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Atti del Convegno Nazionale Anaste

UN GRANDE PATTO DI SOLIDARIET PER UN NUOVO WELFARE FRA TUTTI GLI ATTORI DEL SISTEMA

Pro

Trimestrale di management e cultura di impresa nelle residenze per anziani Numero 50 - Anno XVII - dicembre 2011

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SOMMARIO
Numero 50 - Anno XVII - dicembre 2011

Trimestrale di management e cultura di impresa nelle residenze per anziani


Diretto da Carlo Hanau

Editoriale - Apertura del Convegno: Un grande patto di solidariet per un nuovo Welfare Alberto De Santis Intervento Presidente Camera di Commercio Italo-Germanica - Ing. Mario Zucchino Intervento Vicepresidente Federsalute - Dott. Gianni Gruppioni Intervento Ambasciata tedesca - Dott.ssa Dagmar Feldgen Intervento Presidente FISH - Dott. Pietro Barbieri Intervento Presidente ACLI - Dott. Andrea Olivero Relazione: Un problema urgente: lo sviluppo della sanit integrativa - Dott.ssa Carla Collicelli Relazione: La sfida della terza et - Dott.ssa Grazia Labate Relazione: Federalismo e fondi sanitari integrativi: un modello italiano di big society Dott.ssa Isabella Mastrobuono Intervento Associato Anaste - Dott. Massimo Blasoni Intervento Direttore Ministero della Salute - Dott. Filippo Palumbo Intervento Direttore Generale della BPA - Dott. Herbert Mauel Intervento Responsabile internazionale Camera di Commercio Italo-Germanica - Dott.ssa Lara Sholz Intervento Presidente Fondo Est - Dott. Simonpaolo Buongiardino Intervento Presidente Commissione nazionale RSA - Dott. Fabio Miraglia Intervento Segretario Confederale UIL - Dott. Carlo Fiordaliso Intervento Presidente ANOSS - Dott. Renato Dapero Intervento Presidente FIABA - Dott. Giuseppe Trieste Intervento Presidente ANSDIPP- Dott. Damiano Mantovani Intervento Presidente Anaste Lazio - Dott. Sebastiano Capurso Roma - Convegno: Dare forma al futuro. Fondo For.te. Roma - Convegno: 45 edizione del Rapporto CENSIS Roma - Convegno: Nono Rapporto annuale AIOP Aerre Prima laureata di Anaste Campus Irene Bruno Milano - Convegno: I profili normativi dellAssistenza Sanitaria Integrativa Aerre

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Pro editoriale

Un grande patto di solidariet per un nuovo Welfare


ormulare una proposta sostenibile per la riforma del Welfare, al fine di affrontare il grave problema della non autosufficienza e delle cure di lungo termine in Italia stato lobiettivo principale del convegno promosso dallANASTE che ha inteso proporre con questo titolo: - Un grande patto di solidariet per un nuovo Welfare fra tutti gli attori del sistema.- un convegno svoltosi con enorme successo in Confcommercio a Roma il 17 novembre u.s. alla presenza di un folto pubblico e di esperti del settore. Una rivisitazione complessiva del sistema attuale italiano di Welfare, che da una logica essenzialmente monetaria ha bisogno di riconvertirsi ad una logica di servizi, chiamando alla sua realizzazione istituzioni pubbliche, mercato profit e no profit, cittadini portatori di diritti e le loro famiglie ad orientare un nuovo patto sociale, pur dentro la crisi, che sia principalmente occasione di diritti e servizi. Dopo il saluto delle Autorit presenti tra cui il Presidente della Camera di Commercio Italo-Germanica Ing. Mario Zucchino; della Dott.ssa Dagmar Feldgen, in rappresentanza dellAmbasciatore in Italia per la Germania, sono seguiti i ringraziamenti a coloro che hanno collaborato per la realizzazione dell evento. LANASTE, impegnandosi da oltre ventanni nella costruzione di modelli appropriati, efficienti ed efficaci, volti a fronteggiare la costante crescita di bisogni socio-assistenziali e socio-sanitari da parte dei Cittadini, davanti alla continua scarsit di

risorse e di servizi , ha proposto un percorso virtuoso, con il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema, dal Governo al Servizio Sanitario Nazionale, dagli Enti Locali ai Fondi Sanitari Integrativi, dalle Organizzazioni Sindacali agli Utenti, dalle Famiglie alle Imprese. La proposta un grande patto di solidariet fra tutti gli attori del sistema: dai Ministeri del Lavoro e della Salute, Sindacati, operatori e dipendenti pubblici e privati, ai Fondi Sanitari Integrativi. Unopportunit per trovare risorse atte ad affrontare lemergenza, anche attraverso la mutualit integrativa, che viene, innanzi tutto, dalla base. Una proposta che consente la rivisitazione del numero di posti letto per portarli a percentuali accettabili a livello europeo. E che preveda anche lutilizzo della domotica in abitazioni a misura per gli anziani, con lausilio della telemedicina. Lidea maturata quella di avere giovani che si occupino degli anziani in strutture residenziali. Quindi aumento di posti di lavoro circa 350.000, eliminazione di ricoveri impropri, e riattivazione delledilizia sanitaria intelligente ed innovativa, utile per la realizzazione di 245.000 posti letto mancanti, in strutture residenziali per anziani, come grande occasione di sviluppo e di lavoro professionalizzato. E utile precisare che per fare questi interventi strutturali in grado di offrire una cultura della qualit della vita over65, fondamentale una seria collaborazione tra pubblico e privato.

La costituzione del Fondo Unico per la non autosufficienza, quanto viene chiesto con determinatezza per affrontare lemergenza del nostro settore socio assistenziale e socio sanitario. Nel dettaglio si propone di: rendere obbligatoria ladesione delle aziende ai Fondi sanitari integrativi, coinvolgendo anche i lavoratori autonomi che devolveranno un contributo minimo (equiparabile ad una giornata lavorativa di un impiegato) al Fondo unico per la non Autosufficienza; la rinuncia di un giorno di ferie da parte dei dipendenti pubblici e privati il cui valore verr versato al Fondo Unico; la rimodulazione dellindennit di accompagnamento, mettendo un tetto al reddito per usufruire del contributo, che dovr essere ripensato in tre scaglioni da 300600 e 1.200 Euro. Questa operazione sostenibile porterebbe nelle casse del Fondo Unico circa 12 miliardi di Euro. Inoltre la disponibilit degli imprenditori privati del settore Socio assistenziale e Socio sanitario ad investire per la realizzazione, gradualmente, per la realizzazione delle strutture mancanti. Al fine di colmare il divario tra le regioni del Sud e le regioni del Nord, liniziativa dovrebbe partire da quelle regioni del Sud che presentano una carenza cronica di posti letto e nelle quali stata fatta la scelta di erogare assistenza in denaro piuttosto che fare una politica di realizzazione di posti letto.

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Alberto De Santis Linvestimento sostenibile ad una condizione: che vengano abbattute ed eliminate le pastoie burocratiche imposte dalle miriadi di procedure per lautorizzazione al funzionamento e dallaccreditamento. Approvato il progetto per la realizzazione di una RSA la regione interessata dovrebbe affidare ad un funzionario preposto, attraverso una conferenza di servizi, il controllo della costruzione dellimmobile da parte dellimprenditore privato. Al termine della costruzione il collaudo. Avendo seguito nelle varie fasi la costruzione lincaricato dalla regione dovrebbe certificare la rispondenza di quanto realizzato al progetto approvato ed alle varie autorizzazioni ottenute a monte. Inserire quindi la nuova struttura nella rete per poter ospitare subito le persone in lista di attesa. Nel corso del convegno sono stati apportati dei contributi da parte dei relatori favorevoli alla realizzazione della riforma e quindi alla costituzione del Fondo Unico per la non autosufficienza. Interessante analizzare quanto ognuno dei relatori, in sintesi, ha sostenuto per il raggiungimento di tale obiettivo. La I Sessione ha visto la Prof.ssa Grazia Labate esporre la sua relazione puntando su i Fondi Sanitari Integrativi, le esperienze europee e i processi di modificazione degli schemi di protezione. La Prof.ssa Grazia Labate, docente di Economia sanitaria allUniversit di York, ha descritto come dal 2007 il Fondo nazionale per le po-

litiche sociali ha avuto un trend decrescente. La parte del fondo destinata alle Regioni, (al netto della parte di finanziamento destinata ai diritti soggettivi), per le politiche sociali a livello locale, passato da 745 milioni di euro del 2007 ai 274 milioni di euro del 2011. Riducendosi ancora per il 2012: in 69 milioni. Per il 2013: in 44 milioni. Il Fondo per la non autosufficienza da 100 milioni di euro del 2007 ai 300 milioni di euro del 2008 ai 400 milioni di euro del 2009 e del 2010 fino ad azzerarsi nel 2011 e per gli anni successivi. A questo si aggiungono i tagli strutturali ai bilanci delle autonomie locali. Nel 2012 ha spiegato la Prof.ssa Labate Regioni, Province e Comuni dovranno risparmiare 6 miliardi di euro. Nel 2013 e nel 2014 diventeranno 6 miliardi e 400 milioni, che incideranno principalmente sul trasporto pubblico e lassistenza sociale. E per effetto del Disegno di legge delega, in materia fiscale ed assistenziale N4566 gi in discussione alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati, il Governo sar delegato ad emanare provvedimenti tali da determinare effetti positivi, ai fini dellindebitamento netto, non inferiori a 4 miliardi di euro per lanno 2012 e per 20 miliardi di euro a decorrere dal 2013. E intanto circa il 6% delle famiglie italiane si impoverisce, di cui

il 4,1% sostiene le cosiddette spese catastrofiche, cio quelle che superano il 40% della capacity to pay. Specialistica, disabilit, farmaci, non autosufficienza sono le voci di maggiori spese. Aumenta la spesa sanitaria ma diminuiscono i finanziamenti. Ad affermarlo stata anche la Dott.ssa Isabella Mastrobuono, Direttore Sanitario del Policlinico Tor Vergata di Roma e sub commissario alla Sanit della Regione Molise intervenendo con la Sua relazione al convegno, che punta sulle risposte socio sanitarie nel quadro italiano con una proposta per la riqualificazione della spesa per lassistenza: il ruolo del privato imprenditoriale e sociale, per affrontare il grave problema della disabilit e delle cure di lungo termine in Italia . Quasi azzerati precisa - i finanziamenti per lassistenza sociale, nonostante che, anche per questa voce di spesa, laumento sia esponenziale, le due condizioni sono tuttaltro che slegate perch i bisogni aumentano e una drastica riduzione, senza una strategia precisa della spesa sociale, pu riflettersi sul versante sanitario determinando una maggiore richiesta di servizi, soprattutto di emergenza e, vanificare, nelle regioni in piano di rientro, gli sforzi per la riduzione della spesa sanitaria. Sarebbe dunque un errore strategico

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guardare alla spesa sanitaria senza contemporaneamente considerare quella sociale. E i bisogni assistenziali delle famiglie italiane, come illustrato dalla Dott.ssa Carla Collicelli, vice direttore del Censis, sono consistenti e in crescita, basta considerare il trend di invecchiamento della popolazione. Tratta, con dovizia di particolari e di ricerca il tema del nuovo Welfare in transizione dalla protezione pubblica al mercato sociale. Il Welfare in Italia - ha sottolineato - una tradizione molto ampia e articolata che deriva dalla rete di beneficenza cattolica, dal filone della mutualit operaia, dal sistema centralista del fascismo e prima repubblica, dal successivo decentramento. E oggi, invece, diventato riparativo, quindi prevalentemente ospedalizzante, iniquo e previdenziale. Dallindagine emerge che il 30,8% delle famiglie italiane oggi abbia una situazione che configura un carico assistenziale per la famiglia. Nel 6,9% delle famiglie c un anziano non autosufficiente o un adulto con disabilit assistito a casa. Il contributo pubblico al sostegno in costante diminuzione e, registra anche forti variabilit territoriali: per lassistenza agli anziani la spesa media procapite dei Comuni di 117 euro, ma con quote che passano dai 165 nel Nord-Est a 59 euro nel Sud. E cos la sussidiariet a far fronte a queste situazioni,- afferma Collicelli.Tutto questo pesa sulle tasche delle famiglie. Tanto che si pu affermare: la sanit salvata dalla famiglia- sia in termini di prestazione assistenziale che di costi, dal momento che la spesa annua privata, secondo i dati del Censis, di circa mille euro allanno..

Nelle pagine seguenti saranno esposte le loro relazioni molto approfondite sulle tematiche trattate. Il Welfare Italia, e non solo, ma anche quello europeo, necessitano di una profonda riforma. Alla vigilia del 2012, proclamato con preveggenza dallUE, Anno Europeo dellinvecchiamento attivo e della solidariet tra le generazioni, la crisi morde i bilanci dei Paesi Ue, ma anche e soprattutto il bilancio delle famiglie che sempre pi fanno fronte di tasca propria a spese di assistenza per anziani e disabili, lEuropa intera quindi, deve trovare soluzioni al problema. Il riscontro lo abbiamo avuto con il Dott. Herbert Mauel, Direttore Generale della Bpa, lAssociazione di categoria tedesca dei gestori delle Residenze Sanitarie per anziani e responsabile della L.T.C. che ha illustrato nella sua relazione, lesperienza tedesca e le strutture residenziali del futuro, mettendo cos a confronto due realt, mentre la Dott.ssa Lara Scholz, Responsabile Internazionale della Camera di Commercio Italo-Germanica, ha portato alla conoscenza di tutto il folto pubblico presente le interessanti Tecnologie Innovative Tedesche. A chiusura della I Sessione, il Presidente nazionale del Fondo Est Dott. Simonpaolo Buongiardino ha illustrato le caratteristiche della sanit integrativa nello scenario del Welfare contrattuale. Nella II Sessione hanno preso la parola sulle future linee di politica socio sanitaria il Dott. Pietro Barbieri, Presidente Nazionale della FISH (la Federazione Italiana Superamento Handicap) che ha sottolineato come linvecchiamento della popolazione e la non autosufficienza in genere sia fenomeno noto ormai a tutti e non si pu dire che non ci siano dati e informazioni insufficienti per comprendere

quale sia il fenomeno nel nostro Paese. Al contempo per abbiamo assistito in questi ultimi anni a un depauperamento delle risorse abbastanza significativo. LIstat comunicava che nel 2008 le risorse disponibili per le politiche sociali nel paese, quindi anziani, disabili, minori, famiglie, tutto era circa 6 miliardi di spesa. A questi 6 miliardi di spesa sono stati levati 2 miliardi e mezzo attraverso la quasi totale eliminazione del fondo per le politiche sociali, leliminazione totale del fondo per la non autosufficienza e nellultima manovra stato ridotto un ulteriore miliardo di trasferimento di risorse ai comuni destinati appunto ai servizi sociali. Il tutto per 2 miliardi e mezzo. Essendo 6 quelli di partenza chiaro che siamo quasi al dimezzamento. Testimoniata dallintroduzione di ticket da un lato e dai piani di rientro che vedono tagliare omogeneamente in maniera assolutamente lineare, sia la retta di ricovero ospedaliera, sia i servizi del territorio. I dati Eurostat, sempre del 2008 quindi prima della crisi, evidenziano che sulle politiche sociali il nostro paese spende meno della met dellEuropa a 15, lEuropa con cui noi ci dobbiamo confrontare. LEuropa che sostanzialmente quella che mira alla coesione sociale. Lincidenza sul PIL, sempre secondo Eurostat, della spesa per le Politiche sociali pari a quanto spende la Bulgaria. Quindi le riduzioni di risorse si accaniscono sul settore, si accaniscono quindi su unarea di politiche del Paese che risulta essere enormemente sotto finanziata. Da questi dati traiamo due conclusioni: la prima che il sistema italiano non garantisce assistenza alle persone in condizioni di non autosufficienza da sempre, la spesa privata delle famiglie una spesa enorme, la vera spesa del Welfare. La secon-

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da che quel poco di spesa pubblica per il Welfare rischia una ulteriore riduzione di 24 miliardi a partire dal 2013, per cui la nostra iniziativa, sia assolutamente indispensabile per capire cosa accadr e cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro. Ed per questo che le proposte che scaturiranno dal convegno siano un momento di salute anche mentale per chi come noi quotidianamente combatte nel tentativo di tutelare i diritti delle persone in condizioni di non autosufficienza. Non si tratta pi, quindi, di quello che abbiamo subito in termini di tagli lineari, ma di quella sparizione di un sistema di servizi. E bene riappropriarci di quel termine equit che ci d lopportunit di riflettere sul sistema e magari di introdurre dei nuovi istituti che possano sopperire a quanto gi era assente prima e quanto stato ridotto in termini di risorse e spese. Il Dott. Andrea Olivero, Portavoce Nazionale del Forum del Terzo Settore e Presidente dellACLI, ha sottolineato limportanza del convegno, che ha gi alle spalle una riflessione ed una analisi da parte dellANASTE. In continuit con quanto espresso dal Pietro Barbie-

ri ha significato linteressamento e la piena adesione dellOrganizzazione da lui presieduta e rappresentata ad un processo che abbia come obiettivo la costituzione di un patto di solidariet per il nuovo Welfare. Linteresse nasce da tre motivi fondamentali: il primo rappresentato dalla forte aggressione al sistema del Welfare ed in particolare al sistema assistenziale del nostro Paese per una serie di tagli indiscriminati che non hanno prodotto riforma, una riforma non pu ridursi solo in tagli, tagli che peraltro sono stati fatti laddove era pi semplice e meno faticoso andarli a compiere, non nei luoghi che erano per se stessi meno efficaci, meno attenti alla cura della spesa, ma laddove si potevano fare senza avere troppe difficolt. Quando non si riesce a scegliere, e la nostra politica in questi anni non riuscita a scegliere, si taglia il soggetto che pi debole, che non ha alle spalle una lobby sufficientemente forte da inibire il taglio medesimo. Da qui la spinta a lavorare insieme per andare a garantire che non si prosegua su questa strada, per mandare un segnale che tutti i soggetti, anche con obiettivi specifici diver-

si, che comunque concorrono a una certa idea, un progetto di bene comune vogliono insieme andare a proporsi e a proporre idee per il futuro del Paese. Vi un secondo elemento che strettamente connesso a questo e che quello di guardare insieme la realt. Le organizzazioni che sono presenti al convegno, differenti come scopi sociali, come indicazioni di percorso e di modello organizzativo, su questo sono certamente sono unite, sul fatto che sanno leggere i bisogni che emergono dal territorio. Noi dobbiamo porci la sfida dei bisogni emergenti ed da questa sfida che noi partiamo per andare a costruire insieme dei processi di cambiamento. Il nostro Paese un paese nel quale le risposte ai bisogni sono assolutamente insufficienti e sono, in molti casi, anche non qualificate come dovrebbero essere. Sappiamo perfettamente che il pubblico zoppica nel dare risposte, in molti casi ha voluto mantenere la sua caratteristica anche di gestore, non avendo le capacit per fare il gestore. Zoppica anche la risposta del privato e zoppica la risposta del no profit, largamente inteso, perch nelluno e nellaltro settore vi sono state iniziative improvvisate, talvolta fatte da imprenditori non sempre allaltezza che pensavano pi al ricavo immediato che a una prospettiva veramente imprenditoriale o nel caso del terzo settore, perch non ci sottraiamo anche noi, a organizzazioni che non erano autenticamente di terzo settore che semplicemente giocavano a lucrare o venivano spesso costituite dagli stessi enti locali, cio da autorit pubbliche, nellottica di andare a esternalizzare delle attivit che non potevano pi essere direttamente gestite per motivi prettamente economici. Olivero ha parlato con grande schiettezza, dicendo che in questo momento parlando

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di riforme non dobbiamo girare a vuoto intorno alle questioni, se noi partiamo dai bisogni delle persone che noi conosciamo, possiamo andare a costruire dei processi virtuosi e possiamo andare a scoprire che abbiamo bisogno tutti di tutti abbiamo bisogno di un pubblico che sappia fare fino in fondo la sua parte di soggetto regolatore, di verifica, di analisi, di accreditamento in molti ambiti affinch vi sia un primato della politica, ma abbiamo bisogno contestualmente di un privato, di un privato sociale, di un terzo settore che concorrano nelle forme proprie a fare unofferta in grado di rispondere ai bisogni che emergono, unofferta che sempre pi sia qualificata sempre pi ricca di progettualit, cio in grado anche di trovare forme innovative a problemi sempre nuovi con i quali abbiamo a che fare. Il terzo motivo espresso da Barbieri ed una spinta che ci porta a operare insieme quella dellavere una visione comune riformista. Il mondo del Terzo Settore non sulla difensiva, va detto con forza perch ogni qualvolta si sente parlare di Welfare e, appunto, si citano le organizzazioni e in particolare quando si cita il mondo del Terzo Settore si ha limpressione di un arroccamento rispetto allesistente. Qui c in gioco molta parte del patto di cittadinanza che dovr legarci nel futuro civilizzazione. Un ultimo elemento aggiunto da Olivero che il Terzo Settore non ha la preoccupazione, forse lavrebbe avuta qualche tempo fa, di trovarsi insieme soggetti no profit, del mondo del terzo settore, e soggetti for profit. Questo per un semplicissimo motivo, si sta acquisendo, la consapevolezza di essere chia-

mati tutti quanti a svolgere la medesima funzione di ricostruzione di un sistema economico coerente e virtuoso per tutti, non esiste uneconomia virtuosa per il no profit, uneconomia che non sia virtuosa appunto nel mondo profit. Una buona impresa una buona impresa nellottica della responsabilit sociale, una buona impresa una buona impresa nellottica della capacit a ricostruire coesione in un territorio, nel radicamento, nella sua volont di rimanere nel tempo e di dare beneficio a molte persone facendo patti come quello che oggi stiamo proponendo, nella prospettiva appunto di svolgere ognuno il proprio ruolo, senza discriminazioni, ma in una prospettiva comune sapendo che siamo profondamente interconnessi e che uno sviluppo virtuoso in questo caso specifico del nostro sistema di Welfare contribuir alla crescita di tutte le nostre organizzazioni, qualunque si la loro specifica vocazione. Il nostro, tuttavia, non stato un convegno espositivo, in cui ciascun convegnista presenta la propria relazione, ma un convegno tecnico, in cui ciascun esperto e studioso sullineludibile base di documenti, ha illustrato come si dovrebbe collaborare per un nuovo Welfare. La certezza di un nuovo Welfare

pertanto il requisito imprescindibile che tutti dovranno accettare collaborando insieme in un grande patto di solidariet, cos come richiesto dallAnaste che si fatta promotrice dellinnovazione a livello nazionale. Cos come condiviso dalle altre organizzazioni presenti. Lintervento del Dott. Carlo Fiordaliso Segretario Confederale della UIL ha dichiarato che il sindacato spesso viene accusato di frenare, di impedire, allora per quanto riguarda la costituzione dei Fondi per la non autosufficienza, per quanto lo riguarda la UIL assolutamente daccordo alla costituzione del Fondo Unico per la non Autosufficienza ed il suo intervento ha voluto significare la disponibilit a lavorare per farli decollare. Principalmente, perch quando in una famiglia, soprattutto una famiglia monoreddito, si trova con un genitore, un congiunto non autosufficiente, si rasenta la povert perch i costi che bisogna sostenere per garantire lassistenza agli anziani non autosufficienti o a giovani non autosufficienti sono tali da ridurre in miseria o quasi, le famiglie. Allora importante lavorare per dare delle garanzie con la costituzione del Fondo per la non autosufficienza. Non bisogna agire sulla fiscalit generale operare affinch parti datoriali e organizzazioni sindacali possano trovare soluzioni nuove. Proporre la riduzione di una, due giornate festive pensando alle ferie o a qualche festivit infrasettimanale il modo per recuperare risorse sufficienti per dare concretamente una risposta in questa direzione. Questa proposta possibile sperimentarla con lintervento pubblico per massimizzarla. Questa una strada per-

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corribile che pu dare una risposta di civilt ad un paese che come veniva ricordato ha let media pi alta, certamente di tutta Europa, seconda sola al Giappone. Particolarmente interessante lintervento del Prof. Fabio Miraglia, rappresentante dellAIOP, che ha portato i saluti del Presidente dellAIOP Dott. Enzo Paolini. Quindi ha comunicato che in procinto di aprire strutture in Germania ed ha sottolineato come in quel Paese, che rappresenta il mercato pi importante nel settore, non ci sia un sistema di accreditamento. Il mercato libero, limprenditoria libera e gestita al massimo livello in quanto se non si opera al meglio la struttura rimane vuota e le tariffe calmierate. E quello di cui lItalia carente. Ha poi riferito su una interessante organizzazione in Nuova Zelanda che esposta nelle pagina seguenti della rivista. Lintervento del Dott. Filippo Palumbo, Direttore Generale del Ministero della Sanit, ha evidenziato che le costanti delle politiche socio-sanitarie nazionali resistono al cambio dei governi, o per lo meno hanno resistito, anche ai diversi cambi di maggioranza che ci sono stati negli ultimi 10 anni. Sarebbe bene, quindi stabilire una agenda degli appuntamenti utili ai fini dei discorsi che stiamo facendo, come gruppo di pressione, come Anaste, come studiosi, come persone che si occupano di questi problemi, ponendo lattenzione e stabilire quali siano i tavoli su cui bisogner incidere nei prossimi mesi. La prima costante la consapevolezza forte del livello politico costituzionale alto, quelli regionali e quello governativo, sulla centralit del tema della non autosufficienza. Ha ricordato un documento molto importante che quello sottoscritto da regioni e Ministero della Sani-

t nel 2004 a margine del Convegno di Cernobbio di quellanno, che individuava nel tema della non autosufficienza come uno degli elementi condizionanti lo sviluppo delle politiche sanitarie e sociosanitarie nei prossimi anni accanto al tema delle terapie ad alto costo che erano anche quelle un elemento fortemente condizionante. Questo tema viene ossessivamente richiamato in tutti i grandi documenti, nei vari patti per la salute che si sono sottoscritti, nelle varie versioni del piano sanitario nazionale, compresa lultima che non ha fatto in tempo ad essere partorita e che probabilmente dovr essere un po riadattata a questo punto al triennio 2012-2014 e che contiene un abbondante riferimento alla centralit del tema della non autosufficienza. Laltra costante costituita dalla consapevolezza che non c futuro proficuo di questo settore assistenziale se non si affronta decisamente il tema dellintegrazione. Sia lintegrazione sanitaria, cio lintegrazione tra i vari comparti attraverso i quali la sanit esplica i suoi effetti assistenziali, tema classico rapporto ospedale e strutture distrettuali, ma anche allinterno del distretto, rapporto medico di famiglia con altri operatori che si occupano di assistenza ai non autosufficienti, in particolare agli anziani, e poi il versante dellintegrazione sociosanitaria, e quindi la consapevolezza della obiettiva difficolt che il paese ha nella asimmetria che persiste tra un comparto sanitario, che ormai da decenni di dotato di un concetto di livello essenziale di prestazioni da garantire, sociosanitarie, sanitarie e a rilevanza sociale, e la fragilit, la variabilit del comparto sociale che ancora ritarda a definire i livelli essenziali delle prestazioni sociale assistenziale a rilevanza sanitaria. Quindi il famoso trattino, socio-sa-

nitario un trattino labile perch purtroppo segna il confine non tra due parole ma tra due mondi che non parlano un vocabolario comune. Su questo si nasconde una tematica che, secondo Palumbo, spesso viene sottovalutata e sarebbe bello che lAnaste, che una associazione di erogatori invece si ponesse proprio come ideale politico e pi complessivo cio il tema centrale ai problemi della non autosufficienza. 750 sui dispositivi medici, 1.100 sui beni e servizi e ahim come dire i 2 miliardi di euro sulla partecipazione alla spesa. Quindi c la possibilit di migliorare la scrittura di questi capitoli e secondo me questo sar il numero del nuovo patto per la salute in cui, come dire, evidente che il tema dellautosufficienza potr trovare unallocazione molto importante. Quella potr essere loccasione anche per ripensare, accelerare, come dire, questo processo che si avviato sul ruolo dei fondi integrativi, sulla quale per fortuna oggi abbiamo, a differenza di qualche anno fa, primi dati su cui poter contare. Io ricordo quando, come dire, anche grazie allopera della Prof.ssa Grazia Labate ha fatto nellultimo periodo di sua collaborazione con il Ministero, ripescare questa tematica che era finita nel dimenticatoio della 229. stata riacciuffata per i capelli, stata restaurata, ed stato fatto con un grande senso di responsabilit. Quindi la prima cosa da fare darsi un obiettivo minimo, sulla famosa soglia del 20% e soprattutto impegnarsi a conoscere meglio questo mondo tramite lanagrafe, avendo la consapevolezza che se questo mondo si fa conoscere bene potr essere oggetto di scelte politiche che lo riguardano, se invece questo mondo non si far conoscere evidente che la politica sar molto pru-

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dente nellassumere scelte perch non sa valutare limpatto. Oggi ci sono circa 280 strutture associative, fondi che si sono iscritti alla anagrafe nazionale e oggi si cominciano a sapere una serie di cose, sappiamo per esempio quanto del 20% viene allocato nellambito della odontoiatria, nellambito della non autosufficienza, quindi siamo anche in grado di fare proposte modificative, sappiamo il livello di copertura in termini di popolazione assistita, sappiamo questa asimmetrica distribuzione na-

zionale. Cio su 280 Fondi Sanitari Integrativi 180 sono collocati tra la Lombardia ed il Lazio. E evidente che ci sia un problema anche di fusione del paese. Quindi nellagenda nei prossimi mesi ci sar riscrittura, ovviamente nel senso del potenziamento del loro ruolo. In chiusura La proposta lanciata durante il convegno - spiega Sebastiano Capurso, presidente dellANASTE Lazio , a conclusione dei lavori, prevede azioni di assi-

stenza e sicurezza sociale, insieme a iniziative tese al rilancio degli investimenti e allaumento delloccupazione, attraverso un percorso virtuoso che veda coinvolti tutti gli attori del sistema. Riprendendo quanto detto dal Presidente De Santis, crediamo, infatti, che la creazione di un Fondo Unico per la Non Autosufficienza, costituito da tutte le parti sociali, con la partecipazione dei Fondi Sanitari Integrativi, sia ormai unesigenza improcrastinabile.

Apertura del Convegno


i corre lobbligo di leggervi alcune lettere che ci sono pervenute da due regioni importanti, lEmilia Romagna e la Toscana. Consentitemi di spendere qualche momento nel leggere queste missive prima di passare la parola ai vari relatori. Dalla regione Emilia Romagna: Egregio Presidente Prof. Alberto De Santis Nellinteresse e nella forte condivisione dei temi oggetto del convegno, la Regione Emilia Romagna da anni impegnata in una profonda azione dellinnovamento del sistema di rinnovamento del Welfare, azione condivisa con il sistema delle autonomie locali, delle OO.SS., il Terzo Settore e le Organizzazioni dei gestori di servizi. In questo percorso la costituzione del Fondo Regionale per la non autosufficienza e laccreditamento dei servizi soci-sanitari rappresentano novit significative non soltanto per la nostra Regione, ma in tutto il panorama nazionale. I risultati raggiunti per, ci spingono ad af-

frontare le nuove sfide che: i mutamenti socio demografici da un lato e, dallaltro, la crisi finanziaria ci impongono in questo quadro, sar necessario immettere accanto al sistema tradizionale di servizi regolamentati attraverso laccreditamento e le menti di forte innovazione sociale che valorizzino il ruolo di tutti gli attori sociali e delle comunit locali. NellaugurarVi un proficuo lavoro assicuro linteresse mio e della Regione che rappresento nellapprofondire e valutare anche quanto emerger dal vostro seminario. Distinti saluti Vasco Errani Dalla regione Toscana: Egregio Presidente Prof. Alberto De Santis. Vi ringrazio per linvito e colgo loccasione per esprimere il mio interesse nei confronti delle tematiche che saranno oggetto di riflessione durante il Convegno. Il coinvolgimento ampio delle componenti sociali ed istituzionali, mostra limportanza della collabora-

zione nella creazione di un sistema di Welfare, che tenga conto dei cambiamenti sociali a cui siamo di fronte. Attraverso lesperienza nel settore ho potuto constatare che lassistenza alla terza et un argomento di crescente importanza e che la necessit di risposte concertate con le strutture private e di volontariato ormai una realt solida. La ricerca di soluzioni e risposte ai bisogni crescenti della terza et passa anche per lefficienza delle strutture di accoglienza e riferimento degli anziani. Lesperienza virtuosa e le buone pratiche di alcune strutture italiane, integrate da modelli di gestione estera, rappresentano un contributo importante per la creazione di sistemi efficienti. Consapevole della diminuzione dei fondi e delle problematiche cui debbono far fronte pubblico e privato, auspico una migliore intesa tra le parti, per garantire servizi migliori e soluzioni appropriate. I miei migliori saluti e auguri di buon lavoro.

