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Sapienza - Universit`a di Roma

Metodi di analisi delle turbomacchine


Mauro Valorani, Francesco Nasuti
Indice
Parte 1. Metodi di analisi delle turbomacchine 1
Capitolo 1. Equazioni del moto dei uidi 3
1.1. Equazioni di stato dei uidi 3
1.2. Bilanci microscopici dei sistemi isotermi 6
1.2.1. Equazione di conservazione della massa 6
1.2.2. Equazioni del moto 8
1.2.3. Equazione di conservazione della quantit`a di moto 12
1.2.4. Equazione di conservazione dellenergia meccanica 14
1.3. Bilanci macroscopici di sistemi isotermi 15
1.3.1. Relazione tra bilanci microscopici e macroscopici 16
1.3.2. Bilancio macroscopico di conservazione della massa del sistema 16
1.3.3. Bilancio macroscopico di conservazione della quantit`a di moto del sistema 17
1.3.4. Bilancio macroscopico dellenergia meccanica di un sistema isotermo 18
1.3.5. Bilancio macroscopico dellenergia di un sistema isotermo 20
1.3.6. Relazione fra grandezze micro e macroscopiche 22
1.4. Bilanci microscopici dei sistemi non isotermi 23
1.4.1. Primo principio applicato ai campi uidi 23
1.4.1.1. Trattazione Euleriana 23
1.4.1.2. Trattazione Lagrangiana 24
1.4.2. Primo principio ed equazioni del moto per un usso compressibile 24
1.4.2.1. Caso di usso compressibile ed isotermo 25
1.4.3. Primo principio ed equazioni del moto per un usso incompressibile 26
1.4.4. Conservazione entalpia, entalpia libera e pressione totali lungo una traiettoria 26
1.4.5. Bilancio dellenergia interna in un volume elementare 27
1.5. Bilanci macroscopici per sistemi non isotermi 29
1.5.1. Bilancio dellenergia totale 29
1.5.2. Altri bilanci di energia 30
1.6. Bilanci del momento di quantit`a di moto 31
1.6.1. Bilancio microscopico del momento di quantit`a di moto 31
1.6.2. Bilancio macroscopico di conservazione del momento della quantit`a di moto 35
Bibliograa 38
Capitolo 2. Il usso nelle turbomacchine 39
2.1. Moto relativo e moto assoluto 40
2.1.1. Relazione tra velocit`a assolute e relative 40
2.1.2. Stazionariet`a nel Moto Relativo 42
2.1.3. Relazione tra accelerazione assoluta e relativa 42
2.1.4. Potenziale dellaccelerazione centripeta 44
2.1.5. Momento assiale delle forze apparenti 44
2.1.6. Equazione di continuit`a 46
2.1.7. Equazioni del moto 46
2.1.8. Equazione dellenergia nel moto relativo 47
2.1.9. Bilancio della quantit`a di moto relativa 47
iii
iv INDICE
2.1.10. Bilancio del momento della quantit`a di moto 48
2.2. Flusso nel piano delle superci di corrente 49
2.3. Flusso nel piano meridiano 49
2.3.1. Vortice libero e vortice forzato 50
2.3.2. Relazione fra usso assiale e tipo di vortice 51
Bibliograa 52
Capitolo 3. Prestazioni delle turbomacchine 53
3.1. Equazione di Eulero delle Turbomacchine 53
3.2. Relazione fra momento angolare e moti vorticosi 55
3.3. Variazione energia totale 55
3.3.1. Compressione di un liquido 56
3.3.2. Espansione adiabatica di un gas 56
3.4. Rendimenti 56
3.4.1. Rendimento di pompe 57
3.4.2. Rendimento di turbine 58
3.4.2.1. Rendimento adiabatico 58
3.4.2.2. Relazione tra il salto di entropia e il rendimento adiabatico 60
3.4.2.3. Rendimento di una macchina pluristadio 60
3.4.2.4. Rendimento politropico 61
3.4.3. Rendimento di ugelli 62
3.4.4. Rendimento di diusori 63
3.5. Grado di Reazione 64
3.6. Relazione fra momento angolare e salto di pressione 64
3.6.1. Pompa 65
3.6.2. Turbina 65
3.7. Analisi delle perdite 66
3.8. Analisi delle prestazioni con lausilio dellanalisi dimensionale 67
3.8.1. Turbomacchine idrauliche 67
3.8.2. Turbomacchine termiche 70
3.8.3. Costruzione del diagramma fondamentale delle turbomacchine 72
3.8.4. Applicazioni dellanalisi dimensionale 74
Bibliograa 74
Parte 2. Il funzionamento di pompe e turbine 75
Capitolo 4. Studio delle pompe 77
4.1. Generalit`a 77
4.2. Analisi del funzionamento delle pompe 78
4.2.1. Curve caratteristiche delle pompe 78
4.2.2. Grado di reazione e triangolo delle velocit`a 79
4.2.3. Limiti di funzionamento 81
4.2.4. Eetto della prerotazione sullingresso della pompa 81
4.2.5. Scelta del numero di pale e dellangolo
2
82
4.3. Eetto del usso reale sulle prestazioni della pompa 82
4.4. Fattore di scorrimento 85
4.4.1. Trattazione di Stodola 85
4.4.2. Trattazione di Busemann 86
4.4.3. Trattazione di Stanitz 86
4.4.4. Trattazione di Peiderer 87
4.5. Analisi della diusione 88
4.5.1. Diusore liscio 88
4.5.2. Diusore palettato 89
INDICE v
4.5.3. Voluta 89
4.5.3.1. Voluta a pareti piane parallele 90
4.5.3.2. Voluta a pareti piane divergenti 90
4.5.3.3. Voluta a sezione circolare 91
4.6. Calcolo delle curve reali 91
4.6.1. Stima delle perdite 91
4.6.1.1. Perdite per ventilazione 91
4.6.1.2. Perdite per attrito 92
4.6.1.3. Perdite per urti 93
4.6.1.4. Girante 93
4.6.1.5. Diusore 94
4.6.2. Curve caratteristiche reali e rendimento idraulico delle pompe 95
4.7. Cavitazione 97
4.7.1. Fenomenologia 97
4.7.2. Teoria della cavitazione 98
4.7.3. Il Net Positive Suction Head 99
4.7.4. Similitudine in cavitazione 100
4.7.5. Leetto TSH (Thermodynamic Suppression Head) 101
4.7.6. Relazione fra NPSH e angolo di ingresso delle pale 102
4.8. Relazione fra numero di giri specico e geometria della pompa 103
4.9. Progettazione del bordo di attacco 104
4.9.1. Determinazione del bordo di attacco che minimizza le perdite 104
4.9.2. Progettazione del bordo di attacco per minimo NPSH 105
4.10. Perdite di portata attraverso le tenute 106
4.11. Carichi radiali e assiali nelle turbopompe 107
4.11.1. Bilanciamento carichi radiali nella voluta a sezione circolare 108
4.11.2. Bilanciamento carichi assiali 108
4.12. Esempio: calcolo delle prestazioni di una pompa centrifuga 110
4.12.1. Le prestazioni di riferimento della girante 110
4.12.2. Test eseguiti sul programma 111
4.12.3. Calcolo delle prestazioni di riferimento 112
4.12.4. Cavitazione 114
4.12.5. Variazione dellinclinazione delle pale 115
4.12.6. Eetto dello swirl 115
Bibliograa 117
Capitolo 5. Studio delle Turbine 119
5.1. Analisi termodinamica dello stadio 119
5.1.1. Analisi del condotto sso 120
5.1.2. Analisi del condotto rotante 122
5.1.3. Accoppiamento statore-rotore della turbina 123
5.1.4. Grado di reazione cinematico e termodinamico 125
5.1.5. Relazione fra triangoli di velocit`a e grado di reazione 126
5.1.6. Ripartizione dei salti entalpici 128
5.2. Prestazioni di schiere di pale 130
5.3. Perdite nelle turbine 130
5.3.1. Perdite di prolo 132
5.3.2. Perdite secondarie 133
5.3.3. Perdite per urto 133
5.3.4. Perdite di tip leakage 134
5.3.5. Modello di Soderberg 135
5.3.6. Modello di Ainley - Mathieson 136
vi INDICE
5.3.6.1. Perdite di prolo 136
5.3.6.2. Perdite secondarie e di tip clearance 139
5.3.7. Modello di Dunam-Came 140
5.3.8. Modello di Kacker e Okapuu-Moustapha 141
5.3.9. Prestazioni fuori progetto: Modello di Moustapha 144
5.4. Turbine ad azione monostadio 145
5.4.1. Scelta del palettaggio 145
5.4.2. Quanticazione delle perdite 146
5.4.3. Limiti prestazionali 148
5.5. Turbina ad azione a salti di velocit`a 148
5.5.1. Rendimento 150
5.6. Turbina ad azione a salti di pressione 151
5.6.1. Rendimento 152
5.6.1.1. Confronto tra monostadio e pluristadio 153
5.6.2. Analisi delle perdite di portata attraverso una turbina a salti di pressione 153
5.7. Curve caratteristiche 154
5.7.1. Analisi delle curve sperimentali e problematiche connesse 154
5.7.1.1. Trasformazioni reali e indice della politropica 156
5.7.2. Prestazioni di fuori progetto di macchine a stadio singolo 158
5.7.3. Prestazioni di fuori progetto di macchine multistadio 158
5.7.3.1. Metodo di Stodola per un numero innito di stadi 158
5.7.3.2. Metodo di Stodola per un numero nito di stadi 160
Bibliograa 161
Elenco delle gure 163
Elenco delle tabelle 167
Parte 1
Metodi di analisi delle turbomacchine
CAPITOLO 1
Equazioni del moto dei uidi
I modelli matematici atti a descrivere il comportamento dei ussi di interesse nelle turbomacchine
possono essere classicati in diversi modi, che dipendono innanzitutto dal tipo di uido considerato.
Il tipo di uido determina le equazioni di stato del uido, che permettono di mettere in relazione
tra loro le variabili che ne deniscono lo stato termodinamico, e le sue propriet`a termodinamiche.
Una prima distinzione deve quindi essere fatta fra modelli per ussi compressibili (gas freddi
e caldi, vapori), deniti con buona approssimazione come quei ussi in cui il numero di Mach `e
superiore a 0.3, da quelli per ussi incompressibili (liquidi, gas deuenti a bassa velocit`a), per i
quali il numero di Mach `e inferiore a 0.3.
Una seconda distinzione pu`o essere operata fra sistemi isotermi, ovvero sistemi per i quali la
temperatura pu`o ritenersi costante, e sistemi non-isotermi per i quali `e indispensabile ricorrere alle
leggi di bilancio dellenergia nelle sue varie forme per chiudere il sistema di equazioni di governo.
Inoltre bisogner`a distinguere fra ussi descritti rispetto ad un sistema di riferimento inerziale
1
(moto assoluto) da quelli espressi rispetto ad un riferimento in moto non inerziale, quale, ad esempio,
la girante della turbomacchina (moto relativo).
Ci sar`a inoltre daiuto distinguere una descrizione microscopica dei bilanci di massa, quantit`a
di moto, energia che pu`o ulteriormente essere distinta nella descrizione Euleriana e in quella La-
grangiana, da una descrizione macroscopica del sistema turbomacchina inteso nel suo assieme.
Lapproccio macroscopico richiede lintroduzione di approssimazioni pi` u forti di quelle normalmente
richieste dallapproccio microscopico. Ore per`o il vantaggio di descrivere il comportamento dellin-
tero sistema mediante relazioni algebriche o modelli alle derivate ordinarie al contrario dellapproccio
microscopico che fornisce modelli basati su equazioni alle derivate parziali.
1.1. Equazioni di stato dei uidi
In termodinamica si intende per uido un corpo il cui stato termodinamico `e denito da due
variabili indipendenti. In tal senso sono uidi gli aeriformi (gas o vapori) e i liquidi. Per essi esistono
delle equazioni di stato che permettono di calcolare le altre variabili di stato [1].
Nel caso dei gas vale lequazione di stato dei gas ideali se lo stato termodinamico del gas `e
sucientemente lontano da quello critico. In tal caso vale lequazione di stato:
(1.1) p = RT
e, per lenergia interna
(1.2) du = c
v
dT +pdv
In particolare per i gas termicamente e caloricamente perfetti lequazione di stato e quella calorica
sono:
(1.3)
_
p = RT
h = c
p
T +

h
mentre lentropia si calcola come
(1.4) s = s +c
p
ln
T

T
Rln
p
p
dove i valori soprasegnati sono opportuni valori di riferimento.
1
Si intende qui per inerziale un sistema di riferimento che pu` o essere considerato tale per il problema di interesse.
3
4 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
Dallaltra parte, nel campo dei liquidi, deniti come uidi in cui la densit`a varia molto poco a
causa di variazioni di pressione (le variazioni sono poco pi` u elevate di quelle che si hanno nei solidi),
in genere si considera la densit`a costante, e quindi lequazione di stato si riduce a:
(1.5) = costante
Questa approssimazione non `e sempre valida: ad esempio per lidrogeno liquido sottoposto ad elevate
pressioni bisogna tener conto della possibile variazione di densit`a. E anche il caso di liquidi sottoposti
a variazioni di temperatura, che hanno come conseguenza una variazione di densit`a. In questi casi,
non essendoci equazioni di stato per solidi e liquidi di validit`a generale come nel caso dei gas, e
ricordando ancora che il volume di solidi e liquidi varia poco con la pressione purche le variazioni
di pressione non siano troppo grandi, vengono deniti dei parametri che permettono di scrivere
unequazione di stato approssimata, valida in un campo limitato di temperature e pressioni. Si
ricorre in questi casi ai coecienti di espansione termica e di compressibilit`a isoterma:
(1.6) =
1

T
_
p
coeciente di espansione termica
(1.7) =
1

p
_
T
coeciente di compressibilit`a isoterma
e integrando in un intorno di una condizione di riferimento la
(1.8) d =
_

p
_
T
dp +
_

T
_
p
dT
dopo aver diviso per
(1.9)
d

=
1

p
_
T
dp +
1

T
_
p
dT = dp dT
si ottiene
(1.10) = ke
pT
con
(1.11) k = e
p+

T
(a) (b)
Figura 1.1. Diagramma di stato dellidrogeno [2].
Gli stati di gas e liquido coprono buona parte del campo di esistenza dei uidi, tuttavia esistono
regioni in cui il uido si comporta diversamente da un gas ideale e da un liquido. Ci`o accade in genere
1.1. EQUAZIONI DI STATO DEI FLUIDI 5
per valori molto elevati di pressione. Pi` u precisamente quando la pressione del uido `e superiore a
quella critica. Osservando il diagramma di stato dellidrogeno si individuano le diverse regioni.
Nei diagrammi di stato temperatura-pressione e entalpia-pressione (Fig. 1.1) si osserva nella
regione pi` u a sinistra (basse temperature) la fase solida. Quindi la curva che separa gli stati solido e
liquido, la fase liquida, la curva di separazione tra gli stati liquido e vapore che va dal punto triplo
al punto critico e la zona di vapore o gas. Nel piano entalpia-pressione si pu`o osservare lestensione
delle regioni di transizione di fase (liquido-solido e liquido-vapore) che invece collassano in una linea
nel piano T-p. In entrambi i diagrammi si pu`o osservare che per pressioni sucientemente elevate e
in particolare se superiori a quella critica, la fase non `e individuata ne come solida, ne come liquida,
ne come gas o vapore, ma come uid o uido supercritico. E interessante notare che, passando
attraverso lo stato di uido supercritico, `e possibile passare dallo stato gassoso a quello liquido (o
viceversa) in maniera continua, senza attraversare una zona bifase.
Nel campo delle applicazioni degli endoreattori a propellente liquido i uidi si trovano spesso in
condizioni di pressione e temperatura prossime o superiori a quelle critiche. In questo caso quindi
bisogna tener conto che il comportamento del uido supercritico `e diverso sia da quello dei liquidi
sia da quello dei gas e, man mano che lo stato si avvicina a quello critico, lequazione di stato del
gas si allontana da quella dei gas ideali. In queste condizioni che riguardano la condizione di gas
reale, di vapore, di miscela liquido-vapore e di uido supercritico, valgono altre equazioni di stato
che a seconda dei campi di applicazione assumono espressioni diverse. Equazioni di questo tipo sono
ad esempio le equazioni di Van der Waals:
p =
RT
1 b
a
2
(a,b, costanti del uido) (1.12)
di Bettie-Bridgeman:
p = RT(1 )(1 +B) A
2
(1.13)
con A = A
0
(1 a); B = B
0
(1 b); = c/T
3
(a,b,c,A
0
,B
0
costanti del uido)
la legge degli stati corrispondenti:
p = ZRT con Z = f(p/p
cr
, T/T
cr
) (1.14)
dove con p
cr
e T
cr
sono indicate la pressionee la temperatura critica, o equazioni di stato pi` u complesse
basate su un numero maggiore di coecienti determinati sperimentalmente quale ad esempio la legge
di Benedict-Webb-Rubin [].
Lo scostamento dellequazione di stato da quella dei gas ideali pu`o essere misurato dal fattore
di compressibilit`a, indicato di solito con Z = p/(RT). Ad esempio il comportamento di Z per
lidrogeno al variare di pressione e temperatura `e illustrato in Fig. 1.2a. Sono riportati i valori di
Z che indicano uno scostamento dell1%, del 5% e del 10%. Si osserva quindi che lequazione di
stato dei gas ideali approssima abbastanza bene il comportamento dellidrogeno per temperature
abbastanza pi` u elevate di quella critica (T 100K) e pressioni anche largamente superiori a quella
critica nel campo delle alte temperature. La Fig. 1.2b, che mostra landamento della densit`a (in
kg/m
3
) al variare di pressione e temperatura, permette di osservare che eettivamente le variazioni
di densit`a nel campo liquido sono limitate anche per forti variazioni di pressione, sebbene lidrogeno
sia il liquido con maggiore compressibilit`a.
Nello studio dei uidi di interesse `e quindi sempre importante sapere quanto le condizioni ope-
rative sono lontane da quella critica. Per questa ragione i valori delle variabili critiche di alcuni dei
pi` u comuni propellenti impiegati negli endoreattori a propellente liquido sono riportati in Tab. 1.1.
6 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
(a) (b)
Figura 1.2. Diagramma di stato dellidrogeno e validit`a dellequazione di stato dei
gas ideali.
Fluido p
cr
(bar) T
cr
(K)
cr
(kg/m
3
)
Acqua 221.0 647.3 321
Elio 2.3 5.2 68.9
Idrazina 147.0 653.0 -
Idrogeno 13.0 33.2 31.1
Metano 46.1 190.6 162.7
MMH 82.4 567.0 -
Ossigeno 50.4 154.6 435.2
Ottano 25 569.4 235
Tetrossido di Azoto
a
99.3 431.4 -
UDMH
a
59.8 523 -
a
Dati tratti da [3]
Tabella 1.1. Grandezze critiche per alcuni dei propellenti pi` u comuni (i valori
dellacqua sono riportati per confronto).
1.2. Bilanci microscopici dei sistemi isotermi
Con questa denizione si indicano le relazioni che esprimono le leggi di conservazione della massa,
e di bilancio della quantit`a di moto e dellenergia meccanica riferite ad un campo di usso di sostanze
gassose o liquide. In questa sezione si ricaveranno in particolare le equazioni del moto della singola
particella uida da cui derivano le equazioni dierenziali di governo.
Si daranno per acquisite le principali denizioni che riguardano la cinematica della particella,
ovvero le denizioni di velocit`a, accelerazione e di tensore di deformazione del campo uidodinamico.
Il lettore interessato ad approfondire questi argomenti potr`a trovare un ampia trattazione della
cinematica dei campi di usso su numerosi testi classici (si veda ad esempio Batchelor [4] o Vavra [5]).
1.2.1. Equazione di conservazione della massa. Una particella di uido con massa inni-
tesima dm, densit`a e volume dV, tali che:
(1.15) dm = dV
1.2. BILANCI MICROSCOPICI DEI SISTEMI ISOTERMI 7
si muove con velocit`a

V in un campo di usso spazialmente non uniforme e in generale variabile
nel tempo. La massa di tale particella deve rimanere costante nel tempo. Pertanto la derivata
sostanziale di dm deve essere nulla, ovvero:
D
Dt
(dm) = 0 =
D
Dt
(dV) +
D
Dt
dV
dove si `e impiegata la denizione di derivata sostanziale che riportiamo di seguito
2
:
D
Dt
(.) =

t
(.) +

V (.)
La divergenza del campo di velocit`a `e denita come:

V :=
1
dV
D
Dt
(dV)
Dalla denizione, si ricava che la divergenza del campo `e la velocit`a di variazione nel tempo del
volume della particella (dilatazione) lungo la sua traiettoria. Si ricava cos` che:
D
Dt
dV +(

V )dV = 0
da cui si ottengono due forme equivalenti dellequazione di conservazione della massa:
la forma Lagrangiana:
(1.16)
1

D
Dt
= (

V )
che per un usso a densit`a costante (incompressibile) suggerisce che:
(1.17)

V = 0
ovvero che il usso `e a divergenza nulla.
la forma Euleriana:
(1.18)
D
Dt
+(

V ) = 0
in forma non conservativa. Da questa, applicando la denizione di derivata sostanziale, si
ottiene:

t
+

V +
_

V
_
= 0
arrivando cos` alla forma conservativa (dierenziale):
(1.19)

t
+ (

V ) = 0
La forma Euleriana conservativa integrata sul volume V di un sistema esteso delimitato
dalla supercie S che ha normale esterna n, fornisce il risultato:
_
V

t
dV =
_
V
(

V )dV

t
_
_
_
V
dV
_
_
=
_
S
(

V n)dS
ovvero:
(1.20)

t
(m) =
_
S
(

V n)dS
2
Si utilizza di seguito il simbolo D/Dt per la derivata sostanziale. In alcuni testi (p.es. [5]) si utilizza per lo stesso
signicato il simbolo D/dt, consistente con lapproccio seguito per la manipolazione delle equazioni dierenziali.
8 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
dove:
m =
_
V
dV
ovvero che la massa totale del sistema racchiuso nel volume V pu`o variare nel tempo
solamente a seguito di un usso di massa netto non nullo attraverso il bordo S di V.
1.2.2. Equazioni del moto. La legge di Newton (2
a
legge della dinamica) applicata ad una
particella di massa elementare dm, accelerazione a e soggetta ad una forza d

F fornisce la relazione:
(1.21) d

F =adm
La forza d

F pu`o essere decomposta in modo del tutto generale evidenziando i contributi che
agiscono sulla supercie della particella rispetto a quelli che agiscono sul volume stesso:
(1.22) d

F = d

F
sup
+d

F
vol
Forze di volume
Per le forze di volume si considereranno solo quelle dovute al campo gravitazionale:
d

F
vol
= gdm = gdV
Se il campo gravitazionale `e conservativo allora ammette lesistenza di una funzione potenziale
tale che:
= [g[ z
g =
In tal caso le forze di volume potranno scriversi come:
(1.23) d

F
vol
= gdm = dV
Per ottenere lespressione dellaccelerazione resta quindi da determinare il termine d

F
sup
/dV,
come descritto nel prossimo paragrafo.
Forze di supercie
La forza d

F
sup
agente su una faccia di area dS con normale n `e denita come:
d

F
sup
:= (n +

t)dS
dove e sono le componenti di d

F
sup
nella direzione rispettivamente normale e tangenziale alla
faccia dS. La forza

S
n
per unit`a di area si pu`o perci`o ricavare come:

S
n
:=
d

F
sup
dS
= n +

t
In base a questa denizione si possono ricavare gli sforzi riferiti alle facce del volumetto di
controllo che hanno normali lungo le direzioni degli assi del sistema di riferimento x, y e z, individuati
dai versori

i,

j, e

k rispettivamente:

S
x
=
x

i +
_

xy

j +
xz

k
_

S
y
=
y

j +
_

yx

i +
yz

k
_

S
z
=
z

k +
_

zx

i +
zy

j
_
Si pu`o dimostrare che d

F
sup
pu`o essere calcolato tramite la relazione:
(1.24) d

F
sup
= ( )dV
1.2. BILANCI MICROSCOPICI DEI SISTEMI ISOTERMI 9
in cui `e il tensore degli sforzi [4, 5], denito come:
(1.25) =
_
_

x

yx

zx

xy

y

zy

xz

yz

z
_
_
La forza

S
n
agente su una faccia del volumetto di controllo si pu`o calcolare a partire dal tensore
degli sforzi tramite le relazioni:

S
n
= n = n
in quanto il tensore degli sforzi `e simmetrico. Le tensioni
n
e
ij
possono essere ricavate da

S
n
tramite le relazioni:
=
_
n
_
n =

S
n
n
=
_
n
_

t =

S
n

t
Poiche per ussi non viscosi, i termini fuori diagonale di sono identicamente nulli, si ha che i
valori sulla diagonale principale sono tutti eguali a pari alla pressione termodinamica p:
= I = pI
Il legame esistente fra sforzi e deformazioni in un uido Newtoniano, si pu`o esprimere tramite le
relazioni:
= pI
con:
= 2
_

1
3
(

V )I
_
in cui `e la viscosit`a dinamica del uido, ed il tensore simmetrico di deformazione (tensore di
stretching) `e denito come il tensore simmetrico
3
:
=
1
2
_

V + (

V )
T
_
che rappresenta la parte simmetrica del tensore

V .
Riassumendo, d

F
sup
/dV si pu`o determinare mediante la seguente sequenza di passaggi:
d

F
sup
dV
=
=
_
2

_
2
3
(

V )I
_

_
pI

=
_
2

_
2
3
(

V )I
_
p
= p
ovvero:
d

F
sup
dV
=
d

F
visc
dV
+
d

F
pres
dV
= p
in cui:
3
(

V )
T
`e il vettore trasposto, che si pu` o ottenere scambiando righe e colonne della matrice dei coecienti, e la
cui denizione `e come quelloperatore tale che:
a,

b [(

V ) a]

b = [(

V )
T

b] a
10 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
d

F
visc
dV
=
d

F
pres
dV
= p
Se si introduce il simbolo

f tale che:

f =
d

F
visc
dV
si ha che lespressione pi` u generale delle forze di supercie `e:
(1.26)
d

F
sup
dV
=

f p
In particolare poi, si pu`o vericare che per ussi con viscosit`a variabile, si ha:

f =
d

F
visc
dV
= = ()
_
2
2
3
(

V )I
_
+
_

V +
1
3
(

V )
_
Se la viscosit`a `e costante, si ha che il gradiente della viscosit`a `e identicamente nullo e quindi

f =
_

V +
1
3
(

V )
_
Se anche la densit`a `e costante , si ha che la divergenza di

V `e nulla e quindi:

f =
2

V

f =

V =
2

V
dove `e la viscosit`a cinematica del uido. Si ottiene cos` che le forze di supercie per ussi
incompressibili e a viscosit`a costante possono essere valutate con la relazione:
d

F
sup
dV
=
2

V p
Espressioni delle equazioni del moto
Sostituendo (1.22), (1.23) e (1.26) in (1.21), si arriva alla valutazione dellaccelerazione lineare
della particella:
a =
1

F
dV
=

f
1

p
ovvero:
(1.27) a =

f
1

p
Da questa espressione si deduce che la particella pu`o variare la sua velocit`a a causa dellazione
combinata o isolata degli sforzi di attrito, delle forze di pressione e dallazione baroclinica della
gravit`a.
Laccelerazione della particella in un campo di usso si pu`o ricavare come derivata sostanziale
della velocit`a della particella stessa:
(1.28) a =
D
Dt
(

V ) =

t
(

V ) +
_

V
_

V
1.2. BILANCI MICROSCOPICI DEI SISTEMI ISOTERMI 11
e quindi si ha che lequazione del moto pu`o scriversi in diverse forme a seconda se laccelerazione
viene espressa in forma Lagrangiana o Euleriana.
Sostituendo le diverse espressioni dellaccelerazione (1.28) nella relazione (1.27), si ottengono le
equazioni del moto:
(1.29) a =
D
Dt
(

V ) =

t
(

V ) +
_

V
_

V =

f
1

p
valide per ussi viscosi e compressibili (equazioni di Navier-Stokes), che possono essere espresse nelle
forme:
D
Dt
(

V ) =

f
1

t
(

V ) =
_

V
_

V +

f
1

p
Se

f `e nulla, ovvero se il usso `e non viscoso, si ottiene:
D
Dt
(

V ) =
1

t
(

V ) =
_

V
_

V
1

p
I due termini a secondo membro possono essere accorpati in virt` u dellidentit`a:

_
p

_
=
p

=
_
p

_
+
p

per ottenere:
D
Dt
(

V ) =
_
p

+
_

t
(

V ) =
_

V
_

V
_
p

+
_

Qualora il usso fosse incompressibile (a densit`a costante), si pensi al usso di un liquido per
esempio, si otterrebbero le relazioni:
D
Dt
(

V ) =
_
p

+
_

t
(

V ) =
_

V
_

V
_
p

+
_
Le equazioni del moto possono scriversi nella forma dovuta a Lamb, se si esprime laccelerazione
in funzione del gradiente dellenergia cinetica e del rotore di velocit`a:
(1.30) a =

t
(

V ) +
_

V
_

V =

t
(

V ) +
_
V
2
2
_

V
_

V
_
per ottenere:

t
(

V ) +
_
V
2
2
+
_
=

V
_

V
_

+

f
oppure
12 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI

_
V
2
2
+
p

+
_
=

V
_

V
_

+

f

t
(

V )
Il termine in parentesi tonda a primo membro rappresenta lenergia totale, specica allunit`a di
massa, del uido. Si pu`o subito notare che per un usso stazionario, non viscoso, incompressibile
ed irrotazionale, lenergia totale `e costante nello spazio (nel tempo si `e assunta costante per via
dellipotesi di stazionariet`a). E questa una forma del teorema di Bernoulli che vedremo in seguito.
1.2.3. Equazione di conservazione della quantit`a di moto. Per denizione la quantit`a di
moto di una particella uida vale:

V dV
La derivata temporale della quantit`a di moto fornisce quindi la relazione:

t
_

V
_
=
_

V
t
_
+
_

t
_

V
Sostituendo lespressione per laccelerazione della particella ricavata dalle equazioni del moto:

V
t
=
_

V
_

V +
_
p

e la derivata temporale della densit`a ricavata dallequazione di conservazione della massa

t
=
_

V
_

V
si ottiene:

t
_

V
_
=
_

V
_

V +
_
p

V
_

V

V
E poiche vale lidentit`a tensoriale:

V

V
_
=
_

V
_

V +
_

V
_

V +

V

V
si ricava:
(1.31)

t
_

V
_
+
_

V

V
_
=
_
p

Se si integra la precedente espressione sul volume occupato dal uido si ha:


(1.32)

t
_
V

V dV =
(1)
..
_
V

V

V
_
dV+
(2)
..
_
V
_
p

dV
(3)
..
_
V
dV
Analizziamo uno ad uno i vari contributi integrali. Il primo fornisce:
(1.33)
_
V

V

V
_
dV =
_
S

V
_

V n
_
dS =
_
S

V d m
dove d m rappresenta la portata che attraversa la supercie dS.
d m =
_

V n
_
dS
Il secondo integrale si pu`o calcolare cos`:
1.2. BILANCI MICROSCOPICI DEI SISTEMI ISOTERMI 13
(1.34)
_
V
dV =
_
S
n dS =
_
S

S
n
dS =
_
S
pndS +
_
S

tdS
I due integrali curvilinei rappresentano il contributo alla variazione della quantit`a di moto del
uido dovuta allazione congiunta degli sforzi normali e tangenziali agenti sulla supercie che delimita
il volume occupato dal uido.
Poiche vale lidentit`a:
= () ()
il terzo integrale si pu`o calcolare come segue:
(1.35)
_
V
dV =
_
V
()dV +
_
V
()dV =
_
S
ndS
_
V
()dV
Questa relazione evidenzia che non si riesce a trasformare per intero il terzo integrale di volume
in integrali di supercie perche lultimo termine della espressione precedente `e anchesso un integrale
di volume.
Il bordo di V, ovvero S, pu`o essere decomposto in tre zone, a seconda se il usso entri nel volume,
S
1
, esca dal volume, S
2
, o uisca tangente ad una parete che contorna il volume, S
w
. Perci`o S `e
ottenibile come lunione di queste tre zone: S = S
1
+S
2
+S
w
. Gli integrali di supercie sono pertanto
costituiti da tre contributi: quello della parte in cui entra il usso, quello della parte in cui esce il
usso, e quello delle eventuali pareti solide che contornano il volume V.
Il vettore

F, cos` denito:

F =
_
S
w
_
pn +

t
_
dS
rappresenta le forze che le pareti esercitano sul uido, e si pu`o calcolare in virt` u dei risultati
(1.32)(1.35) come:
(1.36)

F =
_
S
2

V d m
_
S
1

V d m
_
SS
w
=S
1
+S
2
_
pn +

t
_
dS

t
_
V

V dV

G
dove lultimo termine

G `e denito come:

G =
_
S
ndS
_
V
() dV
I termini di integrale di volume sono molto onerosi da calcolare perche richiedono la conoscenza del
campo uido allinterno dellintero volume di controllo. Se il usso `e stazionario si possono mettere
a zero le derivate temporali:

t
() = 0
ed inoltre per i liquidi si ha che la densit`a `e costante spazialmente e quindi il gradiente della densit`a
`e nullo:
= 0
Il contributo di

G `e, in generale, di piccola entit`a sia per liquidi sia per gas e quindi si pu`o trascurare.
In conclusione

F pu`o calcolarsi, in buona approssimazione, come:
14 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
(1.37)

F =
_
S
2

V d m
_
S
1

V d m
_
SS
w
=S
1
+S
2
_
pn +

t
_
dS
1.2.4. Equazione di conservazione dellenergia meccanica. Lenergia meccanica dE
mec
della particella uida di massa dV si calcola facendo il prodotto scalare fra laccelerazione della
particella e lo spazio innitesimo dr =

V dt percorso dalla particella che si muove alla velocit`a

V in
un intervallo di tempo innitesimo dt, ovvero secondo la relazione:
dE
mec
=

V dt
D

V
Dt
dV =
D
Dt
_
1
2

V
_
dtdV =
D
Dt
_
1
2
V
2
_
dtdV
Sostituendo lequazione del moto in luogo dellaccelerazione si ottiene:
dE
mec
=

V dt
_
p +

f
_
dV =
=
_

V p
_

V
_

_
_
+
_

V g
__
dtdV =
D
Dt
_
V
2
2
_
dtdV
La variazione di energia cinetica di particella `e valutabile perci`o come:
(1.38)
D
Dt
_
V
2
2
_
=
_
p

V
_
p
_

V
_

V
_

_
:

V
_
+
_

V g
_
Lultimo termine pu`o essere valutato come segue:

V g
_
=
_

V
_
=
D
Dt
+

t
Se il campo `e stazionario lultimo addendo `e nullo, ed allora si pu`o accorpare la derivata totale
del potenziale gravitazionale insieme alla derivata totale dellenergia cinetica onde ottenere:
(1.39)
D
Dt
_
+
V
2
2
_
=
(1)

_
p

V
_

(2)
p
_

V
_

(3)

V
_

(4)
_
:

V
_
Vediamo quale signicato attribuire ai quattro contributi alla variazione di energia cinetica e
gravitazionale della particella, attraverso lintegrazione delle equazioni ottenute sul volume di uido
V:
(1) lavoro forze di pressione sulle superci che delimitano la particella uida:

_
V

_
p

V
_
dV =
_
S
p
_

V n
_
dS
(2) lavoro forze di pressione convertibile in energia interna reversibile, che `e diverso da zero solo
nel caso di usso comprimibile (

V ,= 0), e in presenza di forti compressioni o espansioni


(urti, espansioni centrate, ecc.):

_
V
p
_

V
_
dV
(3) lavoro forze viscose sulle superci, che pu`o essere positivo o negativo:

_
V

V
_
dV =
_
S

_

V n
_
dS
1.3. BILANCI MACROSCOPICI DI SISTEMI ISOTERMI 15
(4) contributo sempre positivo che rappresenta la dissipazione di energia meccanica dovute
allazione degli sforzi viscosi (processo irreversibile) in calore (in ussi ad alta velocit`a, in
lubricazione, ecc.):

_
V
_
:

V
_
dV > 0
Poiche sia il contributo (2) sia il (4) possono variare la temperatura del sistema, la denizione di
sistema isotermo deve essere intesa in senso debole, ovvero si considera isotermo un sistema in cui le
variazioni di temperatura eventualmente causate dagli eetti (2) e (4) siano in prima approssimazione
trascurabili.
1.3. Bilanci macroscopici di sistemi isotermi
Lanalisi di un sistema esteso, ad esempio il campo termouidodinamico allinterno di una
pompa o di una turbina, pu`o essere arontata seguendo due strade:
(1) integrazione del sistema di equazioni dierenziali valide per la particella (ricavate nel pre-
cedente paragrafo) mediante tecniche di integrazione numerica (Fluidodinamica Computa-
zionale, CFD);
(2) scrittura di opportune equazione di bilancio valide per il sistema nel suo complesso e, per
questo, indicati come bilanci macroscopici; questo secondo approccio consente di ottenere
risultati molto utili con un modesto impegno computazionale. Il prezzo da pagare consi-
ste nel dover adottare un certo numero di ipotesi semplicative che rendono la soluzione
complessivamente meno accurata di quella ottenibile mediante CFD.
In questo paragrafo seguiremo il secondo approccio (vedere [6]). Cominceremo con lo scrivere la
conservazione della massa per un sistema tipo (Fig. 1.3), per il quale varranno le seguenti ipotesi:
il volume V del sistema non varia nel tempo e nello spazio;
la temperatura del uido nel sistema si assume costante nel tempo e nello spazio;
il sistema pu`o scambiare massa con lambiente esterno tramite due condotti aventi sezioni
trasversali di ingresso e uscita designate S
1
ed S
2
rispettivamente;
si ipotizza che il campo di usso sia distribuito in modo quasi-mono-dimensionale su S
1
ed
S
2
;
il sistema pu`o scambiare lavoro con lambiente esterno attraverso superci mobili S
w,m
che
modicano la forma del volume di uido V;
si assegna il segno positivo al lavoro W fatto dal sistema sullambiente esterno e negativo
quello ricevuto dallambiente esterno;
il sistema pu`o scambiare calore con lesterno: si considera positivo il calore Q ceduto
dallambiente esterno al sistema e negativo quello ceduto dal sistema allambiente esterno.
Figura 1.3. Schema di sistema macroscopico.
16 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
1.3.1. Relazione tra bilanci microscopici e macroscopici. Per scrivere le equazioni di
bilancio del sistema macroscopico descritto in Fig. 1.3, si partir`a dalle equazioni di bilancio micro-
scopiche studiate nei precedenti paragra. Queste equazioni dovranno essere valide anche allinterno
del volume di uido contenuto nel sistema macroscopico. Quindi per ottenere i bilanci macroscopici
si proceder`a semplicemente integrando i corrispondenti bilanci microscopici. Prima di fare queste
operazioni `e opportuno ricordare le relazioni tra derivate temporali allesterno e allinterno del segno
di integrale. Bisogna infatti osservare che, sebbene il volume sia costante, esso deve essere conside-
rato ancora una funzione del tempo, a causa della presenza di superci mobili al suo interno che ne
cambiano la forma. Vale allora la nota formula di derivazione (si considera la generica grandezza f):
(1.40)
d
dt
_
V
fdV =
_
V
f
t
dV +
_
S
f

V
S
ndS
dove

V
S
indica la velocit`a con cui si muove la supercie S. Se il volume di riferimento `e quello del
sistema macroscopico appena descritto si ha quindi che lintegrale superciale `e diverso da zero solo
lungo le superci mobili. La relazione che verr`a usata nel seguito `e quindi la:
(1.41)
_
V
f
t
dV =
d
dt
_
V
fdV
_
S
w,m
f

V
S
ndS
1.3.2. Bilancio macroscopico di conservazione della massa del sistema. La massa totale
del sistema si pu`o calcolare con lintegrale di volume:
(1.42) m
tot
=
_
V
dV
Si pu`o valutare la variazione nel tempo della massa totale in funzione dei ussi entranti e uscenti
nel e dal sistema integrando lEq.(1.19) sul volume V occupato dal uido nel sistema macroscopico,
in modo simile a quello gi`a visto in precedenza nellEq.(1.20):
(1.43)
_
V

t
dV +
_
V
(

V )dV = 0
Trasformando il secondo integrale di volume in integrale di supercie e utilizzando la Eq.(1.41) si
ottiene:
(1.44)
d
dt
_
V
dV
_
S
w,m

V
S
ndS +
_
S

V ndS = 0
Indicando con S
w,f
le pareti sse:
(1.45)
d
dt
_
V
dV +
_
S
w,m

W ndS +
_
S
1
+S
2
+S
w,f

V ndS = 0
avendo indicato con

W =

V

V
S
la velocit`a del uido relativa alle superci mobili. E evidente
che su tutte le pareti gli integrali superciali si annullano e quindi applicando le ipotesi di bilancio
macroscopico lespressione si semplica poiche le sole superci interessate da usso di massa sono le
sezioni S
1
ed S
2
.
(1.46)
d
dt
(m
tot
) =
2
V
2
S
2
+
1
V
1
S
1
1.3. BILANCI MACROSCOPICI DI SISTEMI ISOTERMI 17
dove il valore univoco di velocit`a e densit`a deriva dallipotesi di usso monodimensionale
4
nelle
sezioni S
1
ed S
2
. La portata di massa che attraversa la supercie di area S si pu`o quindi calcolare
come:
m =
_
S
V dS
oppure, m = <

V > S (seguendo la trattazione di [6])
oppure, m = V S (nellipotesi di usso monodimensionale)
(1.47)
Nella trattazione successiva si far`a costantemente riferimento alle ipotesi di [6] e riportate nella nota.
Inne, si introduce loperatore () denito come:
() = ()
2
()
1
che rappresenta la dierenza fra il valore di una generica variabile valutato alluscita del sistema
meno quello valutato allingresso del sistema.
Con queste notazioni, il bilancio macroscopico della massa si pu`o riscrivere come:
(1.48)
d
dt
(m
tot
) = m
Se il problema `e stazionario si ricava dunque, molto semplicemente, che:
(1.49) m
1
= m
2
1.3.3. Bilancio macroscopico di conservazione della quantit`a di moto del sistema.
La quantit`a di moto totale del sistema si pu`o calcolare con lintegrale di volume:
(1.50)

P
tot
=
_
V

V dV
La variazione nel tempo della quantit`a di moto totale in funzione dei ussi entranti e uscenti nel e
dal sistema attraverso le sezioni S
1
ed S
2
e delle forze di supercie e gravitazionali si pu`o valutare
4
Nella trattazione di [6] si fa lipotesi di monodimensionalit` a su S
i
per lo stato termodinamico, mentre si ammette
la variazione lungo le superci S
i
della velocit` a, che ha tuttavia componente non nulla soltanto nella direzione normale
ad S
i
. In tal caso si ha quindi che
1
`e un valore costante su S
1
e
2
su S
2
mentre la velocit` a, nella sua componente
normale alle superci S
1
ed S
2
, pu` o variare lungo di esse. Si ottiene in tal caso ancora una espressione come la Eq.(1.46):
d
dt
(m
tot
) =
2
<

V
2
> S
2
+
1
<

V
1
> S
1
dove per` o vanno introdotte le opportune medie, con le notazioni relative alla generica grandezza f che hanno il seguente
signicato:
Media temporale:

f =
1
T
Z
T
0
f (x; t)dt
Media spaziale su una supercie S: < f >=
1
S
Z
S
f (x; t)dS
Media spaziale e temporale: <

f >=
1
T
Z
T
0

1
S
Z
S
f (x; t)dS

dt
Media rispetto alla portata attraverso una supercie S:

f =
Z
S
f (x; t) V (x; t)dS
Z
S
V (x; t)dS
18 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
integrando lEq.(1.31) sul volume V di uido contenuto nel sistema e quindi applicando le ipotesi di
bilancio macroscopico (si veda [6]). Si ottiene innanzitutto:
(1.51)
_
V

t
_

V
_
dV +
_
V

V

V
_
dV =
_
V
_
p
_
dV
_
V
dV
e quindi trasformando il secondo integrale di volume in integrale di supercie e utilizzando le
Eq.(1.41,1.50):
(1.52)
d

P
tot
dt

_
S
w,m

V (

V
S
n)dS +
_
S

V (

V n)dS =
_
S
_
n +pn
_
dS +g
_
V
dV
ovvero:
(1.53)
d

P
tot
dt
+
_
S
w,m

V (

W n)dS +
_
S
1
+S
2
+S
w,f

V (

V n)dS =
_
S
_
n +pn
_
dS +m
tot
g
dove il primo integrale di supercie e il contributo di S
w,f
al secondo sono evidentemente nulli.
Inne, se si raccolgono le forze di supercie che il uido esercita sulle pareti, indicate con

F:

F =

F
visc
+

F
press
=
_
S
w
ndS +
_
S
w
pndS
si ottiene:
(1.54)
d

P
tot
dt
=
Variazione quantit` a di moto In/out
..

