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Di generazione in generazione: lesperienza educativa tra consegna e nuovo inizio

(Lizzola) Premessa Occorre ricordare che qualunque condizione umana (infanzia, giovinezza, maturit, vecchiaia) acquisisce il proprio tempo in modo sempre originale: si va cos a costruire unidentit generazionale che resta sempre in relazione con le altre generazioni. (il ragazzo di 20 anni costruisce la propria giovinezza in relazione ai suoi genitori che a loro volta a 20 anni avevano costruito la propria giovinezza) Al giorno doggi per la relazione tra le generazioni si sta indebolendo: non emerge pi il marcato significato dellimportanza del vissuto delle generazioni precedenti.

Capitolo 1 Ritrovare linfanzia Esempio: la Ruota degli Esposti di Napoli del Quattrocento I bambini accolti nellospizio erano i figli e le figlie della povert, di quei Genitori che non pensavano di poter mantenere la promessa di un esercizio di maternit e paternit. Nascere vuol dire essere salvati in un corpo fragilissimo che chiede cura, attenzione e che chiede di mantenere la promessa di maternit e paternit (tu sei mia madre, tu sei mio padre, mi avete generato, ora dovete prendervi cura di me). Crescere un figlio alcune volte per un genitore difficile a tal punto da ritenere linnocenza uno status da cancellare! I padri spesso vogliono proteggere eccessivamente i figli, evitandogli incontri con dolore e sofferenza, senza pensare che questo atteggiamento di tutela non positivo, anzi aumenta la fatica di entrare nel mondo. Bambini e bambine da rendere diffidenti, autointeressati e lucidi nel calcolo, magari furbi, devono perdere presto linfanzia. Per poter essere pronti a sacrificare gli altri pi che se stessi, imparando a non vedere laltro: un freddo egoismo rinforzato dai padri che PROTEGGONO i figli volendo COSTRUIRE dei vincenti. Bisogna invece accettare la vulnerabilit dei figli, insieme a quella di noi adulti.

Nascere entrare in una distanza, apparire dentro una relazione che distanza abitabile: sarai sostenuto piccolo corpo nel tuo voler vivere fragile. in questa vulnerabilit che si costruiscono relazioni, scambi, alleanze e consegne. Ritrovare linfanzia: vivere il senso della vulnerabilit vissuta allorigine della vita. Tutte le volte in cui uomo o donna si trova in situazione di fragilit e vulnerabilit e quindi di bisogno, ritrova linfanzia. Oggi ci troviamo a vivere in una societ che rinnega la debolezza, che promuove lefficienza e lautonomia, rinnegando la fatica. Ma non ci si ricorda che la semplice nascita di una vita ci pone di fronte alla fragilit. ESSERE FRAGILI, ritrovare linfanzia, significa CAPIRE CHE SEI FIGLIO, che nasci da qualcuno, che sei frutto di una cura, lesito di unaffettivit. Oggi viviamo in una societ che ha affievolito la consegna, laffidamento reciproco, la responsabilit di prendersi cura di un figlio nella fragilit. Si diffonde il mito della perfezione e quindi della colpevolizzazione quando si fallisce. Ma possiamo uscire da questo circolo riconsiderando la relazione con laltro, la relazione educativa e di cura, la relazione di fiducia tra le generazioni. Bronferbrenner perch un bambino si sviluppi necessaria unattivit reciproca, sempre pi ricca tra lui e un altro essere umano, in una relazione emozionale. Fare qualcosa insieme, in un gioco a ping pong, in cui si gioca e si diventa un po matti, luno per laltro. Perch questo funzioni occorre che vicino alla prima persona che interagisce con il bambino, ce ne sia una seconda che sia supporto e appoggio. LA SCIENZA HA SCOPERTO CHE LA FAMIGLIA DI GRAN LUNGA IL SISTEMA UMANO PIU POTENTE E PIU CAPACE DI FARE DELLUOMO, DELLA DONNA, UN UOMO E UNA DONNA. Tra genitore e figlio si deve instaurare una comunicazione particolare. Il genitore deve rendersi specchio: i bambini hanno bisogno di essere visti, di vedere rispecchiato il loro modo di sentire e di esprimersi, di sentirsi accompagnati nel viaggio tra magico e reale e tra reale e magico. Il corpo inizialmente un corpo di affetti: ha sentito, ha ricevuto, ha sopportato. Oggi il destino del sentire il sentire gli altri, la vita, la vulnerabilit, proprio come quello dei bambini. Nellinfanzia proviamo un sentire aperto e non orientato, lesperienza di stupore e meraviglia, la sensazione di essere irradiati dal mondo, senza il desiderio di

