti che vivono in coppia insieme ai figli rappresentano, infatti, quasi la met della popolazione straniera adulta (circa 55mila persone, pari al 50% dei 110mila stranieri adulti). Pur non conoscendo il numero effettivo di figli per coppia, dal totale di componenti per gruppo familiare (misto e con tutti i componenti stranieri) emerge limmagine di famiglie numerose. Come si osserva dalla Tab.10, si tratta di famiglie che si estendono oltre i sei componenti. In questultimo
15

Osservatorio Immigrazione Regione Veneto (2005). 53

caso si assiste non solo a consistenti nuclei familiari, ma anche alla coabitazione tra parenti. Le difficolt abitative e quelle proprie dellesperienza migratoria inducono a questo tipo di soluzioni, ma la coabitazione anche determinata da fattori legati ad aspetti culturali delle proprie comunit come, ad esempio, il senso di ospitalit dei migranti maghrebini. Tab.10 Famiglie con almeno uno straniero residente per numero di componenti e numero di stranieri. Censimento 2001
NUMERO DI STRANIERI NELLA FAMIGLIA Numero di componenti 1 persona 2 persone 3 persone 4 persone 5 persone 6 o pi persone totale

1 persona 2 persone 3 persone 4 persone 5 persone 6 o pi persone

19.353 0 0 0 0 0

7.302 8.292 0 0 0 0

5.424 713 8.043 0 0 0

3.910 444 230 7.470 0 0

1.524 249 127 85 3.868 0

642 156 59 41 41 2.752 3.691

38.155 9.854 8.459 7.596 3.909 2.752 70.725

Totale 19.353 15.594 14.180 12.054 5.853 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Scendendo ancora nel dettaglio territoriale, la provincia di Treviso, caratterizzata da una forte presenza di cittadini marocchini , infatti, il territorio in cui si riscontra il numero pi alto di gruppi familiari con pi di sei componenti (pi di mille famiglie, circa 6mila persone). Contrariamente, Vicenza, in cui prevale la presenza di migranti dellex-Jugoslavia, il territorio con la percentuale pi alta di famiglie con tre o quattro componenti. In questa provincia, infatti, risiede il numero pi alto di nuclei familiari stranieri presenti in regione (11mila di 46mila).

54

I figli dei migranti e laumento dei minori stranieri Da una ricerca sulla vita quotidiana delle donne straniere, condotta dallOsservatorio Immigrazione della Regione Veneto16, la maggior parte delle donne ha dichiarato di avere due figli. In ogni modo, la distinzione delle nazionalit dei migranti di fondamentale importanza per poter fare una corretta lettura del fenomeno. Sempre dal succitato studio emerge lalto tasso di fecondit delle comunit africane, di cui in particolare quelle dei paesi sub-sahariani (circa un quarto delle intervistate ha affermato di avere pi di tre figli). Tab.11 Componente minorile per fasce di et delle prime venti comunit straniere pi numerose del Veneto iscritte al SSN. Dati al primo semestre 2005
Paese di cittadinanza 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 0-4 05-09 10-14 15-18 Totale Nuovi % minori nati (2004) su totale comunit

Marocco 3.854 3.306 2.171 1.167 10.498 998 27 Albania 2.419 2.266 1.952 937 7.574 559 27 Serbia-Montenegro 1.673 1.925 1.793 905 6.296 614 29 Romania 1.945 1.533 1.627 954 6.059 390 18 Cina popolare 1.445 873 822 591 3.731 439 29 Macedonia 830 820 885 486 3.021 258 32 Bangladesh 992 652 383 205 2.232 201 21 Ghana 712 669 489 335 2.205 174 25 India 586 489 482 268 1.825 100 25 Nigeria 825 409 179 96 1.509 32 21 Bosnia Erzegovina 440 406 339 208 1.393 132 24 Moldavia 258 300 424 271 1.253 220 17 Tunisia 558 411 169 42 1.180 124 25 Senegal 438 292 150 64 944 75 15 Croazia 194 249 248 178 869 64 16 Filippine 288 233 206 128 855 43 23 Sri lanka 266 192 170 121 749 150 13 Ucraina 116 150 219 108 593 35 8 Burkina faso 199 146 90 91 526 74 29 Rep Ceca 85 115 185 128 513 53 13 Primi 20 18.123 15.436 12.983 7.283 53.825 4.735 23 Altri (163) 2.107 2.191 1.993 1.197 7.488 537 14 Totale (183) 20.230 17.627 14.976 8.480 61.313 5.272 22 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Anagrafe Sanitaria Regione Veneto

16

Lindagine di campo si caratterizzata per la somministrazione di settecento questionari. Cfr. Osservatorio Immigrazione Regione Veneto, Donne migranti e quotidianit, 2004. 55

Nel complesso, il consistente numero di figli per donna e il conseguente aumento della componente minorile allinterno delle comunit straniere, spiegano ulteriormente la significativa presenza delle famiglie sul territorio regionale. Come si osserva dalla Tab.11, la maggior parte dei minori ha unet inferiore ai nove anni. In particolare, nelle collettivit originarie della Nigeria, del Senegal, della Tunisia e del Bangladesh quasi la met dei bambini ha meno di cinque anni di et, trattandosi quindi di minori nati in Italia. Le nazionalit pi recenti che si sono consolidate dopo la regolarizzazione, di cui Moldavia e soprattutto Ucraina, presentano una situazione leggermente diversa rispetto alla presenza dei minori. Infatti, in queste comunit accentuata la fascia preadolescente, trattandosi quindi di minori arrivati in genere per ricongiungimento familiare. Ciononostante, la componente minorile della comunit moldava aumentata in modo particolare nellultimo anno (dall11% al 17% del totale); mentre i minori ucraini rappresentano ancora una parte ristretta della propria collettivit (Tab.11). In ogni modo, al di l delle differenti tendenze, laumento complessivo della popolazione minorile dimostra, insieme allaumento delle donne, la propensione alla stabilizzazione sul territorio di gran parte del gruppo familiare dei capofamiglia; e, al contempo, segnalano la sempre pi consistente presenza delle seconde generazioni, vale a dire del perpetuarsi della presenza straniera come componente strutturale della popolazione.

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1.3. I progetti migratori 1.3.1. La permanenza sul territorio: uno sguardo alle nazionalit Contrariamente allimmagine di unimmigrazione temporanea fatta di lavoratori recatisi in Italia con progetti di breve periodo, la popolazione straniera si consolidata e radicata nei diversi contesti territoriali della regione. La ricomposizione e il consolidarsi dei nuclei familiari modificano i progetti migratori di partenza, prolungandoli nel tempo e adattandoli alle nuove esigenze dei figli nati e cresciuti nei luoghi di destinazione. Le diverse crisi socio-economiche dei paesi dorigine e la domanda di manodopera delle imprese del Veneto stanno alla base delleffetto attrattivo che ha condizionato lesperienza migratoria delle comunit straniere ancor oggi presenti in regione. Dai primi e pi consistenti arrivi negli anni novanta, il ricambio della popolazione straniera stato intenso; ma il prolungamento della permanenza sul territorio stato altrettanto significativo. In genere il trasferimento in Italia degli immigrati censiti in regione nel 2001 risale al periodo compreso tra gli anni precedenti al 1992 e la fine del 1999. Quindi, lanzianit sul territorio di gran parte dei migranti di almeno cinque anni. Tab.12 Stranieri censiti nel 2001 presenti in Veneto per anno di trasferimento in Italia e per i primi 15 paesi di provenienza, pi Moldavia e Ucraina. Valori percentuali.
Prima 199219972000 del 1992 1996 1999 Marocco 33,4 24,2 26,9 9,9 Albania 12,3 28,9 38,3 11,7 Ex-Jugoslavia 17,9 39,0 31,9 6,1 Romania 5,5 24,2 38,3 16,9 Ghana 41,0 27,7 20,7 6,1 Macedonia 6,2 32,4 35,7 13,3 Croazia 23,3 47,0 19,0 6,4 Cina 19,6 32,6 32,0 8,5 Senegal 41,3 27,4 23,1 4,7 Bosnia-Erzegovina 9,6 49,9 25,8 8,7 Nigeria 18,6 41,5 27,1 7,7 Sri Lanka 20,9 34,0 28,9 9,4 India 14,3 32,2 31,0 11,2 Bangladesh 14,9 34,3 29,0 11,6 Tunisia 44,0 21,1 19,3 8,6 Moldavia 3,0 7,7 32,4 29,8 Ucraina 6,1 16,7 36,9 22,5 TOTALE 22,5 30,2 29,2 10,3 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat Paese di cittadinanza 2001 Totale

5,7 8,8 5,1 15,1 4,5 12,4 4,3 7,2 3,5 6,0 5,2 6,9 11,3 10,2 7,1 27,1 17,9 7,8

21.057 15.046 12.226 10.681 5.489 4.515 4.415 4.280 4.026 3.765 3.513 3.007 2.976 2.831 2.372 989 605 135.077

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Limmigrazione prevalentemente maschile, soprattutto nei primi anni di arrivo (ad eccezione di alcune comunit), spiega un primo e pi numeroso ingresso di uomini; mentre lentrata pi consistente della componente femminile si sposta di due anni in avanti (lanzianit sul territorio di un terzo delle donne va dai due ai quattro anni). Al di l delle differenze di genere, la durata e gli sviluppi della permanenza sul territorio differiscono in base alla provenienza dei migranti. Tra le comunit pi anziane si riscontrano, infatti, quelle provenienti dal continente africano. Gran parte dei migranti del Ghana, il Senegal e il Marocco sono arrivati prima degli anni novanta e sono in regione da almeno nove anni. Negli anni successivi, con unanzianit di almeno cinque anni, seguono le comunit dellEst provenienti dai balcani e quelle del continente asiatico. Pi recenti, invece, le collettivit dellEuropa dellEst dei paesi vicini o appartenenti allex-Urss, trasferitisi in Italia alla fine degli anni novanta e con una minor anzianit rispetto alle precedenti nazionalit. Nel complesso, si tratta di una popolazione che ha gi maturato diversi anni di esperienza e che, nel caso delle prime comunit, ha superato i primi stadi di insediamento, per cui dopo le prime migrazioni temporanee per lavoro si osserva un prolungamento del soggiorno e la crescita dei ricongiungimenti familiari17. La distinzione per genere degli immigrati che si sono trasferiti in Italia nei diversi periodi conferma, infatti, il processo dinsediamento che stanno vivendo le diverse comunit. Come si osserva dalla Tab.12, i gruppi nazionali del Bangladesh e dellIndia, in Italia da circa cinque o sei anni, registrano quote dingresso piuttosto alte anche nei periodi di pi recente trasferimento (2000-2001). In questi anni, infatti, la componente femminile risulta maggioritaria e dimostra lavvio della ricomposizione familiare a due anni circa dallarrivo dei capofamiglia. Per questi gruppi stranieri, cos come per la maggior parte delle collettivit africane, i progetti migratori delle donne si accostano a quelli degli uomini. Le difficolt proprie di un ricongiungimento familiare pi dilungato nel tempo, fanno s che il processo dinsediamento di queste comunit risulti anche pi dilatato. Le pi recenti comunit dellEst evidenziano una situazione opposta: trasferitesi in Italia prevalentemente dagli ultimi anni novanta, le donne rappresentano le pionere dellimmigrazione o, in caso contrario, il loro ingresso pi ravvicinato nel tempo rispetto ad altre collettivit.

17

Ambrosini M. (2005). 58

1.3.2. I motivi di immigrazione: questione di genere e provenienza Sono diversi i motivi che spingono o attraggono i migranti verso un determinato paese. Al di l delle diverse spiegazioni teoriche sulle cause delle migrazioni internazionali, concorrono allinsieme delle motivazioni scelte individuali e strategie familiari che si sviluppano e si trasformano nel corso dellesperienza migratoria. In base allanalisi dei permessi di soggiorno, circa sei stranieri su dieci sono in regione per motivi lavorativi, seguiti dai migranti arrivati per ragioni familiari (tre su dieci). Oltre a questi due importanti motivi, si riscontra anche una lunga serie di ragioni di diversa natura che, pur incidendo in maniera molto contenuta (circa una decima parte del totale), lasciano trasparire altre significative motivazioni relative allo studio e alla scelta di risiedere in Veneto. In entrambi i casi si tratta di stranieri che devono dimostrare una certa solidit economica e, mentre nel primo caso (studio) il tempo di permanenza limitata, nel secondo (residenza elettiva) lobiettivo di partenza quello di stabilirsi sul territorio di destinazione (Tab.13). Tab.13 Permessi di soggiorno rilasciati in Veneto per motivo. Serie storica 2001-2004. Valori assoluti e percentuali
Motivi/Anno totale 2001 87.196 43.112 593 2.782 2.413 515 374 224 1.895 2002 88.958 45.174 569 2.699 2.444 462 477 583 1.876 2003 91.186 52.357 553 3.042 3.053 329 458 638 1.908 2004 153.983 60.169 602 2.967 3.488 607 533 646 2.999 2001 62,7 31,0 0,4 2,0 1,7 0,4 0,3 0,2 1,4 distribuzione % 2002 62,1 31,5 0,4 1,9 1,7 0,3 0,3 0,4 1,3 2003 59,4 34,1 0,4 2,0 2,0 0,2 0,3 0,4 1,2 100,0 2004 68,1 26,6 0,3 1,3 1,5 0,3 0,2 0,3 1,3 100,0

Lavoro Famiglia Religione Residenza elettiva Studio Turismo Asilo Richiesta asilo Altri

Totale 139.104 143.242 153.524 225.994 100,0 100,0 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Negli ultimi anni laccrescersi dei permessi di soggiorno per famiglia ha riflesso il costante ingresso dei parenti rimasti in patria, ma ha anche contribuito allallargamento delle forze di lavoro immigrate, dato che questo permesso consente anche linserimento nel mercato lavorativo. Dopo lultima regolarizzazione, i permessi per motivi lavorativi hanno ripreso un trend di crescita consistente, recuperando cos valori percentuali pi alti rispetto alla loro incidenza sul totale dei permessi di soggiorno. Inversamen59

te, la quota di permessi per famiglia, canale dingresso per ottenere in seguito un lavoro, registra una flessione solo in termini percentuali (Tab.13). Al di l di questa situazione particolare derivata dallemersione dei lavoratori irregolari nel 2002, si prevede, tuttavia, un aumento di permessi concessi per famiglia, grazie al ricongiungimento con i rispettivi partner e figli dei soggetti ora regolarizzati. Come stato sottolineato, in alcune province della regione la popolazione straniera presente da pi tempo. La distribuzione territoriale dei permessi di soggiorno per tipologia lascia trasparire la ricomposizione delle famiglie nelle tradizionali aree di immigrazione. La provincia di Treviso, nella quale si registra unalta quota di nuovi lavoratori, detiene la percentuale pi alta di permessi per lavoro rilasciati in regione. Nel territorio vicentino, invece, provincia in cui i nuclei familiari sono pi numerosi, si registra la percentuale pi alta di permessi per famiglia. noto che la maggior parte dei permessi per motivi familiari rilasciata alla componente femminile. Secondo la prevalenza di uno o laltro genere, si riscontra una certa omogeneit nelle motivazioni di immigrazione e di permanenza sul territorio regionale. Come illustrato dalla Fig.10, i permessi di soggiorno vengono rilasciati prevalentemente per motivi lavorativi agli uomini e per ragioni familiari alle donne. Fig. 10 Permessi di soggiorno rilasciati in Veneto per tipologia e genere. Serie storica 2001-2004. Valori assoluti
120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 2001 2002 2003 2004 Lavoro (uomini) Lavoro (donne) Famiglia (uomini) Famiglia (donne)

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Tuttavia, dopo lultima regolarizzazione, in occasione della quale le assistenti familiari hanno avuto un ruolo pi notorio, i permessi per lavoro rilasciati alle donne sono sensibilmente aumentati. Cos, negli ultimi anni,
60

lingresso della componente femminile risponde non solo a motivi familiari, ma anche a ragioni esplicitamente lavorative. A parit numerica e percentuale, i permessi di soggiorno di entrambi i tipi (lavoro e famiglia) hanno raggiunto, nel 2004, poco pi di 46mila unit, ossia quasi la met dei permessi rilasciati alle donne (pi di 100 unit). Queste differenze di genere consentono di leggere gli orientamenti della componente maschile e femminile della popolazione straniera nel suo complesso. Come si visto prima, per, le motivazioni ed i progetti migratori dipendono in gran parte da strategie generali correlate alle nazionalit di provenienza. Come si osserva dalla Tab.14, nel caso delle donne maghrebine e del subcontinente indiano, i motivi di immigrazione riguardano prevalentemente il ricongiungimento del capofamiglia (Bangladesh) e\o dei figli che si sono gi insediati in regione (Marocco). Tab.14 Permessi di soggiorno rilasciati in Veneto per motivo e per paesi di cittadinanza (primi dieci secondo la graduatoria pi recente). Serie storica 2003-2004. Valori assoluti e percentuali
al 1 gennaio 2003 Paese di cittadinanza
lavoro famiglia altro totale % totale v.a. lavoro

al 1 gennaio 2004
famiglia altro totale % totale v.a.

Marocco Romania Albania Serbia Montenegro Cina Moldavia Ucraina Macedonia Ghana

68 63 53 61 69 62 42 55 73

32 33 40 33 30 34 38 44 26

0,5 3,8 6,7 6,4 1,0 3,5 20,9 0,9 0,5

100 100 100 100 100 100 100 100 100

23.017 12.918 14.827 11.408 6.827 1.656 1.074 4.373 5.745

71 77 58 66 75 89 90 60 72

29 19 37 28 24 9 7 39 27

0,5 3,4 5,8 5,6 0,9 1,2 2,2 0,6 0,4

100 100 100 100 100 100 100 100 100

28.836 27.586 19.621 13.075 10.705 8.956 7.085 6.351 5.848

Bangladesh 76 24 0,3 100 4.756 77 23 0,3 100 5.818 Totale complessivo (tutti i paesi) 59 34 3,2 100 153.524 67 27 2,7 100 213.798 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Osservatorio Immigrazione Provincia di Venezia/Ministero degli Interni

I progetti migratori di queste comunit delineano strategie fondate sulla condivisione delle risorse della famiglia, garantite, infatti, dalla presenza delle donne18. In Italia e negli ultimi anni, sette su dieci permessi di sog18

Decimo F. (2005). 61

giorno rilasciati alle donne marocchine e nove su dieci concessi alle donne del Bangladesh corrispondono a motivi familiari. Dal gi citato studio dellOsservatorio Immigrazione sullimmigrazione femminile19, la maggior parte delle donne delle precedenti comunit ha dichiarato di essere emigrata per motivi familiari. Per quel che riguarda la comunit marocchina, tuttavia, le donne non solo favoriscono linsediamento delle famiglie sul territorio, ma spesso sinseriscono nel mercato lavorativo: quasi la met delle donne maghrebine intervistate ha dichiarato di avere anche un lavoro. Nelle comunit originarie dellEuropa dellEst, invece, le donne sono pi attive: arrivano in genere con progetti migratori individuali pi definiti e si inseriscono da subito nel mercato lavorativo. Ciononostante, per quel che riguarda le nazionalit provenienti dai balcani, la popolazione ancora maggiormente maschile e le donne arrivano in genere per ricongiungimento familiare; coprendo cos un ruolo importante entro le mura domestiche e anche al di fuori di esse. Nel caso della comunit albanese, poco meno della terza parte dei permessi di soggiorno rilasciati alle donne viene concessa per motivi lavorativi. Nella provincia di Venezia, dove questa comunit rappresenta la nazionalit pi numerosa, il 20%20 delle donne ha un permesso di soggiorno per ragioni lavorative, nonostante lalta presenza femminile dopo lultima regolarizzazione. Contrariamente alle precedenti nazionalit originarie dai balcani ed a quelle prevalentemente femminili provenienti dai paesi appartenenti allexUrss (Moldavia, Ucraina), nella comunit romena si possono distinguere diversi progetti migratori individuali ed indipendenti in base al genere. Le prime migrazioni sono state caratterizzate dallingresso di uomini, spesso giovani lavoratori che hanno risposto alla richiesta di manodopera della regione. In concomitanza con questi flussi maschili si registrato lingresso di componenti femminili suddivisibili in un due tipologie distinte. La prima riguarda donne giovani, arrivate per ricongiungimento familiare, ma che si sono anche inserite nel mercato del lavoro. La seconda tipologia corrisponde invece a donne in et pi matura che sono arrivate con progetti migratori individuali e di breve durata. A conferma di ci si osserva che in Italia i permessi di soggiorno concessi alle donne romene per motivi lavorativi sono passati da quattro su dieci nel 2001 a sei su dieci nel 2004 dopo lultima regolarizzazione. Di fatto, la componente femminile risulta maggioritaria sugli stranieri dorigine romena che si sono trasferiti in Italia negli ultimi anni.
19 20

Osservatorio Immigrazione Regione Veneto (2004). Fonte: Osiv. 62

I motivi dingresso delle donne romene in et avanzata coincidono, inoltre, con quelli che caratterizzano lingresso di donne appartenenti ad altre due collettivit, anche esse a netta prevalenza femminile, quali quella ucraina e quella moldava. Inserendosi, in particolare, nellambito dellassistenza alla persona e il lavoro domestico, ma anche nel settore dei servizi, agli inizi del 2004 nove donne su dieci hanno ottenuto permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Al fine di perseguire un proprio progetto (contribuire al reddito familiare, ottenere un patrimonio personale da investire in patria, mantenere lo studio dei figli), alcune tra queste donne, in particolare moldave, cominciano ad essere ricongiunte dai familiari che erano rimasti nel paese dorigine (in genere mariti e figli).

1.3.3. I livelli distruzione Diversi studi dimostrano che il patrimonio culturale ed il livello di istruzione dei migranti sono pi elevati di quanto richiederebbe il lavoro che spesso svolgono. In base allultima rilevazione censuaria possibile conoscere il grado di istruzione degli stranieri con pi di sei anni di et censiti in regione nel 2001. Dallanalisi emerge limmagine di una popolazione con un livello culturale e formativo elevato, considerando che nove stranieri su dieci hanno un titolo di studio. Inoltre, degli stranieri di 20 anni e pi circa il 10% ha unistruzione superiore corrispondente al diploma di scuola secondaria superiore, al diploma universitario o terziario e\o alla laurea (Tab.15). Tab.15 Popolazione straniera residente di 6 anni e pi per sesso e grado di istruzione. Regione Veneto - Censimento 2001
Grado di istruzione uomini donne totale % stranieri % italiani

Laurea Diploma universitario o terziario di tipo non universitario Diploma di scuola secondaria superiore Licenza di scuola media inferiore o di avviamento professionale Licenza di scuola elementare Alfabeti privi di titolo di studio Analfabeti

4.581 1.274 19.508 28.031 10.009 9.210 1.310

4.727 1.822 18.036 21.697 7.932 7.132 1.730

9.308 3.096 37.544 49.728 17.941 16.342 3.040

6,8 2,3 27,4 36,3 13,1 11,9 2,2 100,0

5,5 0,9 25,9 31,0 28,2 8,1 0,5 100,0

Totale 73.923 63.076 136.999 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

63

Considerando che la maggior parte degli immigrati sono giovani in et lavorativa si spiega lalta percentuale di diplomati, soprattutto di soggetti con una formazione superiore, pari al 36% del totale (tra gli italiani la percentuale pari al 32%). Lincidenza degli stranieri sul totale della popolazione con lo stesso grado di istruzione particolarmente significativa: gli immigrati in possesso di un diploma universitario o terziario rappresentano il 7,5 per cento dei soggetti residenti con questa qualifica (nello stesso 2001, invece, gli stranieri nel suo complesso rappresentano il 3 per cento dellintera popolazione residente). Per quel che riguarda listruzione superiore, esaminata in base alla distinzione di genere, si osserva un patrimonio culturale allargato a tutta la popolazione straniera. La componente femminile rappresenta, infatti, la maggior parte degli stranieri con unelevata formazione: sono donne sei stranieri su dieci con diploma universitario o terziario, e poco pi di cinque su dieci in possesso della laurea (Fig.11).

Fig. 11 Popolazione straniera residente di 6 anni e pi per sesso e grado di istruzione. Regione Veneto - Censimento 2001
30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0
Laurea Diploma universitario Scuola secondaria superiore Scuola media inferiore Scuola elementare Alfabeti privi di titolo di studio Analfabeti

Maschi Femmine

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Nel considerare solo la fascia di et in cui la popolazione straniera pi numerosa, ovvero i giovani in et lavorativa tra venticinque e trentanove anni, si riscontra una maggior incidenza della popolazione istruita e di soggetti con alte qualifiche: uno straniero su dieci ha una laurea o un diploma universitario. Di fatto, la percentuale di giovani in et 25-39 che non arri64

vata a conseguire le soglie minime di scolarit (7% del totale) molto pi bassa rispetto a quella dellintera popolazione straniera (12% del totale). Inoltre, la quota di analfabeti, per la maggior parte donne, riguarda solo un due per cento della popolazione straniera nel suo complesso e luno per cento nelle fasce centrali di et.

La provenienza e il grado di istruzione Le differenze di genere si accentuano anche in base alla nazionalit dei migranti. Il grado di istruzione cambia radicalmente secondo il paese di provenienza. Cos, degli stranieri dellEuropa dellEst, la stragrande maggioranza dei migranti provenienti dai paesi appartenenti allex-Urss (di cui Ucraina, Moldavia e Russia) hanno un titolo distruzione superiore (sei persone su dieci). In particolare, un terzo dei migranti ucraini ha una laurea, trattandosi quasi esclusivamente di donne. Leggermente pi contenuta la posizione dei migranti romeni, di cui pi della met ha una formazione superiore, ma solo il cinque per cento ha una laurea. In ogni modo, pi della met della comunit romena ha un diploma di scuola secondaria superiore. Seppur elevata, la percentuale di soggetti con alte qualifiche risulta pi contenuta tra i migranti provenienti dai balcani. Un terzo dei cittadini originari dellAlbania e un quarto di quelli serbi-montenegrini hanno un titolo di formazione superiore, con una percentuale di laureati rispettivamente del cinque e del due per cento. Infatti, i permessi di soggiorno per studio vengono rilasciati prevalentemente alla comunit albanese che, essendo pi numerosa rispetto a quelle dellex-Urss, detiene quasi un quarto del totale21. Per quel che riguarda le collettivit africane, le differenze tra le nazionalit, soprattutto considerando il genere dei migranti, risultano altamente significative. Nella comunit marocchina, sette stranieri su dieci possiede un titolo di studio. Tuttavia, la percentuale di migranti con formazione superiore non supera il 20% del totale, valore pari, tra laltro, alla percentuale di soggetti alfabeti privi di titolo di studio (due su dieci). Come si osserva dalla Tab.16, risulta pi critica, per, la proporzione di migranti analfabeti della comunit marocchina: la quota pi alta delle comunit straniere, nonostante sia poco inferiore al 10% del totale. In questultimo caso la componente femminile, che non supera la terza parte
21

Alla fine del 2002, il 22% dei permessi di soggiorno per studio sono stati concessi ai cittadini albanesi, seguiti da quelli rilasciati a migranti croati (11%), romeni (4%) e serbi-montenegrini (3%).
65

dei censiti, rappresenta invece la maggior parte dei migranti analfabeti: sei donne su dieci migranti marocchini hanno dichiarato di non sapere leggere o scrivere. Inversamente, nella comunit ghanese e in quella nigeriana, circa nove su dieci cittadini censiti hanno un titolo di studio, con una presenza di laureati pi rilevante tra i migranti nigeriani (uno straniero su dieci). Di fatto, le primissime migrazioni nigeriane in regione si sono caratterizzate per larrivo di studenti universitari, prevalentemente maschi (caratteristiche riscontrate anche in altre regioni). In ogni modo, quattro donne nigeriane su dieci hanno completato il secondo livello dell'istruzione di base e una quarta parte ha un diploma di scuola superiore. Tab.16 Popolazione straniera residente di 6 anni e pi per paese di cittadinanza (primi dieci paesi di provenienza nel 2001, pi Moldavia e Ucraina). Regione Veneto - Censimento 2001
Paese di cittadinanza Laurea Diploma Diploma Licenza Licenza universi- di scuola di scuola di scuola tario o secondamedia elementerziario ria supe- inferiore tare riore Alfabeti privi di titolo di studio Analfabeti Totale

Marocco Albania Serbia Montenegro Romania Ghana Cina Macedonia Nigeria India Bangladesh Moldavia Ucraina Totale (dodici paesi) Totale stranieri

661 752 257 487 104 118 55 368 164 259 196 149 3.570 9.308

233 206 112 228 68 45 25 91 50 49 43 44 1.194 3.096

3.255 4.325 2.965 5.588 1.492 594 690 1.076 419 562 329 206 21.501 37.544

7.050 5.973 5.212 2.860 2.455 2.338 2.145 1.420 1.282 1.279 278 140 32.432 49.728

4.275 1.762 1.882 675 1.138 733 680 315 462 301 43 30 12.296 17.941

4.306 1.767 1.771 730 769 567 709 279 505 263 73 31 11.770 16.342

1.736 125 168 20 49 92 33 32 88 36 3 0 2.382 3.040


99,4

21.516 14.910 12.367 10.588 6.075 4.487 4.337 3.581 2.970 2.749 965 600 85.145 136.999
92,3

72,7 75,9 90,1 95,1 95,9 98,1 di cui Pfpm Fonte: Elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Istat

Nelle comunit asiatiche, con quote leggermente pi alte rispetto a quelle delle collettivit africane, pi di un quarto dei migranti ha unistruzione superiore. Contrariamente al resto delle comunit, non si riscontrano parti-

66

colari differenze in base al genere, tenendo comunque presente che si tratta di collettivit prevalentemente maschili. Tra i cittadini del Bangladesh, ad esempio, quattro stranieri su dieci hanno completato il secondo livello dell'istruzione di base, mentre il 9 per cento dei migranti censiti in possesso di una laurea (sia tra gli uomini che tra le donne). Come noto la richiesta di forze lavorative immigrate in regione mira a ricoprire attivit manuali e qualifiche operaie, in genere mansioni pi gravose rifiutate o non svolte dagli autoctoni. Gli immigrati di alcune comunit, spesso di quelle dellEst, sono consapevoli del tipo di mansioni che verranno a svolgere; arrivando, infatti, con progetti di breve durata o che diventano tali di fronte alla gravosit dei lavori. Nella gi citata ricerca sulla vita quotidiana delle donne22 stato confrontato il livello di scolarit della intervistate con il tipo di lavoro dichiarato. Dallanalisi dei questionari emerge che delle donne impiegate come operaie, addette alla pulizia e assistenti alla persona, circa o pi della met di loro ha almeno dodici anni di studio ed probabilmente in possesso di un diploma. La proporzione di donne con questo livello di istruzione pi alta, invece, tra coloro che lavorano come collaboratrici domestiche e cameriere (sette su dieci).

22

Osservatorio Immigrazione Regione Veneto (2005).


67

1.4. Osservazioni conclusive


Dopo pi di dieci anni di storia sul territorio, limmigrazione straniera nella regione del Veneto ha assunto rilevanti dimensioni numeriche. Lanzianit delle svariate comunit che abitano nelle province della regione e linsediamento pi stabile delle stesse compongono luniverso della popolazione straniera, accresciuta non solo da nuove correnti migratorie, ma anche dal consolidamento significativo delle famiglie gi stabilizzate. In occasione dellultima grande regolarizzazione del 2002 si sono consolidate delle tendenze in atto dagli anni precedenti e riguardanti: laffermarsi di nuovi flussi migratori di diversa provenienza, la femminilizzazione degli ingressi, lequilibrio tra i generi; e, infine, laccentuato aumento degli stranieri nei contesti provinciali della regione prima meno coinvolti dal fenomeno. Queste tendenze fanno parte di una fitta rete di relazioni dei meccanismi migratori che stanno ad indicare uno stadio pi maturo del processo dinsediamento e di stabilizzazione degli immigrati sul territorio regionale. Le nuove correnti migratorie hanno rinforzato limmigrazione europea proveniente dai vicini paesi dellEst, popolazione altamente istruita e con attive reti di supporto tra connazionali. Tra laltro, questi pi consistenti flussi, contraddistinti da una forte presenza di donne, hanno invertito gli ingressi in prevalenza maschili delle prime migrazioni africane, contribuendo cos ad una presenza femminile pi allargata ed emancipata. Contemporaneamente alla fase dinsediamento dei nuovi gruppi dellEst (romeni, moldavi e ucraini), levolversi delle comunit africane (marocchini, ghanesi) e di quelle balcaniche (albanesi e serbi montenegrini) da pi tempo presenti in regione, fa trasparire i segnali di un processo dinserimento pi affermato: maggiori ingressi per ricongiungimento familiare, aumento pi marcato della componente residente, crescita della popolazione minorile, di cui in particolare i bambini nati sul nostro territorio regionale. La ricomposizione delle famiglie rivela la tendenza allequilibrio tra i generi, riscontrata sia nelle collettivit di vecchia immigrazione (incrementi pi alti tra le donne marocchine e tra gli uomini filippini), sia nelle collettivit di nuovo arrivo (aumenti pi alti tra gli uomini ucraini e moldavi). Parallelamente allo sviluppo del primo e del secondo gruppo di immigrati presenti sul territorio da tempi diversi, unulteriore tendenza rafforzatasi con lultima regolarizzazione rappresentata da due ben distinte comu-

68

nit asiatiche. I migranti cinesi, da pi tempo in regione, sono accresciuti in modo tale da consolidare la loro presenza anche di fronte al crescente andamento numerico delle nazionalit dellEst. La comunit del Bangladesh, invece, cresciuta radicalmente con lultima regolarizzazione, ma un suo pi lento consolidamento la rende pi debole dal punto di vista quantitativo in relazione allimponente incremento registrato dalle collettivit dellest europeo. Le caratteristiche delle precedenti nazionalit risaltano unaltra delle tendenze citate. Le prime comunit immigrate si sono concentrate nelle province di Vicenza e Verona, tra le pi industrializzate della regione, dove si evidenzia, invece, una crescita meno accentuata di stranieri rispetto ai territori in cui si sono insediate le nazionalit pi favorite dallultima regolarizzazione (Venezia, Padova). Tra questi due gruppi provinciali si colloca il territorio trevigiano, in cui, alla florida crescita di lavoratori di vecchia e nuova immigrazione, corrisponde la stabilizzazione dei nuclei familiari delle comunit pi tradizionali presenti nella provincia. Nel complesso, i sempre nuovi ingressi di giovani immigrati, i ricongiungimenti familiari e le nascite di minori in regione accresce la consistenza della popolazione straniera. Assieme a questa crescita si sviluppa anche la proporzione di stranieri che fanno parte della societ locale e che, cos, contribuiscono a contrastare il declino demografico dei residenti italiani, derivato da una quota sempre inferiore di nuove generazioni e una contemporanea crescita degli anziani. Nello stesso modo, il lavoro degli immigrati copre la mancata disponibilit di manodopera nei comparti produttivi pi gravosi rifiutati dagli autoctoni o nei lavori di cura nelle famiglie italiane non pi sostenuti dalle tradizionali reti di cura a carattere parentale. La lettura delle diverse tendenze che emergono dallanalisi dei dati confermano la propensione a progetti migratori pi lunghi o che, di fronte alla ricomposizione dei nuclei familiari, vengono prolungati nel tempo. Di fronte alla ricerca di inserimento e integrazione nei diversi ambiti delle societ emergono ancora diverse problematiche connesse alla difficolt di accesso a certi diritti, come lalloggio e la cittadinanza; oppure a problematiche derivate da situazioni di vita disagiata che si ripercuotono, a volte in modo significativo e irreversibile, sulla salute psico-fisica dei migranti e delle loro famiglie.

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71

2. LINSERIMENTO LAVORATIVO
Veneto Lavoro - Osservatorio & Ricerca

2.1. Al cuore dei movimenti migratori: la ricerca di lavoro e di reddito


Le ragioni della presenza nel nostro territorio di un numero sempre pi elevato di cittadini provenienti dallestero vanno ricondotte ai diversi fattori economici, politici e sociali che danno vita oggi, in varie aree del mondo, a correnti migratorie consistenti che si muovono alla ricerca di maggiori e migliori opportunit di vita al di fuori dei confini nazionali, inseguendo i pi svariati progetti migratori e con un set di destinazioni assai differenziato. Le terre di approdo preferite, scontato dirlo, coincidono con quelle dove sono maggiori le probabilit di ingresso e le prospettive di riuscita, prospettive che si possono sintetizzare essenzialmente in maggiori opportunit di guadagno per conseguire un migliore tenore di vita. La normativa attualmente in vigore in Italia1 prevede che lingresso di cittadini stranieri extracomunitari ai fini dellinserimento nel mercato del lavoro italiano2 (con esclusione quindi, tra laltro, delle motivazioni riconducibili al turismo) avvenga nei limiti di quote precisamente contingentate e, come vedremo, dettagliatamente ripartite per regione e provincia. Le motivazioni di un regime cos severo (contestuale ad un periodo in cui si assistito ad un repentino rigonfiamento del fenomeno immigratorio nel territorio nazionale) vanno ricondotte in misura del resto comune a tutta lEuropa - a ragioni di sicurezza e di ordine pubblico, nonch allesigenza

Le norme che disciplinano limmigrazione in Italia sono quelle emanate con il d.lgs 289/1998, Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dellimmigrazione e norme sulla condizione dello straniero e le successive modificazioni (tra cui fondamentali quelle introdotte con la l. 189/2002, legge Bossi-Fini). 2 Sostanzialmente lingresso non ha tetti numerici solo se riconducibile a flussi turistici. 73

di regolamentare un evento che per lunghi anni non ha destato particolari attenzioni legislative. Con la rigida regolamentazione degli arrivi e con la maggiore sorveglianza rispetto alla legalit della presenza si cercato di controllare gli ingressi, sperando anche di scoraggiare e arginare i flussi clandestini, spesso alla base di forme di economia sommersa e quindi terreno fertile per lo sfruttamento del lavoratore straniero, privo di ogni tutela. E noto peraltro che la limitatezza delle quote annuali, la frequenza delle sanatorie (e quindi la ragionevolezza delle relative aspettative) e lurgenza della necessit di fuggire da contesti totalmente deprivati hanno concorso a riprodurre la presenza irregolare di immigrati nel nostro Paese. Limpossibilit di reclutare la manodopera in loco da parte dei sistemi produttivi di alcuni territori italiani ha, negli ultimi quindici anni, determinato una crescita della domanda soddisfatta proprio dalla massiccia disponibilit di lavoratori extracomunitari. Proprio per la continua e pressante richiesta delle imprese manifatturiere e, pi di recente, anche per le nuove esigenze maturate nel settore dei servizi alla persona, sono state attratti in Italia flussi consistenti di immigrati (allinizio del loro soggiorno tante volte irregolari). Limpatto e gli esiti delle ripetute sanatorie avviate nel nostro Paese fin dal 1986, ed in particolar modo quelli della grande regolarizzazione del 2002, hanno ampiamente dimostrato le consistenti dimensioni e, per alcuni versi, lineluttabilit di questo fenomeno3. In qualche modo i vincoli e le restrizioni imposte dalla legislazione italiana sono spesso in contrasto con i fattori strutturali - economici e demografici - di forte richiamo di lavoratori immigrati. Ci comporta che questi ultimi si trovino spesso a dover accettare situazioni di illegalit e precariet, in relazione alle modalit dingresso o di soggiorno o di lavoro. Secondo la normativa vigente4, gli stranieri che intendono venire a lavorare in Italia devono innanzitutto possedere, qualora prevista, lautorizzazione allo spostamento, certificabile solo attraverso il rilascio nel Paese dorigine di un visto dingresso in Italia da parte degli uffici diplomatico-consolari abilitati. Questa sorta di lascia passare d il diritto allottenimento di un corrispondente permesso di soggiorno che necessario per il duraturo e regolare stanziamento nel territorio italiano e deve es-

Cfr. Bertazzon L., Rasera M., I lavoratori immigrati dopo la grande regolarizzazione, in Veneto Lavoro, Il mercato del lavoro nel Veneto. Tendenze e politiche. Rapporto 2005, FrancoAngeli, Milano, 2005. 4 Soprattutto con riferimento alle recenti modifiche introdotte dalla l. 189/2002. 74

sere rilasciato dalle Questure italiane, con durate differenti in funzione delle motivazioni che hanno giustificato la concessione del visto. Ad eccezione dei cittadini provenienti dagli Stati appartenenti allUnione Europea ed in parte dei neocomunitari5, per i quali vale un regime pi liberale, la possibilit di lavorare in Italia risulta attualmente vincolata al possesso di un permesso di soggiorno abilitante, nonch, in genere, alla corretta osservanza di un prestabilito iter procedurale. Ai cittadini regolarmente soggiornanti nel territorio nazionale, la possibilit di svolgere regolarmente attivit lavorative offerta, oltre che dalle autorizzazioni per lavoro subordinato, stagionale ed autonomo, anche dai permessi di soggiorno per motivi familiari (ricongiungimenti), per protezione sociale, per asilo politico (una volta acquisito lo status di rifugiato) e, anche se solo entro certi limiti, dai permessi per ragioni di studio6. Nel caso che un datore di lavoro intenda avvalersi di un dipendente extracomunitario non ancora presente in Italia con permesso di soggiorno validamente costituito, la procedura prevede una serie di adempimenti, a volte complessi. I nuovi arrivi, con leccezione di alcune categorie particolari di lavoratori, devono comunque rientrare nel sistema di programmazione delle quote annualmente previsto dal Governo italiano. Per assicurare un maggior controllo in merito allinserimento dei lavoratori immigrati nel mercato occupazionale italiano, la legge 189/2002 ha istituito il cosiddetto contratto di soggiorno. Stipulato tra un datore di lavoro italiano (o straniero regolarmente soggiornante in Italia) ed il cittadino straniero che intende entrare nel nostro Paese per svolgere unattivit lavorativa di tipo subordinato, il contratto di soggiorno, indispensabile per il rilascio del corrispettivo permesso di soggiorno, riporta tutta una serie di indicazioni in ordine alle mansioni ricoperte, agli orari, al livello di inquadramento, alla retribuzione ed altro ancora. Tutti i permessi di soggiorno per lavoro subordinato (anche stagionale) rilasciati a cittadini extracomunitari devono pertanto avere alle spalle un contratto che li motivi: il lavoro, in altre parole, a legittimare la presenza, pi o meno prolungata, nel nostro Paese. Lo stesso non vale invece per le altre tipologie di permessi, che
5 Ai cittadini comunitari viene rilasciata una carta di soggiorno con validit quinquennale con libert di accesso al mercato del lavoro. I cittadini neocomunitari, per i quali non pi necessario il visto dingresso, sottostanno comunque ad una regolamentazione degli ingressi, per quanto beneficino di procedure semplificate. 6 I possessori di un permesso di soggiorno per studio possono svolgere attivit lavorative (solo dipendenti) non superiori alle 20 ore settimanali e per massimo di complessive 1.040 ore annuali. La conversione del permesso per studio in un permesso per lavoro subordinato deve avvenire sulla base delle quote previste.

75

abbiamo gi citato, che comunque consentono il regolare svolgimento di unattivit lavorativa7: in questi casi la presenza non giustificata dal lavoro ma, al contrario, la regolare presenza a consentire la possibilit di inserirsi nel mercato del lavoro. Non quindi certamente un caso se limmigrazione in Italia si caratterizza per una forte specializzazione lavoristica. Le opportunit occupazionali per gli stranieri, pur con i limiti dellattuale momento di crisi, restano forti e le possibilit di inserimento legale, pur in parte contingentate e quindi insufficienti, non mancano. Rimangono comunque forti le preoccupazioni in relazione allirregolarit8 del lavoro di molti immigrati, irregolarit che riguarda soprattutto i nuovi arrivi ma che interessa anche le vecchie presenze, ponendo inevitabilmente data la sua estensione seri interrogativi sulle effettive capacit di controllo degli organismi a ci deputati. Analizzando i dati disponibili, rielaborati dallIstat, sui permessi di soggiorno rilasciati dalle Questure italiane ai cittadini stranieri (Tab. 1), evidente lincidenza preponderante della motivazione collegata al lavoro: in Veneto al primo gennaio 2004 essa riguarda il 68,1% del totale dei permessi di soggiorno attivi ed leggermente superiore allanalogo dato italiano (66,4%). La maggioranza dei soggiornanti risulta in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro (per lo pi di tipo subordinato) e, salvo prove contrarie, questi individui vanno considerati a tutti gli effetti attivi nel mercato del lavoro come occupati o, nel caso abbiano perso il posto di lavoro, come disoccupati.9 Come gi osservato, ci sono altre categorie di soggiornanti che possono essere regolarmente occupati alle dipendenze di un datore di lavoro e che quindi andrebbero, di fatto, computati tra la popolazione straniera attiva. Tra esse la categoria pi consistente quella dei titolari di un permesso di soggiorno per motivi familiari, vale a dire per ricongiungimento.

La stipula del contratto di soggiorno richiesta solo in caso di conversione del permesso preesistente in permesso di soggiorno per lavoro subordinato. 8 Cfr. Anastasia B., Sestito P., Il lavoro degli immigrati e leconomia sommersa, in Livi Bacci M. (a cura di), Lincidenza economica dellimmigrazione, Giappichelli Editore, Torino, 2005. 9 Agli stranieri che perdono il posto di lavoro consentito rimanere in Italia in stato di disoccupazione, alla ricerca attiva di lavoro, per un periodo massimo di sei mesi. 76

Tab. 1 Veneto e Italia. Permessi di soggiorno per principali motivazioni al 1 gennaio di ogni anno (2001 - 2004)
Maschi 2001 Lavoro 66.862 Veneto Femmine 20.334 Totale 87.196 Maschi 583.616 Italia Femmine 254.329 Totale 837.945

di cui: - subordinato - autonomo - ricerca lavoro


Famiglia Totale

55.486 7.650 3.726

8.967

16.213 2.099 2.022

34.145

71.699 9.749 5.748

43.112

454.423 70.981 58.212

77.616

210.911 18.672 24.746

288.278

665.334 89.653 82.958

365.894

% lavoro su totale
2002 Lavoro

79.767

83,8%

59.337

34,3%

139.104

62,7%

745.836

78,2%

633.913

40,1%

1.379.749

60,7%

di cui: - subordinato - autonomo - ricerca lavoro


Famiglia

68.632

20.326

88.958

585.551

255.415

840.966

56.763 9.117 2.752

9.248

16.300 2.595 1.431


35.926

73.063 11.712 4.183

45.174

469.707 82.559 33.285

90.942

214.772 22.113 18.530

330.819

684.479 104.672 51.815

421.761

Totale % lavoro su totale


2003 Lavoro

82.135 83,6%
69.712

61.107 33,3%
21.474

143.242 62,1%
91.186

764.930 76,5%
578.217

683.462 37,4%
251.544

1.448.392 58,1%
829.761

di cui: - subordinato - autonomo - ricerca lavoro


Famiglia

57.964 10.074 1.674

10.627

17.623 2.892 959

41.730

75.587 12.966 2.633

52.357

469.160 86.409 22.648

103.934

374.025

213.090 23.643 14.811

682.250 110.052 37.459

477.959

Totale % lavoro su totale


2004 Lavoro

85.083 81,9%
107.353

68.441 31,4%
46.630

153.524 59,4%
153.983

777.076 74,4%
933.328

726.210 34,6%
546.053

1.503.286 55,2%
1.479.381

di cui: - subordinato - autonomo - ricerca lavoro


Famiglia

91.692 11.835 3.826

12.428

41.125 3.349 2.156

47.741

132.817 15.184 5.982

60.169

785.936 98.468 48.924

120.603

484.110 27.079 34.864

424.697

1.270.046 125.547 83.788


545.300

Totale % lavoro su totale

125.452 85,6%

100.542 46,4%

225.994 68,1%

1.151.487 81,1%

1.076.080 50,7%

2.227.567 66,4%

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat - Ministero dell'Interno

Per stimare (almeno come proxy) il tasso di attivit della popolazione straniera, fondato ritenere che circa la met dei detentori di permesso di soggiorno per ragioni familiari sia attivamente coinvolta nel mercato del lavoro.10 Si pu inoltre ricordare che il canale dei ricongiungimenti, come dimostrano tendenze oramai pi volte ripetutesi nel tempo, regolarmente

10 Cfr. Cnel, Il decisivo rilievo degli immigrati per il mercato del lavoro italiano, in Rapporto sul mercato del lavoro 2004, Roma, 2005, www.cnel.it.

77

utilizzato per compensare leffetto del contingentamento stretto delle autorizzazioni tra una regolarizzazione e laltra. Per quanto riguarda la distribuzione degli immigrati nel contesto nazionale, i dati relativi alle presenze confermano una spiccata concentrazione soprattutto nelle regioni settentrionali ed in particolare in quelle di nord-est. In altre parole, la presenza degli immigrati si sovrappone alla geografia dei livelli di sviluppo.11 La marcata correlazione a livello regionale tra incidenza dei cittadini stranieri residenti sul totale della popolazione e tasso di occupazione evidenzia il nesso strettissimo tra la presenza di immigrati e le condizioni del mercato del lavoro di ciascuna area territoriale (Graf. 1). Allinizio del 2004, la presenza di cittadini stranieri risultava particolarmente diffusa proprio nelle regioni con i tassi di occupazione pi elevati: Emilia Romagna, Veneto e Lombardia; pi contenuta risultava invece la presenza nelle regioni meridionali, meno attrattive perch in grado di fornire minori opportunit occupazionali. Graf. 1 Tasso di occupazione e quota di stranieri residenti sul totale della popolazione per regione (2004)
70 VDA 65 PI Tasso di occupazione 60 LIG Italia 55 M OL SAR BAS CAL CAM ABR LAZIO TAA M AR FVGTOS ER VEN LOM UM

50

45

PU SIC

40 0 1 2 3 4 5 6 7 Quota extracomunitari su totale popolazione residente

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat

11

Cnel, op. cit., pag. 137. 78

Graf. 2 Tasso di disoccupazione e quota di assunzioni di extracomunitari per regione (2004)


18 SIC 15 PU SAR CAM CAL BAS 12 M OL 9 Italia LAZIO ABR 6 VDA LIG PI M AR TOS UM VEN FVG ER LOM TAA 0 0 6 12 18 24 30 36 Quota di assunzioni di extracomunitari sul totale

Tasso di disoccupazione

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat e Inail

Queste caratterizzazioni possono essere ulteriormente convalidate mettendo in relazione lincidenza di assunzioni di extracomunitari sul totale e il tasso di disoccupazione regionale (Graf. 2). La significativa correlazione inversa tra le due variabili mette in evidenza come il ricorso al lavoro (regolare) degli immigrati sia nettamente inferiore nelle regioni con quote significative di disoccupazione: lincidenza delle assunzioni di lavoratori extracomunitari infatti particolarmente contenuta in tutte le regioni del centro-sud (lunica eccezione rappresentata dallAbruzzo), mentre risulta decisamente pi elevata nelle regioni settentrionali, con un livello massimo nel Trentino Alto Adige dovuto al forte impiego di manodopera straniera per le lavorazioni stagionali in agricoltura.

79

2.2. Gli immigrati occupati regolarmente: dimensionamento e caratteristiche 2.2.1. Introduzione: nota sulle fonti
Le fonti statistiche sullimmigrazione e la presenza straniera in Italia sono piuttosto numerose, ma spesso forniscono indicazioni non omogenee e perci il loro utilizzo richiede particolari accortezze. Occorre innanzitutto prestare attenzione al differente utilizzo che esse propongono di definizioni e classificazioni che, di volta in volta, possono perci includere o escludere dalla rilevazione determinate voci oppure considerare unattribuzione territoriale piuttosto che unaltra. E il caso ad esempio della nozione di extracomunitari, che variata nel tempo in relazione ai processi di allargamento dellUnione europea. Per non dire delle differenze consistenti e rilevanti in termini di confini statistici dei relativi aggregati di termini spesso usati come sinonimi, anche se tali non sono: stranieri, immigrati, extracomunitari. Si tratta in effetti di insiemi che sono sovrapponibili in gran parte ma non completamente.12 Per un corretto utilizzo delle fonti vanno inoltre sistematicamente valutati il grado di completezza e laffidabilit delle informazioni, oltre che, e a volte soprattutto, il grado di aggiornamento delle basi dati.13 Le informazioni riguardanti linserimento degli immigrati nel mercato del lavoro sono deducibili da fonti di diversa origine e per una loro valida interpretazione opportuno confrontarle con le informazioni (pi sistematiche ed in parte consolidate) riguardanti la presenza. Ovviamente, bisogna prestare attenzione al criterio di attribuzione spaziale delle informazioni che pu essere differenziato di volta in volta sulla base della variabile considerata, con esisti rilevanti nella distribuzione del fenomeno sul territorio. Infatti il singolo item pu essere classificato sulla base del luogo di residenza del soggetto oppure sulla base del luogo ove ha sede lattivit lavorativa svolta oppure, ancora, in base alla giurisdizione di competenza per alcuni adempimenti amministrativi. Tutto ci determina

Sui problemi statistici derivanti dalle intersezioni tra stranieri, immigrati e cittadini nati allestero vedi Strozza S., Natale M., Todisco E. e Ballacci F., La rilevazione delle migrazioni internazionali e la predisposizione di un sistema informativo sugli stranieri, Presidenza del Consiglio dei Ministri-Commissione per la garanzia dellinformazione statistica, Rapporti di ricerca, novembre 2002. 13 Cfr. Inps, Immigrazione: una risorsa da tutelare, in Sistema previdenza, 2/3, Roma, 2005. 80

12

inevitabili discordanze tra le basi dati, dovute ai diversi punti di osservazione adottati. La condizione lavorativa degli immigrati in Italia desumibile essenzialmente da due categorie di fonti informative: le rilevazioni sistematicamente effettuate sul territorio nazionale, siano esse generali o campionarie, i dati di natura amministrativa. Al primo gruppo appartengono fonti quali le rilevazioni censuarie, la Rilevazione continua sulle forze lavoro (Rcfl)14 e le indagini campionarie compiute ad hoc su specifici temi e territori (ad esempio lindagine di Unioncamere nazionale Excelsior sui fabbisogni professionali previsti dalle imprese). Al secondo gruppo fanno invece riferimento tutte le banche dati create per la registrazione degli adempimenti amministrativi obbligatori richiesti per legge, in materia di lavoro o di soggiorno. Cos lottenimento di un permesso di soggiorno (con la specificazione del motivo del rilascio) implica linserimento negli archivi delle Questure italiane; lavvio di unattivit autonoma richiede liscrizione alla Camere di commercio (C.C.I.A.A.) e determina linserimento nella banca dati Infoimprese; la definizione di un regolare rapporto di lavoro di tipo subordinato, come pure la sua cessazione o trasformazione, implicano linserimento negli archivi dei Centri per limpiego; inoltre, qualsivoglia attivit lavorativa determina lapertura di una posizione presso lInps, lInail o le altre casse previdenziali ed assistenziali di volta in volta preposte. In considerazione della particolare diffusione tra gli immigrati delloccupazione dipendente nel settore delleconomia privata, preziose e sufficientemente aggiornate informazioni derivano proprio dagli archivi dei Centri per limpiego. Da l sono state ricavate gran parte delle informazioni sugli occupati, sulle assunzioni, sulla disoccupazione e sulla mobilit dei lavoratori che permettendo la ricostruzione di un quadro particolareggiato

La Rcfl la fonte principale usata per monitorare le macro-dinamiche del mercato del lavoro: essa peraltro non (ancora) utilizzabile, per ragioni connesse ai suoi scopi specifici nonch al disegno campionario, per studiare la presenza e levoluzione degli immigrati nel mercato del lavoro italiano. Ci determina la mancanza di una fonte generale (fatto salvo il Censimento, i cui risultati sono peraltro soggetti ad una rapida obsolescenza) in grado di fornire un quadro complessivo e omogeneo di informazioni sugli immigrati attivi. Su queste tematiche cfr. le riflessioni di Albisinni M., Gli stranieri e la nuova indagine sulle forze di lavoro, paper presentato alla tavola rotonda Indicatori di inserimento socio-professionale degli immigrati organizzata da Sinergia a Milano il 14 gennaio 2005. 81

14

con dati di flusso, di stock a fine periodo, nonch di ricostruzione di profili e percorsi - hanno supportato le analisi di seguito sviluppate.15

2.2.2. Gli immigrati alle dipendenze delle imprese: caratteristiche ed evoluzioni


La consistenza complessiva Sulla base delle elaborazioni condotte su Giove 2005, nel 2003 in Veneto circa un milione e mezzo erano risultati i lavoratori occupati nel settore dipendente privato, calcolati come popolazione dinamica o stock-flusso, vale a dire contando tutti coloro che nel corso dellanno osservato hanno lavorato a prescindere dalla durata del loro rapporto di lavoro. Calcolati puntualmente, come stock a fine anno, i lavoratori veneti risultavano poco pi di un milione e 200 mila (Tab. 2). Per entrambe le misure una quota consistente risultava costituita da lavoratori stranieri: circa 167.000 secondo lo stock-flusso e 116.000 secondo lo stock a fine anno. Si tratta di valori quasi triplicati rispetto al 1998 e che hanno portato il peso degli stranieri sul totale degli occupati oltre l11% nel caso della misura di stock flusso e al 9,5% per lo stock a fine anno. Il peso maggiore degli stranieri sulla base della prima misura sottintende sia la maggiore mobilit dei lavoratori stranieri sia la pi elevata diffusione tra essi di lavori stagionali e a tempo determinato. Il numero di esordienti osservato per ogni anno vale a dire lingresso tra gli occupati in Veneto di soggetti in precedenza sconosciuti agli archivi dei Centri per limpiego evidenzia un progressivo decremento per i lavoratori italiani, dovuto essenzialmente alle dinamiche demografiche e al prolungamento degli anni di istruzione, compensato in buona parte da una continua crescita degli stranieri. Gli esordienti stranieri raggiungono una particolare consistenza nel 2002 per effetto della regolarizzazione.

