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L.B.G. SANIT LOMBARDA. TUTTORO QUEL CHE NON RILUCE Luciano Balbo SANIT. OPINIONI FUORI DAL CORO PER UNA POLITICA VERA Marco Ponti PENSIERINI SULLA VENDITA DI SEA E SERRAVALLE Giuseppe Longhi A GRANDE PADANIA NONOSTANTE BOSSI Guido Lopez LETTERA A UN NIPOTE DI RITORNO IN CITT Franco DAlfonso MILANO, LAREA C E LA TRATTATIVA Martina Vitale 2015 MANIFESTO PER UN EXPO DEI POPOLI Emilio Battisti MILANO: QUANTA E COME LA CITT DEL PGT? Francesco Cappelli DIRITTO ALLA SCUOLA: QUESTIONI APERTE Guido Martinotti TRAFFICO. SENZA LA TESTA DEI CITTADINI NULLA Anna Gerometta MERCI SOSTENIBILI? UN MESSAGGIO AI COMMERCIANTI Beppe Balzarini MALPENSA, VOLI LOW COST E CODE SHARING DI ALITALIA VIDEO METODO PISAPIA? LA PAROLA A BOERI, DALFONSO, TABACCI LUCIA DE CESARIS: GLI ORIENTAMENTI URBANISTICI MILANESI
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia
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SANIT. OPINIONI FUORI DAL CORO PER UNA POLITICA VERA Luciano Balbo
Il dibattito sul tema della sanit e soprattutto del rapporto pubblico e privato spesso legato a visioni predeterminate e poco basato sulla comprensione delle reali dinamiche operative ed economiche. E quindi importante partire da una ricognizione dei fatti. Il principale che quasi tutta la sanit pagata dal pubblico, almeno nei settori in cui il settore pubblico ha deciso di dare una copertura sanitaria ai cittadini. In queste aree (medicina territoriale, diagnostica e servizi ospedalieri) infatti il pagatore ultimo del servizio lo Stato, attraverso le regioni, e la differenza principale quindi se lerogazione viene fatta direttamente dal settore pubblico stesso oppure attraverso privati. Lincidenza della spesa pagata direttamente dai cittadini al di fuori del sistema sanitario nazionale tuttora modesta a eccezione del settore delle visite mediche specialistiche. Il rapporto con gli erogatori privati regolato attraverso un complesso sistema di rimborsi per prestazione che diverso da regione a regione ma che, nella stessa regione, uguale a quanto viene riconosciuto allerogatore pubblico. Quindi dal punto di vista del pagatore finale (lo Stato) non vi quindi differenza se la prestazione viene erogata direttamente o attraverso privati accreditati. Questo fatto un punto forte dei sostenitori dellimportanza di aprire ai privati lofferta sanitaria. Essi sostengono che per lo Stato non cambiano i costi e anzi si crea una concorrenza che genera una migliore qualit e che tale concorrenza viene anche stimolata dalla possibilit dellutente di scegliere il proprio erogatore. Non si pu negare che questa argomentazione abbia del fondamento. Infatti tutti gli studi dimostrano che lassenza di concorrenza fa cadere lo stimolo verso la qualit e rende lerogatore autoreferenziale. Una conferma viene dal fatto che in Lombardia, dove la regione ha molto praticato questa politica di apertura ai privati, la qualit tra le pi alte in Italia. Tuttavia i problemi nella sanit non mancano ed essi derivano da vari elementi. 1) Le modalit dellofferta privata - I privati tendono sempre pi a pagare i medici con una remunerazione variabile legata alle prestazioni che realizzano. Questo diventa un forte incentivo non solo ad attrarre
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pazienti, ma anche a trattarli con un eccesso terapeutico in termini di esami diagnostici e di interventi chirurgici. E difficile quantificare questo effetto, ma tutti gli studi hanno mostrato che quando lincentivo rivolto ad aumentare le prestazioni i comportamenti si adeguano e quindi, con il passare del tempo questo rischio (gi riscontrato in alcuni casi) si materializzer facendo lievitare la spesa senza alcun vantaggio per gli utenti. Va inoltre aggiunto che spesso i privati selezionano la loro offerta concentrandola nelle aree a maggior redditivit e lasciando al settore pubblico le prestazioni meno remunerative. Ci permette loro una posizione di favore che non appare giustificata soprattutto se si considera che il settore offre buone redditivit in un mercato in continua crescita. Quindi gli operatori privati che hanno ottenuto laccreditamento godono di un mercato sicuro e redditizio. Questa posizione appare poco giustificata e vi da chiedersi se non serva pi concorrenza e non meno concorrenza aprendo a nuovi accreditamenti che permettano una maggiore concorrenza ed evitino una posizione di rendita. Dunque quando si aperto ai privati bisogna poi evitare che pochi eletti godano del privilegio di essere stati scelti. La concorrenza a met e molto peggio della vera concorrenza. 2) Lindebolimento dellofferta pubblica - Tutti ben sappiamo che il settore pubblico in Italia inefficiente, non premia la qualit e non motiva le persone. Nella sanit la situazione sta peggiorando. La restrizione agli investimenti ha fatto ancora pi emergere i difetti e i privati, soprattutto al Nord, riescono sempre pi a strappare al settore pubblico le persone di maggior qualit. Se questo trend non viene bloccato vedremo una ulteriore pressione verso lerogazione privata promossa dagli utenti stessi. Ci avviene gi al Sud
dove la migrazione sanitaria verso il Nord, e soprattutto verso il Nord privato, in continua crescita. I grandi oppositori della sanit privata, pur avendo alcune ragioni fondate, sono spesso i migliori amici dei privati perch non riconoscono la crisi del settore pubblico italiano e la necessit di una grande riforma che metta la performance al centro dellattenzione adottando le necessarie tecniche di formazione, valutazione e motivazione che non sono affatto orride, ma sono efficaci e vanno per utilizzare per linteresse pubblico e soprattutto dellutente. Solo cos facendo il settore pubblico potr competere bene con lerogatore privato e addirittura batterlo applicando una migliore appropriatezza medica che limiter la spesa totale dello Stato e gli utili dei privati. 3) Mancanza di innovazione - La sanit ha avuto una immensa innovazione tecnologica nei contenuti erogativi (farmaci, diagnostica e tecniche operatorie), ma poco cambiata nel modello erogativo. Ci dovuto anche al fatto che lerogazione viene conformata al sistema di rimborsi del Servizio Nazionale che molto rigido e statico. Un esempio viene dalla medicina territoriale e non acuta, che oggi, anche per lo stesso riconoscimento del ministero e delle regioni, unarea critica. La riduzione del ruolo dei medici di medicina generale e lincremento della diagnostica hanno fatto perdere allutente un vero riferimento. Il paziente viene quindi continuamente rimbalzato fra i medici di base, quelli specialistici e i laboratori diagnostici senza che vi sia spesso una vera presa in carico che lo rassicuri, gli dia una definizione e blocchi la continua ricerca di nuovi esami che plachino lansia. E stato dimostrato, in molti studi di ricerca, che la rottura del rapporto fiduciario porta a una caduta di soddisfazione
del paziente e a un incremento inutile della spesa. Occorre sperimentare nuove forme di erogazione di presa in carico. Per esempio realizzare delle unit territoriali che raggruppino medici di base, specialisti e diagnostica semplice in modo da offrire in queste unit la maggior parte della sanit in cui lutente ha bisogno. Limitando gli accessi ai pronto soccorso e agli ospedali. Ma il settore pubblico, pur auspicandolo, non capace di sperimentare e innovare e i privati non hanno interesse a sperimentare una attivit a bassi margini e che potrebbe andare contro i loro interessi attuali. Serve quindi un nuovo tipo di rapporto pubblico/privato che sperimenti e promuova nuovi modelli. 4) La bomba a tempo degli anziani - Gli anziani sono i principali consumatori di sanit e lallungamento della vita sta ponendo sempre pi il problema degli ultimi anni di vita dove i casi di non autosufficienza sono in continuo aumento. Nel futuro avremo una crescita di questo bisogno ma a fronte di continue restrizioni di spesa e minori pensioni. La situazione potrebbe diventar esplosiva. Anche qui serve sia sperimentare nuovi modelli erogativi, meno costosi e meno basati su scelte individuali, e nuove risorse da ricercare a scapito di altre spese private e pubbliche. I privati devono sempre pi capire che non possono pi permettersi di pensare ai servizi sanitari come qualcosa di dato, ma come a un prodotto di consumo, che pur parzialmente sostenuto dalle Stato, compete con gli altri loro consumi voluttuari. Peraltro va incentivata la sostituzione di consumi voluttuari (generalmente importati) con quella di servizi che prodotti localmente danno maggior benessere agli utenti e opportunit di lavoro per i giovani italiani.