appropriarsene a tutti i costi. Ecco come dovrebbe essere il sentire delladulto che ritrova la sua infanzia. Ma sussiste un problema: Uomini e donne che non riescono ad abitare la loro vulnerabilit, n a sostenere dubbi e interrogazioni sulle loro capacit e possibilit, non vogliono sentire s e gli altri: sono gli stessi uomini che provano a cancellare i segni della vulnerabilit da figlie e figli. Lo fanno senza accorgersi di nascondere cos anche le tenerezze, le dedizioni, le cure e gli impegni attenti, le fedelt e le vicinanze, lintelligenza delle cooperazioni e la bellezza della gratuit. La prima infanzia resta perduta da quando la parola, la conoscenza, la relazione ci hanno immessi nel gioco del conflitto. Con lavvento delle migrazioni, la nostra societ sta diventando multietnica a tal punto che persino i nostri bambini sono a contatto con lo straniero (magari nella stessa classe o scuola o asilo). Questo fa s che il loro sentire venga modificato: siamo tutti fratelli anche nella diversit. (esempio del bimbo circonciso e poi festeggiato nel dolore e dellamico cattolico che chiede alla maestra il significato di questa differenza). Oggi i bimbi devono essere educati alla diversit, alla fraternit tra diversi. Ecco perch ritorna la definizione dellIO COME DIVERSO DAL TU, uso laltro per identificare me stesso, ma senza discriminazione, solo per distinzione. (la fraternit non fa incontrare laltro da cui distinguersi, ma laltro come unico altro da te e in quanto tale diverso perch un non io). Laltro vulnerabile e mortale quanto lo sono io nel mio corpo: da qui una nuova generazione di diritti (S. Weil, LA prima radice). Nellessere stranieri gli uni agli altri, i diritti umani sono riconoscibili e praticabili. Occorre educare a sostenere associandosi alla debolezza e finitezza daltri, Nasciamo figli e ci troviamo fratelli nella terra di mezzo. Capitolo 2 Di padre in figlio Lalbero da cui siamo nati non ci possiede n ci protegge: il legame tra genitore e figlio non di possesso assoluto, il figlio altro dal genitore, ne legato, ma non incluso. Il figlio a se stante e il genitore deve crescerlo e curarlo cos com, senza volerlo plasmare o costruire a proprio gusto. Infatti tra padre e figlio avviene una evoluzione parallela, ognuno influisce sullaltro, si narrano in identit e in trasformazione.