1
<

V
2
1
>

S
1

2
<

V
2
2
>

S
2
+
Pressioni agenti
sulle sezioni In/Out
..
_
p
1

S
1
p
2

S
2
_

Forze agenti
sulle pareti del
sistema
..

F +
Forza di V olume
..
m
tot
g
. .
Forze agenti sul sistema
Il vettore

S = Sn `e diretto come la normale esterna media ma orientata come n nella sezione di
uscita e in verso opposto nella sezione di ingresso ed ha modulo pari al valore dellarea della sezione
stessa. Nellequazione ottenuta `e stato trascurato il contributo della forza dattrito n sulle superci
S
1
e S
2
, in quanto esso assume valori signicativi solo in prossimit`a di pareti solide.
Con le notazioni introdotte in precedenza si pu`o riscrivere il bilancio macroscopico di conserva-
zione della quantit`a di moto come:
(1.55)
d
dt
_

P
tot
_
=
_
( <

V
2
> +p)

S
_
+m
tot
g

F
Se il problema `e stazionario, allora si pu`o calcolare la forza che il uido esercita sulle pareti che
circondano il sistema:
(1.56)

F =
_
( <

V
2
> +p)

S
_
+m
tot
g
La funzione <

V
2
> +p `e denominata spinta della corrente (stream thrust). Questa relazione
permette di trovare risposte a problemi pratici molto importanti quali ad esempio il calcolo della
reazione del uido su una paletta di pompa o turbina, o sul gomito di una tubazione.
1.3.4. Bilancio macroscopico dellenergia meccanica di un sistema isotermo. Anche
la legge che esprime il bilancio macroscopico dellenergia meccanica pu`o essere ricavata integrando
sul volume che denisce il sistema la corrispondente espressione del bilancio microscopico (1.39). Si
denisce a questo scopo lenergia meccanica totale del sistema come:
(1.57) E
mec,tot
=
_
V

_
+
V
2
2
_
dV
1.3. BILANCI MACROSCOPICI DI SISTEMI ISOTERMI 19
Integrando sul volume di controllo la (1.39) e utilizzando lequazione di continuit`a (1.19) si ottiene:
(1.58)
_
V

t
_
+
V
2
2
_
dV +
_
V

V
_
+
V
2
2
__
dV =

_
V

_
p

V
_
dV +
_
V
p
_

V
_
dV
_
V

V
_
dV
_
V
_
:

V
_
dV
trasformando quando possibile gli integrali di volume in integrali di supercie e utilizzando le
Eq.(1.41,1.50):
(1.59)
d
dt
(E
mec,tot
) =
_
S
1
+S
2

V n
_
_
+
V
2
2
_
dS
_
S
p
_

V n
_
dS+
+
_
V
p
_

V
_
dV
_
S
_

V
_
ndS
_
V
_
:

V
_
dV
Per comodit`a si deniscono:
lenergia cinetica complessiva del uido racchiuso nel sistema macroscopico:
(1.60) K
tot
:=
_
V

V
2
2
dV =
_
V
kdV
avendo anche per brevit`a denito k = V
2
/2;
lenergia potenziale gravitazionale complessiva del uido racchiuso nel sistema macroscopi-
co:
(1.61)
tot
:=
_
V
dV
la potenza convertita in energia interna, trasformata in modo reversibile (`e presente solo
nel caso di ussi comprimibili, quando

V ,= 0):
(1.62)

E
c
:=
_
V
p
_

V
_
dV
la potenza meccanica dissipata a causa degli attriti (perdita di energia meccanica nellunit`a
di tempo), si tratta di un termine sempre positivo:
(1.63)

E
v
:=
_
V
_
:

V
_
dV > 0
A questo punto restano da esaminare soltanto gli integrali superciali. Il primo, quello riguardante
energia cinetica e potenziale, porta ad un risultato simile a quello ottenuto nelle precedenti equazioni
di bilancio, facendo ricorso allipotesi di usso monodimensionale su S
1
e S
2
. Per quanto riguarda
il secondo e il terzo, questi rappresentano il lavoro compiuto dalle forze di pressione ed attrito
sulle superci. Questo `e nullo sulle pareti sse, mentre assume valori non nulli su S
1
, S
2
e S
w,m
.
Trascurando il contributo di su S
1
e S
2
si ha che moltiplicando e dividendo per si ottiene dalle
forze di pressione unespressione dello stesso tipo di quella presente per k e :
(1.64)
_
S
p
_

V n
_
dS =
_
S

V n
_
p

dS
20 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
Il lavoro delle forze di pressione e dattrito compiuto sulle superci mobili nellunit`a di tempo `e pari
allintegrale rimanente, quello su S
w,m
:
(1.65)

W :=
_
S
w,m
_
pn + n
_

V dS
Con le denizioni date la forma macroscopica del bilancio di energia meccanica si scrive:
(1.66)
d
dt
(E
mec,tot
) =
d
dt
(K
tot
+
tot
) =
__
1
2
<

V
3
>
<

V >
+

+
p

_
m
_


W

E
v


E
c
1.3.5. Bilancio macroscopico dellenergia di un sistema isotermo. Abbiamo visto che
nellequazione di bilancio dellenergia meccanica compare il termine

E
v
che indica lenergia che viene
dissipata e che quindi non `e pi` u disponibile per il sistema e il termine

E
c
. La presenza di questultimo
termine `e legata alle variabili termodinamiche considerate. Lenergia non pu`o tuttavia scomparire.
Se si scrive quindi lequazione di bilancio di tutta lenergia scambiata dal sistema, dovr`a apparire
che, per mantenere il sistema isotermo, lenergia dissipata

E
v
, che andrebbe ad aumentare la tempe-
ratura del uido, dovr`a essere bilanciata da quella che viene sottratta cedendo calore allesterno. Ci
dovr`a essere dunque un rareddamento del sistema perche esso si mantenga isotermo. Lipotesi di
usso isotermo rende pi` u comodo usare come variabili termodinamiche lenergia libera di Helmoltz
e lentalpia libera di Gibbs, cos` come nel caso di usso isentropico le variabili pi` u comode sono
energia interna ed entalpia. Queste sono infatti denite come:
lenergia libera di Helmoltz (solo per sostanze gassose):
A = U TS e il suo valore specico a = u Ts
da cui discende che:
da = du Tds sdT = pd
_
1

_
sdT e, nel caso isotermo, da = pd
_
1

_
e:
A
tot
:=
_
V
adV
lentalpia libera di Gibbs:
G = H TS e il suo valore specico g = h Ts
da cui discende che:
dg = dh Tds sdT =
dp

sdT e, nel caso isotermo, dg =


dp

Si pu`o dimostrare [6] che, sfruttando lipotesi di sistema isotermo, lequazione di bilancio dellenergia
pu`o essere riscritta facendo comparire lenergia libera di Helmoltz e lentalpia libera di Gibbs. La
legge che esprime la conservazione dellenergia in un sistema isotermo pu`o essere scritta come:
(1.67)
d
dt
(K
tot
+
tot
+A
tot
) =
_
1
2
<

V
3
>
<

V >
+

+ g
_
m

W

E
v
Questa forma `e molto simile a quella del bilancio di energia meccanica, ma il termine

E
c
non `e
pi` u presente cos` come p/. Questi termini sono sostituiti da A
tot
e g. Si osserva per`o che mentre
lequazione di bilancio dellenergia meccanica `e una conseguenza del bilancio di quantit`a di moto,
la forma di bilancio dellenergia espressa in termini di A e g `e proprio unequazione di bilancio
dellenergia. Per ottenerla `e infatti necessario introdurre il principio di conservazione dellenergia
espresso attraverso il primo e secondo principio della termodinamica (in questo caso dallespressione
dg = dp/).
1.3. BILANCI MACROSCOPICI DI SISTEMI ISOTERMI 21
Se il problema `e stazionario si pu`o ricavare il lavoro specico per unit`a di massa scambiato dal
sistema con lesterno (tramite opportuni organi con pareti mobili: ad esempio palettature rotanti in
una turbomacchina):
(1.68)

W
m
=
_
1
2
<

V
2
> +

+ g
_

E
v
m
che si pu`o riscrivere esplicitando i tre contributi:

W
m
=
_
1
2
<

V
2
>
_

_
[ g]

E
v
m
Vediamo come si pu`o valutare il termine di variazione dellentalpia libera, distinguendo il caso
del usso comprimibile e incomprimibile:
Caso del usso comprimibile:
`
E stato gi`a ricordato che nel caso isotermo (dT = 0):
dg =
dp

Se il uido `e un gas ideale si ha che lungo un processo che colleghi lo stato (1) allo stato (2), la
variazione totale di entalpia libera vale:
[ g] =
_
2
1
d g =
_
2
1
dp

= RT log
p
2
p
1
Se le perdite sono nulle (

E
v
= 0) e il lavoro scambiato con lesterno `e anchesso nullo (

W = 0), si
ottiene il teorema di Bernoulli per ussi compressibili e per sistemi macroscopici isotermi:
(1.69)
_
1
2
<

V
2
>
_
+ [

] +RT log
p
2
p
1
= 0
Caso del usso incomprimibile:
Lungo un processo che colleghi lo stato (1) allo stato (2) si ha che la variazione totale di entalpia
libera, a densit`a costante, vale:
[ g] =
_
2
1
d g =
_
2
1
d p

=
[ p]

Si faccia attenzione che il signicato sico del termine (dp/) `e alquanto diverso qualora si pensi
attribuito ad un usso compressibile o ad un liquido. Per un gas (dp/) rappresenta unenergia di
compressione ovvero unenergia legata alla possibilit`a che il gas faccia o subisca un lavoro (reversibile)
denito dal termine p(V) non nullo, che rappresenta la conversione di energia meccanica in energia
interna.
Nel caso di un liquido, la densit`a costante implica che la divergenza `e nulla ovunque, ovvero che
il liquido non `e in grado di variare la sua energia interna, perci`o (p/ ) in un liquido rappresenta
unenergia di pressione essenzialmente di natura idrostatica.
Per un usso incompressibile isotermo si ottiene dunque:
(1.70) 0 =
__
1
2
<

V
2
> +

+
p

_
m
_


W

E
v
che `e lequazione di bilancio dellenergia meccanica con

E
c
= 0 (come si ottiene considerando

V =
0).
Se le perdite sono nulle (

E
v
= 0) e il lavoro scambiato con lesterno `e anchesso nullo (

W = 0),
si ottiene il teorema di Bernoulli per ussi incompressibili isotermi:
(1.71)
_
1
2
<

V
2
> +

+
p

_
= 0
22 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
1.3.6. Relazione fra grandezze micro e macroscopiche. Riprendendo le relazioni tra gran-
dezze micro e macroscopiche, osserviamo che il lavoro scambiato con lesterno dal sistema necessita la
presenza di supeci mobili lambite dalla corrente uida, e che si possono individuare due contributi
al lavoro

W, uno legato alle forze viscose e laltro alle forze di pressione:

W
press
=
_
S
w,m
p
_

V n
_
dS

W
visc
=
_
S
w,m

_

V n
_
dS
e quindi il lavoro totale scambiato dal uido con lesterno vale:
(1.72)

W =

W
press
+

W
visc
Per quanto riguarda il termine delle perdite meccaniche

E
v
se il usso `e incompressibile e Newtoniano
si pu`o calcolare lintegrale che lo denisce a partire dalla relazione:

_
:

V
_
=
v
= 2
3

i=1
_
V
i
x
i
_
2
+. . .
Da un punto di vista dimensionale si pu`o ricavare che:
[
v
]
V
2
0
l
2
; [dV] = l
3
0
; [] =
0
Perci`o le perdite di energia meccanica hanno le dimensioni:
_

E
v
_
=
_

0
V
2
0
l
2
0
l
3
0
_
=
_

0
V
2
0
l
0

=
_

0
l
0
V
0
_
_
V
3
0
l
2
0

=
1
Re
_
V
3
0
l
2
0

ovvero:

E
v
=
_

0
V
3
0
l
2
0
_
_
1
Re
__

v
dV

=
_

0
V
3
0
l
2
0
_
f (Re)
dove i termini con lasterisco sono adimensionali.
Si pu`o inoltre ricavare la perdita per unit`a di massa rapportando

E
v
con la portata m:
e
v
=

E
v
m
=

E
v
<

V > S
=

0
V
3
0
l
2
0

0
V
0
l
2
0
f (Re)
m


_
1
2
V
2
0
_

v
(Re)
Questa relazione suggerisce che le perdite possano essere quanticate come una frazione dellenergia
cinetica del uido, in cui il fattore di riduzione
v
`e adimensionale e tipicamente inferiore ad uno.
Le perdite di energia meccanica della corrente uida possono essere classicate in perdite distri-
buite (lungo tubi, ad esempio) e concentrate (in corrispondenza di gomiti, restrizioni, diaframmi,
brusche espansioni, e cos` via).
La forma generale del coeciente di perdita sar`a dunque:
e
v
=

i
_
1
2
<

V
2
0
>
v
_
i
perdite concentrate
e:
e
v
=

i
_
1
2
<

V
2
0
>
L
R
h
f
_
i
perdite distribuite
dove f `e il coeciente di attrito per tubi lunghi L e con raggio idraulico R
h
(formula di Darcy):
f =
1
4
_
D
L
_
P
0
P
L
1
2
<

V
2
>
con P = p +gh
1.4. BILANCI MICROSCOPICI DEI SISTEMI NON ISOTERMI 23
1.4. Bilanci microscopici dei sistemi non isotermi
Si sono nora considerati sistemi in cui la temperatura rimane costante. Ovviamente nella
maggior parte dei problemi applicativi la temperatura varia ed `e essenziale riuscire a predire il
campo di temperatura, variabile in generale non solo spazialmente ma anche nel tempo. A tal
ne, passeremo in rassegna i metodi per lo studio dei sistemi non isotermi. Anche in questo caso
aronteremo lanalisi prima da un punto di vista microscopico e poi da quello macroscopico.
1.4.1. Primo principio applicato ai campi uidi.
1.4.1.1. Trattazione Euleriana. Cominceremo lanalisi partendo dallespressione del primo prin-
cipio della termodinamica valida per una particella uida:
Tds = du +pdv
Dove lenergia interna del uido si scrive:
du = c
v
dT
Dierenziando la denizione di entalpia h = u +pv, si ottiene:
dh = du +pdv +vdp
Sostituendo nel primo principio (con v = 1/), si ha:
(1.73) Tds = dh
1

dp
Consideriamo un punto P del campo uidodinamico che possiede un intorno in cui non sono presenti
forti discontinuit`a, quali onde durto. In un tempo innitesimo dt la particella che al tempo t si
trovava in P si `e spostata di una quantit`a dr

=

V dt no ad arrivare al punto P

(Fig. 1.4).
Figura 1.4. Particella, suo intorno e linea di corrente.
Si consideri ora uno spostamento innitesimo dr qualsiasi non coincidente con dr

, che individua
un punto Q nellintorno di P. Tra il punto P e Q le variazioni delle variabili di stato possono essere
stimate con le relazioni seguenti:
ds = (dr ) s
dh = (dr ) h
dp = (dr ) p
Sostituendo queste relazioni in Eq. (1.73), si ottiene:
T (dr ) s = (dr ) h
1

(dr ) p
Tale relazione deve essere valida per qualsiasi dr diverso da dr

:
dr
_
Ts h +
1

p
_
= 0
Si ottiene cos` una relazione fra i gradienti spaziali delle variabili di stato valida nellintorno di
P ad un tempo t ssato:
24 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
(1.74) Ts = h
1

p
Si osservi che non si riesce a valutare questa relazione se non si conosce la storia di tutte le
particelle che attraversano lintorno di P. In linea di principio, infatti, ogni particella potrebbe
possedere unentropia diversa dalle altre, e quindi non `e possibile calcolare il gradiente entropico in
forma chiusa.
1.4.1.2. Trattazione Lagrangiana. Vediamo invece cosa succede alla particella lungo una linea di
corrente, ovvero come variano le grandezze termodinamiche di stato passando dal punto P al punto
P

che appartengono ad una medesima linea di corrente, ovvero:


P

= P +dr

= P +

V dt
In tal caso la particella di massa dm costituisce un sistema chiuso nel quale la massa `e costante
nel tempo. Non `e per`o un sistema isolato, perche la particella pu`o scambiare calore con le altre
particelle.
I dierenziali delle variabili di stato lungo la linea di corrente si ottengono proiettando i gradienti
delle medesime variabili lungo il vettore che conginuge P con P

. Introducendo loperatore:
d

() = (dr

)()
e applicandolo allEq. (1.73), si ottiene:
d

s = (dr

) s
d

h = (dr

) h
d

p = (dr

) p
e pertanto il primo principio lungo la linea di corrente si pu`o scrivere:
(1.75) Td

s = d

h
1

p
Sia d

q il calore scambiato dalla particella tra il punto P e P

. In tal caso,:
d

q = Td

s
Lo scambio di calore `e dovuto essenzialmente alla trasmissione di calore, d

q
0
, fra particella e
particella, e alla presenza di fenomeni viscosi il cui lavoro viene dissipato in calore, d

q
f
. Pertanto se
il usso `e adiabatico d

q
0
= 0, e se `e non viscoso d

q
f
= 0. Quando il usso `e viscoso si pu`o calcolare
d

q
f
tramite la relazione:
d

q
f
= dr


f = dt
_

V

f
_
dove

f =
1


Il primo principio lungo una linea di corrente si scrive perci`o:
(1.76) d

q
0
+d

q
f
= d

q
0
dt
_

V

f
_
= d

h
1

p = Td

s
1.4.2. Primo principio ed equazioni del moto per un usso compressibile. Si conside-
rino le equazioni del moto della particella uida (Eq. (1.29)):
D

V
Dt
=
p

+

f
Si pu`o sostituire al gradiente di pressione la combinazione fra gradienti di entalpia ed entropia
trovata applicando il primo principio nellintorno della particella uida, Eq. (1.74), per ottenere:
1.4. BILANCI MICROSCOPICI DEI SISTEMI NON ISOTERMI 25
D

V
Dt
= (h Ts) +

f ()
D

V
Dt
= (h +) +

f +Ts
ed inoltre si pu`o scrivere laccelerazione della particella nella forma alla Lamb (Eq. 1.30) per ricavare:
(1.77)

V
t
+
_
V
2
2
+
_

V (

V ) = (h Ts) +

f
Perci`o per un usso compressibile, viscoso, diabatico, rotazionale, si ottiene che:
(1.78)

_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
h
..
energia termica
e di compressione
+
..
energia potenziale
gravitazionale
+
V
2
2
..
energia
cinetica
. .
entalpia totale h
tot
del gas
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
=

V (

V )
. .
rotazionalit`a
+Ts
..
+

f
..
viscosit`a

V
t
..
non stazionariet`a
ovvero che lentalpia totale h
tot
del uido denita come somma dei contributi di energia termica, di
compressione, gravitazionale e cinetica:
(1.79) h
tot
= h
..
dh=c
p
dT
+ +
V
2
2
= u
..
du=c
v
dT
+
p

+ +
V
2
2
`e uniforme spazialmente (h
tot
= 0) se il usso compressibile `e isentropico, stazionario, non viscoso
e irrotazionale.
1.4.2.1. Caso di usso compressibile ed isotermo. Se il usso compressibile `e anche isotermo,
allora nellequazione:

_
h + +
V
2
2
_
=

V

V +Ts +

f

V
t
si pu`o eettuare la sostituzione:
Ts = (Ts) sT
..
=0
= (Ts)
da cui:

_
_
_
_
_
=g
..
u +
p

Ts +
V
2
2
+
. .
=g
tot
_
_
_
_
_
=

V (

V ) +

f

V
t
dove si `e introdotta lentalpia libera totale di Gibbs, g
tot
, denita come:
(1.80) g
tot
= g + +
V
2
2
Dalle precedenti relazioni si ricava che g
tot
`e uniforme spazialmente se il usso compressibile
isotermo `e per di pi` u irrotazionale, non viscoso e stazionario.
26 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
1.4.3. Primo principio ed equazioni del moto per un usso incompressibile. In un
usso incompressibile, la densit`a `e costante per denizione e pertanto vale la relazione:
p

=
_
p

_
che sostituita nellequazione di Lamb fornisce direttamente:

V
t
+
_
V
2
2
+
_
=

V (

V )
p

+

f

V
t
+
_
p

+
V
2
2
+
_
=

V (

V ) +

f
Da questultima possiamo dedurre la denizione di pressione totale del liquido che `e costituita
dallenergia di pressione (idrostatica), dallenergia gravitazionale e dallenergia cinetica, e compren-
dere quali sono i processi che possono alterare la distribuzione spaziale di pressione totale. La
relazione:

_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
p

..
energia di
pressione
+
..
energia potenziale
gravitazionale
+
V
2
2
..
energia
cinetica
. .
energia totale p
tot
/ del liquido
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
=

V

V
. .
rotazionalit`a
+

f
..
viscosit`a

V
t
..
non stazionariet`a
mostra chiaramente che lenergia totale del liquido, p
tot
/, denita come:
(1.81)
p
tot

=
p

+ +
V
2
2
pu`o variare a seguito della presenza di strutture rotazionali (vortici), della viscosit`a (strati limiti) e
della non stazionarit`a del usso. Si noti che, sebbene per un liquido sia denita unenergia interna
associabile alla temperatura (pu`o infatti essere pi` u o meno caldo, ovviamente), esso non `e capace di
convertire la sua energia termica in lavoro non essendo comprimibile.
1.4.4. Conservazione entalpia, entalpia libera e pressione totali lungo una traietto-
ria. Ora possiamo denire i bilanci di energia lungo le linee di corrente facendo il prodotto scalare
dello spazio percorso dalla particella in un intervallo di tempo innitesimo dt con lequazione del
moto:
dr

V
t
+h
tot
_
= dr

V (

V ) +Ts +

f
_

V dt
_

V
t
+h
tot
_
=

V dt
_

V (

V ) +Ts +

f
_
Eettuando il prodotto scalare della velocit`a per ognuno dei temini dellequazione, si ottiene:

t
_
1
2
V
2
_
dt +d

h
tot
= Td

S +
_

V

f
_
dt
Sostituendo lespressione del primo principio scritta lungo la linea di corrente
1.4. BILANCI MICROSCOPICI DEI SISTEMI NON ISOTERMI 27
Td

s +dt
_

V

f
_
= d

q
0
si ha:
(1.82) d

h
tot
= d

q
0


t
_
1
2
V
2
_
dt
Pertanto lentalpia totale per un usso compressibile e non isotermo `e costante se il sistema `e
adiabatico e stazionario.
Analogamente per un usso compressibile ed isotermo si pu`o scrivere:
dr

V
t
+g
tot
_
= dr

V (

V ) +

f
_

V dt
_

V
t
+g
tot
_
=

V dt
_

V (

V ) +

f
_
da cui:
(1.83) d

g
tot
=
_

V

f
_
dt

t
_
1
2
V
2
_
dt
Pertanto lentalpia libera totale per un usso compressibile ed isotermo `e costante se il sistema
`e non viscoso e stazionario.
Inne per un usso incompressibile si ottiene:
dr

V
t
+
_
p
tot

_
_
= dr

V (

V ) +

f
_

V dt
_

V
t
+
_
p
tot

_
_
=

V dt
_

V +

f
_
da cui:
(1.84) d

_
p
tot

_
=
_

V

f
_
dt

t
_
V
2
2
_
dt
Lenergia totale per un usso incompressibile `e costante se il sistema `e non viscoso e stazionario.
1.4.5. Bilancio dellenergia interna in un volume elementare. Vediamo come si conserva
lenergia in un volumetto, nellintorno della particella considerata. Si pu`o dimostrare che vale la:

t
_

_
u +
1
2
V
2
__
=
_

V
_
u +
V
2
2
__
q +
_

V g
_

_
p

V
_

V
_
ovvero:
(1.85)
D
Dt
_

_
u +
1
2
V
2
__
= q
..
flusso termico
+
_

V g
_
. .
lavoro forze
gravitazionali

_
p

V
_
. .
lavoro forze
di pressione

V
_
. .
lavoro forze
viscose
La variazione nel tempo della somma di energia cinetica e interna nel volume di controllo `e
controllata dal usso termico che attraversa le pareti del volumetto, dal lavoro delle forze di gravit`a,
delle forze di pressione e viscose.
28 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
Sottraendo allEq. (1.85) lequazione di conservazione dellenergia meccanica (1.39):

D
Dt
_
1
2
V
2
_
= p
_

V
_
. .
Lavoro reversibile
di compressione

_
p

V
_
+
_

V g
_

V
_
+
_
:

V
_
. .
Dissipazione viscosa
irreversibile
si ottiene lequazione di conservazione per la sola energia interna di natura termica (du = c
v
dT):

Du
Dt
= q
..
Calore scambiato
con lesterno
p
_

V
_
. .
lavoro forze
di pressione
( :

V )
. .
Dissipazione
viscosa
Il lavoro di compressione delle forze di pressione `e di tipo reversible, mentre il lavoro delle forze
viscose `e irreversibile. Questi due termini rappresentano due modalit`a di conversione fra energia
meccanica e termica. Il primo termine pu`o prendere segno sia positivo che negativo indicando che
lenergia meccanica associata al lavoro delle forze di pressione pu`o essere convertita in energia termica
e viceversa, mentre il secondo termine `e sempre positivo indicando che lenergia meccanica associata
al lavoro delle forze viscose pu`o solamente essere convertita (degradata, dissipata) in energia termica.
Per un uido incompressibile la divergenza della velocit`a `e identicamente nulla e quindi le forze
di pressione non possono eseguire lavoro. Pertanto lenergia interna di un usso incompressibile (la
sua temperatura) pu`o variare solo a causa di scambi di calore con lesterno oppure per eetto della
dissipazione viscosa.
Poiche:
g =
si ricava

V g
_
=
_

V
_
e dalla denizione di derivata totale
D
Dt
=

t
+
_

V
_

si ricava che:

V
_
=
D
Dt
se il campo gravitazionale `e costante nel tempo (/t = 0). In tal caso, il contributo delle for-
ze gravitazionali pu`o essere incluso nel termine a primo membro dellequazione di conservazione
dellenergia, per ottenere:
(1.86)
D
Dt
_
_
_
_
u + +
1
2
V
2
. .
Energia totale =e
tot
_
_
_
_
= q
_
p

V
_

V
_
Vediamo come si pu`o ricavare una espressione dellenergia interna in termini di temperatura. Si
pu`o dimostrare che a partire dalla:

Du
Dt
= q
..
Calore scambiato
con lesterno
p
_

V
_
. .
lavoro forze
di pressione
( :

V )
. .
Dissipazione
viscosa
si pu`o ottenere:
c
v
DT
Dt
= q T
_
p
T
_
v
_

V
_

_
:

V
_
Inoltre, se valgono le seguenti ipotesi:
gas caloricamente perfetto:
1.5. BILANCI MACROSCOPICI PER SISTEMI NON ISOTERMI 29

du = c
v
dT

_
p
T
_
v
=
p
T
conduzione di calore descrivibile dallequazione di Fourier
q = k
2
T
lavoro delle forze viscose per un uido Newtoniano:
( :

V ) =
v
si perviene alla:
c
v
DT
Dt
= k
2
T p
_

V
_

v
In seguito ai passaggi:
Dh
Dt
=
Du
Dt
+
D
Dt
_
p

_
=
Du
Dt
+
1

Dp
Dt

p

D
Dt
=
Du
Dt
+
1

Dp
Dt

p

V
_
si pu`o anche ricavare una legge per la conservazione dellentalpia che si scrive:

Dh
Dt
= ( q)
_
:

V
_
+
Dp
Dt
1.5. Bilanci macroscopici per sistemi non isotermi
1.5.1. Bilancio dellenergia totale. Il bilancio macroscopico dellenergia per un sistema non
isotermo si pu`o ricavare in maniera rigorosa integrando sullintero volume occupato dal uido nel
sistema macrosopico la relazione (1.86):

De
tot
Dt
= q
_
p

V
_

V
_
Dopo opportune semplicazioni [6], si perviene al bilancio macroscopico:
d
dt
(K
tot
+U
tot
+
tot
) = Variazione nel tempo dellenergia interna del sistema
=
1
<

V
1
> u
1
S
1

2
<

V
2
> u
2
S
2
Trasporto di energia interna
+
1
<

V
3
1
> S
1

1
2

2
<

V
3
2
> S
2
Trasporto di energia cinetica
+
1
<

V
1
>
1
S
1

2
<

V
2
>
2
S
2
Trasporto di energia potenziale
+

Q

W Calore e Lavoro scambiati con lesterno
+p
1
<

V
1
> S
1
p
2
<

V
2
> S
2
Lavoro forze di pressione sulle sezioni di ingresso ed uscita
In forma compatta, si pu`o scrivere:
(1.87)
dE
tot
dt
=
__
u +
p

+
1
2
<

V >
3
<

V >
+
_
m
_
+

Q

W
Se il usso `e stazionario e se lapprossimazione <

V
3
><

V >
3
`e sucientemente accurata si
ottiene:
d
dt
() = 0 m
1
= m
2
= m
da cui la relazione:
(1.88)
_
h +
1
2
<

V >
2
+
_
=

Q
m

W
m
30 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
che riveste un ruolo essenziale nel perseguire gli obiettivi del corso.
Si possono analizzare due casi limiti per quanto riguarda la variazione di entalpia:
(1) Se il uido `e un gas ideale valgono le relazioni:
dh = c
p
dT
p = RT
c
p
c
v
= R
che forniscono il risultato:
[h] =
T
2
_
T
1
(c
v
+R)dT =
T
2
_
T
1
c
p
dT =
R
M
T
2
_
T
1

1
dT
da sostituire nella Eq. (1.88);
(2) Se il uido `e un liquido valgono le relazioni:
= cos t
c
p
= c
v
= c
che forniscono il risultato:
[h] =
T
2
_
T
1
cdT +
1

(p
1
p
2
)
da sostituire nella Eq. (1.88).
1.5.2. Altri bilanci di energia. Il bilancio macroscopico dellenergia `e stato gi`a ottenuto per
un sistema isotermo, a partire dallintegrazione della (1.38) e dal primo principio espresso come
dg = dp/. Si pu`o ottenere un risultato simile per il caso isentropico in cui `e comodo usare il primo
principio nella forma dh = dp/.
Per i due casi limite di ussi isotermi e isoentropici si pu`o quindi ottenere un bilancio macrosco-
pico di energia nella forma:
1) Per i sistemi isotermi:
(1.89)
d
dt
(K
tot
+
tot
+A
tot
) =
__
g + +
1
2
<

V >
2
_
m
_


W

E
v
2) Per i sistemi isentropici:
(1.90)
d
dt
(K
tot
+
tot
+U
tot
) =
__
h + +
1
2
<

V >
2
_
m
_


W

E
v
Confrontando la relazione valida per il sistema isentropico (Eq. (1.90)) con il bilancio dellenergia
totale (Eq. (1.87)) si ricava che

Q =

E
v
, relazione che esprime il concetto che le perdite di energia
meccanica sono convertite in calore.
Inoltre si pu`o osservare che le variazioni di entalpia libera g e quella di entalpia h nelle precedenti
espressioni possono essere valutate come:
Se dT = 0:
[g] =
2
_
1
dp

sdT =
2
_
1
dp

1.6. BILANCI DEL MOMENTO DI QUANTIT


`
A DI MOTO 31
Se ds = 0:
[h] =
2
_
1
dp

+Tds =
2
_
1
dp

Pertanto, nel caso stazionario, lespressione:


(1.91)

W
m
+
_
1
2
<

V >
2
+
_
+
2
_
1
dp

+

E
v
= 0
che esprime il teorema di Bernoulli generalizzato al caso di ussi compressibili, si pu`o utilizzare sia
per il caso del usso isotermo che per quello isentropico. In questa espressione lintegrale di (dp/)
si calcola in modo diverso a seconda che il usso sia un gas od un liquido. Infatti, si ha:
Gas ideale non isotermo:
_
2
1
dp

=
_
2
1
RT
dp
p
Gas ideale isotermo (T=costante):
_
2
1
dp

= RT log
p
2
p
1
Gas ideale che subisce una trasformazione politropica con esponente n (p/
n
=costante):
_
2
1
dp

=
p
1

1
n
n 1
_
_

1
_
n1
1
_
(per la trasformazione isentropica deve considerarsi in questa espressione n = );
Liquido a =cost:
_
2
1
dp

=
1

(p
2
p
1
)
Si indirizza il lettore alle pagg. 463492 di [6] per esercizi ed esempi sullutilizzo dei bilanci
macroscopici per risolvere una raccolta di problemi di interesse applicativo.
1.6. Bilanci del momento di quantit`a di moto
Nello studio delle turbomacchine riveste una cruciale importanza il principio della conservazione
del momento della quantit`a di moto. In questo paragrafo, riportiamo i principali risultati validi a
livello micro e macroscopico.
1.6.1. Bilancio microscopico del momento di quantit`a di moto. Il momento polare d

L,
rispetto al polo O, della quantit`a di moto di una particella uida di massa dm `e denito come:
(1.92) d

L := r

V dm = r (

V )dV
e quindi per il uido che occupa il volume V:
(1.93)

L :=
_
V
_
r

V
_
dV
Lequazione di conservazione della quantit`a di moto in forma dierenziale (1.31) `e stata ottenuta
combinando lequazione del moto (1.29) con lequazione di conservazione della massa (1.19). Una
equazione dello stesso tipo per il momento della quantit`a di moto pu`o essere ottenuta come una
conseguenza delle suddette equazioni. Per ottenere questo risultato si pu`o procedere come fatto in
32 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
1.2.4 per lenergia meccanica, dove si `e moltiplicata lequazione del moto scalarmente per

V . In
questo caso lequazione del moto viene premoltiplicata vettorialmente per r:
(1.94) r
_

V
Dt
+
_
= 0
Si osserva che:
D
Dt
_
r

V
_
=
Dr
Dt

V +r
D

V
Dt
. .

V :=Dr/Dt; e

V

V =0
= r
D

V
Dt
Introducendo per comodit`a il simbolo

l = r

V e utilizzando lequazione di continuit`a moltiplicata


per

l, il primo termine della (1.94) pu`o essere ancora elaborato per ottenere:
r
D

V
Dt
=
D

l
Dt
=

l
t
+
_

V
_

l +

l

t
+

l
_

V
_
=

t
_

l
_
+
_

l

V
_
da cui discende lequazione di conservazione del momento della quantit`a di moto in forma dieren-
ziale:
(1.95)

t
_

l
_
. .
(1)
+
_

l

V
_
. .
(2)
r
_

_
. .
(3)
+r ()
. .
(4)
= 0
Si pu`o integrare questa relazione sullintero volume di controllo dV, ricordando che il vettore posizione
r ed il volume V non variano nel tempo. I quattro contributi integrali si possono calcolare come
illustrato di seguito.
Per il primo contributo si ha:
(1.96)
_
V

t
_
r

V
_
dV =

t
_
V
r

V dV =

L
t
Per il secondo contributo si ha:
(1.97)
_
V

l

V
_
dV =
_
S

l

V ndS =
_
S

_
r

V
_

V ndS =
_
S
_
r

V
_
d m
1.6. BILANCI DEL MOMENTO DI QUANTIT
`
A DI MOTO 33
Per il terzo contributo `e comodo passare per la notazione indiciale
5
. Si ha quindi:
(1.98)
_
V
r
_

_
dV =
_
V

ijk
x
i
_

jl
x
j
_

i
k
dV =
=
_
V
_

ijk

x
l
(x
i

jl
)

i
k

ijk
_
x
i
x
l

jl

i
k
__
dV =
=
_
V
_

ijk

x
l
(x
i

jl
)

i
k

ijk
(
il

jl
)
. .

ijk

il

jl
=
ijk

ji
=0
poiche `e simmetrico

i
k
_
dV =
=
_
S

ijk
(x
i

jl
n
l
)

i
k
dS =
_
S
r
_
n
_
dS =
=
_
S
_
r

S
n
_
dS =
_
S
[(r n) p] dS
. .
Momento forze
di pressione

_
S
_
r
_
n
_
dS
. .
Momento forze
viscose
Per il quarto contributo si ha:
(1.99)
_
V
[r ()] dV =
_
V
(r g) dV =
_
S
r (n) dS +
_
V
r () dV
La presenza dellintegrale di volume a secondo membro fa s` che il quarto contributo possa essere
calcolato come semplice integrale di supercie solo quando il usso `e incompressibile.
Ricapitolando, il bilancio di conservazione del momento polare della quantit`a di moto si pu`o
valutare come segue:
5
Con la notazione indiciale il generico vettore

V si esprime attraverso i suoi componenti V
i
nella base

i
i
:

V = V
i

i
i
Analogamente un tensore:
T = T
ij

i
i

i
j
In entrambe le denizioni precedenti `e stata usata la convenzione di Einstein. Essa prevede che si intenda sottintesa
la sommatoria nel caso di indici ripetuti:
T
ij
b
j
=
3
X
j=1
T
ij
b
j
Il simbolo di Kronecker ha il seguente signicato:

ij
=
(
1 se i = j
0 se i = j
Il simbolo delle permutazioni (o di Levi-Civita) `e denito come:

ijk
=
8
>
<
>
:
+1 se (i, j, k) = (1, 2, 3), (2, 3, 1) o (3, 1, 2)
1 se (i, j, k) = (3, 2, 1), (2, 1, 3) o (1, 3, 2)
0 se i = j, o j = k, o k = i
ed `e utile nel calcolo dei prodotti vettoriali. Infatti si ha:
a

b =
ijk
a
i
b
j

i
k
Si osserva che, facendo coincidere il polo rispetto al quale viene calcolato il momento di forze e quantit` a di moto con
lorigine di un sistema di riferimento cartesiano, i componenti del vettore r possono essere presi come le coordinate del
punto (r
i
= x
i
) per cui r = I =
ij

i
i

i
j
.
34 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
(1.100)

t
_
V
_
r

V
_
dm =
_
S
2
_
r

V
_
d m+
_
S
1
_
r

V
_
d m

_
S
1
+S
2
+S
w
[(r n) p] dS
_
S
1
+S
2
+S
w
_
r
_
n
_
dS +
_
V
(r g) dV
dove si sono esplicitati i contributi che dipendono dalle sezioni di ingresso S
1
e di uscita S
2
. Si noti
che il contributo del trasporto di momento di quantit`a di moto lungo le pareti del sistema `e nullo
perche, per denizione, la velocit`a `e parallela alle pareti e quindi la sua proiezione sulla normale alla
parete `e nulla, il che rende identicamente nulli i termini d m su S
w
.
Analogamente a quanto fatto per lequazione della conservazione della quantit`a di moto, intro-
duciamo il vettore momento polare

M
0
risultante dellazione del uido sulle pareti solide:
(1.101)

M
0
:=
_
S
w
_
r

S
n
_
dS =
_
S
w
(r n)pdS +
_
S
w
r
_
n
_
dS
che pu`o essere calcolato in base alla legge di conservazione del momento della quantit`a di moto:
(1.102)

M
0
:=
_
S
w
_
r

S
n
_
dS =
_
S
1
_
r

V
_
d m
_
S
2
_
r

V
_
d m+
+
_
S
1
pr d

S
_
S
2
pr d

S +
_
V
(r g) dV

t
_
V
_
r

V
_
dm
dove si `e ipotizzato che il momento dovuto alle forze viscose sia trascurabile sulle superci di ingresso
e uscita del sistema.
Nello studio delle turbomacchine, il momento polare non `e una grandezza particolarmente inte-
ressante, mentre lo `e il momento assiale che `e la proiezione di

M
0
su un asse passante per il polo.
Interessa dunque il momento assiale rispetto allasse di rotazione della macchina e quindi la proie-
zione del momento polare

M
0
calcolato rispetto ad un punto qualsiasi dellasse di rotazione sulla
direzione dellasse di rotazione, che `e anche quella del vettore , velocit`a angolare della girante:

M
a
=

j
_

M
0

_
=

j
_

M
0

j
_
Essendo la direzione e il verso dellasse di rotazione ssati si fa spesso riferimento al valore del
componente del momento (preso col segno) M
a
. Si pu`o quindi ragionare ancora sulla particella
uida di massa dm e osservare che la componente del momento della quantit`a di moto in direzione
assiale, detto momento angolare, `e pari a:
(1.103)
_
r

V dV
_

j
Per poter studiare meglio le equazioni di bilancio del momento delle forze in direzione assiale e del
momento angolare `e opportuno utilizzare un sistema di riferimento cilindrico denito dalle direzioni
tangenziale (

i
1
), assiale (

i
2
=

j) e radiale (

i
3
=

i
1

i
2
), e un sistema di riferimento cartesiano
denito dalle direzioni

i,

j e

k come illustrato in Fig. 1.5. In questo sistema di riferimento si possono
esprimere i vettori

V ed r attraverso i loro componenti:

V = V

i
1
+V
z

i
2
+V
R

i
3
r = z

i
2
+R

i
3
1.6. BILANCI DEL MOMENTO DI QUANTIT
`
A DI MOTO 35
Figura 1.5. Schema e nomenclatura per il calcolo del momento della quantit`a di moto.
avendo indicato con R la distanza del punto considerato dallasse di rotazione. Moltiplicando scalar-
mente per

j la (1.95) si ottiene unequazione di conservazione per il momento angolare della particella


uida in forma dierenziale:
(1.104)
_

t
_
r

V
_
_

j +
__
r

V
_

V
_

j
_
r

j + [r ]

j = 0
La relazione appena scritta si pu`o semplicare tenendo conto che utilizzando la base ortogonale
cilindrica denita sopra, per un generico vettore

b vale la relazione:
(1.105) r

j =

j r

b =

i
2

_
z

i
2
+R

i
3
_

b = R

i
1

b
Questa relazione `e utile per tutti i termini della (1.104) tranne il secondo. Per questultimo si pu`o
facilmente vericare che:
(1.106)
_

_
r

V
_

V
__

j =
_

j
_

_
r

V
_

V
__
=
__
R

i
1

V
_

V
_
=
_
RV

V
_
La (1.104) pu`o essere quindi riscritta come:
(1.107)

t
(RV

) +
_
RV

V
_
R
_

i
1

_
+R()

i
1
= 0
oppure, ricordando che = p , si ha:
(1.108)

t
(RV

) +
_
RV

V
_
+R(p)

i
1
+R
_

i
1

_
+R()

i
1
= 0
1.6.2. Bilancio macroscopico di conservazione del momento della quantit`a di moto.
Per ottenere il bilancio macrospcopico del momento della quantit`a di moto in direzione assiale, si pu`o
procedere come gi`a visto in precedenza, integrando lequazione (1.95) e sfruttando la (1.41). Denen-
do quindi il momento angolare polare

L
tot
del volume di uido contenuto nel sistema macroscopico
di Fig. 1.3:

L
tot
=
_
V
_
r

V
_
dV
si ottiene una forma uguale alla (1.100) poiche la parte relativa alla presenza di superci mobili ha
soltanto il ruolo di annullare il termine convettivo (secondo contributo, Eq. (1.95)) sulle superci
36 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
mobili. Si riporta allora per comodit`a la (1.100) riscritta nella forma:
(1.109)
d