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Lascio la parola allIng. Zucchino per un saluto da parte della Camera di Commercio Italo-Germanica. Grazie. Mario Zucchino

razie Prof. De Santis. Saluto anche lAmbasciata tedesca presente nella persona della signora Dagmar Feldgen che referente per i temi sociali, saluto inoltre il Presidente Sangalli. Sono molto lieto che tutti i signori e le signore presenti abbiano accettato linvito di Anaste su un tema cos importante. LEuropa fa i conti con la tematica della terza et. Non mi dilungo e chiedo scusa ai traduttori se sar pi breve, anche per recuperare lo spazio e per non ripetere le stesse cose. Comunque, lEuropa fa i conti con il problema della Terza et, permettetemi che io la chiami la Terza vita come si chiama pi spesso in Germania. Perch? Perch un discorso di sviluppo demografico e pone delle sfide. A questo proposito lanno a venire stato proclamato lanno europeo dellinvecchiamento attivo, ecco che ritorna questa parola che richiama pi che la terza et la terza vita. Questi sono passi necessari di intervento, come ha detto giustamente il Prof. De Santis. Il numero di anziani in rapporto ai lavoratori, soggetti agli obblighi assicurativi e previdenziali generalmente in crescita in tutta Europa. Ne consegue una situazione critica per i bilanci dei paesi europei. Le statistiche e le previsioni sono note a tutti noi, a titolo esemplificativo ricordiamo che Germania e Italia rientreranno nellarco dei prossimi trentanni tra le societ pi anziane dEuropa. La Camera di Commercio italo-germanica si prefissata il compito di occuparsi attivamente del settore

che ruota intorno a questo tema della Terza vita, rafforzando cos la consapevolezza concernente le potenzialit sociali ed economiche insite nel cambiamento demografico. Il nostro fine ultimo di sviluppare e diffondere il potenziale economico tra i partner commerciali tedeschi e italiani nel settore di prodotti, tecnologie e servizi dedicati allesistenza in et avanzata indipendente e autogestita, non dimenticando, ovviamente, anche tutte le problematiche legate alla salute. Il mercato si distingue per uno spettro di prodotti, tecnologie e servizi ampio e diversificato, la produttivit e la qualit dellofferta contribuiscono in modo essenziale alla qualit della vita. Ci coinvolge la sfera dei servizi sociali, personale di cura qualificato, il settore legato alla vita quotidiana, come la modalit di abitazione conforme alle esigenze della Terza et/Terza vita, accessibilit senza barriere, mobilit varie, lo sport, fitness, turismo per anziani, modalit di acquisto, ecc. non da ultimo lallestimento orientato, futuro di case moderne, e qui non voglio usare n Terza et n Terza vita, ma voglio usare la parola seores. Noi come latini ci capiamo su questo punto. Ed voluta questa mia modifica. A questo proposito la Camera di Commercio italo-tedesca, desidera porsi al vostro servizio in qualit di piattaforma di incontro e di intermediazione. Uno dei punti cruciali del nostro lavoro, consiste nelloffrire

un appoggio alle aziende per quanto concerne la maggior comprensione delle peculiarit e delle esigenze di un determinato settore allinterno di uno specifico Paese. In questo senso, permettetemi di fare un commento legato a quello che ci sta capitando. Per fare impresa, perch di tale concetto si parla in quanto, come ha detto il prof. De Santis, la crisi del sistema sociale potrebbe essere data dal fatto che

noi fino ad oggi abbiamo puntato molto sui sistemi statali. Sicuramente il mondo privato deve scoprire ancora molto di pi la possibilit di fare valore aggiunto e di fare imprenditoria nel settore, e quando si parla di collaborare tra i nostri Paesi abbiamo il massimo esempio, si parla di affidabilit e di fiducia. Bene, io vi posso garantire che essendo un italiano al cento per cento, il rapporto di affidabilit e fiducia si crea proprio attraverso queste Camere, come la nostra Camera di Commercio bilaterale. Sono accessi di affidabilit reciproca tra le nostre popolazioni. Ecco. Auguro buon lavoro a tutti e ringrazio ancora.

Grazie Ingegnere. Dopo i saluti a tutti i convegnisti dellAnaste e i saluti allAmbasciata tedesca, abbiamo i saluti da parte del vice presidente vicario di Federsalute il dottor Gianni Gruppioni. Grazie a Te la parola. Gianni Gruppioni

envenuti a tutti i presenti, un grazie particolare a tutti i relatori da parte di Federsalute, Federazione Nazionale di Confcommercio. Non tempo di liturgie e non mi pare nemmeno di passerelle e, credo, che questa giornata non lo sar. Non lo sar dalle proposte concrete che verranno, che sentiremo esprimere, che provengono da un settore che non giunge a chiedere con il cappello in mano, ma mi pare di aver capito vuole proporre un patto, una proposta di scopo, un patto di solidariet che sar sostenuto naturalmente dagli imprenditori e anche dei lavoratori, come gi succede spesso. Federsalute ha titolo, poich Anaste fa parte di Federsalute nella figura, oltretutto,

del Prof. Alberto De Santis di cui Presidente. Federsalute rappresenta 12 associazioni di settore. Del settore sanit per 14.000 imprese, 120.000 lavoratori che quotidianamente garantiscono professionalit, competenza, assistenza e innovazione in un ambito delicatissimo che quello della salute, che quello della sanit e, quindi, mi auguro e non credo che dobbiamo chiedere di essere ascoltati, ma credo che dobbiamo essere ascoltati perch le proposte vengono da un comparto, quello che rappresenta in particolare oggi il Prof. De Santis, in cui ci sono tutte le esperienze e le competenze. Quindi abbiamo titolo per avanzare proposte e queste proposte debbono trovare orecchie nel-

le istituzioni e chi ne ha titolo prosegua il dialogo per costruire un progetto che abbia una concretezza per tutti. Vi auguro, un buon proseguimento dei lavori. Grazie

Grazie Gianni, la nostra attivit costante e, ripeto, sia di Anaste che di Federsalute nel campo sanitario e siamo disponibili col nostro know-how, le nostre competenze, ad affiancare quelle che sono le istituzioni pubbliche. Prima di procedere volevo ringraziare chi ci ha consentito di fare questo convegno, gli sponsor, che sono fondamentali. Uno degli sponsor la Camera di Commercio Italo-Germanica. La SKA, che Tena, gruppo molto importante nel settore della Terza et, ma anche in tutto il settore, perch raccoglie a 360 tutto quello che pu servire alle persone, Software 1 e tutte le Aziende che sono portate dalla Camera di Commercio Italo-Germanica. Un applauso ai nostri sponsor.

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Terza Et
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La parola allAmbasciata tedesca, interverr la Signora Dagmar Feldgen. Prego. Dagmar Feldgen

gregi signori presidenti, gentili signore e signori, vi trasmetto i migliori auguri dellambasciatore tedesco a Roma per lo svolgimento di questa manifestazione. Impegni improvvisi gli impediscono purtroppo di partecipare, ma vi augura uno scambio di opinioni intenso e fruttuoso. Gli oratori che mi hanno preceduto hanno gi evidenziato limportanza di questo argomento, non occorre quindi ripeterlo, ma desidero associarmi espressamente al loro pensiero. A questo riguardo, ovvio anche per noi che le organizzazioni e le aziende tedesche qui rappresentate supportano in larga misura la manifestazione. Siamo in presenza di sviluppi demografici che non devono spaventarci, ma che dimostrano, come ha gi detto il presidente Zucchino, che questo un settore del futuro. Un modello di welfare complesso richiede la cooperazione di tutti gli attori e il titolo della vostra manifestazione di elevata attualit, una scelta davvero opportuna. In Germania, osserviamo con soddisfazione che, negli ultimi due decenni, la natura dellassistenza si sviluppata diventando un campo, attivo e radicato nel tessuto sociale, dellassistenza sanitaria e della politica economica e innovativa, rappresentando inoltre un importante campo

dazione anche per la politica strutturale regionale. Desidero cominciare dalla particolarit tedesca, la cosiddetta assicurazione di assistenza infermieristica sociale, con una nota personale. Se non fosse stata introdotta lassicurazione di assistenza, probabilmente oggi neppure io sarei qui, non mi sarebbe stato possibile. Ieri, infatti, era il giorno di penitenza e di preghiera, giorno festivo in Ger-

mania fino al 1995, usato ben volentieri per allungare il fine settimana. Dal 1995, con lintroduzione dellassicurazione di assistenza, ci non stato pi possibile. Che cosa accaduto? Lex ministro del lavoro cristiano-sociale Norbert Blm ha fatto del progetto di assicurazione di assistenza infermieristica il lavoro di una vita. Con negoziazioni durate anni ha promosso la nascita di un nuovo ramo della previdenza sociale. E ci sebbene, allinizio degli anni 90, i lavoratori in partico-

lare avessero dovuto assumersi un grave carico a causa della riunificazione della Germania. Molti dei servizi da introdurre nellambito dellassicurazione di assistenza non erano certamente nuovi, in altri Paesi, come ad esempio nel caso dellItalia, erano erogati spesso nellambito dellassicurazione sanitaria. I rischi dellassistenza infermieristica pongono per, dal punto di vista tedesco, requisiti del tutto specifici soprattutto per le persone anziane, che sono proprio le pi coinvolte. Tenuto conto degli sviluppi demografici, occorreva quindi unassicurazione sociale autonoma per questo settore. Ovvero, erano necessari anche contributi paritari da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro. Inizialmente ammontavano all1,7%, oggi arrivano all1,95% del reddito, il che significa meno dell1% per ciascuna delle parti. Per far accettare politicamente un simile progetto, era quindi chiaro fin dallinizio che il carico dovesse essere mantenuto il pi ridotto possibile. La prima conseguenza in Germania fu lorganizzazione dellintero progetto sotto lombrello dellassicurazione sanitaria. Ci significava poca burocrazia supplementare, soprattutto nessun nuovo e costoso apparato di gestione. La seconda conseguenza, molto discussa politicamente, fu il fatto che i da-

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UN GRANDE PATTO DI SOLIDARIET PER UN NUOVO WELFARE - DAGMAR FELDGEN

tori di lavoro ricevessero una compensazione per laumento del costo del lavoro. Per raggiungere questo risultato i lavoratori hanno rinunciato a un giorno festivo: appunto il giorno di penitenza e di preghiera. Quindi oggi nel giorno di penitenza e di preghiera dobbiamo lavorare tutti. Poteva esserci unalternativa? A questa domanda rispondo s e no. Il s riguarda soltanto il come di tale compensazione. Allepoca operavo nella divisione del diritto del lavoro del Ministero del lavoro e abbiamo esaminato per tre anni le alternative di compensazione. Si trattava innanzitutto di tre giorni di franchigia sul pagamento degli stipendi in caso di malattia, che peraltro, per comprensibili motivi, non era accettabile da parte delle organizzazioni sindacali, dellopposizione e delle associazioni sociali. Dal punto di vista del se non cera alcuna alternativa. Il ministro del lavoro Blm ha lottato, allora, convincendo e ottenendo un grande ed efficace compromesso politico e sociale tra tutte le parti in causa. Dopo le riforme di Bismarck tra il 1883 e il 1889, quando furono introdotte le assicurazioni per malattia, infortunio e ci che oggi chiamiamo previdenza sociale, e dopo

lassicurazione generale per la disoccupazione, negli anni 20 del ventesimo secolo. Verso la fine del secolo scorso siamo riusciti a istituire una nuova quinta colonna del sistema di previdenza sociale. Fu certamente un successo personale per il Ministro del lavoro, ma stata innanzitutto una vittoria per chi necessita di assistenza. Ed ormai evidente a ogni lavoratore tedesco che ci pu riguardare anche lui. importante, desidero sottolinearlo, che grazie allassicurazione autonoma secondo il diritto assicurativo sia stata posta fine allumiliante percorso verso i servizi sociali e allelemosina di assistenza. Agli ex lavoratori restituita la propria dignit. Altrettanto importante, per, che labnegazione dellassistenza nelle famiglie ottenga un vero riconoscimento. Infatti, sebbene in Germania le strutture familiari tradizionali si siano frammentate molto prima e in tempi pi antichi di quanto sia avvenuto, ad esempio, in Italia, tuttora vero che la maggior parte dellassistenza in Germania praticata ancora e sempre nelle famiglie. Cito un numero: su 2,4 milioni di persone che necessitano di assistenza, oltre 1,5 milioni sono assistiti a casa. Lassicurazione di assistenza in tal caso supporta i familiari, o tramite un contributo diretto in denaro fino a 700 euro mensi-

li, corrisposto a partire dal 2012, o tramite servizi professionali a domicilio, e in merito oggi gli esperti si scambieranno certamente le proprie opinioni. Per concludere, desidero per che un ultimo punto non venga tralasciato. A causa del progredire degli sviluppi demografici, ci troviamo nuovamente a scontrarci con i nostri limiti. Il numero delle persone che necessitano di assistenza in crescita, aumentano le malattie mentali senili e occorre pi personale specializzato, con una formazione migliore. Significa che ci troviamo in un difficile processo decisionale verso una possibilit di finanziamento sostenibile e in particolare si discute di finanziamenti privati. Ma per tutti gli sforzi e le necessit di riforma, dobbiamo sempre partire dalle esigenze degli utenti dei servizi e dei prodotti di assistenza. Servono strategie solide di occupazione e qualificazione del personale. Questa dovrebbe essere la nostra massima per un processo di modernizzazione permanente e ritengo che solo cos potremo affrontare nel modo giusto le sfide del futuro. Vi ringrazio per lattenzione.

Grazie per la magnifica esposizione che sar molto, molto utile per il nostro lavoro.

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Se mi consentite, perch ha dei problemi di orario, cederei la parola a Piero Barbieri Presidente della Fish (Federazione Italiana superamento handicap) e cos lo lasciamo libero per i suoi impegni. Grazie Pietro Pietro Barbieri

nzitutto ringrazio Anaste per linvito e anche per lopportunit di parlare e di intervenire subito. Purtroppo c un impegno concomitante a cui non posso mancare, ma mi faceva piacere particolarmente essere qui e poter intervenire in merito anche a quanto il Prof. De Santis mi ha ragguagliato, su quello che verr trattato, della proposta che verr trattata oggi.

il fenomeno nel nostro Paese. Al contempo per abbiamo assistito in questi ultimi anni a un depauperamento delle risorse abbastanza significativo. LIstat ci diceva che nel 2008 le risorse disponibili per le politiche sociali nel paese, intendesi con questo tutte le politiche sociali, quindi anziani, disabili, minori, famiglie, tutto era circa 6 miliardi di spesa. A questi 6 miliardi di spesa sono stati levati ben,

Ora io credo che bisogna partire fondamentalmente da alcuni dati essenziali, linvecchiamento della popolazione e la non autosufficienza in genere un fenomeno noto ormai a tutti e non si pu dire che ci siano dati e informazioni insufficienti, per comprendere quale sia

a quanto ci risulta, 2 miliardi e mezzo. Come? Attraverso la pressoch totale eliminazione del Fondo per le politiche sociali, leliminazione totale del Fondo per la non autosufficienza e nellultima manovra stato ridotto un ulteriore miliardo di trasferimento di risorse ai Co-

muni destinate appunto ai servizi sociali. Il tutto fa 2 miliardi e mezzo. Se sono 6 quelli di partenza chiaro che siamo quasi al dimezzamento. A ci dobbiamo aggiungere anche una riduzione sul Fondo sanitario. Testimoniata ad esempio, dallintroduzione di ticket da un lato piuttosto che dei piani di rientro che vedono tagliare omogeneamente in maniera assolutamente lineare, sia la parte ospedaliera di ricovero, sia i servizi del territorio, con tagli, come noto a tutti, del 2 e 8% a seconda delle regioni. Ora se prendiamo i dati Eurostat sempre del 2008, quindi al netto della crisi, vediamo che sulle politiche sociali il nostro paese spende meno, della met dellEuropa a 15, questa lEuropa con cui noi ci dobbiamo confrontare. LEuropa quella che mira alla coesione sociale. Meno del 50% significa sostanzialmente, che le nostre prestazioni per le politiche sociali sono assai ridotte. Noi spendiamo sul PIL secondo Eurostat sulle Politiche sociali, quanto spende la Bulgaria e quindi le riduzioni di risorse si accaniscono sul settore, si accaniscono quindi su unarea di politica del Paese che appunto risulta essere enormemente sotto finanziata, anche la stessa parte sanitaria sotto finanziata di uno 0.7% di PIL. Ecco voglio dire, da questi dati noi cosa traiamo? Traiamo due conclusioni, la prima che il sistema italiano non garan-

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UN GRANDE PATTO DI SOLIDARIET PER UN NUOVO WELFARE - PIETRO BARBIERI

tisce assistenza alle persone in condizioni di non autosufficienza da sempre. Chi entrato in un servizio, in un sistema di servizi, in determinati periodi della vita del nostro Paese ha avuto la fortuna di entrarvici, dopodich gli altri non hanno avuto quella stessa fortuna. raro che ci siano delle opportunit reali e concrete, tantoch sappiamo bene come la spesa privata delle famiglie, sia una spesa enorme, gigantesca, la vera spesa del Welfare. In sostanza non una spesa pubblica, una spesa tutta, tutta privata. Laltro dato che quel poco di spesa pubblica, appunto, rischia un dimezzamento a partire dal 2013, dallanno prossimo, per cui voglio dire, la vostra iniziativa,

credo che sia assolutamente indispensabile per capire cosa accadr e cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro. Ora tutto questo produrr inevitabilmente dei problemi di coesione sociale, perch a fronte di una spesa gi molto ridotta, se la si riduce ancora evidente che la questione si aggrava ulteriormente. Aggiungo che il precedente governo aveva introdotto ben 20 miliardi di tagli sul disegno di legge di riforma fiscale e assistenziale, 20 miliardi di tagli che dovrebbero andare a colpire due aree che sono quella della invalidit civile e quella delle pensioni di reversibilit che consta di circa 55 miliardi di spesa annue, parliamo di una riduzione di almeno una prestazione su tre.

La conclusione che anche quel trattamento, come dire, minimo della indennit di accompagnamento per le persone in condizioni di non autosufficienza, potrebbe essere drasticamente ridotto. Se andiamo a leggere il disegno di legge l dentro, troviamo una trasformazione abbastanza significativa del criterio di assegnamento della stessa indennit che non sarebbe pi per la condizione, di non autosufficienza, ma sarebbe quindi di mancanza di autonomia e quantaltro, ma sarebbe per lautenticamente bisognoso, che tradotto in termini molto volgari, a parte, la conversione terminologica che avremmo in questa norma, significherebbe legare al reddito lerogazione delle indennit di accompagnamento. Quindi, questo colpirebbe inevitabilmente tutti coloro che hanno redditi sufficienti in particolare gli anziani non autosufficienti che hanno un reddito da pensione, dimenticando che gi con quel reddito affrontano la loro assistenza come ho detto prima, non essendoci servizi pubblici degni di questo nome, diffusi sul territorio. Per cui, ci si consegna dopo questa esperienza di questi anni di governo, un sistema di assistenza depauperato, ridotto drasticamente, messo in discussione e con un messaggio unico e univoco, il fai da te. Ed per questo che le proposte che verranno qui oggi esplicitate credo che siano, un momento di salu-

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te anche mentale per chi come noi quotidianamente combatte nel tentativo di tutelare i diritti delle persone in condizioni di non autosufficienza. Ed allora le proposte sono buona base, come dicevo, ma credo che abbiamo di fronte a noi due nuove opportunit, o meglio una nuova opportunit che data da un nuovo governo che dovr affrontare, come ha detto il Presidente incaricato e nominato, il Prof. Monti, che un sistema, di intervento economico sui fondamenti dello Stato dovr garantire equit, equit che un termine che noi non abbiamo sentito, che non abbiamo percepito nelle questioni che appunto vi sottoponevo. Non si tratta di quello che abbiamo subito, di tagli lineari, ma di quella sparizione di un sistema di servizi. E quel termine equit ci riconduce, ci d lopportunit di riflettere sul sistema e magari di introdurre dei nuovi istituti che possano, sopperire a quanto gi era assente prima e a quanto stato ridotto in termini di risorse e spese. C anche lopportunit di un tavolo sociale di confronto, di dialogo sociale che stato inaugurato e di cui fa parte il forum del terzo settore, poi Andrea Olivero credo che avr modo di parlarne, insomma ci sono delle opportunit nuove, per riflettere sul sistema di protezione sociale della condizione di non autosufficienza, che certamente, devono essere colte perch altrimenti, ripeto, nel

2013 credo che avremo delle testimonianze di cronaca quotidiana di come i tagli metteranno in seria difficolt persone e famiglie in maniera diffusa sul territorio, a partire dal sud del Paese ma che colpir, tutto il Paese. In ultimo, quindi, do una visione della mia organizzazione, alla costruzione di percorsi comuni affinch, come dire, questa emergenza possa trovare una risposta condivisa ampia e che mobiliti il Paese nelle sue articolazioni pi diverse di chi esercita a pieno titolo la propria attivit di impresa profit, di chi lo fa appunto da un punto di vista invece, senza finalit di lucro e, a chi come noi, propone il tema dei diritti al centro dellagenda politica. Vi ringrazio

Grazie Pietro per questo riconoscimento, di aver messo in campo delle idee buone per far fronte al problema e, sono sicuro che lavorando insieme e portando avanti insieme questa, chiamiamola battaglia, ma non una battaglia, riusciremo a raggiungere lobiettivo. Adesso pregherei il dottor Olivero di salire che vorrei sottolineare questo momento storico di condivisione degli obiettivi con una foto. Grazie.

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Per questione di continuit parla il dott. Olivero portavoce del Terzo settore nonch presidente delle Acli. Grazie Andrea Olivero

razie, grazie per questo invito, grazie per il lavoro che vuole partire da questo incontro e che naturalmente ha alle spalle gi una riflessione e unanalisi comune di quanti sono questoggi in questa sala. Io voglio esprimere, in continuit con quanto diceva pocanzi Pietro Barbieri, che componente del coordinamento del Forum del terzo settore, voglio esprimere il nostro interessamento e anche la nostra piena adesione a un processo che abbia come obiettivo la costituzione appunto di un patto di solidariet per il nuovo Welfare. Perch ci interessa particolarmente oggi parlare di patto di solidariet? Io credo per almeno tre motivi. Uno gi stato molto bene espresso dal dottor Barbieri, cio per il fatto che vi una forte aggressione al sistema di Welfare e in particolare al sistema assistenziale del nostro Paese. Siamo di fronte a una serie di tagli indiscriminati che non hanno prodotto riforma, perch vedete, poi ci torner, noi non ci sottraiamo per nulla, anzi chiediamo con forza la riforma, ma questa riforma non pu tradursi solo in tagli, tagli che peraltro sono stati fatti laddove era pi semplice e meno faticoso andarli a compiere, non nei luoghi che erano per se stessi meno efficaci, meno attenti alla cura della spesa, ma laddove li si poteva fare senza avere troppe difficolt. Quando non si riesce a scegliere,

purtroppo la nostra politica in questi anni non riuscita a scegliere, si taglia il soggetto che pi debole, che non ha alle spalle una lobby sufficientemente forte da inibire, appunto, il taglio medesimo. Allora la prima, appunto, spinta a lavorare insieme, per andare a garantire che non si prosegua su questa strada, per andare a dare il segnale che tutti i soggetti anche, con obiettivi specifici diversi, ma che comunque concorrono a una certa idea di bene comune ebbene, vogliono insieme andare a proporsi e a proporre idee per il futuro del Paese. Vi un secondo elemento che , strettamente connesso a questo e che quello di andare a guardare insieme alla realt. Credo che le organizzazioni che sono in questa sala, differenti come scopi sociali, come indicazioni di percorso e di modello organizzativo, su questo certamente sono unite, cio sul fatto che sanno leggere i bisogni che emergono dal territorio, noi dobbiamo porci la sfida dei bisogni emergenti. Ed da questa sfida che noi partiamo per andare a costruire insieme dei processi di cambiamento. Il nostro Paese un paese nel quale le risposte ai bisogni sono assolutamente insufficienti e sono in molti casi anche non qualificate come dovrebbero essere. Guardate, qui ce n per tutti. Ce n per il pubblico che sappiamo perfettamente, lo abbiamo detto tante volte, zoppica nel dare risposte,

in molti casi ha voluto mantenere la sua caratteristica anche di gestore, non avendo le capacit per fare il gestore. Zoppica , per dobbiamo dirci, anche la risposta del privato tout court e zoppica la risposta del no profit, largamente inteso, perch nelluno e nellaltro settore vi sono state iniziative improvvisate, talvolta fatte da imprenditori non sempre allaltezza, che pensavano pi al ricavo immediato che a una prospettiva veramente imprenditoriale o nel caso del Terzo settore, perch non mi sottraggo neanche io, a organizzazioni che non erano autenticamente di Terzo settore, che semplicemente giocavano a lucrare o venivano spesso costituite dagli stessi enti locali, cio da autorit pubbliche, nellottica di andare a esternalizzare delle attivit che non potevano pi essere direttamente gestite per motivi prettamente economici. Parlo con grande schiettezza, ma credo che in questo momento parlando di riforme non dobbiamo girarci intorno alle questioni. Allora se noi partiamo dai bisogni delle persone che noi conosciamo, possiamo andare a costruire dei processi virtuosi e possiamo andare a scoprire che abbiamo bisogno tutti di tutti, abbiamo bisogno di un pubblico che sappia fare fino in fondo la sua parte di soggetto regolatore, di verifica, di analisi, di accreditamento in molti ambiti affinch, vi sia un primato della politica. Noi

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UN GRANDE PATTO DI SOLIDARIET PER UN NUOVO WELFARE - ANDREA OLIVERO

anche in questo momento, non smettiamo mai di credere a questa idea alta di politica, ma abbiamo bisogno contestualmente di un privato, di un privato sociale, di un Terzo settore che concorrano nelle forme proprie a fare unofferta in grado di rispondere ai bisogni che emergono, unofferta che sempre pi sia qualificata, sempre pi sia anche ricca di progettualit, cio in grado anche di trovare forme innovative a problemi sempre nuovi con i quali abbiamo a che fare. Vi una terza questione, una terza spinta che ci porta a operare insieme, come dicevo al principio, quella dellavere una visione comune riformista. Noi non stiamo sulla difensiva, dobbiamo dirlo con forza, perch ogni qualvolta si sente parlare di Welfare e, si citano le organizzazioni e in particolare quando si cita il mondo del Terzo settore si ha limpressione di un arroccamento rispetto allesistente. Noi con forza diciamo che non questa la nostra visione, anzi noi siamo stati sempre tra i pi critici nei confronti del modello di Welfare italiano che aveva troppa caratterizzazione nellambito della pura assistenza che andava in molti casi a cadere nellassistenzialismo. Ma non solo noi ci rendiamo conto oggi con chiarezza che questo modello per molti versi anche inappropriato, perch figlio di una stagione che non esiste pi e figlio del 900 del suo modello anche di lavoro e delle sue caratteristiche strutturali, un modello il nostro ancora fondato sulla logica risarcitoria, prevalentemente con compensazione monetaria, quindi senza andare, invece a implementare i servizi, le strutture, le modalit per andare incontro ai bisogni dei cittadini. Ed a questo punto dobbia-

mo affrontarlo con grande determinazione insieme, facendo capire che siamo disposti, ciascuno di noi per la sua parte, anche a rompere schemi consolidati nei quali ciascuno di noi, pi o meno con agio vivevamo, sempre meno devo dire la verit, perch in questi anni laffanno nellambito di tutto il sistema assistenziale cresciuto, perch le risorse sono diminuite in maniera consistente. Siamo disponibili a fare questo passaggio, ma siamo disponibili a farlo nellottica di una autentica riforma che cambi in maniera pi radicale quelli che sono i presupposti del sistema di Welfare italiano. E vedete, qui c in gioco molta parte del patto di cittadinanza che dovr legarci nel futuro. Credo fermamente che il Welfare sia stato e rimanga anche in prospettiva, uno degli elementi sui quali si deve basare la cittadinanza per i nostro Paese, e per tutto loccidente, perch una delle colonne di una idea, che noi abbiamo costruito, e che alla fine ci garantisce una prospettiva anche di civilizzazione. Ebbene se questo deve essere, per, dobbiamo avere il coraggio di cambiare molto in profondit il modo, con il quale noi andiamo a rendere esigibili i diritti che abbiamo costruito nel secolo passato, in forme assolutamente nuove. Il riformismo, e qui lo voglio dire con forza, parte per noi non tanto dalla volont di mero cambiamento, ma dalla volont di rendere, appunto, ancora esigibili nel XXI secolo, diritti che diversamente rischierebbero di essere cancellati dalla storia, dagli eventi, dalle crisi, oggi ne stiamo vivendo una drammatica, ma in quanto, appunto via via sempre di pi inappropriati. Guardate, non cosa da po-

co quella che ribadisco ora, perch se noi non abbiamo un fondamento valoriale per questi diritti, li abbandoneremo ad uno ad uno e, difficilmente riusciremo a costruire un sistema coerente. Se invece su questi ci fermeremo, e li riarticoleremo in forme nuove andremo incontro ai bisogni concreti delle persone, guardando la realt per quella che , credo che ci sia una vera prospettiva. Aggiungo un ultimo elemento che mi pare importante. Non abbiamo la preoccupazione, forse qualche anno fa lavremmo avuta, di trovarci insieme soggetti no profit del mondo del Terzo settore e soggetti for profit. E per un semplicissimo motivo, io credo che stiamo acquisendo, forse non labbiamo ancora acquisito fino in fondo, ma stiamo acquisendo la consapevolezza di essere chiamati tutti quanti a svolgere la medesima funzione di ricostruzione di un sistema economico coerente e virtuoso per tutti. Non esiste uneconomia virtuosa per il no profit, uneconomia che non sia virtuosa appunto nel mondo profit. Una buona impresa una buona impresa nellottica della responsabilit sociale, una buona impresa una buona impresa nellottica della capacit a ricostruire coesione in un territorio, nel radicamento, nella sua volont di rimanere nel tempo e di dare beneficio a molte persone. Guardate io credo che questo percorso che si sta sviluppando anche allinterno del mondo del Terzo settore, di impresa sociale, pur con tutte le difficolt che nascono da una legge piuttosto confusa e non ben determinata, ma un elemento, un passaggio positivo comunque ce lha dato, quello di cogliere la necessit di operare come imprese in quanto ta-

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li e di viverci nella nostra responsabilit non soltanto sociale, ma anche nella nostra responsabilit di soggetti economici e, credo che il mondo del no profit italiano per la prima volta stia iniziando a leggerci con questi occhi, con questa determinazione e anche con queste responsabilit. Il fare del bene non vuol dire nulla se non fatto bene e voi nel vostro ambito lo sapete perfettamente. Dallaltro lato io credo che questa crisi in particolare abbia messo in luce, con chiarezza, che lavorare in imprese tout court senza avere consapevolezza delle proprie responsabilit sociali, delle responsabilit nei confronti di una comunit, sia del tutto insufficiente anche meramente per una logica di impresa, perch limpresa ha come vocazione la durata e il rispetto, la garanzia, il buon nome allinterno di un territorio e credo che queste cose siano state via via acquisite e si possa oggi operare con pi determinazione e insieme. In questo contesto noi chiediamo allo Stato sempre di pi di essere soggetto regolatore, di essere soggetto che sappia anche guidare determinati processi di cambiamento, ma anche di non persistere nella logica della gestione diretta e di comprendere che la sussidiariet, in tutti i modi, va inserita come ele-

mento fondante di un buono Stato, che voglia essere fino in fondo virtuoso e capace di far s che i cittadini si assumano collettivamente la responsabilit. Questo credo sia un passaggio storico che dobbiamo compiere, che dobbiamo compiere insieme, e che possa dare risposte convincenti anche in un momento di crisi. Il nostro Paese infatti, ha molte pi risorse di quanto non ci si immagini, non perch le persone vadano ai ristoranti o sugli aerei, ma perch in realt ci sono tante, tantissime persone che si assumono oggi, responsabilmente, il loro compito nei diversi ambiti che ho citato questoggi. importante che lo Stato sappia per valorizzarle e sappia riconoscere questi spazi affinch ciascuno possa lavorare di pi e meglio, insieme. Chiudo davvero, facendo patti come quello che voi oggi proponete, nella prospettiva appunto di fare ciascuno quello che la propria parte, nessuno vuole scavalcare nessun altro, ma in una prospettiva comune sapendo che siamo profondamente interconnessi e che uno sviluppo virtuoso, in questo caso specifico del nostro sistema di Welfare, contribuir alla crescita di tutte le nostre organizzazioni, qualunque sia la loro specifica vocazione. Grazie

Bene.Adesso diamo il via alla parte tecnico-scientifica, se mi consentite di parlare cos, con le nostre relatrici e credo che sia questo, adesso, il filo portante di tutto il Convegno dal quale probabilmente scaturir un documento, e prego il mio, vice presidente dellAnaste, di porre particolare attenzione a quello che stato detto prima dai relatori del Terzo settore e dalla Fish, e quello che diranno le nostre valentissime relatrici, per produrre un documento da poter trasmettere al termine del Convegno e farne un grosso comunicato stampa che manderemo a tutte le Testate e mi sembra che sia presente anche, e la saluto e la ringrazio, la giornalista dellAnsa. Consegneremo allAnsa questo documento e poi espanderemo il concetto in un secondo momento, con un secondo tavolo quando torneremo dal VI Forum Risk Management in Sanit di Arezzo, dove insieme ad Augusto Battaglia di nuovo anche alla dottoressa Labate amplieremo il concetto e lo espanderemo. Bene, colgo loccasione per salutare anche Renato Dapero della Anos con il quale abbiamo condiviso una battaglia a Bologna, con un Talk Show meraviglioso, nel quale ho perso la voce purtroppo, ma gliene sono grato, perch ci ha consentito di esprimere i nostri pensieri, i nostri concetti e, spero che continui a mantenere vivo questo programma. Grazie