www.arcipelagomilano.org fare alla londinese: vendere separatamente Malpensa, Linate, e la quota di Bergamo, in modo che questi aeroporti si facciano pi concorrenza possibile, a colpi di basse tariffe e buoni servizi per le compagnie aeree (per attirarne di nuove, e quindi generare nuovi collegamenti), e, analogamente, con buoni servizi per i passeggeri lato terra, il tutto a beneficio dei milanesi. Anche questa iniziativa avrebbe una grande eco politica, e Milano si presenterebbe come una amministrazione capace di forti innovazioni al servizio dei cittadini, e non solo delle proprie casse. Tra laltro del tutto possibile che una vendita frazionata a soggetti diversi generi ricavi superiori a una vendita in blocco (soprattutto di quote di minoranza): si pensi a operatori interessati a penetrare nel mercato italiano, o anche solo milanese... Occorrerebbe aprire un serio dibattito pubblico su questi temi, ma le speranze sono piccole. Si tratta di un tab molto radicato: i soldi che arrivano alle amministrazioni pubbliche sono sempre, per definizione, usati in modo virtuoso, e quindi innegoziabili.
mente ragione: che altro dovrebbero fare?). A suo tempo, su richiesta della Provincia di Milano, queste idee furono espresse in modo articolato, suscitando un vivo entusiasmo verbale, ma comportamenti del tutto opposti, ripetendo puntualmente quanto accaduto nellesperienza ministeriale. Che cosa si potrebbe/dovrebbe fare? Il Comune ha un disperato bisogno di soldi, e in Serravalle minoritario. Qui potrebbe certamente vendere, ma dando un segnale politico molto forte, dichiarando la verit (oggi un argomento fortissimo e in disuso): cio dichiarando che la regolazione delle autostrade inesistente, e consente rendite vergognose a danno degli utenti (il tutto accompagnato ovviamente da solidi elementi qualitativi, quali per esempio potrebbe fornire ad abundantiam il professor Ragazzi). Tra laltro, queste rendite generano spesso collusioni inammissibili tra pubblico e privato. Una dichiarazione di questo tipo (una sorta di atto pubblico di contrizione, assolutamente dovuto) avrebbe una eco politica straordinaria nella direzione della trasparenza. Sottrarre soldi agli utenti di un servi-
zio pubblico non in s proibito, ma la cosa come minimo dovrebbe essere trasparente e argomentata, e soprattutto da loro in qualche forma accettata. Infine luso sociale dei ricavi, che giustifichi il prelievo, dovrebbe poi dettagliatamente essere illustrato ai pagatori stessi. Per SEA, innanzitutto la buona prassi internazionale suggerisce di non vendere allo stesso soggetto che acquista un altro asset rilevante. Bisogna infatti sempre evitare di costruirsi controparti troppo potenti. Analogamente bisognerebbe evitare assolutamente di creare societ miste (la cultura amministrativa anglosassone giustamente le aborrisce). Sono fonti naturali di corruzione, meglio che il pubblico faccia il suo mestiere, e i privati facciano il loro. Ai soggetti pubblici tocca occuparsi della socialit e del consenso, a quelli privati di gestire bene le imprese: i due obiettivi sono tra loro scarsamente compatibili. Se politicamente indispensabile, si possono fare al pi societ miste in una prima fase, ma con un rigido programma temporale di privatizzazione totale. In mancanza di un regolatore indipendente, occorrerebbe per SEA
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piani contro il cambiamento climatico, per la mobilit, per la sicurezza, ecc semplicemente illogico. Se il Sindaco di Milano aprisse lUfficio del Sindaco per la nuova meccanica urbana, come il suo collega di Boston (www.newurbanmechanics.org), lanciando pochi ma qualificati progetti per aumentare la qualit urbana nei settori delleducazione, delle infrastrutture telematiche, della urbanistica partecipata darebbe una
fulminante dimostrazione di come una giunta ad alta valenza sociale capace, partendo dai ceti pi svantaggiati, con politiche di inclusione, di provvedere al rinnovo tecnologico e di dare una visione del territorio al di l della sterile dimensione fondiaria. La sfida orientale porta a vedere la vera natura dellExpo, superare le lobby fondiarie che ci stanno portando al fallimento per costruire un
ponte che lungo la via della seta illustri le potenzialit delle due agende sopra citate nel campo della nnovazione, dellimprenditorialit e della socialit. Quindi, non solo orti e padiglioni sulle aree ristrette dellExpo, ma un preciso piano di attive presenze nel cuore delle megalopoli mondiali, per integrare il locale con un dinamico sistema di fondaci, come sempre nella scia della nostra storia.
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Cose da guardare ce n' per tutti, dal fondo Stendhaliano in Palazzo Sormani al jazz in Palalido, ai disegni di Humor Graphic al Museo Archeologico, che d'altra parte sta lavorando a un'esposizione d'importanza mondiale sui reperti etruschi della Fondazione Lerici e Cerveteri, donati al Comune. Si prevede un bis del successo avuto con la mostra sui Longobardi: 650.000 visitatori, hai capito? Insomma, come tu ritroverai la tua Milano (vorrei scrivere il tuo Milano, secondo la vecchia formulazione) non so: molto diversa impossibile in cos pochi anni. Per certe cose sono venute fuori adesso. In un cer-
to modo, per certe ragioni, non casuali. E a me, tutto sommato, mi sta bene. Ciao nipote, ti aspetto lo zio G. da Qui Milano, 1980
Guido Lopez (1924-2010) ha pubblicato libri su Milano e la sua storia, il pi noto dei quali "Milano in mano", che dal 1965 stato aggiornato in 15 edizioni. Ha collaborato con varie testate tra le quali Repubblica. Presidente dell'Universit Popolare di Milano per trentanni, stato insignito dell'Ambrogino d'Oro dell'Assessorato Cultura e della Medaglia d'Oro della Provincia.