Il figlio per nascere deve uscire dalla tutela del padre, il padre non deve vivere il figlio come minaccia al proprio essere. Nella crescita il padre influenza negativamente i figli se non capace di vivere la distanza naturale che esiste tra le generazioni. Egli guida sostegno, ma non proprietario del figlio. Le generazioni sono diverse le une dalle altre poich ognuna prende qualcosa dalla precedente: sono colme di discontinuit (il cosiddetto salto generazionale), ma resta comunque il legame e il debito con la generazione precedente: la fedelt e la fiducia nel passato. Oggi pare indebolito il legame tra le generazioni. Oggi pesa molto di pi la consapevolezza che nella crescita ci sia uno scambio del ruolo della cura. Ecco cosa pensano le due parti in causa: GENITORE: prima eravamo noi ad accudire e sostenere, adesso siamo fragili a tal punto che necessario che siano i nostri figli a prendersi cura di noi FIGLIO: prima eravamo accuditi e curati, ora siamo chiamati, nonostante siamo piccoli, ad avere cura e attenzione di chi pi grande di noi. La comunicazione avviene tramite la PAROLA. Questa rappresenta il mezzo per il passaggio di generazione in generazione. La parola insieme al conflitto e allincontro con il dolore sono i luoghi educativi per eccellenza in cui le generazioni si incontrano e si scambiano le informazioni. Ma se al giorno doggi la comunicazione non promossa e non coadiuvata dalla consapevolezza del conflitto come creatore di altre possibilit e non di sola distruzione e del dolore come parte integrante della vita, il bambino crescer nella bambagia e non sar in grado di entrare nel mondo reale con tutto se stesso: tenere lontano dal dolore e dal conflitto chi cresce non buona cosa, non educa e non protegge. Nel ricordare la diversit delle generazioni, occorre precisare che tra di esse si possono ritrovare delle somiglianze: ad esempio le speranze condivise di generazione in generazione, come la ricerca di un orizzonte abitabile per la famigli, che sia privo di dominio assoluto da parte di qualcuno. Nel passaggio generazionale c un punto importante che forse non tutti sanno: nelleducazione dei figli ci sono dei passaggi di testimone, ovvero il figlio coglie sempre una verit che i genitori attestano, al di l delle loro intenzioni: la testimonianza dunque precede, i genitori stessi la colgono nel tempo. Questo vuol dire che il modo in cui i genitori educano i figli fa trasmettere un messaggio implicito sulla realt, sulla vita o

sulla societ, anche senza che questi lo vogliano. Ecco perch i figli sono lo specchio dei genitori: essi captano ci che i genitori trasmettono e lo usano per trovare la propria via, la propria strada nella vita. Capitolo 3 Giovani chimici e giovani alchimisti Chimico/commentatore: davanti al rogo del tempo che brucia unopera, legno e cenere sono i soli oggetti della sua analisi (immobilizza un particolare nelle sue definizioni, il presente ci che conta). Alchimista/critico: davanti al rogo del tempo che brucia unopera, la fiamma custodisce il segreto della vita, egli cerca la verit, la cui fiamma vivente continua ad ardere sui ceppi del passato e sulla cenere del vissuto (il passato ha una sua complessit che continua a influenzare il presente). MInervini riprende i tre riverberi di Simone Weil: La relazione educativa come pratica dellattenzione, come esperienza di generosit nella sua forma pi pura e rara: il ruolo delleducazione consiste nel dare origine a moventi e il fine della cultura la formazione dellattenzione. Leducazione come attenzione e generosit la via per la conoscenza della propria vita che si costruisce nel tempo e negli spazi delle vite particolari con cui entriamo in relazione. Occorre andare oltre la scienza di cause e oltre le vite secondo funzione: occorre vivere senza il mito della certezza scientifica . Ogni giovinezza dovrebbe dire: nessuna epoca migliore di questa, perch sostare in piedi nella tempesta e cogliendo la direzione dei venti del proprio tempo gi impedire il trionfo delle forze che vogliono rendere afone le vite di donne e uomini. I giovani allora devono camminare controvento, impegnarsi a cerace le fessure negli edifici solidi della convivenza, dei saperi, delle forme di relazione, delle memorie e delle identit chiuse. Per darne nuova forma al tempo e allumano, per non essere schiacciati dalle necessit, per sentire intensit e tenerezza del vivere insieme e della libert personale. Ecco la soluzione di Simone Weil: una mente aperta al nuovo e allinfluenza del passato. Ecco perch occorre aver cura delle generazioni passate in relazione alla nostra. Di generazione in generazione importante ci cui si sa dare nuovo inizio, nuova prospettiva: importante ci che si generato e ci che si lasciato pu essere investito in forme nuove.