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Passo la parola alla dottoressa Carla Collicelli vicedirettore del Censis. Grazie Carla. Carla Collicelli

razie a Te, grazie a voi dellinvito, buongiorno a tutti. Abbiamo avuto, negli interventi che mi hanno preceduto, credo delle ottime introduzioni di carattere politico al tema che stiamo affrontando oggi. Adesso entriamo nel cuore della parte pi scientifica e, per quanto mi riguarda, in modo particolare, delle questioni che attengono alla crisi dello stato sociale. Un tema di grandissima attualit in questi giorni. Un tema che il nuovo Governo dovr affrontare con decisione, perch siamo arrivati forse a un punto di non ritorno, su questa come su altre questioni rispetto alle quali il Censis, che io rappresento, da molti anni che ha cercato di gettare luce, per spesso con risultati molto scarsi, nel senso che allinizio ci guardavano addirittura come dei rivoluzionari, qualcuno che venisse dalla luna, quando si parlava di nuovi modelli di nuova integrazione dei soggetti rispetto al Welfare. Oggi le questioni sollevate sono pi comprensibili pi alla portata di tutti, per siamo ancora lontani dallaver individuato le soluzioni necessarie per procedere. Il nuovo Welfare in transizione- avete visto il titolo che mi stato assegnato e come sottotitolo abbiamo: dalla protezione pubblica al mercato sociale. Quindi quello che cercher di fare di spiegare che cosa significa

questo passaggio e quali sono gli elementi costituitivi di questa crisi, senza addentrarmi nei temi pi specifici che verranno invece toccati dalle relazioni che mi seguiranno. Vorrei prenderla proprio alla larga, per cercare di capire e di far capire come la questione specifica che affrontiamo oggi, si inquadra in una crisi di carattere pi generale, perch se oggi possiamo dire che ci sono diversi problemi da affrontare, forse possiamo riassumerli attorno a tre concetti, che vedete proiettati: una crisi politico-sociale che per pi crisi di senso che crisi economica, come a volte ci vorrebbero far pensare, una metamorfosi della struttura sociale e del modo con cui le persone vivono la loro vita, quindi una metamorfosi sociale che attiene a nuove richieste in termini di qualit, a nuove aspettative rispetto alla personalizzazione dei vissuti, dei servizi, dellofferta, ed anche ad una serie di questioni che attengono alle possibilit che ci offre il mondo dellinnovazione. Linnovazione tecnologica, nuovi meccanismi finanziari, nuovi ruoli per il Terzo settore, tutte cose che 10-15 anni fa non erano assolutamente disponibili e che oggi danno grandi opportunit, ma presentano anche nuovi problemi. Lasciatemi spendere due parole proprio sulla tematica sociale che quella che mi pi propria. Co-

me sapete noi facciamo osservatorio del sociale da quasi 50 anni, facciamo un rapporto ogni anno. Ci sono grosse questioni che sono in ballo in questo periodo storico, non ovviamente solo questanno, ma negli ultimi anni, negli ultimi decenni che potremmo riassumere cos: linvecchiamento della popolazione, che non solo un fatto anagrafico e demografico, ma comporta delle trasformazioni sociali veramente epocali, mai viste prima nella storia dellumanit; linternazionalizzazione, io qui nella slide, ho scritto nuovi italiani, per dire che questa globalizzazione, questa internazionalizzazione significa persone che vengono da altri contesti e che si stabilizzano qui e viceversa, italiani che vanno altrove. Quindi problemi sociali che derivano da rimescolamento e dalla trasformazione delle identit nazionali, e poi trasformazione dei vissuti dal punto di vista anche territoriale, anche lItalia dei 100 comuni oggi una realt, una Italia delle mega city. Anche i piccoli Comuni che conservano in parte ancora una tenuta di tipo comunitario, sono ormai inglobate in realt di tipo urbanistico e territoriale del tutto diverse dal passato, che rassomigliamo pi alle grandi megalopoli dellEuropa del nord o degli Stati Uniti a cui noi per esempio, non eravamo particolarmente abituati. Vedete nelle altre slide,

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una serie di questioni che da queste metamorfosi sociali discendono, pi specificamente per il Welfare e che stanno alla base di quella trasformazione che appunto andiamo a discutere. Ma che cosa il nostro Welfare? Lo si pu descrivere, anzi stato descritto in mille modi. A me piace sempre sottolineare che la nostra tradizione una tradizione molto ampia, molto articolata, noi oggi siamo abituati a un Welfare prevalentemente inteso come servizi pubblici, in realt deriva da varie branche diciamo cos, da varie origini, una sicuramente la beneficienza cattolica, che ha svolto funzioni importanti nel passato, ma ancora oggi ha un suo ruolo. Un secondo filone quello della mutualit e in particolare della mutualit operaia, le prime organizzazioni operaie per la difesa contro i rischi lavorativi, contro i rischi dellet anziana dei lavoratori, e poi nel corso del 900 il grande sviluppo di quello che appunto il Welfare moderno, cio quello centrato sullintervento pubblico, sullintervento statale, che ha avuto un exploit particolare durante il fascismo e poi nella prima repubblica. Dagli anni 70 in poi, su questo poi si innesta il processo di decentramento, quindi un elemento di complessit in pi che va ad arricchire il quadro delle origini del nostro Welfare. Cosa ne venuto fuori? Un siste-

ma che sicuramente multiforme, un ibrido in sostanza, rispetto al quale per, soprattutto da una ventina di anni a questa parte, anche in Italia, ma non solo in Italia, abbiamo dovuto registrare dei punti di crisi, delle difficolt, degli squilibri che oggi sono ancora davanti a noi e che dobbiamo insieme cercare di risolvere. Un Welfare che diventato prevalentemente riparativo e come tale sui temi del disagio, per esempio degli anziani, sanitarizzante, perch se io vado a riparare a cose fatte, intervengo in una maniera che appunto prevalentemente di tipo istituzionale, che prevalentemente il ricovero, lospedale, un Welfare iniquo nel senso che continuano ad emergere dai dati grossissime differenze, ingiustizie nella locazione dei servizi e delle risorse. Un Welfare che nonostante luniversalismo di alcune importanti settori, come la sanit e pezzi di assistenza, per ancora molto categoriale, cio diverse categorie di persone, in particolare di lavoratori, hanno accesso a diversi livelli e qualit di servizi. Quindi di nuovo un elemento di frammentazione, un elemento di ingiustizia sociale, un elemento che molto legato anche alla dimensione previdenziale, cio molto, quasi tutto, passa per emolumenti di tipo economico, se togliamo laspetto pi istituzionale che riguarda la Sanit.

Quindi la ricerca sociale, che il mio campo principale di azione, ci dice che s, abbiamo raggiunto un buon livello di protezione sociale, ma le disparit sono inaccettabili, difficile immaginare di mantenere determinati livelli raggiunti in futuro, perch tutto costa sempre di pi e, soprattutto, ci si pone il problema di come estendere i benefici raggiunti per alcune categorie a quelli che invece non li hanno, non ne hanno diritto. Ma non solo la ricerca sociale che lancia gridi di allarme, anche tutto il mondo accademico ed anche, ad esempio, la Banca dItalia, tanto per parlare di un soggetto che dovrebbe essere distante da tutte queste tematiche, pongono laccento sulla crisi del sistema di Welfare definito ad esempio nei lavori internazionali di Esping-Andersen come conservatore corporativo in Italia, che a dire in altre parole, quello che ho detto io stessa poco fa. Altri lo definiscono sud europeo inserendo il nostro sistema di Welfare appunto in un contesto, in una dimensione territoriale nella quale prevalgono alcuni elementi di stampo, s bismarkiano, ma altamente frammentati come si dice, cito tra virgolette Esping-Andersen, lungo demarcazioni occupazionali e con formule di prestazione in alcuni casi molto generose con una sostanziale assenza di unarticolata rete di protezione minima di base.

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Quindi non solo la ricerca, ma anche laccademia, anche i soggetti finanziari come la Banca dItalia mettono laccento su queste questioni che se vogliamo e diciamo cos mostrarle da un punto di vista quantitativo numerico, questa lunica tabella che ho inserito nella mia presentazione. Come potete vedere mostrano dal punto di vista della spesa di protezione sociale dellItalia nel confronto con altri Paesi del mondo occidentale, una composizione fortemente sbilanciata verso la spesa pensionistica, il che significa appunto categorie, significa emolumenti economici pi che servizi, significa enorme debolezza delle altre voci, in particolare quelle che riguardano la famiglia, la disoccupazione, la casa, lesclusione sociale e in questo ovviamente inserita anche la non autosufficienza. Il mondo politico tutto, ha ormai preso coscienza di questa crisi, di queste difficolt, non solo una o laltra parte, possiamo dire che sia, da destra, lopposizione azzurra si potrebbe chiamare, c una insofferenza rispetto alleccessivo statalismo, a una spesa che continua a crescere senza dare qualit in cambio e quindi si immagina, si spera, di ottenere una riduzione degli impegni, comunque si critici. Ma anche diciamo cos, da sinistra, tra virgolette, liniquit, leconomicismo, cio leccessiva attenzione alla spesa, presentano elemen-

ti di criticit molto grandi da sottolineare, e si pensano a ipotesi neosolidaristiche, ed anche forze che non si schierano n a destra n a sinistra, che potremmo dire, in termini sintetici di opposizione verde, sono molto critiche con uno stato sociale che assistenzialistico, che non tiene conto delle problematiche di connessione con linquinamento ambientale, ad esempio con tutti quei fattori che determinano disagio, malattia, determinano povert e che si collocano in altri ambiti, ambientali ma anche lavoristici e di cui di solito non si tiene sufficientemente conto. Ma vediamo qualche aspetto di dettaglio pi importante per il tema specifico di oggi. Qualcuno ha detto, questa una tavola che ho ripreso da una recentissima indagine per Unipol, che la sanit italiana in realt salvata dalle famiglie, nonostante quello che si spende, tutti i servizi sanitari che ben conosciamo, noi dobbiamo constatare in questo paese una crescita esponenziale continua del-

la spesa privata auto sprocket, quella appunto che viene esborsata di tasca propria dalle famiglie dei cittadini. stato calcolato che ogni anno una famiglia spende in media 958,00 euro per servizi sanitari non coperti e se ci sono stati problemi di tipo odontoiatrico questo valore sale a 1.418,00 euro nella media nazionale, nella media delle famiglie italiane. Potete vedere nella slide, sul grafico nel lato sinistro, quali sono gli ambiti nei quali questa spesa viene utilizzata. Tra laltro molto interessante vedere se appunto quanto di questo coperto da un qualche tipo di rimborso, cio praticamente quasi nulla perch si tratta della fettina piccolissima intermedia di color giallo che non supera il 4% per tutte le voci che vengono qui indicate. In sostanza nella maggioranza dei casi questa spesa rimane a carico delle famiglie, non intermediata n coperta da nessun tipo di assicurazione.

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Sappiamo ormai che i bisogni assistenziali, che appunto il sistema pubblico di solito non riesce a coprire, sono molto diffusi. Nel 31% dei casi secondo la nostra ultima ricerca c nelle famiglie italiane almeno una situazione che configura il carico assistenziale per la famiglia, nel 20% un minore in et scolare, nel 9,3 un bambino in et prescolare e nel 7% dei casi almeno un anziano non autosufficiente o un adulto con disabilit assistito in casa. Quindi ci rendiamo conto che un problema dilagante, un problema tra laltro che va a crescere. In Italia la famiglia ancora affidabile, lo diceva anche la collega tedesca, assolutamente condivisibile, funziona ancora nonostante le difficolt per molti aspetti, per questi aspetti del Welfare familiare, per la rete di distribuzione dei redditi e delle ricchezze, pensiamo ai giovani che non lavorano e che vengono accolti a lungo fino a che non riescono a trovare una loro autonomia, per la dimensione affettiva e relazionale che continua ad essere un caposaldo della convivenza civile.

Per questa sussidiariet e questa solidariet ancora forte, fortemente posta in crisi e sotto stress, nel senso che la famiglia spesso oggi non ce la fa pi, la famiglia, per tutta una serie di motivi che attengono principalmente al mancato coordinamento tra tempi di vita e tempi di lavoro, allingresso delle donne nel mondo del lavoro, alle difficolt degli orari delle citt, la famiglia non riesce pi a svolgere e non vuole neanche pi svolgere quella funzione in termini cos complessivi e esaustivi che caratterizzavano il passato. Infatti un altro dato il dato che mostra come crescano in maniera esponenziale le famiglie che ricorrono a un collaboratore domestico esterno, nonostante la crisi economica e le difficolt che sappiamo essere crescenti per arrivare a fine mese per molte nostre famiglie noi vediamo che c stata una crescita negli ultimi anni molto forte del ricorso a questo tipo di collaborazione totalmente autogestita, totalmente autopagata che pone una serie enorme di problemi, dalla qualit, alla qualificazione di questi badanti, di queste persone che vengono reclutate in maniera del tutto informale. Una ne vorrei sottolineare in modo particolare, perch mi sta molto a cuore. Quello che io chiamo il paradosso post femminista, la liberazione di noi donne italiane avviene alle spese di altre donne, di donne che ven-

gono da contesti sociali diversi dal nostro, che rinunciano spesso a famiglie e figli per curare i nostri figli e i nostri anziani e che quindi pongono un problema sociale di carattere internazionale e di carattere globale, che viene assolutamente disatteso e di cui non si parla mai. Un altro aspetto di dettaglio su cui vorrei soffermare per un attimo la vostra attenzione. evidente che in una situazione come questa c la tendenza a fare affidamento sullofferta pi tradizionale, perch quando io mi ritrovo in piena notte o comunque in un orario serale con una questione di salute, ma anche semplicemente di assistenza con una persona in difficolt nella mia famiglia dove vado? Vado al Pronto Soccorso, vado allospedale. Lospedale lunico luogo, aperto giorno e notte, dove posso trovare delle persone qualificate che mi possono aiutare. Abbiamo quindi una inappropriatezza di servizi, un eccessivo costo di alcune prestazioni dovuto al fatto che manca laltra sponda. Questo lo dicono anche molte nostre indagini per cui appunto gli accessi impropri agli ospedali per il 28,7% degli italiani sono dovuti alla ricerca di sicurezza in termini di raggiungibilit, attrezzature, professionalit. Apertura, anche in contrasto con quella cultura, diciamo cos, olisti-

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ca e di ampio approccio che pure dentro di noi tutti abbiamo, ma rispetto alla quale non troviamo risposte e quindi ci aggrappiamo, in maniera drammatica allofferta pi tradizionale alla quale ci si aggrappano anche gli operatori. Gli operatori sanitari in modo particolare, a cui quegli strumenti, quei mezzi che sono disponibili, come il farmaco, il farmaco che chiaramente in molte situazioni un palliativo, una sorta di ammortizzatore sanitario, come lo abbiamo chiamato al Censis, come emerge dal confronto dei dati sul peso della popolazione anziana in determinate regioni e, limpegno in spesa farmaceutica che sono assolutamente, scollegati tra loro, dipendono piuttosto dalla carenza o dalla presenza di offerte alternative. Infatti se non ho offerte serie dal punto di vista dellintegrazione socio-sanitaria, dellassistenza sociale per i soggetti bisognosi, pi facilmente ricorro al farmaco, ricorro alla pillola che in qualche modo fa quindi da palliativo o fa da sostitutivo rispetto a quello che non c. Un terzo punto di carattere pi particolare su cui vorrei richiamare la vostra attenzione il differenziale culturale. In una situazione come quella che andiamo descrivendo evidente che alcuni se la cavano meglio ed altri peggio a seconda delle capacit, delle competenze, delle conoscenze, in sostanza del livello sociale e culturale delle per-

sone e delle famiglie. I laureati ad esempio, in tutte le indagini mostrano di essere meglio informati, di raggiungere meglio i servizi di cui hanno bisogno, alla fine se la cavano anche meglio dal punto di vista dello stato di salute, perch poi tutto concorre a far s che si ammalino anche meno, ma questo ci rimanda a un altro tema fondamentale, il ruolo della comunicazione di massa. Oggi come ci si informa? Queste persone dove traggono le loro informazioni? Cresce il peso di Internet, una stima, tra laltro non di questanno ma dellanno scorso, parla di pi di 23.000.000 internauti in Italia contro 6.000.000 lettori di carta stampata e pi di 16.000.000 che cercano su Internet notizie su salute e sanit.

Quindi su questi canali che poi ci si informa, su questi canali, che si trova poi di tutto e di pi. Allora c qualcuno che in grado di discernere tra le informazioni buone e quelle non buone, qualcun altro assolutamente no. Quindi siamo anche in unera, e questo aggrava la situazione del nostro Welfare, di una comunicazione tecnologica fai da te che presenta numerosi rischi, pu alimentare paure, crea confusione, rende difficili le scelte, alimenta i conflitti, porta spesso a strumentalizzazione da parte di soggetti non eticamente adeguati che usano questi canali comunicativi, mettendo a repentaglio di nuovo, sempre e comunque, soggetti pi deboli, quelli che hanno maggiori difficolt sia culturali che di altra natura. Si sempre detto in Italia va be-

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ne, la situazione quella che , per abbiamo le reti di aiuto informale che suppliscono insieme alla famiglia Dati recenti, e questi li ho tratti da un lavoro della Banca dItalia recentissimo, ci dicono che anche le reti di aiuto informale sono in Italia in crisi, come lo la famiglia. I dati mostrano che diminuiscono le famiglie aiutate e che le et dei caregiver aumenta, e quindi con let aumentano anche le difficolt a svolgere questa funzione, tant vero che anche se i caregiver sono di pi numericamente, diminuisce il numero delle ore che riescono a dedicare a questi aiuti informali e, come dice la banca dItalia, la rete di parentele sempre pi stretta e lunga, cio ogni caregiver ha meno persone con cui condivi-

dere gli aiuti da fornire, meno tempo da dedicare e pi persone da assistere. Siamo in una situazione di difficolt anche da questo punto di vista. Il volontariato, bench solido, bench importante non sufficiente a tamponare questa crisi. Ed in crisi, lhanno detto molto bene i due relatori che mi hanno preceduto, anche il Welfare locale, quindi dei tagli gi stato detto, non insisto. La spesa media procapite per servizi di carattere sociale per persone in condizioni di disagio varia dai 30 euro in Calabria ai 280 euro a Trento. Pensate un po che razza di differenze! Nel sud abbiamo una situazione molto pi complessa, comunque in generale la media procapite di 111

euro della spesa dei Comuni nel 2008 per servizi per minori, anziani e disabili o persone in condizioni di disagio, risulta inadeguata a coprire le necessit effettive che sono sul campo. Da un punto di vista istituzionale il tutto ulteriormente reso pi complesso dal processo di trasferimento delle competenze dal centro alla periferia, che in corso da moltissimi anni, in sanit in modo particolare, ma anche dal punto di vista sociale questa sorta di semifederalismo allitaliana come qualcuno lha voluto definire, sembra essere sempre a met del guado, per cui se da un lato si depotenziano le offerte gestite dal livello centrale, dallaltro si dovrebbero ampliare quelle dei livelli territoriali sottostanti. Per non siamo assolutamente arrivati a un equilibrio sostenibile ed adeguato rispetto ai bisogni. Ci sono poi anche altri motivi che concorrono allassenza di collaborazione e solidariet tra le regioni e il governo centrale, la difficolt a prendere decisioni impopolari laddove sarebbe necessario lassenza di un fine tuning regolatorio cio di strumenti di regolazione sufficientemente dettagliati ed adeguati, che abbiano i dati giusti su cui lavorare, che ci permettano di intervenire nella maniera pi adeguata. La gente consapevole di tutto questo. Dicevo anche allinizio, se fi-

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no a qualche tempo fa erano discorsi per addetti ai lavori, oggi chiedendo alle persone qual il valore e la qualit del Welfare del proprio paese, questo un dato raccolto da Euro Barometro, quindi un dato a livello internazionale, nella slide si pu ben vedere come le colonnine che riguardano lItalia sono decisamente pi basse, sia per quanto riguarda la voce fornisce una copertura adeguata stiamo sotto a tutti i paesi qui calcolati, ma anche sotto alla media europea, potrebbe essere un modello per altri Paesi assolutamente sotto e anche per la voce troppo costoso non ce la passiamo molto bene. Un altro dato di fonte Censis: la politica del governo nei confronti della terza et viene giudicata del tutto carente dal 55% di un campione di italiani, parzialmente carente dal 27%, soddisfacente solo dal 6,4%, quindi ormai le persone sono molto consapevoli di queste difficolt, ma forse la cosa pi preoccupante di tutti quella che abbiamo rilevato nella recente indagine Unipol chiedendo agli italiani come prevedono di affrontare i futuri bisogni sanitari ed assistenziali, vedete che sia per le necessit sanitarie che per quelle assistenziali attorno al 35-36% ritengono che il sistema pubblico sia sufficiente. Una quota per molto grossa tra il 54 e il 58% dice che dovr integrare lofferta pubblica con una spe-

sa privata pagando di tasca propria, quindi non avendo n possibilit concrete n speranze che qualcun altro possa intervenire a suo supporto. Solamente quote molto, molto ridotte, come potete ben vedere, pensano di poter integrare lofferta pubblica con strumenti assicurativi o di carattere integrativo che si tratta appunto di quelle categorie particolari che hanno questa fortuna, che hanno questa possibilit di potersi rivolgere a queste altre forme. Stiamo arrivando un po alla conclusione che poi, apre lo spazio alle relazioni successive che entreranno pi direttamente nel merito sulla questione. Il nuovo Welfare, che noi dovremmo andare a costruire, dovr essere un nuovo mercato sociale con

una forte autoregolazione, mercato sociale, quindi con la compartecipazione di molti soggetti tutti gli stakeholder del settore dovrebbero essere chiamati a collaborare, ma con una forte autoregolazione comunitaria, cio con un assetto di valori condivisi portati avanti anche attraverso il ruolo delle associazioni del Terzo settore ed anche con una forte componente di solidit dal punto di vista della capacit di analizzare le necessit e la qualit del servizi offerti. Non possibile continuare e andare avanti in maniera spontaneistica, per cui alcune cose vengono fatte bene altre male, alcuni settori sono ben coperti ed altri no. Bisogna avere un quadro, una cabina di regia, un meccanismo di controllo adeguati per sapere be-

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ne, di cosa c bisogno, come offrire davvero, quello di cui c bisogno. ricordandoci che i principi di oggi debbono essere alla base di questo nuovo Welfare. Sono il valore della differenza e della individualit, nessuno vuole pi risposte massificate uguali per tutti. Ad ogni persona va data la risposta giusta. Il superamento dei confini tra settori, comparti e discipline non pi il tempo della specializzazione spinta, almeno per alcuni problemi bisogna integrare sociale e sanitario, politiche del lavoro con politiche della salute e il valore della reciprocit del volontariato sul quale non vanno scaricate le responsabilit, ma che certo deve essere coinvolto per collaborare al nuovo sistema. Un modello questo da rilanciare con grande forza, con grande decisione, puntando sulla partecipazione degli utenti, sullo sfruttamento, sulla valorizzazione delle risorse spontanee perch ci sono, a volte vengono totalmente disattese, tarpate da interventi per esempio di carattere istituzionale troppo pesante, evitando sprechi, duplicazioni e nessuno vuole i tagli lineari ma tutti vorremmo una attenta politica di lotta agli sprechi che ci sono ancora, e valutando attentamente la qualit delle prestazioni e i requisiti dei provider. Questo significa favorire approcci multi stakeholder come diciamo con

un termine inglese, cio appunto, che mettono insieme le potenzialit di tutti i soggetti che debbono collaborare: fondi integrativi, Terzo settore, Welfare locale, operatori economici, sponsor, project financing e quantaltro possa contribuire a costituire un sistema di questo tipo. Razionalizzare la spesa privata, non possibile che pi dell80% di questa, della spesa privata sia non intermediata da nessun tipo di forma associativa o assicurativa e utilizzando le risorse che gi vengono spese oggi dai privati, dalle famiglie in modo particolare per facendole convergere in un sistema coordinato che razionalizzi lofferta, induca una riduzione dei costi e ponga le condizioni per un incremento delle prestazioni. In questo ambito la questione della cronicit e quella delle nuove povert sono al primo posto, tenderanno ad aumentare queste forme di difficolt, queste forme di disagio. Dobbiamo reagire in maniera adeguata con unofferta residenziale, ma anche e soprattutto con unofferta che li supporti e li aiuti lasciandoli a casa e quindi non eliminando il ricorso alle cosiddette badanti, ma inserendo anche questo tassello nel quadro di un sistema che sia in grado di coordinare il tutto nella maniera migliore e a favore di tutti e non solo di coloro che si possono permettere di pagare una persona a casa. Uno schema, per concludere, alla

quale va applicata la sussidiariet ma non solo a livello verticale, abbiano lavorato tantissimo negli ultimi anni su questa questione della devolution del federalismo e quanto detto prima, dobbiamo puntare sempre pi su una sussidiariet che sia anche orizzontale, che allarghi la platea di coloro che collaborano al sistema, a tutti i soggetti che possono dare un proprio contributo. Tutte queste cose che vi ho appena detto le ritrovate sia nei lavori del Censis che in quelli del Forum per la ricerca biomedica che il nostro progetto speciale per salute, sanit e farmaco, ed anche nel progetto che portiamo avanti con la Fondazione Serono che si chiama Centralit della persona che tende proprio a porre al centro del sistema lindividuo malato e la sua famiglia e, comunque tutti i cittadini, per quanto riguarda le disabilit nel nostro Paese. Grazie

Credo che lampia relazione fatta dalla D.ssa Collicelli sia un prodromo molto efficace ed efficiente per le prossime relazioni. Noi la ringraziamo e sicuramente continueremo a collaborare insieme. Grazie

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Adesso la parola passa alla D.ssa Grazia Labate, Ricercatrice in Economia Sanitaria, gi Sottosegretario al Ministero della Sanit. Cara Labate, grazie e buon lavoro. Grazia Labate

razie Presidente. E tocca a me affrontare le tematiche che abbiamo gi ascoltato stamattina dal punto di vista economico e dal punto di vista del tentativo di unanalisi comparativa tra quel che sta succedendo in Europa e quello che sta succedendo nel nostro Paese. Parto dalla mia riflessione, la faccio nellarco temporale pi noto, 2007-2011, che quello che stato pi colpito dalla crisi in termini economico-finanziari. La prima slide che vedrete riassume appunto il giudizio che la ricerca mi porta ad affermare e che questa crisi incide molto profondamente sui sistemi di Welfare acuendo le disuguaglianze, producendo nuove iniquit e, soprattutto, in quei paesi dove lindebitamento pubblico, pi alto nel contesto europeo e quindi sono Paesi che sono messi a dura prova per la tenuta dei loro sistemi di protezione sociale della salute. Vi ho rapidamente fatto vedere dei dati fondanti a livello europeo per farvi comprendere che cosa accaduto in questa crisi e, non solo la ricchezza europea molto diminuita, la produzione industriale addirittura tornata ai livelli degli anni 90, 23.000.000 persone, pari al 9,5% della popolazione europea attualmente disoccupata, le finanze pubbliche presentano questi forti e pesanti, dati sullincidenza del debito pubblico e la popolazione

attiva nellEuropa, le ultime proiezioni demografiche lo dicono, inizier a diminuire proprio nel 20132014. Accanto a questa diminuzione, che giustamente altri colleghi lhanno prima sottolineato, il fenomeno dellinvecchiamento del vecchio continente un fenomeno molto vasto, che ci dice che il numero degli ultra sessantacinquenni aumenter ad una velocit doppia rispetto a prima del 2007, circa 2 milioni in pi ogni anno rispetto al milione in precedente. Naturalmente il dato pi recente, voi avete visto, vi ho dato i grandi aggregati fondanti delleconomia europea al 2010, ma proprio laltro giorno, colleghi inglesi mi hanno inviato questo rapporto, il pi recente dato di analisi che lEuropean Economic Forecast che sono proprio le previsioni di autunno 2011-2013 e queste previsioni di autunno, ma credo che tutti quanti abbiamo seguito per televisione landamento dei mercati nelle ultime due settimane ci dicono che effettivamente la situazione economico finanziaria a livello europeo non messa benissimo. Non messa benissimo per diversi fattori, turbolenze sul mercato finanziario ma, soprattutto, la connotazione data dal fatto che vi una bassa crescita nonostante i debiti, come voi vedete, dei diversi paesi europei che incidono diversamente sulla spesa pubblica, andiamo da una media dall80% al 120% del nostro paese. Il proble-

ma reale del vecchio continente dato dal tasso di bassa crescita che non fa consentire il decollo per riparametrare PIL e indebitamento pubblico. questa lultima analisi che abbiamo di fronte a noi. Ma questi dati io li do non per accentuare il carattere pessimistico, ma per collocare i nostri ragionamenti in un contesto di realt e quindi trovare le soluzioni migliori anche in una situazione difficile per traguardare obiettivi futuri. Ho poi riassunto, dei dati relativi al problema della salute che sono i pi recenti dati dallOcse che ci hanno detto come i sistemi di protezione della salute, hanno diversi rischi in questo momento, tutti hanno problemi di sostenibilit per le finanze pubbliche anche se ovviamente, i diversi pesi di incidenza sulle finanze pubbliche possono poi farci studiare sistemi correttivi nei diversi paesi europei. Come vedete tutto sommato se noi andiamo a guardare il peso della spesa sanitaria pubblica in ambito europeo, possiamo dire che noi stiamo perfettamente in ambito europeo, tra spesa pubblica e spesa privata abbiamo unincidenza del 9,5% mentre abbiamo Paesi europei con sistemi simili o differenti rispetto al nostro, che hanno unincidenza sulla spesa pubblica molto pi elevata. Possiamo passare dallOlanda col 12% sino a arrivare a tassi di 11-11,5% in paesi come Francia, Germania e la stessa Inghilterra. Vi ho dato il

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dato reale perch, nel nostro Paese abbiamo un po di difficolt sulle metodiche scientifiche di analisi e di calcolo, allora diciamo che da un certo periodo in poi, dagli anni 2008, ho preferito nel fare le analisi, attenermi sempre ai conti consuntivi della Corte dei Conti pubblicati in Gazzetta Ufficiale perch sono proprio quelli che ci dicono come stanno le cose e, il dato che vi riporto per lItalia appunto quello apparso sulla G.U. del 5 agosto del 2011, che ci dice a consuntivo come stiamo. Quindi, come dire, il peso sulle nostre finanze pubbliche, in rapporto al PIL non affatto indifferente, abbiano 115 miliardi e 800 milioni di spesa pubblica, ma come vedete questa tabella vi dice il concetto che vi affermavo prima, come stiamo nei diversi paesi, ma io ho voluto accanto lincidenza della spesa pubblica e, soffermarmi sul dato di cui in Italia lo si d in maniera totale, ma non ci si sofferma pi di tanto. Se dobbiamo affrontare coerentemente in un momento di difficolt questo tema della protezione dei sistemi sanitari e sociali, dobbiamo fare anche una verifica della spesa privata. Naturalmente noi riscontriamo molte differenzazioni nellambito europeo che sono date da diversi fattori, i propri sistemi di finanziamento ed organizzativi e la cultura sociale di quel Paese intorno al tema della partecipazione privata alla spesa, ma se devo guarda-

re da economista il dato economico, debbo dire che essa in crescita, tra il 2008 e il 2009 in tutti i Paesi europei tanto da incidere sulla ricchezza nazionale prodotta per il 2,7%. Ma quello che interessante che se si analizza landamento della serie storica della spesa privata, sia nei Paesi europei che nel nostro, si scoprono cose assai interessanti che, mettono anche un po fine a delle diatribe culturali e ideologiche o anche intellettuali nel nostro Paese, perch noi osservando la serie storica scopriremo che fra l80 e il 2009 proprio la Svezia sistema a copertura totale pubblica, che ha una maggiore crescita della spesa privata, passando dal 7.5% al 18,3%, quindi non poca cosa, seguita dalla Spagna, poi abbiamo i Paesi diciamo, della vecchia Europa dellEst, che affrontano i regimi di protezione sociale in cui c unincidenza forte di spesa privata a cavallo tra gli anni 90 e 2000 e lItalia nella sua serie storica, anchessa rivela una presenza di spesa privata notevolissima che v il primo dato reperibile scientificamente nel 1985, conti della Ragioneria Generale dello Stato, dopo appunto la serie storica possibile compilarla. LItalia va dall1,5% dell85 al 23,5% del 2007, al 29% nel 2010. E la relazione della Corte dei Conti che vi riferivo di questa estate, d un trend in crescita e porta al 30% di incidenza. Questo, stando proprio dentro al-

lanalisi sociologica della D.ssa Collicelli, questo ha ragione, che anche in termini economici lItalia, oltre ad avere unincidenza seria di spesa pubblica, non dico elevata perch in Europa pi alta, ma stando nella media europea del 9,5% ha una, caratteristica che io ho chiamato lanomalia italiana. Lanomalia italiana proprio questa spesa privata direttamente esborsata dalle tasche dei cittadini, che recenti studi e Collicelli faceva riferimento a studi della Banca dItalia, sullandamento del consumo delle famiglie, io ho fatto uninterpolazione di diversi dati, Banca dItalia, Ania, che lassociazione nazionale delle imprese di assicurazione, il Censis, i Fondi sanitari integrativi, avendo da loro landamento dei bilanci preventivi e consuntivi e questa interpolazione mi fa dire che la spesa che esce direttamente dalle tasche dei cittadini italiani pari all82,4% e sostenuta da Fondi sanitari negoziali per il 13,9%, da mutualit volontaria, compresa nel totale della mediazione negoziale, e solo il 3,7% coperto da assicurazione for profit, ramo malattia e ramo vita. Allora, anomalia italiana, presenza di una fuoriuscita di retta dalle tasche dei cittadini elevati, poca ancora affermazione nel nostro Paese di strumenti di intermediazione, sia di tipo negoziale che di mutualit con una presenza del mondo assicurativo in questo settore, che in