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Anime belle della sinistra e ultime raffiche del ventennio berlusconiano si rassegnino, a Milano il riformismo
vero tornato e si amministra la citt nellinteresse di tutti, non per quello dei principi o dei princpi.
(*) Acli, Acli Anni Verdi Ambiente Milano, Acli Terra, ACRA, ActionAid, Africa 70, Agesci, Alma Ros, AMREF, ARCI, Arcs Cultura e Sviluppo, Associazione Contratto nazionale sull'Acqua, Associazione Parco del Ticinello, Aspem, Bambini in Romania, Campagna Italiana per il Sudan, Campagna Sulla Fame non si Specula, Cesvi, Chico Mendes Onlus, CIAI, COE, CoLomba Cooperazione Lombardia, Consorzio Altromercato, COSV, Fondazione L'albero della Vita, Fratelli dellUomo, Humana, Icei, Intervita, Ipsia, Legambiente, Link 2007, Mani Tese, Medici Volontari Italiani Onlus, Mondo e Missione, Nonsoloparole Onlus, Oxfam Italia, Pax Christi, Milano Save the Children, Soleterre, Tavolo Attori Sovranit Alimentare Parco Sud, Tavolo Res Italia, Terre di mezzo, Urgenci, WWF Italia.
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quale dovremmo tutti impegnarci a dare il nostro contributo. Milano sta infatti attraversando una fase molto cruciale della propria vicenda urbanistica perch sono allordine del giorno la nuova approvazione del PGT conseguente al riesame delle osservazioni, il recupero urbanistico degli scali con ladeguamento della cerchia ferroviaria alle esigenze del trasporto rapido di massa e lEsposizione Universale del 2015 da molti malgrado tutto considerata una grande occasione non solo per Milano ma anche per la Lombardia e lintero Paese. Ma si ha purtroppo la sensazione che, anche dalla nuova Amministrazione, ciascuno di questi temi sia stato, almeno fino a ora, considerato separatamente, senza tener conto che, se non saranno affrontati coordinatamente, si incorrer in gravi rischi e incognite per le prospettive di sviluppo della citt. invece necessario che essi vengano portati avanti in modo strettamente collegato, perch lefficacia delle soluzioni che potranno essere adottate dipender proprio dal loro coordinamento. LExpo, vista soprattutto come occasione per rilanciare Milano sullo scenario internazionale, dovrebbe rappresentare anche la scadenza per porre le basi dellarmatura della futura metropoli sostenibile e non lasciarci leredit, gi dimostratasi estremamente negativa per Siviglia e Hannover, di un sito irrecuperabile invaso da padiglioni in rovina, oppure oggetto di speculazione edilizia selvaggia. Tra le questioni da affrontare, considerando il PGT e lExpo come strettamente integrati, sarebbe possibile portare avanti un primo importante esperimento di quel governo metropolitano della cui assenza tutti si lamentano ma che, se si eccettua la recente iniziativa di coordinare tra Milano e una trentina di comuni della cintura linterruzione del traffico privato, non ci si impegna a cercare di attuare, neppure nella semplice prassi amministrativa. E ci si potr attuare purch si dia spazio a quella componente della manifestazione, che stata proposta in varie occasioni come Expo Diffusa e Sostenibile, fatta propria dal sindaco Pisapia e che, in analogia a quanto si verifica con il Salone del Mobile stata definita Fuori Expo Il recupero degli scali ferroviari dovrebbe essere considerato non solo al fine di avviare finalmente la riqualificazione della semiperiferia della citt esterna alla cintura ferroviaria, ma anche affinch il recupero della
Circle Line per il trasporto rapido di massa, possa effettivamente diventare una componente essenziale per riorganizzare la mobilit su scala regionale. E perch ci avvenga il recupero degli scali va inquadrato negli scenari futuri di sviluppo di Milano che il PGT dovr governare, e al tempo stesso la Circle Line deve essere considerata come opera di interesse strategico per la mobilit a scala metropolitana e regionale Lesigenza di attuare questo stretto intreccio di politiche deriva dal fatto che il passaggio dal Piano Regolatore Generale, strumento urbanistico statico e prescrittivo che alla prova dei fatti sempre stato sistematicamente disatteso, raggirato e contraddetto, al Piano di Governo del Territorio presuppone un approccio dinamico basato su uno scenario in divenire da adeguare nel tempo attraverso politiche integrate, e strategie appropriate. Lidea di citt che indispensabile elaborare per consentire il suo stesso governo, non pu certamente essere partorito dalla mente di qualcuno per quanto competente possa essere. considerato. Si deve invece formare e deve crescere attraverso la condivisione delle problematiche tra tutti i soggetti sociali e la partecipazione alla elaborazione delle scelte di piano attraverso il dibattito e listituto della consultazione referendaria, di cui i cinque referendum cittadini consultivi di indirizzo sui temi del traffico urbano, verde e consumo di suolo, Expo, risparmio energetico e sistema dei Navigli milanesi hanno rappresentato unesperienza molto significativa. QUANTITA Sono totalmente daccordo con la decisione assunta alla nuova Amministrazione che lo strumento urbanistico che regoler lo sviluppo di Milano nei prossimi anni, venga sottoposto a una drastica revisione ridiscutendo le centinaia di osservazioni che la precedente amministrazione aveva evitato di prendere in considerazione rigettandole in massa. Si cos evitato sia di annullare in toto il PGT approvato in fretta e furia e con molte lacunosit da Masseroli, sia di mandarlo avanti tentando poi di emendarlo tramite delle varianti che avrebbero richiesto procedure molto pi lunghe e onerose, mentre le osservazioni che verranno riesaminate e accettate in questo seconda tornata avranno leffetto di varianti automatiche. Una revisione generale del PGT attraverso il riesame delle osserva-
zioni resa necessaria anche perch consente di portare a compimento un dibattito interrotto in quanto gli adeguamenti sortiti dallacceso dibattito che si avuto in Consiglio Comunale con la presentazione di centinaia di emendamenti nella fase di adozione del piano, non potevano essere considerati sufficienti a qualificarne i contenuti. Infatti, per quanto si sia ottenuto la riduzione di tre milioni di metri cubi di costruzioni con laumento di un milione di metri quadrati di verde; lobbligo di realizzare in ogni intervento almeno il 35% di edilizia sociale; di subordinare leventuale realizzazione del tunnel dallaeroporto di Linate a Rho allapprovazione del piano della mobilit; di vincolare le Ferrovie dello Stato a investire i proventi derivanti dal recupero degli scali alla realizzazione di un nuovo anello di metropolitana che utilizzi il tratto della cintura ferroviaria esistente; che gli interventi previsti sullarea dellExpo dopo il 2015 abbiano un carattere ambientalmente sostenibile; che si metta in atto un sistema premiale aggiuntivo finalizzato a sostenere il risparmio energetico e, infine, la riduzione da 0,2 a 0,15 mq/mq e del conseguente gettito volumetrico delle aree agricole del Parco Sud sono certamente tutti aspetti importanti. Ma che nella loro formulazione definitiva si possono annoverare come mitigazioni di carattere quantitativo degli abnormi incrementi demografici ipotizzati, degli indici di edificabilit, delle volumetria e dei potenziali impatti sullambiente. Sono infatti personalmente convinto che, se anche il controllo delle quantit in gioco rappresenta un aspetto sostanziale delle politiche di governo della citt e della sua gestione urbanistica, esso non condizione sufficiente a garantire la qualit degli interventi a scala urbana e architettonica. QUALITA Tra i punti sopra citati non si menzionato praticamente nulla a proposito della perequazione, che resta una questione oscura ed estremamente critica non soltanto sul piano urbanistico ma anche su quello economico e del mercato immobiliare. Infatti con una applicazione della perequazione non appropriatamente governata e modulata, anche in assenza del gettito volumetrico che era stato assegnato alle aree del Parco Agricolo Sud, verrebbero resi disponibili da un giorno allaltro, milioni di metri cubi edificabili, senza