L
tot
dt
=
_
S
2
_
r

V
_
d m+
_
S
1
_
r

V
_
d m

_
S
1
+S
2
+S
w
[(r n) p] dS
_
S
1
+S
2
+S
w
_
r
_
n
_
dS +
_
V
(r g) dV
Come `e stato gi`a visto nel paragrafo precedente, nello studio delle turbomacchine il maggiore interesse
`e rivestito dal momento della quantit`a di moto (momento angolare) fatto rispetto ad un asse di
rotazione. Questultimo si ottiene ancora una volta moltiplicando scalarmente il momento polare,
fatto rispetto ad un punto qualsiasi dellasse, con la direzione dellasse. Si denisce quindi momento
angolare assiale L
a
del volume di uido contenuto nel sistema macroscopico rispetto allasse diretto
come

j:
L
a,tot
=
_
V
RV

dm
e si ottiene:
(1.110)
dL
a,tot
dt
=
_
S
2
_
r

j
_
d m+
_
S
1
_
r

j
_
d m

_
S
1
+S
2
+S
w
__
r n

j
_
p
_
dS
_
S
1
+S
2
+S
w
_
r
_
n
_

j
_
dS +
_
V
_
r g

j
_
dV
Come `e stato gi`a visto nel paragrafo precedente, i termini possono essere semplicati utilizzando la
(1.105):
(1.111)
dL
a,tot
dt
=
_
S
2
(RV

) d m+
_
S
1
(RV

) d m

_
S
1
+S
2
+S
w
_
R
_
n

i
1
_
p
_
dS
_
S
1
+S
2
+S
w
_
R
_
n
_

i
1
_
dS +
_
V
R
_
g

i
1
_
dV
o ancora:
(1.112)
dL
a,tot
dt
= [(< RV

>) m]
_
< pR

i
1
>

S
_
M
a,m
M
a,f
+M
a,g
avendo trascurato il contributo degli sforzi viscosi su S
1
e S
2
e avendo riassunto negli opportuni
simboli il momento assiale esercitato sul uido dal suo peso e dal uido sulle pareti sse e mobili:
M
a,m
=
_
S
w,m
_
R
_
pn + n
_

i
1
_
dS (1.113)
M
a,f
=
_
S
w,f
_
R
_
pn + n
_

i
1
_
dS (1.114)
M
a,g
=
_
V
R
_
g

i
1
_
dV (1.115)
Il secondo termine a secondo membro pu`o essere in genere trascurato, visto che esso si annulla
se le sezioni S
1
e S
2
sono scelte in modo che il versore normale ad esse abbia componenti solo in
direzione radiale ed assiale (giaccia cio`e su un piano meridiano, vedi Cap. 2). Per quanto riguarda
il termine gravitazionale, esso `e identicamente nullo sia per gas che per liquidi quando lasse di
rotazione `e parallelo alla gravit`a (girante ad asse di rotazione verticale), mentre esso non `e nullo
quando lasse di rotazione non `e parallelo alla gravit`a (girante ad asse di rotazione non verticale);
1.6. BILANCI DEL MOMENTO DI QUANTIT
`
A DI MOTO 37
il termine resta tuttavia ugualmente trascurabile per sostanze gassose o per macchine di piccole
dimensioni. Con queste ipotesi, se il usso `e stazionario si ottiene una relazione fondamentale per il
calcolo delle turbomacchine, ovvero la relazione che esprime il legame tra coppia applicata allalbero
della girante e variazione delle grandezze cinematiche (medie) del usso tra ingresso ed uscita della
girante stessa:
(1.116) M
a
= [ m < RV

>]
In virt` u di tale relazione, si ricava che:
Per una Pompa (Macchina Operatrice): il momento assiale e velocit`a angolare sono con-
troversi (coppia agisce in direzione opposta al senso di rotazione della macchina); infatti si
ha che:
[< R
2
V

2
> < R
1
V

1
>] > 0 [< RV

>] > 0
M
a
< 0

M
a
controverso a (1.117)
Per una Turbina (Macchina Motrice): il momento assiale e velocit`a angolare sono equiversi
(coppia agisce nella stessa direzione del senso di rotazione della macchina); infatti si ha che:
[< R
2
V

2
> < R
1
V

1
>] < 0 [< RV

>] < 0
M
a
> 0

M
a
equiverso a (1.118)
Si pu`o inoltre calcolare la potenza (lavoro per unit`a di tempo) scambiata tra palettatura e
ambiente esterno:
(1.119)

W =

M
a
= m[< RV

>]
La potenza specica allunit`a di massa elaborata dalla palettatura vale:
per macchine radiali o a usso misto:
(1.120)

W
m
= [< UV

>]
dove U = R;
e per macchine di tipo assiale (R
1
= R
2
):
(1.121)

W
m
= U[< V

>]
Riassumendo:
per una Pompa (Macchina Operatrice):
[< RV

>] > 0 M
a
< 0

W < 0
che rappresenta potenza assorbita da fornire allalbero della girante;
Per una Turbina (Macchina Motrice):
[< RV

>] < 0 M
a
> 0

W > 0
che rappresenta potenza disponibile allalbero.
Per ovviare allinconveniente di attribuire una potenza negativa ad una macchina operatrice si `e
convenuto di denire la potenza relativa ad una turbomacchina nel seguente modo:
Per una Pompa (Macchina Operatrice):

W
p
=

W = + m[< UV

>] > 0
Per una Turbina (Macchina Motrice)

W
t
= +

W = m[< UV

>] > 0
Siamo cos` in grado di calcolare il momento assiale scambiato tra:
38 1. EQUAZIONI DEL MOTO DEI FLUIDI
palettature statoriche e cassa della macchina:
= 0 M
statore
a
= m

12
[< RV

>] ,= 0
e tra palettature della girante ed albero della macchina:
,= 0 M
girante
a
= m

23
[< RV

>] ,= 0
Questi risultati sottolineano che la macchina `e sollecitata da un momento torcente sia nel
caso di una schiera di pale statorica che rotorica.
Diversamente, per le potenze si ottiene che:
per le palettature statoriche:
= 0

W = M
statore
a
0
mentre per quelli della girante:
,= 0

W = M
girante
a
,= 0
che ci permette di concludere che lo scambio di energia della macchina con il mondo esterno pu`o
avvenire solo mediante la girante.
Bibliograa
[1] G. Parolini, A. Del Monaco, and D. Fontana. Fisica Tecnica. UTET, Torino, 1983.
[2] H.M. Roder, R.D. McCarty, and W.J. Hall. Computer programs for thermodynamic and
transport properties of hydrogen. NASA CR 129261, Nasa, 1972.
[3] Hans Immich. Short Course: Combustion chambers of liquid rocket engines. Master in sistemi di
trasporto spaziale, 2003.
[4] G. K. Batchelor. An introduction to uid dynamics. Cambridge University Press, 1967.
[5] M.H. Vavra. Aero-Thermodynamics and Flow in Turbomachines. Robert E. Krieger Publ. Co.,
1974.
[6] R. B. Bird, W. E. Stewart, and E. N. Lightfoot. Transport Phenomena. Wiley, 1960.
CAPITOLO 2
Il usso nelle turbomacchine
I risultati ottenuti nellapprossimazione macroscopica indicano che relazioni semplici possono
essere ottenute tra lo scambio energetico che avviene in una macchina in rotazione e la variazione di
componente di velocit`a in direzione tangenziale. Tali relazioni sono ancor pi` u valide quanto pi` u i valo-
ri medi sono valutati correttamente. Levoluzione del usso attraverso una turbomacchina `e tuttavia
piuttosto complessa e tipicamente rappresentabile come un usso totalmente tridimensionale.
Per uno studio completo `e quindi necessario studiare il moto complessivo che comporta varia-
zioni delle componenti radiali, tangenziali e assiali della velocit`a. Questo `e possibile soltanto con
i mezzi della uidodinamica computazionale, mentre cercare di riportare lo studio del usso a due
ussi bidimensionali permette di svolgere considerazioni interessanti. Per fare questo ci si riduce
innanzitutto a studiare, anziche il usso attraverso lintera macchina, un tubo di usso generato
dal usso entrante da una sezione identicata come quella compresa tra due circonferenze separate
da una distanza innitesima nelle direzioni radiale e assiale. In genere si suppone che in prima
approssimazione il usso sia assialsimmetrico, e quindi il tubo di usso possa essere considerato
assialsimmetrico. Il suddetto tubo di usso `e delimitato da due superci di corrente assialsimetriche
che nel caso generale assumono ciascuna laspetto illustrato in Fig. 2.1. Il usso lungo la supercie di
Figura 2.1. Flusso tridimensionale nelle turbomacchine.
corrente sar`a caratterizzato da una componente di velocit`a meridiana e una componente di velo-
cit`a tangenziale. La prima `e costituita dalle componenti assiale e radiale della velocit`a, la seconda
`e la componente che d`a il contributo principale (lunico nellapprossimazione vista) allo scambio di
energia tra uido e rotore.
Lintersezione della supercie di corrente con un piano meridiano, cio`e un piano che contiene
lasse di rotazione della macchina, individua la linea di corrente nel piano meridiano.
39
40 2. IL FLUSSO NELLE TURBOMACCHINE
Nel tubo di usso considerato, se ci muoviamo lungo la linea di corrente nel piano meridiano, le
grandezze non variano in direzione normale alla linea di corrente, a causa dello spessore innitesimo
del tubo di usso. In generale invece potranno variare nella direzione tangenziale. Rimuovendo
lipotesi di tubo di usso di spessore innitesimo, lintersezione delle pareti del tubo di usso con
ciascun piano meridiano individua un tubo di usso 2D nel piano meridiano.
Lapprossimazione che viene fatta nello studio delle turbomacchine `e quella di studiare due
sottoproblemi 2D del problema 3D:
Flusso quasi-bidimensionale nel piano delle superci di corrente: Ciascuna delle su-
perci di corrente assialsimmetriche, che possono essere ottenute per rotazione di ciascuna
delle linee di corrente che possono essere disegnate nel piano meridiano, pu`o essere studiata
come un usso bidimensionale in cui i vettori hanno solo componenti meridiana (lungo
la linea di corrente nel piano meridiano) e tangenziale (la direzione perpendicolare). Lo
studio lungo la supercie di corrente (viene anche detta piano interpalare) `e di particolare
importanza perche permette di studiare come si ottengono le variazioni di componente tan-
genziale di velocit`a, quelle decisive dal punto di vista del momento assiale esercitato sulla
macchina o dalla macchina.
Flusso bidimensionale nel piano meridiano: Nello studio del usso nel piano meridiano
si fa lipotesi di usso assialsimmetrico e cio`e che il usso ha la stessa soluzione in ogni piano
meridiano. Lo studio riguarda levoluzione del usso in direzione normale alle superci di
corrente e quindi lapprossimazione bidimensionale considera vettori che hanno soltanto
componenti assiale e radiale, sebbene possano essere presenti forze inerziali dovute alla
componente tangenziale.
2.1. Moto relativo e moto assoluto
Lanalisi del campo di usso attraverso le palettature delle giranti `e di pi` u facile eettuazione se
le equazioni che descrivono il usso vengono espresse rispetto ad un sistema di riferimento solidale
con la girante stessa. Nel seguito viene discusso il caso di particolari sistemi di riferimento relativi:
essi sono caratterizzati da un moto rotatorio attorno ad un asse di rotazione (p.es. lasse di rotazione
della girante), ma non hanno nessun atto di moto traslatorio.
2.1.1. Relazione tra velocit`a assolute e relative. Consideriamo dunque un sistema di ri-
ferimento relativo (non inerziale) con asse

i
2
parallelo alla velocit`a angolare e solidale alla girante
(Fig. 2.2)
1
; un qualunque punto P sar`a individuato in tale sistema da un vettore r
r
che `e legato al
vettore r dalla relazione
2
:
(2.1) r = r
r
+

OO
r
Considerato un intervallo di tempo dt il punto P si sposter`a nella posizione P

individuata dal vettore


spostamento dr nel sistema di riferimento sso e dal vettore dr
r
nel sistema di riferimento relativo.
Per costruzione, dr e dr
r
soddisfano le relazioni
3
:
(2.2) r +dr = r +dr
r
+ ( r
r
) dt
e quindi:
(2.3) dr = dr
r
+ ( r
r
) dt = dr
r
+
_
r

OO
r
_
dt = dr
r
+ ( r)dt
1
Diversamente dal Cap. 1 dove con

i
1
,

i
2
,

i
3
si `e indicato un sistema di riferimento cilindrico assoluto, in questo
capitolo con la stessa terna si indicher` a sempre un sistema di riferimento relativo, e, in molti casi un sistema di
riferimento cilindrico relativo.
2
I valori delle grandezze e degli operatori nel sistema di riferimento relativo sono evidenziati dal pedice ()
r
, mentre
quelli nel sistema di riferimento assoluto sono presentati senza pedice.
3
Per i sistemi di riferimento scelti vale la relazione r = r
r
.
2.1. MOTO RELATIVO E MOTO ASSOLUTO 41
Figura 2.2. Sistema di riferimento relativo solidale con la girante rotante a velocit`a
angolare costante
La velocit`a nel sistema di riferimento assoluto si ottiene rapportando il vettore spostamento dr
allintervallo di tempo innitesimo dt:
(2.4)
dr
dt
=:

V =
dr
r
dt
+ r
r
=

W + r =

W +

U
I tre vettori di velocit`a giacciono tutti localmente sul piano tangente alla supercie di corrente (per
denizione) e quindi su questo piano si pu` o sempre comporre un triangolo che mostra il vettore
velocit`a assoluta ottenuto come somma dei due vettori velocit`a di trascinamento e velocit`a relativa.
Tale relazione `e detta triangolo delle velocit`a (Fig. 2.3):
(2.5)

V =

W +

U
da cui si pu`o dedurre la seguente relazione tra i moduli delle velocit`a:
(2.6) W
2
= U
2
+V
2
2UV cos
Si osserva che diverse convenzioni sono seguite nei diversi testi per gli angoli e . Nel seguito si
Figura 2.3. Triangolo delle velocit`a
far`a riferimento alla convenzione mostrata in Fig. 2.3 e cio`e:
= angolo formato tra il vettore velocit`a assoluta e il vettore velocit`a di trascinamento;
= angolo formato tra il vettore velocit`a relativa e un vettore parallelo alla velocit`a di
trascinamento ma di verso opposto;
V

= componente tangenziale della velocit`a assoluta, positiva se diretta come la velocit`a di


trascinamento;
W

= componente tangenziale della velocit`a relativa, positiva se opposta alla velocit`a di


trascinamento;
42 2. IL FLUSSO NELLE TURBOMACCHINE
V
m
= W
m
componente meridiana della velocit`a assoluta, uguale alla componente meridiana
della velocit`a relativa, che si divide a sua volta nelle componenti assiale (proiezione nella
direzione dellasse di rotazione) e radiale (parte della componente meridiana giacente su un
piano perpendicolare allasse di rotazione);
V
a
= W
a
componente assiale della velocit`a assoluta, uguale alla componente assiale della
velocit`a relativa;
V
r
= W
r
componente radiale della velocit`a assoluta, uguale alla componente radiale della
velocit`a relativa.
2.1.2. Stazionariet`a nel Moto Relativo. Supponiamo che il usso attraverso un canale in-
terpalare sia stazionario rispetto ad un sistema di riferimento relativo alla girante sulla quale il
canale `e calettato. Osservando per`o il usso allo scarico del canale si osserva che gli strati limiti
formatisi alle pareti del canale si separano dai proli per poi riunirsi a formare una scia a valle di
ciascun prolo (Fig. 2.4). Questo rende non uniforme la distribuzione spaziale delle velocit` a relative
alluscita della girante, seppur stazionaria:
(2.7)

W(
r
, t) =

W (
r
)
dove
r
indica la coordinata in direzione circonferenziale del punto in un sistema di riferimento
relativo solidale con la girante. Poiche =
r
+
0
con
0
= t, ne segue che il modulo della velocit`a
assoluta varr`a:
(2.8)

V (, t) =

W ( t) +

U
e quindi non `e costante nel tempo. Perci`o, non uniformit`a spaziali in un usso relativo si
traducono in non stazionariet`a del usso assoluto.
Figura 2.4. Flusso in uscita dalla girante
Le approssimazioni che si possono fare per semplicare la trattazione dei ussi nelle turbomac-
chine sono:
la girante viene rappresentata con una distribuzione innita di palette di spessore
innitesimo: con tale schematizzazione il usso allo scarico di una schiera di proli `e
uniforme (non si ha pi` u la presenza di un gradiente di velocit`a tra ventre e dorso della
singola pala), e la girante viene vista come una discontinuit`a del usso assoluto.
la velocit`a angolare `e costante: non vengono cos` analizzati i transitori.
Queste approssimazioni consentono di trattare il usso come assialsimmetrico, e sono tanto pi` u
accurate quanto pi` u `e elevato il numero di pale della schiera e quanto pi` u sottili sono i proli che
formano la schiera.
2.1.3. Relazione tra accelerazione assoluta e relativa. Si ricorda che la denizione di
derivata totale (o sostanziale) nel sistema assoluto `e:
(2.9)
D( )
Dt
=
( )
t
+
_

V
_
( )
2.1. MOTO RELATIVO E MOTO ASSOLUTO 43
mentre la denizione di derivata totale (o sostanziale) nel sistema relativo `e:
(2.10)
D
r
( )
Dt
=

r
( )
t
+
_

W
r
_
( )
Come noto le accelerazioni assoluta e relativa sono legate attraverso laccelerazione di trascinamento
e di deviazione:
(2.11) a =a
r
+
d
dt
r
r
+ ( r
r
) + 2

W =a
r
+ ( r
r
) + 2

W
con lultima uguaglianza ottenuta nelle ipotesi considerate di origine ssa e velocit`a di rotazione
costante nel tempo. Ora, osservando che:
(2.12) a =
D

V
Dt
e a
r
=
D
r

W
Dt
si ottiene:
(2.13)
D

V
Dt
=
D
r

W
Dt
+ ( r
r
) + 2

W
dove si ricorda che:
(2.14)
_
a
cen
= ( r
r
) = accelerazione centripeta
a
cor
= 2

W = accelerazione di Coriolis
e si osserva che il modulo dellaccelerazione centripeta, sempre diretta verso lasse di rotazione, `e
pari a
2
R, avendo indicato con R la distanza del punto considerato dallasse di rotazione. Alla
stessa relazione si pu`o giungere considerando che la particella uida in un sistema di riferimento non
inerziale `e sottoposta alle forze apparenti consistenti nel caso in esame nella forza centrifuga e la
forza di Coriolis.
4
4
Uninteressante procedura formale per ricavare la relazione tra accelerazione assoluta e relativa `e riportata nel
Cap. 7 di [1]. Essa consiste nel sostituire la relazione tra velocit`a assoluta e relativa:

V =

W + r
r
nella denizione di velocit`a assoluta:
D

V
Dt
=

V
t
+

V
e quindi espandere gli operatori di derivazione temporale e spaziale. Perche si ottenga il risultato corretto va osservato
che gli operatori devono essere calcolati rispetto al riferimento assoluto. Procedendo come su indicato si arriva alle:
D

V
Dt
=

t

W + r
r

W + r
r

W + r
r

=
=


W
t
+

W

W +

t
( r
r
) +

W ( r
r
) + ( r
r
)

W + ( r
r
) ( r
r
)
Per semplicare questa espressione si osserva che, considerando che `e un vettore che non dipende dalla posizione
considerata e quindi = 0, si ottiene (per la simbologia si veda la nota a pag. 33):

W ( r) =

W ( r
r
) = W
l

x
l

ijk

i
x
j

i
k

=
ijk

i
W
l
x
j
x
l

i
k
=
ijk

i
W
j

i
k
=

W
e inoltre che ci sono due termini del tipo ( r
r
)

b, avendo indicato con



b un generico vettore. Questi ultimi si
possono semplicare osservando che r
r
= R

i
1
dove con

i
1
`e stata indicata la direzione tangenziale e cio`e quella
perpendicolare al piano individuato da e r
r
. Il prodotto scalare di questa direzione per il gradiente `e pari alla
derivata direzionale e quindi, indicando con Rdt lo spostamento inntesimo nella direzione tangenziale:
( r
r
)

b = R
d

b
Rdt
=
d

b
dt
In un atto di moto rotatorio d

b/dt =

b e quindi:
( r
r
)

b =

b
sostituendo queste relazioni nella prima, si ha:
D

V
Dt
=


W
t
+

W

W +

t
r
r
+

W +

W + ( r
r
)
44 2. IL FLUSSO NELLE TURBOMACCHINE
2.1.4. Potenziale dellaccelerazione centripeta. Laccelerazione centripeta `e diretta verso
lasse di rotazione ed il suo modulo vale
2
R (Fig. 2.2). E possibile quindi denire una funzione
potenziale (la forza centripeta `e conservativa in quanto centrale):
(2.15) f (R) = R
in modo da poter ricavare laccelerazione centripeta come il gradiente di tale funzione:
(2.16) a
cen
=
2
R(R) =
2

_
R
2
2
_
=
_

2
R
2
2
_
=
_

U
2
2
_
2.1.5. Momento assiale delle forze apparenti. Se adesso consideriamo il caso semplice di
palette piane (questa ipotesi comporta W

= 0) possiamo vedere che laccelerazione di Coriolis `e


lunica che provoca un momento assiale. Infatti, ricordando che il momento assiale dM
a
di asse

j
Figura 2.5. Moto relativo nel caso di palette piane.
esercitato dalla forza apparente dovuta allaccelerazione a sulla particella elementare di uido dm `e
denito come:
(2.17) dM
a
=

j (r adm)
si osserva che essendo laccelerazione centripeta radiale:
(2.18) a
cen
=
2
R(R)
essa non fornisce momento assiale. Laccelerazione relativa `e meridiana, essendo W

= 0:
(2.19) a
rel
=
_

W
_

W
e quindi anchessa non fornisce alcun contributo al momento assiale delle forze apparenti. Laccele-
razione di Coriolis `e inne completamente tangenziale ( e

W individuano in questo caso un piano
meridiano) e fornisce momento assiale:
(2.20) a
cor
= 2

W
Il momento assiale quindi in modulo sar`a:
(2.21) dM
a
= 2RW
r
dm = 2RW sin dm (,= 0)
Questo `e lunico contributo al momento assiale nel caso di palette piane.
avendo anche osservato che
r
r
r
/t = 0. Dal confronto della relazione ottenuta con la (2.13) si ottiene che deve essere:
D
r

W
Dt
=


W
t
+

W

W =

r

W
t
+

W
r

W
Questultima relazione pu` o essere utilizzata per procedere con la sostituzione della velocit`a assoluta con la somma
di quella relativa e di trascinamento, per ricavare sistematicamente le equazioni di conservazione scritte rispetto al
sistema di riferimento relativo a partire da quelle gi` a ottenute per il sistema assoluto.
2.1. MOTO RELATIVO E MOTO ASSOLUTO 45
Nel caso pi` u generale ci potr`a essere anche un contributo dellaccelerazione relativa, ma si pu`o
vedere facilmente che `e solo la componente radiale di velocit`a relativa a contribuire al momento
assiale dovuto allaccelerazione di Coriolis, che nel caso particolare di assenza di componente assiale
(come `e il caso di turbomacchine puramente centrifughe o centripete) si scrive:
(2.22) dM
a
= 2RWdm
Si consideri ora una girante a palette piane come quella schematizzata in Fig. 2.5. Nel sistema di
riferimento relativo non ci sono superci mobili e pertanto nelle equazioni di bilancio non compare
lo scambio di lavoro con lesterno. Bisogna tuttavia tener conto della presenza delle forze apparenti.
In tal caso nellipotesi di palette piane, lequazione di bilancio del momento della quantit`a di moto
scritta nel sistema di riferimento relativo, non vedr`a variazioni di componente di velocit`a tangenziale,
ne, nelle ipotesi di funzionamento stazionario, alcun altro termine se non il momento delle forze
apparenti e il momento delle forze applicate sulle pareti solide (sse nel sistema di riferiento relativo).
Il momento assiale esercitato dal uido sulle pareti solide `e dunque pari in modulo a quello esercitato
dalle forze apparenti sul uido ed il calcolo del secondo permette di valutare il primo e quindi la
potenza scambiata dalla macchina con lesterno. Per calcolare questo momento assiale si pu`o valutare
la massa del uido che passa attraverso la palettatura. La massa dellelemento uido compreso tra
le ascisse curvilinee e + d, posto ad una distanza R dallasse di rotazione ed avente altezza h
nella direzione normale a , potr`a essere calcolata (indicando con Z il numero di palette e con t lo
spessore di ciascuna) come:
(2.23) dm =
_
2R
Z
t
_
Zhd
Nelle stesse ipotesi, la portata che entra nella girante pu`o essere calcolata considerando la generica
sezione perpendicolare alla velocit`a

W, a sua volta diretta come :
(2.24) m =
_
2R
Z
t
_
ZhW
dividendo membro a membro le ultime due relazioni ottenute si ha:
(2.25)
dm
m
=
d
W
dm =
md
W
che ci permette di esprimere il dm che appare nellespressione della forza di Coriolis in funzione
di W, d e m. Il momento assiale fornito dallelementino (considerato come la corona circolare di
raggio medio R attorno allasse di rotazione

j) assumer`a quindi lespressione:
(2.26) dM
a
= 2RW sin
_
md
W
_
= 2 mRsin d = 2 mRdR = md
_
R
2
_
Il momento assiale delle forze apparenti agenti sul uido presente allinterno della girante `e calcolabile
come integrale lungo il raggio:
(2.27) M
a
=
_
R
2
R
1
dM
a
= m
_
R
2
2
R
2
1
_
e quindi per ottenere il moto relativo ipotizzato tra le palette piane `e necessario fornire al uido una
potenza pari a:
(2.28)

W = M
a
= m
2
_
R
2
2
R
2
1
_
= m
_
U
2
2
U
2
1
_
ossia, in virt` u dellaccelerazione di Coriolis (presente se si ha una variazione di raggio con palette
piane),
5
si ha una potenza non nulla allasse se varia laccelerazione di trascinamento.
5
Nel caso pi` u generale di palette non piane si possono avere contributi anche derivanti dallaccelerazione relativa.
46 2. IL FLUSSO NELLE TURBOMACCHINE
2.1.6. Equazione di continuit`a. Lequazione di continuit`a nel sitema di riferimento relativo
si scrive:
(2.29)

r

t
+
_

W
r
_
+
_


W
_
= 0
Questo risultato pu`o essere anche ottenuto
6
sostituendo le relazioni tra velocit`a assolute e relati-
ve nellequazione di continuit`a scritta nel sistema di riferimento assoluto seguendo la procedura
riportata nella nota di pagina 43.
2.1.7. Equazioni del moto. Lequazione del moto scritta nel sistema di riferimento relativo
`e la stessa di quella scritta nel sistema di riferimento assoluto purche si tenga conto della presenza
delle forze apparenti, cos` come descritto dal legame tra accelerazione relativa e accelerazione assoluta
(2.11-2.13). Lequazione del moto diventa quindi:
(2.30)
D
r

W
Dt
+
_

t
r
r
_
+ 2
_


W
_
+ ( r
r
) =

r
p

+

f
r

con
(2.31)

f
r
=
1

r

Assumendo velocit`a angolare costante ( /t = 0), utilizzando il primo principio della termodina-
mica (1.73), e la (2.16), lequazione (2.30) diventa:
(2.32)
D
r

W
Dt
+ 2
_


W
_

r
_
U
2
2
_
+
r
h = T
r
s +

f
r

Ricordando la (1.30) e procedendo come a pagina 25 si ottiene:


(2.33)

r

W
t
+
r
h
tot,r
=

W
_


W + 2
_
+T
r
s +

f
r
avendo denito unentalpia totale che contiene al suo interno i contributi di entalpia, energia poten-
ziale ed energia cinetica:
(2.34) h
tot,r
= +h +
W
2
2

U
2
2
= +h
0,r

U
2
2
Nel caso di usso incompressibile, visto che
(2.35)
p

=
_
p

_
lequazione (2.30) pu`o essere facilmente modicata ricordando ancora la (2.16):
(2.36)
D
r

W
Dt
+ 2

W =
r
_
+
p



2
R
2
2
_
+

f
r
e sviluppando la derivata materiale:
(2.37)

r

W
t
+
r
p
tot,r
=

W
_


W + 2
_
+

f
r
avendo denito una pressione totale del moto relativo come:
(2.38) p
tot,r
= +
p

+
W
2
2


2
R
2
2
6
Per i passaggi e la discussione si veda [1], 7.3.
2.1. MOTO RELATIVO E MOTO ASSOLUTO 47
2.1.8. Equazione dellenergia nel moto relativo. Moltiplicando scalarmente per dr

Wdt lequazione del moto relativo (2.33) e ricordando che il dierenziale lungo la linea di corrente
e il gradiente sono legati dalla
(2.39) d

r
() = dr


r
()
vale la seguente relazione:
(2.40)

r
t
_
W
2
2
_
dt +d

r
h
tot,r
= Td

r
s +dt
_

W

f
r
_
mentre il I principio lungo la linea di corrente si esprime come:
(2.41) Td

r
s = d

r
q
0
dt
_

W

f
r
_
e quindi la variazione dellentalpia totale del moto relativo `e dovuta agli scambi di calore con lesterno
e alla non stazionariet`a:
(2.42) d

r
h
tot,r
= d

q
0


r
t
_
W
2
2
_
dt
Per un usso adiabatico stazionario (quindi anche non isoentropico) si ha quindi:
(2.43) +h +
W
2
2

U
2
2
= costante
oppure
(2.44) (dr


r
) h
tot,r
= 0
che rappresenta:
un usso con entalpia totale relativa costante ovunque;
un usso con lentalpia totale relativa che varia solamente in direzione normale alle linee di
corrente del moto relativo.
Per un usso incomprimibile si riparte dalla relazione (2.37) e quindi si scrive:
(2.45)
1

d

(p
tot,r
) =

r
t
_
W
2
2
_
dt +
_

W

f
r
_
dt
con la pressione totale del moto relativo che rimane costante solamente se il usso `e stazionario e
non viscoso.
2.1.9. Bilancio della quantit`a di moto relativa. Nel caso dello studio del moto nel sistema
di riferimento relativo, lo studio del generico volume di controllo equivale a quello del sistema ma-
croscopico, purche vengano distinte le superci di ingresso ed uscita del uido dalle pareti. Infatti le
pareti sono tutte sse nel sistema di riferimento relativo e quindi il sistema macroscopico si riduce
ad un caso speciale di volume di controllo (determinato da superci di controllo tutte sse). Si
ricorda che lassenza di superci mobili fa si che non ci sia scambio di lavoro tra uido e pareti nel
sistema di riferimento relativo (

W
r
= 0). Lequazione di bilancio della quantit`a di moto nel sistema
di riferimento relativo pu`o essere quindi scritta per lelemento di volume dV:
(2.46)

r
t
_

W
_
dV +
_

W

W
_
dV =
_

r

_
dV pdV dV
_
2

W + r
_
dV
e integrata sul volume di controllo (cio`e nel sistema macroscopico costituito dalla girante o rotore
di una turbomacchina):
(2.47)
d
dt
_
V

Wdm+
_
S
2

Wd m
_
S
1

Wd m =
_
S
_
pn n
_
dS +

G
_
V

_
2

W + r
_
dV
Lultimo termine tra parentesi si pu`o trasformare calcolando il doppio prodotto:
(2.48)
_
V

_
2

W +

U
_
dV = 2
_
V

_


W
_
dV
1
2
_
S

2
R
2
ndS
48 2. IL FLUSSO NELLE TURBOMACCHINE
La forza che il uido esercita sulla parete si ha, come si `e gi`a visto in (1.56):
(2.49)

F =
_
S
w
_
pn + n
_
dS
e la sua proiezione lungo lasse sar`a, nel caso stazionario e trascurando il termine

G
(2.50)

F
r,a
=

j
__
S
1
W
a
d m
_
S
2
W
a
d m+
_
S
1
p cos dS
_
S
2
p cos dS
_
risultato ottenuto facendo riferimento a Fig. 2.5 dove con si `e indicato langolo tra la direzione
assiale e quella individuata dallascissa curvilinea nel piano meridiano e si sono considerate superci
S
1
e S
2
perpendicolari alla direzione individuata da .
2.1.10. Bilancio del momento della quantit`a di moto. Moltiplicando vettorialmente per
r
r
lequazione del moto si ottiene lequazione di bilancio del momento della quantit`a di moto, che
consente di ottenere una espressione per il momento che il uido scambia con le pareti solide.
Ricordando la (1.105) e la (1.108) lequazione di bilancio del momento della quantit`a di moto nel
sistema di riferimento relativo si scrive
7
:
(2.51)

r
t
_
R

i
1
_
+
r

_
R

i
1

W
_
+R(p)

i
1
+
+R
_

i
1

_
+R()

i
1
+Ra
cen

i
1
+Ra
cor

i
1
= 0
si tratta quindi della (1.108) scritta nel sistema di riferimento relativo con laggiunta dei termini
delle forze apparenti. Ricordando le (2.14) si nota facilmente che il termine della forza centrifuga
non da contributo alla (2.51), mentre per quanto riguarda il termine della forza di Coriolis, si ha:
2

W

i
1
= 2

i
2

i
1
= 2

i
1

i
2


W = 2

i
3


W = 2W
r
Integrando sul volume e procedendo come in 1.6.2 si ottiene unespressione identica alla (1.111)
dove si sostituiscono le velocit`a relative a quelle assolute e si aggiunge a secondo membro lintegrale
generato dalle forze apparenti:
(2.52)
dL
r,a,tot
dt
=
_
S
2
_
R

i
1
_
d m+
_
S
1
_
R

i
1
_
d m
_
S
1
+S
2
+S
w
_
R
_
n

i
1
_
p
_
dS

_
S
1
+S
2
+S
w
_
R
_
n
_

i
1
_
dS +
_
V
R
_
g

i
1
_
dV
_
V
2RW
r
dV
Da questultima espressione `e possibile ricavare il momento assiale esercitato dal uido sulle pareti
(che nel caso del sistema di riferimento relativo saranno solo pareti sse):
(2.53) M
r,a
=
d
dt
_
V
_
R

i
1
_
dm+
_
S
1
_
R

i
1
_
d m
_
S
2
_
R

i
1
_
d m
_
V
2RW
r
dV
avendo considerato sezioni di ingresso e di uscita perpendicolari allasse di rotazione (lungo di esse
n

i
1
= 0).
7
In questo caso si `e preferito indicare esplicitamente il prodotto scalare

W

i
1
per indicare la componente
tangenziale della velocit` a relativa. Questo perche nella discussione si considera una terna destra denita da versori
diretti secondo la direzione dellasse di rotazione (orientato come ), la direzione radiale (orientata verso lesterno), e
la direzione circonferenziale (orientata come la velocit` a di trascinamento), mentre con W

si intender`a nel seguito del


testo la componente tangenziale di

W cambiata di segno, come indicato in Fig. 2.3.
2.3. FLUSSO NEL PIANO MERIDIANO 49
2.2. Flusso nel piano delle superci di corrente
Si pu`o studiare il usso lungo la supercie di corrente riportandolo nel piano , dove `e
lascissa curvilinea, calcolata lungo lintersezione della supercie di corrente con il piano meridiano.
La turbomacchina pu`o essere classicata come assiale, radiale o mista in base alla direzione della-
scissa curvilinea , rispettivamente, assiale, radiale oppure generica (con componenti sia radiale sia
assiale).
(a) Assiale (b) Radiale (c) Mista
Figura 2.6. Tipi di turbomacchina in base alla direzione della linea di corrente.
In questo piano la velocit`a avr`a ovviamente una componente lungo lascissa (componente
meridiana) e una componente tangenziale. Lungo questo piano potranno essere individuate le tracce
delle superci mobili (pale) che indirizzano il usso come desiderato e che sono quelle che permettono
lo scambio energetico (`e su di esse infatti che viene applicato un momento assiale che compie lavoro).
La presenza di superci mobili in numero discreto fa cadere le ipotesi di usso assialsimmetrico fatte
allinizio del capitolo. Quelle ipotesi vanno quindi viste come rappresentative di un comportamento
medio del usso.
Langolo che localmente forma la pala (o idealmente il usso nellipotesi di numero innito di
pale di spessore nullo) con la direzione tangenziale `e:
(2.54) tan =
d
rd
Langolo (vedi anche Fig. 2.3) viene preso positivo se la pala `e inclinata in direzione opposta alla
rotazione. Nel caso particolare di costante si ha una pala rettilinea nel caso di turbomacchina
assiale e pala a spirale logaritmica nel caso di turbomacchina radiale. Il caso di = 90
o
indica che
la pala `e meridiana (in tal caso se `e costante si ha una pala piana anche nel caso di turbomacchina
radiale).
Lo studio nel piano della supercie di corrente (o piano interpalare) ci permette di individuare
la forma della palettatura. Infatti dallequazione di Eulero per le turbomacchine, sappiamo che lo
scambio di energia `e legato alla variazione della componente tangenziale di velocit`a (e solo ad essa nel
caso di turbomacchina assiale). Di conseguenza si pu`o vedere quale deve essere il tipo di curvatura
che devono avere le superci mobili per ottenere questa variazione. Il primo passo sar`a quello di
fare lipotesi di guida perfetta e cio`e nellipotesi che il usso segua perfettamente la direzione delle
pale (ci`o equivale a considerare un numero innito di pale di spessore nullo).
Nei capitoli seguenti si vedr`a il dettaglio del usso nel piano delle superci di corrente per il caso
specico di pompe e turbine.
2.3. Flusso nel piano meridiano
Laltezza dei tubi di usso nel piano meridiano mostrata in Fig. 2.6 indica che bisogna considerare
in usso non solo nel piano ma anche quello che si stabilisce in direzione normale a questo piano,
e cio`e nel piano meridiano. Si tratta quindi di studiare le relazioni tra le evoluzioni del usso lungo
50 2. IL FLUSSO NELLE TURBOMACCHINE
le diverse possibili supercie di corrente. Per capire queste relazioni conviene scrivere le equazioni
del moto in coordinate cilindriche.
Si consideri lequazione della quantit`a di moto nel caso ideale:
(2.55)
D

V
Dt
= p
che pu`o essere trasformata in coordinate cilindriche attraverso le posizioni
8
:
(2.56)

V = V
r

i
r
+V

+V
a

i
a
(2.57) () =
()
R

i
r
+
1
R
()

+
()
z

i
a
e proiettata radialmente:
(2.58)
V
r
t
+V
r
V
r
R
+
V

R
V
r


V
2

R
+V
a
V
r
z
=
1

p
R
2.3.1. Vortice libero e vortice forzato. Considerando che:
il usso sia stazionario;
i gradienti spaziali della velocit`a radiale V
r
siano trascurabili rispetto al termine non
derivato;
allora `e possibile aermare che il gradiente di pressione radiale `e fornito dalla forza centrifuga:
(2.59)
dp
dR
=
V
2

R
Tale equazione dierenziale ordinaria ha due soluzioni notevoli:
vortice libero: `e una soluzione irrotazionale in cui
(2.60) V

R =
f
R
2
= C
ossia la velocit`a angolare del uido (indicata con
f
) `e inversamente proporzionale al
quadrato del raggio
(2.61)
f
(R) =
C
R
2
sostituendo nella (2.59) si ottiene, per ussi incomprimibili, che la pressione ha unespres-
sione del tipo:
(2.62)
p

=
1
2
C
2
R
2
+cost =
1
2
V
2

+cost
con lenergia delle particelle pari a:
(2.63) e

=
p

+
1
2
V
2

= cost
e quindi non occorre fare del lavoro per portare le particelle da un raggio ad un altro: tale
usso si riscontra nei condotti di mandata e di ritorno dalle turbomacchine ove, in assenza di
parti mobili, non `e possibile fornire lavoro al usso e quindi questa `e lunica congurazione
immaginabile.
vortice forzato: `e tipico dei corpi rigidi in rotazione attorno ad unasse:
(2.64)
V

R
=
f
= cost.
e quindi la pressione sar`a:
(2.65) p (R) =
2
f
R
2
2
+cost. =
1
2
V
2

+cost.
8
Per maggior chiarezza i versori vengono indicati con

i
r
=

i
3
,

i
1
e

i
a
=

i
2
.
2.3. FLUSSO NEL PIANO MERIDIANO 51
Figura 2.7. Andamenti della velocit`a e pressione per un vortice libero
e lenergia associata al moto vorticoso `e:
(2.66) e

=
p

+
1
2
V
2

= V
2

+cost. =
2
f
R
2
+cost.
che aumenta con il raggio e dunque `e necessario compiere un lavoro per spostare le particelle
da un raggio ad un altro (negativo se il raggio aumenta):
(2.67)
p

=
2
f
_
R
2
2
R
2
1
_
Figura 2.8. Andamenti delle velocit`a e pressione per un vortice forzato
2.3.2. Relazione fra usso assiale e tipo di vortice. La derivata lungo il raggio del primo
principio (1.74) pu`o essere calcolata come:
(2.68)

i
r

_
Ts = h
p

_
ottenendo:
(2.69) T
ds
dR
=
dh
dR

dp
dR
e per lequilibrio radiale e per la denizione di entalpia di ristagno assoluta per un moto vorticoso
(V
R
= 0)
(2.70) h
0
= h +
1
2
_
V
2

+V
2
a
_
si ha:
(2.71) T
ds
dR

dh
0
dR
=
1
2
d
dR
_
V
2

+V
2
a
_

V
2

R
52 2. IL FLUSSO NELLE TURBOMACCHINE
Nellipotesi che il usso il usso sia isoentropico e isoentalpico allora vale
(2.72)
d
dR
_
V
2
a
2
_
=
V
2

R

d
dR
_
V
2

2
_
ma si ha anche:
(2.73)
V
2

R
+
d
dR
_
V
2

2
_
=
1
2
1
R
2
d
dR
_
(RV

)
2
_
e quindi:
(2.74)
d
dR
_
V
2
a
_
=
1
R
2
d
dR
_
(RV

)
2
_
che lega le componenti assiali e tangenziali del moto del usso vorticoso nelle ipotesi sopra descritte.
Nei casi particolari esaminati si ha:
per il vortice libero essendo RV

costante ne segue che:


(2.75) V
a
= costante
ossia la velocit`a di avanzamento assiale `e la medesima a tutte le distanze dallasse;
per il vortice forzato invece V

=
f
R e integrando:
(2.76)
_
R
2
R
1
d
dR
_
V
2
a
_
dR =
_
R
2
R
1
1
R
2
d
dR
_
_
R
2

f
_
2
_
dR
ottenendo
(2.77) V
2
a
(R) = 2
f
2
R
2
+cost.
oppure in altra forma:
(2.78)
1
2
_
V
2
a
2
V
2
a
1
_
=
f
2
_
R
2
2
R
2
1
_
=
f
R
2
V

2

f
R
1
V

1
=

W
m
Per una macchina assiale, dalla (1.121) e derivando entrambi i membri secondo il raggio, considerando
il usso ad entalpia costante lungo lo stesso:
(2.79)
f
d
dR
(R[V

]) = 0
ossia:
(2.80) R[V

] = cost.
che contempla due casi:
RV

= cost. ossia il usso `e di vortice libero: questo tipo di progettazione per`o porta a
svergolamenti elevati;
V

2
= V

1
e quindi viene conservata la velocit`a tangenziale tra ingresso e uscita ma il usso
non `e in generale quello di vortice libero.
Bibliograa
[1] M.H. Vavra. Aero-Thermodynamics and Flow in Turbomachines. Robert E. Krieger Publ. Co.,
1974.
CAPITOLO 3
Prestazioni delle turbomacchine
3.1. Equazione di Eulero delle Turbomacchine
Il bilancio macroscopico che esprime la conservazione del momento della quantit`a di moto in una
turbomacchina `e espresso dallEq. (1.119):
1

W
m
= [< UV

>]
Si `e visto inoltre che la dinamica dellenergia totale del uido obbedisce ad una legge di con-
servazione diversa a seconda se il usso `e comprimibile o incomprimibile, cio`e a seconda se si sta
considerando una macchina termica o una macchina idraulica
2
. Tuttavia `e interessante mostrare le
analogie tra le diverse espressioni nel caso in cui si fa lipotesi di uido comprimibile isentropico
(ci`o equivale a considerare la macchina di interesse non adiabatica, mentre di solito si considera
la macchina adiabatica, essendo questultima unipotesi pi` u prossima al comportamento reale della
macchina). Per avere un uido comprimibile isentropico bisogner`a sottrarre dallesterno una quan-
tit`a di calore pari a quella generata dallirreversibilit`a della trasformazione (vedi pag. 30). Si ha
quindi:
incomprimibile (liquido):
3
(3.1)