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termini economici potrei definire molto embrionale, con una bassa incidenza del 3,7%. Allora questi sistemi sanitari europei come stanno? Pur se tutti abbiamo imparato nella letteratura e, come diceva Collicelli nelle analisi sul Welfare, forse troppo meccanicamente a dividerli, i sistemi beveridgeriani da un lato e i sistemi bismarkiani dallaltro, le cose in questultimo decennio se le analizziamo, non solo dal punto di vista economico, ma per esempio anche nei rapporti tra domande dei cittadini europei e risposte dei sistemi di Welfare, in realt nellultimo decennio questi sono dei sistemi molto in cuor in progress, stanno molto lavorando su se stessi, hanno avuto alcuni processi di riforma, altri processi di aggiustamento, via via ci che emerge sono delle soluzioni che hanno appunto, un punto di raccolta tra vecchi sistemi e novit. Io lo chiamo il laboratorio in progress, quello europeo sui sistemi di Welfare, perch c una cosa che comune e molte cose che si modificano. La cosa comune che in ambito europeo la cultura scientifica economica sociologica ha questo forte valore di fondo, nel considerare il sistema di protezione sociale come un valore fondante del concetto della socialit europea. Quindi in Europa, a differenza da noi, che per anni abbiamo come dire ossessivamente discusso tra pubblico e privato, in Europa c un

mutuo riconoscimento che i diversi sistemi nella diversa modellistica di nascita e di modificazione nel corso degli anni hanno per una cosa in valore comune, la tenuta del concetto della socialit a livello dei sistemi di protezione di salute e assistenziali e, questa una cosa appunto, che fa dire, come i sistemi europei, forse pi del nostro, hanno saputo mettere in campo il necessario cambiamento per adeguarsi alla domanda e ai tempi che cambiavano. Allora per dove il problema oggi dal punto di vista economico? Che entrambi gli approcci beveridgeriani, bismarkiani nel loro cambiamento si trovano a fare i conti con un unico dilemma, debbono conseguire con risorse economiche finite, poich ripeto siamo tutti consapevoli dei problemi di spesa pubblica, di debito pubblico, di bassa crescita, di disoccupazione e di invecchiamento, debbono conseguire con risorse finite obiettivi e risposte che sono fortemente in aumento e, che costituiscono la domanda sociale e sanitaria, molto va-

sta che in Europa si esprime anche nel nostro Paese. Allora, e tutto questo Carla lo diceva nella sua analisi di tipo sociale, di fronte a una domanda dei cittadini che non quella, non sono allorigine dei sistemi, ma nemmeno quella di dieci anni fa, una domanda esigente, molto pi consapevole che pretende servizi di qualit che funzionino nellavanzamento del progresso tecnico, scientifico, sociologico, di formazione al lavoro. Ci che avanza nel panorama dei sistemi europei sono anche innovazioni, penso alle nuove biotecnologie e ai nuovi strumenti di radiodiagnostica, ai nuovi farmaci da DNA ricombinante che non sono a basso costo, sono a costo elevato. Ecco perch lho chiamato il dilemma comune, di fronte al quale i sistemi europei sono in crisi. interessante per il patto che noi stringiamo oggi, capire che cosa hanno fatto i differenti Paesi europei di fronte alla crisi. E poi capirne la differenza con il nostro, per questo che siamo in maggiore affanno. E naturalmente non potevo

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fare la ricerca su tutti i Paesi europei perch effettivamente il tempo a disposizione stato poco, ma andando a vedere Germania, Francia, Inghilterra, Svezia, Danimarca e Spagna, e quando dico andando a vedere la mia fonte sono stati i documenti ufficiali simili a quello che noi abbiamo chiamato legge di stabilit questanno, quindi il piano Filon, i piani tedeschi di ricomposizione sulla spesa pubblica, il piano del governo inglese e quindi documenti ufficiali perch altrimenti, si rischia di fare errori di interpretazione. Allora tutti gli Stati hanno reagito in questo modo e questo, un fatto singolare rispetto allItalia, nessuno ha ridotto le risorse previste nei loro piani triennali, cio faccio un esempio per farmi capire, mentre noi riduciamo di circa 8 miliardi nel prossimo biennio il Fondo sanitario, azzeriamo il Fondo della non autosufficienza, decurtiamo il Fondo per le politiche sociali, se voi prendete i bilanci di questi Stati non avrete nessuna manovra cos. Che cosa trovate nei bilanci degli Stati durante la crisi? Un aumento delle forme di copayment da parte di cittadini che vanno da 5 a 10 euro, su tutto il ventaglio delle prestazioni, per esempio lInghilterra dallaprile del 2006 aveva aumentato la compartecipazione alle prestazioni farmaceutiche, per esempio la Svezia ha aumentato la compartecipazione per la prima chiamata al

medico di medicina generale. La prima forma con cui di fronte alla crisi gli Stati europei reagiscono, dicono alt non dreniamo le risorse di base, troviamo dei modi per poter gestire la fase di crisi, un po di aumento dunque di copayment e dei piani di ristrutturazione dei sistemi, lInghilterra prevede dalla ristrutturazione addirittura di risparmiare 20 miliardi di sterline a fine 2015, trovando delle modalit, poi alcuni le criticano altri no, comunque ha deciso che tutti i suoi medici di medicina generale si mettono in consorzio, ricevono le finanze direttamente dal National All System inglese che fanno avendo queste finanze, ragionano con le comunit locali che l si chiamano Primary Care Trust e decidono rispetto ai bisogni di salute della popolazione di quella contea, di quel comune, di quel territorio, come programmare le risposte in termini di bisogni. La Francia gi ha adottato dal 2006 un grande piano di ristrutturazione ospedaliera e Finance ci fa vedere nella legge di stabilit francese 2011-2014 che hanno con-

seguito un bel risparmio, Isabella, e guardo Isabella perch essendo direttrice di un Policlinico sanitario il meno 2,8% della spesa nel sistema ospedaliero un bel risparmio in Francia che consente al sistema di tenere. Poi Francia e Germania sono due nazioni nelle quali per esempio il sistema di protezione sociale molto avanzato, la Germania con la sua legge sulla non autosufficienza e la Francia che ha anche introdotto questo sistema molto interessante, al di l di quello di sorveglianza della popolazione anziana non autosufficiente, sul fronte sociale e sanitario ha questa nuovissima, metodologia che si chiama Chesu che appunto una metodologia che consente di avere un vaucer nelle mani con cui acquistare dei servizi alla persona, pi propriamente quelli di sostegno di tipo domiciliare che insieme al sistema di protezione sociale francese, servizi territoriali di residenzialit diurna o prolungata, offrono un pacchetto non indifferente da questo punto di vista.

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Quindi per esempio andando a vedere il budget tedesco ho visto che in Germania il sistema di protezione della salute ha previsto gi da tre anni con la propria riforma il sistema dellopting out, quindi redditi oltre 70 mila euro annui sono fuori dal sistema di protezione, ma lo stato tedesco ha voluto cautelarsi, fuori dal sistema di protezione, ma con una assicurazione che ovviamente questi redditi medio alti, devono dimostrare di avere conseguito. Inoltre nel bilancio 2011-2014 vediamo che ha aumentato le detrazioni fiscali per i servizi di cura, 4.000 euro lanno, ha introdotto forme innovative come il minijobs im privathaushalt per i servizi a domicilio, proprio per tentare di agevolare il lavoro regolare di cura, perch anche in Germania come da noi, il fenomeno del badantato con la propria evasione contributiva e, con il fatto che poi non siamo sempre sicuri per la non autosufficienza che sia di qualit, un fenomeno che va estendendosi. Concludo dicendo che quindi nessun taglio si proceduto sulla fiscalit, si rafforzano sistemi di protezione della persona a domicilio e, il nord Europa ci manda un messaggio: tasse di scopo, per conseguire obiettivi di salute. Danimarca parte con la tassa sui cibi ad alto contenuto di grassi perch il problema diabete di tipo 2, affezioni coronariche, ictus un problema che preoccupa

tutti gli Stati europei, la Francia parte con la tassa di scopo sulle bevande alcoliche ad alto contenuto di zucchero aggiunto proprio per limitare, la Spagna innalza il livello del costo delle sigarette. Perch ho voluto darvi tutte queste informazioni? Perch effettivamente durante la crisi c stato un modo diverso di reagire, certo che noi avevamo il debito pubblico pi alto e quindi avevamo pi ristrettezze, per guardate, bisogna reagire anche con forme di contenimento, bisogna sempre comprendere qual la finalit verso le quali si dirige. Allora tutta lEuropa per mantenere alto il livello di protezione sociale e sanitaria ha guardato bene, di mettere insieme, sia misure di compartecipazione, ma al tempo stesso provvedimenti che avessero un ritorno, lo dico semplicisticamente per farmi comprendere, che avessero un ritorno in termini di salute, con risorse mirate sul campo preventivo perch quello che pu darci, nel medio e lungo periodo, anche una maggiore stabilit di risorse. Quindi in sostanza la realt concreta che cosa vi mostra? Che i sistemi in Europa stanno reggendo meglio rispetto alla crisi perch hanno felicemente coniugato dei mix tra sistema pubblici, sistema privati, forme di tutela o attraverso Fondi sanitari, obbligatorio complementare o di mutualit, estesi sul territorio, che

anche unondata durto come la crisi finanziaria di questo periodo, consentendo agli Stati europei di fronteggiare meglio che non il nostro Paese, che come vedremo, invece, ha attuato pesanti tagli. E come stanno le Casse, i Fondi e la mutualit in Europa? Si sono molto sviluppati negli ultimi 5-7 anni e hanno dovuto certo fare i conti anche loro con ristrettezze economiche, miglioramento e razionalizzazione dei sistemi amministrativi e di efficientizzazione delle modalit con cui coprono prestazioni e servizi alla popolazione e, la cosa interessante che durante la crisi a livello europeo, questi sono dati che potete vedere da questa ricerca, ci dicono come il sistema di produttivit del lavoro e il lavoratore hanno trovato nelle forme dei Fondi sanitari negoziali un impulso maggiore per fronteggiare la crisi. Dico tutte queste cose perch il dato che a me ha sempre preoccupato dellItalia, questa discussione non reale sulla conoscenza della realt, che ha finito nel tempo, per acuire, irrigidire molto le posizioni culturali e politiche e non trovando le giuste strade, per poter uscire dalle sacche di un sistema di Welfare che Carla Collicelli ha connotato molto bene nel corso della storia nel nostro paese. E noi come stiamo? In questo momento con dati un po seri. Ci auguriamo tutti che il nuovo governo davvero ci porti fuori da que-

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sta secca, perch la situazione molto difficile, quindi non vi tedio con i dati un po pi pesanti. Questa comunque la situazione socio-economica italiana e lo scenario macro economico nazionale pesante. A settembre il governo ha gi dovuto fare una nota di aggiustamento dei fondamentali della nostra economia, la legge di stabilit recentemente approvata riduce ancora il tasso di crescita, e diciamo questo, per dirvi che siamo in un momento in cui la stretta economica molto forte, ma come dir in conclusione, le strade possono essere trovate. Vi ho fatto brevemente lo schema di cosa successo sul Fondo per le politiche sociali, un po una tragedia in questo quadriennio di crisi, attualmente noi abbiamo previsto nella legge di stabilit 69 milioni, eravamo partiti da 745 e per il 2013 ce ne sono 44. La tragedia della non autosufficienza che il Fondo completamente azzerato e, quindi, non abbiamo risorse. Sulle politiche sociali peseranno anche questi altri due aspetti, dobbiamo tenerne conto, perch se noi non impostiamo una risposta giusta, che sono stati i tagli strutturali agli Enti locali e questa delega fiscale assistenziale, avete visto che ho fatto difficolt a pronunciarla perch letta dal punto di vista e economico e in termini di politiche sociali veramente qualcosa che provoca un turbamento, per-

ch non ha niente di razionalizzazione e ha poco di messa in campo di un sistema anche nuovo, nuovissimo, lontano dalle leggi esistenti, ma da un sistema di protezione sociale che possa essere minimamente considerato tale. Per di pi con una norma di salvaguardia, quella che preoccupa, in fondo al testo di delega per la razionalizzazione del sistema fiscale e la riforma assistenziale. la prima volta, Alberto De Santis ha fatto riferimento al mio impegno istituzionale per un decennio, ma la prima volta vedo qu il collega Di Girolamo che noi troviamo in una legge dello Stato, che si chiude con una norma di salvaguardia, la quale mi dice se fate tutte, riuscite a mettere dei principi di delega entro il settembre 2012 bene, se non ci riuscite io faccio cassa, prendo 4 miliardi nel 2012 e 20 miliardi nel 2013, come dire la maggioranza dei cittadini italiani, avete sentito stamattina, la Fish, il Terzo settore, ma potremmo parlare delle altre associazioni, da un lato hanno i diritti soggettivi cancellati, dallaltro la razionalizzazione di un sistema che non c e, quindi, lansia e la preoccupazione con cui dico queste cose, relativa a questo vuoto di fronte al quale potremmo trovarci con una manovra di cassa che ci consente poi difficilmente di poter affrontare il futuro. E allora a queste ho aggiunto anche le manovre di luglio e ago-

sto che hanno sulla sanit, dambl, tolto quasi 8 miliardi di euro e la tragedia di queste misure che non hanno tagliato, per esempio, la spesa corrente e aumentato gli investimenti, hanno contemporaneamente tagliato spesa corrente e investimenti, e la sanit ne ha sofferto perch aveva poco in investimento da poter usufruire, 1 miliardo, e quel miliardo in pi stato tagliato. Naturalmente le manovre, in senso stretto economico, i Fondi di investimenti, landamento della spesa, vanno letti per il Paese i tagli anche con le manovre intorno al tema del lavoro, del pubblico impiego e della mobilit, dove voi sapete che avendo noi servizio sanitario nazionale con circa 680mila dipendenti tra pubblici e convenzionati, nelle manovre, la norma che appunto mette ancora in fibrillazione il personale medico e sanitario del paese molto pericolosa, perch rischia di consegnarci una risorsa umana che non ha la tranquillit, come dire, per poter lavorare e far fronte alle emergenze, ai pronti soccorsi evitando cos la medicina difensiva e anche gli errori clinici, ma questo lo discuteremo ad Arezzo ovviamente in materia di Risk Management. Le famiglie italiane si impoveriscono, Carla Collicelli ha dato molto precisamente i dati, ho voluto aggiungerne solo uno a conforto Carla, della quarta striscia rossa che tu, affermavi della propensione delle

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famiglie stato presentato al Senato questo progetto di ricerca fatto da Astra, che ha detto come gli individui, di fronte alla crisi, insomma vorrebbero in qualche modo provvedere, perch non possono essere abbandonati a se stessi e, per la prima volta, ma concordano con la ricerca Censis di luglio, noi troviamo che i cittadini intervistati dicono noi cercheremo di coprirci con forme di tipo integrativo di mutualit perch siamo di fronte al rischio longevit e non autosufficienza, come dire diventata la preoccupazione in testa agli italiani. Questa slide vi sembrer ironica, ma lho voluta ironicamente chiamare cos Il de profundis del federalismo perch a ben vedere tra le misure che vi ho citato sul piano economico e la mancanza come dire, di una metodica costante di dialogare e trovare soluzioni, con il sistema delle autonomie, nel campo nostro della protezione sociale molto forte a livello regionale e comunale, io credo, che tutte le politiche messe fin qui e che avanzano, naturalmente ci aspettiamo molto dal nuovo governo, abbiano reso di fatto vano il pensiero del federalismo e anche tutte le teorie sui costi standard, che avrebbero fatto risparmiare molto e avrebbero raccorciato le distanze tra nord e sud del paese e, anzi la mia preoccupazione che queste distanze si possano acuire se leggiamo quei provvedimenti, ma vi assicuro c solo una lettura

da studiosa non politica e ideologica, la tragedia che i numeri contraddicono ci che invece poteva essere il grande asse della riforma moderna dello Stato. Quindi avvicinare il potere di risposta e di verifica da parte dei cittadini proprio sul territorio, laddove si compie la scelta politica e la risposta al bisogno. Ahinoi purtroppo, sul piano teorico ho voluto usare lironia per dire che mi sono apparsi proprio dei vaniloqui teorici, costi standard, i LEP, tutte cose, noi non abbiamo ancora i LEP, non abbiamo ancora i Liveas, diciamo che dai costi standard risparmieremmo molto, per lo dicevamo un anno fa, con manovre che riducono e chiamano il settore pubblico a essere sottodimensionato, sono certissima, perch i conti li so fare, le Regioni virtuose rischiano di diventare non virtuose da gennaio 2012 e quindi, non so, il costo standard come si potr costruire. Che fare allora? Ecco il che fare proprio il tema del nostro Convegno. Abbiamo bisogno di costruire un grosso patto fondativo tra i diversi soggetti per migliorare e portare a compimento la modernit del nostro sistema di protezione e come hanno detto i relatori precedenti ma anche gli ospiti che sono intervenuti, guardare al futuro vuol dire non ignorare il presente e il soggetti che nel presente lavorano, ope-

rano, danno risposte anche, in maniera complessa e difficile in una fase come questa e, allora io sono convinta di una cosa, al di l delle teorie e delle culture, che io rispetto ovviamente tutti, nella pluralit degli atteggiamenti del nostro paese, che noi il nuovo patto lo costruiamo se riusciamo. Ora abbiamo un interlocuzione, il nuovo governo, anzi tra laltro per uno strano gioco della sorte doveva essere qui stamattina il Professor Renato Balduzzi come Presidente della Agenas, oggi il nostro ministro e noi dobbiamo fargli un applauso e quindi abbiamo sia il nuovo ministro del Lavoro e delle Politiche sociali che della Salute e dobbiamo assolutamente mettere in campo gli elementi che ci fanno stringere il patto, cosa vogliamo fare per il futuro, chiamando tutti i soggetti che in questo Paese, avete visto sono tanti, se ne occupano, studiano, propongono per fare s che nella difficile fase di crisi, non solo non si perda il livello che non altissimo che abbiamo, ma si possa, chiamando ad una responsabilit comune, e io la dico cos in termini economici, mettere a punto un piano che nel medio e nel lungo periodo possa implementare quello che c, analizzando bene ci che il terzo settore nel nostro Paese non ho il tempo perch ne ho gi preso abbastanza ma nelle slide che poi il prof. De Santis vi far rivedere, ho fatto unanalisi di che

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cos modificato nel terzo settore, nel periodo di crisi. Ci sono esperienze interessantissime che vengono avanti fino a quella proprio recente,- no Isabella? di settembre in cui la Regione autonoma di Trento e di Bolzano mette in piedi un Fondo integrativo di sanit regionale istituzionale, copiato da noi, va beh, per quando le cose camminano a noi fa piacere! A noi fa piacere perch vuol dire che poi ci si arriva, mettendo per la prima volta nel nostro Paese lautonomia regionale e listituzione a costruire un Fondo. Con chi? Con i Fondi sanitari integrativi, con la mutualit del territorio, con le organizzazioni sociali, i sindacati e con i cittadini che avendo quote di risparmio privato, diciamo, la usavano solo per il badantato. Per dire, ma io fino ad ora servo il 12% degli anziani aventi diritto, costruiamo un patto per cui tra tre anni ne possiamo almeno soddisfare il 20% della domanda. Ecco io sono convinta di ci. Noi siamo in una fase in cui il nostro che fare, deve essere. Non perdere ci che abbiamo, che non moltissimo, mettere in piedi tutte le sinergie possibili usando tutto ci che nel nostro Paese fa no profit - for profit, la dottoressa Isabella Mastrobuono che viene dopo di me, vi dice i calcoli di che cosa potremmo espandere in Italia, ampliando il mercato sociale in termini di produttivit, secondo logica di impre-

sa e di forze lavoro impiegate, dando cos un contributo a quella roba che non si pu sentire pi. Abbiamo tanti disoccupati giovani, non si sa dove trovano lavoro. Il problema esplorare i mercati, capire cosa i mercati chiedono e tentare un equilibrio tra domanda e offerta. Ecco, per me il che fare, la capacit di tutti noi di stringere questo patto, perch vorremmo che questo binomio nascita-vita pi lunga potesse essere un binomio che incomincia a stare con una qualit di vita maggiore. Ecco solo questa la nostra ambizione come studiosi su questa materia. Grazie.

Credo che ormai siamo entrati nel vivo del problema. una cerniera importante la presentazione della relazione della dottoressa Labate. Consentitemi anche di salutare il Direttore generale del Ministero della Salute Filippo Palumbo, lo ringraziamo per la sua partecipazione e consentitemi anche di ringraziare la Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha patrocinato il Convegno, il Ministero della Salute e il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, la Regione Emilia Romagna, la Regione Liguria e la Regione Lazio. Le ringrazio perch sono sempre tutti quanti molto vicini alla Associazione Anaste.

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Lascio quindi la parola alla dottoressa Isabella Mastrobuono che svilupper la citata cerniera, una girandola di ipotesi, di numeri, che saranno utili per il nostro futuro lavoro. Credo che questo Team possa sicuramente lavorare in maniera proficua insieme a tutti i Fondi che vedo qui presenti per poter raggiungere lobiettivo che la dottoressa Labate si prefissa. Prego.

Isabella Mastrobuono

razie per linvito. Io raccolgo i messaggi che la dottoressa Collicelli e la Professoressa Labate hanno lanciato cercando di sviluppare sostanzialmente la proposta in maniera molto pragmatica, chiara. Quindi sar telegrafica su alcuni aspetti legati a quello che avete gi sentito. Sostanzialmente noi siamo sotto la lente dingrandimento del mondo finanziario, finanziario internazionale e

re se meglio pi chiaro in questo senso, degli spazi fiscali in altre aree per riuscire a risolvere la problematica dellinvecchiamento della popolazione. Ma dice una terza cosa ancora pi importante e quindi la strada la sta gi segnando, attenzione non ci sono solo gli aspetti demografici, ci sono gli aspetti delle tecnologie, questo il mondo in termini di bilioni di dollari, di quello che il mondo della sa-

il FMI ha detto sostanzialmente tre cose. Molto brevemente, la prima che nei prossimi anni sar dirompente limpatto dei sistemi sanitari e del sistema pensionistico. Hanno detto che non basta soltanto contenere i costi, ma bisogner molto probabilmente cercare anche o crea-

nit. Ma io vi prego di andare a vedere quello che sostanzialmente il mercato non strettamente solo sanitario, il mercato per esempio degli strumenti chirurgici, il mercato dei dispositivi, dei dispositivi e delle attrezzature, perch questo settore un settore destinato a cresce-

re ed ancora non arrivato, questi dati me li ha forniti il Prof. Novelli che era Preside della facolt di medicina delluniversit di Tor Vergata, oggi invece lavora al Ministero in particolare nellambito della ricerca, ma questi dati, per far vedere quello che sta succedendo nellambito, per esempio, di quelli che sono gli aspetti legati alla diagnosi del diabete, guardate dai bits testing oppure della diagnostica molecolare, il mercato salito da 31 bilioni di dollari a 53 bilioni di dollari. In altri termini s, pu darsi che lo scenario non sia cos negativo e drammatico dei nostri anziani sicuramente pi numerosi nel futuro, ma per mantenerli in buona salute dovremo spendere tantissimo e questo un discorso che va assolutamente preso in considerazione, perch il costo di quelli che saranno i presidii per mantenere in buona salute, molto probabilmente saranno maggiori di quanto noi non immaginiamo. Detto questo sappiamo che siamo anziani, sappiamo che la nostra popolazione oggi anziana il 20%, sappiamo che per queste percentuali sono destinate a salire. E quanti sono i non autosufficienti? 1.098.000. Io qui oggi vi dico che no! Io non sono per nulla convinta che siano 1.098.000 perch continuiamo a rifarci a delle indagini che sono indagini Istat. Che cosa vuol dire indagine Istat, prendere 60.000 famiglie e fare loro unin-

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tervista, una cosa intervistare qualcuno, una cosa invece dire come effettivamente sono trattati gli anziani nelle loro case spesso e volentieri. Tant vero che il Ministero della salute, con grandi sforzi e solo alla fine del 2008 ha introdotto i sistemi di flusso informativo obbligatorio per le residenze sanitarie assistenziali (RSA) e per lassistenza domiciliare integrata secondo delle modalit di rilevazione. Quindi, noi la certezza che siano 1.098.000 non ce labbiamo. E come stanno veramente questi anziani, fatta eccezione probabilmente, per quelli che sono allinterno delle residenze e non dappertutto. Noi non sappiamo, veramente, come stanno. Detto questo, sempre il FMI sugli scenari, tra

laltro che ha offerto, sugli scenari Ocse, sugli scenari Ecofin, hanno fatto delle proiezioni, ma mio figlio Michele che ha 19 anni e andr in pensione a 70 nel 2050, forse, dice lui forse mamma, nel 2050, quanto potrebbe gravare il discorso del suo PIL, un discorso di questo genere, qualora non si pongano degli argini o comunque non si facciano delle proposte. Beh il suo PIL probabilmente potrebbe essere impegnato per oltre il 63%, con le proiezioni che vengono dai vari scenari, e in Italia questo scenario sicuramente, molto pi pesante, ovviamente un peso insopportabile per le generazioni future. E io non credo che si possa parlare di solidariet in queste condizioni. La professoressa Labate vi

ha dato gi un quadro della situazione dei finanziamenti, della spesa, nei prossimi anni avremo un finanziamento per la spesa sanitaria pubblica minore, quello , vedete 7.500.000.000, il valore della minore spesa, ma vi ha anche detto che rispetto al 2010 la spesa era valutata in 113.487.000,00 le proiezioni al 2011 sono gi di 114 miliardi e parecchi altri milioni. Significa che molto probabilmente al piano di rientro, andranno a finire molte pi regioni, ma soprattutto significa comunque vadano le cose, che sicuramente, il sistema anche dei piani di rientro potrebbe scricchiolare qualora non prendiamo una serie di decisioni. E su quella spesa vale anche il discorso dei costi standard. La professoressa Labate ha detto il de profundis del federalismo, s, sicuramente, vero non dimentichiamoci comunque che la legge 42 e i decreti che ne sono derivati sono legge dello Stato. Allo stato attuale, sono legge dello Stato. Quindi, il timore che qualcuno ritiri fuori che 110 addirittura sono troppi, ma che potrebbero bastare 104 contro una spesa che viaggia verso i 115 francamente non sono pi 7 miliardi e mezzo, sono gi 11 miliardi, sostanzialmente di meno, sui quali poi andr qualche altra cosa, il tetto della spesa nazionale dei dispositivi medici, il tetto per lassistenza farmaceutica ospedaliera e a partire dal 2014 nuove misure di

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compartecipazione sia sulla assistenza farmaceutica che sulle altre prestazioni. Qui dovete consentirmi pochi istanti, perch questo settore in grado di incidere moltissimo sui Fondi sanitari come oggi sono organizzati. La maggior parte dei Fondi, siano essi aperti, siano essi chiusi, erogano sostanzialmente anche parte o completamente il ticket, ma a quanto potrebbe ammontare la compartecipazione dei cittadini nel prossimo futuro? Su questo sto facendo unindagine molto particolare e particolareggiata con lUniversit Tor Vergata andando a vedere quello che succede in Italia. In realt noi con esattezza a quanto ammontino globalmente i ticket pagati in tutto il Paese non lo sappiamo, non lo sappiamo perch rientra in una voce generica che quella delle entrate proprie. Comunque sappiamo per la farmaceutica che sono circa, dati Federfarma, 1 miliardo di euro. Per quanto riguarda la specialistica questo valore invece, molto probabilmente per i pazienti non esenti, e qui mi sono rifatta a un documento interministeriale, che ha valutato in 83 milioni le ricette diciamo cos dei pazienti non esenti, moltiplicandola per il valore banale di 36,15 euro gi dovremmo avere pi o meno un valore superiore ai 3 miliardi di euro, a cui si aggiungono i famosi 10 euro, vi ricordate, di ticket per 834 milioni. E ho fatto

anche una proiezione, ma la sto, devo dire la verit, perfezionando, cercando di vedere quali sono le prestazioni dei 108 DRG cosiddetti appropriati, che passeranno dal ricovero ordinario al cosiddetto settore ambulatoriale e che incideranno sui vostri bilanci, perch questo sta lentamente, ma inesorabilmente avvenendo, e per molti Fondi gi cos. Lernia inguinale che prima si faceva in ricovero ordinario, che passa nel regime ambulatoriale, a questo aggiunti i cosiddetti 25 euro dei codici bianchi, anche noi non sappiamo con esattezza in Italia quanti siano i codici bianchi, lunica regione che ha un dato in questo senso perch ha un sistema che lo rileva la Regione Lazio. La Regione Lazio parla allincirca di un 10% ormai dei suoi codici che sono bianchi, moltiplicato per 25, considerando che gli accessi sono 30 milioni. Quindi abbiamo un mondo estremamente variegato, ma sicuramente in crescita di compartecipazione alla spesa da parte del cittadino. Pericolosissima questa compartecipazione alla spesa, perch pi la compartecipazione alla spesa alta, pi tende a farsi che cosa? A crearsi il mondo della sanit low cost, dico soltanto non low cost, ma anche low quality. E questo cio, di minore qualit, perch una sanit che si trova allangolo della strada, che si trova al piano di sotto, che si trova un po ovunque e in as-

senza, non tanto di requisiti strutturali tecnologici ed organizzativi, ma di requisiti di qualit, probabilmente, diventa un pericolo estremamente serio sul quale dobbiamo sostanzialmente ragionare tutti. Se questo vero non vi tedio sul discorso della spesa specialistica, per un settore importante perch la stragrande maggioranza dei Fondi erogano sostanzialmente prestazioni nellambito della specialistica e queste prestazioni sono visite, attivit ambulatoriali di laboratorio analisi, sono la diagnostica per immagini e hanno un peso molto forte tant vero che viene spontanea quasi una domanda: laddove nellambito del federalismo si parlato non solo di qualit delle prestazioni ma anche di quantit. Che non sia arrivato il momento di pensare che coloro che sono iscritti ai Fondi e che hanno la possibilit, al di l del discorso del ticket, sul quale vi propongo invece di cominciare a riflettere se non sia il caso di trasformarlo in qualche altra cosa e, cio in maggiori servizi e in possibilit di pi visite piuttosto che il rimborso del ticket, non sia il momento di pensare che una parte viene erogata in quantit dal SSN ed in parte dai Fondi integrativi. Daltro canto la dottoressa Collicelli laveva gi detto, nel 2008 le paure indotte della crisi al secondo posto, non avere i mezzi per far fronte alle cure mediche personali o di un familiare, ma al primo