15 Grazie ad unaccurata attivit di correzione ed integrazione dei dati amministrativi estratti dalle banche dati dei Cpi regionali, per il Veneto stato costruito uno specifico data base statistico, Giove 2005; per approfondimenti sulla costruzione di questo database cfr. Danilo Maurizio, La costruzione di Giove, i Tartufi, 22, 2006 www.venetolavoro.it.

82

Tab. 2 - Veneto. Occupati dipendenti, totale e stranieri (1998-2003)


1998 TOTALE 1999 2000 2001 2002 2003 Totale lavoratori (Stock-flusso) 1.250.158 1.195.003 55.155 1.008 51.834 130.187 116.426 13.761 1.058.025 1.017.497 40.528 671 38.323 86.205 77.069 9.136 1.316.513 1.244.862 71.651 2.132 66.872 134.891 112.717 22.174 1.092.753 1.041.802 50.951 796 48.474 79.768 65.715 14.053 1.371.797 1.276.673 95.124 3.107 89.165 137.255 105.607 31.648 1.137.939 1.070.708 67.231 1.121 64.299 82.405 62.421 19.984 1.420.177 1.305.218 114.959 3.899 107.896 132.821 101.703 31.118 1.169.721 1.089.805 79.916 1.495 76.434 76.275 57.920 18.355 1.456.539 1.311.555 144.984 5.646 135.920 132.488 87.891 44.597 1.208.050 1.102.570 105.480 2.347 100.972 81.762 49.479 32.283 1.470.318 1.303.591 166.727 7.131 156.042 110.145 70.927 39.218 1.219.294 1.102.822 116.472 2.876 111.233 65.037 40.134 24.903

di cui:

Italiani Stranieri '- di Paesi nuovi membri Ue '- di Paesi extra Ue

di cui:

di cui:

Esordienti

Italiani Stranieri

di cui:

Totale lavoratori (Stock al 31/12)

Italiani Stranieri

di cui:

'- di Paesi nuovi membri Ue '- di Paesi extra Ue

di cui:

Esordienti

Italiani Stranieri FEMMINE

di cui:

Totale lavoratori (Stock-flusso)

504.854 492.826 12.028 518 10.389 54.027 50.386 3.641 420.157 291.629 8.528 322 7.436 35.907 33.633 2.274

533.467 516.758 16.709 1.100 14.214 56.145 50.064 6.081 435.201 304.243 10.958 392 9.724 33.154 29.845 3.309

558.256 534.816 23.440 1.622 20.288 56.483 47.295 9.188 456.610 321.431 15.179 546 13.724 34.129 28.998 5.131

581.108 550.545 30.563 2.054 26.818 55.275 44.776 10.499 471.965 332.389 19.576 758 17.798 32.221 26.495 5.726

596.832 556.271 40.561 3.105 35.646 53.640 38.981 14.659 487.607 340.220 27.387 1.160 25.143 32.754 23.124 9.630

605.517 554.492 51.025 3.800 45.360 47.591 31.290 16.301 495.797 341.473 34.324 1.431 31.637 28.931 18.436 10.495

Italiani Stranieri

di cui:

'- di Paesi nuovi membri Ue '- di Paesi extra Ue

di cui:

Esordienti

Italiani Stranieri

di cui:

Totale lavoratori (Stock al 31/12)

Italiani Stranieri

di cui:

'- di Paesi nuovi membri Ue '- di Paesi extra Ue

di cui:

Esordienti

Italiani Stranieri

Fonte: elab. Veneto lavoro su dati Silrv-Giove 2005

83

La fase pi recente (2004-2005): ancora crescita, ma a ritmi normalizzati Non si dispone ancora di un aggiornamento di questi dati di stock per il biennio 2004-2005. Sembra peraltro di poter sostenere che la crescita occupazionale degli immigrati fortemente rallentata. In questa direzione convergono i segnali ricavabili dalla dinamica dei flussi di assunzione. La dinamica delle assunzioni, come emerge dai dati Inail (Graf. 3), mostra infatti un deciso rallentamento nel corso dellultimo anno: nel complessivo contesto nazionale si osserva per i lavoratori italiani una sostanziale stabilit negli ultimi tre anni, mentre la dinamica delle assunzioni di extracomunitari registra una lieve flessione nel corso dellultimo anno; in Veneto le assunzioni di lavoratori italiani risultano invece in continua contrazione dal 2002, mentre crescono anche nel 2005, seppur leggermente, le assunzioni di stranieri. Le informazioni sulle assunzioni desumibili dagli archivi dei Centri per limpiego confermano la tendenza evidenziata dai dati Inail: i dati riferiti a 30 Cpi aggiornati al primo semestre 200516 indicano quote crescenti di assunzioni di lavoratori non italiani, con unincidenza percentuale sul totale delle assunzioni che negli ultimi semestri osservati ha costantemente superato il 20% (Graf. 4 e Tab. 3). Le assunzioni hanno interessato in prevalenza i maschi, tuttavia a carico della componente femminile che si registrano incrementi particolarmente elevati (le assunzioni sono triplicate tra il 2000 e il 2004) (Graf. 5) e che vanno collegati anche alla crescita delle assunzioni nel settore dei servizi alla persona.

16 Sono esclusi i Cpi di Venezia, Villafranca, Affi, Verona, San Bonifacio, Bassano del Grappa, Vicenza, Bovolone, Padova ed Arzignano.

84

Graf. 3 Assunzioni di lavoratori italiani ed extracomunitari: numeri indice (2001=100)


200 Veneto - extracom. Italia - extracom. Veneto - italiani Italia - italiani

180

160

140

120

100

80 2001 2002 2003 2004 2005

Fonte: elab. Veneto lavoro su dati Inail (estraz. 31 gennaio 2006)

Graf. 4 Veneto. Assunzioni di lavoratori stranieri per semestre (20002005)


40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. 2005 - Stranieri Quota stranieri/totale 24,0% 21,0% 18,0% 15,0% 12,0% 9,0% 6,0% 3,0% 0,0%

2000

2001

2002

2003

2004

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005 (dati su 27 Cpi aggiornati)

85

Tab. 3 - Veneto. Assunzioni totali e assunzioni di lavoratori stranieri - 30 Cpi (Dati semestrali 2000-2005) 2000 I sem. II sem 128.213 110.969 17.244 274 330 16.640 13,4% 12.965 4.279 75,2% 24,8% 1.086 11.507 338 4.267 1.395 2.022 861 181 1.807 4.608 1.177 557 1.212 692 970 2.269 695 1.422 838 1.315 1.510 611 1.155 734 1.173 2.697 937 1.325 944 2.039 2.268 1.266 1.346 1.011 3.282 417 5.295 1.664 2.835 1.073 210 2.390 6.539 452 4.180 1.272 2.173 804 206 2.140 5.183 519 5.869 1.788 2.804 1.205 282 3.028 7.942 541 6.099 1.917 3.294 1.235 289 5.687 9.173 703 5.791 1.653 2.787 1.376 361 2.828 8.286 2.766 1.029 1.418 949 2.124 1.457 14.915 1.433 11.958 1.700 16.700 2.172 20.184 2.059 16.565 72,7% 27,3% 72,4% 27,6% 70,1% 29,9% 71,8% 28,2% 66,8% 33,2% 67,5% 32,5% 2.366 17.974 791 5.648 1.857 3.003 1.080 380 4.180 9.330 2.518 1.177 1.460 1.325 2.850 16.681 6.275 13.463 5.144 18.490 7.883 22.697 8.909 18.007 8.963 20.062 9.656 14,9% 14,8% 17,3% 22,4% 17,9% 22,1% 23,0% 24.849 12.113 67,2% 32,8% 2.841 21.120 816 6.849 1.955 3.478 1.335 366 5.158 12.934 4.961 1.660 1.753 1.445 3.115 435 437 22.084 297 494 17.816 428 725 25.220 318 1.014 30.274 435 1.083 25.452 314 1.182 28.222 465 1.858 34.639 316 1.229 26.921 21,1% 18.901 9.565 66,4% 33,6% 2.569 16.322 845 5.176 1.619 2.856 1.059 325 3.710 9.555 2.864 1.266 1.601 1.142 2.682 131.511 22.956 107.450 18.607 126.299 26.373 109.706 31.606 123.829 26.970 105.039 29.718 123.943 36.962 106.198 28.466 154.467 126.057 152.672 141.312 150.799 134.757 160.905 134.664 II sem II sem II sem II sem 2005* I sem. 140.140 108.544 31.596 360 2.002 29.234 22,5% 20.382 11.214 64,5% 35,5% 2.785 17.068 747 5.268 1.454 3.159 1.114 293 4.145 11.729 4.442 1.403 1.653 1.217 3.014 151.033 132.142 18.891 334 371 18.186 12,5% 14.369 4.522 76,1% 23,9% 1.198 12.810 301 4.689 1.526 2.104 935 174 2.197 4.834 1.626 512 1.150 584 962 2001 I sem. 2002 I sem. 2003 I sem. 2004 I sem.

Assunzioni totali

di cui:

- Italiani - Stranieri

'- Ue '- Nuovo membro Ue '- Extra Ue

di cui:

Quota stranieri/totale

Stranieri per GENERE: maschi femmine

maschi femmine

Comp. %

86

Stranieri per SETTORE: AGRICOLTURA INDUSTRIA

- Ind. alimentare - Ind. metalmeccanica - Legno mobilio - Settore moda (tessile-abbigl.-cal - Chimica, gomma - Carta, poligrafica - Costruzioni ALTRE ATTIVITA'

di cui:

di cui:

Alberghi, ristorazione Commercio Servizi alle imprese Trasporti e comunicazione Servizi alle persone

* I dati sugli apprendisti per il secondo trimestre 2005 sono disponibili in misura incompleta.

Fonte: elab. veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005

Graf. 5 Veneto. Assunzioni di stranieri per genere: numeri indice (I sem. 2000=100)
280 260 240 220 200 180 160 140 120 100 80 I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. 2005 M aschi Femmine Totale

2000

2001

2002

2003

2004

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005 (dati su 27 Cpi aggiornati)

Il contributo degli immigrati per attenuare linvecchiamento degli occupati Guardando alle caratteristiche anagrafiche degli esordienti (tra i dipendenti) nel mercato del lavoro veneto (Graf. 6) emerge una marcata crescita del livello di rappresentativit dei lavoratori stranieri pressoch per tutte le classi di et osservate, vale a dire gli under 30 (giovani), gli over 50 (anziani) e coloro che stanno tra i 30 e i 49 anni (adulti). Particolarmente interessante la repentina crescita a partire dal 2001 dellincidenza delle nuove lavoratrici straniere non pi giovani (adulte ed anziane) rispetto al totale delle nuove donne occupate: anche questo dato di novit collegato allimpatto della regolarizzazione, che ha coinvolto in maniera non marginale fasce di popolazione femminile intorno ai 40/50 anni proveniente dai Paesi dellEst Europeo e inserita soprattutto nei servizi di cura alla persona. Tra gli uomini le classi di et con la maggior incidenza di lavoratori esordienti stranieri sono state quelle dei giovani (gli stranieri pesano per il 35%) e degli adulti (stranieri al 45%). E certo che la manodopera straniera ha assicurato non solo il fabbisogno quantitativo espresso dal sistema produttivo italiano ma ha pure attenuato il fenomeno dellinvecchiamento complessivo della forza lavoro.

87

Graf. 6 Veneto. Lavoratori esordienti per classe d'et: quota stranieri su totale (1998-2003)
50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 M aschi - giovani M aschi - adulti M aschi - anziani Femmine - giovani Femmine - adulti Femmine - anziani

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Giove 2005

Differenziazioni settoriali nel ricorso alla manodopera straniera Il meccanismo di sostituzione di manodopera italiana con manodopera straniera messo in evidenza dallandamento delle assunzioni per settore (Graf. 7). In agricoltura e nei servizi la forte crescita delle assunzioni di lavoratori immigrati compensa, soprattutto negli ultimi semestri analizzati, la diminuzione di quelle di cittadini italiani. Come mostrano i dati parziali riferiti a 30 Cpi del Veneto, nel 2004 le assunzioni di stranieri negli ultimi semestri hanno raggiunto una consistenza doppia rispetto al 2000. Nel comparto industriale una marcata diminuzione delle assunzioni ha via via coinvolto la manodopera italiana, ma anche la domanda di lavoratori stranieri al netto delle dinamiche stagionali e dellimpatto della regolarizzazione non sembra pi in espansione. Con riferimento ad un numero di poco inferiore di Centri per limpiego17 27 su 40 possibile delineare un bilancio per settore della dinamica occupazionale per gli anni 2001-2004. In Graf. 8 sono rappresentati i saldi (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni, corrispondente allincremento occupazionale registrato al 31.12.2004 rispetto al
17 Sono esclusi: Cittadella, Camposampiero, Treviso, Venezia, San Don di Piave, Mirano, Dolo, Verona, Legnago, Villafranca, San Bonifacio, Affi e Bovolone.

88

1.1.2001) complessivi del periodo distinguendo tra stranieri e italiani. Si osserva che praticamente in tutti i settori manifatturieri vi stata una crescita degli occupati stranieri senza che ci abbia consentito il pieno recupero dei livelli occupazionali diminuiti per effetto della contrazione degli italiani. Nel settore delle costruzioni la crescita ha interessato entrambe le componenti sia gli stranieri dunque che gli italiani ma con prevalenza dei primi; nei settori terziari dove la dinamica occupazionale ha evidenziato i risultati migliori si registra una prevalenza degli italiani nel commercioalberghiero, nel credito e nei servizi alle imprese; invece nei trasporti e nei servizi alle persone lincremento maggiore risulta quello degli stranieri. Graf. 7 Veneto. Assunzioni di italiani e stranieri per settore: numeri indice (I sem. 2000=100)
280 260 240 220 200 180 160 140 120 100 80 60 40 I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. 2005 Agricoltura - italiani Industria - italiani Altre attivit - italiani Agricoltura - stranieri Industria - stranieri Altre attivit - stranieri

2000

2001

2002

2003

2004

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005 (dati su 27 Cpi aggiornati)

89

Graf. 8 Variazione degli occupati distinti tra stranieri e italiani nel periodo 2001-2004, 27 Cpi del Veneto
Agric., pesca estrattive Ind. alimentare Settore moda (tesile-abb.- calz.) Ind. metalmeccanica Ind. mezzi di trasporto Carta, poligrafica Chimica, gomma Legno mobilio Min. non metall. Altre manifatturiere Gas, acqua, energia elett. Costruzioni Commercio Alberghi, ristorazione Trasporti e comunicazio ne Credito e assicurazion e Servizi alle imprese Altri servizi

Stranieri Italiani

-15.000

-10.000

-5.000

5.000

10.000

15.000

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005 (dati su 27 Cpi aggiornati)

Nazionalit di provenienza e specializzazione settoriale: esistono vocazioni specifiche? Incrociando la nazionalit dei lavoratori stranieri presenti in Veneto e i settori in cui essi sono occupati, si evidenzia agevolmente la particolare concentrazione di alcuni gruppi in ben determinati settori. Infatti, come mostrano i dati relativi al 2003 riportati in Tab. 4, per alcune nazionalit emerge un pattern di impiego molto definito settorialmente, misurabile mediante un indice di specializzazione calcolato, per ciascuna nazionalit, rapportando la quota di occupati nel settore i per la nazionalit j alla quota del settore i sul totale degli occupati stranieri. Alla base dellinserimento di cittadini polacchi e slovacchi in agricoltura (indici di specializzazione rispettivamente 8,3 e 8,7) si trovano soprattutto esigenze in ordine alla temporaneit delle occupazioni, a specifico carattere stagionale, come la raccolta delle fragole o la vendemmia.

90

Tab. 4 - Lavoratori extracomunitari per settore e principali nazionalit (stock-flusso 2003) Val. ass. Quota % Indice di specializ. Val. ass. Quota % Val. ass. Quota % 8,3 1,5 1,0 0,9 0,6 8,7 0,9 0,8 0,4 0,5 Settore moda (tessile-abbigl.-calzature) Cinese 5.086 27,6 4,7 Marocchina 1.908 10,3 0,7 Indiana 1.777 9,6 3,6 Ghanese 1.482 8,0 2,2 Bengalese 1.331 7,2 2,0 Jugoslava 1.302 7,1 0,9 Rumena 1.204 6,5 0,5 Albanese 903 4,9 0,5 Senegalese 571 3,1 0,9 Nigeriana 446 2,4 0,8 Legno mobilio Rumena Marocchina Albanese Senegalese Jugoslava Ghanese Bengalese Nigeriana Indiana Macedone 1.778 1.483 1.146 557 393 366 338 270 267 226 20,9 17,5 13,5 6,6 4,6 4,3 4,0 3,2 3,1 2,7 1,5 1,3 1,5 1,9 0,6 1,2 1,1 1,0 1,2 1,2 Indice di specializ. Indice di specializ.

Agricoltura, pesca ed estrattive Polacca 2.697 Rumena 2.435 Marocchina 1.543 879 Jugoslava Albanese 659 Slovacca 610 Moldava 336 Indiana 249 Cinese 245 Ghanese 226

Altre
100,0 1,0 TOTALE 18.455 100,0 1,0 TOTALE 8.497 100,0

1.687

14,6

23,3 21,1 13,3 7,6 5,7 5,3 2,9 2,2 2,1 2,0

0,4

Altre

2.445

13,2

0,4

Altre

1.673

19,7

0,6

TOTALE

11.566

1,0

91
7.169
29.160 1.018 912 597 462 441 270 223 202 182 175 14,8 13,2 8,7 6,7 6,4 3,9 3,2 2,9 2,6 2,5 1,0 0,9 0,9 0,8 1,1 1,3 1,0 0,8 1,2 0,9 Alberghi, ristorazione Rumena 1.690 Albanese 1.451 Marocchina 1.305 Cinese 1.034 Jugoslava 699 Bengalese 654 Singalese 523 Croata 484 Moldava 373 Brasiliana 340 13,1 11,3 10,1 8,0 5,4 5,1 4,1 3,8 2,9 2,6 0,9 1,2 0,7 1,4 0,7 1,4 2,3 1,7 0,9 2,3 100,0 1,0 TOTALE 22.191 100,0 1,0

Altre

Ind. metalmeccanica Marocchina Rumena Albanese Jugoslava Senegalese Bengalese Ghanese Cinese Nigeriana Croata 4.692 3.651 2.712 2.205 2.140 1.756 1.534 1.345 1.113 843

24,6

16,1 12,5 9,3 7,6 7,3 6,0 5,3 4,6 3,8 2,9

0,8

1,2 0,9 1,0 0,9 2,1 1,7 1,4 0,8 1,2 1,3

Altre

Costruzioni Rumena Jugoslava Albanese Marocchina Macedone Bosniaca Tunisina Moldava Croata Polacca

2.140

4.204 3.755 3.684 2.752 2.052 1.365 843 644 562 190

18,9 16,9 16,6 12,4 9,2 6,2 3,8 2,9 2,5 0,9

9,6

0,2

1,3 2,1 1,8 0,9 4,2 3,2 2,1 0,9 1,1 0,3

Altre

Trasporti e comunicazione Marocchina 1.799 Rumena 1.302 Jugoslava 967 Albanese 525 Nigeriana 435 Singalese 355 Croata 354 Moldava 265 Senegalese 259 Tunisina 206

2.122

24,7
8.589

20,9 15,2 11,3 6,1 5,1 4,1 4,1 3,1 3,0 2,4 100,0

0,6

1,5 1,1 1,4 0,7 1,6 2,3 1,9 1,0 0,9 1,3 1,0

TOTALE

TOTALE Altri servizi Rumena Moldava Ucraina Marocchina Albanese Singalese Nigeriana Jugoslava Filippina Croata

Altre
6.887 100,0 1,0 TOTALE

Commercio Rumena Marocchiana Albanese Jugoslava Cinese Nigeriana Moldava Bengalese Croata Polacca

2.405

34,9

1,0

Altre

4.311

33,5
12.864

0,9
100,0

Altre
1,0

4.108
TOTALE

2.452 2.091 1.901 1.444 669 529 468 374 370 337 14.743

27,9

16,6 14,2 12,9 9,8 4,5 3,6 3,2 2,5 2,5 2,3 100,0

0,7

1,2 4,4 6,6 0,7 0,5 2,0 1,0 0,3 3,0 1,0 1,0

TOTALE

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Giove2005

Altri settori si contraddistinguono per la marcata presenza di particolari gruppi nazionali in virt di una distintiva e corrispondente tradizione lavorativa nel Paese di origine: il caso, ad esempio, del settore tessile, caratterizzato da una forte concentrazione di occupati di origine cinese (indice di specializzazione 4,7). Il settore delle costruzioni si contraddistingue per la preponderante presenza di cittadini provenienti dallex Jugoslavia (soprattutto macedoni e bosniaci) tanto che esso sembra essere divenuto nel tempo lo specifico sbocco occupazionale di questo gruppo di immigrati. Un discorso analogo pu essere proposto per quanto riguarda la marcata presenza di lavoratori (o meglio lavoratrici) provenienti dallUcraina e dalla Moldavia nel settore dei servizi alla persona.

Aspetti settoriali specifici: il caso degli infermieri Una riflessione a parte merita il particolare ricorso a lavoratori stranieri in ambito infermieristico. Da alcuni anni il nostro Paese si trova a fare i conti con unimportante carenza di infermieri, soprattutto in ambiente ospedaliero ma non solo, cui si sta cercando di far fronte attirando personale qualificato dallestero. La legge 189/2002 prevede, infatti, la possibilit di assumere infermieri extracomunitari dai loro paesi dorigine al di fuori delle quote massime stabilite di anno in anno. Purtroppo, la forte carenza di personale negli istituti di cura e la pressante richiesta di professionisti dallestero sono alla base di un diffuso, quanto scorretto, comportamento di intermediazione da parte di cooperative sociali, che in taluni casi operano una vera e propria somministrazione abusiva di manodopera.18 La fornitura di lavoro a termine (come previsto dal d.lgs 276/2003) pu, infatti, avvenire solo attraverso lintervento delle Agenzie per il lavoro, unici soggetti abilitati ad effettuare lecitamente laffitto di manodopera. Lobiettivo quello di garantire capacit e competenze del personale infermieristico non italiano, tanto che a tali Agenzie concessa la possibilit di avviare programmi di ricerca e formazione dei lavoratori nel Paese dorigine, assicurando cos la possibilit di importare lavoratori formati proprio in funzione del successivo trasferimento in Italia.
18

Cfr. Achguiga M., I lavoratori extracomunitari nelle corsie degli ospedali italiani, in Bollettino Adapt, n. 1, 13 gennaio 2006. 92

Secondo le prime informazioni diffuse da una recente ricerca dellIres Cgil sugli infermieri stranieri19 si stima che in Italia gli infermieri professionali nati allestero siano 20.000, pari al 10% degli iscritti allalbo professionale Ipasvi (Infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici dinfanzia).

Aspetti settoriali specifici: il caso dellagricoltura Per quanto riguarda lagricoltura uno dei primi settori produttivi a ricorrere intensivamente allapporto di manodopera extracomunitaria - importanti informazioni possono essere ricavate dai dati raccolti dallOsservatorio sulle aziende e gli operai agricoli istituito presso lInps. Si tratta di una banca dati che offre una sufficientemente chiara immagine della situazione occupazione del settore nel contesto nazionale, ma anche in Veneto (Tab. 5). Gli operai agricoli extracomunitari registrati in Veneto sono passati dalle 7.200 unit del 2000 alle circa 13.600 del 2004, con unincidenza percentuale salita nello stesso periodo dal 21% al 34% del totale di settore. La crescita degli operai agricoli provenienti dai Paesi non comunitari ha compensato la progressiva diminuzione degli occupati comunitari ed in massima parte di quelli italiani. Importanti differenze tra i due gruppi di lavoratori emergono osservando la distribuzione delle giornate complessivamente lavorate: gli extracomunitari risultano mediamente impiegati per periodi pi brevi nel corso dellanno mentre tra gli italiani prevalgono occupazioni pi durature: nel 2004 circa la met degli extracomunitari stata occupata per meno di 50 giornate, mentre tra gli italiani la quota corrispondente pari a circa un terzo. Daltro canto solo il 20% circa degli extracomunitari lavora per oltre 150 giorni, mentre lanaloga quota tra gli italiani arriva al 50%. Lelevata concentrazione di lavoratori extracomunitari tra quelli con meno di 50 giornate lavorate evidenzia il loro forte coinvolgimento nel lavoro stagionale e nelle attivit saltuarie.

19 Ricerca realizzata da Bernardotti M.A. ed inserita nel IV Rapporto sullimmigrazione dellIres Cgil attualmente in corso di pubblicazione.

93

Tab. 5 Veneto. Lavoratori agricoli, comunitari ed extracomunitari, per classi di giornate lavorate (2000-2004)
fino a 50 gg EXTRACOMUNITARI 2000 2001 2002 2003 2004 COMUNITARI 2000 2001 2002 2003 2004 TOTALE 2000 2001 2002 2003 2004 da 51 a 100 gg 1.027 1.176 2.438 2.158 2.462 3.023 2.941 2.709 2.523 2.560 4.050 4.117 5.147 4.681 5.022 da 101 a 150 gg 660 695 823 1.262 1.149 2.318 2.082 1.920 1.832 1.934 2.978 2.777 2.743 3.094 3.083 oltre 150 gg TOTALE

4.114 4.636 5.382 6.410 6.676 8.789 8.680 8.692 8.658 8.378 12.903 13.316 14.074 15.068 15.054

1.411 1.968 2.376 3.233 3.303 13.252 13.460 13.189 13.081 13.006 14.663 15.428 15.565 16.314 16.309

7.212 8.475 11.019 13.063 13.590 27.382 27.163 26.510 26.094 25.878 34.594 35.638 37.529 39.157 39.468

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Inps (Osservatorio sulle aziende e gli operai agricoli - www.inps.it)

Analizzando le caratteristiche anagrafiche degli operai agricoli interessante notare le differenze tra il gruppo dei comunitari e quello degli extracomunitari in relazione allet (Graf. 9): il calo degli italiani risulta trainato soprattutto dal forte ridimensionamento della componente giovanile; per gli gli extracomunitari la crescita ha interessato dapprima le classi di et pi basse, vale a dire i giovani, poi anche adulti ed anziani. Soprattutto per questultima categoria la regolarizzazione del 2002 ha rappresentato un importante momento di emersione.

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Graf. 9 Veneto. Operai agricoli italiani ed extracomunitari per sesso e classe d'et: numeri indice (2000=100)
240 220 200 180 160 140 120 100 80 2000 2001 2002 2003 2004 Extracomunitari - giovani Extracomunitari - adulti Extracomunitari - anziani Italiani - giovani Italiani - adulti Italiani - anziani

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Inps

Immigrati e contratti di lavoro: specializzati nelle forme flessibili di impiego? Prendendo ora in esame le forme contrattuali che caratterizzano le assunzioni in Veneto (Tab. 6 e Graf. 10), sono evidenti sia alcune regolarit che importanti differenze tra lavoratori italiani e lavoratori stranieri: a. sia per gli italiani che per gli stranieri le assunzioni a tempo determinato sono in continua crescita e hanno superato ormai il 60% delle assunzioni totali; b. tra gli stranieri hanno uno spazio ridotto i contratti a causa mista (apprendistato e formazione lavoro) mentre invece il lavoro interinale (divenuto lavoro somministrato con la legge 30/2003) una modalit di grande rilievo: interessa circa il 20% delle assunzioni di stranieri mentre per gli italiani supera di poco il 10%; almeno fino alla fine del 2003 il lavoro interinale ha conosciuto una rapidissima crescita tra gli immigrati (Graf. 11); c. la quota del tempo indeterminato collocata nel medesimo trend discendente sia per italiani che per stranieri, ma per i primi la velocit sembra maggiore; d. anche in queste dinamiche contrattuali si nota lanomalia del secondo semestre 2002 dovuta allimpatto della regolarizzazione che ha innalzato - momentaneamente la quota di assunzioni a tempo
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indeterminato. Gi dal primo semestre del 2003 si assistito ad una normalizzazione della distribuzione, con il rafforzamento della quota di assunzioni di lavoratori stranieri a termine ed il ridimensionamento della quota di assunzioni a tempo indeterminato. Tab. 6 Veneto. Assunzioni di lavoratori stranieri per contratto e orario - 30 Cpi (Dati semestrali 2000-2005)
2000 I sem. II sem Totale 18.891 17.244 2001 I sem. II sem 22.956 18.607 2002 I sem. II sem 26.373 31.606 2003 I sem. II sem 26.970 29.718 2004 I sem. II sem 36.962 28.466 2005* I sem. 31.596

CONTRATTO DI LAVORO - apprendistato 1.358 - formazione lavoro 443 - tempo determinato 9.739 di cui interinale 1.191 - tempo indeterminato 7.349 - lavoro a domicilio 2

1.286 345 9.042 1.679 6.565 6

1.572 301 12.804 2.529 8.275 4

1.347 269 10.017 2.582 6.971 3

1.666 312 14.907 4.080 9.485 3

1324 174 13295 4179 16811 2

1616 176 16179 5152 8998 1

1741 135 16188 4910 11654 0

2400 19 21735 5959 12807 1

1752 3 16830 5755 9880 1

1034 6 19785 5360 10771 0

Comp. %
7,2% 2,3% 51,6% di cui interinale 6,3% - tempo indeterminato 38,9% - lavoro a domicilio 0,0% TIPOLOGIA DI ORARIO - part time +20 ore 690 - part time -20 ore 418 - full-time 17.783 - apprendistato - formazione lavoro - tempo determinato 7,5% 2,0% 52,4% 9,7% 38,1% 0,0% 6,8% 1,3% 55,8% 11,0% 36,0% 0,0% 7,2% 1,4% 53,8% 13,9% 37,5% 0,0% 6,3% 1,2% 56,5% 15,5% 36,0% 0,0% 4,2% 0,6% 42,1% 13,2% 53,2% 0,0% 6,0% 0,7% 60,0% 19,1% 33,4% 0,0% 5,9% 0,5% 54,5% 16,5% 39,2% 0,0% 6,5% 0,1% 58,8% 16,1% 34,6% 0,0% 6,2% 0,0% 59,1% 20,2% 34,7% 0,0% 3,3% 0,0% 62,6% 17,0% 34,1% 0,0%

651 381 16.212

838 624 21.494

895 620 17.092

1.111 935 24.327

1549 1709 28348

1317 1216 24437

2064 1795 25859

2672 2242 32048

2422 1934 24110

2585 2130 26881

Comp. %
- part time +20 ore - part time -20 ore - full-time 3,7% 2,2% 94,1% 3,8% 2,2% 94,0% 3,7% 2,7% 93,6% 4,8% 3,3% 91,9% 4,2% 3,5% 92,2% 4,9% 5,4% 89,7% 4,9% 4,5% 90,6% 6,9% 6,0% 87,0% 7,2% 6,1% 86,7% 8,5% 6,8% 84,7% 8,2% 6,7% 85,1%

* I dati sugli apprendisti per il secondo trimestre 2005 sono disponibili in misura incompleta. Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005

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Graf. 10 Veneto. Composizione % delle assunzioni di italiani e stranieri per contratto (Dati semestrali 2000-2005)
80,0 Apprend. e form. Lavoro - stranieri Interinale stranieri Apprend. e form. Lavoro - italiani Interinale - italiani 60,0 Tempo determinato - stranieri Tempo indeterminato - stranieri Tempo determinato - italiani Tempo indeterminato - italiani

40,0

20,0

0,0 I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. 2005

2000

2001

2002

2003

2004

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005 (dati su 30 Cpi aggiornati)

Graf. 11 Veneto. Assunzioni di stranieri per contratto: numeri indice (I sem. 2005=100)
500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. 2005 Apprend. e form. lavoro Tempo determinato Interinale Tempo indeterminato Totale

2000

2001

2002

2003

2004

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005 (dati su 30 Cpi aggiornati)

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Graf. 12 Veneto. Incidenza % delle assunzioni di stranieri per tipologia di orario (Dati semestrali 2000-2005)
40 35 30 25 20 15 10 5 0 I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. II sem I sem. 2005 Part time +20 ore

Part time -20 ore Full-time

2000

2001

2002

2003

2004

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005 (dati su 30 Cpi aggiornati)

Per quanto riguarda lorario di lavoro, la diffusione del part time tra gli immigrati inferiore a quella osservata tra i lavoratori italiani. Anche per questa tipologia di orario, comunque, la quota di assunzioni destinate a stranieri risulta crescente (Graf. 12); si pu inoltre notare che mentre per i part time con un impiego superiore alle 20 ore settimanali lincremento avvenuto in modo costante nel tempo, per i part time con orari pi contenuti (meno di 20 ore settimanali) notevole influenza ha avuto la regolarizzazione di fine 2002 (nascondendo talvolta, in questo modo, occupazioni in realt a full time oppure inesistenti).

La distribuzione degli occupati stranieri nel territorio veneto


Anche la geografia della distribuzione interna al Veneto degli immigrati occupati riflette da vicino la distribuzione delle attivit produttive, con particolare riferimento a quelle industriali ed agricole. In Tab. 7 si sono messi a confronto per ciascun Centro per limpiego i dati sugli occupati stranieri nel 2003 (misura di stock-flusso) con i dati sulla distribuzione per Centro per limpiego degli stranieri residenti al 31.12.2003. Si tratta di aggregati non perfettamente omogenei: tra gli occupati sono infatti inclusi i lavoratori stagionali che non necessariamente diventano residenti.

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Tab. 7 Stranieri residenti al 31 dicembre 2003 ed occupati (stockflusso 2003) per Provincia e Centro per l'impiego del Veneto
Stranieri residenti (31.12.2003) Maschi Femmine Totale Agordo Belluno Calalzo di Cadore Feltre BELLUNO Camposampiero Cittadella Este Monselice Padova Piove di Sacco PADOVA Adria Badia Polesine Rovigo ROVIGO Castelfranco Veneto Conegliano Montebelluna Oderzo Pieve di Soligo Treviso Vittorio Veneto TREVISO Chioggia Dolo San Don di Piave Mirano Portogruaro Venezia VENEZIA Arzignano Asiago Bassano del Grappa Lonigo Schio Thiene Valdagno Vicenza VICENZA Affi San Bonifacio Bovolone Legnago Verona Villafranca di Verona VERONA 197 1.449 621 1.299 3.566 2.692 3.098 1.363 1.329 10.218 1.004 19.704 647 1.301 1.560 3.508 5.685 4.465 3.959 3.877 2.353 8.556 1.818 30.713 555 1.770 2.636 1.715 1.694 5.472 13.842 5.957 328 4.448 2.779 3.013 3.156 2.243 9.332 31.256 2.867 4.314 1.456 2.164 14.613 2.247 27.661 262 1.711 772 1.230 3.975 1.990 2.419 1.159 1.162 10.129 893 17.752 573 1.062 1.648 3.283 4.103 3.376 2.982 2.701 1.683 7.399 1.443 23.687 606 1.695 2.275 1.612 1.662 5.802 13.652 3.873 322 3.557 1.970 2.332 2.635 1.754 8.131 24.574 2.872 2.984 1.073 1.557 12.789 1.986 23.261 459 3.160 1.393 2.529 7.541 4.682 5.517 2.522 2.491 20.347 1.897 37.456 1.220 2.363 3.208 6.791 9.788 7.841 6.941 6.578 4.036 15.955 3.261 54.400 1.161 3.465 4.911 3.327 3.356 11.274 27.494 9.830 650 8.005 4.749 5.345 5.791 3.997 17.463 55.830 5.739 7.298 2.529 3.721 27.402 4.233 50.922 Occupati stranieri (stock-flusso Maschi Femmine Totale 266 1.213 573 716 2.768 3.441 3.997 1.197 1.278 8.615 1.124 19.652 628 670 925 2.223 5.067 4.833 3.462 4.058 1.764 8.513 1.158 28.855 475 1.472 2.412 1.596 1.666 3.894 11.515 6.984 173 3.987 2.517 2.133 2.677 1.543 7.265 27.279 2.171 3.940 1.727 1.571 11.734 2.108 23.251 159 115.702 333 897 561 514 2.305 1.220 1.466 544 579 5.929 425 10.163 223 382 490 1.095 1.566 1.739 1.416 1.500 513 3.728 665 11.127 237 666 1.138 581 1.055 1.819 5.496 1.554 118 1.409 749 697 842 605 3.337 9.311 1.274 1.094 1.177 765 6.312 843 11.465 63 51.025 599 2.110 1.134 1.230 5.073 4.661 5.463 1.741 1.857 14.544 1.549 29.815 851 1.052 1.415 3.318 6.633 6.572 4.878 5.558 2.277 12.241 1.823 39.982 712 2.138 3.550 2.177 2.721 5.713 17.011 8.538 291 5.396 3.266 2.830 3.519 2.148 10.602 36.590 3.445 5.034 2.904 2.336 18.046 2.951 34.716 222 166.727 Stock occupati/residenti Maschi Femmine Totale 135,0 83,7 92,3 55,1 77,6 127,8 129,0 87,8 96,2 84,3 112,0 99,7 97,1 51,5 59,3 63,4 89,1 108,2 87,4 104,7 75,0 99,5 63,7 94,0 85,6 83,2 91,5 93,1 98,3 71,2 83,2 117,2 52,7 89,6 90,6 70,8 84,8 68,8 77,9 87,3 75,7 91,3 118,6 72,6 80,3 93,8 84,1 127,1 52,4 72,7 41,8 58,0 61,3 60,6 46,9 49,8 58,5 47,6 57,2 38,9 36,0 29,7 33,4 38,2 51,5 47,5 55,5 30,5 50,4 46,1 47,0 39,1 39,3 50,0 36,0 63,5 31,4 40,3 40,1 36,6 39,6 38,0 29,9 32,0 34,5 41,0 37,9 44,4 36,7 109,7 49,1 49,4 42,4 49,3 130,5 66,8 81,4 48,6 67,3 99,6 99,0 69,0 74,5 71,5 81,7 79,6 69,8 44,5 44,1 48,9 67,8 83,8 70,3 84,5 56,4 76,7 55,9 73,5 61,3 61,7 72,3 65,4 81,1 50,7 61,9 86,9 44,8 67,4 68,8 52,9 60,8 53,7 60,7 65,5 60,0 69,0 114,8 62,8 65,9 69,7 68,2

N.d.
TOTALE 130.250 110.184 240.434

88,8

46,3

69,3

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat (Bilancio demografico cittadini stranieri 2003) e dati Silrv-Giove 2005

Si ottiene comunque una misura (certamente imperfetta) del tasso di occupazione degli immigrati in Regione collocabile attorno al 70%. Si constata che alcune aree (Agordo, Bovolone, Arzignano, lAlta Padovana, Oder-

99

zo) presentano una domanda di lavoro in grado di impiegare, oltre che lavoratori stagionali, anche immigrati residenti in aree contermini. Viceversa, per altre zone (Rovigo, Venezia), la misura del tasso di occupazione cos come da noi calcolato (attorno o inferiore al 50%) indica una probabile dissociazione tra luogo di residenza e luogo di lavoro.

2.2.3. Immigrati e imprenditori


Gli archivi degli istituti previdenziali offrono importanti informazioni sul tema del lavoro indipendente nel contesto nazionale. Anche le attivit occupazionali di tipo autonomo svolte da cittadini extracomunitari vengono registrate negli archivi dellInps in virt dellapertura di una posizione assicurativa presso lIstituto. Il lavoro autonomo implica infatti liscrizione del lavoratore a specifiche gestioni, differenziate per artigiani, commercianti, coltivatori diretti e parasubordinati. Secondo i dati Inps di stock-flusso (vale a dire relativi a lavoratori per i quali stato versato almeno un contributo nel corso dellanno), i lavoratori autonomi extracomunitari20 registrati in Veneto sono stati nel 2002 circa 4.900, pari al 12,6% del complessivo contesto nazionale, per il 67% artigiani, il 32% commercianti e solo in quota residuale indipendenti in agricoltura (Tab. 8). Negli ultimi anni del periodo considerato, ed in particolar modo dal 1999, il lavoro autonomo tra gli extracomunitari ha conosciuto in Veneto livelli di crescita particolarmente elevati, con incrementi annui medi attorno alle mille unit. Oltre agli archivi Inps, una fondamentale fonte informativa sulla presenza immigrata nelle attivit imprenditoriali rappresentata dal Registro delle Imprese.21 Ogni impresa, sia collettiva che individuale, tenuta ad iscriversi nel Registro delle Imprese e a trasmettere le notizie che riguardano il suo assetto societario e le eventuali modificazioni, attraverso il deposito degli atti societari e delle variazioni degli stessi. I dati relativi alle imprese sono
20

Sono esclusi i lavoratori iscritti alla specifica Gestione speciale come collaboratori coordinati e continuativi o come liberi professionisti senza Ordine di riferimento: come noto degli iscritti a questa Gestione speciale si sa poco in assoluto, indipendentemente dalla nazionalit. Si pu solo ipotizzare che gli stranieri non siano particolarmente presenti in questo aggregato, rilevante piuttosto per laccostamento al mercato del lavoro delle nuove generazioni di italiani. 21 Le Camere di Commercio, nella loro funzione di Anagrafe delle Imprese, raccolgono i dati relativi alla vita di ogni azienda attraverso questo registro ed il Repertorio EconomicoAmministrativo (REA). 100

disponibili grazie al sistema di informatizzazione del Registro delle Imprese (Infocamere). Le banche dati Infocamere consentono di accedere ad importanti informazioni statistiche anche in merito alla presenza di attivit imprenditoriali avviate in Italia da cittadini stranieri. Purtroppo esse utilizzano una classificazione dei soggetti titolari di cariche imprenditoriali sulla base del Paese di nascita: di conseguenza i cittadini italiani nati allestero sono classificati tra gli stranieri. Non si tratta di unevenienza statisticamente poco significativa: il caso di molti imprenditori, nati in Svizzera da genitori italiani un tempo emigrati, ma a tutti gli effetti cittadini italiani. I dati proposti includono quindi una componente di errore: sulla base di approfonditi studi analitici precedentemente condotti22 si pu ipotizzare che la quota degli italiani nati allestero sia attorno al 30% del totale dei nati allestero. Ne discende che i veri imprenditori immigrati sono circa il 70% di quelli evidenziati nelle statistiche Unioncamere. Tab. 8 Veneto e Italia. Lavoratori autonomi extracomunitari con almeno un rapporto di lavoro nell'anno (1991-2002)
1991 VENETO Artigiani Coltivatori diretti Commercianti TOTALE ITALIA Artigiani Coltivatori diretti Commercianti TOTALE Quota Veneto/Italia Artigiani Coltivatori diretti Commercianti TOTALE 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 287 48 380 715 304 44 418 766 296 41 425 762 292 41 423 756 329 44 442 815 380 45 464 889 492 57 593 1.142 794 59 687 1.540 1.277 62 873 2.212 1.914 62 1.097 3.073 2.633 66 1.300 3.999 3.280 74 1.545 4.899

3.776 518 4.637 8.931

4.127 508 5.014 9.649

3.866 508 5.055 9.429

3.889 4.208 4.586 5.293 7.672 11.300 15.255 19.851 23.602 517 531 559 663 703 743 787 837 895 5.177 5.388 5.526 6.461 7.366 9.157 11.216 13.083 14.448 9.583 10.127 10.671 12.417 15.741 21.200 27.258 33.771 38.945

7,6 9,3 8,2 8,0

7,4 8,7 8,3 7,9

7,7 8,1 8,4 8,1

7,5 7,9 8,2 7,9

7,8 8,3 8,2 8,0

8,3 8,1 8,4 8,3

9,3 8,6 9,2 9,2

10,3 8,4 9,3 9,8

11,3 8,3 9,5 10,4

12,5 7,9 9,8 11,3

13,3 7,9 9,9 11,8

13,9 8,3 10,7 12,6

Fonte: per il Veneto Inps, per l'Italia Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes - Inps

In Veneto, le cariche imprenditoriali di cittadini nati in paesi al di fuori dellUnione europea sono passate dalle circa 15.000 di fine 2000 alle 26.500 del 2004 (Tab. 9). Si tratta di un dato in forte crescita e che dimo22

Bragato S., Occari F., Valentini M., I problemi di contabilizzazione dei lavoratori extracomunitari. Una verifica nelle province di Treviso e Vicenza, Working paper n. 48, Dipartimento di Scienze Statistiche di Padova, Progetto di ricerca Miur, Dinamiche e persistenze del mercato del lavoro italiano ed effetti di politiche (basi di dati, misura, analisi), Venezia, 2002. 101

stra il sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini extracomunitari in attivit autonome di tipo imprenditoriale. Guardando alla tipologia delle cariche, i nati in un Paese non comunitario annoverano una quota prevalente tra i titolari dimpresa, cio tra i soggetti alla guida di ditte individuali. I nati allestero titolari di unattivit imprenditoriale risultano particolarmente numerosi nel settore delle costruzioni: il loro peso sul totale degli imprenditori nati allestero passato dal 32% del 2002 al 39% del 2004 (Graf. 13); seguono il commercio con valori attorno al 30% e le attivit manifatturiere (tra il 14% ed il 15%), allinterno delle quali riveste una particolare importanza il settore tessile-abbigliamento. Tab. 9 Veneto e Italia. Cariche imprenditoriali detenute da soggetti di nazionalit extracomunitaria al 31 dicembre 2000 - 2004 per tipologia
2000
VENETO A. Totale cariche imprenditoriali 717.072 14.859

2001
725.627 17.418

2002
732.629 20.274

2003
732.698 23.100

2004
738.792 26.563

- Agricoltura e pesca - Agricoltura e pesca di cui: - titolare - socio - amministratore - altre cariche
Quota B/A

B. Cariche impr. cittadini nati in Paesi non Ue

134.219 552

127.019 560

121.259 583

115.874 596

113.366

617

2,1 7.575.672 156.316

2,4 7.709.404 184.026

10.952 3.717 4.367 1.238

2,8

13.188 3.989 4.833 1.090

3,2

16.013 4.354 5.130 1.066

3,6

ITALIA A. Totale cariche imprenditoriali

- Agricoltura e pesca - Agricoltura e pesca di cui: - titolare - socio - amministratore - altre cariche
Quota B/A

B. Cariche impr. cittadini nati in Paesi non Ue

1.220.616 6.738

1.194.699 7.179

1.170.933 7.773

7.807.144 211.552

1.145.387 8.040

7.818.885 237.117

1.128.649 8.318

7.872.501 268.652

2,1

2,4

124.364 23.872 50.221 13.095

2,7

145.411 25.251 54.182 12.273

3,0

173.634 26.244 57.134 11.640

3,4

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati CCIAA di Padova "La dinamica dell'imprenditoria extracomunitaria in provincia di Padova nel 2004".

102

Graf. 13 Veneto. Extracomunitari titolari di impresa: composizione % per settore (2002 e 2004)
40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0
Trasporti e comunicazione Credito e assicurazioni Agricoltura e pesca Costruzioni Attivit manifatturiere Commercio Servizi alle persone

2002 2004

0,0

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Unioncamere del Veneto

Tra i titolari dimpresa presenti in Veneto particolare rilevanza hanno i nati in Marocco (13% rispetto al totale), in Cina (11%), in SerbiaMontenegro (11%), in Romania (9%) ed in Albania (7%) (Tab. 10). Nel territorio regionale, in linea con i livelli di distribuzione del fenomeno immigratorio, gli imprenditori nati allestero si concentrano soprattutto nelle province di Treviso (con 3.800 titolari nel 2004), Verona (con 3.700) e Vicenza (2.900). Tab. 10 Veneto. Imprenditori extracomunitari attivi titolari di impresa, per Stato di nascita (principali nazionalit) e provincia (2004)
Belluno Marocco Cina Serbia e Montenegro Romania Albania Macedonia Nigeria Senegal Tunisia Bangladesh TOTALE 115 14 39 4 22 29 4 13 8 0 Padova 286 388 94 378 188 41 143 29 49 23 Rovigo 131 203 16 19 79 2 42 10 57 0 Treviso 530 334 370 179 212 377 60 144 41 59 Venezia 150 267 161 138 167 156 37 135 27 94 Verona 622 343 257 587 265 14 179 54 199 6 Vicenza 239 206 751 133 163 69 46 80 44 137 VENETO 2.073 1.755 1.688 1.438 1.096 688 511 465 425 319

Altri Stati

345

713

96

1.479

736

Attivit immob. e servizi alle imp.

- Confezioni articoli vestiario

1.160

1.026

593

2.332

655

3.785

2.068

3.686

2.894

16.013

Fonte: Unioncamere del Veneto; Il Veneto delle imprese - Rapporto 2005, in www.ven.camcom.it

103

Altre imprese

5.555

2.2.4. Il lavoro domestico


Linvecchiamento della popolazione e il crescente inserimento delle donne italiane nel mercato del lavoro sono le motivazioni alla base della marcata rilevanza acquisita negli ultimi anni dal settore della collaborazione familiare. Si tratta di un ambito lavorativo che, nonostante lelevata domanda, viene evitato dallofferta locale di lavoro in quanto queste attivit di collaborazione non sono sufficientemente appetibili, non solo dal punto di vista economico, ma anche in relazione alla considerazione sociale.23 Per questo il lavoro domestico soprattutto in coabitazione divenuto una prerogativa dei lavoratori stranieri che sono in grado di assicurare tempi e modalit occupazionali pi flessibili e meno costose. Mentre le prime forme di collaborazione domestica (nel senso pi tradizionale del termine) erano diffuse soprattutto nelle famiglie ricche degli ambienti metropolitani, in tempi pi recenti esse hanno assunto una nuova e diversa caratterizzazione. Come hanno dimostrato gli esiti delle grande regolarizzazione del 2002, un numero davvero considerevole di donne straniere entrato a far parte delle famiglie italiane con, in prevalenza, una nuova ed originale mansione: aiutanti domiciliari addette alla cura delle persone anziane. Si tratta di un fenomeno per lungo tempo sfuggito ad ogni tipo di controllo ed alimentato dallincontro di esigenze tanto differenti quanto tra loro complementari: limmigrazione femminile irregolare da un lato e forme di organizzazione informale dellassistenza a domicilio dallaltro.24 Le migrazioni femminili ed il loro inserimento nel settore dei servizi domestici e familiari rappresentano pertanto un tratto fortemente caratterizzante gli attuali movimenti verso lItalia (e non solo). Ci risulta evidente considerando che in Italia nel 2002 le domande di regolarizzazione presentate sono state circa 700mila; di queste 330mila riguardavano il lavoro domestico e le attivit di assistenza. In Veneto, secondo gli ultimi dati a disposizione diffusi dallIstat, i permessi di soggiorno rilasciati attraverso il meccanismo della regolarizzazione sono stati complessivamente 58.300, di essi circa il 40% ha riguardato la collaborazione familiare. Di conseguenza limpatto della regolarizzazione nel settore del lavoro domestico stato, come del resto era prevedibile, assai elevato. Analizzan23 Inps-Dossier Statistico Immigrazione, Caritas/Migrantes, Immigrazione e collaborazione domestica: i dati del cambiamento, Roma, 2004. 24 Ambrosini M., Cominelli C. (a cura di), Unassistenza senza confini. Welfare leggero, famiglie in affanno, aiutanti domiciliari immigrate, Ismu, Milano, 2005.

104

do i dati Inps (Tab. 11) raccolti attraverso lOsservatorio sui lavoratori domestici, possibile osservare come la totalit dellincremento di assicurati tra il 2001 ed il 2003 sia legata agli esiti del processo di regolarizzazione. A fine anno, i lavoratori domestici registrati presso lInps sfioravano le 28.000 unit; ci equivale a 6 aiutanti domiciliari ogni 1.000 abitanti. Tab. 11 Veneto e Italia. Addetti stranieri alla collaborazione familiare, regolarizzazione ed incidenza sulla popolazione
Assicurati Inps 2001 Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza 131 1.626 101 920 780 1.765 1.114 Tot. Regol. Stima regol. Assicurati Diff. al 31/12/03 Inps 2003 2003-2001 coll. fam.* dati Istat 1.026 6.661 937 4.635 5.108 5.292 4.070 895 5.035 836 3.715 4.328 3.527 2.956 1.328 12.523 1.836 11.166 9.068 11.863 10.532 854 5.372 841 3.718 4.597 3.606 3.834 Inc. % regol. su increm. 95,4 106,7 100,6 100,1 106,2 102,2 129,7 Popol. 31/12/2003 211.493 871.190 243.829 824.500 822.591 849.999 819.297 Coll. fam. stranieri ogni 1000 4,9 7,6 3,8 5,6 6,2 6,2 5,0

Veneto
Italia

6.437
143.294

27.729
371.716

21.292
228.422

58.316
646.829

22.802
304.010

107,1

4.642.899

6,0
6,4

133,1 57.888.245

* stima calcolata sulla base dei permessi di regolarizzazione al 31/12/2003 (Istat) in base alle percentuali ricavate sui dati delle istanze presentate alle questure italiane (Ismu-Ministero dell'Interno) Fonte: elab. Veneto lavoro su dati Inps ed Istat

Graf. 14 Lavoratori domestici stranieri per classe d'et: numeri indice (1999=100)
1.000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 1999 2000 2001 2002 2003 giovani adulti anziani

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Inps

Il fenomeno della collaborazione domestica, soprattutto in relazione alle attivit di assistenza, riguarda in massima parte le donne e si caratterizza
105

per un sempre maggior invecchiamento della forza lavoro coinvolta (Graf.14). La regolarizzazione del 2002 ha determinato lemersione di una quota consistente di lavoratrici non pi giovanissime con et spesso al di sopra dei 40 anni e, come dimostrano i dati provvisori relativi alle istanze presentate, appartenenti soprattutto ad alcune specifiche nazionalit: Ucraina, Moldavia e Romania (Tab. 12); insieme, questi tre gruppi nazionali rappresentano circa il 70% del totale di lavoratori/trici che nel 2002 si sono canditati/e allemersione in questo settore. Per questo motivo, si spesso parlato di una sorta di specializzazione etnica facendo riferimento alla filiera che, sulla base di una fitta rete di legami parentali e conoscenze, organizza il flusso migratorio e ne regola lintensit. Tab. 12 Istanze di regolarizzazione presentate con domicilio del lavoratore in Veneto per genere, cittadinanza e tipo di lavoro
Lavoro domestico Maschi Femmine Totale Ucraina Moldavia Romania Polonia Croazia Marocco Nigeria Sri Lanka Albania Senegal Cina Ghana Jugoslavia (Serbia-Monten. Brasile Bangladesh India Bosnia-Erzegovina Macedonia 68 177 238 16 8 150 128 258 61 236 59 185 26 21 100 39 5 7 2.281 2.381 2.201 342 242 280 240 101 256 66 216 84 203 175 2 9 34 14 2.349 2.558 2.439 358 250 430 368 359 317 302 275 269 229 196 102 48 39 21 Assistenza Maschi Femmine 103 149 159 10 11 53 38 69 22 56 24 43 11 6 24 14 2 1 3.804 3.108 1.808 501 427 97 75 44 128 18 52 28 56 78 2 3 16 10 Totale 3.907 3.257 1.967 511 438 150 113 113 150 74 76 71 67 84 26 17 18 11 TOTALE Maschi Femmine 171 326 397 26 19 203 166 327 83 292 83 228 37 27 124 53 7 8 6.085 5.489 4.009 843 669 377 315 145 384 84 268 112 259 253 4 12 50 24 Totale 6.256 5.815 4.406 869 688 580 481 472 467 376 351 340 296 280 128 65 57 32

Altre cittadinanze
TOTALE

297
2.079

1.116
10.243

1.413
12.322

106
901

646
10.901

752
11.802

403
2.980

1.762
21.144

2.165
24.124

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Inps

Importanti differenze vengono registrate tra le forme di collaborazione attivate da lavoratrici italiane e straniere (Graf. 15). In generale, le italiane sono maggiormente disponibili quando limpiego limitato ad alcune ore settimanali, mentre la loro incidenza scende per gli orari pi prolungati. Viceversa, le collaboratrici straniere sono pi disponibili ed il loro impegno settimanale risulta pi consistente. Tuttavia, la propensione delle famiglie italiane a pagare i contributi per le lavoratrici straniere tende ad essere in-

106

versamente proporzionale al numero delle ore da dichiarare.25 Per la maggior parte delle lavoratrici viene dichiarato allInps un monte ore settimanale inferiore a 30: va tuttavia valutata la possibilit che si tratti di impieghi frazionati presso pi datori di lavoro, allinterno di una sorta di microimprenditorialit tipica del settore. Graf. 15 Veneto. Lavoratori domestici per numero di ore settimanali retribuite: composizione % per anno e cittadinanza (2001-2003)
Stranieri 2003 Italiani Stranieri 2001 Italiani

0%

10% Fino a 10

20%

30%

40% da 21 a 30

50%

60%

70% da 41 a 50

80%

90%

100%

da 11 a 20

da 31 a 40

Oltre 50

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Inps

Nuove tendenze, soprattutto post-regolarizzazione, sono state portate alla luce da alcune ricerche empiriche recentemente condotte nel settore della collaborazione familiare.26 In particolare risulta che la regolarizzazione della posizione occupazionale, oltre ad aver rappresentato per molte donne loccasione per attuare scelte di rottura abbandonando le famiglie e privilegiando altre forme di lavoro subordinato, ha altres causato non rari fenomeni di espulsione dal mercato del lavoro. A causa della maggior onerosit di un regolare rapporto di lavoro rispetto alle forme di impiego sommerse, alcune famiglie sono state costrette (o hanno preferito) concludere la
Inps-Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, op. cit. Cfr. ad esempio Ambrosini M. (2005), Dentro il welfare invisibile: aiutanti domiciliari immigrate e assistenza agli anziani, in Studi emigrazione, n. 159, Roma e Mazzacurati C. (2005), Dal blat alla vendita del lavoro. Come sono cambiate colf e badanti ucraine e moldave a Padova, in Caponio T., Colombo A., Stranieri in Italia. Migrazioni globali, integrazioni locali, Il Mulino, Bologna.
26 25

107

collaborazione precedentemente regolarizzata optando per soluzioni alternative o ricercando nuovamente lirregolarit. Solo nuovi arrivi (irregolari) dai Paesi di origine possono soddisfare questa domanda. E peraltro evidente che lofferta di forza lavoro irregolare, necessariamente meno esigente, pi accondiscendente e, soprattutto, pi economica, risulta concorrente con le collaboratrici regolari ed in particolar modo restringe le opportunit di reimpiego per quante sono venute a trovarsi in una situazione di disoccupazione, a causa di interruzioni del rapporto di lavoro determinate dalla morte o dal ricovero dellassistito.