W
m
=
_
1
2
< V
2
> + +
p

E
v
m
comprimibile isentropico:
(3.2)

W
m
=
_
1
2
< V
2
> + +h
_

E
v
m
comprimibile (caso generale, vedi Eq. (1.88)):
(3.3)

W
m
=
_
1
2
< V
2
> + +h
_
+

Q
m
Si ricorda che nel caso comprimibile adiabatico (3.3) la variazione di entalpia totale `e pari proprio
al lavoro scambiato e descritto dalla (3.2) con lultimo termine nullo (

E
v
,= 0 ma esso non compare
nella (3.2) perche

Q = 0).
Cerchiamo di uniformare le relazioni (3.2) e (3.1) in una forma tale che possano valere sia per
un gas che per un liquido. Allo scopo, introduciamo una variabile di stato H tale che:
1
In questo capitolo appaiono contemporaneamente lenergia interna e la velocit`a di trascinamento, entrambe
indicate con il simbolo U. Nonostante ci` o possa in principio generare confusione `e stata mantenuta questa simbologia
che `e quella pi` u diusa per queste grandezze. Per evitare ogni rischio di confusione si segnala che in questo capitolo
lenergia interna apparir` a esclusivamente attraverso il suo valore specico (u) e quindi il simbolo maiuscolo U identica
inequivocabilmente la velocit` a di trascinamento (U = R).
2
Una macchina a uido incomprimibile `e di solito classicata come macchina idraulica mentre una macchina a
uido comprimibile come macchina termica. Inoltre una macchina che cede energia al uido compiendo lavoro su di
esso `e detta operatrice, mentre una macchina che estrae lavoro dal uido `e detta motrice. In particolare una macchina
operatrice idraulica `e chiamata pompa, una macchina operatrice termica compressore, mentre per le macchine motrici
si parla sempre di turbina (turbina idraulica o turbina a gas).
3
Si ricorda che V `e il modulo della velocit` a che pu` o essere espresso come V = V
2

+ V
2
a
+ V
2
R
.
53
54 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
[g[H := +u +
p

u +
p

per un gas
[g[H := +
p

per un liquido (3.4)
Confrontando le due espressioni si nota che si pu`o istituire la seguente analogia:
energia interna del gas (u = c
v
T) altezza piezometrica ( = [g[z);
energia di compressione energia di pressione idrostatica
Questa notazione permette di scrivere il bilancio dellenergia totale (valido sia per un gas isentropico
che per un liquido) nella forma:
(3.5)

W
m
=
_
1
2
< V
2
> +[g[H
_

E
v
m
o pi` u in generale per un gas nella forma:
(3.6)

W
m
=
_
1
2
< V
2
> +[g[H
_
+

Q
m
Introducendo la notazione di energia di ristagno H
0
= H+V
2
/2, si ha inne:
(3.7)
_

W
m
=
_
[g[H
0
_

E
v
m
Liquido (gas incomprimibile), gas isentropico

W
m
=
_
[g[H
0
_
+

Q
m
Gas (caso generale)
e quindi denendo una nuova grandezza,

Q che rappresenta energia sottratta al uido per eetto di
attrito o di scambio di calore o della combinazione di entrambi e in particolare:
(3.8)
_

Q =

E
v
Liquido (gas incomprimibile)

Q =

E
v
=

Q Liquido isotermo (gas comprimibile isentropico)

Q =

Q Gas (caso generale)
e confrontando la legge che esprime la conservazione del momento della quantit`a di moto (1.119),
con quella dellenergia totale nella forma generalizzata (3.7), si ottiene la relazione fondamentale
delle turbomacchine (o Equazione di Eulero) che stabilisce che:
(3.9) [g[[H
0
] = [< UV

>]

Q
m
= (

W
m
+

Q
m
)
valida sia per sostanze gassose che per liquidi.
LEq. (3.9) indica che la variazione di altezza totale H
0
del uido tra ingresso ed uscita della
macchina si traduce quindi in potenza meccanica disponibile allasse e perdite meccaniche ed inoltre
che a tale variazione corrisponde una variazione delle grandezze cinematiche (medie) del usso tra
ingresso ed uscita della girante stessa.
La relazione (3.9) si pu`o riscrivere come:

_
[g[H
_
+
_
1
2
< V
2
>
_

_
< UV

>
_
=

Q
m
e quindi come:
3.3. VARIAZIONE ENERGIA TOTALE 55

_
[g[H+
1
2
< V
2
> < UV

>
. .
Entalpia rotazionale di ristagno=I
0
_

_
=

Q
m
Tale relazione suggerisce di introdurre una nuova variabile di stato I
0
designata come Rotalpia
di ristagno o Entalpia rotazionale di ristagno
(3.10) I
0
= [g[H+
1
2
V
2
RV

che ha la propriet`a di conservarsi inalterata tra lingresso e luscita di una macchina che ruota a
velocit`a angolare costante se il secondo membro `e nullo. Ci`o accade ad esempio per una macchina
idraulica ideale (

E
v
= 0) o per una macchina termica adiabatica (

Q = 0).
In conclusione, la relazione di Eulero per le turbomacchine si scrive:
[g[
_
H
0
_
. .
(1)
=
_
UV

_
. .
(2)

Q
m
..
(3)
=
_

W
m
..
(4)
+

Q
m
_
e mette in relazione fra loro:
(1) Variazione dellenergia totale del uido [g[[H
0
] che assume una diversa espressione a
seconda che il uido sia un liquido o un gas;
(2) Espressione della variazione del momento angolare [UV

] nelle sue componenti vorticose;


(3) Perdite di energia meccanica o calore scambiato con lesterno;
(4) Lavoro scambiato con lesterno.
3.2. Relazione fra momento angolare e moti vorticosi
Partendo dalla relazione (2.6), calcolata studiando il triangolo delle velocit`a e riportata di seguito
per comodit`a:
W
2
= V
2
+U
2
2UV cos
il termine UV

si pu`o calcolare come:


(3.11) UV

=
1
2
_
V
2
+U
2
W
2
_
Inoltre possiamo esprimere la velocit`a relativa e quella assoluta in funzione delle componenti
meridiane e circonferenziali:
V
2
= V
2

+V
2
m
W
2
= W
2

+W
2
m
osservando che il moto di trascinamento `e puramente circonferenziale e quindi che le componenenti
meridiane assoluta e relativa coincidono, si ha:
(3.12) [UV

] =
_
V
2
2
+
U
2
2

W
2
2
_
=
_
V
2

2
+
U
2
2

W
2

2
_
Questa relazione mostra che le uniche componenti di velocit`a che contribuiscono a variare il
momento di quantit`a di moto sono quelle circonferenziali, ovvero quelle associate al moto vorticoso
assoluto e relativo.
3.3. Variazione energia totale
Esamineremo il caso di un liquido e quello di un gas separatamente.
56 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
3.3.1. Compressione di un liquido. Per un liquido, lequazione di Eulero diventa:

_
[g[H+
V
2
2
_
= [UV

E
v
m
e sostituendo sopra la relazione (3.11) e trascurando le variazioni di energia potenziale si ha la
semplice relazione che lega il salto di pressione alla variazione di energia cinetica del moto relativo
e di trascinamento:
(3.13)
_
p

_
=
_
U
2
W
2
2
_

E
v
m
p
2


p
1

=
U
2
2
U
2
1
2
+
W
2
1
W
2
2
2

E
v
m
che ci porta alla conclusione che se:
la macchina `e radiale deve essere R
2
> R
1
cio`e la macchina deve essere centrifuga;
la macchina `e assiale (ma puo valere anche se `e radiale) deve essere comunque W
2
< W
1
.
In ogni caso per le aree deve essere A
1
< A
2
.
3.3.2. Espansione adiabatica di un gas. Per un gas, nelle ipotesi di usso adiabatico,
lequazione di Eulero diventa:
(3.14)
_
h +
V
2
2
_
=
_
V
2
2
_
+
_
W
2
2
_

_
U
2
2
_
ossia:
[h] =
_
W
2
2
_

_
U
2
2
_
h
1
h
2
=
U
2
1
U
2
2
2
+
W
2
2
W
2
1
2
e considerando il gas termicamente e caloricamente perfetto:
c
p
[T] =
_
W
2
2
_

_
U
2
2
_
oppure dalla equazione (3.9):
(3.15)

W
m
= c
p
[T
0
] = [UV

]
e quindi:
[T
0
]
T
01
=
[UV

]
c
p
T
01
=
1
c
p
T
01
_

_
V
2
2

W
2
2
+
U
2
2
__
3.4. Rendimenti
Per una pompa possiamo immaginare il usso di energia che:
(1) viene fornita, mediante una turbina o altro organo motore, allasse della pompa ed `e detta
potenza reale allalbero ed `e pari a

W;
(2) attraverso delle perdite meccaniche (dovute a cuscinetti, tenute), schematizzabili con un
rendimento meccanico
mecc
, diventano lenergia disponibile per la girante;
(3) la rotazione della stessa trasferisce energia al uido ([g[[H
0
]) (energia disponibile per
il uido) con delle perdite (per usso non potenziale) quanticabili con un rendimento
idraulico
idr
;
e il rendimento della pompa `e nellinsieme:

p
=
mecc

idr
Per una turbina invece:
3.4. RENDIMENTI 57
Figura 3.1. Schematizzazione del usso energetico in una pompa.
(1) lenergia disponibile iniziale `e quella del uido ([h
0
]) (energia disponibile per il ui-
do) e, attraverso le perdite uidodinamiche (quanticate attraverso il rendimento adiaba-
tico
ts
) dovute a sforzi tangenziali, ricircoli, ussi secondari arriva a costituire lenergia
disponibile per la girante;
(2) attraverso lorgano rotante, con perdite dovute agli attriti e alle tenute (
mecc
), si arriva ad
una potenza detta potenza allalbero da cedere allutilizzatore
_

W
_
che pu`o essere una
pompa od altra macchina operatrice.
e quindi:

T
=
mecc

ts
Figura 3.2. Schematizzazione del usso energetico in una turbina.
3.4.1. Rendimento di pompe. Lequazione di Eulero specializzata per le pompe e riferita
alla girante nel caso reale `e:
4

W
re
p
m
=

W
re
m
=
_
p
0

+
_
+

E
v
m
avendo introdotto la pressione totale per uidi incomprimibili: p
0
= p + V
2
/2. Nel caso ideale
(perdite nulle) si ha invece:

W
id
p
m
=
_
p
0

+
_
e il rendimento della pompa potr`a essere espresso come il rapporto tra le due espressioni del lavoro
(trascurando il termine gravitazionale):

p
=

W
id
p

W
re
p
=
1
1 +

E
v
/ m
(p
02
p
01
)/
4
Si ricorda che a pag. 37 erano state denite le potenze di pompa e turbina con segni opposti in modo che vengano
considerati sempre valori positivi.
58 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
ed il lavoro necessario alla girante per realizzare un certo salto di pressione si calcoler`a semplicemente:

W
p
=
1

W
id
p
=
1

p
p
01

_
p
02
p
01
1
_
=
1

p
_
p
2
p
1

+
V
2
2
V
2
1
2
_
3.4.2. Rendimento di turbine. Si possono individuare diversi tipi di rendimento:
Rendimento adiabatico (o isentropico) di macchina:
Rendimento total-to-total;
Rendimento total-to-static;
Rendimento pluri-stadio
Numero nito di stadi;
Numero innito di stadi: rendimento politropico.
3.4.2.1. Rendimento adiabatico. Consideriamo ora una turbina che eettui unespansione adia-
batica attraverso uno statore ed un rotore in due diversi casi:
per unespansione ideale la variazione di entropia `e nulla attraverso i componenti:
s
I
= s
II
= 0
ci`o equivale anche ad assumere, essendo

Q = 0 che:

E
v
0
Se lenergia cinetica del usso in uscita `e utile al sistema (per esempio per una successiva
accelerazione in un ugello) allora il lavoro utile che pu`o essere idealmente estratto dalla
turbina `e detto total to total ed `e pari alla variazione di entalpia totale del usso:
(3.16)

W
id
tt
m
= [h
0
]
id
tt
= h
01
h
03s
(s
1
, p
03s
)
mentre se lenergia cinetica residua non `e utile si denisce il lavoro massimo idealmen-
te estraibile (quello in condizioni isentropiche) il lavoro total to static che `e pari alla
variazione tra lentalpia totale a monte e lentalpia statica a valle:
(3.17)

W
id
ts
m
= [h
0
]
id
ts
= h
01
h
3s
(s
1
, p
3
)
ma entrambe sono funzione delle sole condizioni a monte e del rapporto di espansione della
turbina.
Figura 3.3. Evoluzione del usso in turbina riportata nel piano entalpico.
3.4. RENDIMENTI 59
per unespansione reale le perdite sono diverse da zero e vanno sottratte al lavoro ideale
per avere il valore reale estratto. Tuttavia, nelle macchine motrici a uido comprimibile
bisogna tener conto che parte del lavoro perso a causa dellattrito viene recuperato grazie
al riscaldamento del uido (cosidetto lavoro di recupero, 0

E
rec


E
v
):

W
re
tt
m
= [h
0
]
re
tt
= [h
0
]
id
tt

E
v
m
+

E
rec
m
= h
01
h
03s
(s
1
, p
03s
)

E
v
m
+

E
rec
m

W
re
ts
m
= [h
0
]
re
ts
= [h
0
]
id
ts

V
2
3
2

E
v
m
+

E
rec
m
= h
01
h
3s
(s
1
, p
3s
)
_

E
v
m

E
rec
m
+
V
2
3
2
_
e possiamo quindi denire il rendimento adiabatico total to total:

tt
=

W
re
tt
W
id
tt
=
h
01
h
03
h
01
h
03s
= 1

E
v


E
rec
m(h
01
h
03s
)
e il rendimento adiabatico total to static:

ts
=

W
re
ts

W
id
ts
=
h
01
h
3
h
01
h
3s
= 1

E
v


E
rec
+ mV
2
3
/2
m(h
01
h
3s
)
e quindi il lavoro estratto sar`a:

W =
_
_
_

tt
_
h
03s
,

E
v
,

E
rec
_

W
id
tt
(h
03s
)

ts
_
h
3s
,

E
v
,

E
rec
,
V
2
3
2
_

W
id
ts
(h
3s
)
Adesso, considerando anche la (3.15) si pu`o legare il rendimento adiabatico total to static con il
rapporto di espansione e il lavoro estratto:
(3.18)
ts
=
c
p
(T
01
T
03
)
c
p
(T
01
T
3s
)
=
1
T
03
T
01
1
T
3s
T
01
=
1
T
03
T
01
1
_
p
3
p
01
_
1

=

W
mc
p
T
01
_
1
_
p
3s
p
01
_
1

_
visto che nel caso ideale lespansione `e isentropica; per il rendimento total to total:
(3.19)
tt
=
1
T
03
T
01
1
_
p
03
p
01
_
1

=

W
mc
p
T
01
_
1
_
p
03s
p
01
_
1

_
e il lavoro per unit`a di massa pu`o essere quindi espresso come:
(3.20)

W
ts
m
=
ts
c
p
T
01
_
1
_
p
3s
p
01
_
1

_
oppure
(3.21)

W
tt
m
=
tt
c
p
T
01
_
1
_
p
03s
p
01
_
1

_
Se consideriamo piccole le dierenze tra le energie cinetiche residue nel caso ideale e reale:
V
2
3
2

V
2
3s
2
allora sussiste una semplice relazione tra i due rendimenti:
(3.22)
tt
=

ts
1
V
2
3
[2c
p
(T
01
T
3s
)]
60 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
e risulta subito:

tt
>
ts
3.4.2.2. Relazione tra il salto di entropia e il rendimento adiabatico. Si riprenda la denizione
(3.18)

ts
=
1
T
03
T
01
1
_
p
3
p
01
_
1

e si consideri che per una turbina


5
s
c
p
= ln
T
03
T
03s
visto che i due punti sono sulla stessa curva di pressione totale; si pu`o anche esprimere il rapporto
tra le temperature nali e iniziali come:
T
03
T
01
=
T
03
T
03s
T
03s
T
01
= e
s
c
p
_
p
03
p
01
_
1

e quindi il rendimento total to static sar`a:

ts
=
1
_
p
03
p
01
_
1

e
s
c
p
1
_
p
3
p
01
_
1

ed analogamente per il rendimento total to total:

tt
=
1
_
p
03
p
01
_
1

e
s
c
p
1
_
p
03
p
01
_
1

3.4.2.3. Rendimento di una macchina pluristadio. La presenza di unespansione reale, con au-
mento di entropia, porta ad un vantaggio per la turbina quanticabile in un fattore di recupero;
consideriamo per semplicit`a una macchina a tre stadi con il medesimo rendimento adiabatico del
singolo stadio:

st
=
h
01
h
02
h
01
h
02s
=
h
02
h
03
h
02
h
03ss
=
h
03
h
04
h
03
h
04sss
ed il rendimento totale che sar`a denito semplicemente come:

T
=
h
01
h
04
h
01
h
04s
=
st
(h
01
h
02s
) + (h
02
h
03ss
) + (h
03
h
04sss
)
h
01
h
04s
ma dal piano entalpico (Fig. 3.4) possiamo anche dire che:
h
02
= h
02s
+ h

2
h
03
= h
03ss
+ h

3
5
Dalla denizione di entropia e dal I principio si ha:
ds = c
p
dT
0
T
0
R
dp
0
p
0
ma per unisobara (dp
0
= 0) si ha che la pendenza aumenta allaumentare della temperatura (e quindi dellentalpia):
dT
0
ds

p
0
=cost.
=
T
0
c
p
3.4. RENDIMENTI 61
h
04sss
= h
04s
+ h

4
+ h

4
e sostituendo:

T
=
st
h
01
h
02s
+
_
h
02s
+ h

2
h
03ss
_
+
_
h
03ss
+ h

_
h
04s
+ h

4
+ h

4
__
h
01
h
04s
ossia:
(3.23)
T
=
st
_
_
1 +
h

2
+ h

_
h

4
+ h

4
_
h
01
h
04s
_
_
con in generale

T
>
st
vista la divergenza delle isobare.
Figura 3.4. Stati termodinamici allingresso e alluscita di ciascuno dei tre stadi
simili di una turbina nel piano entalpico.
3.4.2.4. Rendimento politropico. Se consideriamo ora inniti stadi che compiono ciascuno une-
spansione innitesima il rendimento politropico si pu`o denire come:
(3.24)
p
=
dh
0
dh
id
0
ma dallespressione dellentropia della nota 5 di pagina 60 si ha:
Tds = dh
0

0
dp
0
che nel caso isoentropico:
dh
id
0
=
1

0
dp
0
e il rendimento politropico (3.24) diventa:

p
=

0
c
p
dT
0
dp
0
=
p
0
T
0

1
dT
0
dp
0
ma considerando il rendimento
p
costante tra due stati (1) e (2) e integrando per separazione delle
variabili si ha:
(3.25)
T
02
T
01
=
_
p
02
p
01
_
1


p
62 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
Si pu`o introdurre quindi il fattore di recupero politropico denito come il rapporto tra il
rendimento dello stadio e quello politropico:

is

p
=
h
01
h
02
h
01
h
02s

p
=
_
1

p
_
1
T
02
T
01
1
T
02s
T
01
=
_
1

p
_ 1
_
p
02
p
01
_
1


p
1
_
p
02
p
01
_
1

Si dimostra che tale rapporto `e maggiore di uno e quindi `e uneettivo fattore di recupero; risulta
funzione del rendimento politropico e del rapporto di espansione (per la divergenza delle isobare).
6
Per una trasformazione politropica di indice n (che pu`o approssimare unadiabatica non isentro-
pica) rappresentata dallespressione
p
n
= cost.
si ha, dierenziando rispetto alle grandezze totali:
(3.26)
dp
0
p
0
n
d
0

0
= 0
mentre dierenziando lequazione di stato per un gas ideale si ottiene:
(3.27)
dp
0
p
0

d
0

0
=
dT
0
T
0
e combinando (3.26) e (3.27) si ha:
(3.28)
dT
0
T
0
=
n 1
n
dp
0
p
0
e confrontando le relazioni (3.25) e (3.28) si ha unespressione di
p
legata allindice della politropica
n:
(3.29)
p
=

1
n 1
n
3.4.3. Rendimento di ugelli. Per un ugello il rendimento
7
pu`o essere espresso come rapporto
tra la variazione dellentalpia statica reale e quella ideale nel caso in cui il processo sia isoentropico:
(3.30)
n
=
h
1
h
2
h
1
h
2s
=
V
2
2
V
2
1
V
2
2s
V
2
1

V
2
2
V
2
2s
con lultima approssimazione valida nel caso in cui la velocit`a allingresso dellugello sia molto pi` u
piccola di quella alluscita. Distinguendo per i diversi uidi:
6
In maniera del tutto simile pu` o essere denito un fattore di controrecupero per i compressori che `e minore
di uno per le medesime ragioni esposte sopra.
7
Ricordiamo che in un ugello o in un diusore, essendo assenti parti mobili, il lavoro compiuto sul uido `e nullo:

W = 0
e quindi, nellipotesi che il usso possa essere considerato in buona approssimazione anche adiabatico (

Q = 0) lentalpia
totale (o laltezza totale) si conserva.
3.4. RENDIMENTI 63
per un gas il rendimento dellugello si pu`o esprimere ricordando che:
_
T
01
T
2s
_
=
_
p
01
p
2
_
1

;
_
T
01
T
2
_
=
_
p
02
p
2
_
1

e
_
T
2
T
2s
_
=
_
p
01
p
02
_
1

;
_
T
2s
T
1
_
=
_
p
2
p
1
_
1

da cui si ottiene:

n
= 1
1
_
p
01
p
02
_
1

_
p
2
p
1
_
1

1
_
p
2
p
1
_
1

1
1
_
p
2
p
02
_
1

1
_
p
2
p
01
_
1

Poiche la variazione di entropia per un processo ad entalpia totale costante `e:


s
R
= ln
p
01
p
02
si pu`o anche scrivere:

n
= 1
1 e
s
R
_
p
2
p
1
_
1

1
_
p
2
p
1
_
1

per un liquido invece, nel caso isoentropico si ha:


dh =
1

dp
e quindi integrando tra 1 e 2s
h
1
h
2s
=
1

(p
1
p
2
)
mentre nel caso reale
h
1
h
2
=
V
2
2
2

V
2
1
2
Si pu`o quindi facilmente ottenere per il rendimento:

n
= 1
p
01
p
02
p
1
p
2
3.4.4. Rendimento di diusori. Per un diusore possiamo denire il rendimento come il
rapporto tra il salto ideale e quello reale che, per la divergenza delle isobare, `e pi` u grande:
(3.31)
d
=
h
2s
h
1
h
2
h
1
=
V
2
1
V
2
2s
V
2
1
V
2
2
Per un liquido si possono fare le posizioni precedenti trovando:
(3.32)
d
=
1
1 +
p
01
p
02
p
2
p
1
64 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
Figura 3.5. Rappresentazione sul piano (h, s) espansione e compressione di ugelli e diusori
3.5. Grado di Reazione
Il grado di reazione si denisce come il rapporto tra la variazione dellentalpia statica e quella
totale attraverso lo stadio rotorico:
(3.33) R =
[H]
[H
0
]
= 1

_
V
2
2
_

_
UV

_ =

_
U
2
2

W
2
2
_

_
UV

_
Dalla denizione di grado di reazione si pu`o trovare la relazione fra la variazione dellenergia cinetica
assoluta del usso con la variazione di momento di quantit`a di moto:

_
V
2
2
_
= (1 R) [[g[H
0
] = (1 R) [UV

]
Assegnando diversi valori al grado di reazione, si possono distingurere diversi tipologie di mac-
chine:
macchine ad azione (R = 0): la variazione di energia cinetica `e pari alla variazione di
energia totale del usso e non si ha variazione di entalpia statica (turbine) o pressione
(pompe) attraverso la girante;
macchine a reazione: lenergia fornita al usso `e in parte di tipo statico ed in parte di
tipo cinetico;
macchine a reazione pura: poco usate, producono una variazione di entalpia statica pari
a quella totale (ossia lenergia cinetica del usso rimane costante).
3.6. Relazione fra momento angolare e salto di pressione
Con riferimento alla Fig. 2.3 visto che la velocit`a meridiana V
m
(assoluta e relativa) `e legata alle
altre componenti dalle relazioni:
V
2
= V
2
m
+V
2

W
2
= W
2
m
+W
2

dove per costruzione W


m
= V
m
e dalla relazione (3.12) si ha una relazione per le sole componenti
circonferenziali:
[UV

] =
_
V
2

2
+
U
2
2

W
2

2
_
Ma ancora dalla Fig. 2.3 si ha:
V

= U W

e quindi:
(3.34) [UV

] =
_
U
2

[UW

]
3.6. RELAZIONE FRA MOMENTO ANGOLARE E SALTO DI PRESSIONE 65
che introduce la variazione di momento angolare nel sistema relativo.
3.6.1. Pompa. Considerando ora un usso incomprimibile con portata di volume Q = W
m
A e
considerando la W

si ha:
(3.35)
p
0

= [g[[H
0
] = [UV

E
v
m
=
_
U
2

Q
_
U
Atan
_

E
v
m
che lega le prestazioni della turbomacchina alla sua portata e quindi permette di trovare le curve
caratteristiche della stessa.
Se si vuol far apparire il rapporto tra le pressioni totali alluscita e allingresso della pompa (o
pi` u precisamente della girante della pompa), si osserva che:

W
p
=
1

p
p
01

_
p
02
p
01
1
_
= [UV

]
e quindi:
p
02
p
01
= 1 +
p
[UV

]
p
01
/
che `e pari al rapporto tra le prevalenze visto che la densit`a `e costante:
p
02
/
p
01
/
=
[g[H
02
[g[H
01
e introducendo ancora la portata:
H
02
H
01
= 1 +

p
[g[H
01
_

_
U
2

Q
_
U
Atan
__
che mostra come la prevalenza massima sia a portata nulla.
3.6.2. Turbina. Dallespressione (3.20) e considerando che il lavoro per unit`a di massa `e pari
alla variazione di momento angolare si pu`o ricavare uninteressante relazione tra il salto di pressione
e la variazione di momento:
(3.36)
p
3
p
01
=
_
1 +
[UV

ts
c
p
T
01
_

1
dove si ricorda che la variazione di UV
t
heta riguarda esclusivamente il rotore e quindi nel caso
specico dello stadio di turbina in esame, con le denominiazioni di Fig. 3.3, indica:
UV

= U
3
V
3,
U
2
V
2,
Queste relazioni esprimono il fatto che, per forti variazioni di pressione (p
3
/p
01
1) `e necessaria una
variazione notevole del termine [UV

] che pu`o essere raggiunto attraverso due dierenti strategie:


si opera una notevole variazione di U (quindi del raggio) mentre `e pi` u contenuta la varia-
zione di V

(angoli bassi); tale `e la strategia con cui vengono progettate le macchine


centripete;
si adotta una grossa variazione di V

mentre `e piccola o addirittura assente la variazione di


raggio; le turbine di questo tipo sono le turbine assiali.
Da notare comunque che, dalla relazione 3.18, il rendimento `e funzione del rapporto delle pressioni :
occorre quindi bilanciare gli eetti per avere un sistema eciente. Dalle ultime relazioni trovate
(3.34), (3.35) e (3.36) si ha:
p
3
p
01
=
_
1 +
1

ts
1
c
p
T
01
_

_
U
2

Q
_
U
Atan
___

1
66 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
Per turbine assiali, visto che la velocit`a assiale `e la medesima, si ha invece:
p
3
p
01
=
_

_
1
1

ts
_
Q
A
_
. .
(1)
_
U
c
p
T
01
_
. .
(2)

_
1
tan
_
_

1
con il termine (1) che rappresenta una velocit`a meridiana media mentre (2) `e rappresentativa di
un numero di Mach di pala; `e chiaro che per avere unespansione `e necessario che:
1
tan
1
<
1
tan
2
oppure cot
1
< cot
2
oppure
1
>
2
Figura 3.6. Triangoli di velocit`a e paletta di turbina assiale
3.7. Analisi delle perdite
Le sorgenti di perdite per le turbomacchine sono di tre tipi principali:
perdite idrauliche: sono dovute allenergia del usso che, attraverso sforzi tangenziali,
ricircoli dovuta a gradienti di pressione e a moto con circolazione, provocano perdite di
energia totale del usso (abbassamento della prevalenza o della pressione totale del usso).
Attraverso un rendimento uidodinamico (turbine) o idraulico (pompe)
8
possiamo
tenere conto:
della viscosit`a: quindi dello strato limite, delle separazioni, della scia a valle dei proli,
dei vortici che nascono in un usso rotazionale;
della comprimibilit`a: della presenza degli urti e dellinterazione che lo stesso ha con
lo strato limite e la scia a valle (importante per sistemi pluristadio);
perdite di portata: sono dovute alla presenza di ussi secondari che, guidati da gradienti
di pressione non voluti, fanno si che la portata che evolve allinterno della pompa (turbina)
sia maggiore (minore) di quella che eettivamente entra dal collettore (visto che in parte `e
sempre la medesima) e quindi viene richiesto (fornito) un lavoro maggiore (minore) rispetto
al caso ideale (si introduce un rendimento volumetrico
vol
);
perdite di energia meccanica: sono dovute alla presenza di attrito tra superci solide
e quindi tenute, cuscinetti, guide al rotolamento e sono schematizzate con un rendimento
meccanico.
A seconda del punto di funzionamento le perdite possono essere classicate anche come:
(1) perdite in condizioni di progetto ossia in condizioni nominali (in termini di portata,
numero di giri, ecc. . . ) possiamo pensare che le perdite siano dovute principalmente:
(a) attrito nei condotti (ssi o mobili);
(b) perdite concentrate (dovute ai ricircoli per grosse variazioni di sezione);
(c) perdite nei divergenti;
(d) perdite per variazioni brusche della direzione della velocit`a (gomiti);
8
Sono quelli precedentemente deniti rendimenti adiabatici (total to total e total to static).
3.8. ANALISI DELLE PRESTAZIONI CON LAUSILIO DELLANALISI DIMENSIONALE 67
(e) vortici alla base e allestremit`a del palettaggio (per i gradienti di pressioni tra dorso e
ventre);
(f) urti nei sistemi transonici;
(g) ventilazione dovuta la trascinamento da parte della girante di uido che non partecipa
al ciclo;
(2) perdite fuori condizioni di progetto: alle perdite sopra elencate si aggiungono:
(a) ricircoli ed urti per incidenze fuori progetto;
(b) stallo (per i compressori) o pompaggio (per le pompe) per basse portate;
(c) chocking per palettature transoniche;
(d) cavitazione per la presenza di basse pressioni in aspirazione.
Il lavoro reale potr`a quindi essere espresso dal prodotto:

W
re
=
mecc
(
vol
m) (
idr
[H
0
])
3.8. Analisi delle prestazioni con lausilio dellanalisi dimensionale
Lanalisi e il confronto tra le turbomacchine pu`o essere reso pi` u agevole dallanalisi dimensionale:
con lausilio del Teorema di Buckingham
9
possiamo ridurre i parametri su cui agire per provare
o confrontare diversi sistemi. Possiamo distinguere:
parametri di funzionamento quali
la velocit`a angolare (o il numero di giri N);
la portata massica m o quella di volume Q;
la coppia applicata M
a
;
la variazione delle caratteristiche uidodinamiche del uido (pressione p, temperatura
T, volume specico v);
prestazioni in termini di
prevalenza [g[[H
0
] o di variazione di entalpia totale [h
0
];
rendimento ;
potenza trasmessa o ricevuta dallasse

W;
propriet`a del uido
densit`a del usso entrante o ;
viscosit`a dinamica ;
peso molecolare M;
calore specico;
geometria del sistema
dimensione caratteristica della turbomacchina D (tipicamente un diametro);
una serie di lunghezze caratteristiche
i
che possono rappresentare le dimensioni delle
mandate, uscite, giochi, ecc. . .
3.8.1. Turbomacchine idrauliche. Dallanalisi sperimentale o dalla simulazione numerica si
ottengono delle relazioni funzionali del tipo:
g[H
0
] = H(Q, N, D, , , D,
i
, . . .)
= (Q, N, D, , , D,
i
, . . .)

W =

W (Q, N, D, , , D,
i
, . . .)
9
Il Teorema di Buckingham (o teorema ) aerma che:
Qualunque legge sica pu` o essere espressa mediante un relazione tra una serie completa di gruppi adimensionali.
Il numero di gruppi adimensionali che sono necessari sono pari al numero di grandezze inuenti il fenomeno diminuite
del numero di grandezze fondamentali necessarie per rappresentarle. La serie si dice completa se:
ciascun gruppo compare almeno una volta nella serie;
i gruppi debbono essere indipendenti tra di loro, ossia nessun gruppo pu` o essere espresso mediante prodotto
di potenze degli altri gruppi.
68 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
e visto che il uido `e isotermo allora possiamo dire che le grandezze fondamentali sono tre: massa,
lunghezza e tempo. Le grandezze indipendenti scelte per rappresentare lo stato del sistema sono
la densit`a , il numero di giri N e il diametro caratteristico D. I parametri non dimensionali che
possono essere deniti in maniera indipendente sono:
(1) la cifra di usso che rappresenta una portata adimensionalizzata
(3.37) =
Q
ND
3
(2) la cifra di pressione che `e la prevalenza adimensionale
(3.38) =
g[H
0
]
(ND)
2
(3) il rendimento
(4) la cifra di potenza che `e una potenza adimensionale
(3.39) =

W
N
3
D
5
(5) i rapporti tra le misure geometriche caratteristiche e il diametro D

i
D
(6) il numero di Reynolds indicativo del tipo di deusso
Re =
ND
2

con le quali le relazioni precedentemente trovate assumono la forma non dimensionale con sole 3
gruppi indipendenti:
=
_
, Re,

i
D
_
=
_
, Re,

i
D
_
=
_
, Re,

i
D
_
In alcuni casi vi possonoi essere denizioni dierenti per i gruppi adimensionali:
per la cifra di usso possiamo manipolare la sua denizione
10
=
Q
ND
3
=

2
60
V
m
U
e quindi una denizione alternativa per la cifra di pressione `e
=
V
m
U
oppure

=
Q
D
3
10
Si ha infatti che
N =
30


U =
D
2
Q = V
m
D
2
4
3.8. ANALISI DELLE PRESTAZIONI CON LAUSILIO DELLANALISI DIMENSIONALE 69
per la cifra di pressione invece, con le posizioni della nota 10, diventa:

= g
[H
0
]
U
2
oppure

= g
[H
0
]
(D)
2
Ipotizzando ora che:
i rapporti

i
D
siano sempre i medesimi (la classe delle macchine sia la stessa) si abbia cio`e
similitudine geometrica;
il numero di Reynolds di macchina Re
D
sia sempre lo stesso ovvero sia vericata la simi-
litudine uidodinamica;
11
ne consegue che le prestazioni della pompa sono funzione della sola cifra di usso (quindi della
portata)
= ()
= ()
= ()
ma solo due delle tre relazioni sono indipendenti ; infatti la potenza pu`o essere scritta come il prodotto
della portata massica per la prevalenza reale:

W = Qg
_
H
0
re

=
Q
ND
3
1

p
g
_
H
0
id

(ND)
2
_
_
ND
3
_
(ND)
2

_
e quindi la cifra di potenza
12
=

W
N
3
D
5
=

In condizioni quindi di similitudine (geometrica e uidodinamica) `e possibile collassare le diverse


curve della prevalenza in funzione della portata (a diversi numeri di giri e diametri) in ununica
curva di in funzione di ; possiamo notare che:
i diversi punti delle curva caratteristica non dimensionale ( costante) sono, sul piano
sico, su delle parabole per lorigine a diversa pendenza visto che la portata `e, per diametro
assegnato, funzione lineare del numero di giri
Q = ND
3
e la prevalenza `e funzione quadratica del numero di giri
g[H
0
] = (ND)
2

nel caso in cui il numero di giri sia assegnato allora la portata `e funzione del cubo del
diametro e il salto funzione quadratica dello stesso.
lanalisi dimensionale `e valida (in particolare lipotesi di similitudine sica `e rispettata)
quando la cifra di usso si mantiene entro un intervallo [
min
,
max
] visto che per ussi al
di sopra o al di sotto di tali valori si hanno fenomeni che fanno cadere le ipotesi di studio
(chocking o stallo).
11
Bisogna precisare che la similitudine geometrica non `e in generale suciente per confrontare i risultati di due
pompe visto che il numero di Reynolds identica il tipo di deusso: in generale per aumento della scala della macchina
il numero di Reynolds va aumentando e gli eetti viscosi non essendo predominanti non inuenzano il confronto; nel
caso in cui si passi a scale pi` u basse il risultato non `e garantito.
12
Sotto le stesse ipotesi si pu` o dimostrare che per una turbina idraulica si ha:
=
T

70 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE


Figura 3.7. Curva caratteristica per una turbopompa
Nel caso in cui la geometria della pompa sia variabile (ad esempio gli angoli caratteristici possano
variare) allora se ne terr`a conto nelle relazioni attraverso un angolo caratteristico :
= (, )
= (, )
e quindi il rendimento potr`a anche essere espresso come funzione della cifra di usso e della cifra di
pressione:
=
_
,
1
(, )

= (, )
e quindi si avr`a la curva risultante come linviluppo delle curve a diverse cifre di potenza.
Figura 3.8. Curva del rendimento per una pompa a geometria variabile
3.8.2. Turbomacchine termiche. La dierenza fondamentale nellanalisi dei ussi non iso-
termi rispetto a quelli isotermi sta nella presenza della temperatura tra le grandezze fondamentali;
dalla sperimentazione si ottengono delle relazioni del tipo:
h
0
= h( m, N, D,
01
,
01
, a
01
, ,
i
)
= ( m, N, D,
01
,
01
, a
01
, ,
i
)

W =

W ( m, N, D,
01
,
01
, a
01
, ,
i
)
ove il pedice ()
01
indica la grandezza alla condizione di ristagno nella sezione di ingresso; scegliendo
come grandezze fondamentali la densit`a , il diametro caratteristico D, il numero di giri N e la
temperatura T possiamo denire i seguenti gruppi:
la cifra di usso
(3.40) =
m

01
ND
3
il numero di Reynolds di macchina
Re
D
=

01
ND
2

01
3.8. ANALISI DELLE PRESTAZIONI CON LAUSILIO DELLANALISI DIMENSIONALE 71
il numero di Mach di pala
Ma
D
=
ND
a
01
la cifra di pressione
(3.41) =

_
h
0
is

(ND
2
)
la cifra di potenza
(3.42) =

W

01
N
3
D
5
e si hanno relazioni non dimensionali del tipo
= (, Re
D
, Ma
D
, )
= (, Re
D
, Ma
D
, )
= (, Re
D
, Ma
D
, )
Denizioni alternative prevedono:
per la cifra di usso si pu`o far comparire il numero di Mach di pala
=
m

01
ND
3
=
m

01
a
01
D
2
a
01
ND
=
m

01
a
01
D
2
1
Ma
D
e se i numero di Mach di pala sono i medesimi allora possiamo utilizzare la cifra di usso
semplicata
=
m

01
a
01
D
2
che dalla denizione della velocit`a del suono e dalla legge dei gas perfetti diventa:
(3.43) =
m

RT
01
p
01
D
2

che la cifra di pressione possa, attraverso la denizione di entalpia (gas caloricamente per-
fetto) e la legge delle isoentropiche, essere scritto come prodotto del numero di Mach di
pala per una cifra modicata
=
c
p
(T
01
T
02s
)
(ND)
2
=
c
p
T
01
(ND)
2
_
1
_
p
02
p
01
_
1

_
=
RT
01
(1)(ND)
2
_
1
_
p
02
p
01
_
1

_
= (3.44)
=
1
(1)
_
1
_
p
02
p
01
_
1

_
1
Ma
2
D
(3.45)
e quindi la cifra di pressione `e proporzionale al rapporto tra le pressioni.
che anche nella cifra di potenza entri il Mach di pala e la cifra di usso
(3.46) =

W

01
N
3
D
5
=
mc
p
T
0

01
(ND) (ND)
2
a
2
01
a
2
01
=

M
2
D
c
p
T
0
RT
01
=

( 1) M
2
D
_
T
01
T
01
_
e quindi `e funzione del salto di temperature totali.
Possiamo dunque scrivere in maniera equivalente:
p
02
p
01
= p
_
m

RT
01
p
01
D
2

, Re
D
, Ma
D
,
_
=
_
m

RT
01
p
01
D
2

, Re
D
, Ma
D
,
_
T
01
T
01
= T
_
m

RT
01
p
01
D
2

, Re
D
, Ma
D
,
_
Facendo ancora le ipotesi che:
72 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
il uido sia lo stesso in tutte le macchine ( e Re costanti);
le macchine abbiano tutte lo stesso diametro D;
il numero di Mach di pala Ma
D
sia il medesimo in tutti i casi;
i possono denire una portata ridotta
m

T
01
p
01
e un numero di giri ridotto
N

T
01
In tale caso possiamo costruire le curve caratteristiche a diversi numeri di giri ridotti e diversi
rendimenti.
Figura 3.9. Curve caratteristiche per compressori e turbine
3.8.3. Costruzione del diagramma fondamentale delle turbomacchine. Consideriamo
ora una macchina, sia turbina che pompa: dallanalisi dimensionale sar`a possibile ricavare le curve
caratteristiche in termini di rendimento e di cifra di pressione in funzione della cifra di usso. Volendo
caratterizzare tale macchina con una sola coppia di valori (quindi con un solo punto su unopportuno
piano) `e possibile seguire il seguente algoritmo:
si considera la condizione di massimo rendimento come quella signicativa a cui corrisponde
la cifra di usso

= 0
da cui

=
1
(
max
)
si trova in corrispondenza il valore della cifra di pressione

=
_

1
(
max
)

=

(
max
)
ma dalle denizioni 3.37 e 3.38 si ha la dipendenza contemporanea dal numero di giri e dal diametro;
a tal proposito conviene denire:
il numero di giri specico
per una pompa come
(3.47) N
s
=
(

)
1
2
(

)
3
4
=
N

Q
(g[H
0
])
3
4
che dipende solo dal numero di giri;
13
13
Per una turbina idraulica si preferisce denire il numero di giri specico alla potenza come
N
sp
=

1
2

5
4
= N

W
1
2

(g[H
0
])
5
4
3.8. ANALISI DELLE PRESTAZIONI CON LAUSILIO DELLANALISI DIMENSIONALE 73
per una turbina a gas invece si preferisce invece la denizione della nota 13
14
(3.48) N
sp
=

1
2

5
4
= N

W
1
2

01
([h
0
])
5
4
il diametro specico
D
s
=
(

)
1
4
(

)
1
2
=
D
_
g
_
H
0
is
_1
4

Q
che dipende solo dal diametro;
15
e la cosa importante che mentre le cifre sono funzione del disegno della macchina in termini di
dimensioni, portata numero di giri, il numero di giri specico e il diametro specico essendo rapporti
tra cifre, sono funzione della sola architettura della turbina o pompa (assiale, radiale o mista).
Si verica che preso un piano (N
s
, D
s
) tutte le macchine si trovano in una ristretta fascia a
pendenza negativa. si ha inoltre che:
macchine ad angolo di uscita
2
costante sono su curve a pendenza negativa allincirca
parallele tra di loro;
macchine al medesimo rendimento massimo si trovano a su curve crescenti decrescenti con
i rendimenti maggiori a numeri di giri specici maggiori;
le macchine assiali sono quelle a numero di giri specici superiori: visto che il numero di
giri specico e il diametro specico sono inversamente proporzionali, volendo una maggiore
prevalenza (quindi un diametro specico maggiore) si andrebbe verso rendimenti sempre
pi` u bassi; la soluzione prevede quindi il passaggio, per salti elevati, a macchine pluristadio
probabilmente assiali (quindi a rendimenti del singolo stadio superiori).
Figura 3.10. Curva fondamentale delle turbomacchine
Il fatto che allaumentare del numero di giri il diametro diminuisca e si passi da macchine centrifughe
a macchine assiali lo si pu`o spiegare nella seguente maniera: considerando che, dalla denizione,
allaumentare del numero di giri specico la prevalenza
g
_
H
0