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criteri e regole certe per governarne gli effetti. Anche nel Documento politico di indirizzo per la gestione del territorio, la questione citata occasionalmente e non stato chiarito come le volumetrie generate dalle aree non edificabili potranno essere trasferite su quelle edificabili, dando luogo a quel processo di densificazione che dovrebbe evitare un ulteriore consumo di suolo, ma che finir per stravolgere lo scenario urbano, incentivando il fenomeno gi in atto a causa dei grandi interventi, al cui completamento stiamo assistendo con preoccupazione Come ho gi avuto modo di osservare in varie occasioni, se gli assessori e i consiglieri comunali, che si accingono a ridiscutere le osser-
vazioni del PGT avessero assistito alle simulazioni di alcuni interventi campione presentate nel maggio dello scorso anno dallOrdine degli Architetti, forse si sentirebbero incoraggiati a tentare di ottenere qualche sostanziale miglioramento. non solo e non tanto sul piano delle quantit in gioco che resteranno comunque ragguardevoli, quanto sul piano della qualit dei prevedibili effetti di trasformazione architettonica e paesaggistica della citt. C infatti il rischio, se non la certezza, che leffetto combinato di perequazione e densificazione possa essere del tutto ingovernabile. E non pare proprio che ci si possa aspettare molto da una fantomatica authority a prevalenza pubblica, che dovrebbe vigilare sulla materia. In-
fatti, indipendentemente dalla quantit di volumi edificabili che la perequazione generer, se non sar definito entro quale regime giuridico avverranno gli scambi dei diritti volumetrici, tale organismo avr ben poche possibilit di operare in un quadro di legittimit. Si parlato di una borsa delle volumetrie, ma non si sa ancora nulla riguardo a come potr essere organizzata e su che base potr essere definito il loro valore: se facendo riferimento a quello dellarea di provenienza o a quello dellarea in cui verranno trasferite. Su tutta questa complessa e cruciale materia, necessario che il Documento politico di indirizzo si esprima con chiarezza. (continua)
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reno di lavoro ancora da fare. Nel mio piccolo ho solo il desiderio di poter contribuire, in altro modo e
altre forme, alla riqualificazione di questa splendida avventura che la scuola, linsegnamento e laccompa-
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no di ridurre con varie modalit (tariffa, orari) la circolazione dei veicoli anche merci - in citt. Eppure, negli stessi anni, maturata a Milano nella stragrande maggioranza dei cittadini come dimostrato dagli esiti dei referendum cittadini la consapevolezza di vivere in una citt scarsamente vivibile e molto inquinata, dove il trasporto, con lenorme numero di veicoli in circolazione, gioca un ruolo primario sia sulla vivibilit, sia sui livelli di inquinamento. Qualche dato. Le merci vengono trasportate in citt prevalentemente con mezzi diesel che, anche se di ultima generazione, emettono grandi quantitativi di NOX (ossidi di azoto). Nel IX e ultimo Rapporto sullinquinamento in Lombardia pubblicato dal Joint Research Center di Ispra della Commissione Europea, si legge che la progressione delle categorie EURO (1/2/3/4/5) dei veicoli ha avuto scarsissimo impatto sulla riduzione delle emissioni di NOX dei veicoli. Si legge inoltre che a Milano la componente secondaria del particolato atmosferico, derivante in grandissima proporzione dalle emissioni di NOX dei veicoli diesel, supera spesso il 60% del totale del particolato atmosferico. E ancora si legge nello studio EPIAIR recentemente pubblicato dal dottor. Forastiere con il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie del Ministero della Salute (www.ccm-network.it), che lincremento percentuale di rischio di mortalit cardiaca, cerebrovascolare e respiratoria allaumento per 10 g/m di NO2 (direttamente proporzionale ai livelli di NOX) rilevante (da 0,99% a 3,3% ogni 10 g/m) e comunque maggiore in relazione ai livelli di N02 di quello relativo derivante dai livelli di PM10. Fatto sta che i commercianti, nel ruolo di avversari ai cambiamenti per la riduzione e razionalizzazione della circolazione, si sono presentati
alla cittadinanza, per dirla in termini semplicistici, come indifferenti ai problemi ambientali e sanitari che da pi parte sono stati denunciati come effetto dellinquinamento atmosferico. Ma davvero cos? I commercianti non hanno forse famiglie, figli piccoli, anziani che subiscono esattamente come tutti gli altri gli effetti dellinquinamento e della scarsa vivibilit della citt? Non subiscono forse loro stessi gli effetti pi diretti del traffico lavorando a livello strada? E allora sorgono spontanee alcune domande. Quanti, ai vari livelli in cui operano, condividono la posizione ufficiale della categoria alla quale appartengono, che bisogna darne atto si attenuata di recente, e quanti invece non sarebbero pi soddisfatti di condividere lo sforzo della citt per un ambiente migliore, trovando soluzioni di mobilit delle merci che li rendano una componente sociale costruttiva e creativa dellevoluzione di Milano verso un ambiente migliore? Quanto il problema consiste nella mancata corretta informazione sul potere inquinante dei mezzi diesel utilizzati per il trasporto merci e sullimpatto importante che pu avere la riduzione del traffico anche su aree di dimensione ridotta? Quando alla base stata proposta una reale alternativa che fosse praticabile in termini di costi ed effettiva disponibilit? I commercianti sono stati messi, in conclusione, in condizione di avere una scelta alternativa a quella odierna? Se la risposta a questultima domanda fosse affermativa, in questi anni, non si sarebbero avvicinati allassociazione di cui faccio parte (www.genitoriantismog.it), cos tanti commercianti per aiutarci. Per rispondere a queste domande, grazie a un gruppo di veri volonterosi, abbiamo presentato a ottobre al Comune un progetto di mobilit di ultimo miglio delle merci con veicoli elettrici e il cui punto di forte rottura rispetto al passato consiste nel tra-
sformare radicalmente il ruolo dei commercianti a Milano. Non entrer nel dettaglio. Il progetto - che parte da unipotesi minima realizzabile a breve termine di consegna delle merci dai commercianti ai clienti, ma pu estendersi a coprire una fascia di logistica di prossimit - prevede un trasporto con mezzi elettrici, per definizione non inquinanti e silenziosi, nel centro di Milano. Il commerciante che partecipa al sistema (msm merci sostenibili a milano) diventa protagonista della diffusione di buone pratiche. In strada, con unapposita campagna di comunicazione, appare innanzitutto come cittadino che desidera una citt pi vivibile e meno inquinata. Nellambito del sistema previsto pu creare sinergie con gli altri commercianti aderenti e vicini al fine di realizzare, con il sostegno del Comune, aree di vivibilit o piccoli interventi in favore dei passanti (panchine, rastrelliere, piantumazione di alberi) o in favore proprio (aree di carico scarico di prossimit), divenire punto di consegna porta a porta per il vicinato, entrare a far parte e diventare protagonista di un sistema cittadino di mobility management che proprio tramite i commercianti, al fine di ridurre i veicoli in ingresso, metta in relazione tutti quelli che, lavorando a Milano, vivono fuori dalla citt. Ed entra in un circuito di mobilit delle merci che, razionalizzando i percorsi, riduce i chilometri percorsi e quindi la congestione oltre che le emissioni. A Milano giunta lora di scardinare limmagine di questa pretesa ostilit dei commercianti allambiente. Commercianti, a ogni livello, battete un colpo. Lo ha detto il Presidente dellUnione del Commercio non molto tempo addietro: La qualit della vita in citt e la lotta allo smog sono una priorit anche per i commercianti, che vivono pi di chiunque altro a contatto con la strada e le polveri sottili. Ben detto, basta chiacchiere. Ci si metta a lavorare.