2.3. Gli immigrati occupati irregolarmente


Il quadro sulla presenza nel mercato del lavoro regionale di lavoratori immigrati non pu certamente ritenersi concluso sulla base della sola analisi delloccupazione regolare, cos come censita dalle diverse fonti statistiche disponibili. E ci soprattutto nella realt del nostro Paese, ancora fortemente contraddistinta dalla diffusione di forme di lavoro irregolare che interessano, in misura non trascurabile, proprio la manodopera non comunitaria. Le statistiche ufficiali, basate sulle stime formulate dallIstat, sono particolarmente eloquenti in merito alla dimensione del fenomeno del lavoro sommerso (Tab. 13): nel 2003 le unit di lavoro irregolari sfioravano in Veneto le 191mila unit, mentre nel complesso dellItalia esse si assestavano su di un valore prossimo alle 3.240mila unit. In complesso il tasso di irregolarit attestato all8,7% in Veneto e al 13,4% a livello nazionale, ma esso presenta una forte variabilit in funzione dei settori produttivi: lagricoltura e le costruzioni costituiscono tanto a livello regionale che nazionale gli ambiti di maggiore diffusione del lavoro non regolare, mentre in particolare in Veneto il settore manifatturiero risulta scarsamente interessato dal fenomeno e con una netta tendenza allulteriore contrazione nellultimo biennio esaminato, quando il tasso raggiunge appena l1,1%. Leffetto della regolarizzazione del 2002 risulta evidente tanto a livello regionale che nazionale, almeno fino al 2003, anno nel quale il volume delle unit di lavoro irregolari stimato risulta di un terzo pi basso del valore omologo al 2000.

108

Tab. 13 Veneto e Italia. Lavoro irregolare e tasso di irregolarit per settore (1995-2003)
1995 VENETO Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Totale industria Servizi Totale Unit di lavoro - v. ass. ITALIA Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Totale industria Servizi Totale Unit di lavoro - v. ass. 26,1% 2,8% 8,1% 3,7% 14,7% 11,2% 229 27,9% 5,9% 16,5% 8,3% 15,9% 14,5% 3.263 1996 25,4% 2,5% 6,7% 3,3% 14,7% 11,0% 226 27,6% 5,5% 15,7% 7,8% 16,3% 14,5% 3.288 1997 27,5% 2,6% 5,4% 3,1% 14,5% 10,9% 227 28,7% 5,4% 16,2% 7,9% 16,6% 14,8% 3.359 1998 28,4% 3,3% 8,5% 4,1% 14,6% 11,4% 238 29,6% 5,7% 16,5% 8,1% 16,9% 15,1% 3.465 1999 27,8% 3,0% 7,2% 3,7% 14,6% 11,1% 235 30,7% 5,8% 15,9% 8,1% 16,6% 15,0% 3.447 2000 28,3% 2,3% 8,1% 3,4% 15,3% 11,5% 248 32,4% 5,8% 15,5% 8,1% 16,6% 15,0% 3.529 2001 28,7% 2,4% 6,2% 3,1% 14,6% 11,0% 241 33,1% 5,8% 15,3% 8,1% 16,7% 15,1% 3.602 2002 28,9% 1,7% 5,0% 2,3% 13,0% 9,8% 216 33,7% 5,5% 13,9% 7,6% 15,5% 14,2% 3.437 2003 27,6% 1,1% 4,5% 1,8% 11,6% 8,7% 191 32,9% 5,4% 12,5% 7,1% 14,5% 13,4% 3.238

Fonte: elab. Veneto lavoro su dati Istat

I dati del 2004, disponibili solo a livello nazionale, parrebbero tuttavia indicare lesaurimento degli effetti della legge Bossi-Fini, con una leggera crescita delle unit di lavoro irregolari quasi interamente imputabile allaumento degli stranieri non residenti (Tab. 14). Ci non toglie, comunque, che questi ultimi rappresentino appena il 5% delle unit di lavoro non regolari stimate a livello nazionale, mentre oscillavano tra il 16% e il 18% fino a pochi anni prima. Tab. 14 Italia. Unit di lavoro non regolari degli stranieri non residenti e totali (2000-2004)
Stranieri non residenti 2000 2001 2002 2003 2004 597,3 665,6 391,7 149,7 174,4 Totale economia 3.529,0 3.601,8 3.437,3 3.237,8 3.269,4

Fonte: elab. Veneto lavoro su dati Istat

Le stime sul lavoro irregolare non permettono di distinguere le diverse situazioni di irregolarit che possono interessare gli immigrati presenti nel nostro mercato del lavoro. Lirregolarit pu riguardare la sola posizione lavorativa nel caso di soggetti presenti regolarmente nel nostro Paese con un permesso di soggiorno congruente con lo svolgimento di unattivit la109

vorativa, o pu risultare generalizzata tanto alla condizione rispetto il lavoro quanto alla presenza dei soggetti sul territorio nazionale in qualit di clandestino (o con permesso scaduto). In questa direzione possiamo piuttosto prendere in esame le statistiche sulle attivit ispettive condotte dai diversi Enti preposti alla regolarit delle prestazioni e posizioni lavorative. Queste, per caratteristiche costitutive27, non ci consentono di leggere in maniera pi precisa la consistenza e le dinamiche evolutive del fenomeno, ma offrono comunque la conferma del carattere strutturale del lavoro nero nel funzionamento del sistema economico e permettono di precisare meglio alcuni caratteri che lo contraddistinguono. Se guardiamo alle dimensioni complessive del lavoro non regolare che emerge da queste fonti possiamo notare che in media negli ultimi anni sono stati trovati in nero circa 16mila lavoratori, dei quali gli stranieri rappresentano una quota oscillante tra il 22% e il 35%, picco questultimo registrato tra laltro proprio nellanno della regolarizzazione. Le dimensioni sono quindi palesemente distanti dal volume di irregolarit stimato dallIstat, mentre pi consistente appare la quota dei lavoratori extracomunitari. Se si restringe lattenzione alla sola attivit svolta dalle sedi provinciali del Ministero del lavoro (Tab. 15) possiamo avere uno spaccato pi analitico relativo ai lavoratori extracomunitari incontrati durante le visite ispettive che ci permette di distinguerli in regolari o irregolari e di separare questi ultimi in funzione del possesso o meno del permesso di soggiorno. Emerge che: - ogni anno sono scoperti tra i 1.000 e i 1.500 immigrati irregolari sul lavoro; - ogni 100 lavoratori extracomunitari occupati presso le aziende visitate, un numero crescente, che va da 8 del 2000 a 17 del 2002, rappresentata da lavoratori in nero nonostante siano dotati di permesso di soggiorno regolare; sostanzialmente stabile invece la percentuale degli impieghi dei clandestini (7%); - in tutti i settori si osserva una netta prevalenza degli irregolari con permesso rispetto ai clandestini veri e propri; nellultimo biennio la maggior incidenza di immigrati irregolari stata rintracciata nel terziario e nellartigianato.

27 I criteri che orientano lattivit ispettiva svolta dai vari Enti non rispondono ad esigenze di rappresentativit statistica, essendo guidati tra laltro sulla base di campagne settoriali o di specifiche segnalazioni. Sui problemi e potenzialit di queste fonti si rinvia a Bragato S., Indagine esplorativa sulla produzione di statistiche dellattivit ispettiva, Iceberg, 2, 2004.

110

Tab. 15 Veneto. Lavoratori extracomunitari regolari e irregolari risultati dalle visite ispettive del Ministero del lavoro (2000-2003)
Agricoltura 35 334 318 16 369 202 70 31 39 272 84 46 16 30 130 754 32 14 18 786 Industria 3.684 153 32 121 3.837 3.294 250 61 189 3.544 2.561 372 94 278 2.933 1.980 408 89 319 2.388 Artigianato 1.367 259 78 181 1.626 584 495 80 415 1.079 558 592 198 394 1.150 697 409 103 306 1.106 Terziario 661 291 81 210 952 585 241 61 180 826 1.734 577 157 420 2.311 1.070 517 155 362 1.587 Totale 5.747 1.037 509 528 6.784 4.665 1.056 233 823 5.721 4.937 1.587 465 1.122 6.524 4.501 1.366 361 1.005 5.867 2000 Regolari Irregolari - senza p.s. - con p.s. Totale 2001 Regolari Irregolari - senza p.s. - con p.s. Totale 2002 Regolari Irregolari - senza p.s. - con p.s. Totale 2003 Regolari Irregolari - senza p.s. - con p.s. Totale

Fonte: Bragato S., "Statistiche sulle visite ispettive. Anni 2000-2003", Iceberg, 3, 2004

Queste informazioni non sono certamente sufficienti per trarre delle valutazioni sul nesso tra irregolarit lavorativa e politiche di regolazione dei flussi; ma certamente rilevante notare che una quota prevalente degli immigrati accertati irregolari risulta comunque in possesso di un permesso di soggiorno idoneo.

2.4. Gli immigrati e la disoccupazione


Negli ultimi anni un significativo processo di riforma stato avviato in Italia con riferimento allaccertamento della condizione di disoccupazione nonch alle politiche attive che devono essere predisposte dai Centri per limpiego con lobiettivo principale di contenere la disoccupazione di lunga durata. Questo processo di cambiamento, attivato anche in risposta alle precise indicazioni europee elaborate con la Strategia Europea per lOccupazione, finalizzato, in definitiva, a fornire agli utenti dei servizi per limpiego non pi un notarile servizio di registrazione, ma effettive in111

formazioni ed indicazioni (su posti di lavoro o corsi di formazione disponibili) in cambio, ovviamente, di uneffettivit della condizione di ricerca di lavoro. Gli effetti di questo cambiamento si manifestano (o almeno dovrebbero manifestarsi) anche in una migliore qualit dei dati amministrativi (che dovrebbero divenire progressivamente pi congruenti con le rilevazioni statistiche ufficiali) e nella disponibilit di archivi informativi aggiornati. Alla luce di quanto indicato, sono di grande rilievo le statistiche ricavabili dagli archivi dei Centri per limpiego relative al numero di utenti che si presentano per rilasciare la dichiarazione di disponibilit, attestando in tal modo, anche a fini amministrativi (per lottenimento quindi di specifiche indennit o agevolazioni nel caso di riassunzione), il proprio stato di disoccupazione (c.d. disoccupazione amministrativa). Quello registrato dai Centri per limpiego un dato di grande importanza, che consente di delineare il profilo dei soggetti iscritti negli elenchi seguendoli dal momento della dichiarazione di disponibilit (vale a dire dallingresso nella condizione di disoccupazione) fino agli eventuali episodi di sospensione nonch alla definitiva uscita28 e quindi alla perdita dello status di disoccupato.29 In concomitanza con il prolungarsi della stagnazione economica, i flussi di neo-disponibili registrati in Veneto sono aumentati continuamente tra il 2003 ed il 2005; il valore massimo stato toccato nel quarto trimestre del 2004, quando i nuovi disponibili sono risultati oltre 22.000; nei primi tre trimestri del 2005 si assistito ad una crescita superiore al 10% rispetto allanalogo periodo dellanno precedente (Tab. 16).

Ovviamente sono possibili successivi re-ingressi. Per ulteriori approfondimenti, anche metodologici, sui dati relativi ai disoccupati disponibili iscritti ai Centri per limpiego del Veneto cfr. Anastasia B., Disar M., I disoccupati/utenti dei centri per l'impiego: tracce della riforma nelle statistiche amministrative, in Veneto lavoro (a cura di), Il mercato del lavoro nel Veneto. Tendenze e politiche. Rapporto 2005, FrancoAngeli, Milano, 2005.
29

28

112

Tab. 16 Veneto. Soggetti che si sono rivolti ai Centri per l'impiego dichiarandosi disponibili per cittadinanza, sesso ed et. Flussi di inserimento trimestrali 2003-2005 (III trim.)
TOTALE Femmine Maschi Giovani (< 30 anni) Adulti (30-49 anni) Anziani (> 49 anni) A. STRANIERI 2003 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2004 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2005 I trim. II trim. III trim. B. ITALIANI 2003 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2004 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2005 I trim. II trim. III trim. C. TOTALE 2003 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2004 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2005 I trim. II trim. III trim. D. Quota stranieri/totale 2003 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2004 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2005 I trim. II trim. III trim.

2.180 1.968 2.736 4.337 4.152 3.307 3.042 4.146 4.143 3.791 3.384

1.045 935 1.279 1.937 1.746 1.439 1.445 1.805 1.822 1.624 1.585

1.135 1.033 1.457 2.400 2.406 1.868 1.597 2.341 2.321 2.167 1.799

713 692 1.141 1.682 1.572 1.224 1.175 1.487 1.447 1.367 1.221

1.341 1.181 1.487 2.454 2.361 1.908 1.710 2.445 2.447 2.209 1.949

126 95 108 201 219 175 157 214 249 215 214

12.039 9.283 12.971 15.772 13.456 11.977 14.816 18.058 15.761 14.121 17.338

7.442 5.814 8.504 9.397 8.465 7.319 9.535 10.611 9.514 8.460 10.889

4.597 3.469 4.467 6.375 4.991 4.658 5.281 7.447 6.247 5.661 6.449

3.955 3.119 5.110 5.431 4.198 3.971 5.651 6.041 4.821 4.727 6.731

6.270 4.848 6.192 8.061 7.326 6.463 7.506 9.497 8.431 7.524 8.691

1.814 1.316 1.669 2.280 1.932 1.543 1.659 2.520 2.509 1.870 1.916

14.219 11.251 15.707 20.109 17.608 15.284 17.858 22.204 19.904 17.912 20.722

8.487 6.749 9.783 11.334 10.211 8.758 10.980 12.416 11.336 10.084 12.474

5.732 4.502 5.924 8.775 7.397 6.526 6.878 9.788 8.568 7.828 8.248

4.668 3.811 6.251 7.113 5.770 5.195 6.826 7.528 6.268 6.094 7.952

7.611 6.029 7.679 10.515 9.687 8.371 9.216 11.942 10.878 9.733 10.640

1.940 1.411 1.777 2.481 2.151 1.718 1.816 2.734 2.758 2.085 2.130

18,1% 21,2% 21,1% 27,5% 30,9% 27,6% 20,5% 23,0% 26,3% 26,8% 19,5%

14,0% 16,1% 15,0% 20,6% 20,6% 19,7% 15,2% 17,0% 19,2% 19,2% 14,6%

24,7% 29,8% 32,6% 37,6% 48,2% 40,1% 30,2% 31,4% 37,2% 38,3% 27,9%

18,0% 22,2% 22,3% 31,0% 37,4% 30,8% 20,8% 24,6% 30,0% 28,9% 18,1%

21,4% 24,4% 24,0% 30,4% 32,2% 29,5% 22,8% 25,7% 29,0% 29,4% 22,4%

6,9% 7,2% 6,5% 8,8% 11,3% 11,3% 9,5% 8,5% 9,9% 11,5% 11,2%

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005

113

Graf. 16 Veneto. Soggetti che si sono rivolti ai Cpi dichiarandosi disponibili. Flussi di inserimento trimestrali: numeri indice (I trim. 2003=100)
220 200 180 160 140 120 100 80 60 I trim. II trim. III trim. IV trim. I trim. II trim. III trim. IV trim. 2004 I trim. II trim. III trim. 2005 Stranieri - femmine Stranieri - maschi Italiani - femmine Italiani - maschi

2003

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Archivi amm.vi Netlabor (estr. ottobre 2005)

Tab. 17 Veneto. Stranieri disponibili per provincia. Flussi di inserimento trimestrali 2003-2005 (III trim.)
Belluno 2003 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2004 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2005 I trim. II trim. III trim. Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza VENETO

92 143 130 193 138 99 135 215 169 174 161

339 355 518 838 874 740 700 857 908 797 726

81 73 99 131 151 138 106 125 168 124 108

494 431 742 1.067 1.018 927 786 946 951 910 939

248 169 261 557 423 272 352 799 506 447 500

519 414 512 821 807 564 487 507 577 554 413

407 383 474 730 741 567 476 697 864 785 537

2.180 1.968 2.736 4.337 4.152 3.307 3.042 4.146 4.143 3.791 3.384

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005

Particolarmente significativo stato il trend di crescita registrato a carico dei disoccupati stranieri (Graf. 16). Essi hanno inciso sul totale dei neodisponibili per una quota che nel primo semestre sia del 2004 che del 2005 risultata compresa tra il 25 e il 30% (nella seconda parte dellanno
114

lincidenza degli stranieri tende sempre a diminuire). Negli ultimi due anni il flusso di disoccupati stranieri stimabile in 1000/1.500 unit al mese. Diversamente che per gli italiani, la disoccupazione degli stranieri caratterizzata da una maggiore componente maschile ed concentrata nelle classi di et pi giovani. Sotto il profilo territoriale, i flussi dingresso di stranieri nella condizione di disoccupazione sono stati nellultimo periodo particolarmente elevati nelle province di Treviso e Padova, ma anche a Vicenza Verona hanno raggiunto una certa consistenza (Tab. 17). Guardando ai dati di stock, al 30 settembre 2005 risultavano in condizione di disoccupazione circa 33.000 cittadini stranieri, pari al 15% del totale dei disoccupati amministrativi registrati. Tra i 33.000 stranieri, 25.500 (pari al 77%) sono entrati a far parte delle liste per dichiarazione, poco pi di 500 per inserimento dufficio, mentre altri 7.000 sono presenti per travaso seguito alladeguamento delle banche dati alla nuova normativa (Tab. 18). Tab. 18 Veneto. Stock stranieri disponibili al 30 settembre 2005 per motivo di inserimento e per trimestre di inizio disponibilit
Dichiarazione 2001 2002 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2003 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2004 I trim. II trim. III trim. IV trim. 2005 I trim. II trim. III trim. TOTALE 20 2.279 836 700 915 693 655 1.058 1.758 1.973 1.710 1.635 2.390 2.833 2.983 3.043 25.481 Inserimento d'ufficio 5 2 10 4 12 15 11 26 39 43 30 45 49 65 62 93 511 3 3 2 9 6 5 4 2 5 6 1 8 10 10 74 6.997 Trasferimento da altro ufficio Travaso* 6.994 TOTALE 7.019 2.281 849 707 930 717 672 1.089 1.802 2.019 1.745 1.686 2.440 2.906 3.055 3.146 33.063

1 1

* Adeguamento delle banche dati al d.lgs 181/2000. Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005

115

La maggioranza assoluta degli stranieri disponibili a fine settembre 2005 risultava costituita da lavoratori di et compresa tra i 25 ed i 50 anni con un livello massimo di concentrazione nella classe 30-39 anni. Le province maggiormente interessate da fenomeni di disoccupazione di lavoratori stranieri erano Treviso (7.900 iscrizioni), Verona (7.000) e Vicenza (6.000). Tab. 19 Veneto. Percorsi degli stranieri entrati in disoccupazione amministrativa (2001-2005)
2001 TOTALE Entrati in disoccupazione Usciti (di cui con precedenti sospensioni) per lavoro a tempo indet. o trasf. o sup. termine per mancata adesione/presentazione attualmente sospesi per altri motivi Attualmente disponibili di cui con precedenti sospensioni FEMMINE Entrati in disoccupazione Usciti (di cui con precedenti sospensioni) per lavoro a tempo indet. o trasf. o sup. termine per mancata adesione/presentazione attualmente sospesi per altri motivi Attualmente disponibili di cui con precedenti sospensioni 2002 2003 2004 2005* Totale 16.974 9.955 2.904 6.591 752 1.774 838 7.019 687 17.314 12.547 4.498 8.974 217 1.753 1.603 4.767 810 11.221 6.941 1.690 5.374 334 842 391 4.280 576 14.647 6.757 829 4.946 162 1.335 314 7.890 778 11.574 2.211 202 1.075 47 972 117 9.363 323 71.730 38.411 10.123 26.960 1.512 6.676 3.263 33.319 3.174

8.463 4.274 1.207 2.762 345 787 380 4.189 367

5.881 3.932 1.332 2.708 107 595 522 1.949 306

5.196 2.826 579 2.154 168 317 187 2.370 235

6.435 2.480 249 1.814 77 454 135 3.955 266

5.174 704 55 342 21 301 40 4.470 103

31.149 14.216 3.422 9.780 718 2.454 1.264 16.933 1.277

* primi tre trimestri, inclusi 256 soggetti entrati in disoccupazione nel 4 trimestre Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. ottobre 2005

La Tab. 19 consente una valutazione sintetica e complessiva degli ingressi in disoccupazione che hanno coinvolto cittadini stranieri: a. complessivamente tali ingressi sono stati quasi 72.000; b. poco pi di 38.000 sono usciti (la probabilit di uscita ovviamente una funzione inversa dell anzianit di entrata: cfr. Graf. 17, dove tra laltro si verifica che la quota di maschi usciti, sul relativo totale di entrati, sempre superiore a quella osservata per il corrispondente aggregato femminile): una quota significativa (27.000) perch ha trovato un lavoro a tempo indeterminato oppure transitata da un rapporto a tempo determinato a un rapporto a tempo indeterminato; unaltra quota consistente (quasi 7.000) attualmente (alla data della rilevazione) in condizione di sospensione, vale a di116

re lavora con un contratto a termine; poco pi di 3.000 sono stati cancellati per motivi vari, burocratici (trasferimenti etc.); infine, un aggregato minoritario ma non irrilevante (circa 1.500 soggetti) formato dai cancellati per inadempimenti rispetto ad obblighi di presentazione o per mancata accettazione di proposte formative o di lavoro; c. altri 33.000 risultano disponibili: circa il 10% di costoro ha beneficiato di periodi di sospensione della disoccupazione per lavori a tempo determinato. Certamente questo valore sovrastimato, per le mancate registrazioni in uscita sia di assunzioni sia di allontanamenti dallarea (ritorni in patria, trasferimenti etc.): ci vale in particolare per i 10.000 extracomunitari che risultano tuttora disoccupati dal 2001/2002, con una durata di disoccupazione che supera i 3-4 anni e senza nemmeno aver mai sperimentato una sospensione della disoccupazione per unassunzione a termine. Graf. 17 Veneto. Stranieri usciti dagli elenchi dei disponibili: quota % sul totale stranieri entrati per trimestre e genere (2002-2005)
90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%
I trim. II trim. III trim. IV trim. I trim. 2002 II trim. III trim. IV trim. I trim. 2003 II trim. III trim. IV trim. I trim. 2004 II trim. III trim. 2005

Femmine
M aschi

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Archivi amm.vi Netlabor (estr. ottobre 2005)

I dati sulla disoccupazione includono figure diverse: si va dal lavoratore che ha concluso un rapporto a termine alla casalinga con permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare che intende affacciarsi sul mercato del lavoro alla ricerca della prima occupazione fino al lavoratore che ha perso il posto di lavoro a seguito di crisi aziendali. La mobilit un am117

mortizzatore sociale previsto per tutelare questultima categoria, vale a dire i lavoratori che diventano disoccupati a seguito di un licenziamento individuale o collettivo per crisi o ristrutturazione o chiusura aziendale. Liscrizione del lavoratore alle liste di mobilit presso i Centri per limpiego d diritto: - allassegnazione al lavoratore di una speciale indennit, detta appunto di mobilit; - ad agevolazioni per favorire il reinserimento al lavoro (si tratta in sostanza di sgravi concessi alle aziende che da tali liste attingono). Lindennit di mobilit prevista solo per i lavoratori che, in possesso di determinati requisiti di anzianit aziendale, sono coinvolti in licenziamenti collettivi (riduzione del personale, trasformazione o cessazione dellattivit lavorativa) o sono licenziati durante i periodi di Cigs (Cassa integrazione guadagni straordinaria) da aziende medio grandi (l. 223 del 1991). Per i lavoratori soggetti a licenziamento individuale o espulsi da imprese con meno di 15 dipendenti non invece prevista alcuna indennit specifica (l. 236/93): essi pertanto accedono allordinario sussidio di disoccupazione. Lemergere di situazioni di difficolt dellapparato produttivo regionale, soprattutto manifatturiero, si manifesta attraverso le dinamiche di utilizzo delle diverse tipologie di mobilit, ma anche in considerazione delle caratteristiche dei soggetti coinvolti. Il fatto che tra le fila dei lavoratori iscritti nelle liste di mobilit regionali si conti oggi una quota consistente di lavoratori stranieri un chiaro segnale dei profondi mutamenti in atto e dellesaurimento di una strategia fondata sul trattenere produzioni a basso valore aggiunto ricercando manodopera a basso costo. Le informazioni di seguito presentate riguardano i lavoratori inseriti nelle liste di mobilit previste dalle leggi 223/1991 e 236/1993 con domanda gi accettata o in corso di istruttoria. I dati riportati, aggiornati al 31 dicembre 2005, sono desunti dagli archivi amministrativi Netlabor gestiti dai Centri per l'impiego del Veneto. Lestrazione dei dati, a cura dell'Osservatorio di Veneto Lavoro, avvenuta il 16 gennaio 2006. Gli stranieri iscritti nelle liste di mobilit previste dalle leggi 223/1991 e 236/1993 in Veneto hanno progressivamente incrementato il loro peso sul totale passando dai 368 ingressi del 2000 pari ad appena il 4% del totale, agli oltre 3.000 del 2005 (Tab. 20) con unincidenza, sul totale degli ingressi, arrivata al 17%. Ad aumentare sono stati soprattutto i maschi (oltre 2.000 nel 2005) arrivati a rappresentare circa un quarto del relativo totale

118

(Graf. 18). Il maggior numero delle iscrizioni di lavoratori extracomunitari ha riguardato la l. 236/1993, ma soprattutto nel corso dellultimo anno, un significativo aumento ha riguardato anche gli stranieri interessati dai licenziamenti collettivi ai sensi della l. 223/1991 (Graf. 19). Il maggior numero di licenziamenti e quindi di ingressi in mobilit stato causato dalle crisi industriali (con circa 2.000 iscrizioni di lavoratori stranieri nel 2005): i comparti maggiormente coinvolti sono stati anche nel 2005 quelli della moda e lindustria metalmeccanica. Pure nei settori delle costruzioni e dei servizi a partire dal 2003 sono stati registrati significativi incrementi. Con riferimento alla nazionalit dei lavoratori, gli ingressi nelle liste di mobilit hanno riguardato soprattutto lavoratori provenienti da Marocco, Albania, Serbia-Montenegro, Romania, Ghana e Cina (Graf. 20). Tab. 20 Veneto. Ingressi in lista di mobilit di cittadini stranieri per anno di entrata, settore e riferimento normativo(2000-2005)
2000 A. L. 223/1991 Agricoltura, pesca, estrattive Industria - Settore moda (tessile, abbigl., calzature) - Legno mobilio - Ind. metalmeccanica - Minerali non metalliferi Costruzioni Servizi Non disponibile Totale B. L. 236/1993 Agricoltura, pesca, estrattive Industria - Settore moda (tessile, abbigl., calzature) - Legno mobilio - Ind. metalmeccanica - Minerali non metalliferi Costruzioni Servizi Non disponibile Totale C. Totale Agricoltura, pesca, estrattive Industria - Settore moda (tessile, abbigl., calzature) - Legno mobilio - Ind. metalmeccanica - Minerali non metalliferi Costruzioni Servizi Non disponibile Totale 0 132 71 6 29 13 6 7 0 145 5 126 43 19 40 6 28 63 1 223 5 258 114 25 69 19 34 70 1 368 2001 0 137 59 11 49 8 4 1 0 142 1 225 99 22 75 6 41 64 1 332 1 362 158 33 124 14 45 65 1 474 2002 0 309 95 24 139 14 1 19 1 330 3 222 75 32 84 14 26 73 3 327 3 531 170 56 223 28 27 92 4 657 2003 7 455 177 36 196 1 9 36 0 507 10 468 181 72 139 16 105 167 2 752 17 923 358 108 335 17 114 203 2 1.259 2004 16 522 210 34 194 43 11 34 12 595 17 699 202 91 285 48 279 306 5 1.306 33 1.221 412 125 479 91 290 340 17 1.901 2005 13 960 355 61 361 52 12 87 47 1.119 30 989 318 120 359 64 325 440 104 1.888 43 1.949 673 181 720 116 337 527 151 3.007

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. gennaio 2006

119

Graf. 18 Veneto. Ingressi in lista di mobilit per anno di entrata e sesso: incidenza stranieri su totale (2000-2005)
30

Femmine
25

M aschi

Totale
20

15

10

0 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. gennaio 2006

Graf. 19 Veneto. Ingressi in lista di mobilit per anno di entrata e riferimento normativo: incidenza stranieri su totale (2000-2005)
30 L. 223/1991 25 L. 236/1993 Totale 20

15 10

0 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Fonte: elab. Veneto Lavoro su Silrv-Archivi amm.vi Netlabor, estr. gennaio 2006

120

Graf. 20 Veneto. Ingressi in lista di mobilit di cittadini stranieri: composizione % dei principali Paesi di provenienza (2005)
15

12

0
Albania SerbiaMonten egro Ro mania Gh ana Marocco Sen egal Bangladesh Cin a Ind ia

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Archivi amm.vi netlabor, estr. gennaio 2006

2.5. Il futuro dellimmigrazione Il quadro informativo fin qui delineato ha consentito di registrare la significativa rilevanza che la presenza degli immigrati ha ormai assunto in molti, per non dire quasi tutti, i segmenti del mercato del lavoro regionale. E una rilevanza quantitativa, dato che sommando lavoratori dipendenti, lavoratori domestici e imprenditori, gli immigrati al lavoro (regolare) hanno ormai - attualizzando al 2005 i dati esposti nel corso di questo saggio - sicuramente superato quota 200.000 (come misura di stock-flusso). Lincidenza sulloccupazione totale regionale pu essere stimata attorno al 7-8%. E una rilevanza funzionale, perch gli immigrati si addensano nelle aree di lavoro per ragioni diverse meno frequentate dalla popolazione locale: i reparti faticosi delle fabbriche manifatturiere (siderurgia, concia, lavorazione delle carni), lassistenza agli anziani che richiede continuit e perci la disponibilit alla convivenza, i lavori poco pagati nei comparti in cui la concorrenza internazionale tiene bassi i salari (abbigliamento), le professioni snobbate dai giovani (ad es. gli infermieri in cui peraltro hanno avuto un ruolo anche errori di programmazione e di visione). E evidente che gli immigrati hanno direttamente coperto i buchi - la quasi piena oc121

cupazione ha messo in evidenza un consistente attrito nellincontro tra domanda e offerta di lavoro - mentre indirettamente hanno concesso tempo alla struttura produttiva per adattarsi ad un contesto competitivo internazionale dove dopo lingresso dellItalia nellarea euro i recuperi di competitivit via svalutazione non sono pi disponibili al policy maker nazionale. In pratica, la disponibilit di manodopera immigrata ha consentito una sorta di rallentamento nellevoluzione tecnologica sia di singoli settori che della societ nel suo insieme, dato che hanno compensato gli effetti che altrimenti la scarsit di manodopera avrebbe dispiegato, spingendo lapparato produttivo in un sentiero necessariamente pi capital intensive. Si intreccia con quanto abbiamo appena detto un altro effetto rilevante della presenza degli immigrati: e cio la rianimazione del lavoro nero nel suo versante non da ricchezza (quando il datore di lavoro e lavoratore concordano nello spartirsi la quota che dovrebbe andare alla collettivit) ma da miseria (quando il profitto del datore di lavoro dipende dalla possibilit di comprimere illegalmente il costo del lavoro e la condizione del lavoratore dipende da unintrinseca debolezza derivante dallassenza dei diritti di cittadinanza prima ancora che dalla scarsa forza contrattuale). La presenza degli immigrati nel lavoro nero sui cui aspetti statistici gi ci siamo soffermati una condizione obbligata (e felicemente utilizzata da non pochi imprenditori, talvolta stranieri anchessi, e da numerose famiglie) quando limmigrato giunto in Italia clandestinamente o non dispone di un permesso di soggiorno che lo abiliti a lavorare. Si tratta di una condizione diffusa, anche se periodicamente calmierata dalle ripetute regolarizzazioni, determinata dalla forte spinta ad emigrare, tuttora presente in tanti paesi poveri vicini allItalia, spinta che soverchia le basse quote di autorizzazioni allingresso previste dal nostro Paese. Per il 2005, ad esempio, al Veneto sono state assegnate poco pi di 10.000 quote: ma quasi 30.000 erano risultate le richieste pervenute. Resta linterrogativo: che ne delle domande non accolte? In che proporzione diventano (o rimangono) presenze irregolari? e in che proporzione sono indice anche di lavoro nero? Ci si pu chiedere che senso abbia, da parte dello Stato, negare ad unimpresa o a una famiglia la possibilit di instaurare un regolare rapporto di lavoro senza contestualmente attivarsi perch quel rapporto di lavoro non sia instaurato illegalmente.30
30 A fine 2005 la Commissione delle Comunit europee ha presentato un piano dazione finalizzato a favorire e disciplinare le migrazioni legali per ragioni economiche. Cfr. Commissione delle Comunit Europee, Piano dazione sullimmigrazione legale, Bruxelles, 21.12.2005.

122

Il rapporto tra immigrati e lavoro nero non limitato solo ai casi di impossibilit legale ad accedere a forme regolari di lavoro. Esso rilevante anche per chi presente regolarmente, con regolare permesso per lavoro, e si trova in condizione di disoccupazione perch ha perso il rapporto di lavoro originario, quello che ha dato luogo alliniziale ingresso in Italia o alla regolarizzazione31, e alterna quindi lavori di breve durata (regolari) con altre attivit irregolari. E il tema del carsismo contributivo che sembra contraddistinguere le storie di lavoro degli immigrati.32 In Tab. 21 abbiamo messo a confronto la distribuzione per tempo lavorato degli occupati stranieri e italiani nel settore dipendente al netto degli esordienti (vale a dire dei nuovi ingressi nel mercato del lavoro)33: si osserva che la quota di italiani impegnata costantemente per tutto lanno (anche cambiando lavoro) supera l80% mentre per gli stranieri essa di poco superiore al 60% e non risulta affatto crescere. In Tab. 22, per le nazionalit con almeno 1.000 occupati dipendenti in Veneto nel 2003, sono riportati i giorni medi lavorati nel corso dellanno: il dato oscilla tra un valore corrispondente a 9 mesi e mezzo, tipico soprattutto degli immigrati di origine africana (Marocco, Senegal, Tunisia, Algeria e Brasile) e un valore superiore di circa un mese, caratteristico dei flussi di immigrati provenienti dallEst Europa e dallAsia (Serbia, Macedonia, Bosnia, India e Bangladesh, Filippine).

Studi condotti in Veneto (Anastasia B., Bragato S., Rasera M., Dopo la grande regolarizzazione del 2002. Percorsi lavorativi degli immigrati e impatto sul mercato del lavoro, in Barbagli M., Colombo A., Sciortino G., a cura di, I sommersi e i sanati. Le regolarizzazioni degli immigrati in Italia, il Mulino, Bologna; Bertazzon L., Rasera M., I lavoratori immigrati dopo la grande regolarizzazione, in Veneto lavoro, Il mercato del lavoro nel Veneto, op. cit.), e in Italia (Istat, Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2004, Roma, 2005) hanno documentato che circa il 40% dei regolarizzati nel 2002 aveva ancora aperto il rapporto di lavoro originario a fine 2003; a fine 2004 si scendeva sotto il 30%. 32 Per unanalisi approfondita sulla mobilit dei lavoratori extracomunitari, anche confrontata con quella degli italiani, cfr. Anastasia B., Gambuzza M., Rasera M., I lavoratori extracomunitari: dimensionamento e mobilit, in Contini B., Trivellato U., a cura di, Eppur si muove. Dinamiche e persistenze nel mercato del lavoro italiano, il Mulino, Bologna, 2005. 33 Questa componente demografica, essendo pi rilevante per gli stranieri, amplierebbe ulteriormente le differenze registrate. Per maggiori dettagli sullanalisi del mercato del lavoro veneto distinguendo la rilevanza dellapporto demografico cfr. Veneto lavoro, I lavoratori dipendenti in Veneto 198-2003. Profili e percorsi. Statistiche sistematiche da Giove 2005, I tartufi, n. 20. 123

31

Tab. 21 Veneto. Confronto tra italiani e stranieri: distribuzione per tempo lavorato, esclusi esordienti (1998-2003)
1998 STRANIERI meno di un mese da uno a tre mesi da 4 a 6 mesi da 6 a 9 mesi da 9 a 11 mesi oltre Totale ITALIANI meno di un mese da uno a tre mesi da 4 a 6 mesi da 6 a 9 mesi da 9 a 11 mesi oltre Totale 1999 2000 2001 2002 2003

1,9% 5,6% 9,1% 9,5% 8,2% 65,8% 100,0%

2,3% 5,8% 9,7% 10,0% 8,1% 64,0% 100,0%

2,4% 6,3% 9,5% 10,2% 8,5% 63,1% 100,0%

2,6% 6,5% 9,4% 10,4% 8,4% 62,7% 100,0%

2,7% 6,5% 9,5% 10,6% 8,1% 62,5% 100,0%

2,4% 5,7% 9,0% 11,5% 8,4% 63,0% 100,0%

1,1% 3,7% 4,6% 4,1% 3,7% 82,8% 100,0%

1,3% 3,6% 4,8% 4,5% 3,9% 81,7% 100,0%

1,3% 3,9% 4,9% 4,6% 3,9% 81,3% 100,0%

1,4% 3,8% 5,0% 4,6% 3,9% 81,1% 100,0%

1,6% 3,7% 4,8% 4,5% 3,7% 81,4% 100,0%

1,5% 3,8% 4,7% 4,4% 3,7% 81,7% 100,0%

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Giove2005

Tab. 22 Veneto. Giorni medi lavorati per principali nazionalit, esclusi esordienti
Occupati dipendenti (stock flusso) 1998 2003 Marocchina Rumena Albanese Serbo-Montenegrina Cinese Ghanese Senegalese Bengalese Nigeriana Indiana Croata Macedone Bosniaca Moldava Tunisina Singalese Algerina Ucraina Brasiliana Filippina TOTALE 7.709 1.865 3.323 6.507 1.455 3.478 2.515 938 1.268 875 1.231 620 743 139 1.144 518 490 71 305 429 39.246 19.426 15.697 12.326 11.712 6.905 5.200 4.797 4.791 4.200 3.430 2.936 2.925 2.627 2.480 2.429 2.197 1.532 1.492 1.185 1.084 120.660 Giorni medi lavorati 1998 284 323 304 307 281 321 302 315 297 330 296 297 310 365 291 314 289 346 306 319 303 1999 281 318 304 309 285 309 293 314 282 326 300 301 294 360 283 303 281 342 296 306 299 2000 283 313 308 307 285 310 297 308 280 327 298 304 314 329 278 303 276 332 288 322 299 2001 285 308 307 307 286 309 286 308 284 322 301 305 312 308 279 299 285 302 282 305 298 2002 288 305 307 309 286 298 286 310 280 318 296 309 315 298 284 298 279 288 278 314 297 2003 289 305 308 310 291 306 289 314 292 316 309 315 318 306 286 303 283 310 284 312 301

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Giove2005

124

La discontinuit di presenza degli immigrati messa in evidenza pure dalla Fig. 1 in cui si seguono tutti gli stranieri occupati come dipendenti in Veneto nel 1998 verificando la loro posizione negli anni successivi, distinguendola tra O (Occupati dipendenti almeno un giorno nel corso dellanno) e A (non occupati dipendenti). I percorsi risultano assai complessi con transizioni e ritorni frequenti, indice sia di mobilit nel mercato del lavoro sia di possibilit di occupazione nellarea del sommerso. In altre parole, la consistente presenza di lavoratori stranieri in Italia e in Veneto non si risolve alimentando due distinti mercati del lavoro, quello regolare da un lato e quello sommerso dallaltro. Costituisce piuttosto un serbatoio cui le imprese e le famiglie italiane attingono secondo le forme che il dispositivo istituzionale consente, facilita o tollera. E certamente difficile immaginare che ne sarebbe stato del modello veneto se negli ultimi dieci anni non avesse potuto attingere alla riserva di manodopera che la globalizzazione gli ha spalancato. Ed altrettanto difficile immaginare, a questo proposito, quale sar il futuro. Da un lato, infatti, vi sono diversi presupposti di tipo macro che indicano che il fabbisogno di ulteriore manodopera immigrata dovrebbe se non annullarsi quanto meno ridursi: a. lapparato produttivo veneto non pu crescere sulle produzioni a basso valore aggiunto: alcuni settori di impiego elettivo di lavoratori stranieri sono in contrazione occupazionale continua; i fabbisogni del futuro si giocano piuttosto sulle professionalit elevate; b. lecito attendersi che le correnti migratorie maggiormente cresciute negli ultimi anni - quelle dei Paesi dellEst europeo si riducano in forza sia della crescita economica che diversi di quei Paesi (ma non tutti) hanno iniziato a conoscere sia delle loro condizioni demografiche, non tali da alimentare emigrazioni indefinite; c. la consistenza gi raggiunta degli immigrati in Veneto tale da auto-sostenersi grazie al naturale incremento demografico: da alcuni anni i nati in Veneto sono tornati a crescere, grazie proprio allapporto degli immigrati.

125

Fig. 1 - Extracomunitari occupati nel 1998: successivi percorsi nel mercato del lavoro
O 1998 52.842

O 1999 45.981 6.861

A 1999

O 2000 40.487 5.494 1.187

A 2000

O 2000

A 2000 5.674

126
A 2001 3.895 939 4.555 947 O 2001 A 2001 O 2001 A 2001 240 A 2002 3.218 564 3.331 754 185 411 4.155 775 O 2002 A 2002 O 2002 A 2002 O 2002 A 2002 O 2002 A 2002 172 O 2002 68 A 2002 172

O 2001

O 2001 588

A 2001 5.086

36.592

O 2002

O 2002 453

A 2002 135

O 2002 319

A 2002 4.767

33.374

O = Occupati per almeno un giorno nel corso dell'anno A = Non occupati nel corso dell'anno

Fonte : elab. Veneto Lavoro su dati Silrv-Giove2005

Questi presupposti macro-economici e macro-sociali contrastano per con la diffusa esperienza micro: a. quanto pi consistente la presenza di popolazione immigrata, tanto pi elevato leffetto di richiamo di ulteriori immigrati (per ricongiungimenti di famiglie allargate, per vincoli di parentela o di 34 amicizia) ; b. nonostante la fase di stagnazione, la consistenza di immigrati di35 soccupati, e alcuni segnali di ritorno di disponibilit di manodo36 pera locale anche per lavori non particolarmente appetibili, le imprese continuano ad evidenziare unimportante domanda di immi37 grati : del resto i comportamenti micro non sempre sono allineati e coerenti con il contesto macro, riflettendo lindividualit delle preferenze prima ancora che ladattamento ai vincoli del sistema, del resto non sempre stringenti. Ormai unampia letteratura ha messo in luce vantaggi e svantaggi dellimmigrazione non solo per i Paesi di destinazione ma anche per quelli di origine. Anche i vantaggi che la societ veneta ne ha tratto sono indubbiamente rilevanti, per quanto una contabilit di questo tipo sia difficile da costruire. N si tratta solo di un dare ed avere limitato ad uno scambio temporaneo: le migrazioni segnano in profondit una societ, la cambiano al di l o contro ogni aspettativa, la migliorano o lincattiviscono, la fecondano di nuove idee, stimoli e stili di vita. Molto dipende dallanimus con cui sono vissute e dalla qualit dellassetto istituzionale predisposto. Non c dubbio che su questo fronte il Terzo Veneto - quello che nei documenti di programmazione regionale legato alla nuova fase economico-sociale che la nostra regione sta attraversando - gioca una delle sue partite pi importanti.

E questa la natura autopropulsiva delle migrazioni che contrasta con lapproccio esclusivamente domandista: cfr. Zanfrini L., Domanda di lavoro e immigrazione, in Unioncamere, Rapporto Excelsior 2005, Roma. 35 I 30.000 di cui abbiamo sopra parlato: leffettiva disoccupazione e disponibilit di una quota consistente degli stessi senzaltro tutta da verificare; ci non toglie che il serbatoio di immigrati disponibili gi presenti regolarmente nel territorio negli ultimi due-tre anni si sia ampliato. 36 Ad es. in diverse occasioni la Caritas ha segnalato lemergere (o il ritorno) di una disponibilit di donne italiane al lavoro di cura e di assistenza. 37 Cfr. lanalisi del caso veneziano: Anastasia B., Bragato S., Rasera M., La domanda esplicitata di nuovi lavoratori extracomunitari nella Provincia di Venezia, i Tartufi, 21, 2006. 127

34

3. LINSERIMENTO SOCIALE
di Veronica Fincati e Nicola Barban

3.1. La scuola
di Nicola Barban

3.1.1. La presenza degli alunni stranieri I dati nazionali


La presenza di minori stranieri sta diventando una realt sempre pi consistente e visibile nel nostro paese; questa realt si ripercuote nel sistema scolastico dove la crescita degli alunni stranieri nelle scuole appare alquanto significativa negli ultimi anni. Secondo il Ministero dellIstruzione la presenza di alunni con cittadinanza non italiana1 nellintero territorio nazionale stata pari a 361.576 nellanno 2004/2005; ossia il 4,20% dellintera popolazione scolastica2. Nonostante i numeri possano risultare consistenti, la presenza e lincidenza di alunni stranieri nel nostro sistema scolastico appare ancora lontana se confrontata con paesi con una tradizione di multiculturalit pi elevata come la Francia (600 mila, incidenza del 5%), lInghilterra (quasi un milione, incidenza del 15%) e la Germania (un milione, incidenza del 10%). Ci che caratterizza la situazione italiana la crescita veloce della presenza di alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico: in un decennio la popolazione scolastica straniera auI dati riportati in questo capitolo si riferiscono agli alunni con cittadinanza non italiana, non agli alunni stranieri. Di conseguenza non sono rilevati, tra laltro, i dati relativi agli alunni adottati, ai figli di coppie miste, agli alunni nomadi di cittadinanza italiana, inoltre i dati si riferiscono ai soli alunni con cittadinanza italiana per i quali stato acquisito il relativo Paese di provenienza. 2 Ministero dellIstruzione dellUniversit e della Ricerca, Alunni con cittadinanza non italiana, ottobre 2005 129
1

mentata di 300 mila unit, passando da 50 mila a quasi 400 mila nello scorso anno (2005). Anche la crescita non stata costante; alla fine degli anni 90 lincremento era di circa 10 mila unit allanno per poi passare a circa 50 mila unit negli ultimi anni. Questa situazione avvicina lItalia a paesi con una storia migratoria altrettanto recente come Spagna e Portogallo; anche qui la presenza di alunni stranieri sta aumentando significativamente negli ultimi anni, giacch raggiunge livelli di incidenza tra il 5% e il 6% circa. Lo studio della popolazione scolastica diventa un nodo cruciale e strategico per capire levolversi della popolazione immigrata in generale, poich da questo possibile evincere i caratteri della stanzialit dei progetti migratori delle famiglie immigrate. Il recente fiorire di studi sulle seconde generazioni, ossia i figli degli stranieri nati nel nostro paese o i ragazzi immigrati che hanno compiuto in Italia la formazione scolastica primaria, sembra confermare limportanza del fenomeno. La scuola diventa quindi un osservatorio privilegiato per comprendere le dinamiche migratorie e la loro propensione allinsediamento di lunga durata. Allinterno del territorio nazionale la situazione si diversifica in modo sostanziale, poich la presenza di cittadini non italiani nelle scuole maggiormente presente nelle regioni del nord e in quelle centro-orientali; le regioni meridionali registrano presenze significativamente inferiori. La prima regione in termini di maggior incidenza nellanno scolastico 2004/2005 si conferma, cos come lanno precedente, lEmilia-Romagna; questa infatti registra una percentuale di 8,4% di studenti stranieri sul totale della popolazione studentesca. Allopposto, invece, si posiziona la Campania con una incidenza che raggiunge appena lo 0,6%. Nellanno scolastico 2004/2005 la regione Veneto registra unincidenza del 7,02% ben al di sopra della media italiana (4,2%), risultando la quinta regione in termini di rapporto tra studenti stranieri e popolazione scolastica totale. Analizzando la serie storica degli alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole del Veneto (Fig.1.) emerge chiaramente un trend di rapida crescita che ha portato la popolazione scolastica straniera da poco meno di 8 mila unit nel 1997/1998 a pi di 52 mila nellanno scolastico in corso (2005/2006)3. Rispetto allanno precedente (2004/2005) la popolazione scolastica con cittadinanza non italiana aumentata di circa 8 mila unit, pari ad un aumento del 17%.

3 Scuole monitorate: (737 Statali, 1.218 Paritarie), copertura dati a marzo 2006: 82% scuole statali, 67% scuole Paritarie.

130

Fig 1. Serie storica alunni con cittadinanza non italiana anni scolastici 1997/1998 2005/2006. Regione Veneto
60000 50000 40000 30000 20000
9.692 17.396 14.140 28.648 22.901 38.631 44.525 52.099

10000 0 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

I caratteri rilevati nella regione Veneto Analizzando la situazione allinterno della regione, emergono caratteristiche provinciali piuttosto differenziate, con livelli di inserimento della popolazione straniera nel mondo scolastico diverse a seconda delle differenti province. Treviso si conferma la provincia con il maggior numero di studenti stranieri (pi di 12 mila), con un incidenza pari al 10%; ossia uno studente su dieci di nazionalit non italiana. Seguono poi le province di Vicenza e Verona, entrambe con un incidenza superiore alla media regionale (8,1%), rispettivamente del 9,5% e del 8,4%. Dallanalisi della distribuzione provinciale degli alunni stranieri (Tab.1.) sembrano emergere tre gruppi differenti di tipologie: le province di Treviso, Vicenza e Verona presentano unaltissima presenza di alunni stranieri; le province di Padova e Vicenza unincidenza leggermente inferiore alla media regionale; infine Belluno e Rovigo indicano un basso inserimento di stranieri tra gli studenti. Queste differenziazioni sono correlabili alle caratteristiche differenti di immigrazione che si verificano nelle diverse province del Veneto e alle diverse fasi insediative.

131

Tab. 1 Alunni con cittadinanza non italiana genere e provincia di residenza. Regione Veneto, anno scolastico 2005/2006. Valori assoluti, incidenza percentuale, variazione percentuale anno precedente
Provincia Maschi Femmine Totale Var.% 2006-2005 Incidenza %

Treviso Vicenza Verona Padova Venezia Rovigo Belluno Totale

6.708 6.350 5.361 4.204 3.042 865 722 27.252

5.926 5.968 5.213 3.849 2.918 784 689 25.347

12.634 12.318 10.574 8.053 5.960 1.649 1.411 52.599

19 17 7 33 21 25 16 18

10,1 9,5 8,4 7,4 6,0 5,8 5,0 8,1

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

Verona, Vicenza e in seguito Treviso, sono le province dei primi insediamenti di immigrati, essendo zone ad alta capacit produttiva e quindi con unaltrettanta necessit di manodopera. E proprio in queste zone che le famiglie immigrate si sono insediate stabilmente nel territorio, e di conseguenza la presenza dei figli consistente, come consistente laccesso al sistema scolastico. Padova e Venezia sono due province che stanno assorbendo in questi ultimi anni un alto numero di popolazione straniera, soprattutto proveniente dallEuropa dellEst (si pensi alla comunit rumena a Padova). Questa unimmigrazione pi recente e quindi meno matura dal punto di vista socio-demografico; la presenza di minori per questo meno consistente. Grazie agli ultimi ingressi, soprattutto quelli regolarizzati, con molta probabilit il peso dei minori presumibilmente aumenter nei prossimi anni. In effetti, oltremodo significativo che la popolazione scolastica straniera nella provincia di Padova abbia avuto un ingente aumento (+25%) nellultimo anno. Belluno e Rovigo sono le province dove limmigrazione meno diffusa e pi recente linsediamento, ad eccezione di alcuni comuni con un alta concentrazione di aziende e pertanto ad alta capacit produttiva. I minori quindi sono meno presenti e la loro consistenza numerica nelle scuole meno evidente e sostanzialmente inferiore alla media regionale. La presenza di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole determina procedure di adeguamento sia di natura didattica, ad esempio per la diversa preparazione linguistica degli alunni, sia di carattere organizzativo per i dirigenti scolastici. Dai dati forniti dallufficio scolastico regionale per

132

il Veneto riguardanti le scuole monitorate nellanno scolastico corrente 2005/2006, emerge che la maggior parte di esse presenta al suo interno almeno uno studente con nazionalit non italiana (79% scuole monitorate). Le scuole con unalta incidenza di stranieri (valutabile intorno al 15%) sono 714 su tutto il territorio regionale, pari a circa il 17% di tutte le scuole presenti (Tab.2). Esse si distribuiscono in modo prevalente nelle province di Treviso, Vicenza e Verona, confermando, ancora una volta, la correlazione con le componenti immigrate da pi tempo. Tab. 2 Plessi scolastici con incidenza alunni stranieri maggiore del 15% per provincia. Regione Veneto, anno scolastico 2005/2006
Provincia Dirigenze scolastiche con incidenza alunni stranieri maggiore del 15% Plessi scolastici con incidenza alunni stranieri maggiore di 15%

Treviso Vicenza Verona Padova Venezia Rovigo Belluno Veneto

78 51 40 14 3 1 1 187

227 180 154 74 43 22 14 714

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

3.1.2. La distribuzione degli alunni nei diversi ordinamenti scolastici


I dati monitorati dallUfficio regionale scolastico per il Veneto nellanno scolastico 2005/2006 si riferiscono a scuole statali e paritarie presenti in tutto il territorio regionale (copertura: 82% scuole statali, 67% scuole paritarie). Da una prima analisi dei dati relativi alle scuole monitorate emerge come la distribuzione degli alunni stranieri differisca a seconda della tipologia di scuola: solo un 10% circa degli alunni con cittadinanza non italiana frequenta un istituto scolastico paritario, a fronte del 19% della totalit degli studenti (italiani e stranieri). Le scuole paritarie in genere, presentano una percentuale di studenti stranieri molto bassa rispetto alle scuole statali ad eccezione delle scuole dellinfanzia. La quasi totalit di studenti stranieri che frequentano una scuola non statale si concentra infatti nelle scuole materne; nelle scuole dellinfanzia, infatti, gli alunni stranieri si distribuiscono indifferentemente tra scuole statali e paritarie.

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La presenza degli alunni stranieri nelle scuole venete si differenzia in modo sostanziale nei diversi ordinamenti scolastici (Tab.3). Gli ordinamenti scolastici che presentano un percentuale di stranieri pi alta sono le scuole primarie e le secondarie di primo grado (ex-elementari ed ex-scuole medie inferiori); le prime presentano unincidenza di circa il 10% nellanno scolastico 2005/2006, mentre nelle seconde si registra invece una percentuale di stranieri leggermente minore di circa l8%. Tab. 3 Distribuzione alunni con cittadinanza non italiana tra scuole statali e paritarie, ordinamenti scolastici, anno scolastico 2005/2006, regione Veneto. Valori assoluti e incidenza percentuale
Statali valori assoluti % Paritarie valori assoluti %

Infanzia Primaria Secondaria I Secondaria II Totale

4.873 21.664 12.684 8.593 47.814

11,9 10,6 10,3 4,9 8,8

4.302 262 85 136 4.785

5,9 2,4 1,4 1,2 4,7

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

La situazione si diversifica nelle scuole superiori (secondarie II), dove la presenza di studenti stranieri sensibilmente inferiore agli altri ordini scolastici (essi ammontano infatti a circa il 5% del totale). E ovvio che il diverso peso degli alunni e degli studenti stranieri nei diversi ordini e gradi scolastici deriva dallanzianit di insediamento dei genitori e quindi dallet dei ragazzi. Osservando la Fig.2 possibile notare come sia cambiata negli ultimi anni la presenza degli stranieri nei vari ordinamenti scolastici: emerge chiaramente come la crescita sia stata consistente e costante in tutti gli ordini e gradi.

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Fig. 2. Serie storica incidenza alunni con cittadinanza non italiana sul totale popolazione scolastica. Anni scolastici 1998/1999-2005/2006. Regione Veneto
12 10 8 6 4

Infanzia

Primaria Secondaria I Secondaria II

2 0 1998/99 1999/00 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

La distribuzione degli alunni stranieri nei diversi ordinamenti scolastici mette in evidenza come la maggior parte di essi si concentri nella scuola primaria, rispetto alla popolazione totale di studenti che si concentra in modo pi uniforme in tutti gli ordini scolastici (Tab.4). Rispetto allanno scolastico 2004/2005 vi stato un aumento della proporzione di alunni stranieri presente nelle scuole secondarie di secondo grado, passando da un 12% a un 17 % del totale degli alunni con cittadinanza non italiana. Tab. 4. Alunni con cittadinanza non italiana per ordine. Anno scolastico 2005/2006, regione Veneto. Valori assoluti e distribuzione percentuale anno precedente
Ordinamento scolastico alunni con cittadinanza non italiana distribuzione % Totale studenti distribuzione %

Infanzia Primaria Secondaria I Secondaria II Totale

9.175 21.926 12.769 8.729 52.599

17 42 24 17 100

114.245 215.357 129.927 186.903 646.432

18 33 20 29 100

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

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Per quanto riguarda la presenza degli alunni allinterno delle province, si evidenzia un loro significativo aumento, in media del 18%. Questi aumenti si differenziano allinterno delle province in base ai diversi ordinamenti scolastici; in genere gli aumenti maggiori si registrano nelle scuole secondarie di secondo grado (in media +33%), con punte che raggiungono il 50% nelle province di Rovigo, di Venezia e di Padova (Tab.5.). Tab. 5. Alunni con cittadinanza non italiana per ordine scolastico e provincia. Anno scolastico 2005/2006, regione Veneto. Valori assoluti e variazione percentuale anno precedente
Provincia Infanzia Primaria Secondaria I Secondaria II Totale Variazione anno precedente (totale)

Treviso Vicenza Verona Padova Venezia Rovigo Belluno Veneto

2.222 2.760 1.896 1.060 824 233 180 9.175

5.124 4.957 4.641 3.484 2.411 707 602 21.926

3.233 2.850 2.398 2.010 1.501 433 344 12.769

2.055 12.634 1.751 12.318 1.639 10.574 1.499 1.224 276 285 8.053 5.960 1.649 1.411

19 17 7 33 21 25 16 18

8.729 52.599

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

Gli aumenti negli altri ordini scolastici sono stati numericamente meno sostenuti, ma nonostante ci riteniamo che siano importanti e significativi: gli studenti nelle scuole primarie sono aumentati del 12%, quelli della scuola secondaria di primo grado del 18%. Per quanto riguarda la scuola dellinfanzia gli aumenti verificati nelle diverse province si differenziano in modo sostanzioso. In media gli alunni della scuola dellinfanzia aumentano del 20%, ma a Padova gli aumenti arrivano a quasi il 150% e a Verona addirittura diminuiscono del 17%. Queste differenze che si riscontrano nella scuola dellinfanzia possono imputarsi in parte ad un monitoraggio non esaustivo; giacch, in generale, le scuole non monitorate del tutto sono proprio quelle ubicate in queste ultime citt.