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posto le visite specialistiche sono irrinunciabili per l85,8 degli italiani pi di ogni altra spesa. Per un errore strategico guardare alla spesa sanitaria senza guardare a quella sociale. I due settori camminano paralleli. Se nel settore sociale si fanno tagli indiscriminati senza naturalmente pensare a possibili modalit di sviluppo, pu succedere che cosa? che si scarichi il tutto sul mondo della sanit inevitabilmente. A titolo indicativo, nel mese di agosto io ho avuto, purtroppo, come tutti i mesi di agosto, ormai da qualche anno a questa parte, qualcosa come 70 barelle nel mio Pronto Soccorso, ho voluto monitorizzare il sistema per tutto il mese e poi lho esteso per tutto lanno. Allora signori, bene il 96% di quelle barelle aveva pazienti di et superiore ai 65 anni e si sta cominciando a porre un problema per la direzione sanitaria, molti parenti non ci sono, non ce la fanno ad assistere i loro cari, noi ce ne facciamo carico e spesso ci lasciano la badante alla quale danno una serie di responsabilit enormi che da un punto di vista giuridico amministrativo io come direzione sanitaria non sono in grado di acconsentire. Il mondo allora della spesa sociale grande, ma attenzione la spesa sociale 120 miliardi di euro, mi dispiace che forse non si veda bene, ci sono alcune voci in particolare che sono molto elevate, poi

le andremo a vedere meglio, le indennit di accompagnamento piuttosto che le pensioni ai superstiti alias le pensioni di reversibilit. Ma c una caratteristica in questo sconfortante quadro che secondo me positiva, lItalia si caratterizza per una spesa sostanzialmente sociale monetaria e non in servizi, a differenza invece di paesi come la Svezia e altri ancora, in cui sostanzialmente la spesa sociale si trasformata nel tempo in servizi mentre si ridotta la componente monetaria. Provate ad immaginare se noi facessimo con un atto di coraggio una trasposizione e dicessimo abbiamo questo tesoretto monetario, trasformiamolo in servizi attraverso un sistema che non pu essere pi solo pubblico, e poi vedremo anche perch, ma non pu essere che inesorabilmente misto, pubblico e privato, se non per alcuni aspetti solo privato, imprenditoriale e sociale. Vi ha fatto vedere prima, vi parlava la professoressa Labate, del discorso della spesa sociale. Non voglio dire nulla, ma dico semplicemente che nel Molise tanto per fare un esempio, la spesa sociale diminuita in maniera drammatica e si riversata, e questa una dimostrazione che sto preparando da un punto di vista scientifico, da sola, non come sub commissario della Regione Molise, si inevitabilmente, riversata sul settore sanitario. Settore sanitario, settore sociale, i due mon-

di si incontrano con grande difficolt, il mondo delle prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, delle prestazioni sociali a rilevanza sanitaria che nel nostro paese non trovano il massimo della soddisfazione in termini, e lo vedremo proprio, per mancanza di servizi. Ho voluto riportare questa lettera, 18 settembre 2011, dellassessore Forte, lassessore che ha naturalmente la responsabilit del Fondo delle politiche sociali del Lazio. Da 3 milioni nel Molise siamo arrivati a 230 mila euro, questa la realt. Un esempio molto pratico di quello che pu succedere, a questo se aggiungo i tagli agli Enti locali 11,4 nel 2014 e la riforma dellassistenza 20 miliardi nel 2014 e se la riforma non dovesse raggiungere lobiettivo, scatter il taglio lineare di tutte le agevolazioni fiscali e, aggiungo, speriamo che non ci caschino dentro anche le agevolazioni fiscali, che con tanta fatica hanno interessato il mondo dei Fondi integrativi, perch quando si parla di agevolazioni fiscali se il taglio lineare dove colgo colgo, chi prendo prendo. Il taglio ovviamente interessa tutti. Nel frattempo, e arriviamo lentamente, ma diciamo inesorabilmente fra poche diapositive alla proposta, li assistiamo questi anziani nel nostro paese? Una cosa certa se anche ne assistiamo, e ne assistiamo pochi, non li assistiamo neanche come dovremmo. Negli altri paesi, fermo

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restando che non sappiamo, e torno allindagine Istat, la grande differenza con i paesi europei che come stiano questi pazienti a casa, noi sostanzialmente non lo sappiamo. Assistenza domiciliare questa limmagine che voi ben conoscete, semplicemente una esplicitazione, e questi sono i casi trattati di assistenza domiciliare integrata, non sto qui a dire quello che si intende con il termine di assistenza domiciliare integrata perch dovrebbe essere una cosa seria, fatta di un certo numero di ore di assistenza, non certo di 22 ore di cui 15 infermieristiche per anno, per caso trattato, perch allora in questo caso non assistenza domiciliare. Per quanto riguarda le strutture residenziali, i valori allo stato attuale, me li ha dati il Presidente De Santis, 242 mila posti letto allo stato attuale residenziali e semiresidenziali, contro valori internazionali di 400, ai valori internazionali, fabbisogno di 496 mila. Sono stanca di sentirmi dire che quando si parla di posti residenziali e semiresidenziali assolutamente questi valori sono troppo elevati, e allora uno mi deve spiegare il motivo per il quale ci sono paesi come la Germania, come lInghilterra, come il Belgio, come lOlanda che hanno un numero di posti letto residenziali e semiresidenziali che rispetta i valori internazionali. Perch noi, che non sappiamo neanche come stanno i nostri anzia-

ni, non dovremmo rispettare questi valori. La realt vera che non saranno 240 mila i posti letto che mancano, ma che sicuramente mancano posti letto di residenzialit e semiresidenzialit, questo deve essere ammesso come atto di onest culturale. Tant vero che unindagine che stata portata avanti da Federsanit e Anci nel luglio del 2005 ha spesso e volentieri dimostrato il difficile raccordo tra il mondo dei comuni, ed erano prevalentemente comuni del nord, e il mondo delle ASL, per offrire i servizi in residenziali ed assistenziali. Se anche allora, questo vero, certo che la delega, sia per la riforma fiscale che assistenziale, ovviamente diventa una delega sulla quale bisogner probabilmente

ragionare molto perch il concetto, di soggetto autenticamente bisognoso come stato detto allinizio, quello del paziente che viene valutato come bisognoso sulla componente economica, cio sul suo reddito, assolutamente molto pericoloso. Se questa lindennit di accompagnamento, e arrivo a farvi la proposta, se queste sono le pensioni di reversibilit, con uno studio dettagliato che non sono in grado adesso di illustrarvi per il semplice fatto che porterebbe via troppo tempo, proviamo ad immaginare qualora il numero di non autosufficienti diventasse quello che voi vedete qua, non pi gli attuali forse 1.098.000, ma probabilmente 2-3 milioni di persone dinanzi alla necessit di un Fondo che si-

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curamente dovrebbe essere di parecchi miliardi di euro, dinanzi a tutto quanto questo che ruolo possono avere alcune grandi rappresentanti del mondo del terso settore? Per me importante quello dei Fondi sanitari e socio sanitari cio di quelle organizzazioni che insieme ad altre possono in un certo senso raccogliere finanziamenti, raccogliere il risparmio dei cittadini, delle imprese e possono raccogliere, perch no, anche una parte di quel risparmio, di quel taglio che anzich essere lineare, fermo restando la razionalizzazione che deve avvenire, fosse invece destinato proprio al terzo settore, anzich tagliare 20 miliardi. Supponiamo di doverne tagliare 10 e facciamo finta di credere che 10 invece siano volano di sviluppo, come possono essere volano di sviluppo? facile a dirsi. Avevamo introdotto la possibilit del 20% per le prestazioni sanitarie e sociosanitarie dei Fondi ve lo ricordate? Chi di voi naturalmente responsabile di un Fondo lo sa molto bene. Bene, e allora in questo ambito che cosa possiamo fare, convertire i contributi monetari o parte di esse, indennit di accompagnamento, pensioni di reversibilit, in servizi utilizzando la rete dei Fondi integrativi. Le risorse possono essere vincolate alla erogazione dei servizi, per il tramite dei fondi che devono coprire della quota parte di offerta assistenziale dando supporto alla rete pub-

blica. Io sono e ve lho gi detto, per il discorso della specialistica ad un tetto, della specialistica nellambito del settore pubblico favorendo, la partecipazione ai Fondi integrativi da parte dei soggetti pi giovani, perch le visite specialistiche private le chiedono i giovani, mentre gli anziani le chiedono sempre meno perch si rivolgono di pi al sistema sostanzialmente pubblico. I posti letto attuali sono 242 mila, il fabbisogno 496 mila, i posti letto aggiuntivi potrebbero essere 254 mila. con mia grande soddisfazione che questa mattina quei 70 mila euro di posto letto lho condiviso con qualcuno di voi forse in sala, ho detto: vedrai che se chiedo quanto costa un posto letto in una struttura residenziale o semiresidenziale o alloggio, chiamatela come volete voi, di assistenza per anziani vedrete che mi si dice 70 mila euro. Il signore che era tedesco, non capiva litaliano, ma prima ancora che io finissi, in tedesco ha detto il valore del posto letto di 70 mila euro. Significherebbe che noi potremmo mettere in moto una macchina nellambito del discorso dellimprenditoria pari a 17 miliardi di euro in un arco di tempo, e visto che io qua fuori negli stand ho visto dei progetti, strutture di questo genere possono crescere in sei mesi, possono crescere in otto mesi. Significa che in un arco di tempo il mondo imprenditoriale priva-

to, non credo molto al Project Financing, perch talmente tanto complesso. Andare a mettere insieme finanziamenti pubblici e finanziamenti privati, che se andiamo a vedere i dati del Project Financing ultimamente debbo dire che sono piuttosto sconfortanti. Ma fermo restando questo discorso, andiamo alla possibilit di creare un mercato, non voglio neanche dire quale potrebbe essere il mercato, lapertura in termini di lavoro per tutte quelle figure professionali che ruotano intorno alledilizia sanitaria. Il personale poi necessario allinterno di queste strutture, nellambito del pubblico abbiano un blocco del turn over a 5 anni inderogabile, benissimo, ma nellambito del privato il blocco del turn over il Signore Iddio non ce lo abbiamo e allora queste figure professionali potrebbero lavorare allinterno di questo settore. Assistenza domiciliare: assistiamo 385 mila anziani a 22 ore, facciamo finta di fare come lEmilia Romagna, che ci ha onorato della sua bellissima lettera, io sono contenta che lEmilia Romagna e la Toscana abbiano scritto, perch vuol dire che sono le regioni che pi di tutte, non solo sono regioni in equilibrio, ma sono regioni anche e soprattutto che hanno puntato moltissimo nella razionalizzazione e nel controllo dei costi in sanit. Essere presenti oggi loro e non altre significativo dellaver compreso quan-

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to questo problema pu essere serio anche per loro. Fabbisogno, almeno del 6% il valore dellEmilia Romagna, ma con unassistenza degna di questo nome per favore, 8 ore ad assistito, quante persone sarebbero necessarie, 190 mila persone. Si potrebbe dire; ma dottoressa s inventata questi numeri? Lei sta parlando di mezzo milione di posti di lavoro, probabilmente se consideriamo il discorso dellimprenditoria potrebbero essere di pi. No, non sono vaniloqui, sono basati su delle valutazioni ben precise, sono basati sia su dati internazionali che su dati nazionali. Non posso tediarvi o annoiarvi, sono soltanto in grado di dirvi che posso dimostrare quello che sostengo. Perch ho detto quei numeri nellambito della residenzialit, perch ho detto quei numeri nellambito dellassistenza sociale? Poi ovviamente posso anche andare in dettaglio, considerare il mondo delle cooperative, il ruolo del terzo settore in questa realt, quanti sono gli occupati, posso arrivare a dirvi, ma chiaro ed evidente che non lo posso fare in una presentazione, lo sto facendo invece insieme alla Professoressa Labate e la dottoressa Carla Collicel-

li in un documento, che speriamo di presentare presto al Ministro della salute, al Ministro del sociale, delle politiche sociali. Siamo anche in grado di dire quali sono prevalentemente le figure professionali che probabilmente sono utili per poter e, questi sono posti di lavoro. Abbiamo messo a confronto questi dati con quello che lofferta delle Universit oggi per venire a sapere che solo in Lombardia ci si accorti che forse tempo di aprire il numero chiuso della facolt di medicina, perch probabilmente il numero dei medici nel futuro non sar sufficiente a garantire le attivit di cui in effetti ci sar bisogno, e ce ne sar sempre bisogno. Che noi li teniamo a casa, che noi li mandiamo alle residenze o dovunque sia, ci sar sempre bisogno del medico e dellinfermiere che vanno a vedere come stanno, di che cosa hanno bisogno, se ci sono delle necessit. Allora veicolare parte dei tagli delle indennit rimettendo nel sistema tramite i Fondi integrativi. La Professoressa Labate sta valutando bene e con dettaglio, essendo molto e pi competente di me, nel cambio dellambito sia delle indennit di accompa-

gnamento sia nel mondo delle pensioni di reversibilit quale potrebbe essere la quota al di l della razionalizzazione e quantaltro mai che potrebbe essere destinato allo sviluppo piuttosto che al taglio secco. Tagli quindi non lineari, finalizzati alla crescita di sistema, investimento nel settore delledilizia assistenziale, nuova occupazione, risparmi per il servizio sanitario nazionale, perch non me li ritrover pi in barella al Pronto Soccorso, ma sicuramente saranno allocati i pazienti, in condizioni di gran lunga migliori, anche non per lunghi periodi di tempo. Alle volte, spesso e volentieri, solo per dare un po di fiato alle famiglie per un arco di tempo sufficiente per poi dopo prendersene di nuovo carico. Liberalizzazione e mercato sociale, solidariet intergenerazionale, aumenta il gettito fiscale, diminuisce il sommerso e forse ci potrebbero essere effetti virtuosi ed esponenziali per la crescita nella sua complessit. E allora proseguire il completamento del quadro normativo per dare ai Fondi un assetto definitivo e coerente con gli obiettivi prefissati il momento di farlo, non possiamo rimandare, chi rimanda si assume la responsabilit di averlo fatto. Introdurre almeno in una prima fase i meccanismi di copertura del rischio, distinti sulla base del livello di disabilit e di non autosufficienza. Per ognuno di questi punti siamo an-

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dati molto in dettaglio. Perch non dire in maniera aperta e chiara che un sistema di questo genere in grado di garantire la medio bassa complessit della non autosufficienza, gestita attraverso il mondo dei Fondi integrativi, la non autosufficienza quella grave quella che forse riusciamo a scoprire quanto effettivamente sia in termini generali, quella non autosufficienza garantita attraverso un sistema di finanziamento pubblico, tenendo conto di non dimenticare, il grande mondo della non autosufficienza, che esiste anche tra i soggetti giovani, perch in Germania il Fondo per la non autosufficienza non fatto solo di anziani, in Germania il 23% di coloro, e vedo che lei tedesco e quindi sta annuendo, il 23% costituito

da pazienti giovani, da bambini, perch non dimentichiamo che la non autosufficienza pu esistere anche il quel settore e nei soggetti giovani. Non continuo con le ulteriori proposte, mi collego soltanto alla professoressa Labate. Fronteggiare le condizioni di povert, di disagio sociale anche attraverso listituzione di un tavolo congiunto tra le istituzioni afferenti al settore sanitario e, tutte le realt che operano nel sociale, deve essere una cosa che teniamo sempre presente qualunque sia il percorso che vogliamo portare avanti. E con questo vi ringrazio per avermi ascoltato.

Credo che questa relazione sia stata particolarmente illuminante a conclusione delle tre magistrali relazioni. Cos come ormai credo, che i privati siano, ma anche con lausilio del Terzo settore e delle cooperative, in grado di poter tracciare gi un documento di proposta che poi condivideremo successivamente con le tre relatrici, con le quali lavoreremo insieme, e per fare questa cosa, consentitemi di mutuare da una espressione della d.ssa Mastrobuono una macchina da guerra, per poter affrontare il problema. Ringrazio particolarmente le tre relatrici che credo veramente siano state magistrali e questo appaluso va a loro. Innanzitutto senza discriminazioni unapertura a 360 gradi su tutti gli attori del sociale e questo mi sembra fondamentale. Come dicevo allinizio senza pi pregiudizi e senza pi barriere ideologiche, e credo che ormai sia il momento storico, politico per poter affrontare questo problema anche per superare quel gap che c tra la situazione residenziale al sud e la situazione residenziale al nord. Credo che ormai non , ripeto, pi procrastinabile, la mancanza di interventi in questo settore. Consentitemi di salutare il Segretario Generale dellAIOP il dott. Franco Bonanno e il dott. Fabio Miraglia al quale poi daremo uno spazio per un intervento.

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Adesso procediamo con la relazione, del dott. Massimo Blasoni. Prego. Massimo Blasoni Consigliere, regionale del PDL nel Friuli Venezia Giulia nonch associato ad Anaste. Grazie Massimo Blasoni

razie a voi. Devo dir la verit, ho principalmente ascoltato, perch le tre relazioni erano interessanti ed ho sviluppato qualche cosina da dire, ma cercher di restare in tempi europei. Proprio ascoltandole, in una doppia veste, in effetti sono un po il consigliere di riferimento nella mia regione per la sanit, per sono anche lazionista di maggioranza di un gruppo che ha 25 case di riposo presenti un po in tutto il nord Italia, in Piemonte soprattutto. La riflessione che facevo questa, devo farla con assoluta franchezza, quindi prendendo quello che condivido, ma anche esprimendo qualche piccola perplessit. Allora, i temi che ci sono noti e, oggi, ci sono stati sviscerati con dovizia di particolari e grande, precisione e puntualit nelle legazioni dei numeri, i problemi sono quelli relativi alle risorse, relativi alla riduzione di quel Welfare invisibile e che era poi fatto dei caregiver familiari, fatto di una struttura sociale che va modificandosi e che riduce la base di coloro che possono occuparsi del soggetto anziano non autosufficiente e, per converso, abbiamo invece contestualmente lincremento della aspettativa di vita media, quindi laumento a porzioni del numero dei soggetti non autosufficienti e qui vi dicevo risorse, famiglia e invecchiamento, ci pongono di fronte a uno scenario che dobbiamo affrontare in ter-

mini politici, con la P maiuscola se volete, da un lato questo e dallaltro del tutto partente lesigenza di obiettivi di finanza pubblica che portano a una contrazione delle risorse disponibili nel sistema. Di fronte a una situazione di questo tipo, credo che sicuramente la allocuzione, un patto tra i vari soggetti non possa che essere condivisa, per sottende a questa allocuzione, qualche valutazione anche di tipo assolutamente pragmatico, e perdonatemi se volo un po basso. Noi abbiamo bisogno di fare un ragionamento onesto, se vogliamo fare un ragionamento strutturale sui Fondi per la non autosufficienza accenner alla fine, ma anche sullefficienza del sistema. Io credo che dobbiamo guardarci con franchezza e dire che invece il sistema non sempre efficiente, che, mi dispiace di non condividere solo questo di quello che ha detto la dottoressa Labate, in realt il problema delle regioni benchmark c, la capacit di spesa nel paese diversa non nel senso che vi siano regioni migliori di altre, ma che comparati i costi nei vari settori, pare del tutto evidente necessaria una valutazione che innanzitutto sia di buon senso, se vi sono delle sperequazioni di spesa. Qualche volta si speso meglio, qualche volta si speso peggio, e qualunque ragionamento strutturale facciamo per il nostro futuro, parlo soprattutto dal punto di vista delle ca-

se di riposo, il ragionamento assolutamente omologo a quello della sanit in genere. Dicevo qualunque ragionamento non pu che essere un Giano bifronte, fra un ragionamento di maggiore reperimento di risorse del Fondo per la non autosufficienza, ma anche dallaltro lato, di maggiore efficienza del sistema perch altrimenti ci prenderemmo in giro. Maggiore efficienza del sistema secondo me vuol dire due-tre cose nel nostro settore che sono molto semplici. Abbiamo bisogno senza che, come dire, tremebondi rimaniamo allibiti di fronte alla parola, abbiamo bisogno di sviluppare una migliore managerialit soprattutto nel servizio residenziale degli anziani. LItalia fatta di case di riposo singole, come dire, raramente di gruppi, dove molto spesso il livello del management non adeguato, dove il presidente il politico trombato che bisognava piazzare da qualche parte, mi esprimo con chiarezza, ma credo di non dire nulla di strano, dove molto spesso il livello di competenza in pratica di benchmarking negli acquisti della gestione personale assolutamente insufficiente. Quindi dobbiamo innanzitutto apportare una categoria culturale diversa che quella dellefficienza di questo sistema nella residenziale anche, ma lo dir dopo, nelle prestazioni domiciliari. Dico una seconda cosa, e la guardo dal punto di vista dellop-

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posizione azzurra, citando la prima relazione, credo che le case di riposo dei comuni vadano dismesse, nel senso che occorre liberalizzare il sistema. Io non ho qui i dati con me, ma leggevo nei giorni scorsi larghissima parte delle case di riposo RSA, strutture protette, diciamo dellassistenza residenziale dei comuni registrano perdite che gravano sui bilanci comunali questo perch, ma in ragione di quando si andava affermando or ora in termini di marginalit, preferirei allora dunque amministrazioni comunali e regionali e nazionali, ognuna per le proprie competenze, che regolano il sistema, che gestiscono una parte dei servizi e le risorse, ma per il resto lerogazione del servizio pi efficiente meno grava sulle casse comunali e regionali e nazionali e ognuno per propria competenza meglio e probabilmente migliori sono i riflessi. Io per altro non sono nemmeno del tutto daccordo in ordine al fatto che gli investimenti nelledilizia residenziale per anziani debbano essere come dire, debbano sortire, nascere da forti interventi di carattere pubblico. Mi spiego. Se io vado comparando quanto costa il posto letto, condivido i 70 mila, ne costruisco tanti anchio, quanto costa il posto letto costruito da

soggetti efficienti e quanto costa il posto letto costruito come si faceva gli anni scorsi da un soggetto magari non del tutto efficiente, molto spesso pubblico che veniva finanziato dallamministrazione regionale, vedo che la discrasia tra quel 70 e una cifra massima che poteva diventare 120-150 evidente a tutti. Se i soldi me li d mamma Regione o mamma Stato, e non sono obbligato a considerazioni di efficienza, molto spesso anche quando faccio edilizia e non la so fare, rischio di far male. Quindi preferirei che nella gestione dei singoli soggetti pubblici, privati, del privato del mercato sociale ci stesse una dimensione che si chiama ammortamento dellinvestimento che viene generata piuttosto dallintervento pubblico a favore delle famiglie, cio lintervento pubblico a favore delle famiglie e quindi sulle rette, la capacit di gestione dei soggetti pubblici e privati genera gli ammortamenti necessari alla realizzazione, alla ristrutturazione o alla realizzazione di nuovi posti. Quindi strumenti di benchmarking tra regioni, strumenti di efficienza del sistema, migliore managerialit, perch non un tema che ci deve spaventare anche quando facciamo sociale. Da un lato questo e dallaltro, evidente, ab-

biamo bisogno di reperire nuove risorse, perch la via non potrebbe essere certamente solo quella della contrazione della spesa incomprimibile da un lato, malgrado vogliamo fare efficienza alla luce dellincremento ragguardevolissimo non ci trovo i numeri, li hanno gi citati dei non autosufficienti. Allora s, occorre fare un ragionamento, lo dico come dire con somma modestia, sia chiaro, ma occorre fare un ragionamento nel paese che come dire, fatto con la P maiuscola guardando al futuro. Se pensiamo che il numero dei non autosufficienti raddoppier nel 2030 e pensiamo che gli strumenti ordinari di finanza pubblica, non credo in un grande incremento del PIL nei prossimi anni, non potranno generare le risorse necessarie, beh, allora non possiamo che fare una valutazione: abbiamo bisogno di uno strumento integrativo. Quale? Non sta a me dirlo. evidente che ci possano essere modelli diversi, un Fondo nazionale pubblico, Fondi privati, modello retributivo, modello contributivo, con modalit che possono essere le pi diverse. Per limpegno politico, credo trasversale, bipartisan, lo dico con modestia, da consigliere regionale di chi ha fatto il Sottosegretario e quantaltro, non pu che essere questo, la politica con la p maiuscola, e qui non centra niente lideologia, deve immaginare uno strumento che possa garantire di qui ai prossimi anni, io sono un po meno ottimista, credo che la massa monetaria necessaria a sviluppare poi un effettivo assegno di non autosufficienza avr bisogno di qualche anno in pi, per non possiamo che immaginare, e rapidamente, uno strumento che pon-

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ga insicurezza il sistema nei prossimi anni. Facendo che cosa? Erogando un assegno alle famiglie o erogando servizi? Beh direbbero i latini vexata quaestio, perch se vero che lerogazione di denaro qualche volta prende vie diverse, che la pensione accompagnatoria serve magari anche a comprare il motorino al nipote e non necessariamente allanziano anche altrettanto vero che la preferibile erogazione dei servizi deve essere per correlata allefficienza. Dobbiamo, dico tre cose in conclusione, spero di essere stato abbastanza breve, anche un po a supporto del privato di mercato, voi mi comprenderete, sono un associato Anaste. La prima questa: lassistenza domiciliare in questo paese ha funzionato o no? Il numero medio di assistiti, lo leggevamo prima, 3.2%, assistiti ADI, nella mia regione che una regione che magari pi efficiente rispetto ad altre, 7.2%, ma il numero di ore effettivamente erogate allanziano assolutamente insufficiente. Quindi forse badanti, conosciamo il problema, non ripeter cose ovvie, per il livello di sicurezza sullefficienza del servizio sulla sua anche legalit, tra virgolette, se penso agli strumenti di diritto, agli istituti di diritto privato che dovrebbero sostenere queste figure, beh, non ci rassicura. E allora forse dobbiamo superare un mito un po illuminista, lilluminismo un po troppo spesso la tendenza di piegare la realt alle idee, cio quello per il quale dobbiamo andare solo sulla strada del domiciliare. Oggi nel paese c bisogno di un combinato disposto che si chiama domiciliare, badanti ma si chiama anche assistenza residenziale agli anziani, e son

convinto anchio che lassistenza residenziale agli anziani uno strumento non solo necessario nel sistema perch garantisce lassistenza h24, ma anche uno strumento utile ai fini di contrarre almeno parzialmente i costi di una sanit che vede spesso non solo gli accessi ai Pronto Soccorsi, ma anche numerosi ricoveri impropri proprio collegati magari alla non perfetta efficienza o alla non sufficiente quantit dei posti letto residenziali. Non trovo posto nella casa di riposo RSA o come vogliamo chiamarla, in Italia i nomi sono tanti, e dunque finisce che mi ricoverano nella medicina generale, occupo un posto che costa 10 volte in pi al giorno rispetto a quello che il costo dellassistenza residenziale. Credo francamente di aver finito dicendo che serve un apporto anche del privato profit in questo momento. Lapporto se vogliamo, ci pensavo prima, ha tre, come dire, modalit di intervento. Una quella ovvia di gestione e costruzione di strutture, laltra quella immediata del project financing. Oggi le amministrazioni, se vi scorrete i bandi in Italia sono numerosissime le amministrazioni che non avendo i denari necessari per costruire le RSA cercano un rapporto con apporti di capitale anche privato mediante modalit di project financing e poi sicuramente il terzo intervento come dire del privato nel mercato quello dei Fondi integrativi. Allora, io, anzi due titoli ancora. Uno ha, quello che preoccupa qualche volta per una legislazione regionale che nel rispetto delle competenze delle singole regioni, la mia in particolare, noi abbiamo il servizio sanitario regionale, non nazionale, dicevo per

una legislazione come dire, che ha dato cos ampio spazio alle regioni una legislazione un po frastagliata. Dicevo prima, anche nominalisticamente RSA, Case di Riposo, Residenza protetta non hanno poi lo stesso significato sostanziale in regioni diverse. Il livello di servizi garantiti ancora troppo vedo una discrasia ancora troppo profonda tra nord e sud in questo senso, senza pensare a un neocentralismo nel settore, per abbiamo bisogno di una regolamentazione pi ampia da parte dello Stato. Chiudo. Avrei ancora cose da dire, ma avevo promesso tempi quasi europei. Chiudo dicendo questo: io sono convinto di una cosa, dellefficienza dovevamo parlare, ma non sarebbe stato corretto, come dire, affrontare solo i temi del reperimento delle risorse per del tutto evidente che cardinale, peculiare, sostanziale, proprio il problema del reperimento del Fondo per la non autosufficienza. Beh, credo che nel Paese e questo Convegno, De Santis, serve, ti ringrazio come cittadino per quello che stai facendo, in questo Paese va fatta passare unidea. Tutti quanti invecchieremo, il numero dei nostri non autosufficienti crescer, le risorse attuali non sono disponibili, abbiamo bisogno di un grande strumento. Vi sto dicendo che sar anche necessario fare sacrifici per come si usa dire, i politici sono quelli che guardano le prossime elezioni, gli statisti, in questo caso una volont generale che per il Fondo, son quelli che guardano alle prossime generazioni. Grazie.

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Grazie Massimo, passo la parola al Dott. Filippo Palumbo Filippo Palumbo

ingrazio lAnaste per linvito. Riflettevo su i miei primi rapporti con lAnaste veneta, da quando partecipavo ai tavoli di trattativa regionale, tra regione e Anaste e altre associazioni, il tema per la verit, in quel caso era abbastanza ristretto cio lentit della retta rimborsabile. E confrontavo col respiro dellincontro di oggi, che si fa carico di esigenze proprio di programmazione di governo, quindi do atto allassociazione che per la verit anche allora intuivo proporsi, non solo come semplice associazione datoriale, ma come uno dei protagonisti delle scelte in politica degli anziani, e questo ruolo vi ripeto si conferma. Ovviamente, oggi, mi consentirete un qualche imbarazzo nel fare lintervento, perch ci troviamo nel bel mezzo proprio di un cambio di direzione politica. Stamattina c stato lo scambio di consegne tra il Ministro Fazio e il Ministro Balduzzi, che andato molto bene, molto serenamente, non tocca a me dirlo, per, evidente, che siamo in una fase un po di riformulazione delle politiche e quindi io devo essere molto prudente. Allora, me la cavo, cercando intanto di ricordare le costanti delle politiche socio-sanitarie nazionali, che secondo me resistono, al cambio dei governi, o per lo meno hanno resistito, anche ai diversi cambi di maggioranza che ci sono stati negli ultimi 10 anni, e laltro

aspetto brevemente ricapitolare lagenda degli appuntamenti utili ai fini dei discorsi che voi fate qui, in modo che come gruppo di pressione, come Anaste, come studiosi, come persone che si occupano di questi problemi, potete porre lattenzione quali sono i tavoli su cui bisogner incidere, nei prossimi mesi. Quindi dar meno soluzioni perch ovviamente sarebbe scorretto da parte mia farlo. Allora le costanti che voglio ricordare sono queste e valgono la pena di essere richiamate perch danno forza ai discorsi che si fanno oggi. La prima costante la consapevolezza forte del livello politico istituzionale alto, intendo quello regionale e quello governativo, della centralit del tema della non autosufficienza. Mi piace sempre ricordare un documento molto importante che quello sottoscritto da regioni e Ministero nel 2004 a margine del Convegno di Cernobbio di quellanno, che individuava nel tema della non autosufficienza come uno degli elementi condizionanti lo sviluppo delle politiche sanitarie e sociosanitarie nei prossimi anni, accanto al tema delle terapie ad alto costo che, erano anche quelle un elemento fortemente condizionante. Questo tema lo trovate ossessivamente richiamato in tutti i grandi documenti, nei vari patti per la salute che si sono sottoscritti, nelle varie versioni del piano sanitario nazionale, compre-

sa lultima che, ahim, non ha fatto in tempo ad essere partorita e che probabilmente dovr essere un po riadattata a questo punto, al triennio 2012-2014 e che contiene, come dire, un abbondante riferimento alla centralit del tema della questione della non autosufficienza. Laltra costante costituita dalla consapevolezza che non c futuro proficuo di questo settore assistenziale se non si affronta decisamente il tema dellintegrazione. Sia integrazione sanitaria, cio integrazione tra i vari comparti attraverso i quali la sanit esplica i suoi effetti assistenziali, tema classico: rapporto ospedale e strutture distrettuali, ma anche allinterno del distretto, rapporto medico di famiglia con altri operatori, che si occupano di assistenza ai non autosufficienti, in particolare agli anziani, e poi il versante dellintegrazione sociosanitaria, e quindi la consapevolezza della obiettiva difficolt che il paese ha nella asimmetria che persiste tra un comparto sanitario che ormai, da decenni si dotato di un concetto di livello essenziale di prestazioni da garantire, socio-sanitarie e sanitarie a rilevanza sociale e invece la fragilit, la variabilit del comparto sociale che ancora ritarda a definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali, associate a rilevanza sanitaria. E quindi, questo famoso trattino, socio-sanitario un trattino labile perch, purtroppo segna

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il confine non tra due parole, ma tra due mondi che non parlano un vocabolario comune. Nel senso che il vocabolario della sanit pur con tutti i suoi limiti un vocabolario molto standardizzato... no? Noi sappiamo cosa significa, quando diciamo che una regione fa una buona politica sanitaria per gli anziani, intuiamo di che cosa parla, parla di politica sanitaria residenziale, di semiresidenzialit, di assistenza domiciliare, di lungodegenza ospedaliera, di riabilitazione. Quando parliamo di sociale abbiamo una variabilit, che non consente questo legame. Su questo poi si nasconde una tematica, che spesso viene sottovalutata, e sarebbe bello che lAnaste, che una associazione di erogatori, invece si ponesse proprio come ideale politico e pi complessivo, sviluppando il tema centrale dellapproccio comunque preventivo ai problemi della non autosufficienza. Lo voglio dire, perch qualche anno fa, nei primi anni che ero a Roma al Ministero della salute, fui avventurosamente presente a un convegno di una grande organizzazione sindacale, non dico quale, ma era una delle tre maggiori, in cui si parlava di questi temi. Quando io feci lintervento e dissi guardate che una fetta grossa del problema da giocarsi sul piano preventivo fu molto poco apprezzato il mio intervento, perch sembrava un voler fuggire per la tangente. Questo

un grave errore, assumere questo atteggiamento mentale, un gravissimo errore, in quanto noi sappiamo che lesperienza della non autosufficienza, sempre difficile e dolorosa per chi la porta e per i propri familiari, unesperienza che in realt dilazionabile nel tempo. Evidenze di letteratura ci dicono che questa esperienza di grave non autosufficienza pu essere, io uso sempre questo termine, schiacciata proprio negli ultimi anni di vita, mentre invece noi oggi anche culturalmente, antropologicamente, siamo portati ad abbinare il concetto di non autosufficienza alla soglia degli anni, una volta erano 65, oggi 70-75. noi sappiamo che oggi possibile andare oltre, per questo oltre non dipende da variabili biologiche che magicamente di per s agiscono, ma dipendono da quello che noi facciamo e da questo punto di vista, il non far mai cadere lattenzione, non solo sulle politiche preventive sanitarie, ma anche sulle politiche preventive sociali fondamentale. Cio se si sbagliano le politiche abitative per gli anziani, se si sbagliano le politiche dei trasporti per gli anziani, se si

sbagliano le politiche anche del tempo libero degli anziani, si hanno, dopo qualche tempo, riflessi pesantissimi, sul tema della non autosufficienza. Quindi, anche qui una costante, questa per la verit pi mia che la tiro fuori sempre e quando viene tirata fuori e condivisa da tutti c quella consapevolezza che ovviamente, anche per mia formazione, penso un po con nostalgia, penso mi sar perdonato anche a un direttore del ministero di aver qualche nostalgia delle grandi battaglie degli anni 70-80, sulle politiche per gli anziani, che venivano schierate le grandi forze sociali proprio su questi temi, di abitazione, di tempo libero, di trasporti. Secondo me andrebbe molto recuperata questa, consapevolezza. Da questo punto di vista voglio richiamare lattenzione sul fatto che un documento molto importante che purtroppo per, lavanzare della crisi economica internazionale ha finito con lessere come sostanzialmente bloccato e cio mi riferisco al quadro strategico nazionale 2007-2013 che il documento che avrebbe dovuto guidare lallocazione delle risorse per le

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politiche di sviluppo sia di origine comunitario, sia di origine nazionale, documento che, fu sostanzialmente impostato e redatto dal neo ministro Barca un documento molto illuminato, che affrontava centralmente uno dei temi, che in qualche modo ha richiamato anche Isabella Mastrobuono, quando inseriva la sanit tra i grandi temi dello sviluppo concettualizzando che non c sviluppo se non c adeguato sviluppo dei servizi socio-sanitari, sia perch come dire i servizi socio-sanitari sono in grado essi stessi di fare sviluppo, per essere pi volgari di fare PIL, sia perch creano un presupposto, non so come definirlo, strategico, organizzativo, relazionale che favorisce lo sviluppo di per s. Io sono stato veramente molto segnato dallesperienza veneta e so benissimo quanto nello sviluppo del modello economico bellissimo del nord-est, abbia contato il fatto che le famiglie potevano contare su una rete di protezione socio-sanitaria molto spinta. Questo per dire, come questa consapevolezza molto forte. Io la volevo richiamare perch d forza ai discorsi che voi oggi portate.