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porti in zone con buona ventilazione e loptimum sulle coste. Ne discende che Malpensa ubicato nel posto sbagliato. Nellinterno dello scalo di Malpensa laria o, per meglio dire, latmosfera un po dimessa, sotto tono, perch le strutture che anni fa, cio fino allinizio del 2008, vedevano passare ca. 65.000 passeggeri al giorno ne vedono ora poco pi della met, circa 35.000. Questa , con le dovute approssimazioni, la fotografia attuale del Terminal 1 (T1) di Malpensa e, siccome i terminal aeroportuali sono ormai dei centri commerciali, la depressione del centro commerciale T1 palpabile, inoltre non nemmeno migliorata lefficienza perch, di fronte al calo dei clienti (i passeggeri), sono stati ridotti anche gli addetti, i lavoratori aeroportuali. Ridotti in proporzione ma, forse, anche oltre perch questi fenomeni non sono mai lineari e, in questi casi, magari si approfitta della situazione per sfoltire un po le fila, a seconda dei contratti, con la cassa integrazione o, per i molti precari, con il mancato rinnovo. Precariato a Malpensa? Alcuni anni fa i Sindacati denuciarono che i lavoratori precari erano oltre il 65% degli occupati. C pi vita nel Terminal 2, interamente dedicato alla compagnia low cost Easy Jet, che ha ormai conquistato il titolo di primo vettore di Mal-
pensa per numero di voli e di passeggeri. Anche il T2 dotato di un vasto centro commerciale di cui pare difficile dire se sia fiorente o no perch resta il dubbio se chi ha pagato meno il biglietto sia poi disposto a spendere i soldi risparmiati al cos detto duty free, dove ormai tutto pi caro che altrove. Lefficienza? No, qui c pi intasamento, cio pi code. Forse il passeggero attirato dal low cost potr chiedersi, al ritorno dal suo viaggio: fu vero risparmio? I passeggeri arrivano a Malpensa da un vasto bacino che comprende Firenze e Trieste, coprendo fino a 800 chilometri andata e ritorno pi il costo del parcheggio e, in qualche caso, un pernottamento nelle vicinanze e se poi la data di prenotazione vicina alla data del volo il biglietto costa ormai di pi, i bagagli da mandare in stiva sono a pagamento e altre opzioni sono monetizzate, tipo il servizio a bordo mica gratis. Viaggio low cost? No, grazie forse Ma ormai qualche compagnia low cost ha cominciato a offrire dei voli decentrati in alcuni dei numerosi aeroporti minori secondo il criterio di portare il servizio allutenza, non lutenza al servizio che la deleteria linea guida del concentrare tutti in un grande aeroporto, cio il sistema malpensocentrico.
Nellaeroporto, come si diceva, gli aerei sono soprattutto quelli di Easy Jet che opera 110-130 voli al giorno. Alitalia il secondo vettore con 90-110 voli ma praticati in code sharing con circa venti diverse compagnie. Significa che, acquistando un biglietto AZ, laereo, oltre che Alitalia, potrebbe essere Air France, China Southern, Darwin, Egyptair, Etihad, KLM, Korean, Lot, Malev, Tarom, ecc. Dopo Alitalia segue Lufthansa con circa 80 voli e poi il deserto, Air France 20, Iberia 18, British Airways 8 Questa la situazione dellex presunto grande hub, mai oltre il 14 posto in Europa, ora salvato dal low cost. Si consideravano varie prospettive dopo il dehubbing di Alitalia che, nellaprile 2008, avvi il declino di Malpensa, cerano proclami di grandi recuperi, cera il salvataggio della cordata per Alitalia, si voleva far credere in una rivalit tra Air France e Lufthansa ma, in realt, confermata dalle decisioni di Alitalia, si abbatteva su Malpensa la scure del mercato. Considerato che ora il traffico totale di 400-500 voli secondo i giorni della settimana, senza il contributo dei 120 voli di Easy Jet, che ovviamente costituiscono traffico drogato, sarebbe stata ben altra storia
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www.arcipelagomilano.org Questa la ragione per cui ogni giorno la precariet sempre di pi la condizione normale per milioni di giovani, perch la priorit lavorare, il diritto al futuro, non lo .
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org La prova aperta di Barenboim
Come ormai tutti sanno lera di Barenboim alla Scala non prender inizio con il Don Giovanni del prossimo 7 dicembre ma cominciata il 2 novembre, giorno dei morti, con la prova aperta del concerto con il quale lorchestra Filarmonica ha inaugurato la stagione sinfonica del 2011-2012. Con louverture dei Vespri Siciliani di Verdi, il Till Eulenspiegels Lustige Streiche opera 28 di Strauss, e con il Debussy de La mer, Le jet deau e le tre Ballate per Franois Villon (con la voce di Anna Prohaska), Barenboim ha voluto accostare tre autori fortemente caratterizzati della loro origine nazionale Italia, Francia, Germania e tre nazioni a loro volta molto rappresentative del momento che stiamo vivendo, quasi a volerle riunire in una sorta di abbraccio musicale! Prova aperta nel vero senso della parola, cio aperta a tutti: bastava chiedere gli inviti a una qualsiasi Istituzione musicale milanese (Serate Musicali, Quartetto, Conservatorio, ecc.) per ottenere gratuitamente posti, ovviamente numerati, di platea o di palco e, per gli ultimi arrivati, delle due gallerie. Passare attraverso una Istituzione musicale, senza alcuna formalit e senza obbligo di appartenenza, aveva lovvio e unico scopo di selezionare ospiti in grado di apprezzare linvito. Un pubblico dunque di veri appassionati, senza alcuna attenzione allapparire e tanto meno al vestire (daltronde anche lorchestra e il direttore erano scamiciati), mai un applauso fuori posto n un colpo di tosse. Due ore di vero lavoro - dalle 14.30 alle 16.30 in quanto non si trattava della cosiddetta prova generale (finale e riassuntiva, di controllo, quasi sempre senza interruzioni e del tutto simile alla successiva prima) ma della seconda di tre prove in cui Barenboim dopo aver fatto eseguire Verdi e Strauss tutto dun fiato, per verificare appunto che tutto fosse a posto e come concordato nella prova precedente ha costruito i primi due pezzi di Debussy facendo partecipe il pubblico delle intenzioni, delle difficolt, delle scelte, delle correzioni, insomma del vero lavoro di preparazione dellorchestra, quello che non appare mai in concerto ma grazie al quale vengono definiti i caratteri della interpretazione e affinata la qualit dellesecuzione. E stato sorprendente scoprire lenergia sprigionata da Barenboim e trasferita ai professori dorchestra, la capacit di comunicar loro - con poche parole e pochi gesti - sottigliezze interpretative e raffinatezze esecutive, la disinvoltura con cui passava da un autore allaltro, da unaura allaltra, ottenendo dalle singole sezioni dellorchestra il fraseggio, il colore, il suono desiderato; dobbiamo riconoscergli e allinizio del suo ciclo scaligero lo facciamo con grande gioia che a differenza di tanti colleghi suoi coetanei o poco pi anziani di lui Barenboim mostra un impegno e una passione ammirevoli e rassicuranti. Ci che pi ci ha colpito stata lidea di riappropriarsi fin da subito di una delle migliori tradizioni scaligere, quella di aprire le porte del nostro mitico teatro a tanti che normalmente non potrebbero permetterselo e di mettere a nudo il lavoro de direttore e dellorchestra anche nei momenti pi delicati e riservati, come quello in cui deve far ripetere tre volte una battuta a un professore che ne ha in testa unidea diversa, o un determinato passaggio allintera orchestra per ottenere un risultato leggermente ma sostanzialmente diverso da quello scaturito dalla prima lettura. Non esiste modo migliore per avvicinare il pubblico alla musica classica e per educarlo allascolto, e lo si potuto riscontrare molto bene in questoccasione in cui un pubblico eterogeneo moltissimi giovani ma anche molte persone in et avanzata ha riempito la Scala mostrando una attenzione e una concentrazione che raramente si osservano durante i concerti ufficiali. Bravo Barenboim, un ottimo incipit per un lavoro che inizia non certo in discesa, con i tagli ai finanziamenti e le difficolt economiche degli sponsor, con unorchestra che da anni senza una guida sicura e costante (cosa che forse non le ha