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3.1.3. Le nazionalit e il genere degli alunni


Il quadro regionale Il paese estero pi rappresentato tra gli studenti stranieri nellanno scolastico 2005/06 rimane, come lanno precedente, il Marocco. Gli alunni con questa nazionalit ammontano a poco pi di 8 mila unit distribuiti su tutto il territorio regionale, e prevalentemente nelle province di Verona e Treviso. Seguono come numero gli alunni di tre paesi dellEuropa dellEst: la Romania, lAlbania ed lEx-Jugoslavia4 Nelle scuole venete si trovano rappresentate allincirca 160 nazionalit straniere, anche se la presenza di studenti esteri si concentra soprattutto nelle nazionalit pi consistenti e in qualche caso pi anziane, come quelle sopra menzionate. Infatti, esse rappresentano da sole quasi il 50% degli studenti stranieri, mentre nellinsieme, le prime venti nazionalit rappresentano ben l87% di alunni stranieri (Tab.6). Dallanno scolastico precedente (2004-2005) emerge un aumento generale di tutte le nazionalit; gli aumenti pi sostanziosi si sono verificati tra i cittadini originari dallEst-Europa: Moldavia (+40%), Romania (+22%), Macedonia (+18%). La Romania, in particolare, diventato il secondo paese non italiano nelle scuole Venete, superando anche lAlbania. Un aumento significativo si verificato inoltre tra le componenti nazionali provenienti dallAsia, ad esempio gli studenti cinesi sono aumentati del 22% e quelli indiani del 21%.

I dati raccolti dallufficio scolastico per il Veneto, presentano la ripartizione geografica Ex-Jugoslavia 137

Tab. 6. Alunni con cittadinanza non italiana per principali Paesi di cittadinanza (primi 20) e provincia di residenza. Anno scolastico 2005/06, regione Veneto. Valori assoluti e distribuzione percentuale
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Cittadinanza Marocchina Rumena Albanese Ex-Jugoslavia Cinese Moldova Macedone Ghanese Indiana Bosniaca Bangladesh Serba Croata Nigeriana Brasiliana Tunisina Ucraina Filippine Senegalese Polacca Altri Totale BL 292 65 249 105 126 34 118 5 18 44 0 10 98 6 23 10 36 7 4 18 143 1411 PD RO TV VE VR VI TOT 1.234 442 1.958 528 2.118 1.549 8.121 1.887 96 1.548 690 1.565 757 6.608 1.027 318 1.862 983 914 1.215 6.568 166 71 905 428 437 1.699 3.811 498 279 1.196 564 391 294 3.348 812 61 226 529 445 297 2.404 218 2 1.148 302 150 322 2.260 59 0 281 6 685 807 1.843 49 16 259 64 413 741 1.560 157 17 323 87 195 597 1.420 50 2 186 282 44 568 1.132 59 18 80 63 129 765 1.124 109 9 257 70 191 183 917 206 42 126 84 263 122 849 45 10 228 66 371 78 821 158 29 123 44 213 193 770 118 39 129 179 77 72 650 227 3 58 142 47 143 627 56 3 228 31 102 164 588 39 38 95 51 93 55 389 879 154 1418 767 1731 1697 6789 8053 1.649 12634 5960 10574 12318 52599 % % cumulata 15,4 15,4 12,6 28,0 12,5 40,5 7,2 47,7 6,4 54,1 4,6 58,7 4,3 63,0 3,5 66,5 3,0 69,5 2,7 72,2 2,2 74,4 2,1 76,5 1,7 78,2 1,6 79,8 1,6 81,4 1,5 82,9 1,2 84,1 1,2 85,3 1,1 86,4 0,7 87,1 12,9 100,0 100

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

Se consideriamo invece gli aumenti percentuali dallanno scolastico 2002/03, prima quindi delleffetto della regolarizzazione, si pu notare come la Moldavia abbia avuto un eccezionale aumento (quasi sei volte), seguita dalla Romania (+176%); notevoli aumenti si sono verificati, come accennato da parte degli alunni cinesi e indiani. La regolarizzazione ha avuto quindi un effetto incrementale delle presenze straniere anche sul mondo scolastico; favorendo cos lingresso di alunni provenienti da paesi ed aree geografiche di pi recente insediamento, in particolare dallest-europeo e dallAsia (Tab.7).

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Tab. 7 Alunni con cittadinanza non italiana per principali Paesi di cittadinanza (primi 10). Anni scolastici: 2002/03; 2004/05; 2005/06. Valori assoluti, variazioni percentuali.
Cittadinanza Marocco Romania Albania Serbia Montenegro Cina Moldavia Macedonia Ghana India Bosnia-Erzegovina Totale a.s. 2005/06 a.s. 2004/05 a.s. 2002/03 var % 06-05 var % 06-03 8.121 7.103 5.060 14 60 6.608 5.396 2.397 22 176 6.568 5.733 3.940 15 67 3.811 3.277 2.978 16 28 3.348 2.750 1.727 22 94 2.404 1.716 344 40 599 2.260 1.910 1.257 18 80 1.843 1.658 1.124 11 64 1.560 1.286 748 21 109 1.420 1.236 933 15 52 52.599 44.525 28.418 18 85

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

Il quadro provinciale e le differenze di genere Nel territorio regionale si evidenziano differenze provinciali piuttosto elevate per quanto riguarda la diffusione delle variegate componenti nazionali di studenti stranieri. Questa differenziazione mette altres in evidenza anche le aree territoriali dove le comunit di stranieri si stanno maggiormente insediando. La popolazione scolastica esprime anche in questa prospettiva, in linea generale, la presenza delle famiglie immigrate con figli, e quindi limmigrazione di lungo corso che si insedia nel territorio. Treviso la provincia del Veneto con la pi alta presenza di studenti con cittadinanza non italiana; le maggiori nazionalit presenti sono il Marocco, lAlbania e la Romania. Considerevole appare anche la presenza di studenti cinesi e macedoni. In particolare si concentrano nella provincia di Treviso pi della met di studenti macedoni presenti nella regione (51%) e ben il 36% degli studenti cinesi. Rispetto allanno precedente (2003/2004) le comunit che sono aumentate in modo pi significativo sono la Moldavia (+35%) e lex-Jugoslavia (+33%); seguite da due paesi extra-europei: Cina (+23%) e Ghana (+21%).

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Vicenza, seconda provincia nel Veneto per quanto riguarda il numero di studenti stranieri, presenta, al contempo, le componenti maggiori che provengono dalla Serbia-Montenegro, seguiti dal Marocco, dallAlbania, dalla Romania e dal Ghana. Gli studenti serbo-montenegrini raggiungono a Vicenza il 45% del loro totale complessivo, cos come pure quelli del Ghana (con il 44%) e dellIndia (47%). Verona dal canto suo interessata maggiormente da studenti provenienti dal Marocco, seguiti da quelli dalla Romania, dallAlbania, dal Ghana e dalla Moldavia. Verona, insieme a Vicenza, la provincia dove si concentrano maggiormente gli studenti ghanesi (37%). Padova si contraddistingue per unalta presenza di comunit dellEsteuropa; le nazionalit maggiormente presenti tra la popolazione scolastica sono: la Romania, il Marocco, lAlbania e la Moldavia. Padova lunica provincia dove la Romania il paese maggioritario tra gli studenti, raccogliendo ben il 34% di tutti gli studenti rumeni dislocati a livello regionale. Rispetto allanno scolastico 2004-2005, Padova stata la provincia che ha registrato un incremento maggiore di studenti stranieri; in particolare si verificato un importante aumento di studenti Ghanesi (+55%), Indiani (+48%), Modavi (+42%), Cinesi (+38%) e Rumeni (+30%). Venezia, invece, si differenzia dalle rimanenti province per la forte presenza di alunni albanesi, rumeni, cinesi e moldavi. In questa area si sono registrati degli aumenti significativi per quanto riguarda la Moldavia (+37%), Cina e Romania, (entrambe con +33%) Rovigo e Belluno sono le province dove la presenza di studenti stranieri nettamente inferiore rispetto alla media regionale; la somma della popolazione scolastica straniera delle due province ammonta a circa il 6% del totale degli studenti con cittadinanza non italiana del Veneto. In entrambe le province le nazionalit maggiormente presenti sono: Marocco, Albania e Cina. A Belluno, in particolare, vi una discreta presenza di alunni provenienti dalla Macedonia e dalla Serbia-Montenegro. Rispetto allanno scolastico precedente (2003/2004) in entrambe le province si registra un incremento degli alunni provenienti dallEst-Europa, in particolare dalla Moldavia e dalla Romania.

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Un altro aspetto non secondario la composizione per genere della popolazione studentesca, anche perch la presenza femminile nella scuola sovente condizionata da ragioni culturali e religiose. La presenza femminile allinterno della popolazione scolastica complessiva nel 2005/2006 ammonta al 48,7%, ovvero a quasi la met dellintero universo studentesco di origine straniera (Tab.8). Tab. 8 Alunni con cittadinanza non italiana per sesso e ordine scolastico. Regione Veneto, anno scolastico 2005/2006. Valori Percentuali
Ordine scolastico Femmine Maschi Totale

Infanzia Primaria Secondaria I Secondaria II Totale

47,4 47,8 46,1 52,3 48,1

52,6 52,2 53,9 47,7 51,9

100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

E oltremodo interessante notare che allinterno dei diversi ordini scolastici si registrano le maggiori differenze di genere. La popolazione scolastica femminile, infatti, rimane inferiore a quella maschile in tutti gli ordini scolastici ad eccezione della scuola secondaria di secondo grado. Se consideriamo questultimo livello di scolarizzazione e quello relativo alla scuola secondaria di primo grado emerge una significativa differenza riguardo la presenza femminile; differenza che ammonta a ben 6 punti percentuali. Questa prevalenza femminile nelle scuole secondarie di secondo grado indica, al termine della scuola dellobbligo, una tendenza allabbandono scolastico per lavvio al lavoro da parte degli alunni maschi stranieri.

Gli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia E bene ricordare che con la dicitura alunno con cittadinanza non italiana si intendono i bambini e i ragazzi con nazionalit diversa da quella italiana, quindi non necessariamente gli alunni immigrati da un Paese straniero. Analizzando il paese di nascita degli alunni con cittadinanza non italiana, emerge che gli studenti nati in Italia ammontano a poco meno di 15 mila unit, rappresentando il 28% della popolazione scolastica di origine straniera. Come si osserva dalla Tab.9, la maggior parte di essi si distribuisce nella provincia di Vicenza (30%), seguita da quella di Verona (24%) e

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di Treviso (22%). Questa suddivisione territoriale appare diversa rispetto alla distribuzione del totale degli alunni stranieri, fornendo degli interessanti spunti di riflessione per comprendere levoluzione dellimmigrazione regionale. La provincia di Treviso, infatti, sebbene sia la prima provincia per numero di alunni stranieri, risulta terza se consideriamo gli alunni nati nel nostro paese. Questo aspetto appare coerente se si considera la storia migratoria dellultimo decennio della regione Veneto. Le due province dove sono avvenuti i primi insediamenti stranieri sono infatti Vicenza e Verona, mentre pi recente risulta essere quella di Treviso. Tab. 9 Alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per provincia di residenza. Regione Veneto, anno scolastico 2005/2006. Valori assoluti e composizione percentuale
Provincia Alunni stranieri nati in Italia composizione %

Vicenza Verona Treviso Padova Venezia Rovigo Belluno Veneto

4.415 3.578 3.167 1.742 1.051 409 300 14.662

30,1 24,4 21,6 11,9 7,2 2,8 2,0 100,0

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

Gli alunni di origine straniera nati nel nostro paese sono sintetizzati nella Tab.10. Tra le principali nazionalit di origine si evidenziano gli oriundi dal Marocco, dallAlbania, nonch i cittadini provenienti dallex-Jugoslavia (concentrati nel vicentino); interessante notare la presenza consistente di alunni ghanesi nati in Italia, soprattutto nelle province di Vicenza e Verona. Per quanto riguarda gli ordini scolastici, la componente degli alunni di origine straniera nata in Italia si distribuisce quasi interamente nella scuola dellinfanzia e nella primaria, rispettivamente, con il 41% e il 49%; tra questi appena l1% frequenta scuole secondarie di secondo grado. E stata posta lattenzione sugli alunni stranieri nati in Italia perch lintegrazione sociale e scolastica fortemente influenzata dallaver o meno vissuto i primi anni di vita nel paese ospitante. Un precoce inserimento nella cultura italiana, infatti, gioca un ruolo fondamentale per il livello di conoscenza della lingua italiana, per lintegrazione e per un regolare esito scolastico (Besozzi, Tiana, 2004).
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Tab. 10 Alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia per paese di cittadinanza. Regione Veneto, anno scolastico 2005/2006. Valori assoluti e percentuali
Cittadinanza 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Frequenza Percentuale Percentuale cumulata

Marocchina Albanese Ex-Jugoslavia Ghanese Cinese Rumena Nigeriana Tunisia Indiana Bosniaca Altri Totale

3.556 1.846 1.218 1.042 865 672 517 466 447 395 3.638 14.662

24,3 12,6 8,3 7,1 5,9 4,6 3,5 3,2 3,0 2,7 24,8 100

24,3 36,8 45,2 52,3 58,2 62,7 66,3 69,4 72,5 75,2 100

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

3.1.4. Livelli di scolarizzazione, ritardi e insuccessi scolastici


La quasi totalit degli alunni con cittadinanza non italiana transita attraverso il sistema scolastico obbligatorio e fino alla scuola secondaria di primo grado non sembrano esserci grossi problemi: n per mancata frequenza, n per abbandoni precoci. Emergono per degli interrogativi riguardanti la frequenza scolastica dal punto di vista del genere degli alunni, in particolare per quanto riguarda alcune specifiche comunit. Se esaminiamo infatti la scuola secondaria di primo grado (ex scuola media) emergono disparit nelle frequenze tra alunni maschi e alunne femmine. La presenza femminile si rivela piuttosto bassa per quanto riguarda le ragazze del Bangladesh 33%, dellIndia 37% e del Marocco 45%. I dati in nostro possesso sono ancora insufficienti per fornire delle adeguate spiegazioni al fenomeno, ma segnalano comunque disuguaglianze di genere per quanto riguarda laccesso al mondo scolastico tra alunni stranieri maschi e femmine. Laccesso al sistema scolastico di tipo superiore (scuola secondaria di secondo grado), presenta notevoli differenze tra studenti stranieri e italiani. La percentuale di studenti frequentanti una scuola secondaria di secondo

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grado tra gli stranieri in et 14-17 del 61%, a confronto di un tasso del 92% circa del totale degli studenti. Sembra quindi che i ragazzi stranieri, finita la scuola dellobbligo, si dirigano in misura maggiore verso un percorso di tipo professionale, abbandonando gli studi ordinari. Questa ipotesi viene in un certo modo confermata dai tassi di frequenza femminile negli ordini scolastici, i quali aumentano nella scuola secondaria di secondo grado rispetto agli alunni maschi, e ci evidenzia un processo di divaricazione di genere: i maschi al lavoro, mentre le donne persistono negli studi (pur essendo di meno). Dallosservazione degli esiti scolastici degli alunni italiani e degli alunni stranieri5 si rileva come sia costante il minor successo scolastico degli allievi stranieri nei diversi ordini e gradi della scuola (Tab.11). Tab. 11 Tassi di promozione degli alunni con cittadinanza non italiana per ordine scolastico. Regione Veneto, anno scolastico 2003/2004. Valori percentuali
Totali Con cittadinanza non italiana (CNI) Con cittadinanza italiana (CN) Differenza (CNI-CI)

Primaria Secondaria I Secondaria II

99,62 96,41 86,42

96,37 87,24 76,3

99,86 96,92 86,7

-3,49 -9,68 -10,4

Fonte: Elaborazione Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Ufficio Scolastico Veneto/ARIS

Il divario tra i tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani aumenta in modo progressivo passando dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado. I motivi di questo divario tra studenti italiani e non, pu dipendere da una molteplicit di aspetti, quali: la conoscenza della lingua italiana, la situazione familiare, la motivazione e limpegno personale, la distanza culturale e i diversi problemi sociali presenti tra gli immigrati e quindi anche negli alunni.

5 Indagine sugli esiti degli alunni con cittadinanza non italiana gennaio 2005. Ministero dellIstruzione dellUniversit e della Ricerca.

144

3.2. La vita nella societ


di Veronica Fincati 3.2.1. Lalloggio La sistemazione abitativa costituisce un elemento essenziale per la valutazione delle condizioni di vita degli immigrati. La ricerca di un alloggio idoneo rappresenta tuttora una delle principali difficolt incontrate, ma, negli ultimi anni, di fronte alla compresenza di immigrati di vecchio insediamento con componenti di recente insediamento, si assiste ad una rilevante diversificazione della domanda abitativa. Da una parte, i ricongiungimenti familiari e laumento di bambini nati in Italia hanno prolungato i progetti migratori degli stranieri da pi tempo presenti in regione, spingendo, di conseguenza, le famiglie a migliorare le proprie condizioni abitative (appartamenti in affitto pi spaziosi e case in propriet). Dallaltra parte, si assiste ancora a soluzioni abitative precarie per gli immigrati delle fasce pi deboli o allinizio del percorso migratorio. Le condizioni abitative di gran parte degli stranieri sono ancora determinate da situazioni di disagio legate a forme di sfruttamento e sovraffollamento in abitazioni sub-standard. In campo abitativo, gli immigrati rispetto agli autoctoni si trovano di fronte a delle difficolt aggiuntive che peggiorano le loro condizioni sociali ed esistenziali. Alle mancate garanzie richieste per laffitto o lacquisto delle case e agli atteggiamenti di rifiuto da parte dei proprietari corrisponde la tendenza al consolidamento di un mercato delle locazioni fatto da alloggi sotto-standard, in condizioni precarie e in zone di degrado6. Di fatto, assieme al lavoro, la ricerca di una casa ad un costo sostenibile in base al reddito familiare costituisce ancora una delle prime preoccupazioni dei cittadini stranieri in regione. Unindagine sulla condizione abitativa degli immigrati condotta da Sunia7 su un campione di mille stranieri presenti in Italia, dimostra che per circa quattro su dieci intervistati nel Nord Est la ricerca di una casa in affitto costituisce uno dei principali problemi. Cos, nonostante alcuni studi dimostrino che cresce la propensione allacquisto della casa da parte degli immigrati (15,6% del totale delle compravendite in Veneto nel 20048), la maggior parte degli stranieri attraversa ancora una situazione di profonda incertezza abitativa. Un recente studio
6

Cfr. Osservatorio Immigrazione Regione Veneto, Via Anelli. Processo di trasformazione di unarea urbana, 2004. 7 SUNIA ANCAB-Legacoop (2001). 8 Scenari Immobiliari (2005). 145

del Censis9, condotto a livello nazionale su un campione di mille immigrati che hanno fatto domanda di regolarizzazione (legge 189/2002), dimostra che pi della met degli intervistati in affitto, mentre meno del 10 per cento ha una casa in propriet. Dalla gi citata indagine sulla vita quotidiana delle donne condotta dellOsservatorio Immigrazione10, emerge, infatti, che la maggior parte degli stranieri affitta labitazione; mentre circa il 20% delle donne intervistate vive in una casa in propriet (circa 200 di 600 donne). Il confronto tra diverse indagini condotte in Veneto, seppur con differenti metodologie di rilevazione e campioni di riferimento, consente di avere un quadro generale della situazione abitativa degli immigrati nei periodi citati. Come si osserva dalla Tab. 12, la succitata indagine (2004) condotta su un campione di sole donne (in genere sposate) conferma la tuttora rilevante proporzione di stranieri che affittano labitazione (circa 6 su 10). Tab. 12 Sistemazione abitativa degli immigrati per titolo di godimento. Confronto di diverse indagini svolte in Veneto. Valori percentuali sul totale del campione intervistato.
Tipo di sistemazione 1992 1998 2001 2004

Albergo, struttura di accoglienza Casa/stanza in affitto Ospitalit presso parenti e conoscenti Sul luogo di lavoro Casa di propriet Altro

27,9 38,2 10,0 5,0 0,7 18,2

3,0 57,4 30,5 6,9 1,8 0,4

3,0 62,5 12,7 6,7 9,4 4,7

0,7 58,4 7,3 11,1 19,8 2,7

Totale 100 100 100 100 Fonte: elaborazioni su indagini Osservatorio Immigrazione Regione Veneto (2004); elaborazioni Coses su Intemigra (2001 ), Censis (1999) e Indagini Criapv-Irsev (1992)

Senza fare un confronto diretto tra le diverse indagini, i risultati ottenuti non solo consentono una lettura dellevoluzione del fenomeno migratorio, ma confermano anche la tendenza progressiva allinsediamento e allinvestimento di risorse sul territorio di riferimento. Agli inizi degli anni novanta lemergenza abitativa rifletteva, infatti, una prevalente sistemazione in strutture di prima accoglienza o addirittura in alloggi precari (quali roulotte, tende, caravan, camper, baracche, ecc.).

10

Integ.r.a. (2005). Osservatorio Immigrazione Regione Veneto (2004). 146

Tra le componenti pi anziane dellimmigrazione si riflette, infatti, un miglioramento generale delle condizioni abitative. Secondo le ultime rilevazioni censuarie, la maggior parte degli stranieri, censiti in Italia nel 2001, vive in alloggi che rispondono ai requisiti standard di una dimora stabile (97%); mentre solo un uno per cento ha dimora in luoghi che non sono classificabili come abitazioni. In ogni modo, le condizioni abitative continuano a rappresentare una seria difficolt sia per gli immigrati e le loro famiglie che si trovano di fronte allesigenza di trovare una casa pi spaziosa, sia per i migranti che devono ancora sottostare a circostanze di sfruttamento e di sovraffollamento.

Ledilizia residenziale pubblica Di fronte alle sussistenti difficolt o allimpossibilit economica di accesso al mercato immobiliare privato, gli alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp) rappresentano una delle poche soluzioni alle quali possono ricorrere gli immigrati. A conferma di quanto accennato in precedenza, la percentuale di immigrati che ha presentato domanda di alloggio pubblico sul totale dei titolari di permesso di soggiorno (adulti) aumentata da circa il 2% nel 1997 a poco pi del 4% nel 2003 (3% se si considerano solo gli stranieri adulti iscritti in anagrafe comunale). La situazione appare ancor pi significativa se confrontata con quella della popolazione autoctona. Di fatto, la quota di cittadini italiani che ha fatto domanda di alloggio pubblico, di per s molto pi ristretta, diminuita nello stesso periodo dall0,5% all0,3% dei residenti adulti, come emerge dalla Tab.13. Tab. 13 Domande di assegnazione alloggio E.R.P. Totale domande ammesse percentuale su totale popolazione per cittadinanza. Veneto Anni 1997,2002, 2003. Valori assoluti e percentuali
Anno domande ammesse italiani stranieri totale stranieri adulti pds* 96.364 totale popolazione Residenti italiani adulti 1.860.522 Residenti totale pop. Incidenza domande su totale popolazione Straitaliani Tonieri tale

1997 2002

9.461 11.130

1.744 4.630

11.205 15.760

1.928.645 3.796.746

1,8 3,2

0,5 0,3

0,6 0,4

145.791

3.650.955

11.383 5.209 16.592 120.667 3.592.176 3.83.4010 4,3 0,3 0,4 2003 Fonte: elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Osservatorio Casa Regione Veneto (2002-2003) e Coses-Intemigra (1997) *permesso di soggiorno (pds)

147

Pur in crescita, le domande ammesse presentate dagli italiani sono aumentate in modo molto pi contenuto rispetto a quelle degli immigrati, favorendo quindi la maggior incidenza degli stranieri sul totale complessivo delle domande presentate. Dalla graduatoria dellEdilizia residenziale pubblica, si osserva, infatti, che sul totale di domande ammesse, quelle relative ai cittadini stranieri sono passate da poco pi del 15% al 31% del totale (1997-2003). In termini assoluti, laumento stato altrettanto significativo: pi che duplicandosi, le domande presentate sono passate, nello stesso periodo, da 2mila a 5mila (Tab.13). Questo aumento di domande esprime, infatti, il crescente ricorso dei cittadini stranieri alle soluzioni abitative offerte in regione. Per quel che riguarda questa stessa situazione nelle diverse province, non si riscontrano particolari differenze territoriali. Negli ultimi anni, parallelamente allaumento generale della popolazione straniera, la percentuale di domande presentate dagli immigrati, soprattutto a seguito dellultima regolarizzazione, si piuttosto uniformata su tutto il territorio regionale. Ulteriore conferma dellinsediamento degli immigrati, Venezia rappresenta la provincia in cui la quota di domande degli immigrati particolarmente aumentata: nel periodo 1997-2003 la quota di richieste ammesse cresciuta di quasi nove volte ed passata dal 2% al 23% del totale. Come si osserva dalla Tab.14, la quota complessiva di alloggi assegnati molto ristretta rispetto alle dimensioni delle domande ammesse, soprattutto per quel che riguarda i cittadini stranieri. Tab. 14 Domande di assegnazione alloggio E.R.P. presentate in Veneto. Graduatoria definitiva 2003 per cittadinanza e per provincia. Valori assoluti e percentuali
Provincia domande ammesse
totale stranieri %stranieri su totale

domande definitive con assegnazione


totale stranieri %stranieri su totale

% assegnazioni su domande ammesse


stranieri italiani totale

Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza


VENETO

474 3.326 847 2.236 4.114 2.252 3.343


16.592

142 1.143 180 764 948 783 1.249


5.209

30,0 34,4 21,3 34,2 23,0 34,8 37,4


31,4

42 222 35 91 233 100 266


989

14 58 6 7 14 35 42
176

33,3 26,1 17,1 7,7 6,0 35,0 15,8


17,8

9,9 5,1 3,3 0,9 1,5 4,5 3,4 3,4

8,4 7,5 4,3 5,7 6,9 4,4 10,7 7,1

8,9 6,7 4,1 4,1 5,7 4,4 8,0 6,0

Fonte: elaborazioni Osservatorio Immigrazione Regione Veneto su dati Osservatorio Casa Regione Veneto

148

In effetti, lomogeneit riscontrata tra le province riguardo allincidenza degli immigrati sul totale di richieste di alloggio pubblico, non risulta tale quando si confrontano le percentuali detenute dagli stranieri sul totale di alloggi effettivamente assegnati, come sintetizzato nella Tab.14. Dallanalisi delle assegnazioni di alloggio emerge quindi una successiva conferma delle difficolt di accesso alla casa da parte degli stranieri. Nellultimo anno (2003), parallelamente alla crescita delle domande ammesse si verifica, per, una riduzione di quelle soddisfatte, ovvero degli alloggi effettivamente assegnati. In maniera non proporzionale rispetto al numero di domande ammesse e, nonostante un sensibile aumento rispetto agli ultimi anni novanta (11% nel 1997), il peso degli stranieri sul totale degli alloggi assegnati stato sempre marginale. Tra laltro, nellultimo anno la percentuale relativa agli immigrati sensibilmente diminuita, passando dal 22% nel 2002 al 18% nel 2003. Di fronte ad una sempre crescente e consistente richiesta di alloggi da parte degli stranieri, la quota di domande soddisfatte risulta, per, pi contenuta rispetto a quella dei cittadini italiani. Riguardo allanno precedente (2002), si osserva, inoltre, una leggera flessione del numero di alloggi assegnati agli stranieri, mentre tra gli italiani la quota aumentata, procurando anche un sensibile incremento percentuale. Le difficolt di accesso allalloggio riflesse dalle precedenti differenze tra immigrati e autoctoni emergono anche dalle diverse percentuali di alloggi assegnati rispetto alle domande presentate, pari al 3% tra gli stranieri e al 7% tra gli italiani. Inoltre, tra gli stranieri la percentuale di assegnazioni sul totale di domande presentate diminuita nel corso degli ultimi anni, variando dal 6 per cento nel 1997 al 3 per cento nel 2003. La situazione nelle province non molto uniforme e, contrariamente a quanto si potrebbe attendere da quelle a maggior presenza immigrata, lassegnazione delle case inversamente proporzionale. In particolare, nelle province di Treviso (con una quota di assegnazioni in generale pi ristretta) e di Vicenza, la differenza tra stranieri e italiani pi marcata. Fanno eccezione solo la provincia di Belluno e Verona dove, tra laltro, la quota di alloggi assegnati agli stranieri copre circa un terzo delle assegnazioni complessive (Tab.14).

149

3.2.2. La salute
I principali problemi La richiesta di prestazioni mediche da parte della popolazione immigrata permette non solo dinterpretare i diversi bisogni sanitari, ma di risalire anche alla qualit dellesperienza migratoria. La tutela della salute una condizione indispensabile per il rendimento lavorativo, oltre che per poter esercitare le proprie potenzialit formative e relazionali (Golini, 2004). Il ricorso degli immigrati ai servizi sanitari non riguarda solo situazioni di morbosit e di mortalit. I controlli di fronte alla comparsa di diverse sintomatologie sono particolarmente presenti per quel che riguarda lo stato di salute non solo degli adulti maschi, ma soprattutto delle donne in gravidanza e dei loro figli. Il rapporto tra immigrati e salute richiede una lettura diversa rispetto allapproccio utilizzato nei confronti della popolazione autoctona. Numerose ricerche sostengono che il patrimonio di salute del migrante, sostanzialmente integro al momento della partenza, cambia drasticamente al momento di arrivo in Italia e nelle prime fasi di insediamento. Diversi condizionamenti di carattere socio-economico e psicologico fanno parte di un lungo elenco di fattori di rischio che danneggiano la salute degli immigrati. Concorrono a peggiorare lo stato di salute linstabilit lavorativa, la sottoccupazione in settori non tutelati o a rischio, il sotto-utilizzo delle risorse personali e il disagio abitativo; assieme ad altri fattori limitativi e frenanti dei processi dinserimento sociale, quali le barriere culturali e linguistiche, il clima e le abitudini alimentari diverse, nonch lassenza di reti familiari e gli atteggiamenti discriminatori che spesso si subiscono nellaccesso a diversi servizi. Secondo uno degli ultimi rapporti dellIstituto Superiore della Sanit11, lintervallo di benessere (il tempo intercorso dallarrivo in Italia alla prima richiesta dintervento medico) si ridotto drasticamente negli ultimi anni, passando da circa 10-12 mesi registrati nel 1994 a 2-3 mesi registrati nel 2000. In base a numerose indagini sulla salute degli immigrati, la Fondazione Ismu12 ha individuato tre tipologie essenziali di problemi: problemi dimportazione, ovvero malattie che limmigrato porta dal proprio paese (le pi comuni sono malaria, tubercolosi, malattie veneree, parassitosi intesti11 12

Morrone A. (2003). Fondazione Ismu, La salute degli stranieri, in www.ismu.org 150

nale)13; problemi di adattamento, derivati dalle difficolt dellimmigrato ad adeguarsi al nuovo contesto socio-culturale (disturbi psico-somatici, forme di malessere dovute allo sradicamento dal proprio contesto dorigine e alla compresenza di fattori di incertezza del futuro, di instabilit nellintraprendere una nuova forma di vita); e, infine, problemi di acquisizione dovuti a fattori di rischio nati da precarie condizioni igieniche e di vita in cui viene a trovarsi limmigrato. Rispetto ai problemi di adattamento e di acquisizione, gi alla fine degli anni novanta emergeva dai dati di ricoveri ospedalieri e di mortalit una quota pi alta di disturbi psichici tra gli immigrati irregolari (7% delle cause di morte nel biennio 1996-199814). La maggiore fragilit psico-psichica delle fasce pi deboli della popolazione immigrata si esprime, infatti, in svariate forme di malessere socio-psicologico. Oltre alle precedenti problematiche, in numerosi studi sulla medicina delle migrazioni, ampiamente citata una maggior frequenza tra i pazienti immigrati delle cosiddette malattie da disagio o da degrado, quali patologie da cattiva alimentazione, disturbi acuti dell'apparato digerente e respiratorio (malattie da raffreddamento con continue recidive), malattie traumatiche, del sistema osteoarticolare, delle vie urinarie; malattie odontostomatologiche e dermatologiche (Morrone, 1996). Dalle diagnosi delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) 15 relative al 2002, le principali cause di ricovero concernono in primis complicazioni della gravidanza, pi di un terzo del totale complessivo dei ricoveri. Nellescludere la precedente problematica, si collocano tra le prime cause di ricovero, ed essenzialmente tra gli uomini, i casi di traumatismi (due ricoveri su dieci); seguiti dalle malattie dellapparato respiratorio e del digerente con, complessivamente, il 15% del totale (23% degli uomini).

13 negli ultimi anni i casi di tubercolosi (TBC) notificati in Veneto sono aumentati tra gli immigrati, mentre il trend della popolazione complessiva in costante diminuzione. Nel 2002 i casi di TBC tra gli stranieri sono raggiunti a oltre un terzo dei 520 casi notificati (nel periodo 1994-2002 sono passati dal 9% al 38% del totale). Tra gli immigrati la tubercolosi uninfezione contratta nei paesi dorigine ad alta endemia, ma i rischi pi frequenti riguardano il contatto con persone malate, dovuti principalmente a situazioni abitative di sovraffollamento e scarsa igiene (Relazione socio-sanitaria della Regione Veneto. Anno 2004). 14 Cfr. Regione del Veneto, Relazione socio-sanitaria (dati 2000-2001), 2002. 15 Fonte: Osservatorio Regionale Veneto della Patologia in et pediatrica (www.osservatoriobimbo.it)

151

I ricoveri ospedalieri Il ricovero ospedaliero costituisce solo un nodo della complessa rete di bisogni assistenziali e di prestazioni cui fanno generalmente ricorso gli immigrati. Pur partendo dal riconoscimento di questa limitazione, levolversi dei ricoveri della popolazione straniera fornisce unulteriore lettura dei bisogni di salute ed anche delle condizioni di vita generali della popolazione straniera. Tab. 15 Ricoveri totali (ordinari e in day hospital) in Veneto. Anni 1998-2003
Anno ricoveri di pazienti stranieri (esclusa UE) 18.260 ricoveri totali ricoveri stranieri ogni mille ricoveri

1998 2000 2001 2002 2003

1.101.534 922.583 939.176 921.798 949.428

16,5 29,8 31,8 32,7 44,5

27.418 29.888* 32.932* 42.262

Differenza 1998-2003 131,4% -13,8% 28 (*)esclusi i ricoverati per cui mancano le generalit sulla cittadinanza. Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Ministero della Salute per gli anni 1998,2000 e 200316 e su dati Osservatorio Regionale Veneto della Patologia in et pediatrica/SDO anni 2001-2002

La crescita dei ricoveri di pazienti stranieri, come si osserva dalla Tab.15, indica una maggiore fragilit sociale della popolazione immigrata, condizione che pu determinare linsuccesso del processo dintegrazione. La quota rilevata di ricoveri ospedalieri di pazienti stranieri non UE (44 su mille), si colloca, dagli ultimi anni, tra quelle pi alte delle regioni italiane, superando di conseguenza la media nazionale (33 ricoveri su mille). Inoltre, dopo la regolarizzazione del 98, il Veneto tra le prime regioni in cui lincidenza degli immigrati sul totale dei ricoveri maggiormente aumentata, soprattutto grazie ad una forte flessione dei ricoveri degli italiani nel periodo 1998-2000. Di fatto, landamento dei ricoveri in Veneto negli anni successivi conferma queste tendenze in contrasto: in forte crescita i ricoveri degli stranieri e in flessione i ricoveri degli italiani17. Il trend in
Ministero della Salute (2005). Nel biennio 1998-2000 i ricoveri dei cittadini italiani sono diminuiti di circa il 15%. Negli ultimi anni, per, si registrato un leggero aumento dei ricoveri diurni (circa il 2% nel periodo 2000-2003).
17 16

152

aumento del numero di ricoverati stranieri ha determinato una loro crescente incidenza sul totale complessivo, passando da quasi 17 a pi di 44 ricoveri su mille nel periodo 1998-2003. Nel caso dei ricoveri di cittadini non italiani, si tratta prevalentemente di stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria (nove su dieci ricoveri di cittadini non italiani). Nel 2000 la percentuale dei migranti africani raggiungeva il 42% dei ricoveri degli stranieri non UE, a fronte del 36% relativo alla componente dellEuropa dellEst; due anni dopo, al contrario, le percentuali si sono invertite. Nonostante questa inversione percentuale derivata dai cambiamenti delle correnti migratorie, ogni dieci ricoveri di stranieri non UE otto corrispondono a migranti africani e dellEst. Daltro canto, anche il peso dei migranti asiatici (13%) cresciuto, mentre diminuita la percentuale di ricoverati provenienti dallAmerica (8%)18. In base al regime dei ricoveri, si riscontra un maggior numero di stranieri nelle ospedalizzazioni ordinarie (circa sette stranieri su dieci), mentre il ricorso ai ricoveri diurni (Day Hospital) registra una quota minore di accessi. Tuttavia, possibile che una parte dei Day Hospital venga in realt sostituita con ricoveri ordinari pari ad 1 giorno (10% sul totale dei ricoveri degli stranieri non UE19). Il regime di ricovero dipende essenzialmente dalla diagnosi e dalla terapia. Come segnalato nella Relazione socio-sanitaria della Regione Veneto del 2000, le cause di ricovero degli immigrati irregolari si differenziano in modo sostanziale da quelle della popolazione residente, essendo in gran parte concentrate su problematiche legate alla gravidanza, in particolare per quel che riguarda i ricoveri diurni. Nel 2000, i cittadini immigrati non residenti rappresentavano attorno all1% del totale di ricoveri in Veneto (920mila). Di fatto, in questo caso, si trattava prevalentemente di ricoveri diurni, gran parte per aborto e parti con e senza complicazioni. Dallanalisi dei ricoveri delle donne straniere in base alla loro residenza in Veneto, emerge, infatti, una differenza significativa di ricorsi allinterruzione volontaria della gravidanza (IVG): nel 2001 su un totale di 6mila gravidanze di straniere residenti e 1.500 di donne non residenti, il 21% e il 40% dei casi sono conclusi in IVG (1.300 e 600 casi rispettivamente)20.

18

Fonte: elaborazioni su dati Osservatorio Regionale Veneto della Patologia in et pediatrica\SDO 19 Fonte: Ministero della Salute (2000). 20 Cfr. Relazione socio-sanitaria della Regione del Veneto 2002 (dati 2000-2001). 153

Lassistenza alle donne e linterruzione volontaria della gravidanza Laumento dei nuclei familiari e il crescente numero di bambini nati in Italia hanno procurato un significativo afflusso di donne straniere ai Consultori Familiari. Un numero significativo di donne si rivolge principalmente alle strutture ospedaliere per una serie di problematiche correlate alla gravidanza. Come accennato in precedenza, tra le principali cause di ricovero, anche rispetto al totale complessivo di pazienti stranieri, si riscontrano complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio (tre ricoveri su dieci). Riservando lanalisi solo alle donne, le quote percentuali potrebbero esprimere situazioni di criticit per la loro salute riproduttiva e per la gestione del fenomeno da parte dei Consultori Familiari. Nel periodo 2000-2002, il numero di diagnosi concernenti le complicazioni che influenzano levoluzione della gravidanza passato da circa 9mila a pi di 11mila casi, coinvolgendo pi della met del complesso di donne straniere che sono state ospedalizzate (circa il 52% del totale)21. Questo problema coinvolge unalta componente di donne straniere che si rivolge alle strutture ospedaliere per interrompere la gravidanza. In Veneto, secondo le rilevazioni del 2002, su un totale di quasi 9mila gravidanze di donne straniere, pi delle met ha partorito e il 14% ha subito un aborto spontaneo. Il ricorso allinterruzione volontaria della gravidanza (IVG), tuttavia, rappresenta il 24% delle gravidanze notificate, pi del doppio del valore registrato tra le cittadine italiane (10%)22. Nel periodo 1998-2002, come illustrato dalla Fig.3, il crescente aumento di interruzioni della gravidanza di donne straniere, in concomitanza con una generale flessione delle quote delle italiane, ha determinato una significativa crescita percentuale delle immigrate sul totale complessivo di IVG, passando dal 24% al 31% del totale (tre donne su dieci).

21

Le precedenti quote diventano pi significative se tra le straniere vengono conteggiate le donne per le quali non stato possibile identificare la cittadinanza, quota particolarmente ridotta nellultimo biennio e passata da quasi 1.600 a poco meno di 100 donne nel periodo esaminato (2000-2002). 22 Cfr. Relazione Socio-Sanitaria della Regione del Veneto. Anno 2004 (dati 2002-2003) 154

Fig. 3 Numero di IVG per cittadinanza. Serie storica in Veneto 19982002. Valori assoluti
stranieri italiane 5000 4000 3000 2000 1000 0 1998 1999 2000 2001 2002 1472 1679 1679 1981 2202 4.558 4.712 4.708 4.592 4.693

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Ministero della Salute

Per quel che riguarda lultimo anno esaminato (2002), si osserva un aumento pi contenuto di IVG tra le donne straniere, mentre si registra un leggera ripresa da parte delle donne italiane: sia in termini assoluti (+135 in cinque anni) che percentuali. Tuttavia, tra le donne immigrate, in genere concentrate in fasce di et pi giovani (25-34), si ha un tasso di abortivit maggiore rispetto alle cittadine italiane che, tra laltro, sono principalmente coinvolte in et pi matura (30-39). A livello nazionale, ogni mille donne residenti in et 18-49, si registra un totale di IVG pari a 32 straniere ed a 8,2 italiane23 (dato al 2000). In pi delle met dei casi si tratta di donne provenienti da paesi europei non UE, in genere dellarea centro-orientale. Tra queste ultime componenti femminili, inoltre, la percentuale di IVG sul totale delle gravidanze quella pi alta, tale da rappresentare un rapporto pari a quasi tre aborti su dieci gravidanze. Con laumento dei migranti originari dallEuropa dellEst anche aumentato il numero di aborti indotti. Nel periodo 1998-2002, la quota di IVG si pi che duplicata, passando da poco pi di 400 a pi di 1.000 (Fig.4). Si tratta principalmente di donne romene (pi di un terzo delle donne dellEst) seguite, con una quota numerica nettamente inferiore, da albanesi e ucraine (circa il 25%).
Tasso di abortivit grezzo: rapporto fra gli aborti effettuati da donne in et feconda (18-49 anni) e la popolazione residente femminile in et feconda (per 1.000). Fonte: Ministero della Salute (2004). 155
23

Fig. 4 Numero di IVG per area geografica di provenienza. Serie storica in Veneto 1998-2002. Valori assoluti
1400 1200 1000 800 600 400 200 0
441 558 423 101 88 154 115 172 79 225 158 277 135

Africa Europa Est Asia America Sud


590 799 545 625 917

1.155

577

1998

1999

2000

2001

2002

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Ministero della Salute

Alla fine degli anni novanta le donne africane rappresentavano la nazionalit con la quota pi alta di IVG, mentre negli anni successivi laumento stato molto pi contenuto rispetto alle altre provenienze. Cos, nel 2002 gli IVG effettuati dalle donne africane rappresentano circa un quarto del totale. Le nazionalit pi rappresentate sono essenzialmente quella nigeriana e quella marocchina, entrambe con quote molto simili, anche se si rileva una leggera differenza a favore della prima (complessivamente quasi sette donne su dieci). Inoltre, le donne che ricorrono allaborto sul totale di gravidanze registrate dalle stesse comunit, corrisponde a circa due su dieci. Questa stessa quota percentuale (20%) riscontrata tra le donne asiatiche, le quali rappresentano la terza area geografica per numero di IVG riscontrati (circa 12% del totale). In questo caso si tratta soprattutto di cittadine cinesi e filippine, di cui le prime detengono una quota leggermente pi alta, ma entrambe raggruppano nellinsieme circa il 56% dei registri di IVG concernenti le donne asiatiche. Le cittadine provenienti dallAmerica latina (in genere provenienti dallEcuador e dal Per) rappresentano, invece, solo il 7% degli IVG correlabili alle donne immigrate. Tuttavia, rispetto alle precedenti nazionalit, ad eccezione di quelle dellEst, la percentuale di aborti sul totale delle donne in gravidanza risulta pi alta (23%), poco pi di due aborti su dieci gravidanze.

156

Per motivi economici, per il rischio di perdere il lavoro o per motivi sociali legati anche allo sfruttamento sessuale, la quota di donne straniere che abortisce cresce annualmente ed incide in maniera incrementale sul totale di IVG registrati in Veneto. Da una recente indagine condotta dallIstituto Superiore della Sanit24, su un campione di circa 650 donne straniere intervistate, emerge che la scelta di interrompere o meno la gravidanza vincolata a inadeguate condizioni materiali: quattro donne su dieci ha effettuato lIVG per difficolt economiche o per paura di perdere il lavoro (principalmente le donne romene e cinesi). anche significativa la percentuale di donne che hanno gi dei figli (28%) e che, come emerso dallindagine, probabilmente non si sentono in condizioni di affrontare unulteriore gravidanza. In questultimo caso si possono citare le donne dellAmerica latina (dellEcuador e del Per), seguite dalle intervistate marocchine, per le quali il motivo principale dellinterruzione della gravidanza appunto non voler avere altri figli. Inoltre, dallanalisi delle interviste emergono spesso ragioni legate all'et: le donne si trovano in un momento della vita non idoneo alla nascita e alla crescita di un bambino (casi pi accentuati si trovano tra le giovani moldave e ucraine).

versione preliminare del rapporto Istisan (dicembre 2005), Indagine sullinterruzione volontaria della gravidanza tra le donne straniere, in (www.epicentro.iss.it)

24

157

3.2.3. Le relazioni con la comunit di origine e quella di accoglimento Oltre allinserimento effettivo dei migranti nelle diverse sfere della societ di accoglienza, unaltra dimensione dellintegrazione della popolazione straniera rappresentata dal grado di relazioni stabilite e mantenute con entrambe le comunit nelle quali viene a trovarsi il cittadino migrante: quella dorigine e quella di destinazione. I mezzi e i modi con cui lintera comunit straniera si rapporta con gli italiani e con altri immigrati consentono di valutare il grado di apertura di entrambe le parti interessate. Occorre, per, considerare dei fattori meno tangibili che riguardano principalmente percezioni e interpretazioni della realt, anche di natura simbolica. Come confermato dal quinto Rapporto della Fondazione Nord Est, Immigrazione e cittadinanza in Europa25, accanto ad una diffusa disponibilit allaccoglienza e alla concessione dei diritti di cittadinanza, convivono reazioni di timore e diffidenza nei confronti degli stranieri. Atteggiamenti che coinvolgono quote differenti della popolazione, nei vari contesti nazionali, in base alla specifica prospettiva scelta per guardare il fenomeno: a seconda che se ne osservino gli effetti sotto il profilo culturale e identitario, dal punto di vista economico, oppure per quanto concerne limpatto sulla sicurezza e lordine pubblico. In questa sede vengono proposti quali indicatori per valutare il rapporto degli immigrati con la popolazione autoctona due informazioni concernenti: le concessioni di cittadinanza, aspetto di carattere normativo e di accesso ai diritti; e, dallaltro, i matrimoni e la costituzione di coppie miste, considerati come indici dintegrazione e fattore di mescolanza delle comunit residenti in un paese. Nel tentativo, invece, di valutare la propensione alla stabilizzazione sul territorio delle comunit straniere, viene proposta anche una lettura sulle rimesse, le quali rappresentano un indicatore del grado delle relazioni mantenute con il paese dorigine. Per quel che riguarda il rapporto stabilitosi tra gli immigrati e la propria comunit di appartenenza o con altri gruppi stranieri, si possono citare altri aspetti dinteresse, quali i matrimoni tra stranieri e lassociazionismo immigrato (Golini, 2004).

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Diamanti I. e Bordignon F. (2005). 158

La cittadinanza italiana Lottenimento della cittadinanza italiana pu rappresentare il coronamento di un processo di inserimento nella societ, in quanto limmigrato raggiunge la piena parit giuridica di diritti e doveri con la popolazione nazionale. Per i figli degli immigrati nati e cresciuti in Italia, invece, la cittadinanza italiana rappresenta lottenimento di un diritto giuridico negato fino al diciottesimo anno di et. Questi cittadini stranieri per origine, ma contemporaneamente giovani italiani per residenza, per lingua, per comportamenti sociali, potranno optare, solo al compimento della maggiore et, tra mantenere la propria cittadinanza oppure richiedere quella italiana. Lottenimento della cittadinanza per matrimonio pu avere una doppia lettura: da una parte pu rappresentare un canale preferenziale e strumentale e, dallaltra, pu effettivamente coronare giuridicamente un vincolo con il paese di cittadinanza del partner. In ogni modo, il numero annuale di concessioni di cittadinanza italiana particolarmente ristretto e rappresenta una quota esigua rispetto al totale di stranieri residenti. Nonostante il Veneto sia la seconda regione con il numero pi alto di stranieri residenti, nel nostro contesto regionale si registra la quota pi bassa di concessioni di cittadinanza rispetto al resto del territorio nazionale: 3,6 concessioni ogni mille residenti stranieri in Veneto, e 4 ogni mille in Italia (escluse le richieste presentate allestero)26. Tab.16 - Concessioni di cittadinanza italiana per tipologia. Anni 19992004
popolazione straconcessioni ogni niera residente mille residenti stranieri in Veneto 1999 119 704 823 117.045 7,0 2000 122 637 759 141.160 5,4 2001 70 674 744 153.074 4,9 2002 68 719 787 183.852 4,3 2003 225 913 1.138 240.434 4,7 2004 162 879 1.041 287.732 3,6 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Ministero dellInterno Anno per residenza per matrimonio Totale

Nel 2004 la cittadinanza italiana stata concessa in Italia a 9.860 stranieri (escluse 2mila concessioni presentate allestero). La quota pi alta di concessioni di cittadinanza italiana sul totale degli stranieri residenti si registra, con circa sei-sette ogni mille, nelle regioni del Sud (Basilicata, Molise e Sardegna) e alcune del Nord (Valle dAosta e Friuli Venezia Giulia). 159

26

Negli ultimi anni, sia a livello nazionale che regionale, il numero di cittadinanze concesse e, di conseguenza, lincidenza sul totale dei residenti stranieri sul territorio presentano un andamento instabile, derivato dai periodi a ridosso e immediatamente successivi alle regolarizzazioni di quanti risiedono senza la documentazione richiesta. Come si osserva dalla Tab.16 e la Fig.5, negli anni concernenti le diverse regolarizzazioni (1998 e 2002) si riscontrano forti sbalzi verso lalto ai quali segue un andamento negativo nei periodi di transizione tra le une e le altre. Fig. 5 Concessioni di cittadinanza italiana per tipologia e sesso. Anni 1999-2004. Valori assoluti
Matrimonio (donne) Residenza (uomini) 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Matrimonio (uomini) Residenza (donne)

Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Ministero dellInterno

Le difficolt degli stranieri ad accedere alla cittadinanza italiana per residenza ha fatto s che il matrimonio tra italiani e stranieri sia divenuto un canale preferenziale per ottenerla. Infatti, la cittadinanza italiana per matrimonio costituisce ancora la tipologia prevalente, nel 2004 corrisponde a pi dell80% del totale di concessioni. Inoltre, occorre tener presente che si tratta di un canale che coinvolge prevalentemente le donne pi che gli uomini, infatti le prime rappresentano otto casi su dieci. Nel complesso, la quota di cittadinanze per matrimonio concessa alle donne corrisponde al 67% del totale e caratterizza cos la modalit principale attraverso la quale avviene laccesso degli stranieri allistituto della cittadinanza. Inoltre, diversamente dagli uomini e dalle altre tipologie di acquisizione della cittadi-

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nanza, la riduzione di concessioni per matrimonio registrata nel periodo esaminato (1999-2004) riguarda in misura pi contenuta le donne. Gli stranieri che accedono alla cittadinanza italiana appartengono maggiormente ad alcune comunit. Si tratta, in particolare, di donne giovani provenienti da alcuni paesi dellEuropa dellEst e dellAmerica centromeridionale. Nel 2004 le comunit che hanno pi delle altre acquisito la cittadinanza, in seguito al matrimonio con un cittadino italiano, risultano essere in primis quella romena, brasiliana e cubana in quanto raggiungono pi di un quarto del totale; seguite, con un numero pi contenuto di casi, dalle collettivit marocchina, albanese e colombiana (Tab. 17). Si tratta in genere di giovani tra i 25 e 34 anni, con una netta prevalenza di donne. Tuttavia, tra i soggetti dorigine marocchina e brasiliana si osserva anche unalta percentuale di uomini che hanno sposato cittadine italiane (rispettivamente il 37% e il 14% della propria comunit). Tab.17 Concessioni di cittadinanza italiana per tipologia e principali nazionalit-. Veneto 2004. Valori assoluti
Cittadinanza 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 per matrimonio per residenza totale % per matrimonio

Marocco 73 49 122 59,8 Romania 109 5 114 95,6 Brasile 74 2 76 97,4 Cuba 57 0 57 100,0 Albania 42 14 56 75,0 Colombia 42 0 42 100,0 Croazia 31 11 42 73,8 Repubblica Dominicana 41 1 42 97,6 Polonia 37 1 38 97,4 Russia 32 0 32 100,0 Moldova 25 0 25 100,0 Argentina 19 1 20 95,0 Nigeria 15 4 19 78,9 Serbia Montenegro 18 1 19 94,7 Ucraina 19 0 19 100,0 Venezuela 19 0 19 100,0 Tunisia 11 7 18 61,1 Ungheria 17 0 17 100,0 Messico 16 0 16 100,0 Per 12 1 13 92,3 Primi 20 709 97 806 88,0 Altri 170 65 235 72,3 Veneto 879 162 1.041 84,4 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Ministero dellInterno

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Diversamente, per quel che riguarda i casi di concessione della cittadinanza per residenza si riscontra un significativo squilibrio tra i generi, riservando alla componente maschile pi dell80% del totale (dato al 2004). Questa categoria evidenzia un forte incremento nel 2003: raddoppia il valore registrato lanno precedente e supera la quota di concessioni di cittadinanza per matrimonio concernente gli uomini (Fig. 5). La crescita delle cittadinanze per residenza manifestano prevalentemente lo stadio maturo delle immigrazioni, soprattutto per quelle componenti presenti da pi tempo sul territorio regionale. Di fatto, dallanalisi delle caratteristiche degli stranieri ai quali stato concesso questo tipo di cittadinanza, si riscontrano principalmente soggetti con pi di 35 anni di et (sette su dieci). Le nazionalit riflettono, inoltre, lorigine delle comunit straniere da pi tempo insediati in regione, in primis quella marocchina (8% del totale), seguita da quella albanese e quella croata (Tab.17). I residenti stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana vengono cancellati dai registri anagrafici della popolazione straniera ed iscritti in quelli della popolazione complessiva. In base allanalisi di questi dati forniti dallIstat, si osserva, tuttavia, una differenza notevole tra il totale di cittadinanze concesse e il numero effettivo di stranieri che sono stati cancellati dai rispettivi registri. Cos alla fine del 2004, sono state cancellate dai registri anagrafici per acquisizione della cittadinanza italiana circa 3mila persone (quasi 2mila nel 2003), pari a 10 soggetti ogni mille stranieri residenti alla fine dello stesso anno. Le ragioni di queste significative differenze (quasi 800 unit nel 2003 e circa 1.900 nel 2004) potrebbero riallacciarsi al tempo trascorso tra lacquisizione della cittadinanza e liscrizione dello stesso soggetto nei registri anagrafici comunali, nonch ai tempi effettivi di cancellazioni impiegati dai diversi uffici territoriali.

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I matrimoni e le coppie miste Come si visto in precedenza, il numero di stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana per matrimonio consente di avere unidea delle dimensioni dei matrimoni misti celebrati annualmente in Veneto. Le coppie miste censite nel 2001 rispecchiano una realt pi consistente, ma condividono alcune delle loro caratteristiche con i soggetti stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana per matrimonio. Le coppie miste (matrimoni e unioni di fatto) rappresentano un indicatore che potrebbe consentire di valutare i legami che gli stranieri stabiliscono con i connazionali o con altri cittadini di diversa provenienza (italiani e altri stranieri). In base allultima rilevazione censuaria (2001), in Veneto le coppie miste, di cui uno dei partner italiano, ammontano a pi di 16mila unit, mentre quelle formate da stranieri di diversa cittadinanza sono poco pi di mille. Su questa base, si pu stabilire che circa uno straniero residente su dieci vive in coppia con un cittadino italiano (Tab.18). Inoltre, ogni dieci nuclei familiari di cui almeno uno dei componenti straniero, circa quattro nuclei sono formati da coppie miste27. Tab.18 Coppie miste per cittadinanza dei componenti nelle province del Veneto. Censimento 2001. Valori assoluti e % sul totale della popolazione residente.
Provincia cittadino straniero- cittadino italiano stranieri di cittadinanza eterogenea totale coppie miste stranieri in coppie miste su totale stranieri residenti %

lui italiano

lei italiana

totale

totale

totale

Verona Vicenza Venezia Treviso Padova Belluno Rovigo

2.701 2.334 2.396 2.122 1.950 654 408

843 827 637 676 690 164 78

3.544 3.161 3.033 2.798 2.640 818 486

274 330 112 214 139 30 10

3.818 3.491 3.145 3.012 2.779 848 496

10,8 9,4 20,7 8,7 12,5 17,5 13,0 11,5

Veneto 12.565 3.915 16.480 1.109 17.589 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Istat

27 Per approfondimenti vedi Osservatorio Immigrazione Regione Veneto, Immigrazione in Veneto. Rapporto Annuale, febbraio 2005.