Il passato non solo passato e il presente non solo presente. Par. 3.4 : la benedizione ?? pag.97 Oggi siamo in un mondo pieno di guerre, distruzione e dolore. La guerra entrata come malattia della civilt nella nostra societ. Leducazione una delle pi importanti esperienze di alleanza tra donne e uomini, tra le generazioni. Occorre essere miti in educazione, occorre cogliere laltro nella sua singolarit, occorre sentire laltro. La mitezza ci mette in contatto con il dolore e la gioia dellaltro. Relazione tra me e laltro, cosa avviene, fiducia e responsabilit. Mitezza come equilibrio, benevolenza, amare il proprio nemico, serba la cura, la dedizione e lattesa, la capacit di non fermarsi al giudizio delle persone, rende affidabili e presenti, disponibilit verso laltro. Educare alla mitezza educare al senso di giustizia, alla capacitdi soffrire come propria ogni offesa o violenza. Levins: educhiamo le piccole e i piccoli in esperienze culturali e civili a temere lingiustizia pi della morte, a preferire lingiustizia subita allingiustizia commessa.. Nessuna debolezza nella mitezza: attiva piuttosto sensibilit attenta, lucidit nella lettura di ci che alberga nellaltro. IMPORTANTE: rispettare la vulnerabilit di donne e uomini NON pensare di vincere la vulnerabilit o di superarla, BENS accettarla cos come parte di noi, assumerla. Capitolo 4 Nei luoghi della relazione educativa Oggi i giovani adolescenti vivono il passaggio alla vita adulta con molte pi difficolt: non viene pi vissuto come iniziazione. Sia nei luoghi di aggregazione formali che informali non si vivono momenti di incontro orientati allapertura di progetti di vita. Ladolescenza non pi vista come iniziazione e preparazione alla vita adulta, ma solo un periodo di prova, di assaggi, di allargamento delle sperimentazioni: eppure tutti sanno che ladolescenza un periodo di transizioni e cambiamenti importanti e riguardano il mondo interno ed esterno al giovane (pensieri, sentimenti, il sentire, i ruoli, le relazioni, le responsabilit e le manifestazioni di s). Oggi i giovani vivono molto di pi nei gruppo omogenei e hanno meno possibilit di confronto con ladulto: quindi liniziazione guidata da coetanei che sono solo pi

disinibiti e non da persone di diversa generazione e con un bagaglio di esperienze molto maggiore che sanno instaurare una relazione di cura, di responsabilit e di riflessivit. Il giovane viene cos inserito nella vita adulta, ma con la testa ancora da adolescente che non ha mai riflettuto su progetti di vita o responsabilit con la conseguenza della crisi delle parole e di linguaggi, dellassenza di senso della cittadinanza, della microviolenza e della microcriminalit. i giovani oggi non trovano riferimenti e nelle piccole realt chiuse di gruppi omogenei, essi non hanno la possibilit di vivere e coltivare il gusto del conflitto non distruttivo, la capacit negoziale, il senso della rappresentanza, il gusto del gesto generosamente responsabile per altri. Per ottenere uniniziazione occorre sapere cosa e come trattare i giovani: ad esempio un passaggio importante il dare parole, forma di pensiero a ci che abita nel corpo dei ragazzi, altrimenti tutto rischia di essere solo subto e agito!!! Tra adolescenti e adulti occorrono pratiche di nominazione (dare una forma a quello che ci si porta dentro) attuate in modo da sostenere lincontro e il conflitto non distruttivo. La nominazione poi rende la persona consapevole del proprio essere e della possibilit di essere chiamati da chi ci conosce: lidentit personale. Invece presente, non solo tra i giovani ma anche tra chi opera nelle comunit, un grande rischio di dispersione e di evanescenza, un rischio di concentrarsi solo ed esclusivamente sulla sensazione dellimmediato. Lo stesso mondo adulto ha delle grosse difficolt a proporre contesti di prova di s e di scoperta delle vocazioni: e questo di certo non aiuta lo scambio generazionale. girare i tornanti della vita adolescenziale chiede capacit di lasciare e di iniziare, di mettere in discussione e di costruire, di fare e anche disfare per fare di nuovo, per dare una forma al tempo del proprio vivere, sentendosi chiamati per nome, in responsabilit e cura Ci sono molte attivit lavorative o di volontariato che aiutano il giovane a farsi carico di nuove responsabilit per iniziarlo a quella che poi sar la sua vita adulta, grazie anche al supporto di adulti capaci di ascoltare, di raccontare se stessi e di non giudicare chi ci si trova di fronte. Solo cos il giovane pu essere aiutato a pensare di poter riuscire a costruire un mondo pi accogliente.