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www.arcipelagomilano.org nuociuto in termini di creativit e di freschezza, ma che ora rischia di penalizzarla in termini di rigore e di disciplina) e che dunque deve trovare nuovi assetti e diversi equilibri. Lo si visto proprio in Debussy, autore non fra i pi presenti nel repertorio della Scala, sul quale il lavoro di messa a punto stato visibilmente e particolarmente laborioso. Le prove aperte continueranno, grazie alla collaborazione di uno sponsor, ma dora in avanti saranno a pagamento, con prezzi molto contenuti, per devolverne l'incasso ad associazioni di volontariato. Che anche questo faccia parte dellaria nuova che si respira in citt? Musica per una settimana *gioved 10 e sabato 12 al teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali, diretta da Carlo De Martini con le trombe Gabriele Cassone e Luciano Marconcini, eseguir musiche di Vivaldi (Concerto per due trombe ed archi), Haydn (Concerto per tromba ed archi e una Marcia) e Mozart (Sinfonia n. 20 in re maggiore K. 133) *venerd 11 (attenzione, non gioved come di consueto!), sabato 12 e domenica 13 allAuditorium Zhang Xian diriger lormai sua Orchestra Verdi nellOuverture del Guglielmo Tell di Rossini che a sua volta in un gioco di specchi introdurr le Matines e le Soires musicales da Rossini (rispettivamente opere 24 e 9) di Benjamin Britten; nella seconda parte ascolteremo la Settima Sinfonia in la maggiore opera 92 di Beethoven *domenica 13, al mattino alle 11, per il ciclo MAGGIOREminore, storia della musica attraverso i compositori dimenticati, la stessa orchestra sempre allAuditorium propone tre opere scritte fra il 1815 e il 1816: lOuverture in re maggiore di Muzio Clementi, il Concerto per due clarinetti (Raffaella Ciapponi e Fausto Ghiazza) di Franz Krommer e la Sinfonia n. 4 in fa maggiore (la cosiddetta Tragica) di Schubert *luned 14, al Conservatorio per le Serate Musicali, la diciannovenne padovana Leonora Armellini e il ventunenne polacco Marcin Koziac, vincitori entrambi del concorso di Varsavia, si alterneranno al pianoforte in una miriade di brani di Chopin Alla Scala un programma intenso: *sabato 12 concerto dei Solisti di Pavia con Enrico Dindo per i decennali di quellensemble e del Museo Diocesano, con musiche di Mozart, Haydn (il concerto per violoncello e orchestra recentemente riportato alla luce dallo stesso Dindo) e aikowskij *domenica 13 concerto dei Mnchner Philharmoniker diretti da Christoph Eschenbach, in collaborazione con Serate Musicali per il Fondo Ambiente Italiano, con Beethoven (Egmont, ouverture opera 84), Max Bruch (Concerto n. 1 in sol minore opera 26 per violino e orchestra, solista Vadim Repin) e Dvok (Sinfonia n. 9 in mi minore opera 95 dal Nuovo Mondo) *marted 15 e venerd 18 ricordiamo e segnaliamo le ultime due repliche de La donna del Lago di Rossini diretta da Roberto Abbado.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Le Gallerie dItalia nel cuore di Milano
Dopo il Museo del Novecento, apre a Milano, in centro che pi centro non si pu, un altro museo destinato a diventare una realt importante del panorama artistico milanese. Hanno infatti debuttato in pompa magna le Gallerie dItalia, museopolo museale in piazza Scala, ospitato negli storici palazzi Anguissola e Brentani, restaurati per loccasione. Un avvenimento cittadino, che ha avuto unintera nottata di eventi e inaugurazioni dedicate. Si iniziato con Risveglio, videoproiezione sui palazzi di piazza Scala, a cura di Studio Azzurro, ispirate allomonimo dipinto Risveglio (190823) di Giulio Aristide Sartorio (di propriet della fondazione Cariplo), artista liberty e simbolista, esposto allinterno del museo. C stato poi un incontro con il filosofo Remo Bodei, con una riflessione sul bello e sul valore dei musei, per poi passare alle visite gratuite per il grande pubblico del Teatro alla Scala. Una serata fitta dimpegni, che si protratta fino alluna di notte, per permettere ai tanti visitatori in fila nonostante la pioggia battente, di visitare gratuitamente il nuovo museo. E in effetti valeva la pena di aspettare per vedere le tredici sezioni di questo museo che comprende, cronologicamente e per temi, tanti capolavori del nostro passato per approdare poi ai Futuristi. Un ideale partenza per visitare poi il vicino Museo del Novecento. Un museo voluto e creato, nonostante i tempi poco propizi, da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, da sempre attente allarte e alla cultura, che grazie al progetto architettonico di Michele de Lucchi, ospita 197 opere dellOttocento italiano, in particolare lombardo, delle quali 135 appartenenti alla collezione darte della Fondazione Cariplo e 62 a quella di Intesa Sanpaolo. Il percorso espositivo di 2.900 mq, curato da Fernando Mazzocca, propone un itinerario alla scoperta di una Milano ottocentesca, assoluta protagonista del Romanticismo e dellindustrializzazione, ma anche di altre scuole artistiche e correnti. Aprono il percorso i tredici bassorilievi in gesso di Antonio Canova, che gi di per s varrebbero la visita, ispirati a Omero, Virgilio e Platone; si passa poi ad Hayez e alla pittura romantica, con il suo capolavoro I due Foscari; largo spazio stato dedicato a Giovanni Migliara e Giuseppe Molteni, per passare a Gerolamo Induno; alla sezione dedicata al Duomo di Milano e alle sue vedute prospettiche e quella dedicata ai Navigli. Se a palazzo Anguissola tutto era un trionfo di stucchi, specchi e puttini, lambientazione cambia quando si passa al contiguo palazzo Brentani, con la pittura di genere settecentesca, i macchiaioli, con Segantini e Boldini, i divisionisti, il Simbolismo di Angelo Morbelli e Previati, per arrivare allinizio del 900 con quattro dipinti di Boccioni, ospitati in un ambiente altrettanto caratteristico ma pi neutro e museale. Al centro, nel cortile ottagonale, troneggia un disco scultura di Arnaldo Pomodoro. Ma non finita qui. Al settecentesco Palazzo Anguissola e alladiacente Palazzo Brentani, si affiancher nella primavera del 2012 la storica sede della Banca Commerciale Italiana, che ospiter la nuova sezione delle Gallerie e vedr esposta una selezione di opere del Novecento.