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Tra le coppie miste prevalgono quelle formate da uno straniero e un italiano; mentre le unioni tra due stranieri di diversa origine sono poco frequenti. In questultimo caso si tratta di coppie in cui entrambi i partner, appartenenti o meno allo stesso continente, hanno unesperienza migratoria alle spalle. Le nazionalit pi riscontrate tra queste ultime coppie provengono maggiormente dallEuropa centro-orientale, in particolare dallarea balcanica (ex-Jugoslavia, Bosnia-Erzegovina e Croazia). Nel complesso, le coppie miste sono pi presenti in territori di forte presenza straniera, come Verona e Vicenza, seguiti a poca distanza per, dalla provincia di Venezia. In questo ultimo contesto provinciale si riscontra un maggior numero di stranieri residenti che sono in coppia con un cittadino italiano (due stranieri su dieci). Contrariamente, la provincia di Vicenza, che vanta la quota pi alta di immigrati da pi tempo presenti sul territorio, pur con un numero elevato di coppie miste, evidenzia la percentuale pi bassa di stranieri che hanno come partner un italiano (Tab.18). La condivisione, in questa sfera intima, di diverse mentalit, usi, costumi e di differenti visioni culturali potrebbe rappresentare per tanto la fusione pi matura tra vecchi e nuovi residenti. In questo tipo di unione si produce, come ricordato nel Secondo Rapporto sullIntegrazione degli immigrati in Italia28, un nuovo sistema di relazioni nella coppia e al di fuori della coppia, in quanto si confrontano due culture e contemporaneamente si produce una nuova cultura. Le motivazioni di base e il tipo di rapporto stabilito costituiscono, per, elementi che consentono una riflessione pi approfondita sul livello dintegrazione che effettivamente si stabilisce. La Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati ha individuato nel succitato Rapporto diverse tipologie di matrimoni. Tra queste il matrimonio facilitatore corrisponde ad ununione finalizzata ad una strategia di inserimento accelerato nella societ di accoglienza. probabile riscontrare alla base di alcune coppie miste tra stranieri e italiani - anche se molto difficile da dimostrare - delle strategie per lottenimento della cittadinanza italiana. Diversi studi, infatti, sviluppano questa ipotesi di scambio reciproco secondo cui limmigrato pi giovane e ha un titolo di studio pi elevato rispetto al partner italiano, il quale, invece, pu offrire la cittadinanza e lingresso nella cultura dominante (Tognetti Bordogna, 2004). Dallanalisi delle coppie miste censite in regione nel 2001 emerge una netta prevalenza di donne straniere in coppia con uomini italiani, circa otto casi su dieci. Del totale delle donne straniere residenti in regione risulta che
28

Zincone G. (2001) 164

circa il 18% in coppia con un italiano. Inoltre, la maggior parte delle donne straniere non UE, cos come tra le immigrate che hanno acquisito la cittadinanza italiana per matrimonio, provengono dallEuropa dellEst e dellAmerica centro meridionale. Tab.19 Coppie miste per cittadinanza dei componenti. Censimento 2001. Valori assoluti e % sul totale della popolazione residente per genere Regione Veneto
Paese di cittadinanza cittadino straniero - cittadino italiano lei straniera 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 lui straniero totale % su stranieri residenti per sesso donne uomini

Romania 1.097 84 1.181 19,8 Brasile 796 94 890 54,4 Marocco 247 335 582 2,5 Croazia 408 115 523 17,7 Albania 372 129 501 5,1 Cuba 403 44 447 71,8 Argentina 289 158 447 49,4 Rep. Dominicana 372 25 397 39,1 Colombia 369 22 391 41,7 Ex-Jugoslavia 243 125 368 3,9 Totale 10 paesi 4.596 1.131 5.727 12,8 Altri paesi 7.969 2.784 10.753 22,8 Totale stranieri 12.565 3.915 16.480 17,7 Pfpm 7.491 2.279 9.770 12,2 Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su dati Istat

1,5 17,7 2,2 4,5 1,3 32,6 37,9 8,7 7,6 1,6 2,6 7,1 4,8 2,9

Oltre alla consistenza numerica delle coppie per nazionalit, alcune comunit, in genere provenienti da paesi a maggioranza cristiana, si dimostrano pi aperte e propense a formare unioni miste. Le comunit latinoamericane, infatti, presentano un numero pi alto di stranieri residenti in coppia con un cittadino italiano: essi si aggirano, a seconda del genere, attorno a cinque su dieci per le donne ed a due su dieci per gli uomini. Gli immigrati romeni e brasiliani rappresentano le collettivit con le quote pi alte di coppie miste. Tuttavia, come si osserva dalla Tab.19, i cittadini brasiliani e, in particolare, cubani si dimostrano maggiormente propensi a vivere in coppia con un partner italiano (sette donne e tre uomini su dieci)29.
29 Da uno studio sui matrimoni misti, condotto da Mara Tognetti Bordogna si conferma la tendenza per la quale a fianco delle tradizionali coppie miste in cui il partner straniero proviene prevalentemente dallAmerica Latina, in Italia abbiamo un incremento di partner stranieri provenienti dai paesi dellEuropa dellEst, dai Balcani, dal Nord Africa e dal Medio Oriente, paesi di pi recente immigrazione, e delle tradizionali mete turistiche del sesso. (Tognetti Bordogna, 2004).

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Le rimesse
I risparmi inviati ai propri familiari rimasti in patria, rappresentano un efficace indicatore del tipo di legame che gli immigrati mantengono con le comunit dorigine. Come noto, i contributi economici delle rimesse degli italiani all'estero hanno aiutato l'economia nazionale a superare momenti molto difficili: nel 1906 le rimesse ricevute dagli italiani negli Stati Uniti raggiunsero un tetto superiore agli 800 milioni di lire, pari ad un terzo del valore delle esportazioni totali30. Come fecero gli italiani nei tempi della grande emigrazione, anche oggi i risparmi degli immigrati stranieri in Veneto, possono rapportarsi ai trasferimenti finanziari al paese dorigine. Il trend temporale delle rimesse documenta, infatti, una crescita esponenziale del loro volume; queste cifre per appaiono sottostimate se vi si aggiungono i trasferimenti attraverso canali non ufficiali o difficilmente contabilizzabili. In base ai dati dellUfficio Italiano Cambi, la consistenza delle rimesse in uscita dalla regione Veneto ha raggiunto 227milioni di Euro nellanno 2004 (Fig.6). Fig.6. Rimesse dei cittadini stranieri. Serie storica 1993-2004. Valori assoluti (migliaia di Euro)
250.000 200.000 150.000 100.000
21.601 27.334 32.322 40.214 41.015 10.236 8.562 9.213 227.433

50.000 0

1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Fonte: Elaborazioni Osservatorio Regionale Immigrazione- Regione Veneto su elab. Confartigianato e Fondazione Ismu su dati Ufficio Italiano dei Cambi

Negli ultimi anni la popolazione immigrata in regione ha raggiunto stadi pi maturi dinsediamento. Cos, gli immigrati da pi tempo presenti sul

30

Gozzini G. (2005). 166

13.217

15.217

72.799

territorio possono destinare parte dei loro risparmi ai familiari rimasti nel paese dorigine. Landamento delle rimesse, come si osserva dalla Fig.6, illustra, infatti, il processo di inserimento degli immigrati nel paese di destinazione: ad una prima fase in cui la instabilit economica e le prime necessit non consentono unadeguata capacit di risparmio (i primi anni novanta), segue una fase successiva di maggior inserimento e stabilit lavorativa dove risulta pi agevolato il trasferimento di denaro alla propria famiglia. Il volume delle rimesse , infatti, particolarmente aumentata nellultimo triennio e, soprattutto, dal 2003 (73 milioni) al 2004 (227 milioni). In questultimo anno, il volume delle rimesse si pi che triplicato, assegnando al Veneto il 10% del totale nazionale (2.094 miliardi di Euro). La consistenza delle rimesse determinata da molteplici fattori che dipendono dai progetti migratori, ma anche dai percorsi effettivamente vissuti e lungo i quali le difficolt ed i fabbisogni riscontrati nel paese di accoglienza influenzano lesito dei risparmi e il loro utilizzo. La finalit dei progetti migratori delle diverse comunit possono anche emergere dalla lettura della graduatoria dei paesi ai quali vanno destinate le rimesse Nel 200431 le Filippine (con il 28% del totale) e la Cina (con l8%) costituiscono, infatti, i primi paesi di destinazione delle rimesse in uscita dallItalia. Inoltre, dallandamento dei trasferimenti verso le aree beneficiarie, si osserva una forte crescita di alcuni paesi destinatari: nel 2003 le rimesse inviate alla Cina sono aumentate sensibilmente, passando da 98 miliardi di Euro nel 2003 a quasi 170 miliardi nel 2004. A questi due paesi (Filippine e Cina) seguono, con un volume di rimesse nettamente inferiore (in media 13 milioni), lEcuador e la Romania; in entrambi i casi, come per le precedenti comunit, il primo paese rappresenta larea dorigine delle prime migrazione in Italia, mentre dal secondo provengono i flussi migratori pi recenti. Landamento del volume delle rimesse in termini economici, ma anche per quel che riguarda i paesi beneficiari, indica, come si appena visto, una fase di maggiore stabilit dei migranti nella nostra regione. Nel considerare le rimesse quale indicatore del legame con il proprio paese dorigine, laumento delle stesse starebbe ad indicare, per, una tendenza inversa alla stabilizzazione dei migranti i cui progetti migratori punterebbero cos al rientro in patria.

31

Fonte: Fondazione ISMU su dati Ufficio Italiano dei Cambi. 167

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4. LESPERIENZA MIGRATORIA E LINTEGRAZIONE DEGLI STRANIERI IN VENETO


di Laura Lauzzana

4.1. I criteri e gli strumenti metodologici 4.1.1. I motivi e gli scopi della ricerca
Lesigenza di comprendere la variet del fenomeno migratorio, attraverso le storie personali degli stessi protagonisti, ha richiesto un approccio qualitativo che si sviluppato con la realizzazione di unindagine condotta in tutte le province del Veneto. Lintento era di integrare la raccolta di dati statistici esposti nei capitoli precedenti, allo scopo di avere una prospettiva pi riflessiva, contestualizzando i percorsi e i progetti migratori attraverso le narrazioni biografiche degli stranieri. Lobiettivo, quindi, era anche quello di far emergere le particolarit delle esperienze dei migranti, inserendole nel quadro complessivo realizzato mediante luso della documentazione statistica. Nello specifico, lindagine empirica ha cercato di approfondire e completare le tematiche che riguardano: a. le relazioni con la comunit di origine e con quella di accoglimento; b. le relazioni con il gruppo etnico di origine e con gli altri gruppi; c. linserimento lavorativo e la mobilit socio-professionale; d. la vita nella societ. Operare un confronto tra indicatori di tipo quantitativo e risultati di tipo qualitativo permette di impostare la ricerca in modo critico, poich i secondi permettono di veicolare lespressione delle opinioni dei migranti; cosicch gli assunti teorici della societ ospitante, che spesso poggiano su una prospettiva che tende a radicalizzare le differenze culturali e a fissarle storicamente come se fossero statiche (Marazzi 2005), si confrontano con i modelli culturali e le esperienze degli stranieri.

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La scelta di dare voce agli stranieri significa far emergere la conoscenza che loro hanno di se stessi come migranti, dando spazio alle loro interpretazioni e valutazioni sul proprio progetto e percorso migratorio, ma anche sulle capacit di interazione multiculturale della nostra societ. Una tale impostazione di ricerca non un dato di poco conto, perch adottando un approccio critico non solo permette di cogliere una visione approfondita della migrazione, ma aiuta ad integrare le informazioni quantitative, che tendono a basarsi su categorie e postulati a priori, nonch, spesso, su misurazioni che possono dare una lettura limitante del fenomeno (Palidda 2002). Lo scopo quindi di comprendere come venga intesa e vissuta lintegrazione da parte degli stranieri, quale sia la flessibilit del loro eventuale adattamento rispetto ai nostri codici culturali e sociali, quali siano le dinamiche di negoziazione; e comprendere anche fino a che punto si sentano sostenuti dalle istituzioni e dalla societ ospitante, nelle inevitabili difficolt derivanti dallincontro di vissuti spesso diversi. Particolare attenzione nellindagine stata dedicata anche al lavoro e alla formazione professionale, cercando di comprenderne le dimensioni umane e relazionali. Si tratta, quindi, di analizzare come gli stranieri vivano i processi di inserimento, quale sia il grado di soddisfazione che raggiungono nel lavoro, come interagiscano con i colleghi e i datori di lavoro, e se investano nella loro formazione. Lattenzione della ricerca quindi rivolta a generare le buone prassi richieste per facilitare una convivenza che non faccia sentire gli immigrati pura forza lavoro, ma persone aventi diritti, oltre che doveri. Nellevoluzione del processo migratorio che ha interessato il Veneto, si tratta ormai di tenere conto non solo dei problemi legati allemergenza, ma anche delle problematiche derivanti dalladattamento compiuto e/o subito dai cittadini stranieri. Tale adeguamento investe inevitabilmente i rapporti di genere, le relazioni intergenerazionali, la elaborazione di nuove legittimazioni culturali di fronte ai cambiamenti di identit, ruoli e valori, con le difficolt psicologiche che ne derivano. Pi specificatamente le aree di interesse e gli interrogativi-guida che ci siamo posti riguardano i seguenti aspetti: i processi decisionali alla base della scelta di emigrare: quali sono i micro-macro fattori che spingono a migrare, e quali rapporti di potere, per genere o altro, giocano in tal senso? In base a quali motivazioni si sceglie il luogo di destinazione? Quali sono gli obiettivi, le aspettative: esistono mitologie sulla terra promessa?

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il progetto e lesperienza migratoria: con quali percezioni viene vissuto il percorso migratorio? Quali le difficolt incontrate? Le reti e i contatti personali costituiscono il fattore determinante per affrontare unesperienza migratoria? i cambiamenti nel progetto migratorio: come mutano le aspettative durante la permanenza sul nostro territorio? Quali sono le valutazioni e interpretazioni rispetto allintegrazione e/o assimilazione? Le condizioni di lavoro e la tipologia di permesso di soggiorno quanto determinano la temporaneit dellesperienza migratoria? il problema dellidentit: come si profila il confronto tra il rapporto con il paese di origine e quello con il paese di accoglimento? Quale distinzione esiste tra sfera pubblica e privata per quanto riguarda comportamenti, valori culturali e identitari?

4.1.2. La metodologia qualitativa


La ricerca qualitativa, quale approccio di indagine e analisi, stata considerata la scelta metodologica pi appropriata rispetto alle domande che ci si poneva, che richiedevano unesplorazione e una ricerca sul campo, volendo trattare di persone e della variet del fenomeno immigrazione. La peculiarit di tale approccio risiede nella contestualizzazione delloggetto di analisi, permettendo di visualizzare le diverse variabili, ossia quelle che influenzano le modalit decisionali alla base di processi migratori e di integrazione. Tramite le interviste approfondite si inteso operare una esplorazione dei vissuti personali e familiari, al fine di comprendere come i processi inclusivi si determinano, e se le strategie adottate dagli stranieri si rivelano efficaci rispetto al nuovo contesto di insediamento. da considerare che, data la natura delloggetto di ricerca, la spiegazione di relazioni causali non pu che essere parziale, dipendendo da condizioni multiple, congiunturali e da contesti sempre diversi. La finalit di poter rintracciare dei modelli di regolarit piuttosto che delle leggi universali (Huberman and Miles 1998). Ci significa che il tentativo di trovare nessi causali, al di l dellordine di grandezza del campione, non pu essere disgiunto dalla consapevolezza dellinevitabile incertezza quando si affrontano questioni concernenti le persone. Le particolarit e le variazioni personali, le determinazioni culturali e sociali sono davvero molteplici e investono e definiscono la complessa realt della migrazione, intesa come fatto sociale totale, perch tutti gli aspetti dellesistenza umana concorrono a crearlo (Sayad 2002).

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La ricerca qualitativa, sin dalla sua impostazione, richiede una riflessione in merito alloggetto di ricerca, nel caso specifico le diverse componenti dellimmigrazione. Lapproccio qualitativo prevede una riflessivit critica, che permetta il pi possibile al ricercatore di riconoscere le proprie assunzioni culturali ed epistemologiche, e di porsi principi etici per la condotta della ricerca (Ellen 1984, Denzin and Lincoln 1998, Creswell 1994). Si cercato di avere una particolare attenzione a rispettare le persone che si volevano intervistare, negoziando con loro il consenso alla realizzazione dellintervista e alla divulgazione dei dati; si sono spiegati i motivi e le finalit della ricerca, chiedendo ai possibili intervistati la loro preferenza rispetto al luogo e ai tempi di incontro, dimostrando anche discrezione nellaffrontare problematiche per loro delicate. Alcuni intervistati hanno accettato di essere intervistati nella loro casa o sul posto di lavoro, altri in luoghi pubblici messi a disposizione da istituzioni o associazioni (che in questo modo hanno contribuito alla realizzazione della ricerca). Si preferito inoltre garantire lanonimato per permettere una maggiore libert di espressione1. Le interviste, realizzate da due ricercatori tra Novembre 2005 e Gennaio 2006 in tutto il territorio regionale2, si sono basate su uno schema di domande inteso come vademecum; ossia una guida per orientare lacquisizione delle informazioni sulla base delle questioni essenziali da ricoprire, piuttosto che essere un ordine perentorio da mantenere3. Lintervista stata impostata in modo tale da ricostruire i racconti di vita, iniziando dal paese di origine, dalla composizione della famiglia, gli studi e il lavoro svolto, fino alla decisione di emigrare, al percorso migratorio, e alle strategie di inserimento e di integrazione nel nostro paese. Va da s che con un tale approccio il problema cambia e si configura a seconda delle esigenze e delle diverse esperienze del soggetto con cui si realizza lintervista. Nella ricerca qualitativa, infatti, la produzione della conoscenza deriva dal processo inter-soggettivo che si crea tra il ricercatore e laltro soggetto coinvolto (Denzin and Lincoln 1998). Lindagine diventa cos, parzialmente, una ricerca-azione nel senso di costituire una opportunit, anche per gli stranieri intervistati, di riflessione e
Le interviste sono state effettuate utilizzando registratori per garantire fedelt alle espressioni degli intervistati. Stralci di intervista, condensando le frasi pi significative, vengono riportati mantenendo le espressioni e le incertezze linguistiche degli intervistati, ma con delle parole aggiunte tra parentesi per rendere comprensibile e fluida la lettura delle testimonianze. 2 Ha contribuito alla realizzazione delle interviste Stefania Patern, agente di sviluppo locale per le associazioni e comunit degli stranieri presso la Rete Informativa Immigrazione Regionale. 3 La durata media delle interviste stata di circa due ore. 174
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di acquisizione di maggiore consapevolezza di quanto stanno vivendo. Diverse persone hanno infatti sostenuto che lintervista servita loro a focalizzare meglio alcune problematiche che li coinvolgono direttamente, ma che non avevano mai veramente concettualizzato.

4.1.3. Il campionamento
Il campione formato da 29 stranieri intervistati in diverse aree del territorio regionale, e identificati tramite i canali forniti dagli operatori territoriali della Rete Informativa Immigrazione Regionale, in contatto con le associazioni di immigrati, ma anche tramite reti informali derivanti da conoscenze personali. Rispetto ad altre ricerche, focalizzate ad esempio sulle famiglie (Marazzi 2005), abbiamo preferito intervistare le persone prese singolarmente per dare loro la possibilit di esprimersi liberamente sulle proprie vicende e quelle della propria famiglia. Inoltre, vista la parit tra celibi/nubili e coniugati/e nelle presenze straniere sul nostro territorio4, si voluto tenere conto anche dei non coniugati, dei separati/divorziati e vedovi. Le nazionalit scelte sono state quelle considerate pi significative, rispetto ai risultati del Primo Rapporto Annuale 2004 dellOsservatorio Regionale sullImmigrazione, per il numero di presenze, durata della permanenza, concentrazione territoriale, specializzazione in ambito lavorativo, rapporto numerico tra uomini e donne, aumento o diminuzione dei flussi. I Paesi di origine considerati sono la Romania, il Marocco, la Nigeria, il Senegal, la Cina, il Bangladesh e le Filippine. Non avendo finalit statistiche, si posta particolare cura nella diversificazione del collettivo da intervistare, tale da soddisfare le esigenze conoscitive preposte secondo le pi diverse variabili. Tra queste, le principali sono state quelle socio-demografiche e quelle relative al lavoro, alla durata di permanenza e ai livelli integrativi percepiti o raggiunti. Abbiamo preferito intervistare quei cittadini stranieri entrati in Italia da alcuni decenni, per poter analizzare le esperienze e i tentativi di integrazione in un arco di tempo sufficientemente lungo a cogliere i cambiamenti e le difficolt incontrate. Inoltre le interviste sono state realizzate con cittadini stranieri abitanti sia in citt che in paesi di provincia, per verificare possibili differenze nei processi di inserimento.

Rapporto Annuale 2004 dellOsservatorio Regionale; Dossier Caritas 2005. 175

4.2. Il progetto migratorio 4.2.1. Le principali motivazioni alla partenza I desideri soggettivi
La ricerca ha voluto, per quanto possibile, tentare un approccio olistico allo straniero considerandolo non solo nella sua dimensione di immigrato ma anche di emigrante; tentando, quindi, di comprendere le situazioni vissute nel paese di origine, le tipologie di motivazioni che hanno spinto alla non facile scelta di emigrare, e come le risorse di partenza influiscano sul progetto migratorio. Le interviste realizzate mostrano come, al di l dei casi di ricongiungimento familiare, lobiettivo principale di cercare lavoro allestero non dipende dalle motivazioni spesso presupposte, legate alla povert5, ma dalla volont di migliorare la qualit della propria vita; oppure spinti dalla curiosit di provare nuove opportunit lavorative, conoscere nuove culture, o dal desiderio di riconquistare un relativo benessere perduto a causa di un impoverimento sopraggiunto. Le situazioni di impoverimento possono essere di natura macro, riguardando le sorti di un intero Paese come il caso in particolare di alcune regioni delle Filippine o della Romania dove linstabilit politica si accompagnata alla recessione economica; o di natura micro, che riguarda i casi personali contingenti. Alcune donne sono emigrate perch separate o rimaste vedove, spinte dalla ricerca di una maggiore fonte di guadagno, con lidea di garantire il benessere ai figli rimasti in patria, e compensare la perdita del supporto del marito:
(In Nigeria) avevo un negozio di frutta, alimentari, dopo che mio marito era morto, avevo solo quel posto. Ma avevo il problema di mandare i miei figli a scuola. Erano nella scuola secondaria. Ho lavorato tanto, ho fatto un lavoro duro, andando al mercato, perch i miei figli andassero a scuola Non mi potevo permettere i vestiti, ma se chiedevano un libro, allora s (facevo il possibile)6.

Soprattutto per le donne africane, lemigrazione significa anche garantirsi una libert ormai acquisita rispetto alla famiglia patriarcale di origine e alle limitazioni che ne conseguivano:
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Questi dati confermano i risultati di altre ricerche (Bonifacio Vitale et al. 2002) e sfatano lo stereotipo diffuso che vede gli stranieri emigrati per ragioni di sopravvivenza dovute a condizioni di povert insostenibili. 6 Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 41 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 176

Io ho abbandonato la mia casa, perch mio padre aveva tre mogli. Ma eravamo oppresse in casa. Capisci cosa voglio dire (dicendo) oppresse? I figli maggiori di mio padre ci trattavano come i pi piccoli. Noi non potevamo diventare adulti. Quando ero nella scuola primaria il figlio maggiore di mio padre non voleva che io andassi a scuola. normale, loro non vogliono che tu progredisca pi di loro7.

In questo senso, il complesso di attitudini e valutazioni che favoriscono lemigrazione ha preso forma molto prima di espatriare: spesso il percorso di crescita personale comincia dallo staccarsi dal villaggio rurale, dalla cultura pi tradizionalmente patriarcale, per insediarsi in citt. Un percorso, questo, che sembra interessare non solo le donne, ma anche gli uomini africani, seppure per motivi diversi:
sono andato a Dakar per cominciare a lavorare. Perch vedendo che i miei genitori sono poveri, (loro) sono in campagna comunque, sono andato a Dakar. Lavoravo con benzinaio per quasi due anni, facevo benzinaio e gommista8.

Il lavoro che lestero offre si conferma come lelemento attrattivo principale per i migranti, ma non esauriente nello spiegare le dinamiche complesse alla base di una scelta, che implica labbandono del proprio paese e della famiglia. Il peggioramento delle condizioni di vita tra le motivazioni che pi incidono sulla scelta di migrare, come reazione obbligata ad una emergenza:
Dopo divorzio con mio marito, (ho avuto) problemi con casa, c legge che lappartamento era di tutti e due. Allora sono stata obbligata a venire qui per lavorare, per fare soldi. Poi quando andare a casa (in Romania), dare soldi a mio marito, per mandarlo via di l. Per questo venuta in Italia, non so per quanto tempo9. In quel momento, quando mio pap era morto, abbiamo trovato un po di difficolt, (ci ha lasciato) un po di debito. Poi (cera) da sposare mia sorella bisogna fare qualcosa, un regalo, festa. Allora eravamo tutti (i fratelli) piccoli (non si poteva) guadagnare niente, per cui mio fratello era venuto in Germania10.

In altri casi, limpoverimento e la crisi di un intero paese ad essere la molla che fa scattare la scelta di espatriare, soprattutto nei giovani:
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Ibid. Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 9 Int. 2, Padova, donna rumena, scuola media, 53 anni, divorziata, assistente familiare. 10 Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 177

Quando ho deciso di restare in Filippine, leconomia comincia a stare male una grossa crisi. Tutti quanti vanno fuori dalle Filippine per guadagnare di pi. (Mia moglie ed io) lavoriamo in governo, in ufficio di governo e poi cominciavano a licenziare le persone, (allora siamo partiti)11.

Ma il peggioramento delle condizioni di vita, non solo non sempre di tipo economico, ma non nemmeno sempre la motivazione basilare per decidere di espatriare. Dai risultati dellindagine, rispetto alle motivazioni di partenza, lunica costante che si ripete nelle esperienze degli stranieri coinvolti nelle interviste nella volont di migliorare la qualit della propria vita e quella dei figli. Apparentemente questo dato sembra scontrarsi con il fatto che, pur possedendo dei diplomi di scuola superiore, si vada ad accettare lavori che noi giudicheremmo di retrocessione sul piano sociale:
Pensavo che (qui in Italia) potevo lavorare in istituto e a scuola, e invece non era riconosciuto il mio diploma. In quel momento ho una bambina, ho un marito, dico: no, allora devo lavorare per forza, lascio il mio diploma in quel momento lavoro anche come domestica! Mio marito ingegnere e lui lavora nello spogliatoio degli uomini, in un campo di golf. La prima volta quando lui andato a lavorare l, ha pianto. Ha sofferto tanto. Ormai si abituato12.

In realt, per la maggioranza dei casi, le principali motivazioni non sono state la disoccupazione personale o la mancanza di una formazione, ma piuttosto una causa di ordine pi strutturale, dovuta ad uno scenario privo di speranza nel proprio paese, che nega opportunit lavorative e un futuro migliore per s e per i propri figli:
Non che di l siamo morti di fame, non era quello (il problema). Tante volte vedevo mio figlio soltanto dormire (perch ero al lavoro giorno e notte). Era quello che vedevi, che non gli potevi dare un futuro, che non puoi fare una vita (decente). Vedevi gli altri che avevano bei vestiti, bei giocattoli che non ti potevi permettere13. Avevo il lavoro (in Marocco), ma (il problema) era una questione di mentalit. Avevamo un governo che se vai a dirgli qualcosa, a parlare (cerano) clientelismo e anche corruzione. Perch se sei onesto allora non trovi

11 Int. 5, Venezia, uomo filippino, diplomato, 33 anni, sposato, un figlio, portiere notturno in albergo. 12 Int 23, Padova, donna filippina, diplomata, 40 anni, sposata, due figli, mediatrice culturale. 13 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico.

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posto. Questa la ragione per cui sono partito per ragioni intellettuali, politiche, morali14.

Il futuro altrove
quindi la ricerca di un futuro da realizzare altrove e di una stabilit che pone sicurezza, a spingere i migranti a tentare la fortuna in un paese diverso dal proprio:
perch il mio non era un lavoro fisso, regolare, (solo) ogni tanto, quando si serve, perch in Africa difficile avere un lavoro fisso. Abbiamo visto che coloro che sono andati allestero hanno realizzato almeno qualcosa. Quello che mi interessa di pi per andare allestero ( la mia realizzazione)15. Perch (nelle Filippine le persone) guadagnano poco, lavorano tanto e allora no, non va il futuro di l nel mio paese. Lo dico, (anche se) mi dispiace perch questo il mio paese, (ma) non c futuro! Invece qua (in Veneto) ho visto che c futuro, il futuro dei miei figli, e poi lavoro bene e guadagno bene16. Vivevamo bene. Non avevamo problemi di soldi, ma per realizzare (qualcosa), come uno che ha sempre bisogno di pi, per migliorare (allora i miei genitori sono partiti). Non perch non cera lavoro, anzi l quasi tutti avevano lavoro fisso (ma non era sufficiente)17.

Lungi dal rappresentare i pi poveri dei paesi in via di sviluppo, queste persone si dimostrano dotate di strumenti intellettivi, titoli di studio, e risorse finanziarie sufficienti a rischiare le sorti della propria vita:
Ho insegnato a scuola media per un anno, dopodich ho fatto colloquio di lavoro di banca cooperativa, banca molto grossa in Nigeria. Sinceramente stavo bene, per c (la) mentalit in Nigeria, probabilmente anche negli altri paesi, che andare allestero hai ancora pi possibilit di migliorarti di pi, di fare tante cose, che probabilmente nel tuo paese dorigine non riesci a realizzare18.

14 Int. 16, Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa. 15 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 16 Int 23, Padova, donna filippina, diplomata, 40 anni, sposata, due figli, mediatrice culturale. 17 Int. 28, Belluno, uomo cinese, 24 anni, celibe, studente universitario. 18 Int 26, Venezia, uomo nigeriano, 48 anni, laureato, sposato, due figli, contabile presso azienda.

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Le componenti dellemotivit, la curiosit, lillusione e il sogno diventano forze propulsive a scacciare le prime paure. Il lavoro allestero, allora, diventa il viatico allemancipazione e allaffermazione di s:
Anche se era tutto gi previsto per me, cosa fare dopo finita luniversit (io sono partita). I miei erano daccordo di darmi un aiuto per mettermi a lavorare da un avvocato, un notaio... Per non mi andava pi di prendere soldi da loro. In pi non mi piaceva quello che studiavo e non avevo il coraggio di dirglielo (ai genitori). Non erano i soldi il mio scopo di venire qua, pi che altro non che andavo tanto daccordo con loro (Cos) ho colto prima occasione e sono arrivata in Italia19.

Pure la ricchezza, il lusso e le forme di assistenza sociale del paese di arrivo esercitano un potere di attrazione notevole, creando alte aspettative:
Sapevo che in Italia c la ricchezza, c il lavoro, perci ho deciso di venire qua in Italia20. Vedevo tutti quanti che tornavano (dallItalia) con soldi, con macchine, che ne so, per senza sapere cosa fanno veramente21. Per me il motivo (di) andare in Europa, (era) unaltra vita, un altro mondo Avevo il progetto che volevo portare qua la famiglia, la mamma, avevo deciso di vivere in Europa. (Pensavo) che (qui) si viveva meglio, un po pi sicuri, pi meglio, tante cose, anche medico. Da noi (per avere il) meglio, devi spendere molto, non come qua, unaltra cosa22.

Ma vi sono anche diversi casi in cui, allopposto, non ci si sarebbe mai sognati di abbandonare la propria casa, il proprio paese:
Chi vuole lasciare il proprio paese, la propria famiglia? Nessuno. Ma se qualcuno ti dice che puoi fare qualcosa per i tuoi figli (altrove), non puoi (rimanere). A me quello che interessa solo di andare avanti per aiutare i miei figli. Se Dio mi aiuta23.

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Int. 21, Padova, donna rumena, diplomata, 27 anni, sposata, cameriera. Int 23, Padova, donna filippina, diplomata, 40 anni, sposata, due figli, mediatrice culturale. 21 Int. 21, Padova, donna rumena, diplomata, 27 anni, sposata, cameriera. 22 Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 23 Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 41 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 180

4.2.2. Limpatto con la realt del paese di insediamento


Considerando il tipo di motivazioni e aspettative, conseguentemente le strategie non sono sempre valutate sulla base di calcoli razionali, e spesso listintivit gioca un ruolo centrale. Proprio per questa ragione, le aspettative non tardano a scontrarsi con la realt delle difficolt incontrate durante il percorso e nei primi tentativi di inserimento. Ecco, allora, che anche le strategie e gli obiettivi, che i migranti si sono posti prima di espatriare, vengono travolti dallinevitabile incertezza e dinamicit del processo migratorio:
Mi ha convinto a venire in Italia, al di l della persona che era qui, la televisione; perch si vedeva lItalia come un paradiso, come un paese dove non c nessuna cattiveria, dove non c nessun peccato, corruzione. Dove ci sono solo i santi. Quando sono arrivato in Italia ho visto tutto il contrario24. Prima, quando sono venuto, ho pensato: vengo qua un anno o due, prendo un po di soldi, e vado a casa (in Romania)! Poi non riuscivo a mettere da parte i soldi, mandarli a casa e vivere anche qua (in Veneto). Vedendo che non riesci a mettere da parte tanti soldi, (mia moglie ed io) abbiamo pensato: proviamo a venire qua tutti e due e mettiamo insieme qualcosa. Poi abbiamo pensato: comunque non va bene senza bambino, perch il cuore sempre l25.

Gli imprevisti non sono solo incontrati lungo il percorso e nel paese di accoglimento, ma riguardano anche le vicende della propria famiglia e del proprio paese, che vanno a incidere sul progetto migratorio:
Ti garantisco che in quel tempo pensavo che appena avessi preso la laurea sarei andato (di nuovo) in Nigeria. Era il progetto mio e della mia famiglia. (Ma nel mio paese) non cera pi una situazione economica favorevole e poi c questo problema dei militari che ammazzano chi vogliono e quando vogliono loro. Poi, vedendo che non ho pi nessuno, come mio padre (che nel frattempo morto), che mi poteva aiutare ad aprire qualche porta, (non sono rientrato in Nigeria). (Allepoca) tornare in Nigeria da solo (no), sono lunico maschio, ti ho detto che non mi piace chiedere la carit a nessuno26.

Nei casi di ricongiungimento familiare, dove la moglie a raggiungere il marito, la strategia migratoria affidata al marito, e la donna si ritrova a
Int. 17, Rovigo, uomo nigeriano, laureato in Italia, 48 anni, sposato, cinque figli, imprenditore. 25 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 26 Int. 17, Rovigo, uomo nigeriano, laureato in Italia, 48 anni, sposato, cinque figli, imprenditore. 181
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migrare anche controvoglia, ritrovandosi, poi, facilmente in situazioni iniziali di marginalit e di disagio psicologico:
Adesso, che mia moglie era qua (a Mestre), per lei, devo dire la verit, non piace proprio stare qua, per cui voglio mandarla l. La bambina nata qui sistemo loro (in Bangladesh), e dopo torno27. Prima ho detto: io non interessa di andare in Italia, non volevo. Prima non volevo andare (in Italia), poi quando lui andato, (se) resto io da sola in Marocco, mi sento male, perch io volevo stare con lui. Dopo sono incinta e lui ha fatto ricongiungimento familiare. Adesso mi piace, proprio Adria, perch prima sono stata a Vicenza (e non andava bene)28.

Il marito dice di lei:


Lei tornata (in Marocco), perch ha avuto come una depressione, capito? Perch era da sola. Eravamo fuori da Vicenza, in un paesino piccolo; lei non aveva la patente per prendere la macchina e andare al supermercato; (per qualsiasi cosa) doveva aspettare che io tornavo dal lavoro. E pesava, da 56 chili, si era ingrassata quasi 80 chili29.

La marginalit dei ricongiunti deriva anche dal fatto che, nella maggior parte dei casi, il progetto migratorio inizialmente non prevede lemigrazione dellintera famiglia, che piuttosto dettata dallimpellenza di porre fine alla distanza e alla solitudine:
(Allinizio) ho pensato solo di venire qua, rimanere qua in Italia, lavorare, guadagnare, mandare i soldi, diciamo un bel mucchio di soldi e quindi tornare in Romania, costruirmi la casa e rimanere l. (Ma) non stato possibile perch era difficile per (mia moglie e i miei figli) e anche per me, qua, restare lontani30.

4.2.3. Le strategie migratorie limitate


Dalle interviste raccolte si visto come la validit delle strategie non sia direttamente proporzionale alle risorse di partenza, intellettive o finanziarie che siano. Che la prospettiva sul proprio progetto migratorio possa mutare
Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. Int. 15, Rovigo, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, due figlie, casalinga. 29 Int. 16 Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa. 30 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio.
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in base ai cambiamenti, che nel frattempo accadono, si spiega facilmente. Ma il fatto che le strategie adottate siano cos vaghe, ai nostri occhi occidentali, richiede spiegazioni di natura antropologica. Il progetto di migrare si contraddistingue pi per le motivazioni che per le strategie, la cui vaghezza rivela piuttosto un atteggiamento verso la vita culturalmente diverso dal nostro, che in parte volto a massimizzare lefficacia e i benefici con il minimo rischio. I migranti provengono da paesi e da culture in cui sin da bambini, ad esempio, si impara ad affrontare i problemi e a dimostrare coraggio31, cosicch il rischio di emigrare senza certezze, senza strategie, viene vissuto come una prova tra le altre:
(Quelli della mia famiglia, in patria, sono) contenti, perch sanno che (io sono) un uomo coraggioso di cercare di migliorare la sua vita, la vita della sua famiglia32.

Di qui anche la preferenza di educare, in patria, i figli in campagna rispetto alla citt, lasciandoli in custodia ai nonni o, nel caso di musulmani, a scuole coraniche:
( importante per i miei figli) avere una buona educazione, uneducazione un po non dico tradizionale, ma educazione di avere coraggio, di sapere la sofferenza, di avere coraggio di vivere ovunque, essere educato in campagna facendo lavori un po duri. Come io sono stato mandato a un villaggio, io sono stato sette anni senza vedere i genitori. Avevo cinque anni, (quando mi hanno mandato alla scuola coranica), senza avere anche nessun parente, eh?33.

I migranti spesso provengono anche da famiglie che hanno gi conosciuto lemigrazione locale per migliorare le proprie condizioni di vita:
Mio pap ha trovato lavoro negli anni 60, andato a lavorare in questa citt (sempre in Romania). Noi siamo rimasti (in paese) con la mamma, abbiamo vissuto assieme, siamo sette fratelli. Dopodich siamo andati a studiare nella citt dove lavorava mio padre34. In Senegal (i gruppi della) regione del nord, vicino alla Mauritania, sono i primi a emigrare perch non cera pioggia, cera siccit. Noi siamo oI riti di passaggio, ad esempio, costituiscono in gran parte dellAfrica rurale un momento fondamentale della vita dellindividuo, e della stessa comunit di riferimento, per passare dallinfanzia alla condizione di adulti, guadagnandosi la nuova posizione sociale con specifiche prove di coraggio. Per approfondire largomento si veda Van Gennep 1981. 32 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 33 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 34 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. 183
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riginari di l, perch mio padre emigrato da l per la siccit. Sono scappati di l per andare al centro del Senegal alla ricerca di fortuna35.

Questi aspetti dimostrano come fattori di natura sociale e culturale siano determinanti nelle scelte di carattere migratorio, dalle motivazioni di partenza alle strategie adottate; fattori che possono anche risultare antieconomici secondo i nostri canoni e secondo la nostra visione etnocentrica che troppo spesso estende in modo a-critico alcune teorie sociali ed economiche anche a societ con storie e tradizioni diverse (Boyle, Halfacree and Robinson 1998)36. Il modello solitamente assunto per spiegare le migrazioni quello neoclassico, che considera le scelte e azioni come attuate dallhomo conomicus, e dettate da motivazioni razionali, volte a massimizzare il guadagno e a soddisfare gli interessi economici. Dai racconti degli intervistati, invece, si evince come la limitata efficacia delle strategie possa anche derivare da approcci culturalmente diversi alla vita e al rischio, che, tra laltro, non viene calcolato rispetto ai nostri canoni. Il risultato che perfino i migranti dotati di risorse non si concentrano sulla pianificazione di una precisa strategia; diversi casi, infatti, testimoniano di come si siano perduti lavori e posizioni sociali altamente soddisfacenti nel proprio paese, per subire lincertezza e la marginalit allestero. A mettere in discussione i presupposti del modello neoclassico, quindi, da una parte vi sono le storie personali, dove listintivit domina la scena sotto la spinta del desiderio di migliorare la propria vita, che nasce, in rari casi, dallemergenza e, pi spesso, da una libera decisione. Il problema, come vedremo, che tale desiderio viene corroborato da un gioco di specchi che invia le immagini illusorie di un possibile Eden, alimentate dai discorsi che le catene migratorie producono. Dallaltra, vi sono determinazioni culturali e sociali che influenzano un atteggiamento volto a correre alti rischi, poich, provenendo da situazioni gi difficili, i migranti confidano nelle proprie capacit di affrontare le difficolt come verranno, provocando anche una serie di contraddizioni. La prima contraddizione rappresentata dallaspetto temporale della migrazione: nella maggioranza dei casi, a fronte dellintento iniziale di rimanere solo alcuni anni allestero, per accumulare risorse e conoscenze e fare quindi ritorno, si crea poi un allungamento della permanenza, che va vissuta comunque come temporanea. Questi aspetti rilevati sulle strategie migratorie invitano, infine, a riflettere sullimmaginario collettivo, anche politico, che considera i flussi costiInt. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. Lantropologia ha storicamente messo sotto processo la presunta legittimit di leggere i sistemi economici di societ non occidentali con le teorie economiche classiche.
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tuiti sostanzialmente da lavoratori, che vanno distinti da unimmigrazione di popolamento (Sayad 2002:93-94). Spesso, non solo vi una continuit diretta tra i due tipi di immigrazione, ma lo stesso lavoro arriva ad essere lalibi con cui mettere in gioco la propria vita su pi fronti esistenziali, per un riscatto ovviamente non solo economico, ma che va a coinvolgere la persona nella sua totalit. Questo dato chiama in causa la societ ospitante, che, ovviamente, non pu fronteggiare linserimento di un lavoratore isolato da tutti gli altri aspetti che coinvolgono la persona, rispetto ai rapporti sociali e alla fruizione dei servizi.

4.2.4. Le catene migratorie: punti di riferimento o smarrimento? La pressione familiare e amicale


Le narrazioni raccolte rivelano come limprovvisazione e la casualit la fanno da padrone nel progetto, affidando spesso al caso la scelta stessa del paese di arrivo. Notizie di sanatorie in Italia, mentre si gi allestero, e le catene parentali e amicali svolgono un ruolo essenziale nello scegliere il paese di destinazione:
Un giorno mio cognato venuto a casa nostra, mi dice: guarda, laltro fratello non pu venire, perch non ha il passaporto. Se vuoi venire tu, c loccasione di andare in Italia! Cos, dalla mattina alla sera, prendere una decisione. In 24 ore ho lasciato tutto Quando parti significa cambiare tutto, sconvolgere la tua vita, la vita di famiglia, la vita coniugale37. Avevo mio fratello in Germania e lui ha detto: venite qua, perch magari troviamo qualcosa, qualche lavoro. (Sono) venuto di l bene, trovato fratello, trovato tutto (per) tre mesi e mezzo. (Poi), perch legge era uscita qua in Italia (decreto Dini 96) mio fratello mi ha fatto venire qui in Italia. Avevo un parente a Bari, e mi ha mandato direttamente da lui38. Avevo anche dei parenti che avevano emigrato, erano andati in Francia. Nell85 sono andato l, rimasto un anno, un anno e qualcosa. (Poi) l ho sentito che in Italia stanno regolarizzando gli immigrati, solo qua in Italia. (Cos) io sono entrato qua, sono passato per le montagne39.

Linsufficienza delle strategie deriva anche dal fatto che in molti casi, se non si prende da s in esame la possibilit di emigrare, sono i familiari e gli
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Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 39 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 185

amici a diventare lago della bilancia e a fare pressione sulla scelta di migrare:
Quando io ho finito la mia scuola giuridica, ed ero laureato in giurisprudenza, in Marocco cerano pi di 100.000 disoccupati. Non cera lavoro. Avevo lintenzione di continuare a studiare in Marocco, quando mio zio e soprattutto il mio amico lui laureato in lettere, lui mi dice: ascolta io ho gi provato, fatto tutto, ma niente qua. Dobbiamo partire! Io sono (rimasto) ancora a casa, loro sono a Tangeri e sempre chiamano (al telefono) (ma) io non voglio partire, siccome io sono il maschio grande della casa. (Poi per sono partito)40. Perch andare allestero? Infatti dove lavoravo, stavo bene. Allora mi venuta questa idea (di partire). Per questa idea venuta soprattutto dai miei amici che sono gi stati allestero. Avevo alcuni amici che erano gi in Italia che studiavano, infatti ci sono tuttora41.

Tale pressione, arriva persino al punto di destabilizzare la vita di un individuo, per soddisfare in realt le proiezioni dei desideri dei familiari:
Mia madre mi suggeriva di andare allestero. E diceva: qui in Senegal vero che i ragazzi studiano, ma dopo purtroppo nessuno lavora! Gi avevo il fratello maggiore che era laureato in giurisprudenza, che rimaneva a casa, e alla mamma non piaceva. Siccome lei faceva un po di commercio e veniva in Italia, allora lei mi ha detto: Vai in Italia!... Ho visto che in Italia gli italiani sono molto buoni, molto generosi! Io ho detto: no, non andr mai in Italia, perch non conosco litaliano e non vedo perch devo andare in Italia quando tutti vanno in Francia!. Non mi mancava niente e mio padre era contrario allimmigrazione, (ma) lei mi diceva: vai per studiare! Sono andato in Marocco, sono stato sei mesi, sempre mio padre non voleva. Dal Marocco un amico di mio padre mi ha suggerito di andare in Francia per fare lAccademia Militare Allora sono andato in Francia e appena arrivato in Francia sono andato proprio in caserma per arruolarmi Come ho visto come formavano i ragazzi e che per pi di cinque anni eri staccato dal mondo e i tuoi non sapevano neanche dove andavi a finire, automaticamente ho rifiutato. Dopo un anno in Francia, facendo un po di informatica, non avevo i documenti in regola. Dopo un anno ho scelto personalmente di tornare a casa, perch non mi piaceva la vita clandestina, dovevi sempre nasconderti. Allora ho detto: la mia dignit di persona non mi permette di stare qua e vedermi un giorno rimpatriato a casa. Sono tornato (in Senegal). Mia madre era contraria e a

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Int. 18, Vicenza, uomo marocchino, laureato, 34 anni, sposato, operaio. Int 26, Venezia, uomo nigeriano, 48 anni, laureato, sposato, con figli, contabile presso azienda. 186

questo punto mi ha detto: Ok. adesso devi andare in Italia. Hai provato il Marocco, hai provato la Francia: non va, vai in Italia (e prova)!42.

Le relazioni transnazionali come fattore attrattivo


Dalle interviste effettuate il dato che emerge prepotentemente che la catena migratoria costituisce la conditio sine qua non per poter emigrare. Tutti gli intervistati, tranne un caso, hanno confermato che non sarebbero mai partiti senza avere almeno un contatto nel paese di arrivo. Per tale ragione alcuni anglofoni hanno anche rinunciato al paese che avevano scelto per la loro residenza elettiva, come lAmerica, per ripiegare sullItalia.43 Questa condizione fondamentale della rete diventa la reale strategia del migrante, il quale non chiede certezze e garanzie a priori sul lavoro o sullalloggio, ma piuttosto una base di appoggio per fare i primi passi in terra straniera:
Avevo un amico che era a Cagliari, allora sono andato da lui, e mi ha ospitato. Noi facciamo cos quando hai un amico o parente, lui ti ospita fino a quando trovi una sistemazione. Quando sono venuto qua (a Padova) nel 1989, a quellepoca anche qua era difficile trovare casa44.

Ci che sorprende il fatto che ad adottare come unica strategia il contatto personale transnazionale, non sono solo i cittadini stranieri della prima ondata di immigrazione che ha interessato lItalia negli anni 80, quindi presumibilmente privi di fonti sufficienti di informazione, ma anche coloro (come i cittadini dellEst) che sono emigrati alla fine degli anni 90 e addirittura nei primi anni 2000. Lingresso di tanti stranieri con il visto turistico o come irregolari dimostra quanto poco pianificato sia il progetto migratorio per alcune componenti straniere; anche perch una parte di essi hanno davvero utilizzato il visto turistico per una visita esplorativa, per guardarsi attorno e, in base a quanto si visto, decidere di rimanere o meno. Per quanto ci siano le filiere di richiamo a monte, queste non solo non sembrano produrre reale conoscenza dei rischi e delle opportunit cui si va incontro, tranne in rari casi, ma nemmeno garantire una vera pianificazione per linserimento regolare, che piuttosto affidato allimprovvisazione. Questo sembra accadere anche in quei casi in cui si gi conosciuta lItalia e si sono raccolte le giuste informazioni:

42 Int. 19, Treviso, uomo senegalese, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, capo turno in azienda e mediatore culturale. 43 Alcuni nigeriani e filippini intervistati. 44 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio.

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Avevo deciso che se non trovavo lavoro non rimanevo in Italia, perch potevo rimanere anche prima, perch sono (gi) venuto qua nel 91 e anche nel 93 avevamo degli incontri con il movimento dei focolari. (Poi) io lavoravo in nero non avendo documenti era un lavoro stagionale. Quando uscita la legge Turco-Napolitano, che ha fatto la sanatoria, nel 98 (allora ho chiesto il permesso). Perch sono venuto sicuro, perch sapevo che sarebbe uscita la legge, non partivo se non sapevo della sanatoria; mio cognato era informato di questo, senn non rischiavo, perch non ha senso rischiare. Nel giorno in cui stato firmato il decreto, (eravamo) convinti che per noi (stranieri) stata una liberazione, invece non stata cos. Il nostro padrone ha cominciato ad aver paura, da un giorno allaltro ci ha detto: voi dovete andare via di casa. A quel punto sono iniziati i problemi. Non potevamo pi uscire la sera. E dopo ho chiesto aiuto a dei miei amici italiani45.

Per alcuni, a volte, a far decidere di partire sufficiente lidea che ci sia qualche conoscente nel paese di approdo, anche se poi non lo si incontra, ma si tratta dei casi pi disperati:
Perch avevo (una) persona (conosciuta) che andata in Italia. Sono andata a Lagos, ho preso laereo per arrivare a Roma. (Ma la mia amica) non era qua. Era andata via, era andata in Nigeria a sposare. Non cera nessuno, cera solo una sorella grande qua (in Italia). Ma io non sapevo dove era lei, non riesco a trovare lei perch non c indirizzo. Non siamo della stessa madre, per non che lei cattiva... Sono venuta qua (a Roma), sono andata a Palermo. Perch ho visto qualcuno che mi ha aiutato alla stazione loro erano nigeriani, ho visto gente di colore Mi hanno detto che c tanta gente l (a Palermo) per lavoro, e mi hanno detto che posso stare insieme a loro. Non era vero46. Quando sono arrivata a Genova volevo andare a Padova, io avevo il numero di telefono di una donna della mia chiesa in Nigeria, cos lho chiamata quando ho raggiunto Genova. Avevo solo il numero, preso dalla mia chiesa, ma non lavevo chiamata prima dalla Nigeria, lei era qui con il marito47.

Persino nei casi di ricongiungimento familiare, dove c unintera famiglia come supporto, non c garanzia n sicurezza per un proprio progetto:
Mio padre ha chiamato anche me, per dirmi che toccava a me adesso (venire qui a Verona). Io allora stavo lavorando (in Marocco), avevo la fortuna che avevo studiato e, invece di andare alluniversit, nello stage ho trovato lavoro con lo Stato. Mi hanno assunta subito, e ho avuto davvero un bel lavoro,
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Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. Int. 24, Verona, donna nigeriana, scuole elementari, 46 anni, convivente, disoccupata. 47 Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 40 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 188

che ormai me lo scordo. E allora ho detto no, sono qua, non voglio lasciare il Marocco. Perch io sono una che ci tiene al suo paese. Da allora io sono rimasta da sola (a Casablanca). Ma mi sono detta: che cosa ho combinato? Dopo circa sette mesi, sono venuti i miei genitori e sono venuta anche io (qui a Verona). Per la famiglia sono venuta qua. Il mio primo lavoro stato un trauma! Ho lasciato un bellissimo ufficio in Marocco, era un gran successo. E arrivo qua (a Verona) che lavoro devo fare? Fare le pulizie48.

Le aspettative e gli obiettivi spesso non corrispondono ad una vera conoscenza della realt sociale ed economica del territorio che si raggiunge, nonostante le catene migratorie costituiscano anche canali di informazione tramite il passaparola. In realt, la catena migratoria non solo non risolve sempre i problemi salienti del primo inserimento, confermando la mancanza di una strategia alla base del progetto migratorio, ma, anzi, alimenta le illusioni che motivano, in ultima analisi, i flussi medesimi. Dissimulando le condizioni reali in cui si vive in terra straniera, le reti di relazione costituiscono, di fatto, lelemento propulsivo dei flussi migratori:
(A mia moglie in patria) spiegavo sempre come le cose ci sono (in Italia). Non come gli altri, perch ho sentito quando parlano, (dicono:) in Italia quando uno si ammala vengono a prenderlo con lelicottero e lo portano allospedale! Forse (dicono cos) perch non hanno mai avuto le opportunit che (in genere) hanno trovato qua in Italia perch nelle campagne del Marocco siamo arretrati. Qua in Italia c di tutto. LItalia molto amata in Marocco: se tu parli male dellItalia, vuol dire che non capisci niente49. questo il problema, che (i connazionali espatriati) non dicono la verit. Dicono tutto rose e fiori perch si vergognano di come hanno vissuto (e non vogliono comunicarlo)50.

4.2.5. Il percorso migratorio: il viaggio tra aspettative e difficolt


La maggior parte degli intervistati ha vissuto la clandestinit: o gi nelle modalit di ingresso, o nel periodo immediatamente successivo alla scadenza del visto turistico. Proprio perch le ragioni ultime che spingono allespatrio diventano quelle emotive, pur essendoci alle spalle risorse intellettive e anche, seppur minime, finanziarie, spesso le strategie
Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 49 Int. 16 Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa. 50 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. 189
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migratorie vengono solo abbozzate; provocando cos non poche difficolt rispetto al percorso e ai tentativi di inserimento che si intraprendono. C chi, nonostante fosse laureato, ha ricordato il viaggio con voce rotta dallemozione per le difficolt che lemigrante incontra:
uno povero non pu venire qui in Europa, perch le condizioni per avere un visto sono difficili. Perch o tu devi avere qualcuno qua, e allora lui manda un contratto (o niente). Gli altri, la maggioranza che vengono qua (in Italia), non hanno niente, nemmeno una lira non hanno una strada per arrivare qua. Quindi (uno) o va nascosto su un barcone (o non pu partire). Io prendo una barca finalmente ho deciso di partire e non voglio dire alla mamma. Siamo arrivati in Spagna noi abbiamo deciso che dovevamo arrivare ad Almeria, una citt dopo Granata. Noi abbiamo deciso (di andare) a piedi. La Spagna era tutta montagna e c anche la pioggia un po. Per per fortuna al terzo giorno abbiamo visto una casa, siamo andati l e abbiamo chiesto per andare ad Almeria. (Quello) spagnolo ha fatto un grande piacere perch lui spiegato bene al taxista (come fare). Quando siamo arrivati l abbiamo aspettato quel ragazzo che lavora in nero. (Abbiamo) cominciato a lavorare per costruire le serre (e guadagnare soldi). Sono arrivati due altri marocchini ma loro hanno fatto una vita dura, da Alzajira fino a dove stato io, sono andati a piedi, quasi due mesi, a piedi, era terribile. E cos loro mi hanno detto: guarda in Italia vieni anche tu con noi, non c problema! Loro sanno (di) uno che porta la gente qua in Italia. E allora siamo partiti da Siviglia fino in Francia. Poi arriva un suo collega con un grande camion ad Alberga alla frontiera siamo arrivati e ci ha lasciati ad un distributore di benzina. Lui ha fermato e detto: A posto, io vi posso portare fino a qua, non posso portare oltre. Siamo arrivati (a) Savona, Natale 2000. Allora stiamo cercando, magari vedere se arriva qualcuno (che ci dia un passaggio), e finalmente vediamo un marocchino che stava portando cartoni in Italia51.