Tema adesso dellagenda, mi avvio cos rapidamente alla conclusione. Abbiamo degli appuntamenti molto importanti. Il primo, ragiono in casa, mi riferisco alla necessaria riscrittura del nuovo patto per la salute, che non solo legato a una scadenza temporale, per la quale per la verit potremmo aspettare ancora un anno perch il patto per la salute vigente dura fino al 2012, per in realt, c un accavallamento con unaltra scadenza che quella prevista dallart. 17 comma 1 del decreto legge 98 quindi la manovra, la prima manovra di questa estate, quindi in tarda primavera, la qual dice, la manovra in sanit che stata ricordata da Isabella prima nelle sue slide, si fa in questo modo se entro il 30 aprile 2012 non interviene unintesa Stato-Regione che d modalit alternative grazie alle quali conseguire gli stessi obiettivi di contenimento della spesa. Quindi c una obiettiva sovrapposizione, quindi, noi da un lato dobbiamo rinnovare il patto per la salute, dallaltro dobbiamo adempiere, perch se non lo facciamo scattano degli automatismi che sono

quelli che ha ricordato Isabella, cio scattano i mille milioni di manovra sulla farmaceutica, i circa mille milioni sui dispositivi medici, 750 sui dispositivi medici, 1.100 sui beni e servizi e, ahim, i 2 miliardi di euro sulla partecipazione alla spesa. Quindi c la possibilit di migliorare la scrittura di questi capitoli e secondo me questo sar il numero del nuovo patto per la salute in cui, evidente che il tema dellautosufficienza potr trovare unallocazione molto importante. Quella potr essere loccasione anche per ripensare, accelerare questo processo che si avviato sul ruolo dei Fondi integrativi, sulla quale per fortuna oggi abbiamo, a differenza di qualche anno fa, primi dati su cui poter contare. Ricordo anche quando grazie allopera che la Labate ha fatto nellultimo periodo di sua collaborazione con il Ministero stato possibile ripescare questa tematica che era finita nel dimenticatoio no? Della 229, era rimasta l, infognata l. stata ripescata, stata riacciuffata per i capelli, stata, riammodernata, ed stato fatto con un grande senso di responsabilit, cio nel senso che questo discorso lo dobbiamo riprendere senza fare megaprogetti che non si basano sulla conoscenza della realt dei fenomeni. Quindi la prima cosa da fare darsi un obiettivo minimo, quindi la famosa soglia del 20% e

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soprattutto impegnarsi a conoscere meglio questo mondo tramite lanagrafe, avendo la consapevolezza che se questo mondo si fa conoscere bene potr essere oggetto di scelte politiche che lo riguardano, se invece questo mondo non si far conoscere evidente che la politica sar molto prudente nellassumere scelte perch non sa valutare limpatto, faccio un esempio, oggi, decidere se alzare o abbassare la soglia della deducibilit o del 20% della deducibilit, un po un numero al lotto, anzi era, adesso lo un po meno, nel senso che limpatto effettivo in termini economico-finanziario non era ben conosciuto. E quindi anche per esempio da parte dei ministri competenti salute e politiche sociali, chiedere al Tesoro o alle Finanze ritoccami questa soglia cio nel senso aumentami, come dire, il livello di deducibilit. Da parte del Tesoro dice va beh ma quanto, dobbiamo offrire come livello di copertura alternativa? cio, e quanto vantaggio porta al sistema? Due anni fa cera, una sorta di vuoto conoscitivo, oggi su questi circa 280 strutture associative, Fondi che si sono iscritti alla anagrafe nazionale, incominciamo a sapere una serie di cose, sappiamo per esempio quanto del 20% viene allocato nellambito della odontoiatria, nellambito della non autosufficienza, quindi siamo anche in grado di fare proposte modificative, sappia-

mo il livello grossomodo di copertura in termini di popolazione assistita, sappiamo questa asimmetrica distribuzione nazionale. Cio su 280, 180 sono collocati tra la Lombardia e il Lazio, il che ha ovviamente delle ragioni amministrative, nel senso che il Lazio su un versante la capitale amministrativa, mentre Milano la capitale economica, quindi le filiere fanno capo a queste due regioni, per io non credo che sia solo questo. Credo che ci sia un problema anche di fusione del Paese. Ecco, quindi nellagenda nei prossimi mesi ci sar la riscrittura, ovviamente nel senso del potenziamento del ruolo delle regole che riguardano i Fondi integrativi. Nellagenda c poi appunto la gestione di un altro pezzo della manovra estiva che appunto che la vicenda dei 20 miliardi di cui, si parlava prima. Ora io penso che qui occorrer veramente fare uno sforzo enorme, ovviamente cercher di essere molto prudente, perch ripeto entriamo nel campo proprio delle scelte politiche. Nel tema della capacit di una lettura integrata dei fenomeni, quello che certamente vale, o meglio varr, questa affermazione: non ha pi senso oggi affrontare a spicchi il problema. Allora racconto questa mia esperienza personale. Un pomeriggio, mi sono messo al computer con mia nuora che tedesca in Internet, lho incastrata per due ore e

gli ho detto: dimmi un po le cose che sai, anche lei ha un pap anziano, ed aggiungo: mi devi spiegare questo benedetto sistema tedesco della non autosufficienza. Ovviamente lei mi ha aiutato a capirlo, ma io quello che ho capito che l conta molto la integrazione tra segmenti diversi, cio un ventaglio, di opzioni assistenziali e, la bravura sta nel miscelare sul singolo caso, la dose giusta di questo o quellaltro aspetto. Io penso che il tema vero che noi abbiamo patito in questi anni anche una dispersione di risorse dovuta a questa mancanza di regia, unitaria nellutilizzare. Questo indubbiamente, non ha favorito n sul piano qualitativo, n sul piano del contenimento dei costi, le energie che pure abbiamo allocato. Quindi io, almeno per quanto mi riguarda, tecnicamente spinger in questa direzione e io mi auguro che sia possibile, allacciare un confronto molto stretto tra i due ministeri perch questa tematica sia affrontata, a tutto tondo, ripeto, con questo approccio unitario ed integrato. Grazie.

Grazie dottor Palumbo. Sono sicuro che potremo lavorare insieme su questo fronte e vedr che apporteremo degli ottimi contributi. La ringrazio per lapprezzamento.

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Prego Herbert Mauel al microfono per prendere la parola. Direttore Generale della Bpa, associazione Tedesca omologa della Anaste e io mando i saluti allamico Bernd Meurer Presidente con il quale lavoriamo insieme nella ECHO (European Confederation Home Organizations) come vicepresidenti e ci scambiamo delle best practices quando ci incontriamo. Grazie e buon lavoro.

Herbert Mauel

ediamo oggi, come con il nostro sistema di assicurazione per lassistenza infermieristica, quanto possa essere importante in Germania questo settore in tempi di crisi finanziaria. Abbiamo un ramo assicurativo autonomo, che finanzia gran parte dellassistenza e, credo, che in Germania non sappiamo ancora apprezzarlo come merita. Desidero portare un esempio di ieri, che forse vi stupir. Ieri il governo tedesco ha deciso di elevare dello 0,1% il contributo per il finanziamento dellassicurazione di assistenza. Lo 0,1 percento non appare davvero molto, ma in Germania vale un miliardo e si tratta di un incremento del contributo del 5%. Ora pensando a questo cinque per cento, sono convinto che voi ne sareste completamente soddisfatti. In Germania si scatenata, invece, una tempesta di indignazione in quanto ritenuto un finanziamento drammaticamente insufficiente e che ci che si fatto sia comunque ben al di sotto di quanto sarebbe necessario. Cos ieri, nonostante lincremento del cinque percento, abbiamo avuto una discussione pubblica molto difficile. In Germania lassistenza un fattore economico molto stabile e riesce a creare pi posti di lavoro stabili di qualunque altro settore. Soltanto nel periodo della crisi finanziaria, in Germania in due anni sono nati

80.000 nuovi posti di lavoro nel settore dellassistenza. Non credo sia necessario presentarvi tutto nel dettaglio, desidero solo proporvi una panoramica di come si differenzia il nostro sistema di assicurazione di assistenza infermieristica. Abbiamo un po pi di 2,3 milioni di persone che necessitano di assistenza, di cui il 70% circa, 1,6 milioni, assistito a casa, il 30%, 717.000, assistito in case di cura: ci significa alla fine 1,7 milioni di persone che necessitano di assistenza e vengono curate completamente senza aiuto professionale. In totale 1,5 milioni che vivono a casa, e la famiglia, anche in Germania, quella che si occupa maggiormente del servizio di assistenza. Questo breve elenco, in cui entro nel dettaglio, una panoramica dei diversi servizi pagati dalla nostra assicurazione. Desidero spiegare i dettagli in breve e ho portato con me anche le cifre corrispondenti. Vedete gi nove servizi diversi che lassicurazione di assistenza in Germania finanzia, non completamente, ma di certo in gran parte. Nellassistenza domiciliare distinguiamo se effettuata dalla famiglia, che il caso in cui si percepisce lassegno di assistenza, oppure se si tratta di ci che , lo vedete in questa diapositiva, il cosiddetto servizio effettivo di assistenza. Questo un budget messo a disposizione del-

la famiglia, grazie al quale pu procurarsi aiuti esterni per i servizi di assistenza autorizzati, ma davvero soltanto per quelli autorizzati. Vedete anche nel 3 livello, 1.500 euro al mese una bella cifra come sussidio per i costi di assistenza, in questa rientrano in parte anche i servizi dalla resi dalla famiglia stessa. Se le famiglie non fanno richiesta di servizi dallesterno, ricevono un contributo in denaro per lassistenza, del quale possono disporre del tutto liberamente e, come vedete, limporto attualmente da 225 a 685 Euro, questi sono i livelli di assistenza che potete osservare. I livelli di assistenza 1, 2 e 3 costituiscono il sistema con cui in Germania classifichiamo la necessit di assistenza, quindi il 1 livello corrisponde alla necessit minima, il 3 livello a quella massima. La prestazione pu essere combinata a piacere. Cosicch anche la proporzione di questo contributo in denaro, cio ci che percepisce la famiglia, e il servizio effettivo di assistenza domiciliare, ovvero i servizi di assistenza di cui mi occupo io, pu essere sempre stabilita secondo le esigenze. Esistono poi molti piccoli servizi speciali, lassistenza per i contrattempi, sono disponibili ogni anno 1.500 euro che assicurano tranquillit alla famiglia. La famiglia pu andare in vacanza e durante

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questo tempo una persona di assistenza, fissa o mobile, oppure una struttura, pu fornire il servizio. Si tratta semplicemente di proteggere la famiglia che ha la capacit di assistenza. Ci sono servizi in primo piano, che sono relativamente chiari e tuttavia molto efficaci, talvolta la permanenza nella propria abitazione non possibile semplicemente per le barriere architettoniche, i gradini che non si riescono pi a salire e cos via. Anche per questo esistono servizi dellassicurazione di assistenza che forniscono un sussidio per la ristrutturazione dellabitazione. Vedete, arrivano fino a 2.500 euro, che rappresentano ad esempio la possibilit di ristrutturare un bagno in modo da permettere alla persona che necessita di assistenza di restare nella propria abitazione. Abbiamo sistemi di assistenza diurna e notturna. Assistenza diurna prevede di essere ospitati per sette, otto ore al giorno, in una struttura ed essere assistiti in un gruppo. Questo servizio assicura naturalmente alle famiglie la possibilit di continuare le proprie occupazioni lavorative. D tempo alle famiglie, non 24 ore al giorno, in quanto a questo tipo di assistenza devono provvedere loro stesse, ma un sollievo del carico nellambito di una normale attivit lavorativa. Esistono ancora altre possibilit, lassistenza a breve

termine, ci che avviene a seguito di un ricovero ospedaliero. Dove andare dopo un ricovero ospedaliero? Anche per questo abbiamo un regolamento speciale, burocratico, come siamo abituati noi in Germania. E questo va associato ancora una volta allassistenza per i contrattempi. Cos possibile superare un periodo relativamente lungo prima o dopo un ricovero ospedaliero, oppure prima di una vacanza o durante una vacanza. Una grande parte di questi costi naturalmente costituito dal settore residenziale, il settore delle case di cura. Vedete qui nei livelli alti si verifica un incremento al 1/1/2012, in quelli inferiori meno; peraltro occorre notare che gran parte degli ospiti delle case di cura sono anche di 1 e di 2 li-

vello di assistenza. Vi mostro su unaltra diapositiva in quale rapporto stia questo sussidio dellassicurazione di assistenza infermieristica con i costi totali. Occorre solo riflettere che sono tutti importi messi a disposizione ogni mese, sicuri, e ci d fiducia alle persone che necessitano di assistenza, molta fiducia, ma d molta fiducia anche a tutti coloro che offrono servizi assistenziali, a tutte le imprese, in questo settore. Le imprese private al momento sono presenti nel settore dellassistenza domiciliare per il 60% circa, nellassistenza residenziale per il 40%; le strutture comunali, vale la pena di ripeterlo, in Germania non esistono quasi pi, sono scese nel frattempo dal 10% al 3%. In Germania abbiamo problemi

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come anche in altri Paesi, in quanto questa assicurazione di assistenza non funziona in modo efficace per le persone affette da malattie mentali. Al tempo stesso osserviamo che nelle case di cura, due persone che necessitano di assistenza su tre sono appunto affette da malattie mentali. Per queste persone sono stati introdotti servizi speciali, si tratta di servizi davvero particolari. In questo caso non occorre alcun contributo personale, si tratta dellunico settore che completamente, dico completamente, pagato dallassicurazione di assistenza. Quindi, possibile anche organizzarsi nel settore domiciliare con periodi di affidamento. Nel settore residenziale abbiamo raccolto i desideri del personale di assistenza, ovvero il fatto che una buona assistenza richiede pi tempo. Abbiamo ottenuto personale supplementare per una attivit a tempo pieno per lassistenza di un nucleo di 25 persone malate di mente. E una necessit di cui ci siamo resi conto con assoluta certezza nelle case di cura. Come avete visto allinizio, le famiglie rappresentano il maggiore erogatore del servizio di assistenza in Germania. Le famiglie provvedono per tradizione, ma anche per convinzione, a numerosi servizi per i loro familiari ed considerato compito dello stato questo tipo di assistenza, naturalmente questo da sicurezza alle fami-

glie. Non possiamo permettere che le donne, in particolare, prima educhino i bambini, poi quando questi sono cresciuti si occupino dellassistenza e infine debbano vivere con 30 euro di pensione al mese. proprio questo che occorre contrastare e, a questo riguardo, da un lato vengono erogati contributi dallassicurazione pensionistica per lattivit di assistenza nella famiglia e per leducazione dei bambini. Dallaltro lato sono forniti servizi di consulenza, formazione e guida. Il servizio di assistenza entra nelle case, nelle abitazioni, permette di fare formazione su ci che occorre fare, come farlo e soprattutto consiglia in merito alle possibilit di combinazione di questi numerosi servizi diversi, quali siano generali e quali invece siano necessari in singoli casi. Ancora un paio di cifre sullassicurazione di assistenza infermieristica. Possiamo vedere che esistono due sistemi, lassicurazione di assistenza infermieristica sociale, che lassicurazione di legge, e lassicurazione privata. Ci origina dal fatto che il nostro sistema di assicurazione per le malattie strutturato in questo modo: i servizi sono identici al cento per cento e altrettanto vale per i contributi. Come si pu osservare sono presenti quasi 80 milioni di assicurati e da ci si arguisce che si tratti di unassicurazione obbliga-

toria, non chiaramente unassicurazione volontaria. Al momento abbiamo 2,4 milioni di persone che usufruiscono dei servizi. Ogni mese vengono erogati servizi a 2,4 milioni di persone di cui a 1.700.000 persone nel settore dellassistenza domiciliare e circa 700.000 a persone nel settore residenziale. Nel settore domiciliare prevalgono i livelli 1 e 2, che insieme costituiscono quasi il 90%. Da notare in merito che alcune delle cure pi complesse vengono erogate nelle case di cura, perch per le famiglie sono troppo onerose. Analogamente, osservando le erogazioni dellassicurazione privata per le malattie, si notano piccole differenze. ancora una volta interessante osservare la distribuzione nellassistenza residenziale dove, il settore del 3 livello, con il 20%, sostanzialmente pi elevato che nel settore domiciliare con circa 710.000 persone che utilizzano queste strutture, non bisogna dimenticare assolutamente, che questa spesa pi elevata per lincidenza delle malattie mentali che viene accreditata come supplemento. Analizziamo ci che ha condotto in Germania a scatenare ieri una tempesta di indignazione, ovvero lincremento del 5%, considerato insufficiente per dinamizzare i servizi. Prendiamo in esame lo sviluppo

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delle spese dal 2000 al 2010. Nel 2010 avevamo 20 miliardi, a cui si aggiunto un miliardo nellanno successivo, esclusivamente per le persone malate di mente, e vedete che, nel frattempo, abbiamo una buona sintonia tra le spese per i settori domiciliare e residenziale. Vedete anche, per, quanto siano elevati gli importi. Siamo lieti, in tempi di crisi finanziaria, di avere una soluzione di assicurazione autonoma per poter offrire, nonostante tutto, un servizio molto affidabile a tutti gli utenti. In Germania il contributo cresce lentamente. Naturalmente pensiamo a che cosa accadr quando la mia generazione avr necessit di assistenza. Io sono del 60, sono le annate pi numerose. Si continua a tentare di costruire una riserva demografica, ma si vede anche, che oggi, ci costa molto di pi. Se voglio risparmiare oggi per un tempo futuro tra 30 anni, devo spendere oggi denaro supplementare. Risparmiare a questo scopo considerato da tutti, in Germania, molto ragionevole. Ci non significa per che al contempo tutti dicano: evviva, paghiamo ancora contributi supplementari, credo sia una discussione molto comprensibile. Ha luogo peraltro anche in molti stati, e in questo senso lo 0,1 percento per noi sempre troppo poco, poco pi di un miliardo. Quindi vedete: 752.000 persone che necessitano di assistenza e nella distri-

buzione lassicurazione di assistenza non paga linvestimento, degli immobili; lassicurazione di assistenza paga solo un sussidio per i costi di assistenza, ed ci che vedete qui a confronto con i compensi delle case di cura. Vediamo ci che paga ogni mese una persona che necessita di assistenza in una casa di cura in Germania. Si va da 1.000 a 1.400 euro. A questi si aggiungono per circa 400 euro per laffitto della casa, e si arriva cos a questo totale. Questa la quota propria che le famiglie forniscono per tempi relativamente lunghi, circa 15 - 16 mesi in media. Lassistenza infermieristica in Germania entra in gioco nel settore a partire da 83 anni in su, non tanto per et pi giovane. E ci che naturalmente assicura la pace sociale, ma funziona anche in modo

molto affidabile, il fatto che questo sistema a disposizione di tutti. Nessuno costretto, per motivi finanziari, a rinunciare a ricevere servizi dellassicurazione di assistenza, oppure, ricevendo lassistenza necessaria, contribuisce per coloro che non possono farlo con i propri mezzi. Quando i familiari non possono pagare, provvede infine il servizio sociale con i soldi delle tasse. Questa una brevissima panoramica. Siamo lieti di questo sistema, siamo preoccupati quando vediamo la crescita rapida del numero delle persone che necessitano di assistenza. Che cosa fare dopo, come mantenere la struttura adeguata? Abbiamo visto presentando questa relazione, come la Germania si sia adirata allannuncio dellincremento del cinque percento. Siamo in

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una situazione in cui lassistenza si radicata nella societ e la societ capisce e accetta. Dobbiamo occuparci di questo tema, dobbiamo pagare per questo e, se non paghiamo per lassicurazione di assistenza, pagheremo per un altro sistema di sicurezza sociale. Ovvero tramite i servizi sociali, quindi alla fin fine con i soldi delle tasse. La popolazione ha compreso esattamente questo aspetto. Siamo molto ansiosi di sapere come prosegua la discussione in Germania. Abbiamo il grande problema delle malattie mentali e, proprio per finire, il problema pi grande di tutti non come organizziamo lassistenza, bens chi la dovr fornire. Il nostro problema pi grave una crescente carenza di personale specializzato. Soltanto con 7000 istituti domani potrebbero essere occupati senza grandi problemi 10.000 specialisti e in 20 anni questo numero si sar quasi raddoppiato. Si tratta di una grande sfida per noi, alla quale finora abbiamo dato ancora relativamente poche risposte. Grazie a tutti!

Ringrazio di nuovo Herbert Mauel per la partecipazione e i contenuti che troviamo nelle slides e chiedo di ringraziare la BPA e Bernd Meurer.

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Adesso una veloce presentazione di Lara Sholz, Responsabile Internazionale della Camera di Commercio Italo-Germanica. Lara Sholz

uongiorno a tutti. Vi chiedo solo dieci minuti di attenzione, lo prometto. La Camera di Commercio Italo-Tedesca, come ha gi detto il mio Presidente ha il compito di promuovere il commercio bilaterale tra lItalia e la Germania. Mi riferisco a quello che sta succedendo proprio nella sala accanto come avrete sicuramente notato, ci sono delle aziende tedesche che non sono qui in sala, per stanno facendo degli appuntamenti individuali e in questa mattinata hanno realizzato, pi di 60 colloqui individuali. Ringrazio i Presidenti regionali Anaste e anche i Presidenti provinciali, che stanno lavorando alla grande fuori e dietro le quinte. Come diceva la dottoressa Mastrobuono ci vogliono delle tecnologie, e noi una piccola parte labbiamo portata oggi. A questo punto inizio a presentare velocemente queste sei aziende. Iniziamo con un piccolo filmato della ditta Robert BOSH S.p.a., sicuramente non devo dire altro. Chiedo alla regia di mandare due minuti di filmato. Filmato: Invecchiare non solo una questione di et, quello che conta soprattutto il modo in cui si invecchia. Sentirsi sicuri e protetti particolarmente importante per noi. Benissimo. Adesso due minuti per ogni azienda. Abbiamo una seconda azienda HEWI Heinrich Wilke GmbH che fondata nel 1929, quin-

di non una azienda nuova, anzi con una grande esperienza alle spalle, dagli anni 70 nasce il funzionalismo e HEWI Heinrich Wilke GmbH divenne leggendaria, grazie alla maniglia della porta uno-uno. La maniglia uno-uno ancora oggi un classico dellarchitettura. Allinizio degli anni 80 si aggiunse anche il settore dei sanitari in conformit con la maniglia uno-uno, furono sviluppati accessori per sanitari. Nell84 il sistema fu integrato con prodotti senza barriera secondo i criteri dellUniverse Design e da 30 anni HEWI Heinrich Wilke GmbH sinonimo di competenza nel settore senza barriere. Evi offre delle soluzioni innovative per sistemi, per tutte le generazioni. Le singole serie sono adatte a differenti ambiti di utilizzo e sono a disponibilit diversi materiali e superfici come cromo, acciaio e cos via. Attraverso i prodotti HEWI Heinrich Wilke GmbH la ditta ha dimostrato che il design e la funzionalit non si escludono a vicenda. La seconda azienda ALHO Systembau GmbH una societ che stata creata nel 67. un colosso in Germania, ha 700 collaboratori. Ho visto che anche oggi ha fatto tantissimi appuntamenti. leader nel mercato della produzione di edifici modulari. Questi edifici modulari sono molto interessanti per la costruzione di case di cura. Quali sono i vantaggi? Io posso dire che il vantaggo pi importante che i tempi

di costruzione sono molto abbreviati circa al 70%, cos ho saputo che in 6-7 settimane io riesco a tirare su una RSA. I vantaggi sono molti, tutto viene costruito in un cantiere molto pulito, silenzioso, vengono rispettate tutte le certificazioni, vengono utilizzati dei materiali di costruzione riciclabili al 100% per la dita ALHO Systembau GmbH anche molto importante utilizzare dei materiali per lefficienza energetica. Qui vi do qualche fotografia e poi ho saputo che, questo un dato abbastanza interessante, che sono dei blocchi che vengono messi insieme come i Lego, un blocco lungo circa 8 metri, largo 8 metri, alto circa 16 metri e poi questi blocchi vengono messi tutti insieme e viene creata una RSA. La ELDAT GmbH, ci sono qui due aziende la ELDAT GmbH e Tiptel.com GmbH Business Solutions, che sono due aziende nel settore AET telecomunicazioni, tutte e due le aziende vengono oggi rappresentate dalla Unirete, Due secondi per ELDAT GmbH. unazienda che esiste da 32 anni ed specializzata nei prodotti di autonomia per la terza et. Questa azienda labbiamo gi presentata in Fiera a Verona alla PTE EXPO dove ho avuto la possibilit di conoscere il Prof. De Santis e l diciamo cresciuta, questa collaborazione. Questa azienda offre delle catene dove posso schiacciare dei bottoni o degli orologi che lanciano un allarme in un altro locale. Questo pro-

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dotto dedicato a famiglie private, ma anche per le mini residenze che affittano 3-4 appartamenti e danno un servizio di infermeria. Ci sono delle RSA che offrono anche il servizio di telesoccorso, cio ricevono la chiamata dalla signor anziana di casa sua e la RSA riceve lallarme. Per queste applicazioni il prodotto ELDAT GMBH sono molto adatti. Qui non c bisogno di interventi di muratura, perch hanno la rete elettrica gi esistente. Invece la ditta TIPEL ha quattro linee di prodotti, telefono con tasti grandi, telefoni cordless con display grandi con vivavoce, telefono a collana, e vengono utilizzati come telesoccorso, chiamando i parenti a viva voce, e cellulare GSM sempre con tasti grandi. Questa societ, e qui vediamo un po gli esempi dei prodotti, questa societ, lanno prossimo lancia sul mercato un prodotto molto innovativo che riguarda tele-monitoring, nellambiente della medicina. Quindi una signora, in una stanza, in una RSA, pu misurare da sola la sua pressione o il diabete, e tramite questapparecchiatura vengono trasmessi i dati tramite i telefo-

ni ad una centrale e da l viene controllato se la signora veramente ha misurato la pressione e se ci sono dei valori che vanno fuori misura vengono anche gli infermieri, viene dato un allarme. Lultima societ la MAGNETICS. La MAGNETICS una societ che offre delle soluzioni intelligenti per le case di riposo. nata nel 2000 ed leader in Europa nel settore dei nuovi sistemi comunicativi. Loro offrono dei software. I prodotti sono: Internet per anziani senza interventi in muratura, SIGNA Elettrica Digitale e IP TV. In poche parole accesso Internet per anziani vuol dire, avere in ogni stanza Internet veloce, senza lavori di ricostruzione, accesso Internet diretto con velocit ADSL tramite la linea telefonica gi esistente, non sono necessari modem e applicature aggiuntive, nessun cambiamento delle abitudini lavorative dellospite, nessuna radiazione, limpianto telefonico rimane invariato. Oggi gli anziani cercano specialmente residenze con sistemi di comunicazione moderni. Quindi questa societ ha gi nel suo portfolio di cliente gi tantissime RSA

in Germania. IPT TV cosa vuol dire? Significa televisione digitale gestita attraverso una rete informatica, cio la televisione viene utilizzata come strumento comunicativo tra lospite e lamministrazione RSA, cio io voglio in camera visualizzare il menu, annunciare degli eventi, fare gli auguri di compleanno, annunciare linizio della messa, queste sono le informazioni che ricevono gli anziani nella loro camera. Le TV come strumento per la domotica, cio dalla TV posso gestire tutta la camera e amministrazione assistenza sanitaria possibile attraverso il mezzo televisivo. Le informazioni sulla salute del paziente per esempio possono essere visualizzate direttamente sullo schermo presente in camera dellospite. E per ultimo segnaletica digitale, lo vedete qui sulla fotografia che viene messo in combinazione con la TV e Internet viene utilizzato anche qui come strumento di comunicazione esterna, per il pubblico ma anche uno strumento di comunicazione interna per gli ospiti. Io grazie per lattenzione. Ho cercato di essere velocissima e spero che mi abbiate anche capito.

Grazie alla dottoressa Lara Scholz. Un applauso alla Germania e speriamo di poter continuare a lavorare insieme.