=
_
U
2

Q
A

_
U
tan
_
=
..
Q=0

2
4
_
D
2
2
D
2
1
_
14
Per un compressore `e utile invece la denizione 3.47 opportunamente modicato
N
s
=
(

)
1
2
(

)
3
4
=
N

01
([h
0
])
3
4
15
Invertendo le relazioni si ha:

=
1
N
s
D
3
s

=
1
(N
s
D
s
)
2
74 3. PRESTAZIONI DELLE TURBOMACCHINE
diminuisce quindi i diametri diventano simili e la portata
Q V
m

D
2
i
4
aumenta e quindi il diametro di ingresso aumenta `e chiaro che si passa da una situazione con elevate
dierenze tra i numeri di giri e basse portate (tipica delle macchine assiali) ad una macchina che
elabora elevate portate con piccole (al limite nulle) dierenze tra i diametri. Facendo inoltre il
rapporto tra le cifre di usso e pressione otteniamo:

=
N
s
D
s
e quindi per numeri di giri molto pi` u grandi dei diametri specici si hanno cifre di usso superiori
alle cifre di potenza (ancora macchine assiali) e viceversa [1].
3.8.4. Applicazioni dellanalisi dimensionale. Con lanalisi dimensionale `e possibile, tra
gli altri, risolvere i seguenti problemi:
dati il lavoro compiuto sul uido (in termini di prevalenza o salto di entalpia totale), la
portata (massica o di volume) e il numero di giri `e possibile determinare il numero di giri
specico e quindi il tipo di macchina;
dal tipo di macchina (N
s
), il salto entalpico e la portata si pu`o trovare il numero di giri al
quale abbiamo il massimo rendimento (quindi adottabile come condizione di progetto);
noto il diametro specico (D
s
), il salto entalpico e la portata si pu`o determinare il diametro
della macchina che fornisce il massimo rendimento;
dato N
s
e il range di valori che pu`o assumere il numero di giri (N [N
min
, N
max
]) si possono
determinare gli estremi valori assunti dalla potenza;
si possono determinare le tipologie di macchine da costruire in serie: si suddivide il diagram-
ma (N
s
, D
s
) in zone a ciascuna delle quali verr`a assegnata una condizione di riferimento da
cui costruire la macchina;
la classicazione delle turbomacchine;
la prova su diverse scale.
Bibliograa
[1] S. Sandrolini and G. Naldi. Macchine. Pitagora Ed., 1996.
Parte 2
Il funzionamento di pompe e turbine
CAPITOLO 4
Studio delle pompe
4.1. Generalit`a
In generale [1] per lo studio delle pompe vengono denite grandezze simili al numero di giri
specico; dalla denizione di questi infatti si pu`o ricavare il parametro
s
come:
(4.1) N
s
=
N

Q
(g[H
0
])
3
4
=
30

Q
(g[H
0
])
3
4
= 9.55
s
oppure in termini non adimensionali si ha anche (specie nella letteratura americana)
(4.2) n
s
=
N

Q
([H
0
])
3
4
La classicazione delle pompe denisce:
pompe radiali quelle per cui
0.18
s
1.2
pompe miste quando
1.2 <
s
2.6
pompe assiali quelle per cui si ha
2.6 <
s
5.5
I componenti fondamentali di una pompa si suddividono in:
componenti che partecipano al ciclo termodinamico del uido quali:
i canali di aspirazione che conducono il usso alla pompa;
linduttore che `e una pompa assiale con poche pale ad elevato angolo di ricoprimento
che eettua una precompressione utile per evitare problemi di cavitazione nella girante;
un raddrizzatore che serve a imporre una componente vorticosa al usso in ingresso
alla girante;
la girante che compie il maggior lavoro sul uido;
la voluta o il distributore che servono ad convertire lenergia cinetica del usso in
uscita dalla girante in pressione;
componenti che, pur non lavorando direttamente sul uido, sono essenziali per il corretto
funzionamento della pompa:
lalbero di trasmissione che fornisce coppia alla girante e allinduttore fornita da
una macchina motrice;
gli organi di tenuta necessari per evitare perdite di portata;
i sistemi di lubricazione per abbassare gli attriti meccanici e aumentare lomonimo
rendimento;
il riduttore di velocit`a utile se la macchina motrice che fornisce potenza lavora ad
un numero di giri troppo elevato per la pompa.
Coppia e potenza assorbite allalbero sono:
M
a
= Q[RV

]
P = Q[RV

] = Q[UV

]
77
78 4. STUDIO DELLE POMPE
Se consideriamo quindi la legge di Eulero con lespressione di g
_
H
0

e di V

(nel moto relativo con


la relazione 3.11) si ha:
g[z] +
_
p

_
+
_
V
2
2
_
=
_
U
2
2
_
+
_
V
2
2
_

_
W
2
2
_
che diventa, trascurando lenergia potenziale:
1

[p] =
_
U
2
W
2
2
_
che poteva anche essere ricavata imponendo che la rotalpia si conservi tra ingresso e uscita).
E utile notare anche come le particelle abbiano traiettorie dierenti nei due sistemi di riferimento:
nel moto relativo, in condizioni di guida perfetta, le traiettorie sono i proli della pala;
nel moto assoluto si ha una traiettoria elicoidale che segue il senso di rotazione della girante.
Figura 4.1. Traiettoria delle particelle nel moto assoluto e relativo
4.2. Analisi del funzionamento delle pompe
4.2.1. Curve caratteristiche delle pompe. Le curve che caratterizzano il funzionamento
ideale (in assenza di perdite) delle pompe possono essere ricavate dalla relazione 3.9 utilizzando per
V

le relazioni trigonometriche che si determinano dal triangolo di velocit`a di gura 2.5:


g
_
H
0

=
_
U
2

V
m

_
U
tan
_
avendo considerato il caso in cui V
m
`e costante, e quindi:
g
_
H
0
2
H
0
1
_
= U
2
2

V
m
U
2
tan
2

_
U
2
1

V
m
U
1
tan
1
_
che in termini adimensionali (dividendo per U
2
2
si ottiene qualcosa di proporzionale alla cifra di
pressione denita nella 3.38) `e:

2
=
g
_
H
0
2
H
0
1
_
U
2
2
= 1
V
m
U
2
1
tan
2

_
U
2
1
U
2
2

V
m
U
2
U
1
U
2
1
tan
1
_
4.2. ANALISI DEL FUNZIONAMENTO DELLE POMPE 79
ossia, ricordando una possibile denizione alternativa per la funzione di usso:

2
= 1

2
tan
2

_
_
R
1
R
2
_
2

U
1
U
2

2
tan
1
_
con il termine tra parentesi quadre che si annulla quando la prerotazione `e nulla. Possiamo ora
esaminare il contributo dei vari termini al variare della cifra di usso
2
:
nel caso di prerotazione nulla si ha

2
= 1

2
tan
2
che `e funzione lineare di
2
con andamento dipendente da
2
:
per
2
< 90

(pale allindietro) la cifra di pressione `e decrescente con la cifra di usso;


con
2
= 90

(pale diritte) la cifra di pressione `e costante con


2
;
con
2
> 90

(pale in avanti) la cifra di pressione `e crescente con la cifra di usso:


questi ultimi due casi si dimostrano instabili a variazioni della cifra di usso;
il termine di prerotazione ha un segno che:
nel caso di pale allindietro che dipende dalla cifra di usso; per la cifra di usso

2
=
U
1
U
2
tan
1
il termine si annulla; mentre per

2
<

2
allora il contributo `e negativo e la prevalenza diminuisce;

2
>

2
allora il contributo `e positivo e la prevalenza aumenta rispetto al caso
in assenza di prerotazione;
nel caso di pale diritte il contributo `e costante e non dipende da
2
;
nel caso di pale in avanti il termine `e sempre negativo e aumenta con la cifra di usso.
Figura 4.2. Curve , per diverse pompe
La potenza quindi:
sar`a lineare nel caso di pale diritte;
aumenter`a in maniera pi` u che lineare per pale in avanti;
aumenter`a meno che linearmente nel caso di pale allindietro.
4.2.2. Grado di reazione e triangolo delle velocit`a. Dalla denizione del grado di reazione
come
R =

_
p

_
g[H
0
]
= 1

_
V
2
2
_
[UV

]
e ipotizzando che:
80 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.3. Curve P, Q per diverse macchine
la variazione di velocit`a meridiana tra ingresso e uscita sia nulla [V
m
] = 0 e quindi

_
V
2
2
_

_
V
2

2
_
non vi sia prerotazione
V

1
= 0
si ha:
R = 1
V
2

2
2
U
2
V

2
= 1
V

2
2U
2
e possiamo analizzarla in diversi casi:
per reazione completa (R = 1) deve essere V

2
= 0 (velocit`a assoluta diritta e quindi W

2
=
U
2
) e quindi le pale debbono essere allindietro con angolo
tan
min
2
=
V
m
U
2
=
2
che `e il minimo per avere la necessaria componente di attraversamento per smaltire la
portata richiesta;
per reazione pari al 50% deve essere
V

2
= U
2
ossia le pale debbono essere diritte (W

2
= 0) e con velocit`a assiale pari alla necessaria
velocit`a di attraversamento;
per reazione nulla (R = 0) si ha
V

2
= 2U
2
e quindi le pale debbono essere inclinate in avanti con angolo

max
2
=
min
2
che `e il massimo possibile sempre per ragioni di continuit`a;
Dai vari triangoli possiamo dedurre che a parit`a di prevalenza totale al diminuire del grado di
reazione aumenta lenergia del uido ma contemporaneamente il modulo della velocit`a in uscita
dalla girante aumenta e quindi la voluta `e pi` u sollecitata; laumento della pressione dinamica inoltre
eleva laliquota di perdite, proporzionali alla pressione dinamica. Lutilizzo delle pompe a grado di
reazione unitario sembrerebbe allora migliore: in realt`a avendo tali palette un grado di ricoprimento
maggiore portano ad un aumento di grado di reazione nei condotti e quindi maggiori perdite per
attrito.
4.2. ANALISI DEL FUNZIONAMENTO DELLE POMPE 81
Figura 4.4. Triangoli di velocit`a a diversi R
4.2.3. Limiti di funzionamento. Partiamo dalla condizione di progetto (in termini di portata
e quindi di velocit`a di attraversamento V
m
2
), per una pompa con pale allindietro, e facciamo variare
la portata medesima
1
nelle due diverse direzioni ipotizzando che, per un usso ideale, langolo di
uscita sia sempre pari allangolo di costruzione
2
:
(1) se la portata diminuisce vediamo che langolo di uscita
2
diminuisce mentre aumenta in
modulo e ruota la velocit`a di uscita; se la portata si annulla allora V
2
= V

2
= U
2
e quindi
si ha un vortice forzato e la prevalenza totale `e massima
g
_
H
0

= U
2
2
quindi 1;
(2) se la portata aumenta langolo
2
tende a 90

e la velocit`a al valore massimo


V
max
m
2
= U
2
tan
2
e quindi, in assenza di prerotazione, la prevalenza `e nulla:
g
_
H
0

=
U
2
2
2

W
2

2
2
= 0
vista anche che il usso in termini assoluti `e radiale; la cifra di usso corrispondente `e:

max
=
V
max
m
2
U
2
= tan
2
Figura 4.5. Triangolo ai limiti di funzionamento
4.2.4. Eetto della prerotazione sullingresso della pompa. Supponiamo che il usso
in ingresso alla mandata sia uniforme e non viscoso: se la girante `e in rotazione si verr`a a creare
una distribuzione di velocit`a tipica di un vortice libero in maniera tale da avere comunque una
distribuzione di pressione uniforme.
In presenza di un raddrizzatore invece la velocit`a `e costretta a mantenere un angolo
1
in ingresso
sso al variare della portata e questo pu`o essere dannoso: in condizioni fuori progetto (numero di
giri o portata non nominali) si ha una componente meridiana maggiore o minore del previsto con
la possibilit`a di formazione di urti in ingresso o distacco della vena uida. Situazione simile la
si ha quando il condotto di mandata `e troppo corto: in questi casi il usso non uniforme si va a
1
Per esempio attraverso un aumento delle perdite a monte della pompa (con la variazione della sezione di una
valvola).
82 4. STUDIO DELLE POMPE
sovrapporre ad una prevalenza non uniforme e il usso in uscita della girante presenta forti ricircoli
con bassi rendimenti.
4.2.5. Scelta del numero di pale e dellangolo
2
. Una semplice relazione che ci permette
di stimare il numero di pale necessarie per avere uneciente girante `e:
z
min
= 2k
R
s

sin
m
con R
s
,
m
rispettivamente raggio medio e angolo medio mentre k `e un coeciente che dipende
dallarchitettura:
2
k = 6.5 per macchine radiali
k = 4.5 per macchine assiali
Per la scelta dellangolo di uscita bisogna tenere conto di diversi aspetti:
il raggio di uscita;
la curva caratteristica desiderata;
il lavoro massimo ottenibile; a diversi gradi di reazione avremo, per prerotazione nulla:
3
R g
_
H
0

= U
2
V

2
0 2U
2
2
1
2
U
2
2
1 0
4.3. Eetto del usso reale sulle prestazioni della pompa
In presenza di viscosit`a le caratteristiche della pompa variano: visto che per ogni canale interpa-
lare, osservato il senso di rotazione, possiamo individuare un lato in pressione ed uno in depressione
e quindi, ipotizzando che la rotalpia si conservi lungo il raggio (quindi la velocit`a di trascinamento
non entra nellespressione visto che `e la medesima per entrambi i punti):
p
P

+
W
2
P
2
=
p
S

+
W
2
S
2
e quindi W
P
< W
S
ossia la distribuzione delle velocit`a in uscita non `e uniforme.
Altro motivo di non uniformit`a, per pompe miste, sta nella presenza di un raggio di curvatura
non nullo nel piano meridiano e quindi, a parit`a di ascissa x, le linee di corrente vicine al controdisco
subiscono una forza centrifuga superiore e dunque un battente idrostatico superiore (con la possibilit`a
2
Si vede come il coeciente k sia pi` u elevato per le macchine radiali visto che la variazione di direzione `e pi` u
marcata.
3
Si vede quindi come allaumentare del grado di reazione, a lavoro stabilito, debba aumentare il numero di giri
e/o il raggio. Si potrebbe pensare di utilizzare quindi R = 0 ma:
si hanno condotti a sezioni fortemente variabili e quindi possibilit` a di separazione;
velocit` a in uscita elevate e quindi carichi e perdite nel diusore elevati;
instabilit` a di funzionamento.
4.3. EFFETTO DEL FLUSSO REALE SULLE PRESTAZIONI DELLA POMPA 83
di separazione).
Figura 4.6. Gradienti di pressione nella pompa reale
In termini quantitativi si pu`o considerare lequazione di Navier-Stokes scritta in termini relativi e
proiettarla lungo la direzione tangenziale:
_
( w
r
) w =
p

+

f
r
2 w
_
g

e visto che laccelerazione di Coriolis e il gradiente di pressione non sono nulli si ha un usso di w
detto usso secondario che si oppone alla rotazione del usso imposto alla girante e quindi:
una componente di ingresso W

1
> 0
una componente di uscita W

2
< 0
e quindi unenergia fornita al uido inferiore visto che:
g
_
H
0
re

=
_
UV

_
= U
2
V

2
U
1
V

1
= U
2
(V

2
W

2
) U
1
(V

1
+ W

1
) =
= (U
2
V

2
U
1
V

1
) (U
2
W

2
+U
1
W

1
)
con il I termine tra parentesi che rappresenta la variazione di energia ideale e la seconda che `e una
perdita di potenza per la limitata capacit`a delle palette di indirizzare il usso: normalmente si stima
una correzione da apportare agli angoli
1
e
2
dellordine di 2-3

.
Figura 4.7. Deviazione della corrente sul piano palare per usso secondario
Nel piano meridiano la potenza associata al letto uido in uscita la possiamo scrivere come:
1

dP
dQ
= [UV

(z)] = U
2
2
U
2
W

2
(z)
ma la portata per unit`a di lunghezza e la velocit`a meridiano potranno essere espresse dalle
dQ = V
m
(z) (D
2
dz)
84 4. STUDIO DELLE POMPE
W

2
=
V
m
2
tan
2
e sostituendo nella I relazione e integrando dP tra il valore 0 e la larghezza del canale b si ha
1

_
b
0
dP =
_
b
0
_
U
2
2
U
2
V
m
2
(z)
tan
2
_
D
2
V
2
m
(z) dz = U
2
D
2
_
U
2
_
b
0
V
m
2
dz
_
b
0
V
2
m
2
tan
dz
_
e reintroducendo la portata
Q = D
2
_
b
0
V
m
dz
si ha:
P
Q
= U
2
2

U
2
tan
2
_
b
0
V
2
m
dz
_
b
0
V
m
dz
con il II termine che pu`o essere semplicato solo nellipotesi, peraltro adottata in precedenza per
ottenere semplici relazioni, che

V
2
m
_
V
m
)
2
Nel caso si adotti una distribuzione di velocit`a lineare tra i valori V
m
p
e V
m
s
si ha una cifra di usso
pari a:
=

V
_
1 +
V
m
p
V
m
s
12

V
2
_
che `e maggiore per velocit`a medie pi` u elevate (tipiche di macchine ad elevata portata come quelle
assiali).
4
Si potranno denire una serie di rendimenti quali
il rendimento idraulico

id
=
g
_
H
0
id

p
loss

g
_
H
0
id

considerando che nel triangolo di velocit`a larea tra



V
2
e

U
2
`e proporzionale alla potenza
P = Qg
_
H
0

gV
m
A
2
U
2
V

2
= (2 gA
2
U
2
)
_
V
m
V

2
2
_
e che nel caso reale si ha, dalla gura 4.7, unarea minore si pu`o denire il rendimento di
palettaggio

vane
=
P
real
P
id
=
V

2
V

2
4
Altro eetto da considerare `e la necessaria rastremazione delle palette (specie nelle macchine assiali) che porta
il gradiente di pressione tra dorso e ventre ad annullarsi allestremit` a e quindi portando lultima tratto della pala ad
essere inerte.
4.4. FATTORE DI SCORRIMENTO 85
il rendimento volumetrico viene ancora denito semplicemente come

v
=
Q
re
Q
re
+Q
flusso
+Q
ricircoli
il rendimento meccanico invece:

mecc
=
gQ
id

_
H
0
id

P
albero
e il rendimento totale sar`a il prodotto dei rendimenti

tot
=
gQ
re

_
H
0
re

P
albero
=
id

mecc
4.4. Fattore di scorrimento
Per una determinazione computazionalmente semplice del fattore di scorrimento (ovvero
dellangolo compreso tra la direzione di uscita del usso e la tangente alla paletta in uscita) si
dispone di diverse trattazioni con diverso approccio e approfondimento analitico.
4.4.1. Trattazione di Stodola. Si introduce un fattore pari al rendimento di palettaggio
=
V

2
V

2
tale da permettere subito il calcolo delle prestazioni reali della pompa una volta note quelle ideali
g
_
H
0
re

=
_
UV

_
U
2
V

2
= U
2
V

2
= g
_
H
0
id

Stodola ipotizza che il usso secondario sia approssimabile con un vortice forzato di diametro d
2
compreso tra il bordo di uscita di una pala e tangente alla pala successiva con velocit`a angolare
uguale e contraria al quella della girante. La velocit`a di scorrimento (slip) pu`o essere quindi
calcolata come
V
slip

= V

=
d
2
con
d
2R
2
z
sin
2
con z numero di pale. Sostituendo
V

=
U
2
z
sin
2
mentre
V

2
= U
2
V
m
2
cot
2
e il fattore di Stodola `e
= 1 +

z
sin
2
1 cot
2
ed `e funzione:
del numero di pale: allaumentare di queste diventa migliore la capacit`a di guida del usso
e quindi maggiore che al massimo `e unitario (per portata nulla);
dallangolo di uscita
2
;
dalla cifra di usso : man mano che la portata aumenta si ha una minore capacit`a delle
palette di incanalare il usso e dunque una diminuzione del fattore .
86 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.8. Fattore nella trattazione di Stodola
4.4.2. Trattazione di Busemann. Tale teoria `e valida solo per i proli a spirale logaritmica
5
e trova un fattore pari a
=
AB
2
tan

1
2
tan

che presenta lo stesso denominatore ma un numeratore con coecienti


6
che sono funzione del:
numero di pale;
del rapporto tra i raggi;
7
dellangolo

4.4.3. Trattazione di Stanitz. Egli considera una trattazione di usso potenziale valida solo
per campi 2-D (quindi per pale a semplice curvatura) e ritrova che il fattore lo scorrimento V

:
non dipende dallangolo di uscita
2
;
dipende dal numero di pale z;
dipende in maniera debole dalla comprimibilit`a;
ottenendo:
V
slip

= 0.63
U
2

z
= 1
0.63

z
1 cot
2
5
I proli a spirale logaritmica sono proli che mantengono il medesimo angolo indicato qui con

= a tutti i
raggi e possiamo determinare le seguenti relazioni:
langolo di ricoprimento `e
= tan

ln
R
2
R
1
il rapporto tra la lunghezza e lapertura del canale interpalare `e

s
=
z
2 cos

ln
R
2
R
1
con
s =
2 (R
2
R
1
)
z ln
R
2
R
1
6
In generale si ha A > 1 e B 1.
7
Dipendenza questa che scompare se

s
1
ossia se
R
2
R
1
e
z
2 cos

Normalmente vengono adottati 50 <

< 70 e 5 < z < 12 e la relazione `e ben vericata.


4.4. FATTORE DI SCORRIMENTO 87
Figura 4.9. Fattore di Busemann
4.4.4. Trattazione di Peiderer. Se consideriamo lespressione della prevalenza nel caso di
un numero innito di pale e nel caso discreto, pensando a prerotazione nulla
g
_
H
0

= U
2
V

2
g
_
H
0

z
= U
2
V

2
possiamo introdurre la dierenza tra questi due valori
g
_
H
0

g
_
H
0

z
= U
2
V

2
(1 )
e denire cosi un coeciente di Peiderer
C
p
=
1

tale che
g
_
H
0

z
=
1
1 +C
p
g
_
H
0

Peiderer calcola il coeciente con la seguente relazione


C
p
=
R
2
2
zM
st
con M
st
momento statico della linea media del canale meridiano rispetto allasse di rotazione
8
M
st
=
_
R
2
R
1
Rds
e coeciente da determinare in base allarchitettura del diusore.
9
8
Per pali radiali
M
st
=
1
2
`
R
2
2
R
2
1

quindi
C
p
= 2

z
1
1

R
1
R
2

2
mentre per quelle ad elica
M
st
= R
9
Si hanno i seguenti casi:
per diusore palettato
a semplice curvatura o
d
2
d
1
2 si ha
1
= 0.5 + 0.63 sin
2
a doppia curvatura o
d
2
d
1
< 2 si ha
2
= (1.1 1.2) (1 + sin
2
)
R
1
R
2
per diusore liscio = (1.1 1.2)
2
88 4. STUDIO DELLE POMPE
4.5. Analisi della diusione
Compito principale della diusione `e la conversione dellenergia cinetica del usso in uscita dalla
girante in energia di pressione; il rallentamento del usso `e anche utile per diminuire le perdi-
te per attrito (proporzionali alla pressione dinamica). Tale rallentamento viene eettuato in pi` u
componenti:
il diusore (che pu`o essere liscio o palettato) ove si ha un aumento della sezione di passaggio
del usso e/o una variazione del momento della quantit`a di moto;
la voluta che raccoglie il usso del diusore e pu`o eseguire unulteriore compressione;
il condotto divergente di uscita del usso dalla pompa;
con tutti i componenti che, non avendo parti mobili, non scambiano lavoro con il uido.
4.5.1. Diusore liscio. Visto che il lavoro scambiato `e nullo il momento della quantit`a di moto
si conserva:
[UV

] = [RV

] = 0
che ha come soluzione il vortice libero:
R
2
V

2
= R
3
V

3
cui vanno aancati lequazione di continuit`a e di conservazione dellenergia:
2R
2
b
2
V
m
2
= 2R
3
b
3
V
m
3

_
p

_
+
_
V
2
2
_
= 0
e decomponendo la velocit`a nel parte tangenziale e meridiana
_
V
2
= V
2

+V
2
m
_
si ha:

_
p

_
=
_
V
2
m
2
_

_
V
2

2
_
p
3
p
2

=
1
2
__
V
2
m
2
V
2
m
3
_
+
_
V
2

2
V
2

3
_
e ricavando dalla continuit`a e dalla condizione di vortice libero le velocit`a in uscita:
p
3
p
2

=
1
2
_
V
2
m
2
_
1
R
2
2
b
2
2
R
2
3
b
2
3
_
+V
2

2
_
1
R
2
2
R
2
3
__
che mette in luce la dipendenza del recupero di pressione da:
la variazione delle sezioni di passaggio;
la variazione della distanza da centro.
4.5. ANALISI DELLA DIFFUSIONE 89
4.5.2. Diusore palettato. Quando il recupero di pressione deve essere elevato luso di un
diusore liscio presenta diversi problemi: il rapporto tra i raggio pu`o essere tale da rendere il sistema
troppo ingombrante ed un angolo di divergenza troppo grande pu`o causare separazione del usso
con elevate perdite idrauliche.
Nei casi pi` u frequenti si utilizza pertanto un diusore palettato: la presenza di canali inter-
palari (che costituiscono dei divergenti con angolo 8-12

) permette una guida del usso migliore e


maggiori recuperi di pressione ottenibili rispetto al diusore liscio; accorgimenti progettuali sono:
lutilizzo di un numero di pale del diusore primo rispetto al numero di pale della girante
(per evitare fenomeni di risonanza del usso nel diusore);
la presenza di un prediusore liscio per eseguire una precompressione e omogeneizzazione
del usso a valle delle palette rotoriche.
Per il diusore palettato le equazioni da utilizzare sono la conservazione dellenergia

_
p

_
=
_
V
2
2
_
la continuit`a (indicando con b
2
e b
3
la profondit`a dei canali in ingresso e uscita)
V
m
2
b
2
R
2
= V
m
3
b
3
R
3
e la relazione tra velocit`a tangenziale e meridiana:
V

=
V
m
tan
Il recupero di pressione viene quindi calcolato dalla conservazione dellenergia sostituendo le
velocit`a a valle del diusore con le relazioni presentate trovando quindi:
p
3
p
2

=
1
2
V
2
m
2
_
_
1 +
1
tan
2

2
_

_
b
2
R
2
b
3
R
3
_
2
_
1 +
1
tan
2

3
_
_
che vede la dipendenza dallangolo di deviazione e dalla divergenza del canale.
4.5.3. Voluta. La voluta, che ha il compito di raccolta ed eventualmente di rallentamento del
usso, pu`o avere dierenti sezioni trasversali a seconda della quale il usso viene studiato in maniera
dierente: in ogni caso per denire la parete esterna ci si riferisce alla prima particella che esce dal
diusore (per = 0) che va a denire il contorno.
Per lo studio della voluta occorre considerare che:
il usso `e a vortice libero e quindi per ogni punto vale che
RV

= R
3
V

3
= k
1
la portata a distanza R dal centro della pompa la possiamo scrivere come:
Q(R) = 2RV
m
(R) b (R)
con b (R) funzione della forma della sezione trasversale;
90 4. STUDIO DELLE POMPE
che tra la velocit`a meridiana e tangenziale sussiste la gi`a incontrata relazione
tan =
V
m
V

=
Q
2Rb
R
k
1
=
Q
2k
1
1
b
che `e quindi funzione della sezione trasversale e denisce le pareti (che in ogni punto debbono
essere tangenti alla velocit`a assoluta).
Essendo inoltre, per denizione
tan =
dR
Rd
si pu`o integrare da 0 a trovando la forma in pianta
R() =
_

0
Q
2k
1
R
b
d

4.5.3.1. Voluta a pareti piane parallele. Si ha in questo caso


b (R) = cost.
e quindi
tan = tan
ossia il usso ha angolo costante e descrive quindi una spirale logaritmica; integrando infatti:
_

0
d

=
_
R
R
0
1
tan
dR
R
=
1
tan
ln
R
R
0
e quindi la sezione di passaggio sar`a:
A() = [R() R
0
]

b = R
0

b
_
e
Q
2R
3
V

1
_
che cresce esponenzialmente con langolo e pertanto pu`o portare alla separazione del usso per
lelevata compressione che imprime.
4.5.3.2. Voluta a pareti piane divergenti. La distanza tra le pareti per un raggio R `e in questo
caso
b (R) = b
1
+m(R R
0
) = k
2
R
e quindi langolo della velocit`a `e:
tan =
Q
2k
1
1
k
2
R
e quindi integrando:
dR =
Q
2k
1
k
2
d
R = R
0
+
Q
2k
1
k
2

che aumenta linearmente con descrivendo in tale frangente una spirale archimedea e la sezione
di passaggio cresce in questo caso linearmente con :
A() =
b
2
+b
1
2
[R() R
0
] =
b
2
+b
1
2
Q
2k
1
k
2

4.6. CALCOLO DELLE CURVE REALI 91


4.5.3.3. Voluta a sezione circolare. Scopo principale delladozione di tale sezione `e mantenere
la velocit`a costante in tutte le sezioni : in questa maniera si evitano i problemi di carichi laterali
sullalbero per un campo di pressione non uniforme. La velocit`a sar`a ssata dalla portata complessiva
uscente dalla voluta e la sezione nale della stessa:
Q(2) = A
g
V
g
con V
g
0.5 0.65V

3
. Si pu`o fare il bilancio tra la portata proveniente dal diusore per un certo
raggio R e la portata uscente per langolo corrispondente:
V
m
3
R
3
b
3
= V
g
A()
che deve valere anche alluscita e quindi:
A()
A
g
=
Q()
Q(2)
=
V
m
3
R
3
b
3
V
m
3
R
3
b
3
2
=

2
ossia in questo caso larea cresce linearmente con
A() =
A
g
2

e quindi il raggio cresce in maniera meno che lineare:


R() = R
3
+d () = R
3
+
_
4A()

e in questa maniera si ottiene un campo di pressioni uniformi anche se in realt`a la velocit`a non `e
costante lungo la sezione per la presenza della distribuzione di un vortice libero.
10
4.6. Calcolo delle curve reali
4.6.1. Stima delle perdite. Abbiamo visto che le perdite possono essere suddivise grossola-
namente in:
perdite per ventilazione;
perdite per attrito;
perdite per urto.
4.6.1.1. Perdite per ventilazione. Tale tipo di perdite `e dovuto al fatto che la girante deve mettere
in moto e mantenere un usso che non partecipa al ciclo termodinamico della pompa ma che dissipa
soltanto, per mezzo dellattrito, lenergia meccanica fornita dalla girante stessa; a seconda che questo
uido partecipi ad un usso secondario o meno si hanno perdite dierenti.
La coppia resistente che agir`a sullalbero sar`a, per un tratto innitesimo dA, pari a:
dM = RdA
con
= U
2
rel
= (
f
)
2
R
2
ove `e il coeciente di attrito (funzione del Reynolds e della rugosit`a) mentre U
rel
`e la velocit`a
relativa tra uido e parete e quindi esprimibile come dierenza delle velocit`a angolari al quadrato.
La coppia totale agente per ventilazione sul disco sar`a pertanto:
10
Questo lo si pu` o capire se si considera la pompa a mandata chiusa: la velocit`a tangenziale in uscita dal diusore
`e diversa da zero (vortice forzato) ma per continuit` a la velocit` a tangenziale nella voluta deve essere nulla e quindi si
creer` a uno strato limite che dissipa lenergia trasferita dalla girante al uido.
92 4. STUDIO DELLE POMPE
M
d
=
_
A
d
dM = (
f
)
2
_
A
d

d
R
3
dA = (
f
)
2
J
d
ove J
d
assume il ruolo di un momento di inerzia; per la carcassa, visto che la sua rotazione `e nulla:
M
c
=
2
f
J
c
Dobbiamo ora distinguere i due casi:
per un usso nullo la coppia che viene trasmessa dal disco al uido `e pari a quella che
il uido cede alla carcassa (non si ha una variazione di momento di quantit`a di moto del
uido); uguagliando le due espressioni possiamo quindi ricavare la velocit`a di rotazione del
uido
f

f
=

J
d

J
d
+

J
c
=
..
J
d
=J
c

2
e di seguito la coppia sulla girante:
M
d
=
2
1
_
1

J
d
+
1

J
c
_
2
che vale quando la supercie `e piccola, liscia e a distanza sucientemente piccola;
per usso diverso da zero allora la coppia data dalla girante `e pari a quella ceduta alla
carcassa pi` u la variazione di momento di quantit`a di moto del uido:
M
d
= M
c
+ M
f
ed esistono formule empiriche che legano la potenza persa per ventilazione alle dimensioni
caratteristiche della girante:
P
vent
= k U
3
D(D + 5e) = [KW]
con
k = 7.3 10
7
_
10
6
Re
_
1
6
4.6.1.2. Perdite per attrito. La presenza di forze tangenziali porta ad una diminuzione della
pressione totale (quindi dellenergia meccanica disponibile per il uido) lungo i condotti proporzionale
alla pressione dinamica; tra la sezione di ingresso e uscita di ciascun tratto in esame possiamo quindi
scrivere:
_
p
0

_
i,i+1
=
..

V
2
rif
2
con che tiene conto della geometria del condotto:
=
_

0
2P
A
_
V
V
rif
_
2
ds
con P perimetro bagnato. Scelta unarea di riferimento A
rif
per la continuit`a
A
rif
V
rif
= AV
4.6. CALCOLO DELLE CURVE REALI 93
e una lunghezza di riferimento
rif
=
_
A
rif
si ha
=
_

0
2

P

A
3
d s
In condizioni fuori progetto, essendo la velocit`a funzione lineare della portata, le perdite variano
con il quadrato e quindi:
_
p
0

_
eff
=
_
p
0

_
N
_
Q
Q
N
_
2
In maniera semplicata possiamo per la girante tenere conto della velocit`a assoluta e quella relativa
per mezzo di opportuni coecienti:
_
p
0

_
= K
V
V
2
2
2
+K
w
W
2
2
2
con K
V
= 0.2 0.4 e K
w
= 0.1 0.2.
4.6.1.3. Perdite per urti. In condizioni di fuori progetto e per angoli di deusso reali si hanno
delle perdite uidodinamiche ascrivibili ad vortici, scie, ecc. . . che vanno sotto il nome di perdite
per urti e che possiamo calcolare per la girante come
_
p
0

_
gir
=
gir
W
2

1
2
e per il diusore (palettato)
_
p
0

_
diff
=
diff
V
2

1
2
con = 0.7 per Q < Q
N
e = 0.5 per Q > Q
N
in entrambi i casi. Per la determinazione della
variazione di velocit`a tangenziale in condizioni fuori progetto si esegue unanalisi separata per i due
componenti:
4.6.1.4. Girante. Per la girante, a partire dalla condizione nominale e ipotizzando che langolo
della velocit`a in ingresso rimanga costante possiamo tracciare, per portate dierenti (quindi dierenti
V
m
), il vettore W

1
: il vettore W

1
sar`a proporzionale alla distanza tangenziale tra lestremo del
vettore tracciato e la direzione della velocit`a in condizioni nominali. Analiticamente:
W

1
= U
_
1
Q
Q
n
_
= U
2
R
1
R
2
_
1
Q
Q
N
_
e la perdita sar`a:
_
p
0

_
=
U
2
2
2
_
R
1
R
2
_
2
_
1
Q
Q
N
_
2
proporzionale al quadrato della portata.
94 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.10. Determinazione di W

nella girante
4.6.1.5. Diusore. Per il diusore bisogna innanzitutto considerare che il triangolo in uscita dalla
girante presenta un fattore di slip dierente da quello di progetto; le approssimazioni possibili sono
due:
consideriamo che al variare della portata il rapporto
V
slip

2
U
2
rimanga costante; ne segue che dallespressione della prevalenza si ha:
gH
0
= U
2
2
U
2
W

2
= U
2
2
_
1
W

2
U
2
_
e introducendo il fattore di slip
W

2
= W

2
V
slip

2
si ha
gH
0
= U
2
2
U
2
W

2
U
2
2
_
V
slip

2
U
2
_
con il termine tra parentesi costante per ipotesi. Ne segue che lo scorrimento ad una portata
diversa dalla nominale lo si pu`o valutare come segue:
si considera la condizione di progetto e si determina, con una trattazione opportuna,
il fattore di scorrimento e quindi il triangolo reale;
a partire dallo scorrimento nominale si traccia la parallela alla W

2
e lestremo di tutti
i vettori

V
2
sar`a su tale retta;
quindi la distanza tangenziale tra la retta delle velocit`a V
2
nominale e tale parallela
fornisce lo scorrimento alle dierenti portate;
ed allora la correzione di slip alle varie portate sar`a:
V

=
_
1
Q
Q
N
_
_
U
2
_
1
V
slip

2
U
2
__
mentre tra ingresso e uscita del diusore possiamo ipotizzare usso a vortice libero con

2
=
3
visto che le particelle descrivono una spirale archimedea:
V

3
= V

2
R
2
R
3
e quindi la correzione `e:
_
p
0

_
diff
=
diff
U
2
2
2
_
1
Q
Q
N
_
2
_
1
V
slip

2
U
2
_
2
_
R
2
R
3
_
2
e la curva delle prevalenze reali ha una distanza verticale costante da quella ideale;
4.6. CALCOLO DELLE CURVE REALI 95
Figura 4.11. Perdite per urti nel diusore:
V
slip

2
U
2
= cost.
altra possibilit`a `e considerare il coeciente di Peiderer costante con una dierenza tra le
prevalenze che diminuisce con laumentare della portata:
gH
0

= (1 +C
p
) gH
0
z
e il V

2
alle varie portate si trova nella seguente maniera:
si considera ancora il triangolo di velocit`a in condizioni nominali con la correzione di
scorrimento opportuna;
sulla velocit`a U
2
si stacca il vettore
U
2
1+C
p
individuando il punto B che corrisponde
allestremo del vettore

V
2
per portata nulla;
si individua il punto A che corrisponde allestremo del vettore

V
2
in condizioni di
prevalenza nulla e si traccia la retta per AB;
gli estremi del vettore

V
2
si troveranno su tale retta e quindi la distanza dal prolunga-
mento del vettore w

2
`e lo scorrimento cercato;
Calcolato lo scorrimento come
V

2
=
_
1
Q
Q
N
__
1
1 +C
p
_
U
2
e ipotizzato ancora un vortice libero tra le sezioni 2 e 3
V

3
= V

2
R
2
R
3
e quindi la correzione `e:
_
p
0

_
diff
=
diff
U
2
2
2
_
1
Q
Q
N
_
2
_
1
1 +C
p
_
2
_
R
2
R
3
_
2
Per il diusore liscio vi sono perdite per attrito che dipendono dalla traiettoria delle particelle: visto
che essa `e pi` u lunga a portate inferiori tale aliquota di perdite `e inversamente proporzionale alla
portata.
4.6.2. Curve caratteristiche reali e rendimento idraulico delle pompe. Le curve carat-
teristiche reali delle pompe avranno pertanto una diversa espressione a seconda delle ipotesi assunte
sul rendimento dei palettaggi. Nei due casi limiti da noi esaminati nella stime delle perdite per urto,
siottienee quindi nel caso in cui
V
slip

2
U
2
= cost.:
gH
0
=
_
gH
0

U
2
2
V
slip

2
U
2
_

_
_
p
0

_
attr
+
_
p
0

_
urto
girante
+
_
p
0

_
urto
diffusore
_

_
e nel caso in cui C
p
= cost.:
96 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.12. Perdite nel diusore per C
p
= cost.
Figura 4.13. Curve reali nel caso
V
slip

2
U
2
= cost.
gH
0
=
gH
0

1 +C
p

_
_
p
0

_
attr
+
_
p
0

_
urto
girante
+
_
p
0

_
urto
diffusore
_

_
Figura 4.14. Curve reali a C
p
= cost.
Il rendimentoidraulicoo della pompa si otterr`a inne tramite lespressione:

idr
=
H
0
H
0
z
= 1

i
_
p

_
i
H
0
z
4.7. CAVITAZIONE 97
4.7. Cavitazione
4.7.1. Fenomenologia. Una particella uida `e composta da: liquido, gas disciolti, vapore del
liquido disciolto.
La pressione parziale p
G
dei gas e la pressione parziale p
V
del vapore (denominata tensione di
vapore) disciolti nel liquido sono funzioni principalmente della temperatura e ovviamente del tipo di
liquido e di gas disciolto.
A parit`a di pressione totale, la pressione statica della particella diminuisce laddove la sua velocit`a
aumenta come ad esempio accade sul lato in pressione delle pale di una girante di pompa.
Se la pressione statica del uido diviene inferiore a quella della tensione di vapore del liquido
o diella pressione parziale dei gas disciolti (p < p
V
o p
G
) allora vapore e gas possono evaporare
localmente formando micro-bolle e dando origine cos` ad un usso bifase.
Man mano che la velocit`a sul dorso della pala diminuisce, la pressione statica riaumenta e questo
comporta limplosione dei vapori e gas che tornano in soluzione (monofase).
I principali eetti della cavitazione sono:
Rumore e vibrazioni
Sono causate dallimplosione delle micro bolle. Rumore e vibrazioni possono per`o essere
anche causate da pale con elevati angolo di attacco del usso allingresso in condizioni di
fuori progetto. E bene perci`o non confondere le diverse cause;
Caduta della curva caratteristica H-Q e del rendimento: In funzione del numero specico
di giri della girante si hanno diverse conseguenze sulla curva caratteristica della pompa
(Fig. 4.15). In particolare se:
n
s
< 1500 (pompe radiali) allora si ha unimprovvisa caduta della prevalenza ad una
certa portata che dipende dal numero di giri e dalla pressione totale allaspirazione
della girante; in tal caso i canali interpalari sono lunghi e stretti, e la condizione
di cavitazione iniziata sul lato in depressione riesce ad estendersi attraverso lintera
sezione di passaggio del canale; questo determina una parziale occlusione del canale
con conseguente crollo della prevalenza elaborata dalla girante;
1500 < n
s
< 5000 (pompe miste) la caduta della prevalenza `e pi` u graduale ma ancora
apprezzabile; in tal caso i canali interpalari sono pi` u corti e larghi; per poter estendere
la condizione di cavitazione a tuuta la sezione di passaggio bisogna far deuire una
portata maggiore rispetto a quella da una pompa radiale;
n
s
> 5000 (pompe assiali) la caduta della prevalenza non `e pi` u apprezzabile; i canali
interpalari sono pochi, corti e larghi; questo determina una bassa sovrapposizione fra
due canali consecutivi; anche ad elevate portate la zona di usso bifase determinata
dalla cavitazione non riesce mai ad invadere lintero canale e quindi si riesce ad ottenere
soddisfacenti prestazioni della pompa anche in regime di cavitazione sviluppata.
Figura 4.15. Eetto della cavitazione per n
s
dierenti
Azione meccanica di martellamento delle pale e eventuale rottura per corrosione e/o fatica
del metallo: durante limplosione le bolle presenti sulla parete della pala, esercitano un
martellamento della supercie ad alta frequenza (600-25000 Hz) e ad elevatissime pressioni
(300 e 1000 atmosfere). Se le bolle si formano sulla supercie della pala, si possono creare
98 4. STUDIO DELLE POMPE
cricche.Un parametro importante `e il rapporto fra le dimensioni della bolla e le micro
porosit`a della supercie. La penetrazione delle micro bolle nelle micro porosit`a `e facilitata
quando la cavitazione si sviluppa a bassa frequenza.
4.7.2. Teoria della cavitazione. Vediamo da quali parametri dipende la condizione di in-
cipiente cavitazione. La conservazione dellenergia meccanica (Teorema di Bernoulli per ussi in-
compressibili) fra la sezione A nel serbatoio del liquido e la sezione S allaspirazione della girante
(Fig. 4.16) ci permette di scrivere il bilancio:
p
A

+gz
A
+
V
2
A
2
=
p
S

+
V
2
S
2
+gz
s
+
_
p
0

_
loss
Figura 4.16. Schema del circuito allaspirazione della pompa
Ed inoltre tra la sezione S e la sezione dove si registra la minima pressione statica nel canale
palare:
(4.3)
p
min

=
p
S


w
W
2
1
2
dove

w
= 0.2 0.4
La relazione diretta tra le condizioni nel serbatoio ed il punto di minima pressione si ottiene
eliminando p
s
dalle due espressioni e :
p
A