Questo lungo racconto esemplificativo di come la strategia del viaggio sia di volta in volta costruita a seconda degli incontri casuali che avvengono durante il percorso. Per alcuni, il viaggio si trasformato in una vera odissea. il caso di una donna nigeriana che ha impiegato un anno e mezzo per spostarsi dal suo Paese al Marocco e poi alla Spagna. Priva di risorse finanziarie e di mezzi di trasporto, la donna ha dovuto sostare in ogni paese per guadagnare i soldi necessari a farsi trasportare e attraversare clandestinamente il confine successivo:
Ci voluto un anno e quattro mesi. E cos lungo (il viaggio). Ci sono voluti sei mesi per andare dalla Nigeria al Niger. Poi dal Niger siamo andati al Marocco in altri quattro mesi con la jeep, il pick up. Tu trovi la gente per la
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Int. 18, Vicenza, uomo marocchino, laureato, 34 anni, sposato, operaio. 190

strada, quelli che vogliono montare per andare avanti. Si fa spesso, ma molta gente morta perch quando vai non c n acqua, n cibo, anche per giorni e giorni52.

Ma si preferiscono le incognite del viaggio improvvisato alle difficolt concrete conosciute nel proprio paese o, peggio, alla certezza di finire in situazioni pericolose, come dover ripagare le spese del biglietto aereo e del visto con la prostituzione nel nostro paese. Ci sono anche esempi di donne che da sole hanno affrontato il viaggio pur essendo incinte, lasciando temporaneamente il marito nel proprio paese:
Sono partita dal mio paese come clandestina, ho pagato 5.000 euro. proprio unagenzia che fa tutto questo, per avere il visto finto, per arrivare a Bucarest. Siamo arrivati fino a Bucarest, ma l non abbiamo il visto per entrare in Italia. In quel tempo (1989) c ancora la frontiera chiusa. Allora abbiamo passato tante ore di viaggio in macchina, ci nascondevano in macchina, furgone53.

In conclusione, il percorso migratorio degli intervistati, se si eccettuano i casi di ricongiungimento, quasi sempre allinsegna dellirregolarit, vissuta come negazione della propria dignit. Le traiettorie sono le pi diverse a seconda del paese di origine, ma una volta giunti in Italia, i pi organizzati hanno raggiunto direttamente il Nord; gli altri, invece, soprattutto gli africani emigrati con le prime ondate, hanno prima provato esperienze lavorative al Sud, per la raccolta o come venditori ambulanti, e successivamente si sono spostati al Nord in cerca di lavori regolari e per una maggiore stabilit di vita.

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Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 40 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 53 Int 23, Padova, donna filippina, diplomata, 40 anni, sposata, due figli, mediatrice culturale. 191

4.3. Linserimento e lintegrazione 4.3.1. Le principali difficolt di inserimento


Se la cultura interazione comunicativa54, diventa comprensibile come la lingua e il linguaggio, inteso anche come visione del mondo e insieme di regole comportamentali, costituiscano ostacoli importanti allinserimento dei cittadini stranieri. La possibilit di esprimersi e la comprensione reciproca sono le prime tappe del percorso inclusivo, che non necessita solo di tempo, ma anche di volont e di opportunit:
Per noi filippini la lingua una grossa difficolt. Allinizio avevo questa inferiorit, che non parlo bene litaliano stato un grande problema, anche psicologicamente. Personalmente dico che noi siamo un po contenti di stare nella comunit (filippina), non di andare fuori. Penso che non siamo molto socievoli con gli altri55. Non posso parlare (litaliano), la cosa peggiore. E (il problema che) anche parlo non il giusto inglese, ma broken English Questo il grande problema nella mia vita56.

La maggioranza delle persone intervistate ha pagato lassenza di strategie efficaci nelle numerose difficolt incontrate: dallo stato di irregolarit, alla mancata conoscenza della lingua italiana, allassenza di un lavoro, fino ai disagi psicologici. Come abbiamo potuto riscontrare dalle interviste, le catene migratorie non garantiscono affatto inserimenti pi facili nel nuovo paese. Affidandosi alla rete di relazioni conosciuta al momento di espatriare, spesso si pu contare solo su una base di appoggio logistico, che a volte persino negata:
Lui, mio amico, abitava nella casa del prete della chiesa, ma quando sono arrivato, lui non ha accettato che (io) abita l, lui ha rifiutato. A Rossano Veneto una casa abbandonata, vecchia. Sono stato l e (il mio amico) mi ha detto: per tu devi andare fuori presto, senn le vicini ti vedono! Allora sono stato l due mesi per cera un freddo! Da mangiare il mio amico ogni tanto mi porta qualcosa. Prima volta vendo la roba in casa, qualcosa loro (gli italiani) comprano dura, dura. Il proprietario della casa dove sono io ha detto di dirmi di andare via, che
Geertz (1987) in Fabietti (2005:54): la cultura, concetto assai discusso, viene qui intesa come processo comunicativo in cui i soggetti agiscono un testo fatto di simboli e significati. 55 Int. 5, Venezia, uomo filippino, diplomato, 33 anni, sposato, un figlio, portiere notturno in albergo. 56 Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 41 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 192
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senn chiamava i carabinieri. Allora abbiamo trasferito, (in quella zona) l pieno di case abbandonate. Per dopo un mese (sono) arrivati i carabinieri anche l (in quella casa)57.

Lanalisi delle narrazioni raccolte porta a differenziare la rete di accoglienza da quella che si amplier nel momento in cui si arriva sul nostro territorio. Rispetto ai processi inclusivi, pi che di rete si pu parlare di cerchie di relazioni, che, al di fuori della propria rete di appartenenza etnica, sono dovute anche ad incontri casuali ed inattesi; incontri che si caratterizzano anche allinsegna di tentativi avventurosi di inserimento, piuttosto che dettati da una pianificazione a monte del progetto migratorio:
Avevo un parente a Bari, non lavevo (mai) visto. Mi ha anche trovato un lavoro part-time. Poi (io sono) andato a Rimini a trovare un amico che lavora l in spiaggia, e ho visto questa (altra) persona e ho parlato (con lui). Lui mi ha dato lindirizzo suo, ha visto che sono giovane, che si pu trovare lavoro. Quando (ho) finito vacanza, sono tornato a Bari. Qui (a Bari), trovare un lavoro un po difficile. Ma io voglio un lavoro con contratto. Quindi ho chiamato lui (la persona incontrata a Rimini, ma che vive) a Venezia58.

Anche i ricongiungimenti familiari non garantiscono inserimenti facilitati, provocando per i nuovi arrivati probabili situazioni iniziali di isolamento e di dipendenza totale dai coniugi raggiunti o dai genitori, che fungono da filtro rispetto alle reti pi ampie di connazionali59. Il riscatto per guadagnarsi maggiore indipendenza va attuato in prima persona, generando anche conflitti interni alla famiglia:
il primo anno mi sentivo proprio solo. Ero sempre tra scuola e casa. I miei li vedevo poco, perch lavoravano. Poi non potevo parlare con gli altri (italiani) per problemi di lingua. Avevo tantissima nostalgia della Cina. Dal secondo anno ( stato) meglio, avevo imparato litaliano e conosciuto i miei compagni di classe60.

Lindagine empirica stimola ad evidenziare, nei processi inclusivi in ambito sociale, ma anche lavorativo, i percorsi e le strategie individuali rispetto alle
Int. 18, Vicenza, uomo marocchino, laureato, 34 anni, sposato, operaio. Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 59 Int. 8: Non sapere la lingua ti porta un handicap, anche un disorientamento Il primo mese mi sembrava che tutte le vie fossero uguali e che mi perdevo. Non riuscivo a esprimermi. Mi sembrava di essere talmente lontana da casa Io avevo proprio una crisi depressiva perch avevo nostalgia, ero incinta e ero sola, sola senza una figura materna, senza amiche, perch io ero una delle prime emigrate in questo paesetto. 60 Int. 4, Padova, uomo cinese, 25 anni, celibe, socio di unassociazione di servizi ai consumatori.
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catene etniche, la cui immagine suggerisce che un anello rimanda necessariamente ad un altro. Ad indagare i casi singoli, si riscontra come, paradossalmente, persone laureate hanno saputo gestire il primo ingresso meno facilmente di persone prive di formazione e di risorse finanziarie, ma in grado di attivarsi immediatamente per riconoscere quegli attori sociali capaci di aiutarli. Successivamente, tuttavia, chi dotato di maggiori risorse, per il tipo di istruzione ricevuto, riesce a trovare un riscatto pi veloce. Linformalit rende le relazioni con i connazionali e con gli autoctoni i canali privilegiati dagli stranieri per linserimento. Mentre le reti etniche agiscono inizialmente da catalizzatore61, lassociazionismo e le parrocchie locali costituiscono dei punti di riferimento strategici e pi duraturi per la maggioranza degli stranieri intervistati. I percorsi e le modalit di inclusione, offerti dalle reti di connazionali, rivelano nel tempo uninadeguatezza che dipende in particolare dal loro limitato ambito di socializzazione. A seconda della nazionalit, vi sono differenti atteggiamenti culturali e sociali nei tentativi di inserimento allinterno della societ ricevente, che la rete alimenta con le sue abitudini (Ambrosini 2003). Volendo generalizzare, tra le diverse nazionalit, i filippini e i cinesi della prima generazione tendono a seguire traiettorie autoreferenziali allinterno della propria comunit, riducendo di fatto le opportunit di socializzazione e di lavoro nella societ ospitante. Tale inadeguatezza da parte delle reti sociali ha anche unorigine storica. Da una parte, limmigrazione in Italia un fenomeno relativamente recente, che non ha ancora permesso alle reti intra-comunitarie di collocarsi e interagire con le reti presenti nella nostra societ in modo capillare e sufficiente; cio a garantire canali di inclusione oltre alla manodopera subalterna62. Dallaltra, lassenza di sistematicit e di programmazione razionale dei flussi migratori ha scontato non solo la loro scarsa regolamentazione nel tempo, ma anche la mancanza di forti relazioni bilaterali con i paesi di provenienza; relazioni che altri paesi europei hanno conosciuto sin dai tempi della colonizzazione e della decolonizzazione (Sayad 2002:92)63. Il passaparola che si articola allinterno delle reti costituisce certamente il canale principale per la diffusione di informazioni, soprattutto nelle situazioni di emergenza, come la ricerca di un alloggio. Ma, ancora, non possiamo considerare le reti come un inanellamento di rapporti caratterizzati da una sorta di
Listinto iniziale quello di cercare qualcuno che abbia la stessa appartenenza etnica. Int. 7: Allinizio, se vedevo qualcuno con il colore come me, cercavo qualcuno (come me). 62 Int. 19: Quando uno arrivava allepoca o si stabiliva a Roma o a Napoli o in Sicilia, e l tutti i senegalesi che cerano, erano della etnia Laob, quindi quasi tutti che vendono, anche in Senegal fanno quel lavoro l. Quando arrivi loro (gli italiani) se ne fregano se hai studiato o non hai studiato, ti dicono qua c questo e devi farlo per sopravvivere. 63 I primi ingressi degli algerini in Francia si collocavano in realt allinterno di un progetto deliberato e alimentato da percorsi ben delineati, come larruolamento e la precettazione per lindustria bellica per la prima guerra mondiale. 194
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fissit e solidit, come se le catene rappresentassero un viatico sicuro allinserimento. Piuttosto, bisogna considerare le difficolt dei percorsi continuamente dinamici e incerti, individuali o di famiglie isolate, per linserimento sociale e lavorativo. Questi percorsi, infatti, sono orientati sia dal desiderio di uscire dagli ambiti di socializzazione delimitati dalle reti intra-comunitarie stesse, sia caratterizzati da incontri che avvengono anche casualmente, allinterno di percorsi individuali che ambiscono a posizioni sociali e lavorative, che le reti etniche non possono fornire. Inoltre, levidenza empirica dellindagine conferma la centralit, nei processi inclusivi, dellevoluzione del ciclo migratorio, da cui interessata una data rete o comunit su base etnica. Linserimento risulta essere pi o meno gestibile a seconda delle risorse e conoscenze capitalizzate nel tempo, e del livello di reciprocit delle relazioni allinterno della rete medesima (Avola, Cortese e Palidda 2003).

4.3.2. Alla ricerca di una identit


Lassociazionismo e i rapporti sociali Dover affrontare un paese con lingua, abitudini sociali e culturali diverse, mette a dura prova lidentit dei migranti. La difficolt a negoziare modelli culturali differenti non si limita allimpatto iniziale, ma sottende tutto il processo di integrazione, perch gli stranieri sono sottoposti, nellandar del tempo, a continui cambiamenti, anche in relazione alla natura dei vincoli economici e giuridici che si incontrano nel percorso insertivo. Per capire come linterazione prenda forma nel tempo, si particolarmente focalizzata lattenzione sullanalisi dei rapporti sociali, dei canali che si attivano tramite lassociazionismo e i gruppi religiosi, degli ambiti possibili di socializzazione64 e delle risorse di cui dispongono gli individui e le reti collettive. Bisognerebbe innanzitutto operare delle distinzioni, seppure generali, a livello di nazionalit, poich il portato culturale, con precisi valori ascritti, ancora incide fortemente sulle prime generazioni di immigrati. Ogni gruppo etnico si riconosce in una cultura caratterizzante, che costituisce il sostrato su cui si impiantano le identit individuali e collettive, entrambe comunque mutevoli nel tempo. possibile osservare, a grandi linee, che i
64 Lintegrazione sembra riuscire meglio nella dimensione spaziale e temporale dei paesi di provincia piuttosto che in citt. Int. 3: Secondo me s (lintegrazione riesce meglio in paese), perch un po come in campagna, tutti ti conoscono. In citt c sempre questa corsa che non finisce mai, (le persone) non hanno mai tempo. Noi in Africa diciamo che la gente di campagna sono pi aperti, ma penso che cos anche qui. Tutto mondo paese in citt non si ha fiducia di nessuno.

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cinesi e i filippini si distinguono per il forte sostegno e mutuo aiuto intracomunitario. Tali gruppi tendono a mantenere una vita comunitaria propria, quasi parallela a quella della societ ospitante, perch investono fortemente sul proprio capitale sociale65, con il rischio di ridurre al minimo i contatti e le relazioni sociali con gli autoctoni:
I cinesi, tra loro, si aiutano tantissimo, stanno sempre insieme per tantissime cose; anche economicamente loro si aiutano tantissimo. Qui in Veneto alcuni dicono: arrivano i cinesi, aprono subito il bar, da dove prendono i soldi? E perch ci aiutiamo tanto. Si prestano i soldi senza nessuna garanzia, sulla parola, per questo si riesce ad aprire una attivit in breve tempo66.

Considerando anche le differenziazioni non solo per nazionalit, ma anche per diverse generazioni di immigrati, si pu rilevare come gli stranieri giunti con le prime ondate migratorie, come i senegalesi e i nigeriani, abbiano costituito sostanzialmente un sistema migratorio fatto per lo pi di uomini soli, che hanno mantenuto nel tempo un atteggiamento comunitario e aggregativo, riproducendo cos la loro abitudine a considerarsi membri di un gruppo e di una comunit67. I principi della solidariet e di reciprocit, alla base del capitale sociale (Harriss, de Rienzo 1997), sostengono in particolare i membri delle associazioni di stranieri. Tali associazioni svolgono anche un significativo ruolo di intermediazione con la societ di accoglienza, fornendo opportunit concrete ai soci per conoscere meglio il territorio e prendere contatto con altre associazioni ed istituzioni italiane, ma offrendo anche diversi servizi per i connazionali:
Abbiamo trovato questo gruppo di volontariato (italiano) con loro che siamo partiti, ci hanno insegnato tante cose e ci hanno aiutato di andare avanti per conoscere il territorio e avere contatti con le autorit. Adesso no, ma due/tre anni fa noi avevamo uno sportello ambulante della Questura di Treviso ci ha dato la possibilit di dare appuntamenti agli immigrati. Anche per lAmbasciata, noi raccogliamo documenti, passaporti, legalizzazione dei certificati di matrimonio, di nascita68. Per adesso lassociazione compie di pi il livello sociale, per aiutare quelli di noi che sono disoccupati, che hanno problemi; quelli che sono decedu65 Cfr. Light and Gold (2000) in Ambrosini (2003:10), che riporta la realt indicata dal termine guanxi relativamente allabilit nel costruire relazioni sociali vantaggiose, nel conservarle, e poi nel richiamarle per avere aiuto nella propria attivit. 66 Int. 4, Padova, uomo cinese, 25 anni, celibe, socio di unassociazione di servizi ai consumatori. 67 Qui si intende abitudine nel senso di habitus, come insieme di determinazioni strutturali culturali e sociali che vengono attuate individualmente (Bourdieu 1977). 68 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio.

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ti qua (in Italia) e bisogna trasferire il corpo nel Senegal, noi ci occupiamo di pi di questo69.

Le associazioni di stranieri, laiche o a sfondo religioso, possono svolgere davvero un ruolo catalizzatore per gli immigrati, anche per il consolidamento delle proprie tradizioni e identit culturali:
(Lassociazione) un punto di riferimento e abbiamo cominciato cos a mettere insieme un po di famiglie. Perch se mantieni la cultura mantieni (allo stesso tempo) la dignit umana. Perch se uno si vergogna di essere rumeno (non va bene). (Se io mi vergogno) non esco pi tra la gente, non faccio nemmeno amicizie (con) gli italiani, vivo chiuso (isolato)70.

Lindagine conferma come le associazioni non rappresentino, comunque, lintera comunit; aspetto che contraddistingue invece la convivenza degli immigrati in altri paesi europei, configurando quartieri riconoscibili a seconda delle nazionalit di provenienza. Nella nostra regione la base sociale del migrante sembrerebbe piuttosto definita da reti e catene a carattere individuale (Marazzi (2005)71. Non tutti gli stranieri conoscono le proprie associazioni di riferimento, dimostrando anche il rischio di auto-referenzialit di questa sorta di agenzia di auto-sostegno, in primis, per i diretti interessati. A volte, anche i gruppi religiosi, solitamente vissuti positivamente, possono suscitare rancori tra gli stessi connazionali, che non si sentono riconosciuti:
C la comunit, ma (sta) dentro alla moschea, e questo per me un male, perch quella gente isolata, anche queste donne (marocchine) non riescono a inserirsi con gli italiani. Io sono contro, perch (dico ai capi della moschea): non state facendo i musulmani veri, state facendo i vostri interessi, state approfittando sulla gente ignorante, quella che c qua (in Veneto), giocando sulla religione! un male, (questi capi) impediscono una integrazione vera e propria Mi ha dato molto fastidio questo approfittare del potere (religioso) su questa gente (pi semplice)72.

69 Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 70 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 71 Il fatto che non esistano comunit spazialmente costituite visto con favore dagli stessi stranieri. Int. 12: Supponiamo che tutto questo quartiere senegalese, la polizia non pu mai scoprire tutto il giro che sar l. Poi emarginazione, e anche pericolo. Crescono delle gang, e prima che la comunit se ne rende conto, pronta per scoppiare. 72 Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale.

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A ben vedere, con i riscontri forniti dalle diverse testimonianze, pu diventare fuorviante parlare solo di reti, perch un tale discorso tende a schiacciare le differenze degli attori, non approfondendo la costruzione sociale dei rapporti, anche di potere, che si stabiliscono tra gruppi diversi allinterno delle reti. Le caratteristiche personali sono, quindi, determinanti nellorientare il percorso di integrazione. Di fatto, sono coloro che vivono posizioni sociali e lavorative pi marginali a ricorrere alle reti etniche come unico punto di riferimento, a causa di unassenza di istruzione superiore e di un mercato del lavoro che non facilita linserimento a livelli qualificati. Le storie, invece, che parlano di una integrazione oggettivamente avvenuta, sono allinsegna di un maggiore adattamento alla societ ospitante, grazie allutilizzo di risorse proprie e di canali autoctoni73; nonch allacquisizione di conoscenze dei meccanismi e delle logiche interne alla societ ricevente, riuscendo a realizzare un percorso di inserimento ottimale:
Per me integrarsi, (vuol dire) prima conoscere (il contesto). Tu per integrarti in una societ prima devi conoscerla e poi farsi conoscere; se vado in una societ devo conoscermi, devono sapere come sono fatto (io). Poi (occorre) il rispetto e la pazienza, perch non facile integrarsi in una societ74.

Questi cittadini stranieri tendono a differenziare la posizione del singolo rispetto alla rete, puntando sullallargamento dei propri orizzonti, delle diverse e variegate sfaccettature identitarie, diversificando cos la tipologia dei rapporti sociali e allentando, alloccorrenza, anche i rapporti con i connazionali. Esiste pure il timore di non riuscire a sostenere la pressione delle richieste di aiuto che provengono dai connazionali:
Io ho pi amicizie con gli italiani. Sono molto, molto legata con gli italiani. Sai, (da parte delle) filippine, con quel lavoro (di mediazione culturale) che ho adesso, c tanta invidia. Ogni volta che vado (in chiesa con la mia famiglia), sempre (gli altri filippini mi chiedono) queste informazioni, informazioni (sulla burocrazia) e io (dico): basta, oggi domenica! (Perch non sempre voglio rispondere)75. (ho) pi (amici) italiani ho solamente pochissimi amici del Marocco che stanno qui. Perch, uno, non ho tempo, perch lavoro tantissimo; e due, ho notato che nel Marocco c molta differenza di cultura; quindi arriInt. 7: Avevo alcuni amici italiani che abitavano a Venezia, loro mi aiutavano per qualsiasi cosa. (Tra i) Bangla ho trovato poco, neanche domandavo delle cose, perch sapevo che non sanno dire neanche loro (le informazioni giuste). Quelli che mi hanno dato tanto aiuto sono gli italiani. 74 Int. 27, Belluno, uomo marocchino, diplomato, 38 anni, sposato, due figlie, operaio. 75 Int 23, Padova, donna filippina, diplomata, 40 anni, sposata, due figli, mediatrice culturale. 198
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vano sempre dei problemi tramite queste amicizie. (Gli altri marocchini mi dicono:) ho problemi di casa, voglio venire a vivere da te! Io sono sempre predisposto ad aiutare le persone, poi per cercano di approfittarne, quindi (mantengo un distacco)76.

Tuttavia una solidariet di tipo reattivo (Ambrosini 1999, in Avola, Cortese e Palidda, 2003) sorge nel caso di emergenze di ordine materiale, o per difendere i propri connazionali di fronte alle rappresentazioni sociali fomentate dai media. Pertanto, anche chi segue traiettorie personali per il proprio posizionamento allinterno della societ autoctona, si sente responsabilizzato verso i propri connazionali77. Le storie personali raccolte mostrano anche le differenze tra chi vive da single e chi ha invece la responsabilit di una famiglia, con il difficile compito di mediare le conseguenze, non sempre facili, di un ricongiungimento familiare, con le opportunit di socializzazione78 e le difficolt per le famiglie transnazionali79. I ricongiungimenti familiari vanno ad incidere profondamente sui progetti migratori, richiedendo nuovi sforzi anche alle associazioni di stranieri:
Quellassociazione labbiamo creata noi, quando abbiamo visto che i problemi stanno aumentando visto che noi stiamo crescendo, che abbiamo le donne e minorenni, abbiamo bisogno di tantissime cose. Non viviamo pi come eravamo noi solo adulti, perch io me ne fregavo di stare (qui in una citt piuttosto che unaltra). Ma adesso con la famiglia, dobbiamo vedere prima di tutto dove vivono questi minorenni, gli alloggi, leducazione che ricevono80.

Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. Int. 16: Quando uno muore, noi (marocchini) dobbiamo portarlo a casa. Per trovare 5 milioni (di lire) bisogna andare in giro dai connazionali a fare colletta, per mandare quella persona (la salma) Forse su questo punto siamo pi solidali. Visto che adesso non c una legge che tutela gli immigrati, per i musulmaniun cimitero secondo i riti di Maometto e di Abramo. 78 Int. 10: Devi avere tanto tempo a disposizione per conoscere, per partecipare alle iniziative... Prima che (moglie e figli) venissero in Italia avevo pi tempo a disposizione. Quando sono venuti loro le cose sono cambiate radicalmente. Devo lavorare di pi. 79 Int. 4: Io e mio padre non siamo tanto attaccati perch io da piccolo sono vissuto con mio zio, poi quando sono venuto qua (in Veneto), lui tornato di l (in Cina). Lui ha una mentalit un po vecchia io ho una mentalit europea per cos dire, quando parliamo daffari non andiamo daccordo. 80 Int. 16, Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa.
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Lidentit multipla
Il discorso sullintegrazione, che richiama i concetti di adattamento e assimilazione (Sayad 2002:289), non pu quindi fare a meno di una analisi delle identit, dove i processi mimetici dellacculturazione (Fabietti, Malighetti e Matera 2002) rischiano di trasformarsi in attitudini camaleontiche, per nascondere una sorta di antinomia interiore. Gli stranieri sono impegnati in una sorta di vestizione psicologica, dovendo rivestire ruoli continuamente diversi, non solo sociali, ma anche culturali81; in tale processo generano una complessa e, anche, una contraddittoria identit, vista la continua rielaborazione di valori e ladeguamento, pi o meno subto, ai codici culturali locali. Nella molteplicit di riferimenti anche identitari, diventa difficile capire a quale identit dare priorit, cosicch le reazioni agli eventi, che si concatenano nel processo insertivo, possono essere le pi diverse. Per alcuni, il rischio di auto-emarginarsi, non solo nellisolamento protetto di certe associazioni, ma anche nel fare riferimento a gruppi religiosi esclusivi:
(Sono credente) della chiesa evangelica che si trova a Mestre. (Ci) andavo spesso tre anni fa, adesso no. Mia madre va ogni domenica perch una chiesa dove vanno i cinesi. Solo per i cinesi un punto di riferimento, non so se per (i cinesi di) tutto il Veneto (La chiesa) un aiuto per quelli che non riescono ad inserirsi. (Attualmente) vado pochissimo Spesso parlano dialetti cinesi che non riesco a capire82.

La complessit delle identit si riscontra anche in un atteggiamento che sembra diffuso tra gli immigrati che non fanno parte di associazioni proprie. Per alcuni gruppi sembrerebbe una forma di distacco, se non addirittura di diffidenza, nei confronti dei propri connazionali e di altri stranieri83. Tale attitudine emerge anche perch le associazioni molto spesso hanno una configurazione gruppo-centrica, basata su relazioni familistico-

81 Int. 10: (Siamo) rumeni quando stiamo in Romania, italiani quando stiamo qua. Int. 27: S, (io) sono doppia identit Quando sono in mezzo agli italiani mi sento italiano e quando sono in mezzo ai marocchini mi sento marocchino Dentro di me non cambia niente perch io sono sempre quello, per dal modo di parlare, di comportarsi, se sei con uno, devi andare come va lui cerchiamo sempre di andare daccordo per forza, per integrarmi nella societ italiana devo adattarmi alla cultura italiana. 82 Int. 4, Padova, uomo cinese, 25 anni, celibe, socio di unassociazione di servizi ai consumatori. 83 Int. 1: Conosco solo quelli con cui vivo, perch poi gli altri (stranieri) non so cosa fanno. Questo posto, via Anelli (a Padova), ma anche non via Anelli, intendo dire gli africani, io non mi fido (di loro). Perch? Loro cercano solo i soldi, di diventare ricchi, solo soldi, soldi. Ma non sai come li trovano.

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parentali e di amicizia derivanti da provenienze comuni84. La separazione dagli altri connazionali, tuttavia, oltre a trarre origine da questa strutturazione dei gruppi e delle associazioni, pu anche sorgere dalla competizione che si scatena nellacquisizione di risorse sociali e materiali85:
Una volta cera poca gente (straniera qui in Veneto). Al lavoro io stavo bene, benissimo, per adesso trovo fatica. (Dei nuovi arrivati bangla) alcuni hanno coraggio, come ho fatto io, ma vedo che tanti, il 90%, non hanno coraggio (nel cercare lavoro), perch si trovano tanti problemi. (Colpa) anche loro perch sono venuti qua senza capire niente, senza esperienza, senza laurea, chiedono tutti un lavoro e un permesso di soggiorno, ma non facile. Non posso dire che colpa del Veneto In un certo modo anche d (fastidio questi connazionali) per la nostra gente86.

Lindagine fa emergere, in questo senso, le esistenze individuali; queste sono sempre pi ricche e complesse delle determinazioni sociali e culturali, poich le persone ricoprono una variet di ruoli sociali: allinterno della famiglia, della rete parentale e di connazionali, del luogo di lavoro e, in generale, allinterno della societ ospitante. Le identit che emergono, quindi, risultano essere molto pi articolate, perch le affiliazioni sono diverse in base a fattori socio-demografici e religiosi:
Anche la frequentazione di moschee divisa per nazionalit. E anche per confraternite Cattive relazioni no (non ne abbiamo con altri musulmani), ma ogni paese ha una cultura diversa, noi africani abbiamo una cultura un po diversa. la religione che ci unisce in certi momenti, il venerd, la festa del fine Ramadan. Ma i senegalesi non vanno sempre alla moschea, come i maghrebini87.

Nella ricerca di una identit stabile, anche lottenimento della cittadinanza diventa centrale, ma pu suscitare reazioni differenti tra gli immigrati, perfino in modo ambiguo, a causa dellidentit multipla che si viene a creare88. Per alcuni limpossibilit di mantenere la doppia cittadinanza diInt. 7: Ci sono diversi gruppi (bangla) adesso, secondo la citt di origine, ognuno voleva avere il suo (gruppo) Non lo so perch, loro non cercano (lintegrazione). 85 Int. 14: (Alle amicizie italiane) ci teniamo di pi una strana cosa, ma noi rumeni non siamo tanto uniti, c tanta invidia tra di noi, se uno riesce a farcela La povert li ha fatti cattivi, la povert ci fa cattivi Perch (quel connazionale) ha questo e io non lo ho?. 86 Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 87 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 88 Int. 6: Ci tengo a dire che sono del Marocco, perch non sono italiana. Perch anche se prender la cittadinanza io non creder mai che sar italiana, perch rimango sempre marocchina. LItalia il mio paese, perch dove c il mio bambino, qui c la mia famiglia, dove ho avuto i primi amori, quindi normale. 201
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venta un deterrente a fare richiesta di quella italiana, mostrando la rilevanza simbolica dellidentit originale. Per altri, pi rari, la naturalizzazione sarebbe un traguardo anche simbolico, che aiuterebbe a sentirsi cittadino italiano; per altri ancora sarebbe solo un mero strumento burocratico per una maggiore libert lavorativa e per una comodit nei movimenti transnazionali. Se la cittadinanza non offre appartenenze identitarie forti, comunque rappresenta un riconoscimento dellesistenza di queste persone nella nostra societ, con pari diritti:
Perch la legge (sullimmigrazione) che ti mette in quella condizione l (di inferiorit sociale). Adesso sono quasi 20 anni, che sono qua (in Italia). Non ho ancora la cittadinanza. Allora, la cittadinanza, non avendola, tante porte mi saranno chiuse sicuramente; se volevo entrare in un concorso e non avendo diritti in Italia, non esisto quasi. Il mio paese: cosa vado a fare? Meglio votare qua, perch qua che lavoro, qua che ho la mia famiglia, qua che educo i miei figli. (Comunque, sono) italiano in teoria, perch ormai sono senegalese89. Non tanto per quello che significa la cittadinanza, ma noi lo facciamo per il meglio di nostro figlio, vogliamo almeno che lui avr dei diritti (Voi) non sapete, perch come italiano non potete pensare di essere trattato come un cittadino di secondo rango90.

Non si pu, quindi, considerare come originarie e immutabili le realt etniche e le loro culture, perch lappartenenza identitaria si arricchisce di tanti elementi e le aspirazioni mutano nel tempo. Lidentit etnica, inoltre, nasce dallincontro tra ci che comunemente condiviso dal gruppo e ci che gli esterni gli attribuiscono (Marazzi 2005:36-38):
Io non so, non dico che sono italiana, una cosa che mi fanno capire gli altri, non una cosa che conosco io. Io ho sempre detto che sono marocchina. Per quando ho fatto il progetto (di mediazione culturale) lanno scorso, cerano queste donne (marocchine) Ho visto che loro mi considerano italiana, e questo non che mi piaceva tanto, ti d fastidio. Anzi mi hanno detto: guarda che tuo marito italiano, tu sei italiana, non fai parte di noi!91.

89 Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 90 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 91 Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale.

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Le donne e i legami familiari


Pur considerando che la maggioranza degli intervistati sono istruiti e di aperte vedute, rispetto alla media dei cittadini lasciati in patria, le mogli giunte per ricongiungimento sembrano dipendere maggiormente dal marito, che diventa il filtro rispetto a una societ da lui conosciuta prima e pi a fondo. Se si aggiunge la necessit di seguire i figli pi piccoli a casa, rimanendo nellambito domestico, il rischio di isolarsi per queste donne pu intensificarsi; ci pu anche incidere sui processi decisionali interni alla famiglia stessa, relegando le donne a posizioni ancor pi marginali:
Se c un problema vado prima a chiedere (a) mio marito, quando c qualcosa parlo con lui E dopo (con) le mie amiche qua (di Adria)92. un progetto (di mediazione culturale) che ho fatto, per aiutare le donne arabe, perch loro sono isolate, sono sole, non c contatto anche tra di loro, e allora non ci sono pi aiuti. Ho cercato di trovare (un luogo di) incontro, dove loro possono trovare amicizie e magari cercare anche lavoro, aiutarsi tra loro, tenere i figli. Questi sono legami che magari avevano gi in Marocco, ma qua non ci sono93.

I risultati dellindagine impongono comunque la necessit di operare delle distinzioni anche intra-genere, che aiutano ad evitare gli stereotipi:
Sono migrate tantissime da sole Le donne marocchine sono diverse, dipende da come una cresciuta, c quella sottomessa, quella che sa reagire, dipende. Per me il modello della donna marocchina quella che capo in famiglia sua, a casa sua. E la maggioranza sono cos. la donna davanti alla gente non deve superare il marito, senn diminuisce il valore suo94.

Lanalisi del genere femminile produce unulteriore riflessione trasversalmente alle nazionalit, facendo risaltare le differenze culturali e sociali nel progetto migratorio e nellinserimento lavorativo. Qui ci limitiamo a fornire solo lesempio indicativo delle donne filippine che, rispetto ad altre nazionalit, sono le vere apripista dellinserimento rispetto allintera famiglia, pur contando sul capitale sociale offerto dalla rete comunitaria:
Quando sono venuta qua (a Padova), c gi i miei parenti che mi hanno accolto. Dopo arrivato mio marito, nata mia figlia. Dagli altri paesi, gli
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Int. 15, Rovigo, donna marocchina, diplomata, sposata, due figlie, casalinga. Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 94 Ibid. 203

altri stranieri, pi forte luomo, e quindi parte per primo luomo, (poi la donna lo segue). E invece per le filippine c la mentalit che prima (la moglie) deve sistemare (le cose), (e poi) quando ha gi sistemato, allora prende il marito (che la segue). proprio la mentalit delle Filippine la donna che molto forte95.

Le donne straniere, nonostante tendano a costituire, a causa di certi vincoli culturali e sociali originari, un anello importante per la continuit culturale della famiglia e della comunit di appartenenza, contribuiscono al loro cambiamento, esponendosi allacculturazione mediante unoccupazione extra-familiare e tramite i figli in et scolare, che danno adito ad incontri con insegnanti e altri genitori autoctoni (Mariti 2003). La formazione di famiglie, infatti, porta a una maggiore ricerca di integrazione96, seppure crisi e conflitti fanno della famiglia unarena privata dove si ripropongono gli scontri di identit vissuti nel contesto sociale pi ampio. Conflitti intergenerazionali e matrimoni misti97 vanno ad influire pesantemente sulle scelte e sui percorsi di inserimento degli individui, anche a causa del difficile equilibrio tra i valori ereditati, che si vogliono tramandare, e i nuovi modelli valoriali della societ autoctona che bene o male si acquisiscono:
Quando io sono arrivata (a Verona), la mia famiglia era gi avanti (nellinserimento); parlavano tra di loro in italiano e io mi sono sentita straniera la mia famiglia non era quella del Marocco. La mia famiglia qua cambiata, o forse sono cambiata io. Qua vedevo le mie amiche che avevano questa libert e io non ce lavevo, allora io reagisco. Sono usciti fuori problemi anche con i miei fratelli, ma normale: in tutte le famiglie cos, (i genitori) cominciano a tirarti indietro sempre per riconoscere le nostre tradizioni, i valori nostri, e te spingi verso avanti. Ma poi piano piano si trova una via di mezzo98.

Int 23, Padova, donna filippina, diplomata, 40 anni, sposata, due figli, mediatrice culturale. 96 Int. 5: Quando hai un bambino devi programmare Noi ci diciamo: come mai non siamo integrati con gli italiani? Forse solo una questione di farlo passo a passo Perch per noi, chi sta crescendo figli qui, dovremmo farlo (di integrarci), perch i figli cresceranno. Adesso gi parlo con altri genitori, gli insegnanti noi stiamo cercando di integrarci, perch molto importante, sar di aiuto non solo per noi, ma anche per mio figlio. 97 Int. 6: Mia sorella pi giovane di me la prima che si sposata con un italiano, lhanno un po esclusa i miei genitori Allinizio sembrava chiss cosa: ah, la gente adesso parler male di noi, perch abbiamo sposato nostra figlia a un italiano, perch la gente dice che andiamo a prostituire!. 98 Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 204

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4.3.3. Lintegrazione vista con gli occhi degli stranieri: percezioni e valutazioni sulla nostra cultura e societ
Lintegrazione percepita: tra soddisfazione e scetticismo Il quadro relativo a come gli intervistati percepiscono la loro integrazione sembra costellato di contraddizioni rispetto alle valutazioni di un osservatore esterno, perch le rappresentazioni soggettive sul livello del loro inserimento non solo subiscono linfluenza culturale dellarea geografica di provenienza, ma anche quella concernente le esperienze personali, vissute allinterno del percorso migratorio. Appare significativo, dunque, dare voce agli stessi cittadini stranieri, ma contestualizzando le dinamiche che si attivano nei processi di integrazione, per tentare di decifrare e descrivere tali rappresentazioni99. Il primo dato riscontrato lassenza dellautomatismo per cui solo le persone che dispongono di risorse, finanziarie e formative, riescano a sentirsi pi facilmente parte della societ ospitante. Infatti, i giudizi pi critici, sulla capacit di accoglienza del territorio di approdo, sembrano provenire maggiormente da coloro che sembrano pi adattati al sistema culturale e valoriale della societ ricevente. Lapparente contraddizione sfuma quando si va a guardare come le persone pi critiche sono coloro che hanno abbandonato, per le pi varie ragioni, posizioni di maggiore prestigio sociale nei rispettivi paesi, in relazione a quelle acquisite nella societ ospitante, nonch in relazione alle prospettive ed opportunit che man mano si presentano nel processo di integrazione. Tra coloro che coltivano una rete di relazioni sociali diversificate, segno di un processo di integrazione pi maturo, emergono due tipologie di persone. Da una parte, vi sono coloro che si sentono integrati ed esprimono un giudizio positivo del contesto veneto. Non forse un caso che queste persone si muovano, soprattutto rispetto alla dimensione lavorativa, allinterno di ambienti in qualche modo protetti, trattandosi spesso di persone occupate nellassociazionismo, nella mediazione culturale e nei gruppi religiosi, dove vi maggiore interazione tra italiani e stranieri100. Dallaltra, rilevante notare che, a esprimere scetticismo sulle opportunit concrete di integrazione, sono stranieri che si sono formati nelle nostre scuole superiori,
99

La necessit di unoperazione ermeneutica sulle rappresentazioni prodotte dagli stranieri deriva dalla loro difficolt di parlare dellintegrazione, se non a posteriori. Come sostiene Sayad (2002:287): Se ne constata la fine, il risultato, ma non pu essere colto nel corso della sua realizzazione perch un processo continuo, implicato in ogni istante della vita, in ogni atto dellesistenza, e a cui non possiamo attribuire un inizio e una fine. 100 Int. 10: (Il movimento dei focolarini) mi ha aiutato molto, ho conosciuto tanta gente, mi aiutavano in tutti i modi. Il primo modo era di aiutarmi a trovare un lavoro, e poi starmi vicino, darmi questa sicurezza, aiutarmi con le parole, con un saluto. 205

che hanno amicizie con coetanei italiani e che conoscono in modo pi approfondito la cultura e la societ italiana. Costoro ritengono che la loro appartenenza etnica possa pregiudicare in parte una pi profonda integrazione, con particolare riferimento allambito lavorativo101, proiettando in tale giudizio una radicalizzazione delle differenze etniche:
Secondo me qua (in Italia) non ci sono le opportunit eque per gli stranieri. Se vado a cercare un lavoro (e lo trovo), non che faccio la stessa carriera degli italiani; comunque sono meno competitivo sullaspetto fisico, sul fatto di essere uno straniero. Ci sono anche le persone gentili, per sono anche troppo gentili: ti do un aiuto, ti do una mano! Ti considerano (sempre in stato di) bisogno102. Credo che lanno prossimo inizio luniversit. Adesso sono ancora indecisa se studiare qua o tornare in Cina. Perch in Italia non vedo tanti lavori, tante possibilit essendo cinese, di carnagione gialla, non come essere italiana. Qualche dubbio ce lhai, non sai mai se riuscirai a incontrare una persona giusta (per la selezione sul lavoro), che sia sviluppata su questo lato103.

Quando matura la consapevolezza dellimpossibilit di una integrazione soddisfacente, che tenga conto dei titoli di studio e delle aspirazioni personali, si diventa pi scettici e si profila un approccio di tipo strumentale alla permanenza in Italia; si cerca, cos, di guadagnare il massimo del denaro con lidea di tornare nel proprio paese104. Il paradosso , invece, che coloro che sono oggettivamente privi di risorse finanziarie, di titoli di studio e che rimangono confinati nella marginalit, se non possono affermare di essere integrati, esprimono giudizi pi positivi della propria permanenza sul nostro territorio, considerandosi dei privilegiati: Non potevo fare niente stando l (in Nigeria). Ma qui sto bene, in Italia. Non come l in Nigeria. Per es. qui se suoni ad una casa per vendere qualcosa, ti chiedono: cosa vuoi? Ma in Nigeria, non ti aiutano, ti mandano via. Qui invece ti dicono anche di entrare in casa. E non c razzismo per la ricchezza C pace105.

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Si tratta di un pre-giudizio nel senso che queste persone non si sono ancora affacciate al mondo del lavoro in modo sistematico; tuttavia importante registrarne le percezioni. 102 Int. 28, Belluno, uomo cinese, 24 anni, celibe, studente universitario. 103 Int. 25, Verona, donna cinese, diplomata, 19 anni, nubile. 104 Int. 5: Allora lidea cos: lavorare qui (in Veneto) e poi spendere l (nelle Filippine) Rispetto ai soldi e lavoro, meglio vivere qui. 105 Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 41 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 206

(Qui in Veneto) pi pulito. Qui tutti parla bene; nessuna volta ho sentito cose cattive perch sono una straniera, dappertutto ho trovato gente gentile Da noi (in Romania) non si parla troppo bene la gente pi dura, qua io non ho trovato (gente) cos106.

Non pu tuttavia sfuggire il particolare che tali rappresentazioni spesso provengono da persone, che hanno abbandonato contesti molto pi difficili rispetto al paese di approdo. anche da notare che, visti gli ostacoli allinserimento, questi migranti consegnano unimmagine di rinuncia ad avanzare pretese di integrazione e convivenza paritaria con la comunit ospitante. Prefissandosi degli obiettivi modesti e pi facilmente raggiungibili, dimostrano di accettare le ristrettezze in cui vivono, anche perch minimizzate rispetto a quelle vissute nei contesti di provenienza107. Dalle narrazioni si evincono diverse riflessioni, maturate secondo le proprie esperienze, su ci che gli stessi stranieri intendano per integrazione e come la vivano. La maggioranza dei casi dimostra unambivalenza, e a volte unambiguit, tra la volont e la necessit di integrarsi; rivelando, cos, la ricerca di un bilanciamento delle contraddizioni derivanti dalla molteplice identit, sociale e culturale, che si va sviluppando:
Per noi filippini difficile integrare con gli italiani, siamo un po timidi per integrare, siamo una mentalit un po chiusa. Alcuni filippini pensano che, quando veniamo in Italia, gli italiani siano a un livello superiore culturalmente. (Io) penso, perch noi siamo in Italia, dovremmo adattarci alla cultura di qui Forse ci siamo abituati a non tentare di integrarci, perch non conosci la lingua e quindi ti tieni spazio solo con i tuoi concittadini. Perch non sei un buon filippino se dimentichi la tua lingua cos sei pi facilmente identificabile. Non credo che gli italiani debbano cominciare questo siamo anche noi filippini che dobbiamo tentare. Forse perch noi stiamo aspettando che loro ci invitino (ma) non succede. Loro non invitano108.

106 107

Int. 2, Padova, donna rumena, scuola media, 53 anni, divorziata, assistente familiare. Int 1: Mi sento bene (qui in Italia), ma perch non pensavo alto. Quando non c malattia si sta bene. Mio figlio pi grande vuole venire qui, ma io gli ho detto che non ci sono soldi adesso, non voglio che soffra quello che ho sofferto io Ma da quando sono in Italia non ho problemi, anche perch faccio tutto come legge dice... Dio ha scelto per me. 108 Int. 5, Venezia, uomo filippino, diplomato, 33 anni, sposato, un figlio, portiere notturno in albergo. 207

Lintegrazione come processo di adattamento ai canoni del contesto sociale locale A evidenziare la contraddizione identitaria, a volte irriducibile e anche confusa, sono anche le storie in cui la socializzazione primaria e secondaria avvenuta nel nostro paese, non solo dei giovani-adulti (ultradiciottenni), ma anche dei minori giunti per ricongiungimento tra i 12 e i 14 anni. Queste differenti figure sociali, pur percependo un inserimento facilitato tramite la frequentazione delle nostre scuole e la diversificazione di reti sociali e personali, mostrano unappartenenza simbolica alla cultura di origine ancora forte. Questo significa, per usare le parole di un intervistato, che, seppure necessario adattarsi al contesto sociale in cui si vive quotidianamente, (lobiettivo di restare) appartenente alla cultura di origine109. Forse senza sorpresa, vista la contaminazione culturale operata tramite la nostra educazione scolastica, alcuni stranieri sostengono di non essersi mai posti il problema di essere o non essere integrati, ma, volendo rispondere, hanno riservato anche valutazioni critiche:
Non so se esiste lintegrazione. una cosa su cui non ho mai pensato, per se ci devo pensare adesso, non so se esiste. Perch io sono integrato tutti dicono che io mi sono integrato. Mi vesto come voi, forse meglio per certi versi; parlo bene come voi. Ma non posso dire che sono integrato perch sono integrato s con le persone che mi conoscono, che sono i miei amici, (ma se) non mi conoscono, ci sono delle persone scettiche. Quindi non so se esiste lintegrazione. Forse non esiste, una parola che stata inventata110.

soprattutto tra chi migrato da decenni, che la contraddizione identitaria sembra in parte risolta, poich non concepisce la cultura come un entit astratta e chiusa, ma una realt dai confini mutevoli, dove lacculturazione viene vissuta come un processo naturale:
Si cerca sempre di mantenere la cultura (di origine). Quando una persona arriva qua cieco (Adesso) non mi serve pi di lottare per mantenere la mia cultura, perch so che non mi scappa pi perch sono gi maturo, penso, e anche integrato. Anzi ti arricchisci, diventi un buon cittadino (nella nuova societ)111.

Se si va ad indagare in modo pi approfondito, ad emergere non sono tanto le differenze culturali (e le testimonianze personali che si differenziano allinterno dello stesso gruppo etnico lo confermano), ma piuttosto le
109 110

Int. 28, Belluno, uomo cinese, 24 anni, celibe, studente universitario. Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. 111 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 208

problematiche di tipo sociale, come la marginalit e il mancato riconoscimento sociale:


Devo dire che a livello di lavoro (il Veneto) una bella zona, offre opportunit. A livello personale purtroppo d molto poco, a livello di contatto umano. Io alla fine sono fortunato, perch riesco ad esprimermi molto bene, riesco a presentarmi in una maniera di un certo livello. In effetti qualcuno spesso vorrebbe che io parlassi male litaliano, cos mi prende in giro; cio trova quel punto debole, no? E io non gli lascio mai spazio, addirittura gli do la risposta subito, e, a quel punto, dicono: ah, ma ti si uno dei nostri!112.

Con questo non si vuole sottovalutare il ruolo delle differenze culturali, ma queste possono agire sia da collante che da divisorio allinterno dellazione sociale. Il divario culturale va inteso non solo come causa, ma anche come conseguenza dellassenza di integrazione concreta sul piano sociale113. Le carenze, allora, sono da ritrovarsi soprattutto nellarena dellinterazione sociale, nelle opportunit e limiti strutturali di socializzazione114 e di partecipazione alla vita civile:
Limmigrato deve pensare cos: costruire qua con l Italia, cercare di integrare non solo come forza di lavoro bassa, ma anche partecipare alle idee, ai progetti dellItalia. Perch cos lo vedi integrare meglio, perch se lui () rimasto sempre isolato, solo per lavoro, non si integra mai, non si integrer mai (Se ) sempre casa e lavoro, casa e lavoro, dopo resta quella distanza fra immigrati e i cittadini originari115.

Per entrare nei meccanismi della societ Veneta, sembrano dire questi intervistati, occorre procedere sapendo coniugare tradizione (cultura di origine) e innovazione (cultura del paese ospitante). Tuttavia ladattamento al contesto di approdo risente in parte della contraddizione che accomuna pi o meno tutti gli intervistati, gi rinvenuta in altri studi sullimmigrazione (Sayad 2002:102-103); ossia la condizione di percepirsi in uno stato di permanenza provvisoria, che tuttavia continua a perdurare. Una simile posizione porta ad esperire quasi due vite parallele: da una parte continuando a vivere e ad adattarsi alle condizioni della societ di accoglienza; e, dallaltra, immaginarsi presto o tardi nel proprio paese a godersi i frutti di tanti sacrifici. Questa contraddizione rievoca lidentit dicotomica che si
112 113

Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. Cos, una volta usciti dal luogo e il tempo del lavoro condiviso con gli autoctoni, alcuni stranieri tendono a ritirarsi nel pi familiare universo delle proprie reti. 114 Int. 18: Qua quando tu non lavori non si sa cosa fare. Per noi in Marocco no, quando viene fuori si parla. Abbiamo un bar, puoi stare tutta la giornata l, c sempre un tipo che parla. Qua il tempo.cosa fai? Tutti al lavoro e non ci sono (spazi) allora un po dura. 115 Int. 18, Vicenza, uomo marocchino, laureato, 34 anni, sposato, operaio. 209

vive nel conformarsi al contesto di arrivo, ma mantenendo insieme valori e identit legate alle culture di appartenenza, come un baluardo di sicurezza:
La contraddizione (che si vive a livello personale) rischia di portare a una strada sbagliata, se lasci (la tradizione). Appena (sei) arrivato qui, e pensi che tutto quello che avevi era sbagliato, (allora) il rischio di perdere tutto (della tua identit)116.

Seppure migrati ormai da anni, lidentit culturale di appartenenza viene rinnovata dai contatti che si mantengono con la propria famiglia di origine; questa pu estendere il suo dominio patriarcale nelle scelte matrimoniali, nella decisione di tornare a casa e di inviare rimesse:
una cultura, seguita da noi, sai, noi sappiamo quello che dicono i genitori. Quello che dicono loro, devi rispettare sempre. Se vedo in giro per il mondo, (ci) non mi piace al 100%... ma ho seguito la tradizione. Ho pensato: posso decidere io qualcosa. Per brutto, che tuo cognato, tua mamma (possono reagire) con rabbia. Meglio evitare117.

Percepire e non percepire le discriminazioni sociali Una riflessione sul livello di integrazione non riguarda solo le volont e le capacit da parte dei migranti di inserirsi, ma richiede anche una valutazione della societ ospitante. Da parte degli intervistati, seppure nella variet delle interpretazioni, si riscontrato un iniziale tentativo di minimizzare il fenomeno della discriminazione, e la tendenza a negare, quasi con un atteggiamento di rifiuto118, che questo potesse coinvolgere anche loro stessi. Cercando di insistere sullargomento, si potuto constatare la sofferenza di ammettere una realt, che si cerca quasi di celare a se stessi e/o di assolvere con toni, se non giustificatori, comprensivi verso gli autoctoni, ribaltando la questione sulle proprie capacit di superare una sorta di impasse:
Per fortuna sono comprensivo e sono tollerante, perch non mi sento mai (offeso). Tanti (connazionali) si lamentano, dicono che c la discriminazione, (che) c razzismo. Se tu lo senti, se ti senti inferiore, l, lo percepisci subito; ma se non lo senti, capisci la gente, ognuno ha la sua mentalit, (e) bisogna capire come la gente . Io per fortuna non ho questo problema. Ci sono tanti (stranieri) che hanno subito la discriminazione, questo s, ma forse dipende anche dalle persone, dal loro modo di vita, di reagire. Pu darsi che ho un colo116 117

Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 118 Int. 12: Questa parola (razzismo) non mi piace neanche nominarla, perch dicendo a qualcuno che sei razzista, come sentirmi inferiore a lui. 210

re che non piace Se una persona saggia, non sente linferiorit con nessuno; come anche non sente la superiorit di nessuno, cos riesce (ad) andare avanti senza subire119. (i razzisti) possono essere ignoranti, dipende dalla persona. Giudicare non mi piace. Il razzismo, non so dove (l) ho letto, come una autodifesa, che spontaneamente esce Quindi il razzismo una cosa naturale dentro di te, per non devi mandarlo fuori120.

Alcuni intervistati hanno ammesso lesistenza del fenomeno anche nei propri confronti, ma evidenziando il loro atteggiamento reattivo. In realt, le narrazioni ripropongono le rappresentazioni collettive delle differenze culturali, quando di fatto la discriminazione agisce a livello sociale, imbastendo determinati rapporti di potere:
(la) discriminazione, non dico tutti i giorni, ma quasi, la affrontiamo. Purtroppo cos con tutti i colori (di pelle) possibili e immaginabili. Allora, finch io sono inferiore sulla scala sociale, (agli italiani) va bene. Dal momento che sei meglio di qualcuno, (questi) non ti sopporta pi. chiaro che, comunque, il discorso del colore, del Marocco il lineamento dellAfrica c. chiaro che a qualcuno d fastidio non sei un nostrano, come dicono loro121.

I giudizi e le valutazioni espresse sulla nostra societ, sottolineando anche il ruolo dei mass-media nellalimentare rappresentazioni negative degli immigrati, segnalano una certa estraneit, dove lo scarto culturale risiede soprattutto nelle diverse modalit dellagire sociale, perch informate da parametri culturali originali:
(Nella vostra societ c) legoismo soprattutto. (Molti italiani dicono): Ho fatto la mia strada, dellaltro non me ne frega. Ho fatto i miei soldi, che (gli altri) si arrangino. Invece la nostra (cultura) pi solidale, pi comunitaria. Cio, tu devi interessarti del tuo prossimo perch quando luomo al centro di tutto, tu hai tutto. Tu vai a cercare i soldi, io vado a cercare gli uomini. Sicuramente io andr pi avanti, pi lontano di te; perch coi tuoi soldi soffrirai, sarai infelice, avrai tutti i problemi del mondo da solo. Con i miei uomini, sono povero, (ma) che vita allegra che avr122.

119 120

Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 121 Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. 122 Int. 19, Treviso, uomo senegalese, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, capo turno in azienda e mediatore culturale. 211

A volte, ci si sente rifiutati dalla societ ricevente a livello strutturale, dove, anche a fronte della presenza di reti sociali allargate, si avverte unassenza di relazioni paritarie, che ostacola il processo di integrazione:
(I marocchini) sentono questo distacco dagli italiani, e si sentono rifiutati. E si capisce questo, ma anche perch ne hanno combinate di tutti i colori (con la droga, etc.). Perch non sono stati inseriti (dalle istituzioni) nella maniera giusta come gli altri stranieri, infatti vengono visti male Allora (i marocchini) vedono lAltro, non vedono litaliano Noi siamo noi e loro sono loro. questo che vorrei un po cambiare123. Ho parecchi amici tra italiani e senegalesi e anche (di) altre nazionalit, ne ho parecchi. (Ma non mi sento) inserito no. Perch difficile per un immigrato, fino adesso di inserirsi. Perch finch ci sono barriere che (gli italiani) ti fanno vedere che sei dallaltra parte, o che ti vedono sempre diverso di inserirsi non c ancora (la possibilit). (I rapporti sociali in Italia) sono molto, molto freddi sempre diverso tra straniero e italiani124.

Alcuni ritengono che la nostra societ sia diventata, recentemente, perfino pi ostile:
Sopratutto in questo periodo ho limpressione che gli italiani, uso un termine un po (forte), odiano i cinesi (per) linvasione economica. Vedono questo sviluppo economico cinese non come una opportunit, ma come una sfida. Perci, dico, voi italiani non siete ancora abituati a vedere gli stranieri125. Dopo l11 settembre le cose sono cambiate, una cosa che fa un po paura, perch noi (stranieri) prima vediamo lEuropa come la zona dove si pi sicuri, pi diritti. Per dopo questo avvenimento (la domanda :) questi diritti uguali per tutti, o solo una parte dei cittadini? E allora qua le parole che dice: la legge uguale per tutti! un po una domanda126.

In particolare un giudizio negativo emerge nei confronti di come la famiglia vissuta da noi:
Mi piacerebbe molto sposarmi, avere dei bambini, (per) mi piacerebbe molto allevarli in un paese arabo. (L) trovo il rispetto per le persone anziane, per i genitori, per la famiglia, leducazione, la cultura. Io qui (in Veneto) ho
123

Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 124 Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 125 Int. 28, Belluno, uomo cinese, diplomato, 24 anni, celibe, studente universitario. 126 Int. 18, Vicenza, uomo marocchino, laureato, 34 anni, sposato, operaio. 212

notato spesso una cosa che io mi sono vergognato. Ho notato pi di una volta che il figlio mandi a quel paese i suoi genitori, oppure risponde in maniera poco adeguata. Perch forse legato alla religione: da noi c una sura nel Corano che dice: non dire ai tuoi genitori uffa!, non devi sgridarli, un peccato grossissimo! Comunque il rispetto per le persone anziane qui non c127.