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Passo la parola a Simonpaolo Buongiardino, Presidente del Fondo Est della Confcommercio. Simonpaolo Buongiardino

razie Alberto, grazie di avermi invitato. Un saluto a tutti quanti i superstiti, di questa piccola maratona. Beh io ho ascoltato con molta attenzione tutte le relazioni in particolare quelle sulle quali vale la pena di fare due riflessioni, sono quelle delle tre professoresse, insomma Collicelli, Labate, Mastrobuono, che mi pare abbiano riportato una situazione con toni diversi fra loro a seconda del loro modi di porgersi pi preoccupate, pi rassicuranti, ma comunque con un denominatore comune che la gravit della situazione. Sia da un punto di vista economico generale, sia da un punto di vista specifico per quanto riguarda la sanit pubblica e, con questa invocazione continua, costante della sanit privata, ci che pu fare o deve fare la sanit privata, ci riporta allobiettivo che Alberto si poneva nel realizzare questo incontro e cio credo, dare dei segnali possibilmente dalla parte nostra che interpretiamo in qualche modo, parte di questa sanit privata in modo da essere anche propositivi rispetto alle scelte che dovranno essere fatte. Quindi questo alone di preoccupazione, non voglio dire negativit, perch poi se ci ammantiamo di negativit non facciamo pi niente, ecco, lalone di preoccupazione, certamente pesante. Io posso portare qui una testimonianza di un

Fondo che nato da poco e che ha raggiunto dimensioni importanti, credo che questo sia il mio compito e poi magari far qualche considerazione. Ma allora passer molto velocemente, secondo appunto le raccomandazioni per dirvi cosa Fondo Est, la sanit integrativa dei settori terziario e del turismo e servizi e settori che sul Welfare contrattuale in generale hanno creato punti di forza e che hanno sviluppato linterno dei rinnovi contrattuali. Non solo Welfare, non solo sanit integrativa ma anche formazione, previdenza integrativa. Questi sono soprattutto i tre pilastri sui quali si basa il Welfare contrattuale. Per quanto riguarda la sanit il nostro sistema mi piace dire che riuscito in unimpresa del chiudere un cerchio, cio tutti i livelli salariali ma voglio dire salariali dirigenti, quadri, operai e impiegati hanno un sistema sanitario dedicato e tutti questi tre sistemi fanno

capo a Confcommercio nel 50% che vale Confcommercio come parte datoriale. una realt unica nello scenario nazionale perch questo consente una cabina di regia nella gestione di questi Fondi sanitari in quanto c un soggetto che si ripropone ed presente in tutte e tre le realt. Noi nasciamo nel 2007 quando appunto le parti sociali decidono di prevedere il Fondo di sanit integrativa nei contrati che sono terziario e servizi, turismo e poi si aggiungono aziende ortofrutticole e le aziende farmaceutiche speciali. Il quadro normativo che oggi abbiamo davanti lultima circolare del Ministro Sacconi, che del 15 dicembre 2010 nel quale viene riconosciuto il diritto alla assistenza sanitaria integrativa da parte del lavoratore. Cera diverse modalit interpretative anche contrastanti fino a quel momento per cui si dibatteva se fosse obbligatorio o non obbligatorio, se parte normativa e parte economica obbligatoria nel senso che obbligasse solo le parti sottoscriventi, ma la circolare Sacconi ha risolto lenigma stabilendo che il lavoratore ha diritto alla prestazione sanitaria, comunque essa possa essere resa, quindi attraverso il pagamento Fondo Est oppure un pagamento ad altro Fondo che dia le stesse prestazioni; oppure con un versamento sostitutivo per altro che nel con-

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tratto, nel rinnovo del contratto nazionale che avvenuto il 6 aprile del 2011, che l vedete prevede, addirittura una penalizzazione. Questo dicevo ha risolto completamente i dubbi interpretativi e ha dato nuovo slancio al nostro Fondo che oggi raggiunge 1.400.000 lavoratori iscritti. 1 milione 400 mila, avete sentito due numeri uno tedesco e uno francese prima, che sono una realt di tutto rispetto, ma una volta tanto anche la nostra piccola Italia ha numeri importanti confrontabili con Paesi che da un punto di vista economico-finanziario ci sopravanzano, come la Germania e la Francia, e siamo l. C unarticolazione commercio turismo ecc, ma io vi invito a guardare purtroppo l ultima riga dove dice che il 66% dei lavoratori iscritti appartengono al nord Italia il 28,5% al centro e ahim il 5,3% al sud Italia. Questa unaltra fotografia di una disparit geografica che purtroppo tale in moltissimi settori dellItalia e che assegna maggiori difficolt a chi gi di difficolt ne ha di pi. E quindi un meridione dove forse la

sanit pubblica non cos efficiente ci si trova anche attraverso meccanismi di inadempienze, di non so, lavoro nero, di quello che vogliamo, si ritrova a fare i conti anche con limpossibilit dei lavoratori di accedere alle prestazioni sanitarie integrative, questo un problema che prima o poi qualcuno dovr affrontare. Il nostro un Fondo giovane per nascita 2007 ma anche un Fondo giovane per et media dei lavoratori iscritti perch come vedete, viaggiamo intorno, siamo sotto i 40 anni, insomma, tra i 40 o poco pi. Questo anche consente poi delle valutazioni in termini del nomenclatore di maggiore sostenibilit rispetto a Fondi con presenze di maggiore et. Ecco va chiarita una cosa, il Fondo Est assiste i lavoratori fin tanto che sono tali, cio da quando entrano nel mondo del lavoro a quando ne escono, che vuol dire idealmente non so 18-65-67 non so quello che sar domani, quindi in una fascia di et dove le problematiche che abbiamo sentito prima dal collega tedesco della non autosufficienza sono assoluta-

mente marginali, sono derivate da eventi esterni accidentali, traumatici, non dallinvecchiamento in quanto tale e questo un fatto che ci esclude dalla possibilit di intervenire in quei settori. Abbiamo cercato di farlo fornendo prestazioni di recupero nel caso di inabilit temporanea, che questa s, pu capitare a fasce di et ovviamente pi basse, ma non abbiamo mezzi per intervenire sulle fasce superiori. Per dare qualche altro numero, le aziende aderenti, ci sono 172 mila con una gran parte di terziario, un turismo per presente e la realt questa rappresenta ancora una volta lItalia, lItalia dei 6 milioni di partite IVA, unItalia dove su 172 mila aziende pi della met hanno al massimo due dipendenti, anche questa una caratteristica nostra che per forse va letta pi in positivo che in negativo in questo caso anche rispetto al quello che sta succedendo in giro e che d la tenuta del sistema tutto sommato economico. Le prestazioni sanitarie, qui non mi dilungo, ma sono quelle classiche che poi sono quelle presenti sui siti. Landamento delle prestazioni liquidate, questa una fotografia 2010, se presentassi la torta del 2007-8-9 oggi sarebbero ben diversi numeri, vedremmo i ticket in posizione dominante, vedremmo lassenza della odontoiatria nel rimborso del ticket perch stata introdotta successivamente, ma questa una fo-

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tografia abbastanza matura e quindi dice come qual oggi la realt e sulla quale realt si pu fare qualche ragionamento. Io credo che i Fondi sanitari integrativi devono essere integrativi prima di tutto e non sostitutivi, per cui anche da questo punto di vista abbiamo intenzione di mettere in atto delle procedure per rimanere e anzi incrementare lintegrativit. giusto che noi andiamo, verso lodontoiatria perch altri non la danno, giusto che noi andiamo verso il sostegno alla gravidanza perch la gravidanza una cosa particolare molto legata non solo alla risposta medica, ma anche alla risposta psicologica, cio nella psicologia delle persone e quindi ecco sempre pi credo che si debba andare verso lintegrativit e non la sostitutivit. Ecco queste sono slide semplici ne sono state illustrate molte, molto meglio, altre che ci dicono che questo positivo, le aspettative di vita, quindi poi portano ad una fascia che questa dove la popolazione invecchia, ma i nuovi ingressi non ci sono. Quindi siccome i giovani pi o meno sono stabili, le fasce alte aumentano perch si vive di pi e quindi lo sbilancio tra la quota pi attiva che meno richiede prestazioni e la quota invece meno attiva che richiede pi prestazioni si alza. E anche questo altro elemento che gi stato illustrato, ma qui lho voluto sintetizzare perch oggi lindice di

dipendenza degli anziani ovvero quanti in rapporto tra una popolazione attiva e gli ultra sessantacinquenni sono drammatici in previsione del 2051. Bene io non dico altro, se non che, se vogliamo fare delle riflessioni, per cercare di trovare delle soluzioni, le possiamo fare con le nostre forze, dopo bisogner che qualcun altro, qui abbiamo visto il Direttore Generale del Ministero, e quindi mi riferisco al quel sistema pubblico, abbia tempo e voglia di leggere i dati. Mi pare di capire che labbiano letti, ce li hanno da un anno e sei mesi, mi piacerebbe prima o poi avere dei ritorni su questi dati per capire nellambito di quei 278 o quanti sono, ottanta, Fondi censiti dove ci si colloca ciascuno di quelli che ha fornito i dati, e quindi quali sono le proprie performance rispetto ad uno standard, se ci dovesse essere uno standard. Insomma, noi abbiamo bisogno di dati anche per fare la nostra parte. Come la potremo fare? Non so un campo da esplorare, certo che la LTC o passa attraverso sistemi di obbligo, adesso non ho capito bene se quello tedesco nasce dalla fiscalit, non credo nasce dalla fiscalit generale, da una quota ecco, nasce da una contribuzione specifica a carico anche dei lavoratori. Io sono molto vicino a questo modo di pensare perch dalla fiscalit generale in Italia credo che non

possiamo aspettarci niente. Per cui lunico modo questo e quindi fare un patto, un patto tra aziende, lavoratori e fisco attraverso il sistema politico che ci permetta quel sistema, che comunque ha necessit di un sistema di accumulazione. Ed proprio su questo che noi potremmo dare un segnale mettendo insieme la sanit integrativa con la previdenza integrativa che ha a disposizione risorse importanti per provare ad articolare una proposta di LTC, poi sappiamo che LTC sar definita un giorno come alta media e grave nel senso non autosufficienza e probabilmente sappiamo che prima o poi noi dovremmo farci carico di quella pi leggera, posto che qualcun altro si possa far carico di quella pi pesante. Grazie

Grazie Simonpaolo, credo che siamo in sintonia con quanto stiamo proponendo con questo grande patto di solidariet. Ti ringrazio e poi sai che dobbiamo collaborare insieme e lavorare costantemente per raggiungere questo obiettivo. Grazie.

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Chiamo il dottor Miraglia in rappresentanza della Aiop, della quale membro del Consiglio Nazionale e Presidente della Commissione Nazionale RSA in Aiop delegato presso la Unione Europea de lhospitalisation prive la UEHP con la quale lAnaste ha fatto un accordo in Ungheria per collaborare insieme nellambito della sanit europea. vice coordinatore nazionale Aiop giovani ed ha la cattedra di Economia sanitaria allUniversit Mediterranea di Reggio Calabria. Grazie di averci concesso lonore della sua presenza.

Fabio Miraglia

razie a Voi, assolutamente. Io porto i saluti del Presidente Paolini che purtroppo non potuto venire. E mi fa molto piacere, innanzitutto perch io sono anche associato Anaste, perch dentro al gruppo Giomi io rappresento un gruppo Giomi RSA, abbiamo 600 letti di RSA nella Regione Lazio e mi fa particolarmente gioia esser venuto oggi qui a conoscere anche voi il

mondo Anaste a livello nazionale perch da sei mesi siamo andati in Germania a portare la nostra attivit, quindi mi fa molto piacere questa unione con la Camera di Commercio, la possibilit di aver visto, perch per difenderci un po purtroppo da questa crisi che esiste, abbiamo scelto di andare nel mercato pi importante che il mercato tedesco dal quale rubo soltanto un secondo. Mi permetta da

italiano, essendo andato in Germania, di portare soltanto degli spunti. Il primo: io, apprezzo molto dalla Germania in fondo che ci sia solo lautorizzazione, non c un sistema di accreditamento. Il mercato libero, limprenditoria libera e quindi mettendoci nel mercato e, non avendo diciamo nessuna difesa dal sistema di protezione di accreditamento, limprenditoria gestita anche al massimo livello perch se non si bravi la struttura vuota e le tariffe rimangono molto calmierate soprattutto dalla concorrenza, quello che in Italia c meno. Dalla Germania ho provato e diciamo, con buona intenzione vedo, la possibilit di avere un sistema totalmente integrato, non c la distinzione di Case di Riposo, di RSA, di ospedali di quello che poi gli studi hanno fatto emergere e da nostre collaborazioni col sistema anche neozelandese, siamo partner di Rayan che il pi grosso gestore dei villaggi della terza et che secondo me unesperienza che lItalia potrebbe mutuare perch poi ci dimentichiamo, parlando troppo spesso di numeri noi dobbiamo

andare anche alla qualit della vita a una fase importante e sempre pi lunga della vita delluomo in cui troppo spesso ghettizzato o messo in strutture, perch magari non ha famiglia, non ha parenti mentre ci sono realt di assistenza bellissime. Io ho visto in Nuova Zelanda il nipote che fa la fila per tornare a casa del nonno perch sono villaggi gestiti benissimo, in cui tutti i servizi funzionano e quindi da che era la persona anziana che si allontanata la famiglia che lo rincorre grazie a delle realt. Io ho visto in Nuova Zelanda, in Australia, ma ci sono nel nord Europa bellissime integrazioni. E quindi mi permetto, finendo di portare soltanto due spunti facendo i complimenti agli studi che ho sentito. Il primo integrazione del dato. In tutto il Nord Europa e anche diciamo, in paesi a derivazione anglosassone si tenta di tagliare unendo il dato, perch la cronicit porta a raddoppi di prestazioni e raddoppi, di farmaci spesso inutilizzati e quindi l bisogna lottare. Ci sono creazioni di DatawhareHouse unici in cui il dato integrato. Sicuramente noi siamo una parte del settore. I medici di base sono una parte fondamentale e li dobbiamo informatizzare tutti. Il dato deve essere comune in maniera che si faccia un percorso di cura integrato e tutti facciano parte di questo settore. Da qui ci sono risparmi, ci

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sono aumenti di qualit della prestazione con risparmi anche notevoli, senza toglier nulla allassistito. Il secondo punto dei Fondi in tutto il mondo long take care, lunica grande risposta per poter andare avanti. LItalia il paese dopo il Giappone pi anziano del mondo quindi quello che ne ha pi necessit, anche se non lo abbiamo. Io mi permetto di fare uno spunto, so di difficile gestione, per lItalia anche una peculiarit differente da tutto il mondo, ha l80% di case di propriet e la casa privata anche uno dei grandissimi limiti nella gestione dellISEE. Noi abbiamo tanta gente povera che realmente ricca per lISEE perch ha una casa di propriet. Spesso ci sono famiglie in situazione di eredit di disguido con i figli, la non possibilit di cederli o gestirli questi appartamenti. E allora lo spunto che do che se magari in Italia tentiamo di far qualcosa di nuovo e non solo copiare facendo anche del buon benchmarking integrando questi Fondi a Fondi gestiti da autorit pubbliche, quindi massima sicurezza di gestione della nuda propriet, gestione degli appartamenti che diano risorse a massa critica. Grazie di tutto

Veramente un grande spunto e La coinvolger sicuramente nel nostro lavoro perch fondamentale che lAiop, la sanit privata, partecipi a questo grande progetto. Grazie dottore.

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Adesso la parola ai Sindacati. Al dott. Carlo Fiordaliso, Segretario Confederale della UIL. Carlo Fiordaliso

uongiorno a tutti grazie per linvito che stato rivolto allorganizzazione che rappresento complimenti, complimenti per liniziativa e per la qualit soprattutto delle relazioni che hanno acceso interessi particolari attorno a questi argomenti. Credo che molti aspetti delle relazioni dovranno essere ripresi e approfonditi e socializzati. Io non voglio rubare molto tempo anzi, molto velocemente dico che il sindacato spesso viene accusato di frenare, di impedire, allora per quanto riguarda la costituzione dei Fondi per la non autosufficienza, per quanto mi riguarda la UIL assolutamente daccordo e questo mio intervento vuole anche significare la disponibilit a lavorare per farli decollare perch noi scherziamo sulla fattibilit o meno di certe istituzioni, la realt che quando in una famiglia, soprattutto una famiglia monoreddito, ci si trova con un genitore, un congiunto non autosufficiente, si rasenta la povert perch i costi che bisogna sostenere per garantire lassistenza agli anziani non autosufficienti o a giovani non autosufficienti sono tali da ridurre in miseria o quasi, le famiglie monoreddito. Allora io credo che lavorare per dare delle garanzie in questo senso con la costituzione del Fondo per la non autosufficienza sia doveroso. Questo cosa vuol dire? agire sulla fiscalit generale? No, io penso che, se siamo daccordo, parti datoriali e organizzazioni

sindacali si possono trovare soluzioni nuove, una stata indicata questa mattina dallesperienza della giornata di preghiera in Germania, insomma, noi qui in Italia preghiamo gi di quel tanto che... ma immaginare la riduzione di una, due giornate festive pensando alle ferie o a qualche festivit infrasettimanale credo che ci sia il modo per recuperare risorse sufficienti per dare concretamente una risposta in questa direzione. Io penso che questa esperienza possa essere sperimentata, deve essere estesa non pu essere limitata a pochi volenterosi, quindi ci vuole lintervento pubblico per massimizzare questa esperienza, per a mio avviso questa una strada percorribile che pu dare una risposta di civilt ad un paese che come veniva ricordato ha let media pi alta, certamente di tutta Europa e insieme al Giappone a livello mondiale, e non un problema di poco conto, per noi un problema enorme. La seconda considerazione rapida che volevo fare, senn non farei il sindacalista, la formazione degli operatori. Cio lumanizzazione in questi settori fondamentale, cio non basta imparare la tecnica dintervento, ma non si pu da parte di un operatore avvicinare un ultraottantenne, ottantacinquenne e trattarlo come se fosse il ragazzino di bottega, ci deve essere professionalmente acquisito un livello di formazione tale che porti quel lavoratore a rivolgersi e a trattare quel cittadi-

no con il massimo rispetto, soprattutto quando siamo di fronte a persone con carenze intellettive, perch scherzare con chi non pi in grado di rendersi conto di come vive, di cosa vive, di come si chiama, di chi , un brutto atto e purtroppo nelle nostre strutture, io non so negli altri paesi, ma nelle nostre strutture per quanto reclamizzate, molto spesso lannuvolamento del personale non tiene conto di questi aspetti. Teniamo conto poi che molti lavoratori delle strutture per anziani oggi vengono arruolati fra neo immigrati da altri paesi dellEuropa dellEst in particolare, che per quanto imparino velocemente litaliano molto spesso non riescono a comunicare compiutamente con i nostri anziani. Ecco io credo che anche qui attraverso gli enti bilaterali che per vanno attivati, la formazione del personale deve rientrare fra gli obiettivi primari delle vostre associazioni, sia sotto laspetto tecnico che sotto laspetto umano. Io vi ringrazio per lattenzione. Ho promesso che sarei stato breve e spero e mi auguro che ci siano altre occasioni di incontro non formali ma operative per costruire mattone su mattone gli obiettivi che ci siamo dati. Grazie Grazie Carlo. Sicuramente lapertura che hai fatto notevole e lavoreremo insieme, come con tutti gli altri componenti di questo team, stato veramente positivo.

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Tre minuti per uno Renato Dapero, che ha un Talk Show sul sito ANOSS, Giuseppe Trieste e poi Damiano Mantovani.

Renato Dapero

ene volevo semplicemente dire una cosa, noi ci occupiamo come associazione ANOSS, poi lascio fuori qualche bigliettino, di tutto il personale di qualunque categoria appartenga. Condivido il problema della formazione abbiamo condiviso molte idee che riguardano il fatto della formazione.

Lunica cosa che voglio sottolineare perch secondo me, assolutamente necessaria che se ci occupiamo di ricerca di risorse per fare costruzioni ben fatte, per fare strutture che funzionino bene perch quello rappresenta il 20%, o forse meno, del nostro lavoro, dobbiamo occuparci del personale che rappresenta pi del

70% del nostro lavoro. Perch personale efficiente crea azienda efficiente e garanzia di successo, per cui formazione anche in questo senso. Grazie Dapero. Evviva, evviva il personale dipendente che la nostra pi grande risorsa.

La parola a Giuseppe Trieste Presidente della FIABA (Federazione Italiana Abbattimento delle Barriere Architettoniche), presente in tante situazioni, un ottimo valente lottatore. Giuseppe Trieste

gli eroici che sono ancora qui. Cercher di essere il primo almeno nella brevit. Primo: FIABA, Federazione Italiana Abbattimento delle Barriere Architettoniche, trovate lopuscolo fuori per cui poi potete avere notizie. Abbiamo la giornata nazionale che si celebra la prima domenica di ottobre dove ci occupiamo della qualit della vita delle persone. Ovunque esse siano, qualunque et hanno, da qualunque parte del mondo vengono. A tal proposito in parte ringrazio anche il Presidente, stiamo cercando di collabora-

re assieme, stiamo creando delle cabine di regia nelle varie provincie italiane per mettere in competizione il comune ad accettare la sfida a chi pi bravo a migliorare la qualit del proprio ambiente. Lo so, voi credete che sia una battaglia persa, ma non bisogna mai arrendersi nella vita. La vittoria sempre un metro davanti a quando noi ci siamo arresi e questo vuol dire che uno stile di vita. Chiudo. Proprio il 24, per chi interessato, presentiamo il sistema, questa nuvola informatica per il sociale. Che cos questo progetto? Si tratta di un

progetto innovativo che pone il progresso tecnologico con lo scopo sociale che quello di abbattere le barriere digitali, garantendo cos un accesso universale allinterfaccia dei sistemi informatici. Per cui oggi i sistemi informatici, quello che la scienza quotidianamente ci mette sul tavolo dobbiamo essere in grado di poterlo utilizzare. Questo sistema, consentir a chiunque, qualunque sia il suo livello di preparazione e anche di capacit, pure per me che una di quelle cose che non sposo, ma che utilizzo perch pratico.

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La parola a Damiano Mantovani, Presidente ANSDIPP. Damiano Mantovani

razie, grazie allAnaste, in particolare al Professor De Santis per questa opportunit. Io credo che sia questa una concreta occasione per costruire e favorire fabbriche di relazioni e di reti oltre le ideologie e le barriere. Questo lo dico perch? Perch occupandoci di servizi alla persona, alla persona, credo sia giusto e importante che noi sappiamo superare tutto quello che stato forse un momento che ci ha frammentati. E allora mi piaciuto molto stamattina nel contesto delle relazioni sentire che stiamo andando verso un mercato sociale ed importante che questo sia sottolineato perch effettivamente dobbiamo superare il concetto di mercato commerciale per riuscire davvero a creare le condizioni per offrire servizi che siano allaltezza di quanto ci viene richiesto, ed allora io credo che sia giusto lanciare una sfida allAnaste e a noi stessi come associazione che rappresenta i manager del sociale e del socio sanitario. opportuno che riusciamo a fare benchmarking rispetto al lavoro che stiamo portando avanti. Perch non scambiarci tutto quello che interviene nel nostro mondo, non solo attraverso questi confronti che ormai si stanno facendo sempre pi stringenti, ma attraverso anche le verifiche di come stiamo lavorando, perch se davvero vogliamo lavorare per risultato di

salute valorizzando i nostri servizi e quindi anche le persone che operano e lavorano nei nostri servizi dobbiamo sapere cosa significa costruire e dare senso a quello che dobbiamo fare. E allora a maggior ragione allora io suggerisco al Professor De Santis e allAnaste, come gi stiamo pensando di fare con altri contesti e tipo lAnci, lUneba, non solo di pensare al patto di solidariet, ma perch non pensiamo a lanciare a livello nazionale un manifesto nel quale riportare i valori, i valori che ci accomunano per poter garantire i servizi alla persona che siano veramente servizi di qualit. Allora in questo manifesto, nel quale tutti potremmo ritrovarci, nel quale tutti potremmo far vedere i valori che ci fanno condividere il significato dei servizi alla persona potremmo anche ritrovare tutta quella serie di fattori che contribuiscono, come i Fondi, no?, integrativi per capire quali sono e quali saranno le condizioni per tutelare non solo chi beneficia dei servizi ma anche chi lavora nei servizi. E questo con quel passaggio importante, che ricordava anche qualcuno di coloro che mi ha preceduto, per garantire spazio e futuro ai giovani. E allora io credo che dovremmo essere sempre pi capaci di esercitare quella responsabilit, e lo ripeto spesso nei contesti, che significa in modo particolare esse-

re abili nel dare risposte. un compito che ci viene assegnato. un compito al quale dobbiamo assolutamente corrispondere e soprattutto una questione che ci deve coinvolgere anche dal punto di vista etico. Diversamente la nostra professione, il nostro lavorare con le persone non avrebbe alcun significato e soprattutto potrebbe rivelarsi solamente per quello che pi ci interessa. Viceversa dobbiamo ricordarci che noi siamo al servizio delle persone. Grazie.

Grazie Damiano, tu non hai lanciato una sfida ma un invito e tu sai che sono aperto. Da quant che ci stiamo frequentando per poter lavorare insieme, perch i vostri lavori camminano parallelamente ai nostri, per cui non una sfida, un invito, che accetto volentieri. Grazie Damiano.

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Credo che lAnaste abbia redatto un documento a conclusione di questo magnifico convegno. Ringrazio tutti gli eroi che sono rimasti, ringrazio tutti i relatori e do la parola al Vice Presidente Sebastiano Capurso che insieme al nostro Centro studi ha elaborato una proposta finale.

Sebastiano Capurso

razie Presidente. Grazie a tutti voi che siete rimasti e dopo una giornata cos interessante io credo che tanti spunti ha fornito e che tanti appunti mi ha costretto a prendere nel corso dei vari interventi per modificare ed integrare un po la proposta che noi abbiamo in mente e che avevamo predisposto. Quindi con concetti semplici, cercher di riassumere i dati essenziali della giornata e quella che poi la proposta che Anaste vuole lanciare da questo nostro incontro. Abbiamo visto e devo dire che gli interventi mi hanno molto colpito, quelli delle nostre tre relatrici e anche quella del dottor Mauel, che ha portato un contributo per me particolarmente nuovo ed interessante, che in questi tempi di difficolt non possiamo aspettarci molto, chiaramente, dallo Stato, e quindi dalla fiscalit in generale, per il finanziamento delle cure di lungo termine che sono quelle che in questo momento ci hanno e ci interessano. E quindi siccome lo Stato il primo in ordine di importanza per il suo intervento in questo settore ci chiediamo che cosa pu dare lo Stato e che cosa possiamo quindi chiedere legittimamente allo Stato senza mettere in crisi questi equilibri finanziari gi difficili. Quindi se non risorse in modo chiaramente abbiamo capito del tutto marginale, almeno io direi una collaborazione seria e leale per rispondere

queste esigenze assistenziali e quindi innanzitutto una ridefinizione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Una serie quindi di interventi che sono assolutamente a costo zero. Alcuni li ho trovati proprio sul Forum della P.A. proposte da Mauro Bovaretti, sono una serie quindi di istanze che partono addirittura dalla P.A. e che non occasionalmente si incontrano anche con le istanze che sono delle Associazioni e di chi lavora in questo settore. Cio quello di aprire una stagione di confronto e di collaborazione e non di contrapposizione, come molto spesso si verificato in questi anni nei confronti della iniziativa privata nel settore sociosanitario e socio-assistenziale. Anche perch i tagli ci pongono appunto davanti a un bivio: o meno servizi oppure ricostruire, reinventare un ruolo di partecipazione e di guida delle istituzioni in questo senso. E per cui la necessit quindi di sviluppare un ruolo partecipativo anche delle imprese e affianco dei cittadini liberalizzazioni, semplificazioni, una trasparenza effettiva nellazione degli enti locali e nellazione di governo, non quella delle leggi di accesso agli atti in cui poi la trasparenza vera non c. E poi chiarezza e regole certe perch vero che difficile lavorare e muoversi nella situazione attuale, irta di difficolt ma certamente meglio questo, meglio quindi muoversi nel difficile che muover-

si nellincertezza. Quindi regole certe, chiare e una P.A. che dia risposte nei tempi e nei modi che sono necessari. E poi unazione vera effettiva sugli sprechi, perch il problema sugli sprechi vedete rilevante, noi andiamo alla ricerca di risorse per, se andiamo ad esaminare quelli che sono i dati sulla situazione anche italiana nelle regioni in piano di rientro soprattutto nel Lazio, mi permetto questo di dirlo perch mi trovo ad operare nel Lazio, noi le risorse che servirebbero per finanziare per anni il Fondo per la non autosufficienza lo abbiamo e lo avremmo nella riduzione o nel contenimento degli sprechi che il sistema sanitario pubblico ci mette davanti. Questo un problema molto serio. Come cittadini nel momento dei sacrifici si chiedono sacrifici a tutti, si deve utilizzare un criterio di verifica anche della spesa, della spesa sanitaria propri perch vogliamo pari diritti e pari doveri. A questi quindi deve corrispondere una pari dignit e quella del lavoro e pari condizioni per tutti. Quindi quanto sono le tariffe per gli enti privati altrettanto, a parit di prestazioni rese, devono essere secondo me le tariffe per gli enti pubblici. Se gli enti pubblici spendono di pi si dovranno mettere in qualche modo in regola e dovranno trovare quelle che sono le loro carenze e le loro difficolt. Quindi chi

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fuori da questi standard si mette in regola, quindi una parte, vi dicevo, potrebbe venire dal recupero delle somme degli sprechi, ma su questo francamente i tempi li immaginiamo abbastanza lunghi. Unaltra fonte che potrebbe essere utilizzata forse, forse quella del credito agevolato attraverso i residui ex art.20 della legge 67, anche su questo credo che ci siano difficolt non di facile soluzione, ma forse anche questo potrebbe essere un elemento da tenere presente. Allora per sintetizzare a questo punto la proposta che Anaste ha messo a punto con queste osservazioni che sono giunte dai contributi oggi, qual il succo della proposta, la sostanza quello di questo grande patto di solidariet. Il patto vuol dire un accordo dove, vuol dire che enti diversi che operano su questo territorio si incontrano ognuno porta qualcosa, ognuno cerca di riportare qualche cosa indietro da questo patto, cio di ottenere dei benefici a fronte di risorse di elementi che mette e coinvolge

e condivide con gli altri attori quindi un percorso di sviluppo sostanzialmente se siamo di fronte a una situazione che ci dice che la crisi dello sviluppo il problema essenziale di questa fase della vita economica del nostro paese, una proposta che quindi tenga in primo luogo e come primo obiettivo una proposta di iniziativa di sviluppo. Quindi lo sviluppo quello di proporsi per la costruzione, la realizzazione, la gestione di nuove strutture residenziali e di una nuova rete di servizi di assistenza. Questa nuova rete quindi che deve supplire ad una carenza enorme di centinaia di migliaia di posti residenza e di posti letto nel settore dellassistenza agli anziani. I posti che non ci sono i posti di cui abbiamo bisogno insieme naturalmente anche alle altre cose, quindi allassistenza domiciliare e di cui in Italia parliamo da ventanni facciamo con tutti i nostri limiti da ventanni, tutti ne parlano, nessuno la vede perch si vede poco effettivamente, ma quando si tratta di met-

tere in funzione i meccanismi che leggi bellissime hanno scritto gi da decenni la partenza non si vede mai. Forse sarebbe il caso di utilizzare le bellissime leggi che noi abbiamo per far partire qualche iniziativa anche pratica e che non costa nemmeno moltissimo. Quindi in questo quadro, in questo percorso di sviluppo che va a contemperare esigenze degli anziani che avranno bisogno oggi e soprattutto negli anni futuri di maggiori risposte assistenziali e quella dei giovani che devono lavorare quindi la promozione del lavoro allinterno delle strutture, la promozione del lavoro perch si costruiscono le strutture con tutte, con tutti gli annessi, quindi offre unopportunit assai importante, che richiede per, noi diciamo, il contributo e lapporto di tutti. Quindi le imprese, ci mettiamo in questo senso al primo posto, le imprese che cosa possono offrire? Possono offrire investimenti, possono offrire le risorse, e di questi tempi voi capite ci vuole coraggio per lanciarsi in unoperazione di questo genere quando c unincertezza economica, unincertezza anche politica e unincertezza normativa. Quindi le imprese si pongono in primo piano anche con il supporto alla sottoscrizione dei contratti integrativi per lassistenza integrativa, quindi due passi in questo senso. I lavoratori a cui forse questipotesi del giorno di ferie da dedicare al finanzia-

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UN GRANDE PATTO DI SOLIDARIET PER UN NUOVO WELFARE - SEBASTIANO CAPURSO

mento del Fondo per la non autosufficienza potrebbe essere una cosa accettabile visto che rientra in un quadro di complessiva solidariet e di complessivo sviluppo, quindi utile un po per tutti. E poi anche per questi ladesione ai Fondi sanitari integrativi. Per i pensionati e quindi i sindacati e gli anziani che dovrebbero e potrebbero accettare pi favorevolmente anche una rimodulazione per esempio delle indennit di accompagnamento. Abbiamo visto lesempio tedesco oggi, certamente un aspetto molto interessante credo dovremmo tenere in ottima considerazione. E i Fondi pensionistici e i Fondi sanitari integrativi perch Buongiardino lo metteva nellultima diapositiva, mi pare, la possibilit anche della collaborazione dei Fondi pensionistici oltre che dei Fondi sanitari integrativi unopportunit molto interessante. Dovrebbero probabilmente, se non ho capito male il complessivo di questo mondo, forse razionalizzare un po i loro interventi, anche perch nella distribuzione dei Fondi erogati di assistenza domiciliare non se ne vedeva nemmeno una fettina piccolissima di supporto alle cure di lungo termine, quindi forse spostando un pochino e pi rapidamente il loro intervento sulle fasce in cui c maggiore necessit e forse cercando di pubblicizzare un po il loro intervento anche in questi altri settori. Quindi per

concludere il modello di assetto finanziario di supporto alle cure di lungo termine, alla lungo degenza e a tutto quello che riguarda le cure che prestano le strutture Anaste, con la carenza delle risorse del servizio sanitario nazionale, va quindi verso la necessit di chiedere un contributo, un supporto da parte di agenti e di attori diversi. Pensando anche ad altre iniziative quelle che sono state dette poco fa a proposito dellutilizzo di Fondi per la gestione degli immobili degli anziani che spesso sono congelati e che sono impossibili da utilizzare mentre invece potrebbero esserlo vantaggiosamente a Fondi sanitari integrativi, ma anche a Fondi aperti a capitalizzazione reale in cui si possano invece collegare direttamente con versamenti diretti dei singoli sia prestazioni pensionistiche che prestazioni sanitarie e anche questo avrebbe un grandissimo apporto, unipotesi valutata dal Cerm e che stata pi volte proposta, questa di una parziale convergenza di Fondi pensione e di Fondi sanitari integrativi. Quindi con questi Fondi e con questo meccanismo si potrebbe attivare una raccolta di risorse che nel corso del tempo servirebbero per supportare la realizzazione di nuove

strutture e finanziare poi nel corso degli anni i costi derivanti. chiaramente una sfida molto complessa. Ci rendiamo conto che sono molti gli attori, che pi ci sono attori intorno e pi si complicano i problemi e pi difficile metterli daccordo e trovarli. una sfida che per noi ci sentiamo di affrontare. un percorso stimolante e dico oggi avete i giornali, titolano con la battuta di Monti: ora di corsa. Ecco noi di corsa ci andiamo da tanti anni, ci siamo andati sempre, quindi ci aspettiamo che pure gli altri che invece sono andati magari a passo un po lento, a passo cadenzato si mettano un po in movimento. Le strutture di Anaste, credo, sono pronte a raccogliere questa sfida. Ci aspettiamo che gli altri facciano il loro corso, facciano i loro passi. Grazie per lattenzione.