+
V
2
A
2
gh = gH
0
A
gz
S
=
_
p
0

_
loss
+
p
min

+
V
2
S
2
+
w
W
2
1
2
dove V
S
=
Q
A
S
e h = z
s
z
A
.
La condizione di cavitazione `e denita dalla diseguaglianza:
p
min
p
V
(T) +p
G
(T)
dove la condizione di incipiente cavitazione si verica quando nella vale il segno di eguaglianza. In
tal caso possiamo sostituire lespressione di p
min
nella per ottenere che:
p
A

+
V
2
A
2
gh = gH
0
A
gz
S
=
_
p
0

_
loss
+
p
V
(T) +p
G
(T)

+
1
2
_
Q
A
S
_
2
+
w
W
2
1
2
Questa espressione rappresenta un vincolo al quale devono sottostare tutte le grandezze onde far
preservare le condizioni di incipiente cavitazione, ovvero se una grandezza aumenta si deve vericare
un simultaneo aggiustamento delle altre onde prevenire il manifestarsi della cavitazione.
Fra le principali situazioni che possono essere di interesse citiamo i casi di:
4.7. CAVITAZIONE 99
Una diminuzione di p
A
nei serbatoi di propellente liquido (dovuta ad un funzionamento in
quota con p
A
= p
atm
, oppure con serbatoi sottovuoto) come pure un progetto dei condotti di
alimentazione della pompa non ottimale che determini elevate perdite di pressione implicano
una riduzione della portata smaltibile, oppure una diminuzione di W
1
il che vuol dire, a
parit`a di V
1
, una minor U
1
= R
1
, ovvero una ridotta velocit`a angolare od un diametro
allaspirazione R
1
pi` u piccolo;
Unaumento di temperatura produce unaumento della p
V
che provoca eetti analoghi
allabbassamento di p
A
;
Luso di un propellente ad elevata densit`a consente portate o W
1
pi` u elevate; idrocarburi
sono perci`o pi` u facilmente gestibili di LOX che a sua volta `e meno gravoso dell LH2;
Propellenti con bassa tensione di vapore sono preferibili;
Un disegno uidodinamico del canale della girante che minimizzi il coeciente
w
`e au-
spicabile in quanto, a parit`a di altre condizioni, consente di operare con una W
1
pi` u
elevata.
presenza di gas disciolti aumenta p
G
, che provoca eetti analoghi allabbassamento di p
A
;
per`o i vari gas disciolti non evaporano tutti alla stessa pressione di vapore, e quindi il loro
eetto `e ripartito su un campo di pressioni ampio e non `e concentrato ad una sola pressione.
E quindi complessivamente meno gravoso.
4.7.3. Il Net Positive Suction Head. In letteratura si `e introdotto un parametro capace
di qua.jpgicare le prestazioni della pompa e/o dellimpianto di alimentazione della pompa nei con-
fronti della cavitazione: tale parametro `e denominato Net Positive Suction Head (altezza netta
allaspirazione) ed `e denito dalla espressione:
(4.4) NPSH :=
_
p
S

+
V
2
S
2
_

_
p
V
+p
G

_
=
p
0
S


p
V
(T) +p
G
(T)

Si possono fare delle prove al banco in modo che la pompa funzioni a numero di giri N e pressione
allaspirazione p
S
ssate. Dallandamento delle curve caratteristiche H = f(Q, N, p
S
) si ricavano i
punti di incipiente cavitazione che indicheremo con il simbolo *.
Le condizioni di incipiente cavitazione sono dente convenzionalmente nel punto della curva
caratteristica ottenuta per Q ed N costanti ed al variare (diminuire) della pressione allaspirazione
in cui la prevalenza sviluppata dalla pompa raggiunge il 97% del suo valore nominale (Fig. 4.17).
Figura 4.17. NPSH critico
Si possono pertanto costruire le curve di NPSH = f(Q, N, p
S
) come:
NPSH
pompa
=
_
p
S

+
1
2
(Q

)
2
A
2
S
_

_
p
V
+p
G

_
Inoltre, si pu`o caratterizzare il comportamento della pompa nei confronti della cavitazione
tracciando le curve di NPSH(Q, N) (Fig. 4.18).
100 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.18. NPSH in funzione di Q e N
Una volta caratterizzata la pompa si devono determinare le prestazioni dellimpianto di alimenta-
zione. Combinando lequazione di conservazione dellenergia meccanica con la denizione di NPSH,
si ottiene che:
p
S

+
V
2
S
2
=
p
A

g(z
s
z
A
) +
V
2
A
2

_
p
0

_
loss
= NPSH +
_
p
V
+p
G

_
da cui si pu`o ricavare che lNPSH dellimpianto vale:
NPSH
impianto
=
p
A

+
V
2
A
2
gh
_
p
0

_
loss

p
V
+p
G

Pertanto la condizione per far funzionare la pompa in assenza del pericolo della cavitazione `e :
NPSH
impianto
NPSH
pompa
4.7.4. Similitudine in cavitazione. Il NPSH non `e un parametro adimensionale. In lette-
ratura si sono utilizzati il parametro di Thoma e il numero di giri specico allaspirazione N
SS
deniti come:
=
NPSH
g[H
0
]
e
N
SS
= N

Q
(NPSH)
3
/
4
I due parametri sono legati fra loro dalla relazione:
=
_
N
S
N
SS
_
1,333
I parametri di similitudine possono risolvere il problema di estrapolare le curve di NPSH(Q, N)
note per una macchina che ha un certo diametro caratteristico D
1
e che ruota al numero di giri N
1
a macchine aventi diverso diametro e rotanti a diversi giri.
Se il funzionamento della macchina prototipo e delle altre macchine in esame rispetta le condizioni
di similitudine geometrica e uidodinamica, allora entrambe le machine avranno gli stessi valori di
e N
SS
. Se inoltre si troveranno in condizioni di incipiente cavitazione caratterizzate dallo stesso
valore del parametro di Thoma, allora si avr`a :
4.7. CAVITAZIONE 101

1
=
2

(NPSH)
1
gH
0
1
=
(NPSH)
2
gH
0
2

1
=
2

Q
1
N
1
D
3
1
=
Q
2
N
2
D
3
2

1
=
2

gH
0
1
N
2
1
D
2
1
=
gH
0
2
N
2
2
D
2
2
Da cui se si vuole valutare leetto del diverso numero di giri si ha:
(NPSH)
2
[Q
2
] = (NPSH)
1
[Q
1
]
_
N
2
N
1
_
2
con
Q
2
= Q
1
N
1
N
2
Mentre leetto del diverso diametro comporta che:
(NPSH)
2
[Q
2
] = (NPSH)
1
[Q
1
]
_
D
2
D
1
_
2
con
Q
2
= Q
1
_
D
1
D
2
_
3
Il numero di giri specico allaspirazione `e un parametro di similitudine pi` u utilizzato di recente
e serve a caratterizzare immediatamente il tipo di pompa nei confronti delle sue prestazioni in
condizione di incipiente cavitazione. Ad esempio un valore di N
SS
di 10,000 prevede una pompa
senza inducer, mentre per ottenere N
SS
dellordine dei 100,000 `e indispensabile aggiungere linducer
in serie alla girante centrifuga. Un ulteriore problema che pu`o essere facilmente risolto con lausilio
del N
SS
`e quello di determinare il massimo numero di giri per una pompa con un dato N
SS
e che
debba operare alla portata Q
N
in unimpianto che fornisce un certo NPSH
i
. In tal caso si ha che:
N
max
=
N
SS
4
_
(NPSH)
3
i

Q
N
4.7.5. Leetto TSH (Thermodynamic Suppression Head). Quando la pressione statica
locale scende sotto la tensione di vapore, il liquido evapora formando vapore. Il processo di eva-
porazione richiede una quantit`a di calore che viene sottratta alla fase liquida della particella uida
provocando unabbassamento della temperatura della particella stessa. Ma la tensione di vapore `e
anchessa funzione della temperatura e quindi il confronto fra pressione statica e tensione di vapore
deve essere eettuato tenendo in debito conto questa dipendenza.
Si pu`o osservare che labbassamento di tensione di vapore dovuto allevaporazione si pu`o qua.jpgicare
come segue:
(4.5) p
vap
T
dp
vap
dT
=
x
vap
h
g
c
p
liq
dp
vap
dT
ed inoltre, per lequazione di Clapeyron, vale la:
(4.6)
dp
vap
dT

p
vap
h
g
R
vap
T
2
102 4. STUDIO DELLE POMPE
dove x
vap
`e la frazione molare di vapore nella miscela, h
g
`e il calore latente di evaporazione, c
p,liq
`e
il calore specico del liquido, R
vap
= R/w
vap
`e la costante del vapore e w
vap
`e il peso molecolare del
vapore e R `e la costante universale dei gas. Con queste posizioni, labbassamento percentuale della
pressione di vapore in funzione della percentuale di vapore presente vale:
p
vap
p
vap
=
_
_
h
g
c
p
liq
T
_
2
_
c
p
liq
R
vap
_
_
x
vap
= K
Questo comporta che:
(NPSH)
V
2
m
2g
3 nel caso di H2O
(NPSH)
V
2
m
2g
2 nel caso di LOX
(NPSH)
V
2
m
2g
1 nel caso di LH2
Che indica che lidrogeno liquido gode del pi` u elevato TSH, ovvero che a parit`a di velocit`a
meridiana richiede il minimo NPSH.
4.7.6. Relazione fra NPSH e angolo di ingresso delle pale. Nella progettazione de-
gli induttori si tiene conto che questi sono organi anticavitazione. Si utilizza anche qui analisi
adimensionale. U `e la velocit`a pi` u elevata, nelle pompe assiali al tip
=
_
p
0
S
p
V

__
U
2
2
U
t
= R
Tip

1
= F (, , disegno)
= F (, disegno)
E una funzione denita sperimentalmente per vari tipi di pompa.
Se lavoriamo con delle Ut elevate, data
p
os
p
V
deve essere

min

Numero di pale deve essere basso e quindi le pale hanno un forte ricoprimento luna contro laltra.
Questo perch`e lavorano in condizioni di incipiente cavitazione.
Luso degli induttori ci permette di lavorare a pi` u elevato e a diminuire la pressione nei serbatoi,
tutte caratteristiche che ci servono.

min
= f
_
sin
1 + cos

_
4.8. RELAZIONE FRA NUMERO DI GIRI SPECIFICO E GEOMETRIA DELLA POMPA 103
4.8. Relazione fra numero di giri specico e geometria della pompa
Dalla denizione di cifra di usso e di portata si possono ricavare la portata e la prevalenza in
funzione del diametro D
2
e dello spessore del canale b
2
allo scarico della girante
gH
0
=
2
U
2
2
Q =
2
U
2
D
2
b
2
Dalla denizione di numero di giri specico k
q
:
k
q
:=

Q
(gH
0
)
3
4
si pu`o ricavare la:
k
q
:=

2
U
2
D
2
b
2
(
2
U
2
2
)
3
4
= 2

b
2

D
2

2
(
2
)
3
4
che mostra esplicitamente come valori bassi di k
q
si ottengono per valori bassi di cifra di usso, alti di
cifra di pressione e per bassi rapporti fra b
2
e D
2
(macchine a usso radiale) e viceversa ((macchine
a usso assiale).
Estendendo lanalisi alle condizioni allaspirazione si trova che le relazioni:

1
=
V
1e
U
1e
U
1e
= U
2
D
2
D
1e
consentono di scrivere la portata come:
Q = V
1e
(D
2
1e
D
2
1i
)
4
=
1
U
1e

4
D
2
1e
(1
D
2
1i
D
2
1e
) =
1
U
2
D
2
D
1e

4
D
2
1e
(1
D
2
1i
D
2
1e
)
e inne la velocit`a specica come:
k
q
:=

1
U
2
D
2
D
1e

4
D
2
1e
(1
D
2
1i
D
2
1e
)
(
2
U
2
2
)
3
4
=

_
D
1e
D
2
_
3

(1
D
2
1i
D
2
1e
)

1
(
2
)
3
4
Esplicitando questa relazione rispetto al rapporto tra diametro max allaspirazione e diametro
allo scarcio della girante di ha:
(4.7)
D
1e
D
2
=
1
3

_
k
q
1
2
_2
3

2
3

1
dove:
=
D
1i
D
1e
Dalla relazione (4.7) si ricava che il rapporto D
1e
/D
2
`e tanto maggiore quanto pi` u `e alta la
velocit`a specica e la cifra di pressione e pi` u bassa la cifra di usso. Inoltre tanto maggiore `e il
prolungamento del bordo dattacco verso laspirazione (piccolo < 1) tanto maggiore diventa il
rapporto D
1e
/D
2
. Il rapporto ottimale fra D
1e
e D
2
potr`a essere identicato come illustrato nella
sezione che segue.
104 4. STUDIO DELLE POMPE
4.9. Progettazione del bordo di attacco
Per la determinazione del bordo di ingresso delle palette della girante si possono seguire due
strategie dierenti:
minimizzazione delle perdite per urto;
minimizzazione del fattore NPSH per essere il pi` u lontani possibile dalle condizioni di
cavitazione.
4.9.1. Determinazione del bordo di attacco che minimizza le perdite. Sotto lipotesi
che siamo fuori dalle condizioni di cavitazione, si pu`o trovare quel valore del diametro esterno D
1
e
che rende minimi gli urti; la portata in ingresso `e:
Q =
_
R
2
1
e
R
2
1
i
_
V
1
mentre dal triangolo di velocit`a nel caso di prerotazione nulla la portata, con la velocit`a meridiana
V
1
costante, si ricava la portata in funzione delle relativa e di rotazione:
Q =
_
R
2
1
e
R
2
1
i
_
_
W
2
1
e

2
R
2
1
e
ma le perdite durto sono proporzionali alla velocit`a W
1
e
(che tra laltro `e la pi` u grande nellintervallo
R
1
i
< R < R
1
e
); possiamo:
minimizzare, a parit`a di portata Q, la velocit`a W
1
e
e ottenere quindi la condizione di ottimo
in termini di R
1
e
;
massimizzare, a parit`a di W
1
e
, la portata Q trovando quindi ancora la condizione di ottimo
in termini di R
1
e
che ancora minimizza le perdite durto.
Considerando questa seconda possibilit`a, deniamo il rapporto
=
R
1
i
R
1
e
Si pu`o dimostrare che il valore della cifra di usso che massimizza la portata Q a W
1
e
= cost
vale:

ott
1
:=
V
1
e
U
1
e
=
_
1
2
(1
2
)
e langolo di attacco della pala allingresso esterno:

1
= tan
1
_

ott
1
_
che, per 0.3 0.5 e 0.614 0.674, va da un valore di 31 a 34 gradi. Dalla denizione della
cifra di usso:

ott
1
[] =
V
1,e,ott
U
1,e,ott
=
Q

_
R
ott
1,e
_
2
(1
2
)
1
R
ott
1,e
si ricava il valore ottimale del raggio:
4.9. PROGETTAZIONE DEL BORDO DI ATTACCO 105
(4.8) R
ott
1,e
=
3

ott
1
[] (1
2
)
e da qui il valore del raggio interno
11
R
ott
1,i
= R
ott
1,e
Il valore ottimale del rapporto D
1e
/D
2
si pu`o quindi ricavare inserendo nella relazione (4.7) i
valori ottimali di
ott
1
per assegnati ,
2
e k
q
.
4.9.2. Progettazione del bordo di attacco per minimo NPSH. Dalla denizione di
NPSH, Eq. (4.4, sostituendo alla pressione totale la sua denizione e dalla pressione minima il
legame con la pressione allaspirazione, Eq. (4.3), si ha:
NPSH =
V
2
1
2
+
w
W
2
1
2
Esprimendo la portata come:
(4.9) Q =
1
e
U
1
e
R
2
1
e
_
1
2
_
e dal triangolo di velocit`a del bordo esterno
W
2
1
= U
1
e
_
1 +
2
1
e
_
si trova
NPSH =
U
2
1
2
_

2
1
e
(
w
+ 1) +
w

Si pu`o denire il parametro di cavitazione (analogo a NPSH):


K
cav
=

Q
4
_
(NPSH)
3
e sostituendo
K
2
cav
=

1
e
_
1
2
_
_
1
2
_

2
1
e
(
w
+ 1) +
w
_3
2
si pu`o massimizzarlo rispetto a

_
K
2
cav
_

1
e
= 0
per avere il minimo valore di NPSH. Si trova

ott
1
e
=


w
2 (1 +
w
)
che per i normali valori di
w
(0.2 0.4) vale 0.289 0.375 fornendo un valore di
1
compreso
nellintervallo 16 21 che `e pi` u restrittivo rispetto al caso precedente: occorre infatti in questo caso
minimizzare non solo la velocit`a relativa ma anche quella assoluta e quindi gli angoli possibili di
deviazione sono inferiori. Il valore minimo di NPSH `e
NPSH
min
=
3
4

2
R
2
1
e
Questa relazione indica quali siano le opzioni di disegno capaci di minimizzare lNPSH, ovvero
di incrementare le prestazioni anticavitative della pompa, ossia:
diminuire
w
, che sottolinea limportanza del disegno uidodinamico della girante;
11
Nel caso in cui si abbia R
1,i
< R
1,e
il bordo di viene detto bordo di attacco prolungato allaspirazione.
106 4. STUDIO DELLE POMPE
diminuire la velocit`a di rotazione della girante; tale soluzione conigge per`o con la necessit`a
di accoppiare la girante della pompa con quella della turbina senza limpiego di riduttori di
velocit`a;
diminuire il raggio esterno allaspirazione della girante.
Inserendo il valore ottimo della cifra di usso nella (4.9) possiamo ricavare il raggio ottimo
esterno:
(4.10) R
ott
1
e
=

ott
1
e
(1
2
)
Confrontando le due soluzioni ottime (4.8) e (4.10) si ricava:
R
cav
1
e
R
urti
1
e
=
3


urti
1
()

cav
1
(
w
)
Tale rapporto `e sempre maggiore di uno poich`e e
w
sono sempre minori di 1.
4.10. Perdite di portata attraverso le tenute
Scopo delle tenute `e limitare, attraverso una serie di labirinti che determinano elevate perdite di
carico, le portate di ricircolo del uido che tende a muoversi da zone a pressione maggiore verso zone
a pressione minore; considerando una geometria semplice (un condotto a sezione costante, Fig. 4.19)
possiamo, una volta risolto il campo potenziale, schematizzare le perdite del usso attraverso:
(1) una perdita allimbocco proporzionale alla pressione dinamica di riferimento; possiamo
quindi scrivere lequazione di Bernoulli a cui sommiamo le perdite di pressione totale:
p
A
p
1

=
V
2
2
+
1
V
2
2
dove V = Q/A e la sezione di passaggio A `e calcolata come:
A =
_
_
R +
a
2
_
2

_
R
a
2
_
2
_
= 2Ra
(2) una perdita nel condotto proporzionale, attraverso il coeciente di attrito funzione
(Fig. 4.10) del numero di Reynolds riferito alla velocit`a assoluta Re
V
= D
idr
V/ e del
numero di Reynolds riferito alla velocit`a di trascinamento Re
U
= D
idr
U/, al rapporto tra
la lunghezza e il diametro idraulico (a sua volta proporzionale allo spessore del meato a):
D
idr
=
4A
2p
= 2a
poich`e il perimetro bagnato 2p vale:
2p = 2
__
R +
a
2
_

_
R
a
2
__
= 4R
e inne al quadrato della velocit`a di riferimento
p
1
p
2

= [Re
V
; Re
U
]

D
idr
V
2
2
(3) una perdita in uscita sempre proporzionale alla pressione dinamica di riferimento
p
2
p
B

=
V
2
2
+
2
V
2
2
4.11. CARICHI RADIALI E ASSIALI NELLE TURBOPOMPE 107
Figura 4.19.
Figura 4.20.
Le perdite totali saranno quindi:
p
A
p
B

=
V
2
2
_

D
idr
+ (
1
+
2
)
_
=
1

2
V
2
2
=
1

2
_
Q
A
_
2
con
=
1
_

D
idr
+ (
1
+
2
)
da cui possiamo ricavare la velocit`a di deusso
V =

2p

e la portata persa
Q = A

2p

che risulta proporzionale:
alla conduttanza fornita dal circuito idraulico: geometrie pi` u complesse abbassano la
portata persa;
alla sezione di passaggio: conviene quindi lavorare con meati sottili (compatibilmente con
le tolleranze di lavorazione e le dilatazioni termiche);
al gradiente di pressione: portate minori si hanno se si riesce ad avere camere a pressioni
intermedie.
Una volta stimate tutte le portate perse, si potr`a valutare il rendimento volumetrico con la deni-
zione:

vol
=
Q
Q+

i
Q
loss
4.11. Carichi radiali e assiali nelle turbopompe
In una turbopompa, lazione del uido sulle giranti di pompe e turbine, in termini di variazioni di
quantit`a di moto e di risultante delle distribuzioni di pressioni sulle superci delle giranti, si traduce,
in virt` u del principio di conservazione della quantit`a di moto, in una spinta non nulla che insiste
108 4. STUDIO DELLE POMPE
sullalbero che collega le giranti. In particolare, la spinta pu`o essere decomposta in una componente
radiale ed una assiale rispetto allalbero della turbopompa. Vediamo nelle due sezioni che seguono
quali sono le origini di queste componenti di spinta e come il progetto della turbopompa deve essere
concepito in modo da minimizzare limpatto di tale spinta.
4.11.1. Bilanciamento carichi radiali nella voluta a sezione circolare. In condizioni di
progetto `e stato visto come la voluta a sezione circolare sia lunica ad avere il campo di pressioni
costante lungo ; in condizioni fuori progetto per`o si ha la presenza di una distribuzione non uniforme
visto che la velocit`a V
g
non `e quella prevista.
Considerando il semplice caso di mandata nulla abbiamo che le condizioni al contorno allinizio
della voluta e alla ne sono dierenti:
per = 0 la velocit`a V
g
coincide con la componente tangenziale della velocit`a in uscita dal
diusore
V
g
(0) = V

3
e dunque diversa da zero;
per = 2 per la continuit`a la velocit`a deve essere nulla
V
g
(2) = 0
e quindi, dividendo grossolanamente la girante in quadranti, verso luscita la velocit`a si annulla e la
pressione tende a quella totale: si ha un carico netto verso lalto e quindi una sollecitazione a fatica
dellalbero. La risultante pu`o essere gracamente individuata sul piano (, H) come larea tratteg-
giata in blu tra la curva nominale e quella reale a portata inferiore a quella nominale. Per portata
superiore a quella nominale si ha un carico di segno opposto visto che la velocit`a va aumentando
mentre la pressione diminuisce. Una relazione empirica che ci fornisce il modulo di tale risultante
per tutte le condizioni `e:
F = k
_
1
_
Q
Q
N
_
2
_
che vede una proporzionalit`a quadratica con la portata.
Figura 4.21. Carichi laterali
4.11.2. Bilanciamento carichi assiali. In presenza di un usso non nullo nella girante esiste
una spinta assiale: in virt` u dei tralaggi di uido dietro il disco e dietro al controdisco esiste una
risultante in direzione x che dipende dalla portata visto che dalla portata dipende il salto di pressioni
realizzato. Possiamo scrivere il bilancio della quantit`a di moto in direzione assiale:
F = p
d
A
d
+p
atm
A
a
p
cd
A
cd
p
1
A
1
mV
m
i
dove p
cd
e p
d
sono le pressioni medie delle distribuzioni di pressione dei meati interessati. Conside-
rando che la parte pi` u lontana dallasse presenta distribuzioni simmetriche e quindi equilibrata, la
risultante dipende fondamentalmente dalla dierenza tra p
1
e p
d
che, per portate non troppo elevate,
`e negativa e quindi la spinta `e diretta a sinistra; quando la prevalenza giunge a zero allora la spinta
assiale pu`o cambiare segno.
Con riferimento a Fig. 4.22, per il calcolo della distribuzione di pressione p
c
possiamo ipotizzare:
4.11. CARICHI RADIALI E ASSIALI NELLE TURBOPOMPE 109
Figura 4.22. Distribuzione di pressione per impeller senza foro di comunicazione.
che le tenute siano tali da portare le portate di fuga a zero: il uido quindi si mette in
rotazione come un corpo rigido con una velocit`a angolare
f

f
=

d
2
come visto nel paragrafo 4.6.1.1;
oppure che si abbia una portata non nulla: per i nostri scopi possiamo adottare lipotesi
di Peiderer che, anziche considerare il bilancio di momento di quantit`a di moto, considera
che il uido sia ad una velocit`a di rotazione maggiore di quella del paragrafo 4.6.1.1:
0.8
g
<
f
<
g
e in ogni caso avremo una distribuzione di pressione di vortice forzato:
p (R) =

2
f
2
R
2
+cost.
con la condizione al contorno
p (R
2
) = p
2
=

2
f
2
R
2
2
+cost.
e quindi
p (R) = p
2

2
f
2
_
R
2
2
R
2
_
da cui la pressione media
p =
_
R
2
R
1
p (R) 2RdR = p
2
(Q)

2
f
4
_
R
2
2
R
2
1
_
Per il dimensionamento `e necessario considerare il valore massimo di p
2
che si raggiunge per mandata
nulla (Q = 0)
p
2
p
1

= U
2
2
che fornisce la massima spinta negativa.
Un possibile rimedio alla spinta assiale la creazione di camere stagne dietro al disco che, essendo
in comunicazione con limbocco della girante, siano a pressione p
1
e quindi limitino al massimo il
tratto ove si risente della dierenza p
d
p
1
(Fig. 4.22). In tale tratto si risente infatti sia della
presenza del foro che della pressione atmosferica:
p (R) = p
1
+

2
f
2
_
R
2
R
2
f
_
con una pressione media:
p = p
1
+

2
f
4
_
R
2
t
+R
2
a
2R
2
f
_
110 4. STUDIO DELLE POMPE
e, imponendo ad una certa portata che sia pari alla pressione p
1
si trova la posizione del foro
R
f
=
_
R
2
t
+R
2
a
2
la risultante:
F = (p
d
p
1
) A
0
(p
1
p
atm
) A
a
mV
1
i
risulta la minima in condizioni nominali.
Figura 4.23. Distribuzione di pressione per impeller con foro di comunicazione.
4.12. Esempio: calcolo delle prestazioni di una pompa centrifuga
4.12.1. Le prestazioni di riferimento della girante. La girante in esame, di tipo centri-
fugo (con variazione del raggio medio tra la sezione di ingresso e quella di uscita), ha le seguenti
caratteristiche:
Geometria
Raggio interno aspirazione R
0
h
= 68.3 mm
Raggio esterno aspirazione R
0
t
= 93.9 mm
Raggio interno ingresso R
1
h
= 74.6 mm
Raggio esterno ingresso R
1
t
= 93.9 mm
Raggio interno ed esterno uscita R
2
h
= R
2
t
= 139 mm
Prestazioni
Portata di progetto m
D
= 191.4
m
3
s
Salto di pressione nominale p
d
= 112.4 atm
Numero di giri nominale RPM = 12000
Fluido
Tipo di uido Ossigeno liquido
La girante, visibile in una vista frontale nella tavola 1, `e una girante radiale (il bordo di uscita
`e parallelo allasse di rotazione) con bordo prolungato allaspirazione visto che i raggi R del
disco e del controdisco non sono i medesimi: da una semplice analisi si deduce immediatamente che
le linee di corrente, subendo accelerazioni dierenti perch`e a dierente distanza dallasse, forniranno
un prolo di velocit`a non uniforme alluscita con conseguente presenza di ussi secondari importanti
(che per`o con lanalisi 1-D qui presentata non possono essere evidenziati).
Nel piano meridiano la potenza associata al letto uido in uscita la possiamo scrivere come:
1

dP
dQ
= [UV

(z)] = U
2
2
U
2
w

2
(z)
ma la portata per unit`a di lunghezza e la velocit`a meridiano potranno essere espresse dalle
dQ = V
m
(z) (D
2
dz)
w

2
=
V
m
2
tan
2
4.12. ESEMPIO: CALCOLO DELLE PRESTAZIONI DI UNA POMPA CENTRIFUGA 111
e sostituendo nella I relazione e integrando dP tra il valore 0 e la larghezza del canale b si ha
1

_
b
0
dP =
_
b
0
_
U
2
2
U
2
V
m
2
(z)
tan
2
_
D
2
V
2
m
(z) dz = U
2
D
2
_
U
2
_
b
0
V
m
2
dz
_
b
0
V
2
m
2
tan
dz
_
e reintroducendo la portata
Q = D
2
_
b
0
V
m
dz
si ha:
P
Q
= U
2
2

U
2
tan
2
_
b
0
V
2
m
dz
_
b
0
V
m
dz
che ritorna allespressione derivante dallequazione di Eulero
P
Q
= U
2
2

U
2
V
m
2
tan
2
solo nel caso in cui il prolo di velocit`a sia proprio un prolo uniforme.
Lutilizzo nellesempio dellossigeno liquido elimina i problemi legati alla comprimibilit`a ; nel
caso si fosse fatto uso di idrogeno liquido la densit`a sarebbe stata funzione della pressione e della
temperatura secondo delle relazioni semiempiriche del tipo:
= e
p p

(T

T)
con e costanti valide in un intorno di
_
p,

T
_
.
Per il disegno della pala si considera un arco di cerchio il cui centro si individua con il seguente
algoritmo:
(1) si considerano i due cerchi di raggio (medio nel nostro caso) R
1
e R
2
che delimitano la pala;
(2) a partire da una direzione di riferimento, si traccia un angolo di apertura
1
+
2
;
(3) individuato B, si traccia, rispetto al raggio corrispondente, una retta inclinata
2
rispetto
al raggio;
(4) lintersezione dellasse di AB con tale retta fornisce il centro C cercato.
4.12.2. Test eseguiti sul programma.
112 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.24. Disegno di assieme della girante e dei canali palari
4.12.3. Calcolo delle prestazioni di riferimento. Con le caratteristiche sopra presentate
ed inoltre
p
s
= 1 atm
1
= 90


1
= 13


2
= 25

4.12. ESEMPIO: CALCOLO DELLE PRESTAZIONI DI UNA POMPA CENTRIFUGA 113


si possono trovare, a diversi RPM, il salto di pressione e la potenza assorbita (prestazioni che
saranno poi di riferimento per tutti i test successivi) sotto le ipotesi che
12
(1) il rendimento di progetto di una girante sia una funzione del numero di giri specico (ricavata
in base allanalisi di un numero elevato di pompe dierenti)

d
idr
= 0.41989 + 2.1524N
s
3.1434N
2
s
+ 1.5673N
3
s
per N
s
0.8 oppure

d
idr
= 1.020 .120N
s
per N
s
> 0.8
Figura 4.25. Graco delle funzione polinomiale relativa al rendimento .
(2) il rapporto tra il rendimento in condizioni di progetto e fuori progetto sia una funzione della
portata non dimensionale
=

idr

d
idr
= 0.86387 +.3096F .14086F
2
.029265F
3
(3) il numero di giri specico allaspirazione richiesto sia funzione della portata
N
req
ss
= .28607 + 4.14245F 12.0967F
2
+ 20.708F
3
15.42122F
4
+ 3.9366F
5
(4) il fattore di scorrimento sia, in rapporto al suo valore di progetto, funzione anchesso della
portata

d
= 1.534988 .6681668F +.077472F
2
+.0571508F
3
Figura 4.26. Graci delle funzioni polinomiali relative a , N
SS
e .
e possiamo rilevare:
12
Le funzioni sotto introdotte sono rappresentate nei graci allegati.
114 4. STUDIO DELLE POMPE
essendo le pale inclinate allindietro (
2
< 90

) la prevalenza decresce con la portata (le


perdite introdotte sono troppo piccole per inuenzare la pendenza della curva);
la potenza assorbita, sempre lo stesso motivo, `e crescente in maniera meno che lineare.
la velocit`a tangenziale in uscita (indicata nel graco con CU 2) decresce allaumentare della
portata (ed `e proprio questo il fattore che determina la diminuzione di prevalenza) perch`e
aumenta lo scorrimento (visibile nel graco adiacente) alluscita della girante.
Figura 4.27. Velocit`a tangenziale in uscita (indicata nel graco con CU 2) decresce
allaumentare della portata
4.12.4. Cavitazione. Linsorgere della cavitazione porta ad una variazione delle prestazioni
della girante: pur non potendo con il modello utilizzato ricavare le prestazioni della pompa (`e neces-
saria la conoscenza del usso allinterno della girante per sapere lesatta distribuzioni di pressioni)
possiamo ricavare le coppie di punti (Q, NPSH), per un certo numero di giri, in cui si ha che la
pressione minima `e pari o inferiore alla pressione di vapore saturo del liquido in oggetto (incipiente
cavitazione).
Si possono rappresentare, per ciascun numero di giri, tale coppie di valori al variare della pressione
in ingresso e della pressione di vapore saturo osservando:
allaumentare della portata, aumentando la velocit`a in ingresso e quindi la depressione
sulla pala, il valore di NPSH aumenta ossia anche con pressioni aspirazione superiori si ha
cavitazione;
anche allaumentare della pressione di vapore saturo il fenomeno si ripete;
le curve tracciate dovrebbero mostrare anche che per RPM superiori NPSH deve essere
superiore (maggiore velocit`a relativa in ingresso) ma la discretizzazione dellintervallo in un
numero basso (16) di portate esplorabili non permette di avere la risoluzione necessaria (da
qui anche la pendenza anomala a basse portate delle curve a RPM superiori).
Pressione di aspirazione (atm) 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2
Pressione di vapore saturo 1000 5000 10000 50000 100000
Figura 4.28. NPSH al variare della pressione di aspirazione
4.12. ESEMPIO: CALCOLO DELLE PRESTAZIONI DI UNA POMPA CENTRIFUGA 115
Figura 4.29. NPSH al variare della pressione di vapore saturo
4.12.5. Variazione dellinclinazione delle pale. Dallequazione di Eulero per le turbo-
macchine, considerando la prerotazione nulla, la prevalenza sviluppata dalla girante `e espressa
come:
gH
0
= U
2
V

2
= U
2
2
U
2
w

2
= U
2
2
U
2
Q
A
2
tan
2
e quindi risulta funzione crescente con langolo
2
. Dal triangolo di velocit`a infatti
Figura 4.30. Nomenclatura per il triangolo delle velocit`a in uscita della girante.
si vede come allaumentare dellangolo si ha un aumento della componente tangenziale della velocit`a
e quindi, a parit`a di condizioni iniziali, una aumento di quantit`a di moto che si ripercuote, dallequa-
zione di Eulero, in energia totale. Altres` per`o si ha un aumento del modulo della velocit`a e quindi
un maggior carico sulla voluta con le conseguenti perdite; i dati forniti non davano informazioni
sulla voluta e quindi le reali prestazioni della pompa non sono state appurate. Si pu`o per`o immagi-
nare che allaumentare di
2
la prevalenza sviluppata abbia un andamento crescente decrescente in
virt` u dellesistenza, per un diusore palettato, di una condizione di progetto che si verica per una
certa portata ed una certa direzione del usso in uscita dalla girante (ancora funzione di Q e di
2
appunto).
I valori utilizzati per
2
sono riportati sotto in tabella e gli andamenti rispecchiano le previsioni
fatte dato che:
la prevalenza aumenta con
2
;
la potenza assorbita aumenta, e in particolare cambia la concavit`a , passando da pale
allindietro a pale in avanti.
angoli
2
utilizzati 25! 50! 75! 100! 125!
4.12.6. Eetto dello swirl. Sempre dallequazione di Eulero, in forma completa per`o :
gH
0
= U
2
V

2
U
1
V

1
116 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.31. Eetto dellangolo di uscita delle pale sulla potenza assorbita
Figura 4.32. Eetto dellangolo di uscita delle pale sulla prevalenza
Figura 4.33. Curve caratteristiche della prevalenza a diversi numeri di giri
si vede come allaumentata dellangolo di ingresso
1
diminuisca V

1
e, per > 90

, cambi addirittura
segno; non stupisce allora il fatto che, allaumentare di
1
, si abbia un aumento della prevalenza e
della potenza assorbita ma ancora una volta non si tiene conto delle perdite per urto che sono, a parit`a
di portata (quindi di velocit`a meridiana) superiori a quelle in condizioni nominali per laumento o
la diminuzione dellincidenza rispetto al valore di progetto.
angoli
1
utilizzati 70! 80! 90! 100! 110!
Bibliograa 117
Figura 4.34. Curve caratteristiche della potenza assorbita a diversi numeri di giri
Figura 4.35. Curve caratteristiche adimensionali
Figura 4.36. Prevalenza al variare della pre-rotazione allaspirazione
Bibliograa
[1] A.J. Stepano. Centrifugal and Axial Flow Pumps. Wiley, 2 edition, 1957.
118 4. STUDIO DELLE POMPE
Figura 4.37. Potenza assorbita al variare della pre-rotazione allaspirazione
CAPITOLO 5
Studio delle Turbine
5.1. Analisi termodinamica dello stadio
Preso uno schema di principio come quello sotto mostrato: per la macchina nel suo complesso
possiamo adattare i concetti gi`a visti quali:
il lavoro estratto dal usso `e pari alla variazione di entalpia totale

W
C
p
T
0
0
=
C
p

_
T
0

C
p
T
0
0
=
1
C
p
T
0
0
_
[UV

]
E
v
m
_
=
1
C
p
T
0
0
_

_
V
2
2
+
U
2
2

w
2
2
_

E
v
m
_
la denizione dei rendimento total-total e total-static

ts
=
h
0
0
h
2
h
0
0
h
2s
=
1
T
2
T
0
0
1
_
p
2
p
0
0
_
1

tt
=
h
0
0
h
0
2
h
0
0
h
0
2s
=
1
T
0
2
T
0
0
1
_
p
0
2
p
0
0
_
1

lespressione del lavoro reale quindi


W
ts
=
ts
C
p
T
0
0
_
1
_
p
2
p
0
0
_
1

_
W
tt
=
tt
C
p
T
0
0
_
1
_
p
0
2
p
0
0
_
1

_
la relazione tra la variazione di momento di quantit`a di moto e salto di pressione
p
2
p
0
0
=
_
1
1

ts
[UV

]
C
p
T
0
0
_
1

p
0
2
p
0
0
=
_
1
1

tt
[UV

]
C
p
T
0
0
_
1

119
120 5. STUDIO DELLE TURBINE
Per una politropica di indice n, e con rendimento politropico
p
=

1
n1
n
, si ha che il
rapporto delle temperature totali vale:
T
0
2
T
0
0
=
_
p
0
2
p
0
0
_
n1
n
=
_
p
0
2
p
0
0
_
1


p
=
_
p
0
2
p
0
0
_
1

e
S
C
p
il fattore di recupero
R
tt
=

tt

p
=
1
_
p
0
2
p
0
0
_
1

p
_
1
_
p
0
2
p
0
0
_
1

_
5.1.1. Analisi del condotto sso. Essendo il condotto sso si ha un lavoro estratto nullo e
quindi lentalpia totale si conserva (sia nel caso isoentropico che nel caso reale):
h
0
+
V
2
0
2
= h
1
+
V
2
1
2
= h
1s
+
V
2
1s
2
da cui possiamo ricavare lentalpia statica in entrambi i casi
h
1
= h
0
0

V
2
1
2
h
1s
= h
0
0

V
2
1s
2
Figura 5.1. Piano entalpico per un condotto sso
Lipotesi fondamentale `e che la velocit` a reale V
1
sia proporzionale alla velocit`a isentropica V
1s
secondo un fattore minore di uno
1
(la trasformazione di energia termica in cinetica non `e completa)
V
1
= V
1s
e quindi

2
=
h
0
0
h
1
h
0
0
h
1s
da cui
h
1
= h
0
0

2
_
h
0
0
h
1s
_
= h
0
0

2
V
2
1s
2
Le perdite nello statore possono quindi essere legate a e alla velocit`a V
1s
:
R
st
= h
1
h
1s
=
_
1
2
_ _
h
0
0
h
1s
_
=
_
1
2
_
V
2
1s
2
1
Valori tipici sono di 0.96 per condotti convergenti e 0.86 0.9 per condotti convergenti-divergenti.
5.1. ANALISI TERMODINAMICA DELLO STADIO 121
con
V
1s
=

_
2
1
RT
0
0
_
1
_
p
1
p
0
0
_
1

_
Per adimensionalizzare e quindi semplicare le analisi sperimentali le perdite si possono adimen-
sionalizzare in dierenti maniere:
rispetto al salto entalpico ideale
=
R
st
h
0
0
h
1s
= 1
2
rispetto al salto reale

=
R
st
h
0
0
h
1
=

2
=

1
=
1
2

2
introducendo in fattore di perdita, pi` u facile da misurare sperimentalmente visto che
utilizza le pressioni
Y =
p
0
0
p
0
2
p
0
1
p
1
=
p
0
0
p
0
1

1
V
2
1
2
che quindi permette di ricavare il rapporto tra le pressioni totali
p
0
1
p
0
0
=
1 +Y
_
p
1
p
0
0
_
1 +Y
Si dimostra che:
=
_
1+Y
1+Y
p
1
p
0
0
_
1

1
_
p
1
p
0
0
_
1

1
che nel caso di accelerazione nulla
_
p
1
p
0
0
= 1
_
`e

0
=
1
1 +Y
e che in un piano
_
p
1
p
0
0
,

0
_
vede le perdite attenuarsi con laumento dei rapporti di espansione e al
diminuire di Y (che tiene conto della uidodinamica).
Figura 5.2. Perdite in relazione al rapporto di espansione
Il rendimento per gli ugelli pu`o essere:
isoentropico

is
=
h
0
h
1
h
0
h
1s
=
V
2
1
V
2
0
V
2
1s
V
2
0
122 5. STUDIO DELLE TURBINE
uidodinamico

fl
=
h
0
0
h
1
h
0
0
h
1s
=
V
2
1
V
2
1s
=
2
= 1 =
1
1 +

legato al quadrato di .
5.1.2. Analisi del condotto rotante. In questo caso `e invece la rotalpia totale relativa che si
conserva
[I
R
] = 0
e quindi `e la medesima sia per lo stato 1, lo stato 2 e lo stato 2 isoentropico
h
1
+
w
2
1
2

U
2
1
2
= h
2
+
w
2
2
2

U
2
2
2
= h
2s
+
w
2
2s
2

U
2
2
2
relazione che permette di ricavare la velocit`a relativa nel caso isoentropico:
w
2s
=

2
__
h
1
+
w
2
1
2
_
h
2s
+
_
U
2
2
2

U
2
1
2
__
che presenta un termine aggiuntivo dovuta alla forza centrifuga.
Figura 5.3. Piano entalpico per il condotto mobile
Ipotizzando ancora una proporzionalit`a tra la velocit`a nel caso ideale e reale:
w
2
= w
2s
si pu`o calcolare lentalpia reale
h
2
=
__
h
1
+
w
2
1
2
_
+
U
2
2
U
2
1
2
_

2
__
h
1
+
w
2
1
2
_
h
2s
+
U
2
2
U
2
1
2
_
con le perdite nel rotore
R
rot
= h
2
h
2s
=
_
1
2
_
_
h
1
+
w
2
1
2
h
2s
_
=
R
w
2
2s
2
introducendo ancora i fattori di perdita:
2

R
=
R
rot
h
0
1
h
2s
=
R
rot
w
2
2s
= 1
2
2
Si ricorda che la pressione totale relativa viene denita come
p
0
r
= p +
w
2
2
5.1. ANALISI TERMODINAMICA DELLO STADIO 123

R
=
R
rot
h
0
1
h
2
=
1

2
=

R
1
R
Y =
p
0
1r
p
0
2r
p
0
2r
p
2
=
p
0
1r
p
0
2r

2
w
2
2
2
con Y che ha senso solo per macchine assiali in quanto per macchine mista la variazione di U
2
pu`o far
invertire il segno al numeratore. Una volta note le prove sui condotti ssi, quindi nota Y , si pu`o, con
luso della denizione per i condotti mobili, trovare la variazione di pressione totale e quindi trovare
le perdite per lo stadio rotante della turbina. I rendimenti per i condotti mobili sono sempre quello
isoentropico e uidodinamico (questultimo ancora legato al quadrato del fattore di proporzionalit`a
)

is
=
h
1
h
2
h
1
h
2s
=
w
2
2
w
2
1

_
U
2
2
U
2
1
_
_
w
2
2s
w
2
1
_

_
U
2
2
U
2
1
_

fl
=
h
0
1
h
2
h
0
1
h
2s
=
w
2
2
w
2
2s
=
2
5.1.3. Accoppiamento statore-rotore della turbina. Supponiamo note:
la geometria dello stadio in termini di angoli
i
(per lo statore) e
i
(per il rotore) del
palettaggio;
le condizioni del uido in ingresso allo statore (distributore) come T
0
, p
0
,