N:B: la distanza pu essere esperienza positiva, non deve essere vista come abbandono o distacco o indifferenza, ma la stessa scuola, famiglia, gruppo di aggregazione deve saper tenere la distanza giusta, avvicinarsi e allontanarsi nel rispetto del singolo giovane. Oggi nel gioco delle generazioni chiesto il saper essere affidati e il sapere affidarsi quando sar il momento: ci riconosciamo cos CAPACI e VULNERABILI allo stesso tempo. (Ricoeur) Nasciamo figlie e figli, tutti affidati, crescendo diventeremo affidabili, molti come padri e madri, misureremo la nostra affidabilit quando nostri padri e madri ci verranno affidati, diventeremo loro padri e madri, per poi un po alla volta affidarci nelle mani dei nostri figli. Se non si educano i figli a questo tipo di responsabilit, difficilmente questo salto generazionale potr essere vissuto, portandoli al sonno del sentire (ovvero la mancanza di sensibilit e di cecit ai valori essenziali della vita). Attenzioni formative che aiutano il giovane: Creare un ambiente vitale e di riflessione sulla fiducia Creare laboratori manuali che offrono attivit per riscoprire il piacere di usare le mani Creare luoghi che lascino spazio allimpiego delle arti espressive, per soddisfare e ampliare la creativit Ricordare con memorie scritte, per sottolineare il ruolo costruttivo della documentazione. Il senso del tempo Acquisire il senso del tempo per i giovani significa acquisire le dimensioni e le direzioni delle possibilit che il tempo sociale e storico offre, aprendo le porte allesercizio delle libert e delle responsabilit personali. Significa trovare il proprio posto nelle situazioni presenti e future. Significa anche acquisire un ritmo del tempo in cui inserirsi e raccontare i propri vissuti che si intrecciano con quelli degli altri. Il senso del tempo fa riferimento alla consapevolezza di essere stati generati, quindi fa riferimento ad una responsabilit storica. Ovvio che ogni singolo deve essere capace di essere figlio del proprio tempo e contemporaneamente deve costruire il proprio vissuto.

N.B.: mettersi nel tempo dellaltro per sentire come si percepisce la vita e per muovere il proprio posizionamento in relazione con laltro, costruisce la dinamica di generazione in generazione. La differenza tra tempo nostro e tempo dellaltro obbliga alla comunicazione, allincontro e obbliga a porre attenzione allesistenza altrui come diversa esperienza di vita da cui trarre spunto per migliorare la mia. Il bambino va educato al senso del tempo, allesperienza del contatto con il tempo dellaltro e alla responsabilit del proprio vissuto, in modo che entri in contatto con le possibilit che offre il mondo, a partire dal proprio tempo: non possiamo sempre considerarlo incapace e da tutelare perch inaffidabile. Ci che ci lega, e che rester come traccia nei giorni, per sempre. Di generazione in generazione.

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