La diversit culturale, per, pu diventare fonte di nuovi rapporti sociali, investendo sulla mediazione interculturale:
Veramente, (fare) il lavoro di mediazione quasi quasi posso dire che in tutta la mia immigrazione () la soddisfazione maggiore che ho provato. Quando usciamo dalla scuola i ragazzi corrono, buttano via lo zaino e vengono da noi, ci presentano ai genitori e i genitori ci salutano, ci sorridono ( una) grandissima soddisfazione, perch non solo noi abbiamo permesso ai ragazzi di avere un contatto con un mondo che non conoscevano assolutamente, ma anche ai loro genitori. Anche a noi stessi, perch non che conosciamo gli italiani128.

4.3.4. Lintegrazione attraverso il permesso di soggiorno, lalloggio, laccesso ai servizi pubblici


Il permesso di soggiorno e i rapporti con la Questura Lindagine ha fornito anche elementi utili a comprendere come i cittadini stranieri vivano sulla propria pelle certi vincoli di ordine giuridico, come quelli legati al permesso di soggiorno, che destabilizzano gravemente il progetto migratorio e lo stesso processo integrativo:
Io ho sempre studiato o lavorato, non ho mai passato un mese (senza) fare nulla. Dopo 16 anni mi dai un permesso di soggiorno, di un anno di scadenza, e dopo volete parlarmi di integrazione? Io allora rispondo altrettanto, zero integrazione, mi chiudo dentro me stesso. Lintegrazione s, noi labbiamo data, con la mentalit aperta, frequentare nuove persone, spiegare la mia cultura. Per vedo che da parte delle istituzioni (ho ricevuto) una delusione dietro laltra Sono molto triste, tristissimo, se non arrabbiato129. Non avendo la casa, non hai neanche il permesso (di soggiorno), non avendo un lavoro non hai neanche il permesso, tutto collegato, una catena se si perde qualcosa ( un problema). I tempi sono abbastanza lunghi, perch in

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Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. Int. 19, Treviso, uomo senegalese, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, capo turno in azienda e mediatore culturale. 129 Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. 213

quel periodo che tu hai solo la ricevuta, se magari succede qualcosa a casa tua, che devi andare per forza (a casa), hai la paura che poi non puoi ritornare130.

Le procedure burocratiche, non solo in Italia ma anche nel paese di origine, possono inoltre produrre effetti negativi sul processo di integrazione e stabilizzazione delle famiglie:
Vengo da un paese povero che molto indietro nei confronti dellItalia. Ancora adesso, se vai in un ufficio scrivono ancora con la penna. (Quando) vado l per avere il mio estratto di nascita, per cercarlo, non ti dico! Forse lo troveranno. Per una virgola o per una lettera scritta male, rimandano tutto indietro. Tante di quelle persone che vogliono fare il ricongiungimento della loro moglie, per una piccola l hanno perso tutto, e la pratica ti prende per un anno. Allora devi ricominciare daccapo. Metti un uomo di 40 anni, senza moglie senza niente. Tanti immigrati hanno perso completamente la testa, e ne abbiamo aiutati tanti... psicologicamente!131.

Medesime problematiche di tipo burocratico, ma anche sociale, sono affrontate nel rapporto con la Questura, unico punto di riferimento attuale per il rinnovo del permesso di soggiorno:
Per fortuna, ho conosciuto un poliziotto l (in Questura), che (mi tratta bene) e comunque si comportato molto male nei confronti di altre persone (straniere). Perch secondo me (i poliziotti) ci vedono come dei bufali, no? Come degli animali, che vengono l (in Questura)132. Non lo so, ogni Questura ha la sua politica. Da Vicenza un discorso, da Treviso un altro modo di lavorare. Io non ho problema, ma in Questura ci sono molti problemi per gli extracomunitari. Comunque non mi piace andare in Questura, ci vado poco perch sono un po freddi, non c molta gentilezza133.

Nellinsieme, queste testimonianze permettono di capire i principali nodi problematici che gli stranieri trovano non solo in Italia, ma anche nei loro paesi, ponendoli in una condizione di vulnerabilit verso lorganizzazione complessa e simbolicamente significativa come la Questura. Con essa giocano contemporaneamente due aspetti contrastanti: lospitalit da una parte (il permesso di restare), il controllo dallaltra. Que130

Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 131 Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 132 Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. 133 Int. 4, Padova, uomo cinese, 25 anni, celibe, socio di unassociazione di servizi ai consumatori. 214

sta doppia anima della Questura determina una fruizione frustrante per gli stranieri, non aiutando ad attivare quel clima di accoglienza necessario alla convivenza civile. I servizi pubblici e lalloggio: disinformazione e difficolt di accesso Rispetto alla Questura, gli altri servizi pubblici sono percepiti pi positivamente134, anche se emerge una sostanziale disinformazione e non conoscenza dei servizi. In fondo, si preferisce evitarli, cercando, dove possibile, di affrontare i problemi mediante i canali pi informali, offerti dallassociazionismo e dalle parrocchie. Queste organizzazioni vengono preferite soprattutto a un livello iniziale di inserimento135. Sebbene gli intervistati abbiano minimizzato i problemi personali sulla fruibilit dei servizi, qualche lamentela emerge rispetto alla mancata preparazione degli operatori a ricevere i cittadini stranieri. In particolare, il rapporto tra medico e utente straniero risente di problemi comunicazionali, per la lingua e per linfluenza culturale di origine, anche nei rapporti di genere:
(Mia moglie ed io) non abbiamo avuto problemi, ma so di donne che arrivano (in Italia) gi gravide e allora devono iniziare a fare esami e analisi; so che alcuni trovano problemi seri con il contatto (col medico). Alcuni dei miei compaesani volevano fare la proposta allospedale di assumere una nostra compaesana o qualsiasi persona, basta che parla larabo come mediatrice136. Tanti (stranieri) trovano confusione nellinformazione. Porti una malattia? Allora te la porti per due o tre anni, perch nella tua malattia c anche tanto di cultura tua e non riesci a trasmettere, a spiegarti con il medico (italiano). Questo successo anche a me allinizio avevo sempre mal di intestino, si gonfiava la mia pancia sempre. Io ho chiesto, ogni volta che vado (dal medico, dice) proviamo Io non accettavo quel proviamo perch per me significa un esperimento. La medicina vero che migliore la vostra, ma noi non riusciamo a capirla e allora per noi meno efficace. Perch magari posso

I giudizi degli intervistati su come le donne straniere vivano la gravidanza, non sono stati espressi in merito a valutazioni di carattere ospedaliero o medico, ma piuttosto sullassenza di rapporti familiari: Int. 7: Da noi (in Bangladesh) un po diverso perch viene tanta gente, parenti, (sono) tutti vicini. Qui (in Veneto) solo noi (mia moglie ed io) che stiamo vicini, ma alla fine mia moglie stata solo tre giorni dentro (in ospedale) con male (per il parto). 135 Int. 3: (il gruppo parrocchiale stato pi importante) come primo s. Poi alla fine sei costretto ad andare anche negli uffici pubblici, perch devi andare. 136 Int. 27, Belluno, uomo marocchino, diplomato, 38 anni, sposato, due figlie, operaio. 215

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anche parlare benissimo litaliano, ma quello che porto te lo posso spiegare con la mia cultura e tu non riesci a capire. E una questione molto delicata137.

Il problema abitativo, invece, pressoch unanimemente riconosciuto come tra i pi importanti, tranne per i filippini (di solito sono domestici e pertanto lalloggio garantito dal datore di lavoro) e, per ragioni diverse, per i cinesi138. Tutti gli altri intervistati sostengono di avere subito umiliazioni e sfruttamento economico nellaffitto, oltre alle difficolt oggettive che rendono la ricerca di alloggio ancora una emergenza:
Per telefono non dicevo che sono marocchino, perch parlavo bene perch so che cos (difficile per gli stranieri trovare casa). A Bologna mi ricordo che una signora molto intelligente me lha chiesto: ma lei straniero? S! Eh, mi dispiace, niente stranieri! Per pi di qualcuno me lha confessato: guarda che allinizio ero molto scettico nei tuoi confronti, non volevo che tu venissi a vivere qua a casa mia, per conoscendoti devo farti i complimenti! una cosa che fa piacere da una parte e tristezza dallaltra139.

La ricerca della casa avviene principalmente tramite il passaparola delle reti di connazionali, quando non vi sono amicizie italiane o i datori di lavoro a fornire lalloggio. Le agenzie immobiliari, invece, raramente sono state uno strumento utile a trovare un appartamento, a meno che non si voglia acquistarlo. Lalloggio diventa, vista la sua natura problematica, anche motivo essenziale che spiega la mobilit geografica degli stranieri140, soprattutto per chi ha famiglia:
Quando (mia moglie) mi ha detto che vuole tornare (in Italia) allora io ho dovuto spostarmi da Vicenza a qui ad Adria perch ad Adria cera possibilit di trovare lalloggio. Se siamo qui perch lei si trova bene ad Adria. (A Vicenza) c un po di rifiuto da parte del padrone di casa (di affittare a stranieri). Devi pagare un affitto molto alto, perch io quando ero a Vicenza pagavo 800.000 lire da solo e nel contratto cerano solo 200.000 lire. Ma una cosa normale questa a Vicenza () sfruttamento141.
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Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 138 Int. 4: Per i cittadini cinesi no (non ci sono problemi), perch un qualsiasi titolare (cinese), che assume dei dipendenti (cinesi), fornisce anche lalloggio. 139 Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. 140 Int. 27: (Sono stato) quattro mesi a Genova, poi un anno e mezzo a Padova, e (a) met del 91 ho deciso di venire qua a Belluno. Avevo un altro parente qui a Belluno e lui mi ha detto che qui potevo trovarmi la casa. Negli ultimi due anni (qui) si moltiplicato il numero degli immigrati, specialmente dei marocchini perch qui a Belluno c la possibilit di trovare la casa. 141 Int. 16, Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa. 216

Lacquisto di una casa non pu essere letto automaticamente come indice di un progetto migratorio pi stabilizzato e non pregiudica affatto lintenzione di volere tornare nel proprio paese, ma spesso il risultato dellimpossibilit di trovare un appartamento in affitto; nonch della volont di attivare una forma di risparmio, pagando la rata del mutuo piuttosto che laffitto:
dal 90 che sono a Verona. E quando sono venuto qua dormivo anche in macchina. Poi ho trovato lavoro a Vicenza, ma non si trovava casa. Ho continuato due anni l, cercando una casa... le conoscenze non trovano nulla, le agenzie non mi presentano nessuna casa disponibile. Dopo ho trovato una casa in affitto (a Verona), dove sono stato 6 anni e un bel giorno il proprietario lha venduto. Non ho mai pensato a comprare una casa. Ma visto che in affitto non si trova, ho preso questa casa (sono stato) costretto! Non cera tanta scelta142.

4.3.5. I rapporti con il paese dorigine e di destinazione: ponti materiali e immaginari


Lambiguit di fondo dellessere emigrato-immigrato assume la sua rilevanza anche nelle rappresentazioni soggettive dei migranti nel confronto tra il proprio paese e lItalia143. La dicotomia fondamentale sta nellappartenere a due mondi, per alcuni scontando una nostalgia inestinguibile, per altri disgiungendosi tra due identit:
Qui ho gi vissuto tanti anni della mia vita, quasi 20 anni. Adesso ormai ho due case non facile, ma poi unabitudine. Quando stai tanto qui (in Veneto) ti chiedono: quando vai a casa? E quando sei in Senegal anche ti chiedono: quando torni a casa (in Italia)? (I connazionali in patria) pensano che tu adesso sei un immigrato l (in Italia). Quando sto l (in Senegal) tanto, poi comincio a sentire la nostalgia dellItalia144. I primi anni cera una lotta tra me e (mio figlio). (Lui diceva:) io sono italiano! E io dicevo: ma come! mio figlio, lho fatto io, mi sentivo esclusa. Dopodich scattata la mediazione culturale, ho iniziato da l. Dopo che (mio figlio) ha avuto quattro anni, ho cominciato a parlare con lui in arabo, lho mandato gi in Marocco a studiare larabo; cos (adesso) lui dice di essere ma142

Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 143 Int. 18: Ogni immigrato che lavori qua (in Italia), (e) suo figlio qua, deve lavorare per la ricchezza dellItalia.... Limmigrato non deve pensare sempre al suo paese, perch se uno pensa sempre l, il corpo qua e il pensiero l... (lui) passivo sempre confuso. 144 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 217

rocchino e anche italiano. Ma se gli chiedi: ti senti pi straniero o italiano? (Risponde:) pi straniero!145.

Lambiguit non da intendere con accezione negativa nasce dalla tensione di tenere unite due appartenenze, dove da una parte c il rimpianto e il richiamo per qualcosa di originale146, che alloccorrenza funge da intimo rifugio; dallaltra si apprezza lo stile di vita pi libero dellItalia, rispetto alle culture di derivazione. La convivenza di queste due spinte, anche antitetiche, proietta i suoi riflessi nellinterazione con la societ ospitante e con i propri connazionali, con cui si assumono o si subiscono anche atteggiamenti contrastanti147. Anche i cambiamenti che si riscontrano nel proprio paese provocano ulteriore smarrimento, rispetto allesigenza, anche inconsapevole, di ritrovare una origine, che permetta di riaffermare e rafforzare lidentit secondo le proprie esigenze esistenziali:
Quando io (torno) in Nigeria, mi prende troppo (tempo), due o tre mesi per capire tutto ancora. () diverso completamente (da come me lo ricordavo) il modo in cui la gente deve parlare e deve fare, io non (mi comporto pi) cos, non so se lo facevo prima148. (Quando sono tornato in Cina) mi sentivo come uno straniero. cambiato tutto Ho dovuto chiamare un taxi per tornare a casa, perch non trovavo pi la strada, perch avevano distrutto tutta la citt. Pensavo di trovare la Cina di otto anni fa149.

Rispetto allabbandono del proprio paese, si insinua la necessit di una legittimazione della propria posizione di migranti, e, da un punto di vista simbolico, le rimesse possono in parte rispondere a questa esigenza, al di l delle emergenze materiali:
(Qualsiasi) persona per me deve rendere conto alla propria coscienza. Io scendo in un paese povero, quando vado l (in Senegal); da mangiare qui c n abbastanza, l no, come posso avere la coscienza tranquilla? Mangiando be145

Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 146 Int. 14: Ogni anno che andiamo a casa, andiamo a casa. E dormiamo nel nostro letto. Int. 6: Avevo questo bisogno di tornare nella mia terra Quando non ce la faccio pi a restare qua (devo) andare in Marocco (l) sento questa energia, questa forza. 147 Int. 6: Ho pauratanta perch quando vado in Marocco sento che non vado come cittadina marocchina, ormai loro non mi considerano pi, anche se io voglio sono unestranea per loro, perch nascono un po di gelosie, un po di invidia. 148 Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 41 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 149 Int. 28, Belluno, uomo cinese, diplomato, 24 anni, celibe, studente universitario. 218

ne e sdraiarmi e dormire, pensando che quello l (altra persona) non ha mangiato?150.

Da questo punto di vista, la transitoriet dellesperienza migratoria, per alcuni, deriva da una responsabilizzazione nei confronti del proprio paese, anche per risolvere una sorta di senso di colpa. Per colmare la propria assenza in patria, tutti gli intervistati sono in stretto contatto con la famiglia di origine tramite il telefono; oppure utilizzando internet, grazie al progresso avvenuto anche nei paesi di provenienza. C chi, tuttavia, assume atteggiamenti critici nei confronti di parenti e amici, proponendo cambiamenti mentali e culturali per lo sviluppo dei propri paesi:
Il mio rapporto oggi piuttosto di sostegno economico verso la mia famiglia Per da un po di anni io ho cambiato atteggiamento nel senso di farli cambiare (ai miei familiari) alcune mentalit che hanno, tipo dipendenza totale, tipo assistenza totale Ho capito che per aiutare la persona, non bisogna dargli i soldi o il mangiare, ma bisogna dargli i materiali e listruzione, che gli permette di usufruire di questo materiale per andare avanti da solo domani151.

Nonostante lattrazione esercitata dalla cultura occidentale152, e la preferenza per il nostro paese su diversi fronti153, lappartenenza originaria si ripropone come indissolubile non solo da vivi, ma persino da morti, a riconfermare limportanza dellimmaginario simbolico:
Qui pensavo di fare una vita lunga, anche se quando muori, devi portare (la salma) di l (in Bangladesh), no?... comune di portare (la salma in patria) perch dico sempre cultura nostra di noi. (Nel mio paese) se mia madre muore, io vado sempre a dare preghiera al cimitero, o porto qualcosa o faccio festa ogni anno. Ma invece qui in Europa non si pu (perch mancano i parenti)154.

150

Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 151 Int. 19, Treviso, uomo senegalese, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, capo turno in azienda e mediatore culturale. 152 Int. 7: Preferisco come la gente vive in Europa,... (c) libert, ognuno (ha) la sua vita. 153 Int 1: I problemi con la Nigeria che non c governo. Non c ordine per strada, come qui. Int. 28: C la crisi secondo me in Cina cio lo sviluppo economico al costo della crisi morale. Gli italiani sulla famiglia, sullamicizia, (voi) avete pi valori, molto precisi. Apprezzo molto questo. 154 Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 219

4.4. La scuola, la formazione professionale e il lavoro 4.4.1. Come viene vissuta la nostra scuola da genitori e figli stranieri
La scuola rappresenta unimportante porta dingresso per lavvio di un processo inclusivo, che coinvolge in prima persona i ragazzi e, conseguentemente, i genitori. Nel variegato mondo delle esperienze personali e dei contesti, la ricerca registra una generale soddisfazione per i programmi didattici e per la formazione che la scuola italiana offre; mentre posizioni pi critiche sono assunte rispetto ai rapporti che intercorrono tra insegnanti e alunni. Alcuni genitori lamentano una mancata attenzione, se non addirittura atteggiamenti discriminatori, nei confronti dei propri figli, altri invece evidenziano un rapporto di chiarezza e rispetto reciproco:
Io avevo iscritto mio figlio (in una scuola) qui vicino a casa mia, e quando sono andata ho visto che cerano due classi: una in cui cerano solo italiani, e una in cui cerano tutti gli stranieri. Ho detto: andiamo bene! Allora siamo andati (nella scuola) dove erano andati anche amici suoi. Io lho messo nella scuola migliore che c qua (a Verona). Diciamo i primi immigrati erano l (in questa scuola), e (gli insegnanti) sono pi preparati. Trattano tutti alla pari. Sinceramente mio figlio tra la classe non viene considerato come straniero155. Il (mio) bambino non stato accolto come si doveva, stato messo a parte. Non sapeva parlare, era anche la colpa di maestre, che dovevano coinvolgerlo. Una volta che il bambino ha cominciato a capire, a diventare un po attivo, era sempre messo a parte, quello che mi dispiaceva tanto156.

unanime, invece, la testimonianza di episodi di intolleranza che si verificano tra gli alunni stessi, e il problema diventa la modalit con cui linsegnante li affronta:
Alcuni problemi saltano fuori tra i bambini. La maestra ha informato i genitori dei bambini (coinvolti). Ho incontrato anche la mamma del bambino (italiano che) arriva a dire (agli stranieri): voi non pagate la mensa! Ma la prima cosa da fare pagare la quota dei (miei) bambini. Perch (i miei figli) facciano come me, che vadano a testa alta157.

155

Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 156 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 157 Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 220

Non mi posso lamentare delleducazione a scuola (che i miei figli ricevono), ma del fatto umano (di come vengono trattati, s). Per la bambina che fa la quinta elementare adesso, sono dovuto andare a scuola perch la compagna di classe la maltrattava e la maestra non diceva niente. Allora sono andato io personalmente da questa insegnante a scuola, (dicendo che) sono pronto a denunciare. Poi sono andato dallispettore del lavoro per denunciare la signora (maestra)158.

I diversi atteggiamenti emergono anche a seconda che si frequentino scuole in citt o nei paesi di provincia. Nei centri abitativi pi piccoli, grazie ai contatti continui tra le persone, il rapporto di mediazione con la diversit culturale appare meno instabile e le eventuali tensioni pi facilmente ricomponibili159. Tuttavia, la scuola, spesso per problemi organizzativi, non riesce a essere vissuta profondamente dai genitori stessi (sia italiani che stranieri) come luogo di socialit e di partecipazione. I contatti e le riunioni con gli insegnanti e gli altri genitori sono ridotti allo stretto necessario:
(Quando mia moglie non lavorava), lei e gli altri genitori si incontravano di pi, io proprio (no). Sono tanti (insegnanti e genitori) che non mi conoscono (a scuola), perch sono andato poche volte. (Alle riunioni dei genitori) non siamo andati (ultimamente), perch non avendo tempo, (li organizzano) sempre alla sera e cos non riusciamo ad andare160.

Alcune considerazioni critiche emergono rispetto alle differenze culturali nel sistema educativo italiano, che possono avere ripercussioni negative e invalidare i modelli proposti in famiglia, con il rischio di generare ulteriori conflitti:
(Non buona) la mancanza di rispetto di questi ragazzini (italiani). Per me c troppa libert per loro, e meno potere agli insegnanti, che una cosa molto importante non c disciplina Il ragazzino che pu rispondere male alla maestra, non una cosa bella. Noi straniere notiamo questa cosa molto grave. Perch se tuo figlio non rispetta la maestra, credimi che un giorno non ti rispetta pi. E fondamentale che il figlio rispetta i grandi, la maestra come la mamma. (Non c rispetto), perch qui la famiglia basata su un altro mo158

Int. 17, Rovigo, uomo nigeriano, laureato in Italia, 48 anni, sposato, cinque figli, imprenditore. 159 Int. 14: stata durissima (in citt), poi (abbiamo) cambiato casa a C Vecchia (una frazione). Ho trovato l un altro ambiente. (Mio figlio) arrivato qua dallaltra scuola, ha avuto un altro impatto, e lhanno accolto in un altro modo tutto un altro ambiente, la scuola, sono ragazzini che si conoscono, che giocano fuori nel campo di calcio, che vanno a catechismo insieme, tutta unaltra cosa. La gente si saluta, si conosce. 160 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. 221

dello di educazione. Allora il figlio unico, o due figli, (per le mamme italiane) sono (come) dei (e dicono): guai a chi tocca mio figlio, senn c maltrattamento! Allora le maestre hanno paura161.

Per tale ragione, se il fatto di far crescere i propri figli nelle scuole locali non costituisce un grave problema, accettando quindi il naturale processo di adattamento alle consuetudini della popolazione autoctona, per i genitori stranieri necessario porre comunque attenzione a salvaguardare un legame con la cultura di origine:
(Mio marito ed io) ogni giorno, fino ad oggi, nostra cultura la vogliamo sempre. Anche il bambino che nato qua (a Verona) parla il nostro dialetto, a casa parliamo sempre il nostro dialetto, quando vanno a scuola parlano italiano. Se vanno gi (nel nostro paese) loro sanno parlare (la nostra lingua). Un domani chiss162.

Le incongruenze, comunque, rispetto alla gestione di identit multiple e alla continua elaborazione culturale, emergono anche nel rapporto con il figlio, per il quale lintegrazione assumer probabilmente pi gli aspetti pi assimilazionistici. Un racconto, in particolare, offre un caso emblematico della condizione contraddittoria dove convivono il tentativo di salvaguardare lappartenenza culturale di derivazione e lindulgenza sui compromessi che possono facilitare lassimilazione culturale del proprio figlio:
(Nostro figlio) forse (la nostra lingua) non la perder del tutto, perch ci impegniamo un po a dargli quel minimo. Anche per fargli conoscere un po la sua cultura, perch tanti si vergognano di essere rumeni Perch tante cose che si parlano di noi, di stranieri, di rumeni, (si dice) sempre male.

Tuttavia:
(siamo) ortodossi, s. Ma non facciamo pi nessuna differenza, perch nostro figlio ha gi, ormai, fatto qua (a S. Don di Piave) la prima comunione e tutto quanto. Perch (in chiesa) mi hanno chiesto prima: vuoi fare? (E io:) come no? Che faccia tutto quello che fanno i ragazzini della sua et perch pi italiano che rumeno. Perch tante parole (in rumeno) lui non le sa, le sa soltanto in italiano163.

161

Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 162 Int. 11, Verona, donna senegalese, scuole elementari, sposata, due figli, operaia presso cooperativa agricola. 163 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 222

4.4.2. Listruzione e la formazione professionale degli immigrati: quale investimento?


Le persone intervistate che investono concretamente nella propria formazione professionale sono quelle che non solo hanno gi avuto uneducazione di tipo superiore, ma che hanno anche risorse finanziarie, disponibilit di tempo e capacit di rivolgersi alle giuste fonti informative. Altri, nonostante la frustrazione di non vedersi riconosciuti i titoli di studio, non riescono ad entrare in unottica di pianificazione per realizzare una propria formazione: sia perch oggettivamente vittime delle condizioni precarie in cui vivono; sia perch riproducono quelle rappresentazioni, nel frattempo assimilate e interiorizzate, che definiscono, anche socialmente, gli immigrati come lavoratori di basso rango (Sayad 2002:221) e pertanto, anche se involontariamente, sottostanno a questa condizione frenante:
Ho pensato delle volte (di seguire dei corsi), anche per imparare, perch pi cambio, pi conosco gente, pi imparo. Per anche ho detto: qui (nel ristorante a Venezia) da tanti anni che lavoro, anche lo stipendio non male. Ormai ho questo mestiere, e faccio questo mestiere. Delle volte, quando un po penso, sento che stavo bene quando studiavo per laurea (nel mio paese); ma delle volte dico: mah, quello che passato passato164. Come straniero non facile (fare formazione); non facile perch anche se hai 30 anni, pi vicino ai 40, non puoi rimetterti a studiare. C il lavoro che abbastanza duro, che torni a casa stanco e morto, poi la barriera della lingua. Lavorando i turni, (e) avendo gli impegni familiari difficile fare queste cose165.

da segnalare che oltre allincompatibilit delle opportunit formative con i tempi di lavoro e di relazione e gli impegni familiari di queste persone, anche quando c la volont di intraprendere dei corsi, esistono, purtroppo, ulteriori ostacoli alla formazione degli stranieri; ostacoli che creano, nellinsieme, circoli viziosi:
Ho lavorato in fabbrica a Conegliano, come metalmeccanico abitavo con i miei amici. Poi andavo alla scuola serale, perch volevo continuare a studiare. Ma ho mollato dopo tre mesi. Sai perch? Perch l i professori parlavano sempre in dialetto, e allora io (chiedevo): professore pu parlare italiano?

164 165

Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 223

Ma dopo poco riprendevano (a parlare) il dialetto e io (ho lasciato la scuola) subito166. Volevo fare corso (per imparare a) cucire i vestiti, per ho aspettato, (perch dovevo cercare un lavoro), per i soldi che dovevo pagare (per il corso)167.

La considerazione per le proprie capacit frustrate dai posti di lavoro solitamente ricoperti, determinano ora un atteggiamento di rassegnazione, ora un incentivo alla ricerca di altro:
Perch (mia moglie) era infermiera, stata anche questa una battaglia per noi (due) per ottenere il riconoscimento del titolo professionale. Abbiamo dovuto mandare le carte al ministero della salute di Roma. (Lei) andata a Bucarest, a tutti i ministeri per ottenere il valore (del titolo)168. Noi parliamo sempre di questo (della qualit del lavoro), ogni giorno, perch mia moglie ed io ci diciamo sempre che meritiamo pi di questo (lavoro), meritiamo di pi, di pi. Per, poich siamo intrappolati in un Paese, difficile per noi. Perch penso che prendere un lavoro qui in Italia, il principale problema la lingua. Cos, per noi, arrivare a ottenere un buon lavoro, in una buona posizione, devi andare in un paese (di lingua) inglese169.

soprattutto frustrante il tentativo di raggiungere un livello di integrazione adeguato alle precedenti esperienze lavorative, scontando anche i limiti conoscitivi per quanti sono giunti con la prima ondata migratoria:
E allora mi sono detta: che cosa devo fare qua (a Verona)? Devo aiutare i miei genitori?... devo lavorare. Anche perch (quando sono venuta in Italia) non cera proprio il pensiero di studiare. Se avessi avuto questa testa di adesso mi sarei messa a studiare, avrei fatto luniversit, come fanno i miei fratelli. Ma purtroppo a quellepoca non cera questa idea. Perch devi lavorare e basta! Non cerano altri stranieri. Perci non avevamo neanche un modello di immigrazione (sulle opportunit), eravamo i primi; ce la siamo cavata cos170.

166

Int. 4, Padova, uomo cinese, 25 anni, celibe, socio di unassociazione di servizi ai consumatori. 167 Int. 24, Verona, donna nigeriana, scuole elementari, 46 anni, convivente, disoccupata. 168 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 169 Int. 5, Venezia, uomo filippino, diplomato, 33 anni, sposato, un figlio, portiere notturno in albergo. 170 Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 224

4.4.3. Il lavoro: canali di ricerca, mobilit professionale, soddisfazioni


I reticoli comunitari Per comprendere le traiettorie e i canali utilizzati dai cittadini stranieri per linserimento lavorativo, lanalisi delle interviste porta a distinguere le opportunit non solo rispetto alle risorse di partenza, ma anche allevoluzione del ciclo migratorio di un dato gruppo etnico. Una prima distinzione evidenzia la differenza tra le risorse individuali e quelle collettive attivate dalle reti. Per quanto concerne le risorse personali, il possesso di titoli di studio e le capacit intellettive non si dimostrano sufficienti, se non accompagnate da un certo status socio-economico di base e dalla capacit di estendere i propri rapporti sociali, nonch i propri interessi, al di fuori degli ambiti definiti dalle reti etniche. Ci che fa la differenza, infatti, non sembra tanto la preparazione formativa della persona, ma piuttosto la diversificazione dei canali che lo straniero riesce a mobilitare e in cui inserito, in quanto favoriscono opportunit sociali e lavorative. Sono soprattutto gli autoctoni ad essere un volano, per gli stranieri, per raggiungere occupazioni migliori:
C la porta grande (principale), e poi la porta pi piccola che devi trovare (per entrare come straniero nel mondo del lavoro locale). Devi sempre trovare la gente che si impegna a darti una mano, perch senza laiuto (degli italiani) non ce la fai. Perch io una volta arrivato qua (a Venezia), dopo il lavoro andavo sempre al volontariato con la Caritas. Anche perch ci hanno aiutato171. Dei miei amici italiani con il movimento dei focolari loro hanno contattato varie persone. Allora mi sono dato da fare, per imparare a trovarmi un lavoro. Questo movimento molto diffuso, capillare ho trovato dei lavori saltuari, imbianchino, elettricista; trovavo lavoro sempre tramite loro. Poi mi sono fatto la mia rete (di clienti)172.

Per quanto concerne le reti etniche, alcune si caratterizzano per i legami particolarmente stretti, mentre altre risultano essere pi superficiali e possono rischiare di creare condizioni di sfruttamento, anche tramite il caporalato. Dalle interviste si conferma che l dove esistono rapporti pi solidali, una parte della circolazione delle informazioni e dei contatti facilitata dal171

Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 172 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. 225

le reti di connazionali; tuttavia lefficacia di tali rapporti di reciprocit porta a garantire per lo pi occupazioni di livelli bassi, diventando cos unarma a doppio taglio, soprattutto rispetto alla etnicizzazione di certi comparti del lavoro e a una sorta di integrazione subalterna, che col tempo si viene a determinare (Ambrosini 2003):
Ho trovato lavoro in un albergo come portiere di notte sono andato e lasciato mio curriculum. Poi loro mi hanno chiamato. (Invece), di solito, cos nella comunit filippina, si aiutano tanto (ma) tutto laiuto che (i connazionali) mi stanno offrendo (il lavoro) domestico173.

Le interviste portano anche a una riflessione sulle reti etniche viste con lottica del ciclo migratorio per due ragioni. La prima concerne le capacit e le risorse che una rete ha saputo nel tempo capitalizzare per trovare lavoro; la seconda riguarda la dipendenza delle reti dal contesto del mercato del lavoro locale. A fronte di una diffusa domanda, le prime ondate migratorie hanno vissuto veloci inserimenti lavorativi, dove le reti sociali hanno effettivamente esercitato un ruolo di intermediazione e di interfaccia con il mondo del lavoro, trasformandosi quasi in agenzie per lincontro di domanda e offerta:
Ero andato in fabbrica, cerano senegalesi che lavoravano l, e (il datore) ha chiesto: se avete un amico che (cerca) lavoro, me lo segnalate! Dal primo giorno (il datore) ci ha fatto contratto indeterminato. (Poi) chiusa la fabbrica. Per mi aspettava unaltra ditta ancora mi hanno fatto un altro contratto a tempo indeterminato. Trovare lavoro a quei tempi (anni 80-90) era facilissimo, ti facevano cominciare subito, anche prima del contratto174.

Negli ultimi anni, la precariet e la frammentazione del mercato del lavoro ha reso le risorse delle reti etniche pi modeste. Laddove le reti sociali esercitano ancora un ruolo essenziale allinserimento lavorativo per garantire posti di bassa e generica manovalanza o per rimanere chiusi allinterno di un mercato del lavoro autosufficiente, come il caso della ristorazione e del commercio cinese. Anche i canali utilizzati, per cercare lavoro, si sono modificati nel tempo adeguandosi allevoluzione della tipologia di mercato. Cos, se inizialmente la rete di connazionali il punto di riferimento, avvantaggiata da una domanda molto forte di manodopera che genera lavori stabili, negli ultimi anni sono le agenzie interinali e le cooperative di intermediazione di manodopera ad essere maggiormente utilizzate, ma con reazioni differenti da parte dei cittadini stranieri:
173

Int. 5, Venezia, uomo filippino, diplomato, 33 anni, sposato, un figlio, portiere notturno in albergo. 174 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 226

Prima, tanti (stranieri) trovano lavoro con amici. (Perch) io lavoro su una ditta, vado molto daccordo col padrone, serve un operaio, (il padrone) mi dice: se hai un amico che cerca lavoro, chiamalo! Ma in questi ultimi anni, tanti vanno ad iscriversi alle agenzie e (non si riesce ad avere) rapporti buoni con il datore di lavoro, perch (in) una ditta ti fai due mesi o tre mesi; poi (le agenzie) ti mandano in unaltra ditta, non ti fermano mai, giri tanto. Prendi un operaio per poco, usa e getta175. (Le agenzie interinali le) conosco non sono mai andato. Io ho pensato che senza agenzia meglio, perch alcune agenzie si tengono la tredicesima. Io ho sentito (dire), non sono sicuro, perch alcuni amici sono gi andati. Non conviene (con agenzia), meglio trovare (lavoro) direttamente176. Perch adesso con le cooperative (di intermediazione di manodopera) siamo messi malissimo. Almeno le agenzie di lavoro temporaneo, che dicevamo che non andavano bene, invece quelle erano abbastanza positive, perch ti pagavano la tredicesima. Se lavori sotto lindustria (avevi) anche la quattordicesima, avevi le ferie, la malattia. Ma con (queste) cooperative adesso, forse non avremo neanche la pensione. (La cooperativa) fa quello che vuole. Quando tu dici qualcosa ti chiamano: scusa stai a casa che finito il lavoro177.

La mobilit professionale e i vincoli burocratici La mobilit professionale caratterizza il percorso degli stranieri in modi differenti, non solo a livello motivazionale (lunghe distanze, salari bassi, perdita dellimpiego o insoddisfazione)178, ma anche spaziale; laddove i migranti delle prime ondate hanno seguito traiettorie interregionali, che solitamente partivano dal Sud verso il Nord in cerca di stabilit e guadagni migliori:
(Da LAquila) noi abbiamo deciso di andare a lavorare a Milano. (I miei connazionali) hanno detto: vai a Milano, se tu riesci a trovare lavoro l, pagano gli stranieri anche 1500, 1200 euro. Cos puoi fare tutto quello che vuoi: pagare laffitto, il gas, il telefono (Cos) siamo andati a Milano179.

175 176

Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 177 Ibid. 178 Int. 27: Adesso nelledilizia ti mandano via (a lavorare) troppo distante. Magari stai via anche tutta la settimana, e avevo la bambina appena nata; volevo stare vicino a mia moglie e allora ho deciso di lasciare ledilizia e andare in fabbrica. 179 Int. 24, Verona, donna nigeriana, scuole elementari, 46 anni, convivente, disoccupata. 227

Una volta giunti in Veneto gli stranieri si ritrovano coinvolti in una mobilit professionale interprovinciale dovuta non solo, negli ultimi anni, alla maggiore precariet del lavoro, ma anche agli ostacoli di tipo pi strutturale che i cittadini stranieri incontrano, ad esempio, nella ricerca di un alloggio:
Da quando sono arrivato qui (in Italia), ho sempre lavorato sotto lindustria o nella gommaplastica o metalmeccanica. (A Vicenza) facevo laddetto alle macchine, al controllo numerico. Ho lavorato anche a Bologna, sono tornato a Vicenza, sono andato a lavorare a Padova, a Galliera Veneta. Ma era il discorso dellalloggio (a farmi spostare ad) Adria; (questa) mi piace come citt. (Ma per vivere ad Adria) ho dovuto rinunciare (a un lavoro), perch cera tanta strada (per arrivare al lavoro); ormai avevo una famiglia e volevo sempre tornare a casa. (Cos) mi sono trasferito al cantiere navale ad Adria180.

Linserimento lavorativo svantaggiato, oltre che dallintreccio tra alloggio e lavoro, anche dalle difficolt burocratiche e soprattutto dai vincoli giuridici, che rallentano i processi di inclusione. Alcuni esempi:
(In) una grossa ditta che fa impianti per cartiere in tutto il mondo mi hanno assunto con un contratto a tempo indeterminato; (cos) sono andato in Questura, ho fatto la richiesta (del permesso di soggiorno) avevo tutti i requisiti passato tanto tempo; sono passati sei mesi nel frattempo io ho perso il lavoro, (i datori) mi hanno aspettato cinque mesi, avevano bisogno di me, ma io non potevo entrare nella fabbrica senza il permesso di soggiorno. Il permesso mi arrivato dopo due settimane che mi hanno detto che non potevano pi prendermi181. sono arrivato (in Italia) come lavoratore in edilizia, perch (c) era questo datore di lavoro che ha fatto a me il contratto e tutto quanto. Ma la burocrazia, i tempi: abbiamo fatto la richiesta (del permesso di soggiorno) a ottobre e io sono arrivato qua (a Venezia) solo ad aprile, sono passati tanti mesi. (Quel datore) intanto ha preso altri ragazzi e mi ha detto: guarda, ti ho fatto le carte (per il permesso), ma adesso il lavoro non che ne ho tanto182.

La mobilit delle donne sul lavoro Le donne intervistate e le mogli degli intervistati lavorano o hanno avuto esperienze lavorative; tale condizione conferma la presenza femminile come forza attiva nel mercato del lavoro. I risultati dellindagine mostrano
180

Int. 16, Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa. 181 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. 182 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 228

che, nel caso delle donne, sono avvantaggiate coloro che sono in possesso di una istruzione superiore. Queste donne hanno saputo orientarsi nei processi inclusivi in modo da ottenere posizioni socialmente migliori, anche se non molto remunerative, come nel campo della mediazione interculturale. Chi proviene da uno status socio-economico vulnerabile cerca di sopravvivere in un mercato frammentato, lavorando come operaie per cooperative agricole o di intermediazione di manodopera, come badanti o donne di servizio oppure finendo disoccupate. Ma tutte queste donne hanno indistintamente ricoperto ruoli occupazionali inferiori ai propri titoli e livelli di formazione: sia quelle che hanno affrontato il progetto migratorio in modo attivo e da protagoniste anche autonome; sia quelle arrivate al seguito dei mariti tramite ricongiungimento:
(Mia moglie, quando arrivata qui a S. Don di Piave) ha lavorato in campeggio, a pulire. Poi anche a Pollo Estuario (unazienda) dove tagliano, imballano polli. Era dura perch lavorare in un posto, dove lei non si sentiva bene Aveva titoli di studio come infermiera (e lo ha fatto come lavoro per) ben 13 anni in Romania183.

Le donne che pi cercano di investire nella propria specializzazione, sono spinte dallautonomia raggiunta grazie al lavoro, ma sono anche, considerando le differenziazioni di status sociale intra-genere, supportate dallistruzione e dal fatto che provengono da contesti urbani. Tuttavia anche loro lamentano lesistenza di barriere, non tanto in quanto donne, ma in quanto straniere:
Nellambito del lavoro, comunque nellambito della mediazione (dove lavoro), vedo che c un po di rigidit da parte delle istituzioni, che non vogliono che te vai su (professionalmente). Vedi che gli italiani si gestiscono il loro (potere),... perch alla fine vogliono rimanere loro (nei posti pi alti)184.

4.4.4. Lincidenza del lavoro sul progetto migratorio


Le modalit con cui si esercita unattivit, la tipologia dei contratti e dei turni, vanno ad incidere non solo sulla qualit della vita di tutti i giorni, dove sovente la precariet del lavoro rende pi fragili i rapporti interpersonali, ma anche sul progetto migratorio.
183

Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 184 Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 229

Tuttavia necessario operare una distinzione generale rispetto al ciclo migratorio dei diversi gruppi etnici. Tra i migranti della prima generazione, che hanno affrontato tanti sacrifici come new comers in un mondo culturalmente estraneo, coloro che svolgono lavori temporanei e pesanti, tendono a disconoscere le problematiche lavorative in termini di soddisfazione. In tal modo, alcuni testimoniano la disponibilit ad accettare qualsiasi lavoro185, concentrando lattenzione sul salario, non solo a causa di un mercato del lavoro precario, che invita a guardare allessenziale, ma probabilmente anche per non delegittimare il motivo basilare del progetto migratorio stesso; ossia la ricerca di un lavoro e il miglioramento delle condizioni di vita precedenti allespatrio. Ridimensionare le problematiche psicologiche legate al lavoro significa evitare di mettere in discussione la propria identit di migrante, anche quando probabile ritrovarsi in una posizione di mancato affrancamento rispetto alle illusioni che hanno promosso il progetto iniziale. Ma questa condizione emerge da altri ambiti discorsivi, mostrando come allinterno di questa tipologia di lavoratori, presente chi si pone il problema della qualificazione professionale e anche chi punta il dito contro lo sfruttamento186. Tale pressione in ambito lavorativo, a ben vedere, incide anche sulle dinamiche inerenti alla societ autoctona, cui viene a mancare la partecipazione civile attiva degli stranieri:
io le dico la verit mi sento un po sfruttato. Perch cinque anni fa, dopo otto ore di lavoro arrivavo a casa con tanta voglia di fare altre cose, facevo volontariato, mi sentivo in un altro modo. Ora arrivo a casa stanco morto, stanco morto; e con i soldi che (sono insufficienti), perch una crisi dappertutto187.

Di qui la necessit di sfatare la passivit degli stranieri in ambito lavorativo, dove invece si evidenzia la ricerca della qualificazione e del rispetto per la propria persona188. Va anche rivista lidea indistinta di una adattabilit come risorsa illimitata; in particolare per gli stranieri formati nelle nostre scuole e universit, che si sentono pi forti nelle aspettative, poich non devono fare i conti con lo spettro di un fallimento, dopo aver abbandonato volutamente il proprio paese:
Int. 12: Non importa se il lavoro duro o no, io lavoro e basta. Int. 14: il datore di lavoro abbastanza furbo, lui ha visto che noi lavoriamo di pi. (Diceva:) sei rumeno tu lo devi fare, perch senn guarda non ti possiamo tenere qua, perch adesso ormai sono tanti che vogliono lavorare e non c lavoro per tutti! Quindi pian pianino hanno aumentato il volume di lavoro. 187 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 188 Int. 3: S, mi interessa di essere qualificato, perch quando uno conosce bene il lavoro non subisce pi parole. Sei qualificato, nessuno ti comanda, sai cosa devi fare. Ma se sei che impari sempre, sei come un bambino... Non va tanto bene, non d la dignit alla persona.
186 185

230

Questa azienda (dove lavoravo) non ha mantenuto delle cose che mi aveva promesso invece di farmi fare il commerciale, sono diventato un impiegato! (Ero) dipendente a tempo indeterminato non ho mai avuto quel problema (di trovarmi contratti a tempo indeterminato). Lunica cosa era che volevo viaggiare e invece (dovevo) andare tutti i giorni in ufficio finch non ce lho fatta (pi a resistere); (sono diventato) come un fiore che appassisce di giorno in giorno189.

La percezione del lavoro va anche contestualizzata in termini culturali e personali, dove certe tipologie di lavoro possono essere vissute con modalit inaspettate per noi:
E il primo lavoro stato (quello dell) assistenza agli anziani. Lho subita malissimo, psicologicamente ero a terra s perch per il Marocco, per la nostra cultura, fare quel tipo di lavoro, come andare a lavorare nelle case, veramente il (lavoro pi) basso; allora questo io non laccettavo, io come persona190. Far fatica non un peccato, forse meglio fare fatica piuttosto che fare un lavoro senza fatica. Non penso ci sia differenza tra fare un lavoro manuale e fare limpiegato. Basta che sia un lavoro che rispetta la legge191.

Un altro aspetto che si rileva in ambito lavorativo, e che incide sul progetto insertivo, la problematicit dei rapporti con i colleghi italiani, derivante non tanto dalle differenze culturali, ma quanto piuttosto dallaccresciuta competizione dovuta alla generalizzata precariet di alcuni sub-settori del mercato del lavoro e ad una sfavorevole congiuntura economica:
Se una persona non pu rimanere tanto su un posto (di lavoro), non puoi avere buoni rapporti (con in colleghi e i datori), devi rimanere tanto su un posto (di lavoro) per (far nascere) lamicizia192. (Il rischio ) di non trovarti bene con la gente. (I colleghi italiani) ti vengono a dire che sei venuto qua (in Veneto) a cambiare le cose: perch noi siamo stati bene con meno lavoro e lo stesso stipendio!. E a dire la verit anche giusto, ma una volta arrivati qua, sa, la voglia di lavorare Quando sono arrivato io 5 anni fa, erano trenta (gli) operai nel mio reparto, e cerano cin-

189 190

Int. 8, Padova, uomo marocchino, diplomato, 30 anni, celibe, imprenditore. Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 191 Int. 27, Belluno, uomo marocchino, diplomato, 38 anni, sposato, due figlie, operaio. 192 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 231

que stranieri. Adesso sono cinque italiani, e tutto il resto straniero. Perch un lavoro che viene pagato meno e ci fanno lavorare tanto193.

La fragilit della condizione lavorativa, strettamente connessa a vincoli di natura giuridica, ma anche al trattamento a volte riservato agli stranieri194, pu indurre tali cittadini a modificare il progetto migratorio, soprattutto chi, dopo aver conosciuto lunghi anni di stabilit, ora sperimenta la precariet del lavoro:
Fino al 2004 ho lavorato in una ditta, e ci hanno mandato in mobilit. Adesso sto lavorando da marzo (2005). In questi ultimi anni, che non c lavoro fisso, le condizioni (di vita) secondo me sono peggiori. Oggi sei l (in un posto), domani non si sa; cos non si cresce, non va bene. Pu essere (che lascio lItalia), perch se non hai una cosa certa (un lavoro fisso) un po difficile che rimani. Senn cambi in Senegal; conosco un po la Francia, proverei l. Oppure (in) un paese scandinavo; l mi piacerebbe andare a vedere com195.

La difficolt ad ottenere periodi di ferie sufficientemente lunghi da spendere in patria, in particolare per le destinazioni pi lontane, va ulteriormente a incidere sui tentativi di stabilizzazione e sul progetto migratorio in qualche modo prefigurato allorigine. Limpossibilit degli stranieri di potersi proteggere o di rivolgersi a chi pu difendere i loro diritti, come i sindacati196, a fronte di un ricatto giocato sulla loro fragilit costitutiva, rende il processo dintegrazione pi difficile. Gli stranieri intervistati avvertono sempre uno scarto di condizioni sociali ed economiche rispetto ai cittadini italiani. Le pressioni sul luogo di lavoro, leventuale precariet e ristrettezze salariali possono andare ad incidere sulle strategie e le prospettive dei migranti:
Le decisioni che ho preso (di tornare al paese), sono per i problemi di lavoro Il mio direttore (mi dice sempre): c tanta gente (straniera) adesso che cerca lavoro! In questo periodo (al ristorante) se la prendono proprio con me Sono nove anni che sto lavorando in questo posto e non mi hanno mai detto niente. Adesso ogni tanto mi dice: i piatti devi non tanto limone, non usare tanto (detersivo), costa197.
193

Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 194 Int. 12: Eravamo tutti immigrati, tranne i capi. Per era tutto un imbroglio alla fine, perch allinizio (i capi) ci hanno fatto firmare una lettera di dimissioni, e poi ti dicevano: se non c lavoro hai dato le dimissioni, e cos buon giorno!. 195 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 196 Int. 10: I sindacati ho sentito parlare, ma non li ho mai frequentati, perch ho provato a risolvere i problemi da solo oppure con laiuto di altri amici. 197 Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 232

4.5. Le prospettive e le aspettative sul futuro 4.5.1. Le esigenze attuali, le valutazioni sul progetto migratorio e sullinsediamento
Gli stranieri intervistati sono del parere che le loro priorit, nel processo di insediamento, sono correlate alla ricerca di un lavoro stabile, un lavoro vero e di un alloggio dignitoso. Tali esigenze sono strettamente legate alle caratteristiche strutturali del contesto locale e alle capacit individuali di ciascuno nel trovare spazi sociali entro i quali collocarsi. Di fronte ad esigenze non ancora soddisfatte, non solo nella societ autoctona ma anche nel proprio paese (come una casa da costruire o da acquistare), il migrante si ritrova sovente nella necessit di definire e ri-definire il senso del suo progetto migratorio; senso che possa legittimare in qualche modo la propria posizione difficile e a volte fallimentare, soprattutto dopo avere conosciuto periodi di relativa soddisfazione nel realizzare il suo percorso migratorio198. Ma nellindagare se i risultati ottenuti dagli intervistati corrispondano alle attese iniziali, molti di essi tendono a minimizzare le difficolt concrete che si frappongono ai processi di inserzione socio-economica, come lassenza di un lavoro stabile; in tal modo in alcuni casi si tende a valorizzare laspetto umano e la crescita ottenuta attraverso il processo di insediamento:
Sono qua da tanti anni ormai. Sono anche tornato al mio paese in questi anni, so cosa c l e cosa succede qua (in Italia). (Ho) sempre avuto successo qua. Vivendo tanti anni in un paese (straniero), per forza prendi qualcosa, di parlare, del modo di fare. Prendi qualche tradizione di quel paese l (di approdo)199.

Bisogna anche porre laccento, in un approccio antropologico, sulla visione diversa della vita che i migranti adottano rispetto ai nostri codici; soprattutto laddove un lavoro manuale, rispetto ai titoli e alla posizione sociale persa nel proprio paese, non viene necessariamente svalutato come accade nella nostra societ attuale. Il vero fallimento dove esso si verifica sempre visto in termini esistenziali, legato a un codice morale piuttosto che

198

Int 17: Ho cominciato a lavorare con (una) famiglia. Valentina quella signora io non lho dimenticata mai nella vita. Era quel periodo che io ero felice qua in Italia. Io non ho mai trovato la felicit come quella. Mamma mia, guarda, io non posso dimenticare quella signora solo pulire la casa, prendo 800.000 lire era buono! Anche poi lei mi d vestiti, mi d scarpe, mi d da mangiare, mi d il latte, mi d bistecca. 199 Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. 233

al raggiungimento di posizioni economiche migliori: in questi casi il metro di giudizio sul progetto migratorio si pone ad un altro livello:
Ti arricchisci se prendi quello che hai da l (dal tuo paese) e quello che trovi qua. Tra i senegalesi che conosco, (i pi) sono migliorati, anzi, sono arricchiti dallandare in Europa200.

Laccettazione di difficolt oggettive in ambito lavorativo e sul piano dello status sociale, deriva quindi da un ridimensionamento delle stesse, poich le pretese di partenza sono minori alle nostre. Questo deriva sia da determinazioni di tipo culturale, sia dai riflessi di ci che la societ ricevente proietta sugli stranieri, proponendoli come attori che ricoprono i gradini pi bassi della scala socio-economica:
Non so, la salute () la prima cosa (poi) di poter lavorare. Quello che la vita ci offre questo. Non andiamo oltre, ci sono i limiti, bisogna conoscere il limite201. Devo dire che ho fatto tutto (in fretta), lavoro, famiglia; portare la moglie subito (in Italia) diciamo che sono stato fortunato. S, mi dispiaciuto (abbandonare luniversit). Quando sono venuto qua (a Venezia) ho detto: mamma mia, cosa hai fatto! Perch (prima) era unaltra vita (studiando). Qui invece devi lavorare, (con) problemi di documenti. Dopo ho messo abitudine, che piano piano ho trovato lavoro, carta (di soggiorno), amici ho cominciato cos. In Bangladesh alcuni che hanno studiato con me, stanno lavorando in un bel posto (Ma) quel che passato, passato202.

Nella valutazione sul percorso di insediamento, allora, ci che riscatta il mancato affrancamento sul piano sociale e lavorativo soprattutto il sacrificio per la famiglia, per i figli, che vengono vissuti anche come un investimento:
La soddisfazione per noi al momento sono le pagelle (dei figli) quando arrivano a casa203. la famiglia, questa la cosa pi importante. I bambini vengono prima di tutto204.
200 201

Int. 3, Padova, uomo senegalese, scuola media, 46 anni, sposato, cinque figli, operaio. Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 202 Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 203 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. 204 Int. 11, Verona, donna senegalese, scuole elementari, sposata, due figli, operaia presso cooperativa agricola. 234

Noi abbiamo pensato di fare la famiglia, allora dobbiamo fare un progetto sicuro. Anche perch noi adesso vorremmo comprare un nostro appartamento, fare un mutuo; perch adesso se vogliamo un altro figlio, questo appartamento troppo piccolo e con un altro figlio difficile (viverci)205.

Il problema, piuttosto, che le attese degli immigrati verso la societ ospitante vengono disilluse sul piano dei diritti e delle opportunit paritetiche con gli autoctoni; sentendosi in tal modo frustrati nella difficolt di poter raggiungere certi obiettivi considerati basilari per la propria dignit, proprio perch molti di loro si pongono verso la societ locale con un atteggiamento costruttivo:
Non ho mai pensato una cosa in grande, ma una cosa dove potevo arrangiarmi. Per es. anche avere una casa da pagare di meno dal comune io ho un lavoro, chiedo solo di pagare; non di essere aiutato, non mi mai piaciuto206. Se in Italia devo vedere quello sguardo (che dice): sei unimmigrata e vuoi dettare legge! Cosa devo fare? Me lhanno detto anche direttamente. Io penso che quando (gli italiani) vedono una persona (straniera) che ormai un po come loro, (tuttavia) non riescono a vedere una persona alla pari. No, non siamo alla pari. C questo paradosso. Io come mediatrice, che lavora dentro alle istituzioni, che si fa valere ed ben apprezzata, appena mi sposto nel mio caso personale (nella mia vita privata), diventa unaltra cosa: (gli italiani) mi guardano con unaltra visione. E questo che non accetto Allora dico: qua non va bene niente, dobbiamo rivedere tutto! Non ho mai pensato di andare in Francia. Perch a Verona sono sempre stata a costruire qualcosa attorno a me. E chi ha costruito non pu buttare via tutto e ricominciare207.

La maggior parte degli intervistati evidenzia, comunque, i lati pi positivi del proprio progetto, che emergono, da un lato, nel confronto con le difficolt oggettive, materiali e sociali, che vivevano personalmente nei rispettivi paesi di provenienza; e, dallaltro, nella consapevolezza di essere di aiuto ai familiari lasciati in patria:
il motivo per cui mi piace lItalia che mi trovo bene come persona e come donna. In Marocco, ogni volta faccio fatica proprio a seguire i loro ritmi (dei marocchini che vivono l). I loro bisogni verso la donna (sono diversi), per me loro sono abituati. Io non ci riesco, se sento qualcuno che mi guarda con
205 206

Int. 5, Venezia, uomo filippino, 32 anni, sposato con figlio, portiere notturno in albergo. Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 207 Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 235

sguardo un po diminutivo, rimango male, reagisco subito; forse una cosa (una reazione) che ho imparato da voi (qui in Italia) Non accetto (questi sguardi) e questo provoca problemi nellaltra parte, con gli uomini. Pi di una volta ho avuto qualche scontro con qualche uomo in Marocco208. Noi siamo molto soddisfatti, perch (facciamo) un buon gesto per aiutare nostra famiglia in Filippine, per mandare un po di soldi... Se noi viviamo in Filippine, noi non possiamo fare questo (dare questo aiuto)209. Ero felice di vedere i miei figli e tutti quanti. Erano anche loro felici di stare con me. Hanno detto che sono stata forte a provarci (ad emigrare), per aiutare i miei figli, e ora stanno bene; (stanno) meglio di prima, mangiano bene, tutti hanno detto cos. Sono orgogliosi di me210.

4.5.2. Le prospettive individuali e familiari per il futuro


Il rapporto con i figli nella prospettiva del rientro Le contraddizioni legate alla percezione di una permanenza provvisoria, ma continua, nel nostro territorio, emergono quando gli stranieri vengono interrogati sulle prospettive di vita. In particolare, le contraddizioni personali sono spesso aggravate dalla presenza di figli, che richiedono progetti discordanti dalle aspirazioni individuali. Per alcune interviste, la presenza di entrambi i coniugi, ha svelato chiare divergenze nellinterazione discorsiva:
Lei: cos, come tutti (i connazionali) che tornano nel nostro paese, (anche io vorrei tornare), (il Marocco) il mio paese. Lui: ma io non credo che torner definitivamente in Marocco, perch quando i bambini crescono qua (in Italia), avranno un futuro (qui). (I bambini) si trovano bene. Non che lei va l e lascia tutto. Certo (mia moglie) sente che vuole andare, ha nostalgia della (sua) terra211. Lei: (Dovremo rimanere qui) per 25 anni. Lui: perch abbiamo preso la casa e abbiamo fatto mutuo per 25 anni. Lei: e dopo non penso (che torniamo in Romania), perch lui dice sempre: con la pensione poi si va a casa
208

Int. 6, Verona, donna marocchina, diplomata, 34 anni, sposata, un figlio, mediatrice culturale. 209 Int. 5, Venezia, uomo filippino, 32 anni, sposato con figlio, portiere notturno in albergo. 210 Int. 1, Padova, donna nigeriana, scuole elementari, 41 anni, vedova, quattro figli, operaia presso cooperativa. 211 Int. 15, Rovigo, donna marocchina, diplomata, sposata, due figlie, casalinga. Int. 16, Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa. 236

Lui: ci pensi sempre Lei: no, io mio figlio non lo lascio da solo. Se vuoi tornare vai, io resto (qui)212.