V
0
e ;
il punto di funzionamento della turbina conoscendo , R, p
1
e p
2
;
e supponiamo che lo stadio di turbina (assiale) sia progettato a velocit`a meridiana costante: per lo
studio delle prestazioni dello stadio `e possibile seguire il seguente algoritmo:
(1) dalla conoscenza degli angoli di deviazione (nello statore) e (nel rotore) `e possibile
trovare i valori e che legano le velocit`a in uscita reali a quelle ideali e di conseguenza i
rendimenti che sono i quadrati di e ;
(2) dalla conoscenza del numero di Mach di ingresso
M
0
=
V
0

RT
0
si possono trovare le grandezze totali in ingresso
3
T
0
0
= T
0
_
1 +M
2
0
_
p
0
0
= p
0
_
1 +M
2
0
_

1
h
0
0
= C
p
T
0
0
(3) per lo statore si parte dalla considerazione che, non essendoci parti mobili, il lavoro
scambiato con il uido `e nullo e pertanto lentalpia totale si conserva

_
h
0

= 0
ed `e la medesima tra ingresso, uscita, e uscita ideale (alla medesima pressione p
1
)
h
0
0
= h
1
+
V
2
1
2
= h
1s
+
V
2
1s
2
3
E utile denire il parametro
=
1
2
che dipende dal tipo di uido considerato.
124 5. STUDIO DELLE TURBINE
Tra il primo e lultimo termine si trova, visto che la trasformazione `e isentropica, la velocit`a
ideale in uscita dallo statore
V
1s
=

_
2
1
RT
0
0
_
1
_
p
1
p
0
0
_
1

_
e quindi la velocit`a reale
V
1
= V
1s
e quindi la temperatura
T
1
=
1
C
p
_
h
0
0

V
2
1
2
_
da cui il Mach, la pressione totale, ecc. . .
(4) per il rotore possiamo subito trovare la velocit`a relativa in ingresso dal triangolo delle
velocit`a
w
2
1
= V
2
1
U
2
2V
1
U
1
cos
1
e in questo caso la rotalpia totale relativa risulta costante

_
I
0
R

= 0
che per una macchina assiale equivale a dire che lentalpia totale relativa `e costante e la
stessa tra ingresso rotore, uscita e uscita ideale
h
0
1
R
= h
1
+
w
2
1
2
= h
2
+
w
2
2
2
= h
2s
+
w
2
2s
2
Ancora dal primo e lultimo termine
w
2s
=

_
2
1
RT
0
1
R
_
_
1
_
p
2
p
0
1
R
_
1

_
_
con
T
0
1
R
= T
1
_
1 +M
2
1
R
_
p
0
1
R
= p
1
_
1 +M
2
1
R
_

1
e
M
1
R
=
w
1

RT
1
Possiamo quindi trovare lo stato nale del uido
h
2s
= h
0
1
R

w
2
2s
2
h
2
= h
0
1
R

2
w
2
2s
2
e da qui le perdite
R
rot
= h
2
h
2s
Trovando la velocit`a totale
V
2
2
= U
2
+w
2
2
2Uw
2
cos
2
si trovano le condizioni totali in termini di entalpia
h
0
2
= h
2
+
V
2
2
2
5.1. ANALISI TERMODINAMICA DELLO STADIO 125
e di seguito temperatura, pressione, ecc. . .
Lavoro e rendimento potranno quindi essere calcolati
W = h
0
0
h
0
2
=
h
0
0
h
0
2
h
0
0
h
0
2ss
con
h
0
0
h
0
2ss
= C
p
_
T
0
0
T
0
2ss
_
= C
p
T
0
0
_
1
_
p
0
0
p
0
2
_
1

_
La variazione di entropia `e
S
2
S
1
= Rln
p
0
1
R
p
0
2
R
Figura 5.4. Sistema statore-rotore sul piano entalpico
5.1.4. Grado di reazione cinematico e termodinamico. Il lavoro estratto dal uido pu`o
essere calcolato in dierenti maniere
W =
02
_
h
0

=
12
_
h
0

=
12
[UV

] =
12
_
V
2
2

w
2
2
+
U
2
2
_
mentre il lavoro estratto per reazione (ossia ottenuto dalla variazione dellentalpia statica del usso)
`e, dalla seconda e lultima espressione
W
reaz
=
12
[h] =
12
_
U
2
w
2
2
_
con il lavoro di azione (variazione di energia cinetica)
W
az
= W W
reaz
=
12
_
V
2
2
_
Si denisce quindi il grado di reazione cinematico il rapporto tra il lavoro di reazione e quello
totale
(5.1) R =
W
reaz
W
= 1
W
az
W
126 5. STUDIO DELLE TURBINE
che pu`o essere scritto in diverse maniere a seconda che le espressioni del lavoro vengano calcolate
dalla variazioni di entalpia e/o di energia cinetica:
R =
_

12
[h]

12
[h
0
]

12
h
U
2
w
2
2
i

12
h
V
2
w
2
+U
2
2
i

12
[h]

12
h
V
2
w
2
+U
2
2
i
Il grado di reazione termodinamico fa riferimento invece alle variazioni di entalpia statica
nel rotore e nello statore ideali
(5.2) =

12s
[h]

01s
[h] +
12s
[h]
=

12s
[h]
[h
tot
]
=
w
2
2s
w
2
1
V
2
1s
V
2
0
+w
2
2s
w
2
1
ed in generale queste due grandezze sono dierenti.
4
5.1.5. Relazione fra triangoli di velocit`a e grado di reazione. Denite le cifre di usso
(3.40), di pressione (3.41), di potenza (3.42) e rendimento (o i loro equivalenti 3.43, 3.46,
3.45) possiamo esprimere la relazione di Eulero in termini adimensionali. Il risultato consente di
esplicitare il legame esistente fra cifra di pressione e grado di reazione con la cifra di usso e gli angoli
che individuano la forma dei triangoli di velocit`a in ingresso ed uscita di uno stadio di turbina. In
particolare, per la cifra di pressione, anche detta coecente di carico palare, si ottiene che:
(5.3) = (cot
1
+ cot
2
) = (cot
1
+ cot
2
) 1
ed il grado di reazione
(5.4) R =

2
(cot
2
cot
1
) =
1
2


2
(cot
1
cot
2
)
.
Tali risultati possono essere specializzati per i casi:
macchina assiale ad azione; imponendo che il grado di reazione cinematico sia nullo nella
relazione (5.4) si ottiene:
R = 0
R =

2
(cot
2
cot
1
)
_
(cot
2
cot
1
)
2
=
1
ovvero che la condizione per ottenere uno stadio ad azione `e quella di prendere palettaggi
con angoli di ingresso
1
ed uscita
2
identici, il che implica palettaggi simmetrici. Per una
ssata velocit`a assoluta V
,1
, si otterranno innite geometrie, tutte ad azione, al variare
della velocit`a periferica U della girante. Sostituendo questa condizione nella (5.3) si ottiene
per la cifra di pressione:
= (cot
1
+ cot
2
) 1 = 2cot
1
1
che mostra come la cifra di pressione a parit`a di cifra di usso dipenda solamente dallangolo

1
;
4
Nel caso in cui
w
2
= V
1
V
1
= w
1
= V
0
allora
R = =
1
2
5.1. ANALISI TERMODINAMICA DELLO STADIO 127
macchina a 50% di reazione; imponendo che il grado di reazione cinematico sia 0.5 nella
relazione (5.4) si ottiene:
R =
1
2
R =
1
2


2
(cot
1
cot
2
)
_
(cot
1
cot
2
)
2
=
1
ovvero che la condizione per ottenere uno stadio ad 50% di reazione `e quella di prendere
palettaggi con angoli di ingresso
1
ed uscita
2
eguali. Per una ssata velocit`a assoluta V
,1
,
si otterranno innite geometrie, tutte a 50% di reazione, al variare della velocit`a periferica
U della girante. Sostituendo questa condizione nella (5.3) si ottiene per la cifra di pressione:
= 2cot
1
1
che mostra come la cifra di pressione a parit`a di cifra di usso dipenda solamente dallangolo

1
;
macchina a scarico assiale; imponendo che langolo
2
sia nullo nella relazione (5.4), ovvero
che la velocit`a assoluta allo scarcio sia assiale, si ottiene per il grado di reazione:

2
= 0
R =
1
2


2
cot
1
_
tan
2
=
V
m
U
=
che indica che la cifra di usso `e uguale alla tangente dellangolo
2
. Imponendo che langolo

2
sia nullo nella relazione (5.3) fornisce direttamente:
= 1 +cot
1
che mostra come la cifra di pressione a parit`a di cifra di usso dipenda solamente dallangolo

1
.
Per calcolare il rendimento di una macchina assiale consideriamo che la dierenza tra lentalpia
totale iniziale e quella totale a valle del processo isentropico (con il rapporto di espansione ideale) `e
il lavoro nel caso ideale e quindi
h
0
0
h
0
2s
= h
0
0

_
h
2s
+
V
2
2s
2
_
=
_
V
2
1s
V
2
2s
+w
2
2s
w
2
1s
2
_
e quindi
h
0
0
h
2s
=
_
V
2
1s
+w
2
2s
w
2
1s
2
_
Il rendimento total to static sar`a

ts
=
W
h
0
0
h
2s
=
2U
2
V
2
1s
+w
2
2s
w
2
1s
=
2
V
2
1

2
U
2
+
w
2
2

2
U
2

w
2
1
U
2
esprimendo tutto in funzione delle velocit`a reali; considerando poi il teorema di Pitagora per w
1
w
2
1
U
2
=
V
2
m
U
2
+
1
U
2
(V

1
U)
2
=
2
+ (cot
1
1)
2
e la relazione 5.3 si ha
(5.5)
ts
=

_
cot
1
+ cot

2
_
1

2
2
_
1

2
sin
2

1
+
1

2
sin
2

2
1
_

1
2
(cot
1
1)
2
Ognuna delle relazioni trovate in precedenza rappresenta una retta nel piano (, ) e (R, ) con
pendenze funzione degli angoli e . Pertanto le coordinate di un punto appartenente ad una di
tali rette rappresenta le prestazioni di uno specico disegno di stadio di turbina come schematizzato
in Fig. 5.5. In letteratura si trovano i diagrammi riassuntivi delle prestazioni nel punto di progetto
di macchine a diversi gradi di reazione dovuti a Hawthorne, Shaw e Smith (fonte [1]).
128 5. STUDIO DELLE TURBINE
Figura 5.5. Punti di progetto per uno stadio di turbina assiale
5.1.6. Ripartizione dei salti entalpici. Assegnato il grado di reazione e supponiamo noto
il salto entalpico totale possiamo subito trovare entalpia e temperatura alluscita dello statore una
volta note le condizioni ideali in uscita dal rotore T
2s
o h
2s
h
1
= h
2s
+[h
tot
]
T
1
= T
2s
+[T
tot
]
e sempre dalla denizione 5.2
w
2
2s

2
w
2
1
=
_
V
2
1s
V
2
0
+w
2
2s
w
2
1

si pu`o ricavare la velocit`a relativa w


1
w
2
2s
w
2
1
=

1
_
V
2
1s
V
2
0

Dalla conoscenza dei Mach relativi quindi e visto che lentalpia totale relativa va conservandosi lungo
il rotore di una macchina assiale
p
2s
p
1
=
p
0
2s
R
p
0
1
R
_
1 +M
2
1
R
1 +M
2
2s
R
_

1
si ricava la pressione p
1
.
Dalle espressioni trovate, nellipotesi di macchina assiale con velocit`a meridiana costante e V
0
=
V
2
, possiamo confrontare le prestazioni e le forme stadi a diverso grado di reazione
per uno stadio ad azione o impulso
= 0
vediamo subito che non si ha variazione delle caratteristiche uidodinamiche tra ingresso
e uscita
5
che portano quindi a triangoli ideali simmetrici; essendo per`o
h
1
= h
2s
T
1
= T
2s
w
1
= w
2s
w
2
= w
2s
si hanno triangoli reali non simili, la presenza di una componente meridiana inferiore in
uscita e quindi la necessit`a di aumentare la sezione verso luscita anche se non vi `e alcuna
espansione nel rotore;
5
Essendo la trattazione integrale, non si hanno informazioni sul comportamento del usso nel rotore e sul reale
prolo di velocit` a: la forma dei palettaggio comporta comunque la presenza di una zona di accelerazione seguita da
una decelerazione (anche la velocit`a media del usso sia sempre la medesima).
5.1. ANALISI TERMODINAMICA DELLO STADIO 129
per uno stadio al 50% di reazione si ha i salti entalpici ideali sono i medesimi nello statore
e nel rotore
h
1
h
2s
= h
0
h
1s
e anche
w
2
2s
w
2
1
= V
2
1s
V
2
0
e triangoli sono similicon
p
2
p
1
< 1
ovvero si ha unespansione nel rotore.
per uno stadio ad azione invece si ha lespansione nel solo rotore mentre lo statore provvede
solo a deviare la corrente.
Figura 5.6. Confronto tra diversi
Dalla gura mostrata si pu`o notare che:
(1) dato che il lavoro per una macchina assiale `e data dallespressione
W = U (V

1
V

2
)
a parit`a di V

2
e V
m
allora V

1
diminuisce man mano che si passa da macchine ad azione a
quelle a reazione e ne segue dunque che il lavoro aumenta quando si va verso macchine ad
azione (R 0) ma con esso aumenta:
la deviazione e quindi le perdite uidodinamiche rappresentate da ;
il modulo della velocit`a V
1
e quindi le perdite per attrito;
Ne segue che la migliore soluzione `e un grado di reazione intermedio
_
R =
1
2
_
per una
ripartizione ottimale delle perdite.
(2) in condizioni = 0 si ha che
w
2s
= w
1
in modulo ma
w
2
= w
2s
< w
2s
e quindi il lavoro di reazione `e negativo
W
reaz
=
1
2
_
w
2
1

w
2
2s

2
_
< 0
e cos` il grado di reazione cinematico
R =
W
reaz
W
< 0
Ne segue che si progetta la macchina con = > 0 con piccolo a piacere ma tale da
provocare nella girante unespansione tale da bilanciare il rallentamento del usso dovuto
alle forze di attrito.
130 5. STUDIO DELLE TURBINE
Figura 5.7. Confronto tra stadi con = 0 o > 0
5.2. Prestazioni di schiere di pale
La geometria della schiera viene denita mediante lassegnazione dellaspect ratio nello specico
dai seguenti dati: corner point al root ed al tip delle palette i quali vengono deniti rispetto allasse
di rotazione, corda aerodinamica,corda assiale, raggio della supercie scoperta (denisce la forma
della zona a valle della sezione di gola di conseguenza impone di quanto il usso viene deviato),
angoli metallo relativi allinlet ed alloutlet, questi di fatto deniscono la deviazione alla quale viene
sottoposto il usso. Seguono langolo di usso assegnato solo allingresso del primo statore della
turbina per denire lo swirl (incidenza con cui il usso arriva sul primo statore), seguono inoltre lo
spessore massimo della paletta, lapertura di gola, raggio al leading edge, spessore del trailing edge,
corda assiale, pitch (distanza tra due punti corrispondenti delle palette adiacenti). Nella g. 5.8
`e possibile vedere una sezione di una schiera ove sono evidenziati tutti i parametri geometrici che
abbiamo citato.
Figura 5.8. Sezione della schiera bidimensionale.
5.3. Perdite nelle turbine
Le perdite in turbina possono essere quanticate in molti modi diversi. I principali coecienti
di perdita sono:
Coecienti di velocit`a
K
N
=
V
1
V
1,is
K
R
=
W
2
W
2,is
5.3. PERDITE NELLE TURBINE 131
Figura 5.9. Sezione del distributore di una turbina ad azione supersonica.
Figura 5.10. Sezione della schiera bidimensionale di una turbine a reazione.
Rendimenti di espansione

N
=
h
00
h
1
h
00
h
1,s
Perdite di entalpia

N
=
h
1
h
1,s
V
2
1
2
=
h
1
h
1,s
h
00
h
1

R
=
h
2
h
2,s
W
2
2
2
=
h
2
h
2,s
h
01,rel
h
2
Produzione di entropia
s
1
s
0
= s
1
s
1,s
s
2
s
1
= s
2
s
2,s
Perdite di pressione totale
132 5. STUDIO DELLE TURBINE
Y
N
=
p
00
p
01
p
01
p
1
=
p
00
p
01
V
2
1
2
Y
R
=
p
01,rel
p
02,rel
p
02,rel
p
2
=
p
01,rel
p
02,rel
W
2
2
2
Sebbene tutte queste forme siano atte a quanticare la perdita attraverso una schiera di palette,
non tutte presentano la stessa facilit`a duso, nel senso che le grandezze che intervengono non sono
tutte egualmente agevoli da misurare, ne posseggono un campo di validit`a egualmente ampio. Ad
esempio, si pu`o dimostrare che fra Y
N
e
N
vale la seguente relazione:
Y
N

=
N
_
1 +
M
2
2
_
per M < 1
che dimostra che Y
N
ingloba la dipendenza rispetto al numero di Mach, contrariamente a
N
. Questo
fa si che valori di Y
N
calcolati a bassi valori di Mach possano essere validi anche ad elevati Mach,
con lovvio vantaggio di poter fare prove sperimentali solo a basso Mach.
Figura 5.11. Break-up dei principali contributi di perdite meccaniche.
I modelli predittivi di stima dei coecienti di perdita si basano su relazioni trovate sperimental-
mente analizzando un elevato numero di tipi di palette in galleria del vento con precise connotazioni
geometriche e in condizioni di funzionamento sia di progetto che di fuori progetto. Sono state classi-
cate in relazione alla loro origine in perdite di prolo, perdite secondarie, perdite per urto, perdite
per tralamento al tip delle palette e inne perdite dovute al rareddamento delle palette. Il loro
peso percentuale `e riassunto nel graco riassuntivo di g. 5.11.
5.3.1. Perdite di prolo. Le perdite dovute allo strato limite che si forma sulla supercie
della paletta, quelle dovute ai fenomeni di separazione di questo, gli eetti legati ad elevati angoli
dincidenza ed elevati valori del numero di Mach del usso allingresso delle palette sono classicate
come perdite di prolo. Gli incrementi di entropia e le conseguenti perdite di pressione totale orono
una misura dellentit`a dei fenomeni suddetti. Lentalpia totale del usso rimane invece costante
qualora lapprossimazione di adiabaticit`a del sistema sia sucientemente accurata. La dicolt`a
principale che si riscontra nella predizione delle perdite di energia meccanica `e legata al fenomeno
della transizione; in particolare `e dicile individuare quando e dove questa potr`a vericarsi. Il
usso da laminare pu`o passare successivamente ad un regime separato a causa dei locali gradienti di
pressione avversi che danno origine a delle bolle di ricircolo, che di fatto causano la transizione, con
notevole incremento delle perdite di energia meccanica. In g. 5.12 viene data la schematizzazione
del fenomeno appena descritto.
Le perdite dovute allo spessore nito della paletta al bordo duscita, che provoca separazione del
usso ed `e la zona in cui avvengono interazioni tra le onde durto e le onde di espansione, sono di
5.3. PERDITE NELLE TURBINE 133
Figura 5.12. Separazione del usso allingresso delle palette in condizioni di fuori progetto.
fatto accorpate alle perdite di prolo. Questi eetti sono ben evidenziati in turbine transoniche e
supersoniche ove vengono trattati separatamente.
5.3.2. Perdite secondarie. Sono generate dal sistema di vortici illustrato schemativamente
nella g. 5.13 a sinistra. La variazione di circolazione lungo lo span della paletta `e il principale
fattore che ingenera un sistema di vortici che attraversano il canale della turbina. Un secondo
fattore `e di produzione di vorticit`a `e il basso livello di energia cinetica della parte di usso relativo
allo strato limite che non permette il mantenimento dellequilibrio tra forze centripete e forze di
pressione. Di fatto vi `e un impedimento del usso a proseguire senza una deviazione verso il lato
in aspirazione della paletta adiacente, perci`o si viene a creare un movimento di usso dal lato in
pressione di una paletta verso quello in aspirazione dellaltra. In questo modo si d`a origine ad un
moto vorticoso, detto Passage Vortex, responsabile della diusione di energia nel canale, e di una
notevole perdita di energia meccanica.
Un altro elemento importante `e il vortice a staa (g. 5.13 a destra) che si forma quando il usso
indisturbato proveniente da monte incontra la paletta. La zona in cui il fenomeno ha origine `e il
bordo dattacco della paletta, dove il usso dello strato limite, a causa del gradiente di velocit`a di
cui `e dotato nellimpatto con la paletta della turbina, genera un moto vorticoso denito Leading
Edge Vortex. Tale vortice si separa in due parti che proseguono separatamente, il primo sul lato in
aspirazione della pala, il secondo sul lato in pressione. Questi interagiscono in maniera diversa con
il Passage Vortex in quanto il primo viene trascinato da questultimo, mentre il secondo ne viene
avvolto.
Inne bisogna tenere conto del usso nel punto in cui interagiscono lo strato limite dellendwall e
quello della paletta. Queste strutture vorticose interagiscono fra loro provocando perdite di energia
meccanica.
5.3.3. Perdite per urto. Le perdite che si sviluppano mediante la dissipazione viscosa attra-
verso il sistema di urti, che si ingenerano al bordo duscita delle palette (g. 5.14) in condizioni di
usso transonico e supersonico, prendono il nome perdite per urto.
134 5. STUDIO DELLE TURBINE
Figura 5.13. Vortice di passaggio (a sinistra) e vortice a staa (a destra).
Figura 5.14. Sistema durti allo scarico del canale palare
5.3.4. Perdite di tip leakage. Le perdite dovute alle clearance che sono comprese tra le-
stremit`a superiore della pala e la cassa della turbina vengono denite come un contributo separato
dagli altri e vengono chiamate Tip Leakage losses. Questo tipo di perdite dipende dalla forma
del tip della paletta, in quanto esistono due diverse tipologie costruttive, denite rispettivamente
tip shrouded e tip unshrouded. Il primo tipo `e relativo ad una paletta provvista di unappendice
simile alle winglets delle ali degli aerei alloggiata in una cava realizzata nella cassa; naturalmente le
forme possono cambiare in base alle esigenze costruttive, ed `e una prerogativa sia delle pale dello
statore che di quelle del rotore. Molto importante ai ni della caratterizzazione delle perdite, `e
capire la modalit`a di realizzazione dellaccoppiamento con la cassa, che deve essere tale da ridurre
al minimo il passaggio di usso. Tale accoppiamento, perquanto riguarda il tip shrouded, viene
realizzato mediante utilizzo delle cosiddette tenute a labirinto, cos` come schematizzato in g. 5.15.
La gura rappresenta molto semplicemente lo schema costruttivo di una paletta con shroud; si pu`o
notare inoltre il particolare della tenuta a labirinto atta a limitare il pi` u possibile il passaggio di
usso dalla pressure side alla suction side: questultimo `e agevolato dalla dierenza di pressione tra
un lato e laltro della paletta. Tale passaggio permette limmissione nel canale di usso con diversa
velocit`a e dierente angolo. Tale immissione permette la formazione del vortice di leakage, il quale,
interagendo con il usso principale,origina le perdite di energia meccanica.
La congurazione della gura 5.15 non `e lunica possibile; infatti, dalla g. 5.16, si pu`o vedere
che esistono due tipologie costruttive rispettivamente tip shrouded e tip unshrouded. Nel primo
5.3. PERDITE NELLE TURBINE 135
Figura 5.15. Perdite al tip delle palette
caso la paletta `e priva di qualsiasi tipo di appendice; laccoppiamento e la tenuta vengono realizzati
mediante anelli ancorati alla cassa con struttura a nido dape, caratterizzati da interferenza con le
palette, le quali girando a basso regime costruiscono lalloggiamento nellanello consumandone una
parte. In entrambi i casi non si riesce mai a fermare il passaggio di usso; pur tuttavia si riesce a
ridurre le perdite dovute al miscelamento sulla suction side.
Figura 5.16. Palette con e senza shroud
5.3.5. Modello di Soderberg. Viene considerato a ragione il primo tentativo di modellizzare
le perdite di energia meccanica che si vericano in turbina. Queste vengono denite in funzione del-
langolo di deessione del usso tra monte e valle del canale interpalare, il quale `e caratterizzato
dalle correzioni relative al numero di Reynolds e, dell aspect ratio b/h e della tip clearance. Il
coeciente di perdita di base

al netto delle correzioni `e denito in funzione della deessione


attraverso il canale, il quale `e rappresentativo delle perdite di prolo ed `e espresso dalla seguente
relazione:
(5.6)

= 0.04 + 0.06
_

100
_
2
Partendo dalla (5.6) come base, Soderberg ha provveduto a tenere conto delle correzioni ag-
giungendone i contributi in cascata. Il primo eetto `e quello legato allaspect ratio b/h ed `e
rappresentativo delle perdite secondarie:
(5.7)

= (1

)
_
0.975 + 0.075
b
h
_
1
Leetto del numero di Reynolds e `e denito come segue:
(5.8)

=
_
10
5
e
_
1
4

dove per lo statore abbiamo:


(5.9) e =
DV
1

con D =
2hs cos
1
h +s cos
1
e per il rotore si ha:
136 5. STUDIO DELLE TURBINE
(5.10) e =
DW
1

con D =
2hs [cos
2
[
h +s [cos
2
[
Inne leetto del tralamento al tip delle palette (tip clearance), `e quanticato moltiplicando
il coeciente

per il rapporto tra larea del canale interpalare della schiera considerata meno
larea della clearance e larea del canale. Questo modo di tenere conto delleetto della clearance `e
considerato adeguato per turbine ad impulso le cui palette hanno piccole dimensioni. Il metodo di
Soderberg `e stato usato in particolare per predire lecienza al punto di progetto di macchine aventi
velocit`a tangenziale in uscita nulla (scarico assiale).
5.3.6. Modello di Ainley - Mathieson. Ainley e Mathieson [2] svilupparono un metodo
empirico per la predizione delle prestazioni degli stadi di turbina sia in condizioni di progetto che di
fuori progetto. Il metodo `e pi` u complesso di quello proposto da Soderberg ed esprime le perdite in
termini di pressione totale Y invece che di entalpia . Vengono presi in considerazione gli eetti di
perdita legati al prolo Y
P
, ai ussi secondari Y
S
, al tip clearance Y
Tl
, allo spessore del trailing edge

Te
ed inne allincidenza i. Le relazioni sono state sviluppate in base ad una serie di test eettuati
su palette il cui rapporto tra lo spessore massimo e la corda del prolo varia tra 0.15 e 0.25.
La perdite totali Y vengono stimate combinando i diversi contributi di perdita secondo lespres-
sione:
(5.11) Y = (Y
P
+Y
S
+Y
Tl
)
Te
5.3.6.1. Perdite di prolo. Nella (5.11), le perdite di prolo Y
P
nel modello Ainley e Mathieson
sono calcolate individuando per prima cosa le perdite che intervengono con un usso a incidenza
nulla e quindi corregendo questa stima per includere i contributi che intervengono quando il usso
entra nella schiera con unincidenza diversa da zero.
Le perdite a incidenza nulla Y
P(i=0)
per palettaggi con angoli

1
,= 0 e

1
,=
2
sono espresse
come una combinazione delle perdite che si incontrano in un palettaggio a reazione Y
P(

1
=0)
e quelle
riferibili ad un palettaggio ad impulso Y
P(

1
=
2
)
, che sono deniti dalle g. 5.17, per un valore del
rapporto tra spessore massimo t
max
e corda c pari a 0.2, in funzione del rapporto tra il passo s e
la corda c del prolo e parametrati in funzione dei vari valori degli angoli duscita
2
, secondo la
relazione:
(5.12) Y
P(i=0)
=
_
Y
P(

1
=0)
+
_

2
_
_
Y
P(

1
=
2
)
Y
P(

1
=0)
_
_
_
t
max
/c
0.2
_

2
in cui lultimo fattore permette di estendere il modello a valori t
max
/c diversi da 0.2. E da in-
tendersi che gli angoli da utilizzare nella (5.12) sono del tipo (tra velocit`a assoluta e velocit`a di
trascinamento) per lo statore e (tra velocit`a relativa e velocit`a di trascinamento) per il rotore.
I graci di g. 5.17 sono stati ottenuti mediante prove sperimentali in galleria di schiere di pale
con un valore del numero di Reynolds pari a 2 10
5
, con un rapporto tra spessore del trailing edge
ed il passo pari a 0.02 e e con un numero di Mach allo scarico minore di 0.6.
Nel modello Ainley e Mathieson, si pu`o correggere il valore di perdita ottenuto a e = 2 10
5
con la relazione:
Y
P(i=0,Re=210
5
)
=
_
10
5
e
_
0.2
Y
P(i=0,Re=210
5
)
e poi includere il contributo legato allimpiego di rapporti tra spessore del trailing edge t
e
ed il passo
pari s a 0.02 con la:
(5.13) Y
P
= Y
P(t
e
/s=0.02)
(1 + 7 (t
e
/s 0.02))
5.3. PERDITE NELLE TURBINE 137
Figura 5.17. Perdite di prolo secondo Sodeberg: in alto, palettaggio a reazione,

1
= 0; in basso, palettaggio ad impulso,

1
=
2
.
che approssima bene landamento del graco di g. 5.18.
Figura 5.18. Perdite dovute allo spessore del trailing edge
138 5. STUDIO DELLE TURBINE
A partire dalle perdite di prolo a incidenza nulla, si ottengono quelle ad incidenza qualsiasi,
come segue. Si introduce un coeciente
i
denito come rapporto tra Y
P(i=0)
e Y
P(i=0)
:
(5.14)
i
=
Y
P(i=0)
Y
P(i=0)
Figura 5.19. a) Incidenza di stallo i
s
(s/l = 0.75) in funzione del rapporto fra angolo
del usso allingresso e allo scarico
1
/
2
; b) Fattore di correzione sullangolo in uscita
della schiera di pale in funzione del rapporto s/c. Graci validi per e = 2 10
5
,
Mach < 0.5 , rapporto passo/corda s/l pari a 0.75.
Figura 5.20. Variazione dellincidenza di stallo i
s
i
s(s/l=0.75)
in funzione del
rapporto s/c
Il calcolo del coeciente
i
procede come segue.
Si denisce lincidenza di stallo i
s
come lincidenza alla quale Y
P
diviene il doppio del valore
ottenuto ad incidenza nulla, ovvero:
i
s
:=
_
Y
P(i=i
s
)
= 2 Y
P(i=0)
_
Lincidenza di stallo i
s
per schiere con rpporto s/l = 0.75 `e gracata in g. 5.19(a) in funzione del
rapporto fra angolo del usso allingresso e allo scarico
1
/
2
per vari valori dellangolo
2
. Quando
5.3. PERDITE NELLE TURBINE 139

1
/
2
= 0 si ha un palettaggio a reazione, quando `e pari ad 1 si ha un palettaggio ad impulso (ad
azione).
Quando s/l ,= 0.75 occorre correggere il valore di
2
nel rapporto
1
/
2
, in ascissa del graco di
g.5.19(a). Il fattore di correzione si ottiene dal graco di g. 5.19(b) in funzione del rapporto s/c.
Inoltre, anche lincidenza di stallo i
s
deve essere corretta quando s/l ,= 0.75. La variazione da
apportare i
s
si ricava dal graco di g. 5.20(c) in funzione del rapporto s/c.
Il valore i
s(s/l=0.75)
+i
s
per denzione `e quello che corrisponde ad una perdita di prolo doppia
rispetto a quella ottenuta ad incidenza nulla.
A questo punto, noto il valore eettivo di incidenza i al quale lavora il palettaggio in fase di
progetto, si ricava il coeciente
i
in funzione del rapporto i/i
s
dal graco in g. 5.21(d).
Noto
i
, si pu`o inne determinare dal graco di g. 5.21(e) landamento della variazione del-
langolo in uscita dalla schiera
2
rispetto allangolo
2
(Y
P,min
) che corrisponde a minime perdite di
prolo in funzione del rapporto Y
P
/Y
P,min
.
Figura 5.21. d) Coeciente di perdita
i
= Y
P
/Y
P(i=0)
in funzione del rapporto
i/i
s
; e) variazione dellangolo in uscita dalla schiera
2
in funzione del coeciente

i
= Y
P
/Y
P(i=0)
5.3.6.2. Perdite secondarie e di tip clearance. Le perdite secondarie Y
S
e quelle dovute alle tip
clearance Y
Tl
vengono correlate mediante ununica relazione:
(5.15) Y
S
+Y
Tl
=
_
+B

h
_
_
C
L
s/c
_
2
cos
2

2
cos
2

m
140 5. STUDIO DELLE TURBINE
dove `e una funzione della geometria:
(5.16) =
(A
2
/A
1
)
2
1 + (d
in
/d
out
)
in cui A
1
, A
2
, d
in
, d
out
sono le aree delle sezioni di ingresso ed uscita, i diametri medi allingresso
ed uscita, rispettivamente, del canale palare.
Il coeciente B nella (5.15) assume due diversi valori a seconda della tipologia costruttiva:
B = 0.25 per palette con shroud
B = 0.50 per palette senza shroud
Inoltre, nella (5.15), `e lo spessore del gioco al bordo della paletta (tip clearance), e:
(5.17)
m
= tan
1
[
1
2
(tan
1
tan
2
)]
ed il rapporto tra coeciente di portanza C
L
e s/c `e esprimibile in funzione degli angoli della schiera
tramite la:
(5.18)
_
C
L
s/c
_
= 2 (tan
1
+ tan
2
) cos
m
E opportuno comunque distinguere gli eetti dovuti alle perdite secondarie da quelle relative
alle tip clearance.
Per quanto riguarda le perdite secondarie abbiamo:
(5.19) Y
S
=
_
C
L
s/c
_
2
cos
2

2
cos
2

m
dove le perdite sono proporzionali al quadrato del coeciente di portanza; aumenta al diminuire
dellaspect ratio s/c.
Gli eetti dovuti alle tip clearance vengono quanticati dalla:
(5.20) Y
Tl
=
_
C
De
s/c
_
cos
2

2
cos
2

m
dove:
(5.21) C
De
= BC
2
L
_

s
__
c
h
_
5.3.7. Modello di Dunam-Came. Si tratta di uno sviluppo del modello di Ainley-Mathieson
che riprende lespressione delle perdite di prolo e viene elaborato in modo tale da poter essere
utilizzato anche per lanalisi delle prestazioni di turbine di piccole dimensioni. Lespressione delle
perdite globali `e la seguente:
(5.22) Y =
_
(Y
P
+Y
S
)
_
e
2 10
5
_
2
+Y
Tl
_

Te
Le perdite di prolo Y
P
vengono calcolate riprendono lespressione di Ainley-Mathieson ed
aggiungendo gli eetti degli eventuali alti valori del numero di Mach in uscita M
out
della schiera:
(5.23) Y
P
= Y
P(i=0)

i
[1 + 60(M
out
1)
2
]
5.3. PERDITE NELLE TURBINE 141
Il contributo dellincidenza viene calcolato sfruttando il metodo di Ainley-Mathieson. Le perdite
secondarie vengono calcolate usando lespressione precedentemente sviluppata sempre da Ainley e
Mathieson, ottimizzando la dipendenza rispetto allaspect ratio c/h e semplicando il parametro :
(5.24) Y
SAMDC
= 0.0334
_
c
h
_
_
cos
2
cos

1
__
C
L
s/c
_
2
cos
2

2
cos
2

m
in cui:
(5.25)
C
L
s/c
= 2 (tan
1
+ tan
2
) cos
m
e:
(5.26)
m
= tan
1
[
1
2
(tan
1
tan
2
)]
La somma delle perdite di prolo e secondarie viene moltiplicata per il coeciente relativo al
numero di Reynolds. Per quanto riguarda le perdite dovute alle tip clearance anche in questo caso
viene rielaborata lespressione trovata da Ainley-Mathieson:
(5.27) Y
Tl
= B
c
h
_

c
_
0.78
4 (tan
1
tan
2
)
2
cos
2

2
cos
m
in cui B prende i valori:
B = 0.47 per palette con shroud
B = 0.37 per palette senza shroud
= radial tip clearance (no. dei seals)
0.42
Il termine correttivo delle perdite dovute al trailing edge si calcola con la medesima metodologia
usata nel modello di Ainley-Mathieson.
5.3.8. Modello di Kacker e Okapuu-Moustapha. Questa modellizzazione `e una delle pi` u
recenti almeno per quanto riguarda i calcoli mean line, che per come sono stati concepiti richiedono
modelli di perdita che non abbiano bisogno di altri dati se non quelli che abbiamo specicato nella
sezione del dimensionamento. E basato sul modello di Ainley Mathieson ottimizzato da Dunam e
Came e pu`o fornire risultati con accuratezze dellordine del 2%. Lespressione delle perdite totali `e
(5.28) Y =
Re
Y
P
+Y
S
+Y
Tet
+Y
Tc
dove
Re
`e il fattore di correzione del numero di Reynolds che corregge solamente le perdite di prolo
mentre le perdite dovute al trailing edge in questo modello risultano separate da quelle di prolo. Il
fattore di correzione del numero di Reynolds viene calcolato come segue:

Re
=
_
e
2 10
5
_
0.4
e 2 10
5

Re
= 1.0 2 10
5
> e < 10
6
(5.29)
Re
=
_
e
10
6
_
0.2
e > 10
6
Le perdite di prolo sono cos` denite:
(5.30) Y
P
= 0.914(
2
3
K
p
Y
P(i=0)
+Y
shock
)
142 5. STUDIO DELLE TURBINE
dove Y
P(i=0)
rappresenta le perdite di prolo a incidenza nulla basate sul modello di Ainley-Mathieson
(5.14) tranne che per il termine in valore assoluto del rapporto tra langolo metallo in ingresso della
generica paletta e langolo di usso in uscita, il quale tiene conto di eventuali incidenze negative:
(5.31) Y
P(i=0)
=
_
Y
P(

1
=0)
+

2
_
_
Y
P(

1
=
2
)
Y
P(

1
=0)
_
_
_
t
max
/c
0.2
_

2
Nella (5.30), il fattore correttivo K
P
che `e stato inserito per ovviare al comportamento troppo
conservativo della correlazione di Ainley-Mathieson riguardo a casi in cui il valore del numero di
Mach `e elevato. Il fattore correttivo viene denito come segue:
(5.32) K
P
= 1 K
2
(1 K
1
)
dove entrambi i coecienti correttivi dipendono dal valore del numero di Mach in ingresso ed in
uscita della schiera:
(5.33) K
1
= 1 1.25 (M
2
0.2) per M
2
> 0.2
(5.34) K
2
= (M
1
/M
2
)
Laltro termine fondamentale `e quello relativo alle perdite dovute agli urti che si presentano a
causa delle variazioni di velocit`a in zone diverse del canale:
(5.35) Y
shock
= 0.75 (M
1,H
0.4)
1.75
_
r
H
r
T
__
P
1
P
2
_
1
_
1 +
1
2
M
2
1
_

1
1
_
1 +
1
2
M
2
2
_

1
in cui P
1
e P
2
, M
1
e M
2
sono le pressioni totali e i numeri di Mach a monte e valle della schiera.
La relazione dipende dal rapporto dei raggi rispettivamente al tip r
T
ed al root r
H
per tenere conto
della dierenza di velocit`a delle due zone del canale interpalare. Il valore M
1,H
`e calcolato con la
relazione:
(5.36) M
1H
= M
1
_
1 +K

r
H
r
T
1

2.2
_
in cui K `e una costante che vale 1.8 per lo statore e 5.2 per il rotore.
Le perdite secondarie vengono espresse in funzione dellaspect ratio, il quale d`a una misura
dellampiezza del canale dove `e appunto presente il sistema vorticoso. Lespressione di Kacker-
Okapuu `e stata elaborata sulla base del modello di Ainley-Mathieson ottimizzata successivamente
da Dunam e Came, la relazione fondamentale elaborata `e :
(5.37) Y
S
= 1.2 K
S
Y
SAMDC
in cui:
(5.38) K
s
= 1 K
3
(1 K
P
)
tiene in conto gli eetti delle accelerazioni del usso in prossimit`a degli endwall che di fatto sono
fonti di perdite, e:
5.3. PERDITE NELLE TURBINE 143
(5.39) K
3
=
_
1
h/b
_
2
ed ancora:
(5.40) Y
SAMDC
= 0.0334F
AR
_
cos
2
cos

1
__
C
L
s/c
_
2
cos
2

2
cos
2

m
dove:
(5.41)
_
C
L
s/c
_
= 2 (tan
1
+ tan
2
) cos
m
e.
(5.42)
m
= tan
1
[
1
2
(tan
1
tan
2
)]
Il fattore correttivo F
AR
`e una funzione dellaspect ratio h/c e prende due diverse formulazioni
a seconda h/c sia maggiore o minore di 2. Ci`o consente di coprire uno spettro di forme delle palette
quanto pi` u ampio possibile:
(5.43) F
AR
=
1 0.25
_
2 h/c
h/c
per (h/c) 2
(5.44) F
AR
=
1
h/c
per (h/c) > 2
Le perdite dovute al trailing edge producono eetti in termini di bloccaggioche possono quindi
essere espresse in funzione del rapporto tra lo spessore al trailing edge e apertura di gola. Per
ottenere una stima quantitativa di questo tipo di perdite si introduce un coeciente di energia
calcolato tramite la relazione:
(5.45)
2
Tet
=
2
Tet(

1
=0)
+

2
_
_

2
Tet(

1
=
2)

2
Tet(

1
=0)
_
in cui i valori dei coecienti relativi ai casi di turbina ad impulso
2
Tet(

1
=
2)
e di quella con
ingresso assiale
2
Tet(

1
=0)
sono deniti mediante il graco della g. 5.22.
Figura 5.22. Perdite dovute al trailing edge
144 5. STUDIO DELLE TURBINE
La (5.45) viene trasformata in termini di perdite di pressione Y
Tet
con la seguente:
(5.46) Y
Tet
=
_
1
1
2
M
2
2
_
1
1
2
Tet
1
__


1
1
1
_
1 +
1
2
M
2
2
_


1
Le perdite dovute alle eventuali velocit`a supersoniche che potrebbero caratterizzare il usso
vengono inglobate nelle perdite di prolo.
Le perdite dovute alla tip clearance devono tenere conto del fatto che la paletta pu`o essere
realizzata secondo le due tecniche costruttive che prevedono o meno uno shroud che contorna le
palette. I palettaggi senza shroud generano perdite di tralalamento superiori a quelli con shroud a
causa delle perdite legate al usso tridimensionale che si ingenera al tip delle palette. Tali perdite
sono espresse in termini di caduta di ecienza secondao la relazione:
(5.47)