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www.arcipelagomilano.org Insomma un progetto importante che, in un momento di crisi e preoccupazione globale, vuole investire e rilanciare arte, cultura e il centro citt, facendo di piazza della Scala un irrinunciabile punto di riferimento, un salotto cittadino adatto ai turisti, ma, si spera, non solo. Gallerie dItalia piazza della Scala - entrata libera fino allapertura della sezione novecentesca del Museo, prevista nella primavera 2012 Orari: Da marted a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Gioved dalle 9.30 alle 22.30. Luned chiuso
Arte Povera 1967 2011-fino al 29 gennaio - Triennale di Milano - Ingresso 8,00/6,50/5,50 - Orari:marted-domenica 10.30-20.30, gioved e venerd 10.30-23.00 Le altre sedi: *24 settembre 26 dicembre 2011, MAMbo Museo dArte Moderna di Bologna, Bologna Arte Povera 1968 *7 ottobre 2011 8 gennaio 2012, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Omaggio allArte Povera *9 ottobre 2011 19 febbraio 2012 Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea, Rivoli Arte Povera International *25 ottobre 2011 29 gennaio 2012, Triennale di Milano, Milano Arte Povera 1967-2011 *novembre 2011 - aprile 2012, GAMeC Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Bergamo Arte Povera in citt *11 novembre 2011 - aprile 2012, MADRE - Museo dArte contemporanea Donnaregina, Napoli Arte Povera pi Azioni Povere 1968 *7 dicembre 2011 4 marzo 2012, Galleria nazionale darte moderna, Roma Arte Povera alla GNAM *15 dicembre 2011 11 marzo 2012, Teatro Margherita, Bari Arte Povera in teatro
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www.arcipelagomilano.org costruito secondo le indicazioni del pittore stesso, latelier delle Lauves. Luoghi carichi di significato e memoria, in cui il maestro si divise, nelle fasi della sua vita, tra attivit en plein air, seguendo i consigli degli amici Impressionisti, e opere sur le motiv, una modalit cara a Cezanne, che della ripetizione ossessiva di certi soggetti ne ha fatto un marchio di fabbrica. Opere realizzate e rielaborate allinterno dello studio, luogo di creazione per ritratti, nature morte, composizioni e paesaggi. Ma latelier anche il luogo della riflessione per Cezanne, artista tormentato e quasi ossessivo nel suo desiderio di dare ordine al caos, cercando equilibrio e rigore, usando soprattutto, secondo una sua celebre frase, il cilindro, la sfera e il cono. In natura tutto modellato secondo tre modalit fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potr fare tutto ci che si vuole. Una mostra che vanta prestiti importanti (quale un dipinto dallHermitage); che coinvolge una istituzione importante come il Museo dOrsay, e che ha nel suo comitato scientifico proprio il direttore del museo e il pronipote dellartista, Philippe Cezanne. Con un allestimento semplice ma accattivante, merito anche dei grandi spazi, il visitatore potr scoprire i primi e poco noti lavori del maestro francese, le opere murali realizzate per la casa paterna e i primi dipinti e disegni ispirati agli artisti amati, come Roubens, Delacroix e Courbet. Dal 1870 Cezanne trascorrer sempre pi tempo tra Parigi, in compagnia dellamico di scuola Emile Zola, e la Provenza. Nascono quindi inediti soggetti narrativi, usando lo stile en plein air suggeritogli da Pissarro. Si schiariscono i colori e le forme sono pi morbide: ecco le Bagnanti, ritratte davanti allamata montagnafeticcio Sainte Victorie. Stabilitosi quasi definitivamente in Provenza, eccolo licenziare alcuni dei suoi paesaggi pi straordinari, con pini, boschi e angoli nascosti, tra cui spiccano quelli riguardanti le cave di marmo di Bibemus, luogo amato e allo stesso tempo temuto da Cezanne, che vedeva nella natura il soggetto supremo, il principio dellordine, ma che al tempo stesso poteva essere anche nemica e minaccia. Capolavori della sua arte sono anche i ritratti, dipinti in maniera particolare e insolita. Sono ritratti di amici e paesani, di gente comune che Cezanne fissa su tela senza giudicare n esprimere pareri, figure immobili ed eterne, come le sue nature morte. E sono proprio queste le composizioni pi mature, tra cui spicca per bellezza Il tavolo di cucina - Natura morta con cesta, (1888-1890), dalle prospettive e dai piani impossibili, con una visione lontanissima dalla realt e dal realismo imitativo, con oggetti ispirati s da oggetti reali, tra cui le famosissime mele, ma reinventati in chiave personale. Una mostra dunque densa di spunti per comprendere lopera del pittore di Aix, complementare alla mostra del Muse du Luxembourg di Parigi, intitolata Cezanne et Paris, che indagher invece gli anni parigini e approfondir il rapporto tra Cezanne, gli Impressionisti e i post Impressionisti.
Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.