Grazie Sebastiano, amplieremo questa proposta.

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UN GRANDE PATTO DI SOLIDARIET PER UN NUOVO WELFARE

A chiusura del Convegno abbiamo ricevuto una lettera di ringraziamento che volentieri pubblichiamo.

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Dare forma al futuro


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Si svolto a Roma lo scorso 30 novembre il Convegno del Fondo For.Te.


ella relazione introduttiva, il Presidente Gianfranco Bianchi, ha evidenziato limportanza dellinvestimento nella formazione e del ruolo dei Fon-

ha sottolineato anche come il Fondo dovr essere sempre pi un soggetto attivo in grado di elevare la qualit e gli standard della formazione progettata ed erogata. La giornata ha rappresentato inoltre loccasione per presentare i risultati di Presidente Fondo For.Te. Gianfranco Bianchi. una ricerca realizzaper ridefinire le funzioni e il funta dal Fondo stesso dal titolo Fonzionamento dei Fondi interprofesdi interprofessionali: ruolo ed evosionali dei lavoratori, per la forluzione. Studio progettuale per mazione continua in Italia, con parlimplementazione delle Linee guiticolare riferimento al settore Terda per la formazione nel 2010 nelziario. lambito del Fondo For.Te.. Gli obiettivi specifici della ricerca Lobiettivo generale della ricerca sono sviluppati attorno alle cinque , negli intenti degli Organi di gearee dintervento indicate dalle Listione del Fondo, quello di indivinee guida per la formazione nel duare spunti di riflessione ed evi2010, al fine di valutare le evendenze, tratte dal quadro nazionale tuali e possibili direzioni delle ated internazionale, sullo sviluppo tivit finanziate e progettate da nei prossimi anni del ruolo di FOR.TE. a partire dai rapporti pubFOR.TE. al fine di capire se, e in blicati sulle attivit e dai risultati che termini, ci siano opportunit

di interprofessionali come fattore chiave per leconomia, la competitivit e loccupazione. In particolare ha sottolineato come il Fondo rappresenti un punto di riferimento per uno dei settori, il terziario, che vale il 71% del valore aggiunto prodotto dallintera economia e che in questi anni ha visto crescere in costante aumento il numero delle adesioni. Allo stesso tempo,

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DARE FORMA AL FUTURO

Presidente Fondo For.Te. Gianfranco Bianchi.

dal Fondo stesso conseguiti. Questi i punti: Primo, progettare la formazione alla luce della reale domanda di competenze sui territori, da intercettare grazie a una sistematica rilevazione dei fabbisogni professionali e formativi. I Fondi potrebbero contribuire alla raccolta di informazioni sui mestieri e sulle competenze descritte qualitativamente che le imprese richiedono nel breve periodo, convogliando le informazioni ai livelli centrali di governance e condividendole con il sistema formale di istruzione e formazione, in una logica di integrazione e dialogo. Secondo, adottare un approccio per competenze valorizzando gli esiti dei processi di apprendimento, invece del tradizionale modello scolasticistico di formazione svolta in aule e per discipline. Tale impostazione sarebbe propedeutica a un corretto uso del Libretto

formativo del cittadino, della cui gestione e compilazione gli stessi Fondi potrebbero, in prospettiva, essere incaricati, in quanto conoscitori delle competenze distintive di settore. Infine, lapproccio per competenze dovrebbe essere recepito nella progettazione dei percorsi di apprendistato, quale contratto per eccellenza per linserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Terzo, la formazione dovrebbe avvicinarsi allimpresa, per svolgersi in assetto lavorativo, abbandonando, se e quando necessario, le aule, al fine di assumere una dimensione pi concreta e permettere lo sviluppo di abilit e competenze direttamente spendibili in azienda. Quarto, le azioni per la formazione degli adulti dovrebbero rafforzarsi e diversificarsi, coinvolgendo in attivit di tutoraggio anche i lavoratori temporaneamente sospesi, con lintento di non disperdere le professionalit e di riconoscere le competenze sviluppate grazie allesperienza sul lavoro. Quinto, infine, la formazione progettata a partire dalla domanda, realizzata prevalentemente in impresa, gestita per competenze e resa cos fruibile a tutti i lavoratori adulti necessita di rigorosi processi di riconoscimento, valutazione e validazione delle competenze, e cio di quello che il lavoratore ha appreso e ha imparato a fare. Superata la fase di start up, si apre un processo di consolidamento, che impone nuove responsabilit e un coinvolgimento pi stretto dei Fondi nello sforzo comune di disegnare il futuro del Paese. A questa sfida non intende sottrarsi FOR.TE.,

Direttore Fondo For.Te. Eleonora Pisicchio.

uno dei pi importanti Fondi italiani, per numero di aziende aderenti e di lavoratori; il pi rappresentativo del settore Terziario - Commercio, Turismo, Servizi, Logistica, Spedizioni, Trasporti con una presenza crescente di imprese che operano in altri settori economici. Del resto, la recente evoluzione del quadro giuridico-istituzionale di riferimento con le novit in materia di ammortizzatori sociali e di apprendistato, ma anche lestensione dellefficacia delle Linee guida al 2011 e al 2012 suggerisce un nuovo potenziale rafforzamento e ampliamento, oltre che una maggiore articolazione del ruolo dei Fondi interprofessionali, nella prospettiva di una virtuosa integrazione tra il mercato del lavoro e la formazione di tutte le persone. I Fondi potrebbero cio rappresentare la sede per eccellenza per sostenere la progettazione di percorsi formativi efficaci e dinamici, basati sulla effettiva domanda di formazione delle imprese, nei settori e nei territori, finalizzati alla preparazione anche in assetto lavorativo delle persone ai nuovi mestieri e al cambiamento. Le novit normative tratteggiano il percorso per rea-

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DARE FORMA AL FUTURO

lizzare un nuovo modo di fare formazione, sempre pi legato agli esiti dellapprendimento e alle competenze dei lavoratori, e meno alle procedure formali e ai luoghi di erogazione dei servizi di formazione. Limpresa e i suoi interlocutori, in primis le Parti sociali, acquistano protagonismo nello sviluppo dellapprendimento delle persone lungo tutto larco della vita cos come nella definizione dei profili professionali e delle competenze che essi richiedono, settore per settore, territorio per territorio. Alcuni punti evidenziati nella ricerca sono stati ripresi nella tavola rotonda tra le parti sociali coordinata dal Direttore Generale dellIsfol, Aviana Bulgarelli. In particolare stata ribadita limportanza delle relazioni sindacali e della bilateralit nella gestione del Fondo ed stato messo in evidenza come la vera sfida del futuro sia legare i percorsi formativi ad una reale crescita professionale del lavoratore, quindi ad una certificazione delle competenze possedute. La strategia per linnovazione necessaria per rispondere alla crisi: una formazione sempre pi legata agli esiti dellapprendimento ed alle competenze dei lavoratori, percorsi formativi dinamici finalizza-

ti alla preparazione al cambiamento, ampliamento dellofferta di servizi, sinergia tra le risorse pubbliche e private. Per realizzare questi obiettivi, secondo Bianchi, importante riconoscere leffettiva domanda formativa delle imprese e sostenere la valutazione e la validazione delle competenze. Una vera e propria assunzione di responsabilit, che il Presidente Bianchi propone affermando un modello formativo attento non solo al posto, ma anche alle transi-

zioni del lavoro. Con attenzione anche alle diverse condizioni del lavoro, agli apprendisti, ai contratti a progetto, agli stagionali ed ai lavoratori sospesi o destinatari di ammortizzatori. Il Fondo For.Te. si candida quindi a promuovere questa crescita, con proposte chiare, che sono emerse dal convegno, in cui le Parti Sociali hanno animato una Tavola Rotonda: rafforzare il ruolo della bilateralit e delle strutture delle Parti Sociali come agenti di sviluppo sul territorio, promotori delle opportunit dei Fondi e valorizzare gli esiti dellapprendimento per competenze (attraverso il libretto formativo e laccreditamento degli enti erogatori). Inoltre diventa importante fare rete e coordinare gli interventi dei Fondi con quelli delle Regioni, per la formazione e le politiche attive, sullesempio dellAccordo siglato da For.Te. con la Regione Emilia Romagna.

Il Direttore Eleonora Pisicchio con il Presidente Alberto De Santis.

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45 edizione del Rapporto CENSIS


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resentato a Roma il 2 dicembre u.s. presso il Cnel, il 45 Rapporto del Censis che interpreta anche questanno i pi significativi fenomeni socio-economici del Paese in una difficile congiuntura. Le considerazioni generali del Rapporto introducono, sottolineando, come la societ italiana si rivelata fragile, isolata, eterodiretta. Siamo fragili a causa di una crisi che viene dal non governo della finanza globalizzata e che si esprime sul piano interno con un sentimento di stanchezza collettiva e di inerte fatalismo rispetto al problema del debito pubblico. Siamo isolati, perch restiamo fuori dai grandi processi internazionali (rispetto allUnione europea, alle alleanze occidentali, ai mutamenti in corso nel vicino Nord Africa, ai rampanti free rider delleconomia mondiale). E siamo eterodiretti, vista la propensione degli uffici europei a dettarci lagenda. I nostri antichi punti di forza (la capacit di adattamento e i processi spontanei di autoregolazione nel welfare, nei consumi, nelle strategie dimpresa) non riescono pi a funzionare. Ma al di l del primato degli organismi apicali del potere finanziario, il passo lento del nostro sviluppo segue una solida traccia: valore delleconomia reale, lunga durata, relazionalit e rappresentanza. Una societ complessa come la no-

stra non pu vivere e crescere relegando milioni di persone a essere una moltitudine egoista affidata a un mercato turbolento e sregolato, e affidando la tenuta dellordine minimale a vertici e circuiti finanziari ristretti e non sempre trasparenti. Oggi la dialettica politica sembra prigioniera del primato, anche lessicale, della regolazione finanziaria di vertice, che per pu esprimere solo una dimensione di controllo, non di evoluzione e crescita. Nella seconda parte del Rapporto, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dellanno: quel che resta del modello italiano, le cause del ristagno economico e come ridare forza al potenziale di crescita. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanit, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza. Viviamo esprimendoci con concetti e termini che nulla hanno a che fare con le preoccupazioni della vita collettiva (basti pensare a quanto hanno tenuto banco negli ultimi mesi termini come default, rating, spread, ecc.) e alla fine ci associamo ma da prigionieri alle culture e agli interessi che guidano quei concetti e quei termini.

Potremo superare la crisi attuale se, accanto allimpegno di difesa dei nostri interessi internazionali, sapremo mettere in campo la nostra vitalit nelle diverse realt territoriali, rispettando e valorizzando le radici della nostra linea evolutiva, la coesione sociale, la forza economica e finanziaria delle famiglie, e capirne le ulteriori direzioni di marcia. Se nel prossimo futuro potrebbero essere incubati germi di tensione sociale e di conflitto, a causa della tendenza allaumento delle disuguaglianze e dei processi che creano emarginazione, auspicabile un sistema dove le parti possono contribuire ai processi decisionali, ai vari livelli. Lo sviluppo di aggregazioni capaci di supplire alle carenze del welfare pubblico e la partecipazione comunitaria a livello di (quartiere urbano o di area agricola, etc), sar risolutivo e far aumentare la tenuta di tutti i soggetti intermedi portatori di interessi o di istanze civili. Senza il funzionamento della rappresentanza, sociale e politica, la societ sarebbe priva di vitalit dialettica e dinamica sociale, oltre che di un indispensabile tessuto socio-politico intermedio.

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Nono Rapporto Annuale 2011 AIOP - Ospedali&Salute


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stato presentato a Roma il 1 dicembre 2011, il Rapporto annuale dellAssociazione Italiana Ospedalit Privata dalla quale emerge un quadro di sprechi in crescita, mentre il settore privato si organizza per affrontare la crisi. Nel corso della presentazione sono emersi i dati pubblicati nel rapporto Ospedali & Salute 2011, realizzato da AIOP in collaborazione con Ermeneia Studi & Strategie di Sistema, che evidenzia come cresca la quota dinefficienza degli Ospedali pubblici che ricevono un finanziamento pi alto del valore delle prestazioni che erogano: in media stato considerato che sprechino oltre il 29% dei finanziamenti. Oltre allanalisi dellinefficienza dei conti degli Ospedali pubblici, il rapporto come ogni anno, ha anche stimato la percezione della qualit dei servizi su un campione di 4000 cittadini italiani e fotografato lattivit dellospedalit privata in Italia. Il Rapporto Ospedali & Salute 2011 continua a svolgere la sua funzione di presidio culturale per quanto riguarda lo sviluppo dei servizi ospedalieri del nostro Paese. Citiamo alcuni numeri importanti: 13 Miliardi i costi dellinefficienza degli Ospedali pubblici, mentre nel settore privato sono necessarie nuove strategie per affrontare la crisi. 60 miliardi ogni anno lanalisi del movimento del settore, che presenta per, unesigenza al miglioramen-

to continuo sia sul piano delle cure sia per la gestione delle risorse economiche. Enzo Paolini Presidente AIOP commenta: Di fronte allimmagine restituita dal rapporto e, considerata la situazione dei conti pubblici, c da chiedersi se i tagli lineari siano davvero lunica strada percorribile. O se invece, bisogner pensare a una vera e propria riforma strutturale che possa, nel medio periodo, rispondere alle esigenze del Paese, garantendo un sistema sanitario universalistico, che tenga ferma la centralit della persona, ma che abbia al suo interno meccanismi per lottimizzazione dei costi. Per fare ci conclude Paolini la proposta dellAiop lintroduzione del principio della terziet dei controlli per superare il conflitto che vede lo Stato essere regolatore, operatore e controllore delle strutture, proprie e altrui, dare trasparenza ai bilanci pubblici e revisionare i sistemi di finanziamento e accreditamento in una logica di sistema misto pubblico/privato che possa dare unofferta unitaria sul territorio ed elevare la qualit delle prestazioni a costi sostenibili. Si ricorda che lobiettivo del Rapporto quello di mettere annualmente sotto osservazione una realt in costante trasformazione, in modo da offrire agli operatori, ai decisori e alla pubblica opinione, analisi e riflessioni, che investono sia le modalit con cui vengano svolti i servizi ospedalieri sia le modalit con

le quali i cittadini richiedono e valutano questi ultimi.

Lanalisi delle opinioni dei cittadini e di coloro che hanno effettivamente utilizzato le strutture ospedaliere ha approfondito inoltre un aspetto particolare: quello dei bisogni e delle attese delle famiglie nei confronti di servizi ospedalieri particolarmente mirati alle persone anziane, le quali richiedono non solo cure e interventi clinici allinterno delle stesse strutture, ma anche unassistenza post-ricovero che si prolunga sul territorio. Ormai linvecchiamento della popolazione richiede di trovare modalit nuove che permettono di realizzare uneffettiva e piena continuit assistenziale e, questo, utilizzando al meglio un sistema misto pubblico e privato accreditato, che i cittadini continuano a sottolineare essere la soluzione pi adeguata perch mette a disposizione sul loro territorio lintero tessuto ospedaliero disponibile.

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Prima laureata di ANASTE CAMPUS


Irene Bruno

La Dott.ssa Irene Bruno la prima laureata dei corsi di laurea triennali di ANASTE CAMPUS

ra lottobre di tre anni fa e il Prof. Alberto De Santis, Presidente Nazionale dellANASTE, nel corso di una delle annuali visite alle Sezioni Regionali dellANASTE, annunci lopportunit da lui voluta e sostenuta, di formazione universitaria con la Link Campus University of Malta, che Anaste Campus offriva ai suoi associati in virt di uniniziativa volta alla qualificazione delle figure con incarichi di responsabilit. La tentazione per me stata forte e ho timidamente tentato i primi contatti con la Link Campus; unaccoglienza calda e partecipativa mi stata di supporto nella decisione di mettermi alla prova. Ricordo ancora lemozione del primo ingresso in piattaforma e, attraverso il video, sentirmi in aula e intendere le parole del docente come se fossero dirette a me per trasportarmi nel magico mondo della conoscenza, il profumo e il fruscio delle pagine di un testo intonso al quale potevo accedere; linserimento in un mondo nuovo guidato con fermezza e rara attenzione dal Prof. Vincenzo Mustica, i suoi appassionati Tutor e un valido staff logistico. Fino a quando giunto il tempo del primo esame, inteso come banco di prova, un passaporto che poteva traghettarmi sulla sponda opposta dove la Laurea attendeva oppure convincermi ad abbandona-

re un progetto affascinante e ambizioso. Storia Contemporanea mi ha regalato la prima soddisfazione del mio percorso ma anche una nuova sicurezza in me stessa e da allora la strada stata in discesa; esame dopo esame nella magica cornice di Roma, un passo alla volta, ogni tassello si inserito al suo posto fino al completamento dellintera opera con il coinvolgente momento della discussione della tesi: Immigrazione e Terzo Settore con Focus sul fenomeno della donna/badante immigrata. Sono stata condotta in questo percorso dal Prof. Umberto Marongiu, guida attenta e arguta che mi ha dato la possibilit di esplorare un tema a me caro, attuale e in continua evoluzione. Ecco il percorso che mi ha condotto a questo traguardo e che si inserito in un momento non convenzionale della vita di una donna. Mi sono diplomata nella mia nativa Novara e un impiego a Milano mi ha accolto subito assieme alla grande possibilit di una forte e decisa formazione al lavoro unita allacquisizione di competenze organizzative. Dopo sei anni le nozze con un fisico nuclea-

re giramondo che ho seguito con entusiasmo in lunghi periodi allestero: due anni in Danimarca (con incarico presso lAmbasciata dItalia a Copenaghen), 14 mesi a Parigi, Cambridge, Annecy, Benasque, Amburgo e larrivo di tre bambini, Simone, Monica e Fabio, che ci hanno seguito allegramente. Infine latterraggio definitivo nella splendida Bologna che considero ormai la mia citt dadozione. Sapore senza sale: un libro di cucina con ricette raccolte in tutta Europa. Dieci anni dedicati al dolce compito di crescerli con

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PRIMA LAUREATA DI ANASTE CAMPUS

impegno esclusivo, fino a un timido reinserimento nel mondo del volontariato attraverso lAido Provinciale. I Consigli di Istituto delle scuole dei figli, e lapprodo ad un part-time nel settore socio-sanitario. Con il tempo lassunzione di un ruolo ed un impegno sempre pi coinvolgenti ed entusiasmanti. Ora, in questo nostro tempo che sembra dare tutto per scontato e vela ogni cosa con una patina di tutto gi vissuto, si manifestata la possibilit di inseguire un sogno e provare unintima soddisfazione che a fatica pu essere contenuta in questo breve scritto: la tecnologia informatica agevola il contatto fra gli erogatori di conoscenza e chi desidera sviluppare le proprie competenze, ma con una misurata dimensione temporale a disposizione. Il tempo dedicato allo studio nelle ore centrali della notte, quando la vita famigliare ormai riposa e il silenzio consente la massima concentrazione. Che cosa rappresenta la formazione universitaria oggi: stimolo allapprofondimento, la possibilit di percorrere un cammino in progressione che porta a un risultato da conquistare con tenacia, costanza, applicazione ed entusiasmo, la costruzione di un futuro partendo da basi solide. Questo percorso mi ha dato: la curiosit di apprendere competenze nuove, logiche innovative ed effi-

caci di calcolo e schematizzazione, capacit di lettura e comprensione legislativa, analisi ad ampio raggio dei contesti professionali con formulazione di proposte attuabili e pertanto degne di attenzione e accoglienza da parte della Committenza in quanto credibili. Inoltre lentusiasmo della partecipazione ai processi interni ed esterni al proprio ambito lavorativo per dare il proprio modesto contributo al corso della res publica, limpegno nelle associazioni di categoria al fine di contribuire in base alle attitudini personali, acquisizione di competenze nella gestione dei rapporti e nella relazione daiuto per costruire un clima equilibrato nella propria realt, la spinta ad assumere un ruolo nella formazione continua o specializzata del personale nel settore nel quale opero per accrescerne la motivazione, vivere lo strumento dellempatia per fornire risposte efficaci e accudenti, infine, sentirsi soggetto attivo del proprio tempo. In sintesi un tangibile contributo a un processo di rinnovamento nel proprio ruolo personale e professionale. Giunge infine il momento clou del percorso, unemozione che ha superato ogni mia immaginazione: la Ceremony for the Conferment of Degrees 2011 presso lAuditorium della Link Campus, San Leone Magno, la cornice ideale per creare unatmosfera surreale e ve-

stire di solennit un cambiamento di status conquistato con un serio e appassionato lavoro. Le parole del Magnifico Rettore dirette a ciascuno dei laureandi hanno rappresentato uninvestitura che tocca mente e cuore e ferma il respiro in quel fuggevole attimo che si scolpisce nella memoria anche quando toga, tocco e mantello sono stati riposti in attesa di glorie future tornando alla nostra vita che ci aspetta, con rinnovato vigore. Accanto al mio sentito grazie a coloro che mi hanno introdotto e accompagnato nel percorso, anche una considerazione: i sogni, con una forte motivazione e un valido supporto, si possono realizzare. Fino a quando ci saranno persone che ci crederanno, ne creeranno le condizioni e trasmetteranno entusiasmo. Sognatrice? E possibile. Entusiasta? Ve lo concedo. Ma questi sono i sogni che concorrono alla realizzazione personale e al miglioramento della vita sociale mediante ogni singolo piccolo contributo di ciascuno di noi. Qualcuno disse: non esiste la strada verso la felicit, la felicit la strada, con lapprezzamento di ogni piccolo momento, gesto, incontro e affetto che la vita ci offre. Grazie.

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I profili normativi dellAssistenza Sanitaria Integrativa


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Modello italiano e Modelli europei a confronto

i tenuto a Milano il 19 dicembre u.s., un convegno di interesse nazionale, organizzato dallUniversit degli Studi di Milano presso la Facolt di Giurisprudenza, Facolt diretta dalla Prof.ssa Albina Candian con la partecipazione dellUniversit Bocconi, dellUniversit Cattolica di Mi-

Nel corso dellintervento della Dott.ssa Mastrobuono stato puntualizzato ampiamente il successo del Convegno romano di Anaste con la formulazione di dati sostenibili in relazione al progetto proposto. La Mastrobuono nella sua relazione milanese ha parlato della Sanit integrativa come base di costi-

tuzione del Secondo Pilastro. La definizione di livelli uniformi di assistenza sanitaria materia che risente pi di altre della transizione da un sistema centralistico ad uno a responsabilit condivise tra Stato e regioni, l indicazione di livelli si cala in contesti regionali molto diversi per cultura, caratteristiche socio-sanitarie, dotazioni strutturali, competenze tecnicoscientifiche e capacit gestionali La funzione programmatoria regionale dovr definire le modalit organizzative per il perseguimento degli obiettivi secondo lordine di priorit definito dal PSN ed in funzione delle specifiche esigenze del territorio, e distribuire le risorse in relazione alle modalit organizzative adottate. Tutte le esperienze internazionali fin qui disponibili dimostrano che la definizione dei livelli di as-

lano e lUniversit di Tor Vergata di Roma, presente con il Magnifico Rettore Prof. Renato Lauro. Sottolineando limportanza del Convegno, il Prof. De Santis stato invitato in qualit di Presidente dellAnaste a seguito del Convegno interessantissimo che si tenuto a Roma circa un mese prima dalla quale, poich mancava linformazione su detto argomento, si iniziata ad effettuare la diffusione della conoscenza e la cultura della socializzazione del rischio e la valenza dei Fondi Sanitari.

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I PROFILI NORMATIVI DELLASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA.

sistenza un obiettivo socialmente e tecnicamente molto complesso, nonch in continuo divenire, in quanto deve tenere conto del progresso scientifico e della innovazione tecnologica che influenzano le valutazioni di efficacia e di appropriatezza delle prestazioni. Il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 indica, pertanto, i principi ed i criteri generali, rinviando alla elaborazione di specifiche linee di indirizzo le specifiche definizione operative relative ai diversi settori di attivit. Invitata anche la Dott.ssa Labate che ha sviluppato il suo intervento suI fondi sanitari integrativi in Italia ed in Europa: unanalisi comparativa Da una prima riflessione di contesto si evince come i sistemi sanitari europei, e con essi lItalia, hanno tutti attraversato, a partire dagli anni 90 e fino a tutta la prima met degli anni 2000, un lungo periodo di politiche di contenimento e di efficientizzazione della spesa sa-

nitaria, finalizzate a mantenere costante il rapporto spesa sanitaria/PIL. Si pu sostanzialmente affermare che sono stati sotto controllo dal punto di vista economico finanziario. Non sono mancate e non mancano tensioni, dovute sempre pi allinvecchiamento della popolazione nonch agli effetti della crisi economico finanziaria a far data dal 2007. Ancorch, vi sia un dibattito vivace nella comunit scientifica, sulla rilevanza dellimpatto demografico dellinvecchiamento sulla spesa sanitaria in rapporto al PIL, comunemente acclarato che gli effetti delle malattie croniche degenerative e soprattutto laumento di spesa per tutte le aree, che sono border line, tra sanitario e socio-assistenziale, possono mettere sotto scacco la stabilit dei sistemi di protezione della salute e di protezione sociale. Per di pi negli ultimi 5 anni, in presenza di bassa crescita, e recentemente in aperta fase di stagnazione, evidente che si ri-

verseranno sui sistemi sanitari, problematiche che non sono interne alla dinamica della sanit, ma riguardano il sistema economico generale nel suo complesso La Prof.ssa Albina Candian ha avuto parole di elogio sulla qualificazione dei relatori e dei moderatori e nella sua relazione conclusiva ha precisato: Circa i profili giuridici della assistenza sanitaria integrativa da ritenere che vi siano tre profili su cui appuntare una decisa attenzione: 1) La forma giuridica della variet di figure esistenti: casse, societ di mutuo soccorso, fondi etc., sono quasi tutte associazioni non riconosciute ai sensi dellart. 13 c.c. sarebbe, tuttavia, utile una mappatura delle forme esistenti. A tale proposito andrebbe ripensata la funzione dellAnagrafe di fondi sanitari, attribuendole funzione di pubblicit notizia,cos come accade ogni pubblico Registro; 2) Rinnovata attenzione del legislatore verso le forme di assisten-

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I PROFILI NORMATIVI DELLASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA.

za sanitaria integrativa nell ottica della Vigilanza ISVAP. Allinterno del Codice delle Assicurazioni Private vi sono delle norme che si riferiscono alle societ di mutuo soc-

corso e alle Casse di assistenza sanitaria autogestite, alle quali si applica il Titolo IV del CAP medesimo, ovvero quello dedicato alle mutue assicuratrici: pertanto a detti enti debbano si debbono applicare le norme sui bilanci, sulla trasparenza delle operazioni e regole di comportamento, etc.; 3) Necessit di un individuare un organo di Vigilanza, che non pu es-

sere il Ministero e che dovrebbe essere una Authority Indipendente. La giornata si chiusa con un interessante Tavola Rotonda presieduta dal Magnifico Rettore Prof. Renato Lauro, ricca di contenuti alla quale ha partecipato anche il Presidente del Fondo Est Simonpaolo Buongiardino che ha presentato i Fondi integrativi atti a garantire ai lavoratori unassistenza sanitaria integrativa al Servizio Sanitario Nazionale.

Albina Candian
dal 2000 Professore ordinario a tempo definito di Diritto Privato Comparato presso la Facolt di Giurisprudenza dellUniversit degli Studi di Milano. E stata, altres, Professeur invit presso lUniversit Paris II; Professeur presso la Facult de Droit Compar de Strasbourg (II cicle); Visiting Scholar: Standford University; University of California at Berkeley; Oxford University. E: Membre associ de lAssociation International de Droit Compar; Membro dellAssociazione Henry Capitant; Socia dellAssociazione Italiana di Diritto Comparato; Socia dellARISTEC. Professore presso la Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza ove insegna Diritto dei mercati finanziari e assicurativi. Avvocato cassazionista, iscritta allOrdine degli Avvocati di Milano, stato associata per oltre un decennio dello Studio A.D. Candian e Associati, con sede in Via Santa Sofia n. 27, Milano. socio fondatore dello Studio Legale Albina Candian & Partners, con sede in Via Cesare Battisti n. 23 Milano e in Via dei Condotti n. 61 Roma. Consulente Giuridico e Attorney in Diritto Civile e Commerciale nazionale, europeo ed internazionale, con specializzazione in materia di Diritto dei Mercati Assicurativi, Finanziari e Bancari, della Previdenza complementare e della Assistenza sanitaria integrativa, Diritto della Intermediazione Assicurativa e Finanziaria, delle Garanzie del Credito, di Diritto della Piccola e Media Impresa, di Consorzi fidi, nonch in materia di Family Planning (Private Insurance, Trust, Patti di famiglia, Negozi successori e fiduciari, Fondazioni);

Relatore in numerosissimi convegni in qualit di esperta nelle materia sopradescritte in Italia e allestero e autore e coautore di numerosi libri e saggi, oltre a voci enciclopediche (Digesto IV e Enciclopedia del diritto) nelle medesime materie,ha diretto numerose unit di ricerca finanziate da CNR, MIUR e Commissione UE. Relatore incaricato ai corsi di Formazione per Ordine degli Avvocati di Roma organizzati da ISVAP; Relatore incaricato a corsi di formazione per magistrati da parte del Consiglio Superiore della Magistratura; Membro dellOsservatorio RCA costituito presso lUniversit di Brescia ed affidataria della parte giuridica del Volume Manuale sul RCA, i cui risultati saranno oggetto di prossima pubblicazione. Membro dei Comitati di Sorveglianza di diverse Compagnie di Assicurazione in liquidazione coatta amministrativa (Provvedimento ISVAP n. 2672/2008); A seguito di nomina ANIA, stata componente del Collegio Unico Nazionale di Conciliazione ed Arbitrato ai sensi dellart. 18-bis Accordo Nazionale Agenti di Assicurazione 2003 fino al 2010; E autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche nellambito del Diritto dei contratti e dei mercati finanziari.

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Il Colophon di Pro
Terza Et Periodico dellAnaste Associazione Nazionale Strutture Terza Et Direttore responsabile: Carlo Hanau Direttore editoriale: Alberto De Santis Capo redattore: Anna Raccuja Comitato scientifico: Mauro Barni, Guglielmo Bruno, Pier Ugo Carbonin, Giorgio Dellacasa, Aureliana Florea, Carlo Hanau, Fabio Roversi Monaco, Carlo Vergani Editore: ANASTE Via dei Gracchi, 137 - 00192 Roma Tel. 06/45435266 Fax 06/45435291 Impaginazione e stampa: Grafica Di Marcotullio sas - Roma Amministrazione e redazione: Via dei Gracchi, 137 - 00192 Roma Tel. 06/45435266 Fax 06/45435291 E-mail: anasteditore@anaste.com Autorizzazione del Tribunale di Roma N. 275/95 del 31-5-1995 Poste Italiane S.p.A Spedizione in abbonamento postale - 70% DCB Abbonamento annuo: 26,00 versamento su c/c postale n. 32671000 intestato a: Anaste Arretrato 8,00 Concessionaria per la pubblicit: TREE S.r.l Medi@Service Viale Andreis, 74 25015 Desenzano del Garda (BS) Tel. 030/9990413 Fax 030/9124781 E-mail: treems@tiscali.it Questo periodico associato allUnione Stampa Periodica Italiana Copie stampate n 4000 ISSN 1123-8291 in copertina: foto autore Anna Raccuja

Gli autori di questo numero


Alberto De Santis Presidente Nazionale Anaste Gianni Gruppioni Presidente ANA - ANAP V.P. Vicario FEDERSALUTE Dott.ssa Dagmar Feldgen Ambasciata tedesca Dott. Pietro Barbieri Presidente FISH Dott. Andrea Olivero Presidente ACLI Dott.ssa Carla Collicelli Vice Direttore Generale della Fondazione CENSIS Dott.ssa Grazia Labate Ricercatrice in Economia Sanitaria Dott.ssa Isabella Mastrobuono Dir. Sanitario Policlinico Tor Vergata Sub-Commissario Sanit Reg. Molise Dott. Massimo Blasoni Associato Anaste Dott. Filippo Palumbo Direttore Ministero della Salute Dott. Herbert Mauel Direttore Generale della BPA Dott.ssa Lara Sholz Responsabile internazionale Camera di Commercio Italo-Germanica Dott. Simonpaolo Buongiardino Presidente Fondo Est Dott. Fabio Miraglia Presidente Commissione nazionale RSA Dott. Carlo Fiordaliso Segretario Confederale UIL Dott. Renato Dapero Presidente ANOSS Dott. Giuseppe Trieste Presidente FIABA Dott. Damiano Mantovani Presidente ANSDIPP Dott. Sebastiano Capurso Presidente Anaste Lazio Irene Bruno Anna Raccuja

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