0
K
hcos
2

R
tip
R
Mean
= 0.93
in cui K denisce la variazione della clearance tra il tip della paletta e la cassa.
Il termine pu`o essere convertito in termini di perdita di pressione totale Y
Tc
mediante una
procedura iterativa imponendo un valore di ecienza con un valore di clearance nullo. Per quanto
riguarda le palette con shroud, la correlazione `e espressa in funzione dellinverso c/h dellaspect ratio,
dipende dal coeciente di portanza del prolo C
L
ed in particolare dal numero delle tenute (seals:
protusioni che cosituiscono il labirinto della tenuta (vedi g. 5.16).
(5.48) Y
Tc
= 0.37
c
h
_
K

c
_
0.78 _
C
L
s/c
_
2
cos
2

2
cos
3

m
(5.49) K

=
K
(n

seals)
0.42
5.3.9. Prestazioni fuori progetto: Modello di Moustapha. Fino a questo momento sono
state denite le correlazioni in condizione di progetto, lasciando fuori la stima delle perdite che si
sviluppano in condizione di fuori progetto. Il modello proposto `e quello elaborato da Moustapha che
ha sviluppato delle correlazioni sperimentali per denire le perdite di prolo e secondarie quando la
macchina lavora in condizioni di fuori progetto. In particolare verranno analizzati i contributi dovuti
alle incidenze del usso rispetto alle pale diverse da quelle di progetto. A questo proposito troviamo
che le perdite dincidenza sono funzione del diametro del leading edge, del pitch, dellaspect ratio e
della forma del canale. La perdita sotto forma di coeciente energia sono espresse mediante le
relazioni:
(5.50)
2
= 0.778 10
5
x +0.56 10
7
x
2
+0.4 10
10
x
3
+2.054 10
19
x
6
per 800 > x > 0
(5.51)
2
= 5.1734 10
6
x + 7.6902 10
9
x
2
per 0 > x > 800
dove deniamo:
(5.52) x =
_
d
s
_
1.6
(
cos

in
cos


out
)
2
(
1

1des
)
5.4. TURBINE AD AZIONE MONOSTADIO 145
il quale `e funzione dello scarto fra langolo di incidenza
1
in fuori progetto da quello in condizioni di
progetto
1des
. La conversione di
2
in perdita di pressione totale Y
off
di fuori progetto avviene
mediante la seguente:
(5.53) Y
off
=
_
1
1
2
M
2
2
_
1

2
1
_
_


1
1
1
_
1 +
1
2
M
2
2
_


1
Per quanto riguarda il calcolo delle perdite secondarie dincidenza, la forma delle equazioni
rimane invariata ma i coecienti sono diversi. Non viene inoltre usato il coeciente
2
, bens` si
modellizzano direttamente i rapporti tra le perdite in termini di pressione, riferite al comportamento
in condizioni di design e quello fuori design:
(5.54) (
Y
off
Y
des
) = exp(0.9x) + 13x
2
+ 400x
4
per 0.3 > x > 0
(5.55) (
Y
off
Y
des
) = exp(0.9x) per 0 > x > 0.4
(5.56) x

=

1

2
_
d
c
_
0.3
(
cos

1
cos

2
)
1.5
Le perdite di miscelamento possono essere schematizzate con modelli pi` u complessi i quali ri-
chiedono una serie di parametri aggiuntivi come ad esempio le velocit`a del usso nel mixing layer.
Infatti esiste la possibilit`a di suddividere il canale interpalare in tre parti rispettivamente del lato
in pressione, quello in aspirazione e la porzione centrale. Il usso viene miscelato nei mixing layer
ed inne ponendo lipotesi di pressione statica costante alluscita del canale vengono miscelati i tre
diversi ussi. Tale modellizzazione `e dicilmente praticabile nei codici mean line per via della ne-
cessit`a di nuovi parametri di velocit`a , temperature e pressione da denire nei canali intercalari, ed
`e perci`o pi` u semplice seguire lapproccio sperimentale con lindividuazione dei coecienti correttivii
5.4. Turbine ad azione monostadio
5.4.1. Scelta del palettaggio. Se consideriamo un triangolo delle velocit`a generico per una
turbina con = 0, ove vale che
w
2
= w
2s
= w
1
e denito un rapporto caratteristico
X =
U
V

1
il problema di progettazione consiste nella determinazione del rapporto X tale da massimizzare il
lavoro fornito dallo stadio. Le velocit`a relative e di scarico alluscita possono essere ricavate dalla
velocit`a tangenziale in ingresso con semplici relazioni trigonometriche
V

2
= U w
2
cos

2
= U w
1
cos

2
= U (V

1
U)
cos

2
cos
1
e il lavoro dunque
L = W = U (V

1
V

2
) = U (V

1
U)
_
1 +
cos

2
cos
1
_
che in termini non dimensionali introduce il parametro X
(5.57)
L
V
2

1
= X (1 X)
_
1 +
cos

2
cos
1
_
146 5. STUDIO DELLE TURBINE
che, nel caso di perdite costanti, rappresenta una parabola con il massimo per X =
1
2
. In realt`a le
perdite sono funzione di X: considerando infatti V
1
vettorialmente costante per X >
1
2
la velocit`a
w
1
tende allasse della macchina e, visto che la macchina `e ad azione, la stessa cosa dicasi per w
2
e
quindi la deviazione nella girante della corrente `e inferiore e quindi `e pi` u basso; ne consegue
che per una turbina monostadio ad azione si preferisce un valore di X leggermente superiore a 0.5.
Figura 5.23. Rendimento in funzione di X
Dallanalisi condotta il valore ottimale di velocit`a `e pari a due volte la velocit`a in ingresso e
quindi il valore massimo del lavoro `e
L U
2
(1 +) 2U
2
ossia in termini adimensionali 2: se consideriamo la geometria del distributore ssata (in termini
di
1
) allora
U
ott
=
1
2
V
1
cos
1
con V
1
funzione del salto entalpico disponibile e realizzato nel distributore; se la turbopompa `e a ciclo
aperto allora il salto disponibile `e elevato e quindi la velocit`a tangenziale ottimale `e troppo grande
per permettere un semplice accoppiamento con la pompa e/o un ingombro limitato del gruppo.
5.4.2. Quanticazione delle perdite. Dal fatto che la turbina sia ad impulso ne seguono le
due note condizioni termodinamiche mentre lenergia cinetica in uscita dal distributore pu`o essere
h
1
= h
2s
p
1
= p
2
scritta in funzione delle condizioni di ristagno e ideali
V
2
1
2
= h
0
0
h
1
= h
0
0

_
h
0
0

V
2
1
2
_
= h
0
0

_
h
1s
+
V
2
1s
2

V
2
1
2
_
=
=
_
h
0
0
h
1s
_

V
2
1s
2
_
1
2
_
=
_
h
0
0
h
1s
_

_
1
2
_ _
h
0
0
h
1s
_
visto che le condizioni di ristagno 0, 1 e 1s coincidono; il lavoro pu`o essere visto come somma del
lavoro ideale estrabilbile e delle perdite nel distributore, nella girante e allo scarico
(5.58) L =
V
2
1
2

V
2
2
2
+
w
2
2
2

w
2
1
2
=
_
h
0
0
h
1s
_

_
1
2
_ _
h
0
0
h
1s
_
. .
R
distr

w
2
1
2
_
1
2
_
. .
R
gir

V
2
2
2
..
R
scar
che mostra come per massimizzare il lavoro occorre, oltre a minimizzare le perdite nei condotti
ssi e mobili, anche mantenere bassa la velocit`a sia nei condotti della girante (quindi diminuire
w
1
il che signica, a pari V
1
, aumentare U) sia allo scarico e quindi possibilmente realizzare una
5.4. TURBINE AD AZIONE MONOSTADIO 147
girante a scarico assiale. Il rendimento total to static, detto anche rendimento periferico, assume
lespressione

p
= 1
R
distr
+R
gir
+R
scar
h
0
0
h
1s
che in termini adimensionali, con le relazioni trovate sopra tra le velocit`a e V

1
(5.59)
p
=
L
V
2
1s
2
=
V
2

1
X (1 X)
_
1 +
cos

2
cos
1
_
V
2

1
2
2
cos
2

1
= X (1 X)
_
1 +
cos

2
cos
1
_
2cos
2

1
che mostra, data la dipendenza di e da X, un massimo spostato per X >
1
2
e che diminuisce
con (visto che aumenta la deviazione della corrente nella girante).
Figura 5.24. Rendimento reale in funzione di X
Il rendimento complessivo della turbina deve tenere conto anche delle perdite per attrito e
ventilazione (questultime proporzionali allarea del disco girante)

turb
=
L (R
distr
+R
gir
+R
scar
)
R
attr
+R
vent
m
h
0
0
h
1s
=
p

Ancora nel caso di macchine ad azione `e possibile avere, con palettaggi leggermente divergenti, un
grado di reazione cinematico nullo ed uno scarico assiale: aumentando per`o la velocit`a w
2s
necessaria
aumentano le perdite ma il rendimento `e complessivamente migliore. Visto che > 0 e quindi
p
2
< p
1
mantenendosi la portata tra lingresso e luscita
m =
1
w
1
A
1
=
2
w
2
A
2
e il rapporto tra le aree sar`a dunque
A
2
A
1
=

1

2
1

> 1
e supponendo che A = hb e h
1
= h
2
allora
b
2
> b
1
e la sezione longitudinale deve essere leggermente divergente.
148 5. STUDIO DELLE TURBINE
5.4.3. Limiti prestazionali. Il rotore della turbina `e sottoposto a due diversi tipi di sollecita-
zioni meccaniche
forze aerodinamiche non costante dovute al campo di pressioni del uido;
forze di inerzia che in un regime di funzionamento costante sono costanti;
e una volta che `e stato scelto il materiale `e determinata, in base alla temperatura di esercizio, lo
sforzo di trazione ammissibile; si dimostra che la sollecitazione massima che viene esercitata per
una certa congurazione `e proporzionale alla velocit`a di trascinamento

max
U
2
calcolata per il diametro medio; esiste quindi un valore massimo di velocit`a tangenziale utilizza-
bile che dipende dal materiale e che `e dellordine di 300 350
m
s
. Il lavoro sar`a quindi limitato
superiormente
L
max
2U
2
max
= 245.000
m
2
s
2
e quindi il massimo salto entalpico sfruttabile, con un rendimento tipico di 0.8 sar`a
h
max
=
L
max

p
306.000
m
2
s
2
Visto che il salto entalpico pu`o essere anche espresso come
h
0
0
h
1s
=
V
2
1s
2
=
V
2
1
2
2
=
1
2
2
U
2
cos
2

1
1
X
e per sfruttare il salto entalpico disponibile si hanno due possibili strade:
(1) aumentare langolo
1
ma questo comporta aumento della velocit`a V
1
e quindi perdite nello
statore e quindi minore rendimento, ecc. . . ;
(2) diminuire X ma si lavora cos` in condizioni di basso rendimento, minor lavoro e U ma,
a parit`a di potenza allalbero che deve essere fornita, maggiore deve essere la portata che
evolve nella turbina e quindi minore `e limpulso specico della stessa.
oppure si pu`o considerare la possibilit`a di ulteriori stadi per una ripartizione del salto entalpico
totale.
5.5. Turbina ad azione a salti di velocit`a
In contrapposizione alla turbina monostadio, detta turbina a salti di pressione, per macchine
a prestazioni pi` u elevate si possono utilizzare turbine a salti di velocit`a ove ad un primo stadio
del tutto identico a quello delle macchine sopra descritte, si fa seguire uno o pi` u stadi ove la pressione
rimane costante e il usso viene solamente deviato (almeno nel caso ideale) di stadio in stadio.
Nel caso in gura `e stato preso V

1
= 4U: si vedr`a che questa `e la soluzione migliore per un
sistema bistadio; il lavoro estratto sar`a
L = L
I
+L
II
= U (V

2
V

1
) +U (V

3
V

4
) = 8U
2
che a parit`a di salto di pressione (legato al salto entalpico disponibile) e pari U (funzione del mate-
riale) `e di quattro volte superiore al lavoro ottenibile dal singolo stadio.
Ne segue che per una macchina pluristadio:
5.5. TURBINA AD AZIONE A SALTI DI VELOCIT
`
A 149
Figura 5.25. Schema di una turbina a salti di velocit`a
il lavoro massico aumenta quindi a parit`a di potenza la portata pu`o diminuire con conse-
guente benecio sullimpulso specico;
il salto entalpico sfruttabile pu`o, a parit`a di velocit`a tangenziale, aumentare con la possi-
bilit`a di avere macchine a ciclo aperto;
langolo di deviazione per la girante e il distributore aumenta con aumento delle perdite e
conseguente diminuzione del rendimento.
Si dimostra che per una macchina con Z stadi il valore ottimale di X `e
X
ott
=
U
V

1
=
1
2Z
e il lavoro massimo
L
max
= 2Z
2
U
2
Considerando ora il caso reale con le perdite e dalle relazioni trovate per la macchina monostadio
e adattate alla bistadio si ha:
V
2
1
2
=
_
h
0
0
h
1s
_

_
1
2
dist
_
(h
0
h
1s
)
e il lavoro sar`a possibile scriverlo come somma del salto entalpico ideale (per il rapporto di espansione
dato) e delle perdite
L = L
I
+L
II
=
_
V
2
1
V
2
2
2

w
2
1
2
_
1
2
I
_
_
+
_
V
2
3
V
2
4
2

w
2
3
2
_
1 +
2
II
_
_
=
=
_
h
0
0
h
1s
_
. .
salto ideale

_
1 +
2
dist
_ _
h
0
0
h
1s
_
. .
R
distr

w
2
1
2
_
1 +
2
I
_
. .
R
I
+
V
2
2
2
_
1
2
radd
_
. .
R
radd

w
2
3
2
_
1
2
II
_
. .
R
II
mentre il rendimento

p
= 1

i
R
i
h
0
0
h
1s
Consideriamo ora per semplicit`a che non vi siano perdite ( = = 1) e consideriamo lespressione
del rendimento

p
=
V
2
1s
V
2
4
2
V
2
1s
2
= 1
_
V
4
V
1s
_
2
che nello condizioni di ottimo
_
X =
1
4
e V
4
= V
m
_

p
max
= 1
_
V
1
sin
1
V
1
_
2
= cos
2

1
che vale anche per Z salti e che mostra che allaumentare di questi aumenta langolo iniziale di
deviazione e dunque diminuisce il rendimento. Il lavoro massimo per Z salti sar`a calcolabile una
150 5. STUDIO DELLE TURBINE
Figura 5.26. Piano entalpico turbina pluristadio
volta noto il rendimento
(L
max
)
Z
=
p
max
_
h
0
is
_
= cos
2

1
_
V
2
1s
2
_
= cos
2

1
1
2
_
2ZU
cos
1
_
2
= 2Z
2
U
2
e quindi il rapporto con il lavoro massimo per uno stadio
(5.60)
(L
max
)
Z
(L
max
)
1
= Z
2
mentre il rapporto tra le velocit`a tangenziali ottime
(5.61)
(U
ott
)
Z
(U
ott
)
1
=
1
Z
5.5.1. Rendimento. Consideriamo una macchina bistadio con il relativo triangolo di velocit`a
reale e scriviamo lespressione del lavoro:
L = L
I
+L
II
= U [(V

1
U) (1 +
I
) + (V

3
U) (1 +
II
)]
ma dai triangoli si ha anche:
V
3
=
radd
V
2
V

3
=
radd
V
2
cos
3
=
radd
_
w
2
cos

2
U
_
=
radd
(
I
w
1
cos
1
U) =
radd
[
I
(V

1
U) U]
e quindi
L = U [(1 +
I
) +
radd

I
(1 +
II
)] V

1
[(1 +
I
) +
radd

I
(1 +
II
) + (1 +
II
) (1 +
radd
)] U
che possiamo anche scrivere introducendo X
L = X[(1 +
I
) +
radd

I
(1 +
II
)] [(1 +
I
) +
radd

I
(1 +
II
) + (1 +
II
) (1 +
radd
)] X V
2

1
Calcolando per`o il rendimento si vede che il rapporto con la turbina a singolo stadio

Z
p

p
< 1
5.6. TURBINA AD AZIONE A SALTI DI PRESSIONE 151
per le perdite introdotte dal secondo stadio in termini di:
aumento del modulo di w
1
e quindi delle perdite per attrito nel rotore;
aumento della deviazione e quindi diminuzione di .
Ne segue dunque che il rendimento, allaumentare del numero di stadi, diminuisce e diminuisce il
valore di X
ott
: le caratteristiche del sistema nel suo complesso, laccoppiamento con la pompa e le
esigenze strutturali saranno quelle che, stabilendo il valore di X, porteranno alla scelta del numero
di stadi.
Figura 5.27. Z
ott
al variare di X
5.6. Turbina ad azione a salti di pressione
La turbina a salti di pressione `e ottenuta mediante la successione di pi` u stadi semplici con
lespansione totale ripartita tra pi` u statori ; questa architettura ha diversi aspetti da analizzare:
visto che la velocit`a di uscita dal rotore V
(i)
2
dello stadio i-esimo che compone la turbina
viene utilizzata nello stadio i + 1 esimo risulta corretto utilizzare il rendimento total to
total
tt
anziche
ts
e le perdite allo scarico dellultimo stadio saranno accorpate alla perdite
per ventilazione;
sempre per la ragione sopra vista il fattore di recupero `e superiore alla turbina a salti di
velocit`a;
nellipotesi che
(1) vi sia un solo albero a velocit`a angolare dove sono calettati tutti i rotori;
(2) il diametro medio sia costante lungo la macchina;
(3) i triangoli di velocit`a siano gli stessi per tutti gli stadi
allora il salto entalpico del singolo stadio `e una frazione del salto entalpico totale
h
0
Z
=
h
0
Z
e quindi da una parte il salto di pressione `e inferiore e il usso rimane subsonico
6
, dallaltra
il rendimento
Z
tt
`e il medesimo per tutti gli stadi;
nelle ipotesi sopra fatte il valore ottimo di X per il singolo stadio `e sempre
X
Z
ott
=
1
2
le velocit` a, a salto h
0
ssato, sono scalate con la radice di Z
U
Z
ott
=
V

1
2
=
V
1
cos
1
2
=
V
1s
cos
1
2
=

1
2
cos
1
_
2
h
0
Z
=
U
Z=1
ott

Z
(5.62) V
Z
1
=
V
Z=1
1

Z
6
In ogni caso `e possibile, ai ni di una regolazione pi` u agevole, aumentare il salto di pressione per avere un usso
in chocking negli ugelli di statore e quindi una portata costante.
152 5. STUDIO DELLE TURBINE
w
Z
1
=
w
Z=1
1

Z
se invece ssiamo, per limiti strutturali ad esempio, U
Z
max
allora il salto entalpico `e funzione
lineare di Z.
7
la presenza di pi` u stadi statorici ove si realizza un salto di pressione porta alla necessit`a di
tenute che evitino che parte della portata non espanda come dovuto; inoltre tali tralamen-
to, sempre presente per equilibrare la spinta assiale, porta alla necessit`a, nelle equazioni di
conservazione, di considerare le grandezze estensive anziche speciche.
lespansione nei vari stadi porta ad una diminuzione della densit`a: la progettazione di
una turbina a velocit`a assiale costante porterebbe ad un aumento dellaltezza delle palette
troppo grande (di gran lunga superiore allaumento dovuto alle perdite per attrito per le
turbine a salto di velocit`a) e quindi pale svergolate con grado di reazione variabile con il
raggio. Si considera allora, a

V
1

costante, una diminuzione di


1
con conseguente aumento
della componente assiale; conseguenza marginale `e la ripartizione non pi` u uniforme del salto
entalpico tra i diversi stadi.
5.6.1. Rendimento. Consideriamo ora uno stadio ad azione ( = 0) e scriviamo il salto ideale
di entalpia totale in funzione di V
1
e V
2
:
h
0
0
h
0
2s
= h
0
0
h
1s

_
h
0
2s
h
1s
_
=
V
2
1s
2

V
2
2
2
=
V
2
1
2
2
_
1
2
_
V
2
V
1
_
2
_
e di seguito, utilizzando lespressione del lavoro 5.57, il rendimento total to total

tt
=
2
2
cos
2

1
X (1 X) (1 +)
1
2
_
V
2
V
1
_
2
che rispetto al rendimento 5.59 risulta maggiore per la presenza di un denominatore minore di uno
e tale dierenza cresce la crescere di V
2
(visto che ci`o che veniva considerato perdita prima ora non
lo `e pi` u). Dai triangoli di velocit`a
V
2
2
= U
2
+w
2
2Uw
2
cos

2
= U
2
+
2
w
2
1
2Uw
1
cos

2
w
2
1
= U
2
+w
2
1
2UV
1
cos
1
si ha
_
V
2
V
1
_
2
=
2
+X cos
2

1
_
(1 +)
2
X 2 (1 +)
_
e dunque

tt
=
2
2
cos
2

1
X (1 X) (1 +)
1
2
_

2
+X cos
2

1
_
(1 +)
2
X 2 (1 +)
__
e possiamo vedere che, rispetto alla turbina a salti di velocit`a, il rendimento si presenta maggiore
e con un andamento pi` u piatto nellintorno del massimo; ancora una volta, considerando anche le
perdite per ventilazione (proporzionali ad U) il massimo si sposta ad X inferiori rispetto al X
ott
dellanalisi uidodinamica ed inoltre la cifra di pressione (che `e inversamente proporzionale a U
2
)
risulta superiore a bassi X.
7
Rispetto alla turbina a salti di pressione dobbiamo notare per` o che la dipendenza da Z (vedi 5.60 e 5.61) ha
lesponente dimezzato.
5.6. TURBINA AD AZIONE A SALTI DI PRESSIONE 153
Figura 5.28. Confronto tra
tt
e
ts
in funzione di X
5.6.1.1. Confronto tra monostadio e pluristadio. Prendiamo due macchine, una monostadio e
laltra bistadio, con le seguenti condizioni:
sia reso disponibile lo stesso salto entalpico totale (inferiore al massimo sfruttabile per limiti
strutturali);
abbiano triangoli simili (scalati del fattore

Z)
abbiano le medesime perdite (, );
allora le perdite nella macchina monostadio saranno somma delle perdite nel distributore e nella
girante (dalla 5.58)
R
Z=1
= R
d
+R
g
=
_
1

2
1
_
V
2
1
2

Z=1
+
_
1 +
2
_
w
2
1
2

Z=1
mentre nella turbina bistadio basta moltiplicare per Z la medesima espressione con le opportune
velocit`a
R
Z
= Z
__
1

2
1
_
V
2
1
2

Z
+
_
1 +
2
_
w
2
1
2

Z
_
che, vista la 5.62 e seguenti, permette di aermare che le perdite uidodinamiche nella turbina sono
le medesime a prescindere dal numero di stadi impiegati. Allo scarico per`o, supponendo la velocit`a
assiale, per la turbina monostadio si ha
R
Z=1
sc
=
V
2
1

Z=1
sin
2

2
mentre per la pluristadio
R
Z
sc
=
V
2
1

Z
sin
2

2
=
R
Z=1
sc
Z
la perdita `e scalata di Z proprio come lenergia cinetica.
5.6.2. Analisi delle perdite di portata attraverso una turbina a salti di pressione.
Consideriamo un caso semplice con tre stadi ad azione: le portate che attraversano ciascuno stadio
sono legate tra di loro dai tralamenti
m
II
= m
I
( m
e
+ m
II
)
m
III
= m
II
( m
III
m
II
)
154 5. STUDIO DELLE TURBINE
con i tralamenti attraverso le tenute a labirinto sullasse che possono essere scritte come
m = A

1
RT
0
_
p
0
0
_
1
(p
a
)
2
n
con
A
il coeciente di eusso, A la sezione di passaggio ed n il numero di stadi del labirinto; dalla
relazione presentata si pu`o trovare il numero minimo di labirinti
n
min
=

2
A
2
( m
max
)
_
p
0
0
_
2
(p
a
)
2
RT
0
che `e funzione delle prestazioni; dal punto di vista uidodinamico si pu`o pensare che, attraverso delle
espansioni isoentropiche e successivi riscaldamenti isobari, il punto rappresentativo si sposti sempre
sulla curva di Fanno corrispondente alla portata adimensionalizzata
m
A
.
Figura 5.29. Tenuta a labirinto
Il usso principale pu`o, tra uno stadio e laltro, subire alterne vicende:
(1) conservare la sua energia cinetica se gli stadi sono sucientemente ravvicinati e non esistono
organi dissipativi; il tal caso vediamo che il usso principale (oro) e quello secondario (viola)
hanno punti rappresentativi dierenti sul piano entalpico
8
no a quando, a valle del II stadio,
vi `e la miscelazione con conservazione dellenergia e della quantit`a di moto (considerando
trascurabile quella della portata tralata)
m
II
h
0
2
II
+ ( m
II
m
III
) h
6
= m
III
h
0
0
III
m
II
V
2
II
= m
III
V
0
III
dalle quali si ricava lentalpia (totale e statica) allinizio del III stadio e di conseguenza,
sulla curva p
3
= cost. il punto di partenza del III stadio.
(2) dissipare, prima di arrivare allo stadio successivo, lenergia cinetica e quindi portarsi, as-
sieme alle portate perse, a velocit`a nulla (punto di ristagno coincidente con punto statico):
la miscelazione tra i ussi, avvenendo a pi` u elevata entropia, porta a sfruttare nellultimo
stadio un salto entalpico maggiore e di conseguenza un maggior fattore di recupero.
5.7. Curve caratteristiche
5.7.1. Analisi delle curve sperimentali e problematiche connesse. Dalle prove al banco
possiamo dedurre, per una data turbina, delle curve caratteristiche che legano, a diversi numeri di
giri e con temperatura
9
T
0
0
e pressione allo scarico p
sc
costanti, il salto di pressione con la portata
elaborata. Nellandamento ottenuto possiamo notare che esiste una curva ben denita al di sotto
della quale nessuno degli stadi `e in chocking e in tali condizioni la portata aumenta sia perche
aumenta la pressione totale a monte sia perche aumenta il rapporto di espansione. Quando invece o
pi` u stadi si trovano in condizioni di saturazione allora succede che la portata non `e pi` u inuenzata
dalle condizioni a valle e dunque risulta funzione lineare della pressione a monte. Si possono inoltre
8
Il usso principale prosegue nelle espansioni attraverso gli stadi mentre il usso secondario si riscalda prima
isoentalpicamente poi isobaricamente.
9
Per avere la temperatura totale a monte costante si pu` o, a partire dalla camera di combustione, laminare,
attraverso una valvola, il usso con conseguente diminuzione della pressione totale al valore voluto.
5.7. CURVE CARATTERISTICHE 155
Figura 5.30. Rappresentazione delle perdite sul piano entalpico
Figura 5.31. Curve caratteristiche della turbina
trovare potenza e coppia fornita dalla turbina:
P =
T
m
_
C
p
T
0
0
h
is
_
C =
P

In generale possiamo adimensionalizzare la pressione rispetto alla pressione di scarico e quindi


avere delle funzioni della portata adimensionalizzata rispetto alla portata di chocking e del numero
di adimensionale:

T
,
p
0
0
p
sc
= F
_
m
_
RT
0
0
D
2
p
0
0
,
ND
_
RT
0
0
_
ottenendo che la portata adimensionalizzata `e proprio costante in condizioni di saturazione.
Figura 5.32. Curve caratteristiche adimensionalizzate
Gli aspetti da considerare sono essenzialmente due:
la saturazione della turbina inizia in uno stadio e successivamente si propaga al resto della
macchina;
nellespansione negli ugelli del distributore bisogna tenere conto, in condizioni di sottoespan-
sione, degli eetti bidimensionali in uscita dello stesso visto che la velocit`a non `e assiale e
dunque il fan di uscita pu`o o meno incidere completamente sulla supercie opposta della
156 5. STUDIO DELLE TURBINE
macchina: si denisce quindi un rapporto di sottoespansione massimo (quindi una pressione
a valle minima) al di sotto della quale le caratteristiche ulteriore del fan di espansione non
sono incidenti sulla paletta e quindi non contribuiscono risultante delle pressioni.
Per osservare quanto si `e prossimi alla saturazione si pu`o tracciare, per una geometria assegnata,
le curve di Fanno di ciascuno stadio che rappresenta le leggi di conservazione sul piano entalpico in
presenza di attrito
m
A
=
1
V
1
=
m

1
D
1
sin
1
quindi, individuando il punto sulla curva che rappresenta la condizione a ne espansione, si valuta
la sua distanza dal punto di usso sonico della curva stessa. Al variare della portata varieranno le
curve di Fanno, le perdite e di conseguenza i punti nali: esister`a una condizione per cui in uno
stadio la pressione nale sar`a quindi quella critica e quindi il condotto sar`a in chocking. Nella gura
di pagina 156 si possono quindi vedere sia i casi di palettaggi tutti subcritici sia il caso il distributore
sia in chocking.
Figura 5.33. Curve di Fanno e chocking del palettaggio
Nel caso in cui vada in chocking la girante allora si ha quanto detto sopra: una volta arrivati alla
pressione critica (quindi sullestremo della stessa curva di Fanno visto che la portata `e costante) si ha
una post-espansione che porta il usso ad essere supersonico, ad arrivare ad una pressione p

2
inferiore
e quindi a sviluppare un lavoro superiore; possiamo quindi denire una p

2
min
al di sotto della quale,
essendo il fan di espansione non pi` u incidende sul palettaggio, non si ha ulteriore incremento della
potenza sviluppata. Si pu`o infatti vedere come il lavoro di post-espansione sia limitato inferiormente
con il rapporto di espansione.
5.7.1.1. Trasformazioni reali e indice della politropica. Per una trasformazione isoentropica
p
p
0
=
_

0
_

dalla termodinamica si possono trovare le espressioni della velocit`a e della portata specica nel caso
subcritico:
V =

_
2
1
p
0

0
_
1
_
p
2
p
0
0
_
1

_
m
A
= V =
0
0
_
p
p
0
0
_1

V =

_
2
1
_
p
0
0

0
0
_
_
_
p
p
0
0
_2

_
p
p
0
0
_
+1

_
mentre il caso supercritico si ottiene sostituendo al rapporto di pressioni quello critico.
5.7. CURVE CARATTERISTICHE 157
Figura 5.34. Sovraespansione nei palettaggi
Se abbiamo ora una generica traformazione politropica (che schematizza un processo con perdite):
(5.63)
p
1
p
0
=
_

0
_
n
si ottengono delle relazioni simili
(5.64) V =

_
2
1
p
0

0
_
1
_
p
2
p
0
0
_n1
n
_
(5.65)
m
A
=

_
2
1
_
p
0
0

0
0
_
_
_
1 +
1
2
M
2
0
__
p
p
0
0
_2
n

_
p
p
0
0
_n+1
n
_
Ricavando poi dalla denizione del coeciente di perdita

2
=
V
2
1
V
2
1s
=
h
0
0
h
1
h
0
0
h
1s
=
T
0
0
T
1
T
0
0
T
1s
il rapporto delle temperature (ricordando la relazione tra la temperatura totale e statica per 1 e 1s)
T
0
0
T
1
=
1
1
2
_
1
T
1s
T
1
_ =
1
1
2
_
1
_
p
1
p
0
0
_
1

_
Dalla relazione 5.63 si ha:
n =
ln
p
1
p
0
ln

1

0
ma possiamo manipolare i rapporti
p
1
p
0
=
p
1
p
0
0
p
0
0
p
0
=
p
1
p
0
0
_
1 +M
2
0
_

1

0
=
p
1
p
0
T
0
T
1
=
p
1
p
0
0
_
1 +M
2
0
_

1
T
0
0
T
1
1
1 +M
2
0
=
p
1
p
0
0
_
1 +M
2
0
_ 1
1
1
2
_
1
_
p
1
p
0
0
_
1

_
158 5. STUDIO DELLE TURBINE
e quindi esiste un legame tra lindice della politropica, lespansione, le perdite e le condizioni in
ingresso:
(5.66) n = n
_
p
1
p
0
0
, , , M
0
_
=
ln
p
1
p
0
0
_
1 +M
2
0
_

1
ln
p
1
p
0
0
(1+M
2
0
)
1
1
1
2
2
4
1

p
1
p
0
0

3
5
che per piccole velocit`a in ingresso (M
0
0) diventa
(5.67) n = n
_
p
1
p
0
0
, ,
_
=
ln
p
1
p
0
0
ln
p
1
p
0
0
1
2
2
4
1

p
1
p
0
0

3
5
5.7.2. Prestazioni di fuori progetto di macchine a stadio singolo. Il comportamento
fuori progetto di uno stadio di turbina pu`o essere facilmente caratterizzato a partire dalla relazione
(5.3). Infatti, se si accetta lapprossimazione che la relazione (5.3) valga sia in condizioni di progetto,
indivuate con unasterisco:

= 1 +

(cot

1
+ cot

2
)
che in una qualsiasi altra condizione diversa da quella di progetto:
= 1 +(cot
1
+ cot
2
)
e questo avviene se gli angoli di uscita del usso sono uguali a quelli geometrici e che gli angoli di
usso variano poco tra le condizioni di e fuori progetto:
cot

1
+cot

2
cot
1
+cot
2
allora si ottiene:

_
1 +
1

Da questa relazione si vede che il rapporto tra le cifre di pressione e di usso in condizione di in
e fuori progetto `e descritto da una retta con pendenza

. Tutte le rette passano per il punto (1,1)


nel piano (/

, /

).
5.7.3. Prestazioni di fuori progetto di macchine multistadio. Il metodo approssimato `e
dovuto a Stodola e si distingue lanalisi per il caso, pi` u semplice, del numero innito di stadi
5.7.3.1. Metodo di Stodola per un numero innito di stadi. Le ipotesi di studio sono:
il numero Z di stadi della turbina sia innito ciascuno dei quali con un salto di pressione
innitesimo; ne segue che nessuno stadio potr`a mai essere in chocking;
lindice della politropica n e le perdite e siano costanti la pressione p
1
;
gli angoli di deusso siano, a dierenti portate, costanti.
La portata potremo allora scriverla come:
m =
i
A
i
_
2
i
dp
i
con
i
coeciente di eusso

i
=
_

_
sin
1
i
s
1

V
0
i
V
1
i

2
fisso
sin

2
i
s
1

w
1
i
w
2
i

2
mobile
5.7. CURVE CARATTERISTICHE 159
Per la turbina completa isoliamo il termine dp ed integriamo considerando lespressione 5.63:
m
2
2
Z

i=1
1

2
i
A
2
i
=
_
p
sc
p
0
0
dp =
n
n + 1
p
0
0

0
0
_
1
_
p
sc
p
0
0
_n+1
n
_
Facendo il rapporto tra lespressione appena trovata e la medesima in condizioni di progetto
(indicata da una barra), nelle ipotesi fatte:
m
2
2

Z
i=1
1

2
i
A
2
i

m
2
2

Z
i=1
1

2
i
A
2
i
=
p
0
0
_
RT
0
0
_
1
_
p
sc
p
0
0
_n+1
n
_
p
0
0
_
R

T
0
0
_
1
_
p
sc
p
0
0
_n+1
n
_
che, nel caso comune di curve a T
0
0
costante e considerando che a primo membro il rapporto tra le
sommatorie `e circa unitario per le ipotesi fatte:
(5.68)
m

m
p
0
0
v
u
u
t
1

p
sc
p
0
0
n+1
n
= p
0
0

_
1
_
p
sc
p
0
0
_n+1
n
che fornisce nello spazio
_
m, p
0
0
, p
sc
_
un cono a sezione ellittica. Da tale supercie potremo quindi
ricavare le curve caratteristiche ideali a p
0
0
costante o a p
sc
costante: si nota che in questultimo
caso lassenza di choking porta allaumento della portata al diminuire della pressione p
sc
(no alla
condizione di pressione nulla) mentre nella realt`a la saturazione di uno o pi` u stadio porta ad una
portata massima ben denita.
Figura 5.35. Curve caratteristiche ideali
Adimensionalizzando come segue
m

= m

RT
0
0
p
0
0
p

=
p
p
0
0
si ha una relazione semplicata
(5.69)
m

RT
0
0
p
0
0

T
0
0
p
0
0
=
m

=
_
1 (p

sc
)
n+1
n
_
1 ( p

sc
)
n+1
n
che ci porta, sul piano ( m

, p

sc
), ad ununico ellisse di equazione
m

+ (p

sc
) = 1
160 5. STUDIO DELLE TURBINE
con che rappresenta la massima portata non dimensionale
=

m
p
0
0
_
1
_
p
sc
p
0
0
_n+1
n
Figura 5.36. Curva caratteristica adimensionale
5.7.3.2. Metodo di Stodola per un numero nito di stadi. La correzione della teoria presentata
per linsorgere del chocking la si conduce semplicemente considerando il rapporto di espansione
disponibile per la turbina:
(1) se
p
1
p
0
0

_
p
1
p
0
0
_
cr
=
_
2
n + 1
_ n
n1
allora la portata `e quella trovata sopra
m
A
=

_
2
1
_
p
0
0

0
0
_
_
_
p
1
p
0
0
_2
n

_
p
1
p
0
0
_n+1
n
_
(2) nel caso in cui
p
1
p
0
0
<
_
p
1
p
0
0
_
cr
=
_
2
n + 1
_ n
n1
allora la portata `e costante e pari a quella di chocking
m
A
=

_
2
1
_
p
0
0

0
0
_
_
_
2
n + 1
_ 2
n1

_
2
n + 1
_n+1
n1
_
con il punto di raccordo in condizioni critiche: la supercie conica acquista una base parallelepipeda
che tiene conto della saturazione. Lequazione della curva corrispondente sar`a:
_
m
m
cr
_
2
+
_
p
1
p
cr
p
0
0
p
cr
_
2
= 1
per p
1
p
cr
e
m = m
cr
per p
1
< p
cr
.
Introducendo ancora la portata massima smaltibile
= A
1


1
(n 1)
_
2
n + 1
_n+1
n1
si ha
_
m

_
2
+
_
p
1
p
cr
p
0
0
p
cr
_
2
= 1
e la curva di m in funzione di p
0
0
ottenuta approssima bene il caso reale.
Bibliograa 161
Figura 5.37. Curve ideali con saturazione
Bibliograa
[1] J. H. Horlock. Axial Flow Turbines. Robert E. Krieger Publ. Co., 2 edition, 1973.
[2] D. G. Ainley and G. C. R. Mathieson. A method of performance estimation for axial ow turbines.
ARC R and M 2974, Aeronautical Research Council, London, 1957.
Elenco delle gure
1.1 Diagramma di stato dellidrogeno [2]. 4
1.2 Diagramma di stato dellidrogeno e validit`a dellequazione di stato dei gas ideali. 6
1.3 Schema di sistema macroscopico. 15
1.4 Particella, suo intorno e linea di corrente. 23
1.5 Schema e nomenclatura per il calcolo del momento della quantit`a di moto. 35
2.1 Flusso tridimensionale nelle turbomacchine. 39
2.2 Sistema di riferimento relativo solidale con la girante rotante a velocit`a angolare costante 41
2.3 Triangolo delle velocit`a 41
2.4 Flusso in uscita dalla girante 42
2.5 Moto relativo nel caso di palette piane. 44
2.6 Tipi di turbomacchina in base alla direzione della linea di corrente. 49
2.7 Andamenti della velocit`a e pressione per un vortice libero 51
2.8 Andamenti delle velocit`a e pressione per un vortice forzato 51
3.1 Schematizzazione del usso energetico in una pompa. 57
3.2 Schematizzazione del usso energetico in una turbina. 57
3.3 Evoluzione del usso in turbina riportata nel piano entalpico. 58
3.4 Stati termodinamici allingresso e alluscita di ciascuno dei tre stadi simili di una turbina
nel piano entalpico. 61
3.5 Rappresentazione sul piano (h, s) espansione e compressione di ugelli e diusori 64
3.6 Triangoli di velocit`a e paletta di turbina assiale 66
3.7 Curva caratteristica per una turbopompa 70
3.8 Curva del rendimento per una pompa a geometria variabile 70
3.9 Curve caratteristiche per compressori e turbine 72
3.10 Curva fondamentale delle turbomacchine 73
4.1 Traiettoria delle particelle nel moto assoluto e relativo 78
4.2 Curve , per diverse pompe 79
4.3 Curve P, Q per diverse macchine 80
4.4 Triangoli di velocit`a a diversi R 81
4.5 Triangolo ai limiti di funzionamento 81
4.6 Gradienti di pressione nella pompa reale 83
4.7 Deviazione della corrente sul piano palare per usso secondario 83
4.8 Fattore nella trattazione di Stodola 86
4.9 Fattore di Busemann 87
4.10 Determinazione di W

nella girante 94
163
164 ELENCO DELLE FIGURE
4.11 Perdite per urti nel diusore:
V
slip

2
U
2
= cost. 95
4.12 Perdite nel diusore per C
p
= cost. 96
4.13 Curve reali nel caso
V
slip

2
U
2
= cost. 96
4.14 Curve reali a C
p
= cost. 96
4.15 Eetto della cavitazione per n
s
dierenti 97
4.16 Schema del circuito allaspirazione della pompa 98
4.17 NPSH critico 99
4.18 NPSH in funzione di Q e N 100
4.19 107
4.20 107
4.21 Carichi laterali 108
4.22 Distribuzione di pressione per impeller senza foro di comunicazione. 109
4.23 Distribuzione di pressione per impeller con foro di comunicazione. 110
4.24 Disegno di assieme della girante e dei canali palari 112
4.25 Graco delle funzione polinomiale relativa al rendimento . 113
4.26 Graci delle funzioni polinomiali relative a , N
SS
e . 113
4.27 Velocit`a tangenziale in uscita (indicata nel graco con CU 2) decresce allaumentare della
portata 114
4.28 NPSH al variare della pressione di aspirazione 114
4.29 NPSH al variare della pressione di vapore saturo 115
4.30 Nomenclatura per il triangolo delle velocit`a in uscita della girante. 115
4.31 Eetto dellangolo di uscita delle pale sulla potenza assorbita 116
4.32 Eetto dellangolo di uscita delle pale sulla prevalenza 116
4.33 Curve caratteristiche della prevalenza a diversi numeri di giri 116
4.34 Curve caratteristiche della potenza assorbita a diversi numeri di giri 117
4.35 Curve caratteristiche adimensionali 117
4.36 Prevalenza al variare della pre-rotazione allaspirazione 117
4.37 Potenza assorbita al variare della pre-rotazione allaspirazione 118
5.1 Piano entalpico per un condotto sso 120
5.2 Perdite in relazione al rapporto di espansione 121
5.3 Piano entalpico per il condotto mobile 122
5.4 Sistema statore-rotore sul piano entalpico 125
5.5 Punti di progetto per uno stadio di turbina assiale 128
5.6 Confronto tra diversi 129
5.7 Confronto tra stadi con = 0 o > 0 130
5.8 Sezione della schiera bidimensionale. 130
5.9 Sezione del distributore di una turbina ad azione supersonica. 131
5.10 Sezione della schiera bidimensionale di una turbine a reazione. 131
5.11 Break-up dei principali contributi di perdite meccaniche. 132
5.12 Separazione del usso allingresso delle palette in condizioni di fuori progetto. 133
5.13 Vortice di passaggio (a sinistra) e vortice a staa (a destra). 134
ELENCO DELLE FIGURE 165
5.14 Sistema durti allo scarico del canale palare 134
5.15 Perdite al tip delle palette 135
5.16 Palette con e senza shroud 135
5.17 Perdite di prolo secondo Sodeberg: in alto, palettaggio a reazione,

1
= 0; in basso,
palettaggio ad impulso,

1
=
2
. 137
5.18 Perdite dovute allo spessore del trailing edge 137
5.19 a) Incidenza di stallo i
s
(s/l = 0.75) in funzione del rapporto fra angolo del usso
allingresso e allo scarico
1
/
2
; b) Fattore di correzione sullangolo in uscita della schiera
di pale in funzione del rapporto s/c. Graci validi per e = 2 10
5
, Mach < 0.5 ,
rapporto passo/corda s/l pari a 0.75. 138
5.20 Variazione dellincidenza di stallo i
s
i
s(s/l=0.75)
in funzione del rapporto s/c 138
5.21 d) Coeciente di perdita
i
= Y
P
/Y
P(i=0)
in funzione del rapporto i/i
s
; e) variazione
dellangolo in uscita dalla schiera
2
in funzione del coeciente
i
= Y
P
/Y
P(i=0)
139
5.22 Perdite dovute al trailing edge 143
5.23 Rendimento in funzione di X 146
5.24 Rendimento reale in funzione di X 147
5.25 Schema di una turbina a salti di velocit`a 149
5.26 Piano entalpico turbina pluristadio 150
5.27 Z
ott
al variare di X 151
5.28 Confronto tra
tt
e
ts
in funzione di X 153
5.29 Tenuta a labirinto 154
5.30 Rappresentazione delle perdite sul piano entalpico 155
5.31 Curve caratteristiche della turbina 155
5.32 Curve caratteristiche adimensionalizzate 155
5.33 Curve di Fanno e chocking del palettaggio 156
5.34 Sovraespansione nei palettaggi 157
5.35 Curve caratteristiche ideali 159
5.36 Curva caratteristica adimensionale 160
5.37 Curve ideali con saturazione 161
Elenco delle tabelle
1.1 Grandezze critiche per alcuni dei propellenti pi` u comuni (i valori dellacqua sono riportati
per confronto). 6
167

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