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www.arcipelagomilano.org Orazio, Aurelio Lomi, pittore manierista che tanto fece per la nipote. Il percorso si snoda dunque dalla giovanile formazione nella bottega paterna, per una donna pittrice ai tempi non poteva essere altrimenti, per arrivare alle prime opere totalmente autonome e magnifiche, dipinte per il signore di Firenze Cosimo II de Medici. La vita di Artemisia fu rocambolesca e passionale. Dopo il processo a Roma si spost a Firenze con il neo marito Pietro Stiattesi, e fu l che conobbe i primi successi fu la prima donna a essere ammessa allAccademia del Disegno di Firenze- e un grande, vero amore, Francesco Maria Maringhi, nobile fiorentino con cui avr una relazione che durer per tutta la loro vita. Dati, questi, che si sono recuperati solo in tempi recentissimi grazie a uno straordinario carteggio autografo di Artemisia, del marito e dellamante. E proprio le lettere sono state un punto di partenza importante per nuove attribuzioni, scoperte e ipotesi su dipinti prima nel limbo delle incertezze. In mostra ci sono quasi tutte le opere pi famose di Artemisia (peccato per un paio di prestiti importanti che non sono arrivati): le due cruente e violentissime Giuditte che decapitano Oloferne, da Napoli e dagli Uffizi, lette cos spesso in chiave autobiografica (Artemisia-Giuditta che decapita in un tripudio di sangue Oloferne/Agostino Tassi); le sensuali Maddalene penitenti; eroine bibliche come Ester, Giaele, Betsabea e Susanna; miti senza tempo come Cleopatra e Danae, varie Allegorie e Vergini con Bambino. Ma Artemisia fu famosa anche per i suoi ritratti, di cui pochi esempi ci sono rimasti, come il Ritratto di gonfaloniere o il Ritratto di Antoine de Ville, cos come per i suoi autoritratti. Le fonti ce la raccontano come donna bellissima e sensuale, pienamente consapevole del suo fascino e del suo ruolo, che amava dipingersi allo specchio e regalare queste opere ai suoi ammiratori. Cos la mostra si snoda tra Firenze, da cui i coniugi Stiattesi scappano coperti dai debiti, per arrivare a Roma, Venezia, Napoli e perfino in Inghilterra, dove la volle il re Carlo I. Una vita ricca di passioni, appunto, come lamore per la figlia Palmira, che diverr anchessa pittrice e valido aiuto nella bottega materna che Artemisia aprir a Napoli fin dagli anni Trenta del Seicento, ricca di giovani promettenti pittori come Bernardo Cavallino. Una vita ricca anche di conoscenze e amicizie importanti: ventennale il rapporto epistolare con Galileo Galilei, conosciuto a Firenze, con Michelangelo il Giovane, pronipote del genio fiorentino, e anche con una serie di nobili e committenti per cui dipinse le sue opere pi celebri: Antonio Ruffo, Cassiano dal Pozzo, i cardinali Barberini e larcivescovo di Pozzuoli, per il quale fece tre enormi tele per adornare la nuova cattedrale nel 1637, la sua prima vera commissione pubblica. Insomma una donna, una madre e unartista straordinaria, finalmente messa in luce in tutta la sua grandezza, inquadrata certo nellalveo del padre Orazio e di quel caravaggismo che la resa tanto famosa, ma vista anche come pittrice camaleontica e dallinventiva straordinaria, capace di riproporre uno stesso soggetto con mille varianti, secondo quella varietas e originalit per cui fu, giustamente, cos ricercata.
Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Fino al 29 gennaio Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.3022.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50
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gennaio 2012 Orari: lun 14.30 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per cia-
Una separazione
di Asghar Farhadi [Jodaeiye Nader az Simin, Iran, 2011, 123] con: Peyman Moaadi, Leila Hatami, Shahab Hosseini, Sareh Bayat, Sarina Farhadi, Babak Karimi, AliAsghar Shahbazi
Il mio problema il futuro di mia figlia, ripete Simin (Leila Hatami) al giudice chiedendo il divorzio dal marito Nader (Peyman Moaadi). Simin e Nader si amano, ma il rapporto in crisi: hanno ottenuto il permesso di lasciare lIran, ma Nader non vuole abbandonare il padre malato dAlzheimer (Ali-Asghar Shahbazi). La donna, forse soltanto per scuoterlo un poco, va ad abitare dalla madre lasciando il marito con la figlia undicenne Termeh (Sarina Farhadi). Una separazione [Jodaeiye Nader az Simin, Iran, 2011, 123], quindi, nel cui mezzo c Termeh. Ma in quella fessura aperta da Simin e Nader, oltre alla figlia, Asghar Farhadi butta anche Teheran, uno squarcio dIran, e noi. La macchina da presa si posa delicata sui luoghi e sulle persone: sul velo indossato dalle donne, sullinsistente presenza della religione e di Dio in ogni situazione; contesti, dialoghi e parole che fanno assaggiare lIran senza permettere di darne sentenza. Il verdetto complicato anche quando Razieh (Sareh Bayat) badante in aiuto al padre di Nader lascia il vecchio a casa solo e Nader, arrabbiato, la caccia bruscamente fuori di casa. Lei incinta e, cadendo, perde il bambino. Davanti al giudice ci sono pi dubbi che certezze: scivolata da sola oppure stato Nader a spingerla dalla scale? Di chi la colpa? proprio a questo punto che la sceneggiatura di Farhadi sceglie di coinvolgerci. A quelle domande non c risposta: la costruzione dei personaggi non permette di prendere posizione. Non ci sono buoni e cattivi nel film di Farhadi, ma soltanto storie e di conseguenza interpretazioni. E le interpretazioni sono nostre, del pubblico in sala, siamo liberi di scegliere la nostra versione. Locchio del cinema non impone una verit (cosa che, al contrario, avrebbe fatto la televisione) e ci trasporta appunto in quella separazione obbligandoci a partecipare alla costruzione del senso. Tra Nader e Simin, tra Razieh e Nader, tra lIran e lOccidente, c il non detto, ci che il cinema non dice esplicitamente. Quindi, ci siamo noi, coi nostri dubbi e pensieri. Il piccolo schermo avrebbe decretato un vincitore e un vinto nel nome dello spettacolo, il documentario sarebbe scivolato sulla noia del dover di cronaca. Farhadi fa cinema. Poco importa la verit, poco importa la dittatura di un punto di vista. Racconta la sua storia quotidiana in modo semplice, seppur immersa in un contesto che semplice non . Il regista ha la sua opinione sullIran di oggi, ma non la impone; Farhadi sa bene che il mondo oggi ha pi bisogno di domande che di risposte. Paolo Schipani In sala: Anteo SpazioCinema, Arlecchino, Multisala Capitol SpazioCinema
Four lions
di Chris Morris [Gran Bretagna, 2010, 94] con Riz Ahmed, Benedict Cumberbatch, Julia Davis, Alex MacQueen, Kayvan Novak
Un ragazzo arabo tiene tra le mani un piccolo fucile giocattolo mentre registra un messaggio che appare un farsesco richiamo alla guerra santa. Allora mi avvicino cos si ingrandisce lingenua intuizione che scatena le proteste dei confratelli per levidente ridicolezza della immagine. questo linizio di Four Lions, esordio cinematografico di Chris Morris, autore e presentatore televisivo inglese, maestro della satira che intrattiene e sbalordisce il pubblico con la sua audace commedia innovatrice. Quattro ragazzi di una piccola citt industriale britannica sognano di cambiare il mondo, vogliono segna-
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re la propria epoca. Le loro gesta sono finalizzate al folle desiderio di essere ricordati e osannati per lautodistruzione. Omar (Riz Ahmed), il leader del gruppo e personaggio centrale di Four Lions, ha un fanatismo che viene solo espresso senza mai essere spiegato n soprattutto spiegato. Le sue disavventure durante il periodo di addestramento in Pakistan ci mostrano lironia pi potente sulla militanza terrorista.
La scelta di Chris Morris di adottare uno stile documentaristico esalta la spontaneit dei personaggi. La macchina da presa sembra gestita da uno dei quattro improvvisati terroristi. Lidea del regista di un film sulla jihad nata prima degli attentati a Londra del luglio 2005 e se sia stato giusto perseverare con questo film esilarante ma su una tematica cos delicata, dipende dal senso dellumorismo di ciascun spettatore. Una cosa certa, davvero difficile
non ridere di fronte a questo gruppo di sprovveduti che cercano ostinatamente di spargere terrore intorno a loro. La fine del film nelle strade di Londra, durante la maratona, un crescendo intenso di ridicolo. Un ridicolo che uccide. Marco Santarpia In sala a Milano: 11 novembre Cinema San Fedele di Via Hoepli
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