Questi punti di vista tra familiari rappresentano un dato importante su cui riflettere, rispetto allidea diffusa per cui la formazione di una famiglia quasi per definizione diventa un elemento stabilizzante per i migranti. Dalle informazioni acquisite, invece, emerge anche che la presenza di figli sia a volte piuttosto destabilizzante su diversi livelli. La presenza di figli non solo pu portare alla destabilizzazione sul piano emotivo e personale rispetto alle proprie aspettative213, ma anche alla frammentazione della famiglia: sia nel tentativo di conciliarsi con i parenti rimasti in patria nei valori culturalmente condivisi; sia per prevenire eventuali conflitti intergenerazionali:
(Abbiamo) alcuni pensieri sulla bambina, abbiamo deciso, anche gi (con) la nostra famiglia, di crescere bambina l (nel nostro paese), per prendere cultura nostra Pi importante quello che decidiamo noi, per la famiglia vuole (pensa che) forse meglio vivere di l (in Bangladesh). Allora io provo porto di l (la bambina), fino ai 15/16 anni faccio crescere di l. Mi piace personalmente la vita qui, come si vive in Europa, per alcune cose (non vanno bene). La cultura serve, perch come noi rispettiamo la nostra religione, rispettiamo come facevano i nostri genitori. Ad es. ho visto la figlia di un amico che abita qua (a Mestre). Quella ragazza andava con amici a scuola, poi aveva trovato fidanzato, lei ha 16 anni, e qualcuno visto, forse (si) baciavano. I genitori non sono daccordo, perch da noi questo non c, e invece (qui) s. Quei genitori avevano deciso di portarla gi (in Bangladesh), per quella ragazza non ha voluto, e voleva chiamare, i vigili, i carabinieri214.

Altri si dimostrano pi inclini ad accettare che i figli si comportino come i loro coetanei italiani, secondo i canoni della societ ospitante, adottando unottica dialettica tra le diverse culture, volta a massimizzare linvestimento sui propri figli, anche a costo di molti sacrifici personali:
Come penseranno i miei figli sar molto diverso, perch io ho il Senegal nel sangue, ma questi bambini si sentiranno pi parte di qua (Verona), che l (del Senegal). Sapranno che la loro origine l, ma hanno vissuto qui. Questa
212

Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 213 Int. 12: Mai avevo intenzione di comprarmi una casa, perch avevo un progetto di ritorno. Dal Senegal sono partito per lavorare, ho detto: vado alla ricerca di fortuna! Ma secondo come vanno le cose, ti nascono le idee. Lidea di tornare con quel progetto l mi venuta qua (in Veneto)... Adesso il mio progetto cambiato sui bambini, io se non sto bene (non importa) a me basta che loro stiano bene. 214 Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. 237

la differenza. Io sento lAfrica perch sono vissuto l, ma loro (no). (Mi) basta che domani riconoscono che sono africani, che il loro padre stato immigrato perch stato povero, e quindi avranno lidea di aiutare quel paese l (il paese del padre). questo che mi interessa, perch vivere qua o vivere l, si vive (lo stesso)215. abbiamo comprato casa (qui a S. Don di Piave). Non ero prima sicuro. Ma tornando a casa (nel mio paese), vedendo che la situazione l peggiore, peggiore, peggiore, di giorno in giorno, qua ci sembrava tutta unaltra cosa. Abbiamo detto vale la pena di fare un sacrificio compatibile per il figlio perch lui senn senza futuro. Qua ho potuto comprargli un pc (computer), comprare una bicicletta; ho potuto dargli tutta unaltra vita. Possiamo dire forse una parola grande: lui sar italiano ormai; perch gi adesso tante parole lui le sa solo in italiano, perch imparano a scuola Non torner mai l (in Romania), perch qui ha gli amici, non torner pi216.

Le aspirazioni al rientro. Tra desideri e nostalgie Tuttavia, permane, per alcuni, un conflitto con le aspirazioni personali, soprattutto il desiderio, condiviso dalla maggioranza degli intervistati, di rientrare nel proprio paese natale, una volta raggiunta la pensione:
Io vorrei sempre comprarmi una casa in Romania! (Per) adesso non (ci) pensiamo pi Pensiamo a qua (a Verona) come viviamo, i ragazzi devono finire gli studi. E dopo quando arriviamo alla pensione andiamo l. Prima loro devono studiare e dopo (saranno) liberi di scegliere cosa faranno. Perch voglio tornare in Romania? Pu darsi che voglia avere la casa in Romania. Tornare l, perch l il mio paese217.

Le progettualit sul futuro rimangono in realt in parte confuse e in balia di continui cambiamenti in ambito familiare e lavorativo218, non solo per effetto delle dinamiche che scaturiscono nel rapporto con la societ ospitante, ma anche nei rapporti che si mantengono con il proprio paese; questi ul-

215

Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 216 Int. 14, Venezia, uomo rumeno, diplomato, 38 anni, sposato, un figlio, operaio metalmeccanico. 217 Int. 10, Verona, uomo rumeno, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, operaio. 218 Int. 7: S, le decisioni che ho preso sono per i problemi di lavoro. Adesso c questa cosa qui che quasi 1 anno che mi trovo male con il datore di lavoro. Allora ho pensato ma qui vivere un po duro, perch lavoro trovare difficile, ma per forza devi lasciare questo lavoro come trattamento, per io sono stato ancora un po buono, gentile, ancora andando avanti perch io ho problemi, con una famiglia non posso decidere subito. 238

timi sono anche quelli che, nella progettazione futura, giocano un ruolo determinante:
La cosa che voglio di pi adesso non () diventare ricchissimo o avere tanti soldi. E un po paradossale da un immigrato sentire questo, ma vorrei rientrare soprattutto per aiutare tanto il mio paese e la mia gente; perch qua in Veneto ho fatto una formazione molto, molto importante quindi adesso io sono africano e ho imparato a progettare, organizzare e lavorare con la mentalit occidentale e a noi questo che ci manca219.

Le prospettive spesso vengono anche ridisegnate sottostando ai cambiamenti giuridici in tema di immigrazione, confermando la fragilit della condizione degli stranieri:
prima limmigrato aveva il diritto di chiedere il rimborso dei contributi (previdenziali), una parte almeno per poter tornare al suo paese, e pensavo di farlo. Avevo gi iniziato da anni a portare avanti un certo programma e allultimo anno arrivata la legge della Bossi-Fini e ha cancellato tutto Quelli erano investimenti che avevo fatto e che non potevo portare avanti; quindi sono soldi persi Ho comprato macchinari di falegname, con lintenzione che pian piano cerco di sistemarmi (l in Senegal), in modo da mollare qua (Verona) e avere subito qualcosa l220.

Nonostante il portato culturale e sociale degli immigrati non sia immutabile, spesso sono loro stessi che, pur riconoscendo i cambiamenti di sviluppo nel proprio paese, per primi esercitano una operazione di reificazione nel legame che li tiene avvinti al proprio paese. Tuttavia, la radicalizzazione della diversit culturale riproposta dagli stessi stranieri, non dipende solo da una nostalgia inguaribile, o da una loro incapacit insita di integrarsi, ma trae origine anche dallassenza della struttura familiare allargata di tipo tradizionale; questa funge da struttura di protezione sociale, ma non viene ancora sostituita da un sistema di tutele e garanzie istituzionali di tipo extrafamilistico (come accade nella nostra societ). Il problema della solitudine e della vulnerabilit sociale molto sentito; questa preoccupazione anche alla base del desiderio di rientrare:
Di l (in Bangladesh) ci sono altre cose, ci sono tutti i parenti, matrimoni, tante cose (A casa) viene tanta gente, mangiate, divertite. Per preghiere (qui difficile), noi siamo musulmani e qui possiamo fare (poco). Di l trovo tutto. Qua (a Mestre) una malattia, un qualcosa grave (nessuno mi aiuta).
219

Int. 19, Treviso, uomo senegalese, diplomato, 45 anni, sposato, due figli, capo turno in azienda e mediatore culturale. 220 Int. 12, Verona, uomo senegalese, scuole elementari, 40 anni, sposato, due figli, operaio presso cooperativa agricola. 239

Adesso magari c mia moglie ma una volta ero solo, nessuno chiede (come sto)221.

Daltra parte, per altri intervistati, il legame al nostro paese continuamente confermato nelle narrazioni, fino a cercare tutti i compromessi possibili per non lasciare definitivamente lItalia222. Tale compromesso, nonostante alcuni si siano riservati opportunit concrete di rientrare223, sorge anche dalle difficolt inevitabili di tornare in un paese abbandonato tanti anni prima:
successo anche ad altri, che hanno avuto esperienza (di rientro) prima di noi; sono tornati in Marocco e dopo 6 mesi, 7 mesi hanno annullato tutto e sono tornati a vivere di nuovo (qui in Italia). Perch tu stai in un paese 30 o 35 anni (e ti abitui). Io adesso, quando torno in Marocco, mi sento proprio uno straniero sento proprio che mi sto allontanando dalle mie radici224. Quando siamo partiti dalla Nigeria, alcuni di noi avevano in testa di tornare (poi nel paese di origine), dare quello che possiamo dare. Per abbiamo visto alcuni, che sono partiti prima di noi, sono ritornati a dare questa mano, (ad aiutare la propria famiglia in patria), per non sono riusciti (a restare). Anzi hanno dovuto di ritornare indietro (in Italia)225.

221 222

Int. 7, Venezia, uomo bangla, diplomato, 31 anni, sposato, una figlia, cuoco. Int. 3: S, voglio tornare (in Senegal). Se si poteva vedere di quel progetto (di rientro) l, allora s. (Comunque) non che lascio completamente lItalia, eh? Non che lascio lItalia non voglio mai abbandonare lItalia, perch non ho mai avuto problema (qui). Int. 6: tutta una cosa da decidere nellarco di un anno o due anni, per capire se andarci o no (in Marocco) (Comunque) non si sa mai nella vita. Diciamolo, lItalia voglio tenermi le porte aperte, perch questo un altro paese mio. 223 Int. 7: Sto pensando che abbiamo terra, che possiamo vendere anche di l, ci sono parenti, possiamo chiedere un piccolo aiuto. Per qualcosa, io penso, possiamo. 224 Int. 16, Rovigo, uomo marocchino, diplomato, sposato, due figlie, operaio presso cooperativa. 225 Int 26, Venezia, uomo nigeriano, 48 anni, laureato, sposato, due figli, contabile presso azienda. 240

4.6. Osservazioni conclusive


La ricerca sul campo, in unottica di approfondimento qualitativo, ha fornito elementi di discussione e di riflessione, nel tentativo di decifrare il mondo della diversit culturale, tramite una lettura trasversale del processo di inserimento socio-economico in relazione ai diversi aspetti che concorrono a caratterizzare lesperienza migratoria. Pur nella necessit di unoperazione ermeneutica, lintento era di dare anche spazio alle riflessioni degli stessi stranieri come soggetti e non solo come oggetto di studio, per fare emergere la ricchezza originaria di cui portatore un viaggiatore particolare, quale , quasi per definizione, un migrante. Considerare lo straniero non solo come immigrato (che arriva in un paese ospite) ma come emigrante (che lascia, invece, il suo paese), oltre che produrre una sociologia delle migrazioni pi completa, aiutando a capire il fenomeno sin dalle sue cause (Sayad 2002), pu far conoscere meglio lo straniero alla comunit autoctona (e ai politici che la governano) sotto una luce che fa pensare allintegrazione in modo diverso; superando cio la visione etnocentrica che tende, ad esempio, a insistere sul fenomeno migratorio come sola espressione delle reti etniche, le cui sole differenziazioni sono rappresentate dai gruppi che le compongono e dalla polarizzazione delle differenze culturali. La versione culturalista, che circola non solo a livello di opinione pubblica ma anche istituzionale, tende a concepire le culture come delle sfere isolate e delimitate da confini precisi e spesso stigmatizzate in modo folcloristico. La ricerca invece focalizza lattenzione sulla lettura delle differenze culturali allinterno dellarena e dellazione sociali, dove agiscono interessi e rapporti di potere allinterno di processi dinamici e fluidi che si influenzano a vicenda, e quindi non statici e dati una volta per sempre. La condivisione culturale, infatti, piuttosto la conseguenza e non la causa dellappartenenza a un gruppo sociale o etnico. A supportare tale lettura antropologica lottica teorica di porre laccento sui confini e non tanto sui contenuti materiali di una data cultura modificabili attraverso le relazioni sociali; cosicch il gruppo a definire dei confini rispetto ad altri, e segnare cos le differenze che lo contraddistingue e lo identifica come tale. Pertanto la differenza non viene creata dallisolamento e dal vuoto, bens dal contatto sociale e culturale, con unazione anche contrastiva tra le diverse identit (Barth 1969, in Fabietti 2005). Per tale ragione, il valore dellindagine empirica di evitare le tipizzazioni e far emergere le caratteristiche distintive personali, di genere, et, istruzione, ma anche di classe sociale; aspetti che evidenziano la complessit piuttosto che lomogeneit del fenomeno, anche rispetto alle diverse generazioni di immigrati. A svuo-

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tare ulteriormente di significato la lettura culturalista, stanno i ruoli ricoperti dai migranti in quanto esseri e attori sociali, che agiscono nei diversi processi e ambiti di socializzazione, dentro e fuori le mura domestiche. Nel rintracciare le traiettorie migratorie e di inserimento sociale e lavorativo, si riscontrato come i canali utilizzati per migrare siano nella maggioranza dei casi le reti etniche; reti la cui inadeguatezza, per, si rivela nel fatto che tutti gli intervistati, tranne pochi casi, sono giunti in Italia da irregolari e pertanto con evidenti difficolt che si incontrano nei processi di integrazione. Le motivazioni alla base dei progetti migratori si coagulano attorno alla ricerca del lavoro, ma non tanto a causa di disoccupazione in patria o assenza di formazione e scolarizzazione individuale, ma, al contrario, per la volont di migliorare posizioni gi avvantaggiate rispetto alla media dei rispettivi connazionali delle comunit di origine. Lassociazione che, spontaneamente, spesso facciamo, soprattutto nel nostro immaginario, dellimmigrato come povero, indigente e ignorante, un topos che mostra la sua inconsistenza a fronte dei risultati delle ricerche condotte tra gli stranieri stessi, tra cui la presente. Tale associazione si conferma invece essere il risultato della nostra produzione, ossia del modo in cui costruiamo limmagine dello straniero e come normiamo socialmente questa immagine (Werbner and Modood 1997). La molla che fa scattare, dunque, la decisione di migrare sempre legata alle aspettative di miglioramento personale e al fatto di conoscere qualcuno che vi sia ad attenderli in terra straniera. Bisogna anche sottolineare come i migranti provengono quasi sempre da famiglie che hanno gi vissuto lemigrazione locale, in patria, o anche allestero, e che sovente hanno gi fatto esperienze personali in proposito. A questi aspetti di natura soggettiva, vanno aggiunti quelli pi oggettivi, legati cio alle condizioni di sottosviluppo delle aree di partenza, che frenano il miglioramento di vita perseguito. Lassenza di progettualit iniziale va colmata nel tempo con una stabilizzazione nel paese di immigrazione grazie ai ricongiungimenti familiari, che non sono immuni da rielaborazioni culturali e assestamenti continui in itinere. Lintegrazione passa attraverso le reti sociali diversificate che si creano e si rafforzano nel contesto territoriale di insediamento, e linterazione paritaria che si produce con gli autoctoni. Quanto pi le relazioni si limitano al gruppo di appartenenza tanto pi si prolunga lisolamento e il senso di estraneit rispetto alla societ ospitante, non solo oggettivamente, perch si limitano le opportunit di comprensione della lingua e delle consuetudini locali, ma anche psicologicamente; ingigantendo cos le difficolt che non vengono mai affrontate, protraendo anche i meccanismi di marginalit sociale e lavorativa.

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Le prospettive rispetto al proprio progetto migratorio si modificano continuamente in base alle esperienze di ogni giorno, ma anche rispetto agli impianti legislativi che di volta in volta modificano i vincoli e le opportunit giuridiche dei cittadini stranieri. La loro fragilit sta nel non poter acquisire stabilit giuridica e anche identitaria, in un continuo bilanciamento di forze e appartenenze culturali, anche perch non sono facilitati nella partecipazione alle decisioni politico-sociali che sottostanno alla vita complessiva della societ di insediamento. Interessante notare come nelle interpretazioni degli stessi stranieri, lacquisto di una casa, o il ricongiungimento familiare avvenuto, non sono visti come vincoli per una permanenza stabile nel nostro paese. Le variabili sociali e culturali vanno quindi prese in considerazione non solo per dare un volto umano ai flussi migratori, intesi solitamente soltanto a livello quantitativo, ma servono anche a comprendere come il fenomeno si modifichi in un continuo processo di adattamento e di variazione, evitando le tentazioni comode di letture omogenee e standardizzate. Con uno sguardo alla spendibilit di tale ricerca nella prassi, abbiamo voluto dare visibilit ai disagi, alle difficolt, ma anche agli sforzi che gli stranieri compiono per venire incontro al nostro contesto sociale, allo scopo di facilitare la corrispondenza tra gli aspetti sociologici della migrazione e la programmazione e lattivit politica (Zanfrini 2003), in vista dellelaborazione di risposte pi adeguate da parte di istituzioni, servizi pubblici e terzo settore solidale.

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Bibliografia
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OSSERVAZIONI CONCLUSIVE GENERALI


di Francesco Carchedi

Dallanalisi dei dati e delle informazioni statistico-documentali da un lato e lindagine qualitativa dallaltro, i cui risultati sono sintetizzati nel presente volume, emerge una conoscenza del fenomeno dellimmigrazione straniera presente sul territorio regionale piuttosto significativa; ovviamente si tratta di una conoscenza in progress, per il fatto che il fenomeno migratorio ha una forte dinamicit al suo interno e pertanto tende a modificarsi, soprattutto nelle sue determinanti specifiche, un anno dopo laltro. Lintero Rapporto stato costruito, come citato nel testo, tenendo presenti gli indicatori di integrazione proposti dal Cnel (nel suo III Rapporto) e da A. Golini. In particolare proprio per rispondere agli obiettivi che ci si era preposti prima di intraprendere lindagine sono stati utilizzati gli indicatori di polarizzazione geografico-territoriale (luoghi della residenza e del soggiorno), gli indici di diversificazione delle provenienze (nazionalit e filiere migratorie), di stabilizzazione socio-economica (abitazione, scuola, servizi sociali) e di inserimento lavorativo (lavoro alle dipendenze ed autonomo, posizione nella professione e stock-flussi e stock). Questi aspetti sono stati analizzati sia facendo riferimento allapproccio statistico-documentale e sia a quello qualitativo, mediante leffettuazione diretta di interviste approfondite ad un collettivo di immigrati presente da diverso tempo sul territorio regionale. La scelta delluno e dellaltro approccio ha permesso di integrare funzionalmente le informazioni relative a specifici argomenti, in modo da avere (dove stato possibile) sia il dato statistico-demografico che il dato qualitativo, riferibile a specifiche esperienze vissute. Con tale approccio stato altres possibile offrire anche il punto di vista dello straniero, laddove il dato prettamente statistico per sua natura non permette di operare ragionamenti di un certo approfondimento. Lutilizzo delle fonti statistiche ufficiali ha permesso di descrivere/interpretare alcuni aspetti del fenomeno con la dovuta adeguatezza, mentre altri soprattutto quelli di carattere locale (ad esempio, laccesso alle
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abitazioni pubbliche degli stranieri, o la nazionalit degli alunni che abbandonano precocemente la scuola dellobbligo) non hanno permesso il dovuto approfondimento. A livello generale nel Veneto sono presenti secondo i dati Istat (2004) circa 225.000 stranieri, in base ai permessi di soggiorno. Per la Caritas/Migrantes che a tali cifre aggiunge la componente minorile (pari a circa 50/55.000) gli stranieri nel Veneto, nel loro complesso, ammonterebbero a circa 275/280.000 unit, circa il 10% del totale nazionale (quasi 2.800.000, compresi i minori). Linsieme degli stranieri si distribuisce in maniera diseguale allinterno del territorio regionale. Attualmente le province maggiormente interessate dalla presenza straniera sono: Vicenza, Verona e Treviso (con circa 60/65.000 unit per ciascuna). Queste tre province rappresentano altrettanti poli di particolare insediamento territoriale: sia perch sono storicamente anche le aree produttive maggiori e pertanto promotori di una domanda di forza lavoro significativa -; sia perch queste province alla domanda di lavoro sono state in grado di rispondere anche allofferta alloggiativa. Aspetti che sono sovente strettamente correlati, giacch labitazione condiziona la ricerca di lavoro e viceversa. Con la regolarizzazione del 2002 sono emerse anche altre realt territoriali sino allora caratterizzate da una presenza straniera pi ridotta. Le province di Padova e di Venezia hanno aumentato le presenze straniere, attestandosi sulle 40.000 per ciascuna. In entrambe le province laumento maggiore stato determinato allingresso di lavoratrici domestiche e lavoratrici per la cura e lassistenza alle persone vulnerabili (per anzianit, per la minore et, per malattia o non autosufficienza). Non mancano, oltremodo, presenze straniere occupate nel settore industriale (metalmeccanico e delle costruzioni) e nei servizi commerciali e turistici. Le altre Province restanti quelle di Belluno e Rovigo hanno registrato aumenti nelle presenze straniere che si attestano sulle 9.000 unit (per ciascuna). Anche in questi casi lemersione maggiore dovuta agli ingressi di donne straniere che trovano occupazione nel settore domestico. Per quanto concerne le nazionalit di provenienza si registra una variazione importante del panorama complessivo, poich appaiono (dopo la regolarizzazione) maggiori le comunit proveniente dallEst europeo. Queste presenze, contraddistinte da una forte presenza di donne, hanno invertito il peso degli ingressi in prevalenza maschili delle prime migrazioni africane,

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contribuendo cos ad una sorta di de-islamizzazione dellimmigrazione straniera presente in regione. Al riguardo ha giocato una funzione importante il fatto che il Veneto per la sua collocazione geografica si caratterizza per essere al contempo una frontiera italiana e una frontiera europea. Lessere di fatto una doppia frontiera attrae sia flussi diretti in Italia e ne Veneto e flussi diretti in altri paesi europei (transitando sul territorio regionale); inoltre, la regione (per le sue performance economiche) attrae anche flussi di re-immigrazione dal meridione, caratterizzandosi cos come met di flussi dalle configurazioni strutturali diverse. Nel loro insieme linsediamento dei vecchi e dei nuovi gruppi nazionali immigrati produce un impatto diversamente complesso sui differenti sistemi istituzionali: sul mercato del lavoro produce una forza aggiuntiva che permette di sostenere (tutto sommato) gli standard produttivi regionali, mentre sul versante delle abitazioni e del mercato immobiliare si registrano problemi che richiedono una particolare attenzione. Anche perch affrontare la problematica dellalloggio significa dare forza e sostegno alla stabilizzazione lavorativa degli stranieri e pertanto alla forza lavoro occupata nelle aziende territoriali e incentivando lo sviluppo locale; sviluppo locale che in una felice metafora di Becattini significa riuscire ad imbrigliare i flussi a livello territoriale (oltre ai flussi di denaro/investimenti, di saperi, di beni e tecnologie, di infrastrutture, anche manodopera e pertanto anche i flussi di lavoratori stranieri). Le presenze straniere pur tuttavia hanno una durata di permanenza diversa e variegata. Una componente importante stimabile intorno alle 55.000 unit (calcolate su 225.000 permessi di soggiorno su base Istat, senza i minori dunque) ha una anzianit di permanenza superiore ai dieci anni, mentre quella pi numerosa, cio circa 130/135.000 unit, si caratterizza per una durata superiore ai cinque. Ci vuol dire che almeno 20/25.000 stranieri soggiornano sul territorio regionale da meno di due anni (prendendo come spartiacque la regolarizzazione del 2002). I processi di stabilizzazione, dunque, coinvolgono una parte considerevole dei cittadini dellEst (romeni, moldavi e ucraini) e una parte dei cittadini di origine africana (soprattutto marocchini e ghanesi) e di quelle balcaniche (albanesi e serbi montenegrini); queste ultime perch presenti da pi tempo. Queste collettivit sono anche quelle che fruiscono maggiormente dellistituto del ricongiungimento familiare, facendo aumentare la componente femminile e minorile allinterno delle rispettive comunit di apparte-

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nenza. Queste quote incrementali di minori contribuiscono a rafforzare le comunit autoctone e a riempire i vuoti delle coorti generazionali derivanti dal basso tasso di natalit che si riscontra (da oltre un ventennio) non solo a livello nazionale ma anche regionale. Al contempo si controbilanciano i tassi di anzianit della popolazione autoctona. Inoltre, non secondario il fatto che la presenza straniera riesce a coprire la carenza strutturale di natura demografica (i non nati non possono presentarsi al lavoro) e a coprire la mancanza di manodopera richiesta dai comparti produttivi pi gravosi e pertanto rifiutati dagli autoctoni. Ma i vincoli e le restrizioni imposte dalla normativa nazionale appaiono spesso in contrasto con le esigenze della produzione, determinando volente o nolente forme di richiamo informali che influenzano direttamente il tipo di condizioni di vita e di lavoro degli stranieri. Questo meccanismo spiega lo iato esistente tra le componenti di stranieri effettivamente presenti sul territorio regionale e quelle regolarmente registrati e pertanto in possesso delle certificazioni di soggiorno. In sostanza a fianco ad un mercato del lavoro ufficiale ne convive un altro (seppur di minore entit) a livello informale, poich occupa stranieri non regolari (non facilmente stimabili). Cosicch gli occupati di origine straniera ufficiali (al 2003) raggiungono le 116.000 unit (considerando gli stock di fine anno sulla base del monte-ore lavorato) e le 167.000 unit (considerando gli stock-flusso, cio tutti i posti ricoperti), mentre non conosciamo quelli occupati in modo non legale. Lo scarto numerico tra la prima e la seconda grandezza degli occupati ufficiali, spiega, da una parte, la maggior mobilit degli stranieri, dallaltra la loro pi elevata diffusione nei settori dove maggiore il lavoro stagionale e a tempo determinato. Il ricorso alla manodopera straniera varia col variare delle occupazioni e con la segmentazione orizzontale del mercato del lavoro locale. In agricoltura e nei servizi (soprattutto alla persona) si registrano le maggiori assunzioni, in quanto raggiungono una consistenza numerica doppia rispetto al quinquennio precedente. Questa maggior presenza straniera dovuta al fatto che negli ultimi anni si rafforzato il processo di decremento della manodopera autoctona in questi particolari settori. Questa crescita, anche se con percentuali minori registrate nei settori appena citati, si registra anche in tutti i settori manifatturieri, senza che ci abbia del tutto consentito il pieno recupero dei livelli occupazionali che sono diminuiti a causa della contrazione della forza lavoro autoctona.

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Nel settore delle costruzioni, invece, pur crescendo in maniera significativa, si registra un aumento sia delle maestranze autoctone che quelle di origine straniera, anche se i primi aumentano percentualmente di pi dei secondi. Nel settore dei servizi, infine, si registrano aumenti delloccupazione degli italiani nei comparti della produzione ristoro-alberghiera, nel commercio e nei servizi alle imprese, mentre gli stranieri aumentano nei trasporti e, come accennato, nella cura delle persone. Se si considerano le assunzioni degli ultimi anni si evince che gli occupati stranieri hanno raggiunto percentuali di circa 17/20% sul totale degli occupati, pari (in media) a circa 25.000 unit. Negli ultimi due anni, pur tuttavia, si registra un lieve calo nelle assunzioni dei lavoratori stranieri. La ricerca, oltre agli aspetti socio-demografici e occupazionali, ha posto lattenzione anche agli aspetti correlabili al progetto migratorio, alle relazionali intra-comunitarie ed extra-comunitarie nellottica di comprendere come si rafforza o si affievolisce lidentit degli immigrati, alla fruizione dei servizi sociali e sanitari; nonch alle aspettative future e ai progetti di rientro o di stabilizzazione definitiva in regione. Il progetto migratorio appare allorigine non del tutto razionale e dipendente per lo pi dal fatto di poter avere appoggi logistici nel paese di destinazione. La presenza o meno di tali appoggi sembrerebbe laspetto pi importante per decidere in quale paese emigrare. Pertanto la scelta di venire in Italia e in particolare nel Veneto dipende dallimportanza che rivestono i referenti; spesso sono parenti, ma anche amici o semplici conoscenti. Il viaggio verso lItalia pu modificarsi e pu prendere altre mete non precedentemente progettate o previste dai diretti interessati, come le reti sociali possono non assolvere le aspettative di quanti le hanno utilizzate per arrivare. I punti di riferimento che si hanno in Veneto determinano, in linea generale, larrivo. Si tratta di familiari o compaesani e pertanto laggregazione dei nuovi arrivati avviene sulle relazioni di prossimit preesistenti o costruite in loco. Per tale ragione le aggregazioni possono avere una configurazione gruppo-centrica e determinare, su questa base, anche lassociazionismo etnico, a carattere culturale e socio-politico. Il gruppo pu rafforzare lautoreferenzialit o trasformarsi da struttura di mediazione con la societ di accoglienza, proponendosi come struttura ed agenzia di socializzazione secondaria. Nelluno o nellaltro caso il gruppo influenza il rafforzamento o meno dellidentit sociale e culturale degli stranieri, al punto che possiamo parlare di doppia identit o di identit multipla non

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necessariamente come fatto negativo. Anzi, la frammentazione dellidentit pu determinare una propensione alla relazione con la popolazione locale, in quanto significa che gli stranieri costruiscono una parte della loro identit proprio al fine di comunicare con lesterno (doppia o multipla anche perch costruisce un ponte verso lAltro, verso il suo diverso che in questo caso sono i nativi). La costruzione o la de-costruzione dellidentit un fatto determinante per lo straniero. Egli resta tale anche dopo molti anni di permanenza nel nostro paese, ma questo non di per s per nulla negativo. Non facile destrutturare i valori acquisiti durante la socializzazione primaria, ma pu risultare e come in effetti sembrerebbe essere pi agevole (anche dal punto di vista strettamente strumentale) lacquisizione di una identit comunicativa, cio in grado di interloquire con la popolazione locale. Ma per far questo occorre che le componenti straniere si sentano stando qui anche a casa loro (per usare le parole di un intervistato). Chiedono dunque una parit di trattamento e una pari opportunit per crescere i loro figli, per crescere loro stessi, per conoscere la popolazione che li ospita e decidere con tranquillit dove trascorrere gli ultimi anni della propria esistenza. Certamente le istituzioni regionali hanno attivato significativi programmi che mirano allinserzione delle componenti straniere regolari, consapevoli oramai della necessit non solo economica ma anche demografica della presenza delle stesse. Rafforzare dunque la propensione allinserimento sociale, lavorativo e relazionale di quelle componenti che ancora soggiorneranno nella nostra regione, vuol dire in sintesi creare i presupposti per la costruzione della convivenza civile e partecipativa. In altre parole fare in modo che si acceleri il processo di passaggio dalla cittadinanza economica (espressa in via di diritto dal quadro normativo attuale, in riferimento cio alla legge Bossi-Fini) alla cittadinanza sociale (riconoscendo gli immigrati regolari come titolari di diritti sociali e quindi soggetti politici), come propedeutica della cittadinanza giuridica (allargando le modalit di acquisizione). Ad una presenza straniera considerata oramai strutturale occorrono, di conseguenza, incisive politiche che favoriscano il suo riconoscimento e promuovano percorsi di integrazione generalizzata per fare in modo che possa esprimere al meglio le sue potenzialit socio-economiche e partecipative.

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APPENDICE GIURIDICA
di Marco Paggi

1) Soggiornanti e residenti
Luogo di rilascio del permesso di soggiorno (p.s.) diverso da quello di residenza o effettivo domicilio La ciclicit delle regolarizzazioni emanate negli anni permette ormai di considerare come un dato assodato la tendenza di una consistente percentuale di immigrati a spostarsi al nord dopo la regolarizzazione, data la maggiore possibilit di trovarvi unoccupazione regolare e, per converso, la maggiore possibilit di vivere al sud in condizioni irregolari. Lalto numero di permessi di soggiorno determinato dalle procedure di emersione (specie dallultima) e, comunque, lalta mobilit degli immigrati sul territorio, contribuisce almeno in buona parte a spiegare il fenomeno della non corrispondenza tra i dati riferiti alla residenza ed il luogo di effettivo rilascio del p.s., specie se si tiene conto dei tempi non brevi di rilascio dei permessi di soggiorno e, soprattutto, dei tempi di adeguamento delle risultanze anagrafiche. La normativa vigente1 prevede infatti che si provveda alla cancellazione dufficio dai registri della popolazione residente dopo trascorso un anno dalla scadenza del permesso di soggiorno, qualora non sia intervenuta nel frattempo la richiesta di rinnovazione delliscrizione stessa a fronte dellesibizione del permesso rinnovato.
1

La materia regolata in via generale dallart.6, comma 7, del Testo Unico di cui al D.lgs. 286/98, come modificato dalla legge 189/2002, ed in specie dal D.P.R. 223 del 30 maggio 1989, come modificato dallart.15 del D.P.R. 31 agosto 1999 n394, come modificato dal D.P.R. 334 del 18 ottobre 2004. 253

Peraltro, dal punto di vista della successione cronologica degli adempimenti, per poter richiedere liscrizione allanagrafe, presso il nuovo comune ove stata stabilita la dimora abituale, necessario che sia gi stato effettivamente rilasciato il nuovo permesso di soggiorno (e nel caso di trasferimento in unaltra provincia, da parte di una Questura diversa da quella che aveva rilasciato il primo permesso); il che comporta unulteriore sfasatura temporale e la non concordanza dei dati suddetti. Va poi considerato, pi in generale, che dal punto di vista dellesperienza pratica risulta che frequentemente gli immigrati non provvedano tempestivamente a comunicare allautorit di polizia la variazione della loro dimora abituale o del loro domicilio entro il termine prescritto di 15 giorni, nonostante la puntuale prescrizione normativa2. Di fatto, lincombenza relativa alla dimostrazione del nuovo domicilio o dimora, e per conseguenza il radicamento della procedura di rinnovo presso la Questura territorialmente competente, viene quasi sempre rinviata dagli interessati ad un momento successivo rispetto alleffettiva variazione, vale a dire quando il soggiorno scade. Infatti, contrariamente allaccennato obbligo di comunicare ogni variazione del domicilio o della dimora entro 15 giorni, la maggior parte degli interessati preferisce evitare di presentarsi tempestivamente alla Questura competente per territorio per dimostrare la nuova abitazione, perch ci comporta impiego di molto tempo e, soprattutto, la restituzione del vecchio permesso e lattesa per la consegna di quello nuovo, di fatto, come se fosse un rinnovo vero e proprio. Cos la maggior parte attende la scadenza del permesso, e a quel punto non pi rinviabile nemmeno la dimostrazione della dimora effettivamente disponibile; infatti, nei frequenti casi di sensibili spostamenti sul territorio (da sud a nord, ma non solo) risulta impossibile anche volendo far valere fittiziamente la vecchia dimora, dal momento che normalmente la lontananza tra il luogo di

Mentre il comma 7 dellart.6 del T.U. citato prevede, in tema di iscrizione allanagrafe, che dellavvenuta iscrizione o variazione lufficio d comunicazione alla questura territorialmente competente, il comma successivo stabilisce che fuori dei casi di cui al comma 7, gli stranieri che soggiornano nel territorio dello Stato devono comunicar al questore competente per territorio, entro i quindici giorni successivi, le eventuali variazioni del proprio domicilio abituale. Come gi accennato, detta prescrizione viene spesso violata e la variazione del domicilio o comunque della dimora abituale viene fatta constare solo in occasione del rinnovo del permesso di soggiorno. La violazione di detta disposizione pu essere sanzionata con il diniego di rinnovo del permesso di soggiorno, come pure risulta confermato dalle pur poche pronunce della giurisprudenza al riguardo, tuttavia va rilevato che nella pratica si registra un ampio margine di tolleranza da parte delle questure, che raramente rilevano e sanzionano dette inadempienze. 254

dimora dichiarato e il luogo di attuale occupazione renderebbe comunque evidente uneventuale simulazione. In ogni caso, la discordanza tra le risultanze anagrafiche e quelle dei permessi di soggiorno non determinata soltanto dallaccennata tendenza allo spostamento dal sud al nord degli immigrati. Si deve infatti considerare che si verificano frequenti spostamenti della dimora o del domicilio anche in un ambito territoriale pi ristretto, tra province vicine: questo non si spiega solo in base al dato generale dellalta mobilit degli immigrati, nel territorio e nello stesso mercato del lavoro, ma spesso anche in base a valutazioni di opportunit (e di necessit), non certo infrequenti tra gli immigrati, che inducono a far risultare una dimora abituale o un domicilio di natura fittizia. Per lappunto, la scelta di chiedere il rinnovo in una provincia diversa da quella di effettiva dimora, magari in base ad una dichiarazione di ospitalit fittizia, si spiega con la forte differenza nei tempi di rinnovo del permesso di soggiorno che si verifica spesso tra luna e laltra questura. Se si considera che i tempi di attesa del rinnovo comportano disagi considerevoli (estrema difficolt nella ricerca di occupazione e di alloggi in locazione, impossibilit di rimpatrio e rientro, ecc.), pur non potendolo giustificare, si pu comprendere che molti optino per la riduzione dei tempi (talvolta notevole, con differenze di diversi mesi) a costo di procurarsi anche a pagamento una formale disponibilit di un alloggio; magari una mera dichiarazione di ospitalit. Elementi critici che possono condizionare la lettura dello stock del dato Da un punto di vista generale va considerato che la crescita numerica dei permessi di soggiorno non corrisponde esattamente allincremento delle presenze effettive, ma piuttosto al saldo tra permessi riferiti a nuovi ingressi (o regolarizzazioni) e vecchi permessi che non sono pi stati rinnovati. Ovviamente, ben pi rarefatto in questambito il numero di persone che effettivamente rientrano nel loro paese (o emigrano verso un paese terzo) rinunciando al rinnovo del permesso di soggiorno, dovendosi invece considerare lalta incidenza nella determinazione del saldo suddetto dei dinieghi di rinnovo del permesso di soggiorno, adottati per cause diverse e principalmente: carenza di occupazione e/o di fonti di reddito dimostrabili; applicazione di condanne penali ostative al rinnovo del permesso di soggiorno; tardiva richiesta di rinnovo per mancanza di altri requisiti richiesti (ad es. alloggio, passaporto in corso di validit).

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Daltra parte, noto che in occasione delle diverse regolarizzazioni stata riscontrata una rilevante incidenza delle richieste relative a stranieri che, in precedenza, avevano un regolare permesso di soggiorno e non sono riusciti a rinnovarlo, come gi detto; inoltre, va pure considerato che nel novero complessivo dei permessi di soggiorno vi sono anche i permessi di soggiorno per turismo, ottenuti in base a visti uniformi Schengen o a seguito di ingresso in regime di esenzione dal visto (la casistica pi rilevante riguarda i cittadini rumeni). In buona parte dei casi alla scadenza di questi permessi di soggiorno, di per s non rinnovabili n normalmente convertibili in permessi di tipo rinnovabile, segue poi la permanenza irregolare sul territorio, in attesa del prossimo decreto flussi o di una regolarizzazione.

2) La componente minorile
La presenza dei minori merita poi specifiche considerazioni, dal momento che essa non rilevabile nella sua effettiva consistenza in base ai dati relativi ai permessi di soggiorno; infatti, il minore, che sia nato in Italia o allestero non fa differenza, normalmente inserito nel permesso di soggiorno del genitore. In particolare, la possibilit per il minore di ottenere in proprio un permesso di soggiorno dipende anche dalla disponibilit in proprio di un autonomo passaporto, che a sua volta dipende dalle diverse prassi al riguardo seguite dalle autorit dei paesi di provenienza. Di fatto, solo dopo compiuti i 14 anni di et, o ancora pi facilmente col compimento della maggiore et, il diretto interessato ottiene un proprio permesso di soggiorno. Tuttavia, ma ci riguarda comprensibilmente solo una minoranza, il permesso di soggiorno viene direttamente rilasciato nei confronti dei minori non accompagnati e/o affidati3, sicch il dato relativo ai permessi di soggiorno rilasciati nei confronti dei minori dovrebbe tendere a coincidere sostanzialmente con il numero degli appartenenti a tale ultima categoria, escludendo almeno buona parte dei minori presenti in Italia con almeno un genitore.

Lart. 19 del T.U prevede il divieto di espulsione per i minori non accompagnati e il correlativo obbligo di rilascio del permesso di soggiorno per minore et di cui allart.28 del D.P.R. 394/1999 (come modificato dal D.P.R. 334/2004), mentre lart. 32 del T.U. disciplina la possibilit di conversione del permesso di soggiorno al compimento della maggiore et per le persone che risultano essere state beneficiarie di provvedimenti di affidamento durante la minore et. 256

Questo in parte spiega la discordanza del dato delle presenze rispetto alle risultanze delle iscrizioni al SSN e delle iscrizioni anagrafiche, che a loro volta, per, non concordano tra loro. Per lappunto il maggior numero di iscrizioni allanagrafe rispetto alle risultanze del Sevizio Sanitario Nazionale (SSN) trova poi spiegazione in base ad altri e distinti fattori. Infatti, normalmente liscrizione allanagrafe viene effettuata dufficio ed in stretto collegamento con la registrazione delle nascite. Al riguardo, una circolare del Ministero dellInterno del 2002 aveva dato indicazioni opposte alla prassi normalmente seguita, nel senso di attendere il previo inserimento del minore nel permesso di soggiorno dei genitori, prima di procedere alliscrizione anagrafica, tuttavia un parere del Consiglio di Stato di poco successivo ha confermato la correttezza della prassi di iscrizione automatica, sicch si pu ben dire che liscrizione anagrafica dei nati in Italia, (beninteso, a condizione che almeno uno dei due genitori abbia un regolare permesso di soggiorno) avviene di norma tempestivamente4. Per converso, sebbene liscrizione al SSN prescinda dalla stessa iscrizione anagrafica --dal momento che il diritto di iscrizione, sulla scorta di quanto disposto dallart.34 del T.U., sussiste non solo per i residenti ma anche per coloro che risultano semplicemente domiciliati, o che comunque non hanno curato di chiedere liscrizione allanagrafe-- i nuovi nati vengono di fatto iscritti al SSN con una relativa celerit solo in relazione alleventuale necessit di cure e/o controlli pediatrici, sicch tale iscrizione sconta normalmente una apprezzabile dilazione temporale per la maggioranza, che inoltre pu essere ulteriormente influenzata dalla gi accennata tempistica del rilascio e/o rinnovo dei permessi di soggiorno. Peraltro, linserimento del neonato nel permesso di soggiorno richiede il previo inserimento dello stesso nel passaporto dei genitori da parte della competente rappresentanza consolare in Italia del paese di provenienza, che richiede a sua volta ulteriore tempo. Per quanto riguarda i dati relativi alle iscrizioni scolastiche, quanto meno per la c.d. scuola dellobbligo, va poi considerato che la vigente normativa garantisce il diritto di iscrizione anche a prescindere dalla regolarit del

Per lappunto, la circolare del Ministero dellInterno n14 del 19.06.03 aveva prescritto che liscrizione poteva essere formalizzata solo previo inserimento del minore nel permesso di soggiorno del/dei genitori. Con parere della Sez I^ del Consiglio di Stato n5453/03 del 4.2.04 stato invece puntualizzato lobbligo di iscrizione immediata, a prescindere dallinserimento del minore nel p.s. del/dei genitori regolarmente soggiornanti; quindi, la circolare del Ministero dellInterno n32 del 12.7.04 ha dato disposizione di uniformarsi al parere del C.d.S.. 257

soggiorno5, sicch le iscrizioni sono ovviamente anche rappresentative della presenza irregolare. In altre parole, i dati dellinserimento scolastico riflettono la presenza dei minori regolarmente soggiornanti con la famiglia, dei minori non accompagnati e/o affidati e dei minori appartenenti a nuclei familiari non regolarmente soggiornanti. Una compensazione di segno opposto, se pur modesta ma non trascurabile, comunque dovuta allabitudine di molte famiglie, specialmente quelle provenienti dallarea asiatica, di rinviare i figli in patria (per lo pi affidandoli a parenti prossimi) perch frequentino l la scuola. Di fatto, dunque, molti minori possono risultare regolarmente e soggiornanti e residenti in Italia (normalmente a seguito di ricongiunzione familiare) anche se i realt il loro permesso di soggiorno viene di fatto utilizzato solo per brevi soggiorni in Italia, coincidenti con le vacanze scolastiche. Di fatto, ritenuta preferibile la soluzione di ottenere comunque per loro un soggiorno stabile anche se in realt esso viene utilizzato come una sorta di visto di ingresso multiplo per brevi soggiorni, dal momento che lottenimento volta per volta, in base alle necessit, di un visto per turismo o per visita ai parenti risulta molto pi incerto e complicato, specie se si tien conto del fatto che i tempi di attesa per il rilascio e la piena discrezionalit al riguardo non consentirebbero di pianificare adeguatamente il periodo di vacanza (pure considerando la necessit che detti minori siano accompagnati da almeno uno dei genitori durante il viaggio). Tale fenomeno pu dar luogo a seri inconvenienti, e ci non soltanto sotto il profilo della violazione dellobbligo di frequenza scolastica in Italia, imposto da norme imperative a tutti i residenti. Infatti, poich il vigente regolamento di attuazione del T.U. stabilisce6 che lo straniero non possa trascorrere allestero un tempo complessivamente superiore alla met della durata del permesso di soggiorno, i minori che si trovano i questa situazione rischiano di non poter pi rinnovare il permesso di soggiorno.

5 Si veda lart.45 del D.P.R. 394/99 (non modificato dal D.P.R. 334/2004, emanato a seguito della L.189/02), che sancisce: i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto allistruzione indipendentemente dalla regolarit della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. 6 Lart.13, comma 4, del D.P.R. 394/99 prevede che il permesso di soggiorno non pu essere rinnovato o prorogato quando risulta che lo straniero ha interrotto il soggiorno in Italia per un periodo continuativo di oltre sei mesi o, per i permessi di soggiorno di durata almeno biennale, per un periodo continuativo superiore alla met del periodo di validit del permesso di soggiorno, salvo che detta interruzione sia dipesa dalla necessit di adempiere agli obblighi militari o da altri gravi e comprovati motivi.

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3) Inserimento lavorativo: gli imprenditori immigrati.


I dati relativi allimprenditoria immigrata riflettono senzaltro una crescente presenza di imprenditori e lavoratori autonomi, tuttavia vi motivo di ritenere che le cifre e soprattutto la loro notevole quanto progressiva espansione non corrispondano esattamente al dato reale. Notoriamente, infatti, una parte non trascurabile di questi dati nasconde una forma molto diffusa non solo tra gli stranieri- di elusione delle vigenti norme in materia di tutela del lavoro e di sicurezza sociale, in particolar modo per quanto riguarda le imprese artigiane individuali nel settore delledilizia: infatti, molti ex dipendenti di imprese edili si trasformano in imprenditori di s stessi, non di rado assumendo alle proprie dipendenze parenti o altri connazionali, ma di fatto continuano a prestare la medesima attivit in condizioni di subordinazione sostanzialmente uguali a quelle del lavoro dipendente presso lo stesso datore, omettendo tuttavia lapplicazione dei parametri salariali vigenti e pattuendo di fatto un cottimo puro (di per s vietato), oltre che avvalersi di un minor aggravio di contributi per le assicurazioni sociali obbligatorie, il cui pagamento viene spesso omesso. Un altro rilevante fenomeno concorre poi a gonfiare il dato delle imprese di cui sono ufficialmente titolari gli stranieri, con particolare riguardo alle attivit di commercio e ristorazione: si tratta della trasformazione di molte imprese originariamente costituite in forma societaria in imprese individuali, avvenuta negli ultimi anni. Per lappunto, fino allentrata in vigore del T.U. vigeva il generale principio di reciprocit di cui allart.16 delle disposizioni preliminari al codice civile, che riconosceva allo straniero lesercizio dei diritti civili riconosciuti al cittadino sotto condizione di reciprocit, vale a dire alla condizione essenziale che nel paese di provenienza dello straniero fosse riconosciuto al cittadino italiano analogo diritto di svolgere la corrispondente attivit. Ci comportava che molti stranieri si vedevano inibita la possibilit di essere titolari di unimpresa in Italia a causa della ritenuta interdizione dei cittadini italiani dallo svolgimento delle corrispondenti attivit in molti dei paesi di provenienza (ad es. la Repubblica Popolare Cinese, lIran, la Jugoslavia e gli altri paesi dellest europeo). Per ovviare a tale impedimento, dunque, molti degli attuali imprenditori avevano a suo tempo adottato lescamotage di costituire una societ con amministratori italiani (magari detentori di unesigua minoranza delle quote, o semplici prestanome), che essendo una persona giuridica costituita in Italia non veniva contata nel novero delle attivit imprenditoriali svolte da

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stranieri. Gli stranieri che svolgevano in tale forma tali attivit, pur essendo di fatto i reali titolari, risultavano normalmente in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro subordinato e si facevano, per cos dire, assumere dalla loro stessa societ. Di conseguenza, molte di queste societ si sono poi trasformate in imprese individuali nel giro di pochi anni, a partire da quando entrato in vigore il T.U., che allart. 2 ha sostanzialmente abrogato la condizione di reciprocit e comunque ha espressamente consentito lesercizio di impresa in forma individuale per cittadini extracomunitari, a prescindere dalla verifica circa la sussistenza o meno della condizione di reciprocit. Quindi, evidente che molte attivit imprenditoriali che prima non facevano capo ufficialmente ad uno straniero ora sono emerse nella loro effettiva titolarit, contribuendo a far risultare una crescita rapidissima che, invece, almeno per buona parte il frutto di una semplice trasformazione di ci che preesisteva.

4) Lalloggio: le richieste di assegnazione di alloggi pubblici.


Il dato relativo a tali richieste difficilmente interpretabile, perch sconta una prassi interpretativa e applicativa che risulta fortemente differenziata sul territorio; in altre parole, nella pratica si registra una forte disomogeneit nei criteri seguiti di fatto o in base ai rispettivi regolamenti dai diversi enti locali competenti allassegnazione degli alloggi ed alla gestione delle domande e delle relative graduatorie. In particolare, la normativa vigente del T.U. (art.40, comma 6) stata modificata con la legge 189/2000, che ora prevede lequiparazione ai cittadini italiani ai fini dellassegnazione di alloggi pubblici solo per coloro che siano titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata almeno biennale. La restrizione ai soli permessi di soggiorno di durata biennale, rilasciati in base allart.5 dello stesso T.U. solo ai titolari di contratto di lavoro a tempo indeterminato, tendenzialmente esclude i moltissimi titolari di contratto di lavoro a termine (ai quali viene rilasciato un permesso di soggiorno di durata non superiore a un anno), come pure gli immigrati in attesa di occupazione (permesso di sei mesi). Peraltro, stante che le graduatorie per lassegnazione degli alloggi e le relative attese sono destinate a durare molto tempo, risulta alquanto incerta e varia la prassi di fatto attuata in relazione alla successione dei diversi permessi di soggiorno ed a seguito dei rinnovi con diversa durata di validit, sicch taluni enti provvedono alla cancellazione dalle graduatorie di

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chi non pi in possesso di un p.s. biennale (avendo ottenuto un p.s. di un anno o di sei mesi), mentre altri mantengono la collocazione in graduatoria. Tutto questo fa s che il dato non si possa considerare omogeneo, o meglio, ci permette di rilevare il numero di assegnazioni ma in base a criteri diversificati e senza la possibilit di avere una rappresentazione effettiva delle domande, posto che parte di esse non risulta per ritenuta inammissibilit.

5) La cittadinanza italiana
I dati resi disponibili dal Ministero dellInterno7 sulle attribuzioni della cittadinanza italiana, sia per naturalizzazione che per matrimonio, sommati tra loro non corrispondono con il numero notevolmente superiore delle cancellazioni operate dalle liste dei residenti stranieri per acquisto della cittadinanza. La differenza talmente grande che non trova facile spiegazione: almeno in parte si pu ritenere che essa si possa giustificare con lincidenza di distinti procedimenti relativi allaccertamento dello status civitatis nei confronti di cittadini italiani per nascita, vale a dire di persone che non risultano ancora registrate quali cittadini italiani ma che lo sono di diritto, essendo il padre o la madre a loro volta cittadini italiani8. Per lappunto, in tali casi la procedura concerne un mero accertamento di una situazione che giuridicamente preesiste ma che non era mai stata formalmente registrata (che sostanzialmente riguarda persone nate allestero da uno o entrambi i genitori italiani, la cui cittadinanza non era mai stata registrata); tale procedura, inoltre, di competenza delle rappresentanza consolari allestero per chi non risiede in Italia, mentre di diretta competenza del sindaco nel caso di persone che siano gi residenti in Italia e che attivino qui la procedura di accertamento (o ricognizione) della propria cittadi7

E il caso di far presente che il Ministero dellIntero ha reso disponibili soli i dati relativi alle effettive concessioni della cittadinanza, sia per naturalizzazione (richiesta proponibile solo dopo 10 anni di residenza e soggiorno regolare ai sensi dellart.9 della legge 5 febbraio 1992 n91) che per matrimonio (art.5 legge citata); non ha invece reso disponibili i dati relativi al numero complessivo di domande effettivamente presentate, il che rende impossibile la conoscenza del tasso percentuale di accoglimento per entrambe le categorie, come pure delle diverse componenti nazionali. 8 Per lappunto, come disposto dallart.1 della legge 91/92 citata, cittadino per nascita il figlio di padre o madre cittadini, sicch in tal caso il provvedimento che riconosce la cittadinanza italiana non ha valore costitutivo di un diritto che prima non preesisteva, bens un mero valore accertativo (o dichiarativo) di uno status giuridico preesistente fin dalla nascita. 261

nanza italiana per nascita. In particolare, una recente circolare del Ministero dellInterno9, anche in considerazione dellapprezzabile flusso di ingresso, specie dallAmerica Latina, di persone di diretta origine italiana, aveva disposto la possibilit di concedere la residenza in tali casi anche ai titolari di permesso di soggiorno per turismo e di avviare contestualmente la procedura di accertamento della cittadinanza. Ecco che, quindi, un consistente numero di pratiche pu avere inciso sulle cancellazioni dalle liste degli stranieri e sulla contestuale iscrizione nelle liste dei cittadini, senza alcun passaggio nelle rilevazioni dei dati presso il Ministero dellInterno.
TP PT

6) Le rimesse
I dati dellUfficio Italiano Cambi riflettono ovviante solo le operazioni effettivamente registrabili, laddove noto che la maggior parte degli stranieri utilizza canali informali per la trasmissione di valuta in patria, soprattutto in ragione dei costi notevolmente minori e della maggiore celerit delloperazione. Una maggiore approssimazione del dato reale sarebbe forse possibile soltanto per mezzo di sondaggi, ossia rilevando statisticamente la percentuale di reddito che, a seconda delle aree di provenienza geografica, viene destinata alle rimesse, con le ovvie differenziazioni tra chi ha gi qui la famiglia e chi no.

Si tratta della circolare del Ministero dellInterno n28 del 23 dicembre 2002, che prevede, per gli oriundi che intendano chiedere laccertamento dello status civitatis in base alla paternit o maternit italiana, la possibilit di iscrizione allanagrafe della popolazione residente anche in base al mero possesso di un soggiorno per turismo e, quindi, la possibilit di attivare presso il comune di residenza la procedura di accertamento della cittadinanza. 262

Nota sugli autori

Francesco Carchedi, docente presso lUniversit degli Studi di Roma La Sapienza, Facolt di Sociologia; responsabile Ricerca del Consorzio Parsec-Ricerca ed interventi sociali, attualmente consulente di Italia Lavoro S.p.A. e dellOsservatorio Immigrazione Regione Veneto. Studioso di processi migratori e di politiche sociali. Veronica Fincati, laureata in Lingua e Letteratura Italiana e laureata in Traduzione di Spagnolo presso lUniversit di Crdoba in Argentina, specializzata in Analisi del Discorso, si occupa di ricerca nel campo della immigrazione presso lOsservatorio Immigrazione Regione Veneto. Laura Lauzzana, laureata in Filosofia presso lUniversit di Padova, con un master in Social Anthropology presso la SOAS di Londra, dottoranda in Social Anthropology presso la University of Sussex. Si occupa di ricerca nel campo dellantropologia sociale applicata allo sviluppo e allimmigrazione per le agenzie internazionali e presso lOsservatorio Immigrazione Regione Veneto. Nicola Barban, laureando in Scienze Statistiche, Demografiche e Sociali presso lUniversit di Padova, si occupa di ricerca presso lOsservatorio Immigrazione Regione Veneto. Marco Paggi, avvocato presso il Foro di Padova, si occupa di diritto dellimmigrazione. membro del direttivo dellAssociazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI) e della redazione della rivista Diritto Immigrazione e Cittadinanza ed. Franco Angeli; cura la sezione legale del sito meltingpot.org ed consulente in materia per Italia Lavoro S.p.A. Veneto Lavoro, ente tecnico-strumentale di supporto alla Regione Veneto in tema di politiche del lavoro. Larea Osservatorio & Ricerca assicura unattivit di analisi congiunturale e strutturale sullevoluzione del mercato del lavoro regionale e segue con particolare attenzione le tematiche relative alla presenza dei lavoratori immigrati.

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